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Autore: Mile    18/10/2010    1 recensioni
Marco era il suo migliore amico, e anche il più sexy e donnaiolo della città. Si conoscevano l'un l'altro come due libri aperti.
Giorcelli era il suo storico fidanzato. Tre anni consecutivi di rapporto di coppia. Il più geloso in circolazione.
Rik era una parentesi che Amelia non sapeva proprio come era stata aperta.
Sono piccole one shot. Possono essere lette singolarmente ma in realtà sono un'unica storia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I Dettagli Importanti, Le Brevi Confessioni, I Piccoli regali

 

 

La porta del vagone era rimasta di nuovo spalancata.
Marco si guardò intorno con aria cospiratrice e, constatando che nessuno stava per avvicinarsi, la chiuse con uno scatto deciso. Il fracasso dei binari giunse più attutito e con un sorrisetto soddisfatto si abbandonò al sedile annuendo leggermente come ad approvare sé stesso.

Amelia trattenne con fatica un sorriso che stava nascendo incontrollato.

Tirò fuori dalla borsetta un burro cacao alla pesca e se lo spalmò sulla bocca guardando il paesaggio sovrappensiero. Premette il labbro superiore su quello inferiore per omogeneizzare lo strato del burro cacao.

 «Hai sempre le labbra screpolate?» disse Marco. Amelia non era del tutto certa che fosse una domanda. Probabilmente era una delle sue solite considerazioni. Lui era una persona molto attenta ai dettagli, specie se questi riguardavano una donna. Molte volte, come tutti gli uomini, non aveva piena facoltà di comprensione degli atteggiamenti delle donne. Ma questo non significava che gli sfuggissero.
Era attento ad un sussurro come ad un urlo, ad una pausa troppo lunga come ad un boato, al tic di una mano come ad un gesto plateale.

Marco era quel genere di uomo che a letto percepiva ogni reazione del corpo di una donna, e ad esso si adattava, traducendo dei semplici brividi e vibrazioni involontarie in indicazioni precise che gli spiegavano con esattezza come compiacere la sua amante.
E di questo Amelia era sicura, non solo perché l’aveva sempre intuito, ma anche per testimonianza diretta delle sue donne. Donne prese da tutto il liceo, di ogni genere. Bionde o more. Alte o basse. Formose o Magrissime. Donne che Amelia stessa aveva spinto verso il suo amichetto.

 «Sì» disse con un sorriso non proprio spontaneo «Ma metto sempre il labello. Per labbra da baciare» rise e lo guardò con occhi scherzosi.

Marco si limitò ad alzare un sopracciglio e a piegare in su gli angoli della bocca. Poi fece una domanda che non centrava niente. Ogni tanto lo faceva.
Amelia era certa che quando accadeva era perché la domanda da un bel po’gli rimbalzava tra la bocca e gli occhi. Per usare l’espressione che usava lui.

«come va con Giorcelli

Brutto argomento.

Amelia sentì la propria faccia trasfigurarsi. Era sempre lei, con gli angoli della bocca tesi leggermente verso l’alto e gli occhi leggermente stretti, ma non c’era più nulla di scherzoso sul suo viso. Forse un solo muscolo in più si era teso, o rilassato. Forse la luce era leggermente cambiata, e batteva sulle iridi in modo diverso. Forse una contrattura minima della fronte. Qualcosa di impercettibile mutava la sua espressione, in modo che se si fossero sovrapposte due istantanee della sua faccia, l’una precedente e l’altra successiva al mutamento, tutti i tratti del volto si sarebbero sovrapposti perfettamente immutati nella loro posizione.

Eppure il cambiamento d’umore era lampante, se non a tutti, almeno per Marco.

«Come al solito» iniziò «Un secondo sembra tutto perfetto, e il secondo dopo mi tratta come merda»

Marco la ascoltava in religioso silenzio, con quel modo quasi irritante di non intervenire mai fino a quando il suo interlocutore non aveva finito. E il più delle volte anche dopo che aveva finito, con un silenzio tanto insistente da spingerla ad aggiungere qualche dettaglio. Qualcosa che aveva trascurato. O che semplicemente non si sentiva di dire. Il più delle volte era qualcosa di stupido. «Praticamente non mi bacia mai» continuò lei, ripensando a Kate e a quanto appassionatamente doveva baciare Marco per averlo colpito in quel modo «Non mi dice “ti amo” da… San Valentino credo» un sorriso amaro cercava inutilmente di suggerire un certo distacco da quella situazione «e sono tre mesi che mi dice che appena entrerò in università lui mi mollerà perché non crede nei rapporti a distanze»

Marco la fissava in silenzio, aspettando una conclusione che Amelia non pensava di dare. E poi il silenzio fu troppo «Ormai me ne sono fatta una ragione, dopo tre mesi di continue frecciatine e cattiverie uno se la fa per forza».

A quel punto le frasi di circostanza erano d’obbligo.

“Non ti preoccupare” oppure “andrà tutto bene”. Era un rito a cui era difficile sfuggire, e quelle erano frasi che solitamente il confidente si sforzava di dire, e l’interessato fingeva di apprezzare.

I rapporti umani il più delle volte si riducono a pura formalità e a convenzioni sociali.

Ma Amelia e Marco non erano convenzionali.

Sentì la mano del ragazzo avvicinarsi al suo polso.

Durante la sua confessione, Amelia aveva giocherellato tutto il tempo con un elastico nero che portava sempre al braccio. Lo usava per legarsi i capelli in caso di emergenza. Marco lo sfilò dal polso sottile della ragazza facendo attenzione a non toccarla più del necessario.

Amelia lo guardò smarrita.

Lui lo indossò al braccio mettendolo di fianco a una fascia nera che portava avvolta in due giri. La sciolse e la consegnò alla ragazza che non esitò ad indossarla sul polso rimasto nudo.

Di giri ne dovette fare tre e le sembrò troppo spessa e appariscente per il suo braccino bianco. «Ti fa cagare» disse il ragazzo osservando il polsino casareccio.

«No!» esclamò lei, forse con troppo vigore «No davvero, mi piace tanto»

E le piaceva seriamente, perché sapeva benissimo che Marco non si toglieva mai quel polsino. L’aveva da sempre, e mai a nessuno aveva concesso uno scambio di quel genere, nonostante i molti scambi di braccialetti ed elastici che avvenivano con le sue donne.

Quello era una costante di Marco. Era il suo preferito. Qualcosa di solo suo.

Per questo la ragazza si sentì sciogliere di commozione.

Lo guardò con un sorriso tenero.

«Grazie»

«Sei il mio angelo custode… devi stare sempre con me»

«Ok, ora basta, che mi commuovo» Amelia si sporse in avanti e per una volta si concesse di darli un bacio innocente su quella guancia così famigliare.

Pochi secondi dopo il treno si fermò a Pavia.

 

 

Note di Mile:


OOOK, è un po’ breve come capitolo, e in teoria dovrebbe essere uno dei più emozionanti della “giornata” a parte un possibile capitolo di rating rosso verso la fine.

Sto scrivendo un po’  a rilento per via dell’università, anche se vivere da soli ha i suoi vantaggi, ci si ritrova molto meno tempo di quanto si possa immaginare.

 

Come al solito vi invito a lasciare un commentino, anche minimo e anche negativo, e vi ringrazio per il vostro tempo.

Mi dispiace un po’ che ci siano così poche persone che leggono e ancor meno che recensiscono, ma comunque mi hanno fatto molto piacere tutte le recensioni.

 

Grazie di cuore.

Mile

 

 

  
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