16_Consulente per cuori infranti
- Sono un idiota. Ho rovinato tutto... con Emily -.
Fiamma lo fissò, accigliata.
- Cosa è successo? - domandò, posandogli una mano sulla spalla.
Lui tacque e la vampira
pensò che non volesse parlarne con lei, così si
alzò, ma lui allungò una mano e le afferrò la
gonna, tirando appena, come un bambino che stesse disperatamente
cercando di attirare su di sé l’attenzione di qualcuno.
Lei si volse a guardarlo: non aveva alzato il viso, ma pareva comunque intenzionato a non lasciarla andare.
Doveva soffrire tanto, perché volesse il suo conforto.
Così si appoggiò contro la parete e incrociò le braccia sul petto, fissandolo.
- Vuoi parlarmene? - chiese, cercando di mantenere un tono di voce basso e gentile.
- Lei... non vorrà più vedermi, dopo la scenata con Eliot Nightray... - disse, semplicemente.
- Eliot Nightray? - chiese la ragazza, perplessa.
- È il terzo fratello di Gilbert e Vincent. Non ci siamo mai piaciuti. Anche lui vuole Emily, ma... -
- Senti, Oz. Mia cugina
è estremamente delicata, quando si tratta di queste cose. Non
vuole ferire nessuno, ma è inevitabile che qualcuno rimanga
sempre ferito. Era già successo, una volta, quando eravamo alle
elementari. Due ragazzi si litigavano il suo interesse, a volte anche
in modo molto violento. Alla fine, lei ne scelse uno, cercando
così di porre fine alla cosa, ma si pentì quasi subito
della sua scelta, quando venne a sapere che il compagno rifiutato...
era stato investito da un camion. Non si è mai completamente
ripresa dallo shock di quell’incidente, che pensava fosse stato
causato da lei. Ha continuato ad avere incubi per anni. Quando alla
fine ha deciso di mettersi il cuore in pace, si è ripromessa di
non far accadere mai più una cosa simile... -.
Oz alzò lo sguardo per
portarlo su quello della compagna, stupito: Emily era stata davvero
vittima di una simile sciagura?
Quella storia spiegava
senz’altro il modo brusco in cui aveva chiesto loro di finire di
litigare, prima di fuggire via in lacrime.
- Senti... hai voglia di fare una passeggiata? - chiese d’un tratto la ragazza.
Non avrebbe potuto aggirarsi
per l’istituto da sola, ma con Oz sì. Peccato che la
donna-fantasma, con ogni probabilità, non si sarebbe fatta
vedere.
Be’, attualmente doveva risanare un cuore spezzato.
Se la sua doveva essere
un’azione passiva, tanto valeva impegnare la mente in questioni
più reali e meno paranormali.
- Mmmmh... - mormorò il biondo, atterrito.
Quell’atteggiamento la innervosiva.
- Allora, mi rispondi? -
- Mmmmh... -.
Stufa di parlare al muro, lo
afferrò e lo tirò su come se fosse un manichino di
gommapiuma, leggerissimo, quindi l’avvicinò a sé,
in modo che il suo viso fosse sollevato e i suoi occhi puntati nei
propri.
- Senti, smettila di fare lo
smidollato e di abbatterti in questo modo, chiaro?! Fare il depresso
con tendenze masochiste non gioverà per niente alla tua
situazione, capito?! Vuoi conquistare il cuore di Emily? Intanto inizia
col rimettere insieme il tuo e darti un contegno!!! -.
Il ragazzo la fissò con occhi sbarrati.
- O-okay... - disse infine, afferrandole le mani e cercando di allentare la sua presa.
Fiamma lo lasciò andare e lui atterrò con un tonfo sul pavimento, addossandosi alla parete.
Mandò un sospiro.
- Ehi, che ne dici se passiamo
a prendere un paio di bottigliette in mensa? Hai un aspetto orribile,
Oz... - commentò la vampira, sfoderando un mezzo sorriso
splendente.
- Sarà possibile andarci? Insomma, dopo stasera... - il biondo s’interruppe e si strinse nelle spalle, a disagio.
L’altra, per tutta risposta, scrollò le spalle.
- Non è un problema: mi
infiltro nella saletta adiacente alla mensa e rubo un paio di
bottigliette dal frigo. Hai un bisogno esagerato di bere, credimi.
Sembra che tu abbia perso in mezza nottata tre giorni di sonno -
commentò.
Il Bezarius abbassò gli occhi, scoraggiato.
- Ehi, non volevo offenderti! Dai, coraggio andiamo! -.
Lo prese per un polso e iniziò a correre, trascinandoselo dietro.
Arrivarono alla mensa pochi minuti dopo. Al contrario di quanto ipotizzato dal ragazzo, la sala era accessibile.
Fiamma andò a recuperare un paio di bottigliette di vino-sangue e gliele porse.
Solo in quel momento il
vampiro realizzò quanta sete avesse effettivamente. In modo
estremamente rude, strappò letteralmente il tappo della prima
bottiglia e ne tracannò il contenuto in un solo sorso.
- Wow... - commentò
Fiamma, osservandolo mentre si puliva la bocca sul dorso della mano e
accartocciava la bottiglia per gettarla con un solo, abile lancio nella
pattumiera.
- Grazie - disse, prendendo a camminare al fianco della rossa, diretta in giardino.
- Figurati. Solo che non
pensavo avessi sete fino a questo punto... - disse semplicemente la
vampira, occhieggiando l’altra bottiglietta.
Il vampiro notò la
cosa, perché si affrettò ad aggiungere: - Sono a posto
così, grazie. Bevila tu, se vuoi -.
Con eleganza e forza, Fiamma stappò la bottiglietta e ne bevve un sorso, mentre varcavano l’ingresso.
- Allora, che intendi fare per riappropriarti di Emily? - domandò, spostando lo sguardo sul compagno.
Le guance di quest’ultimo si tinsero di un rosso abbastanza vivido.
- N-non ne ho idea... - rispose infine, distogliendo gli occhi.
Fiamma sospirò.
- Ma perché voi maschi
riuscite a realizzare il concetto di “possesso di una
donna” senza pensare a “come entrarne in possesso”?
Siete sconcertanti! - commentò la vampira.
Poi, proseguì: - Prova ad impressionarla con la tua dote canora, no? -.
- Che?! - esclamò lui, esterrefatto.
Mentre Fiamma stava per rispondergli, notò un improvviso cambio d’espressione sul suo viso.
D’istinto, allora, si volse, incontrando un altro studente, immobile dietro di lei.
La vampira passò lo
sguardo dall’uno all’altro, cercando di capire il tipo di
rapporto che intercorreva tra loro.
Infine, cogliendo gli occhi
dello sconosciuto assottigliarsi in un’espressione minacciosa, si
frappose tra i due a braccia conserte.
Sorrise di sghembo e con fare
vagamente arrogante, un modo di apparire che aveva lasciato da un
po’ e che le venne naturale far riaffiorare in quel momento.
- Tu devi essere Eliot Nightray... giusto? - chiese.
- Certo. E tu chi saresti? -
sbottò quello in risposta, rivolgendole solo un’esigua
parte della sua attenzione, completamente concentrata sul suo biondo
avversario.
- Io sono Fiamma Drakon. Sono la cugina di Emily -.
Nessuna reazione: si limitò a fissare il giovane Bezarius.
- Bene, si direbbe che siete
giunti alla cosiddetta “resa dei conti”. Forse anche troppo
in fretta - esordì la vampira, camminando su e giù tra
loro, guardando distrattamente il suolo sotto i suoi piedi - Be’,
se dovete picchiarvi, fatelo qui, ora - continuò, fermandosi e guardandoli.
Si sedette a terra a gambe
incrociate e si portò la bottiglietta alla bocca con innocenza,
tracannando un lungo sorso di sangue mentre i due vampiri scattavano
l’uno verso l’altro digrignando i denti come bestie
inferocite.
Vide i corpi cozzare con
violenza inaudita, in un groviglio di mani che si stringevano e si
agitavano in aria, cercando di strappare e graffiare, le espressioni
distorte dall’ira.
Era uno spettacolo come pochi se ne potevano vedere, soprattutto lì.
Oz tentò di azzannare
al collo Eliot, ma questo lo respinse con un pugno sullo zigomo destro,
catapultandolo a qualche metro di distanza.
Il biondo attutì la caduta con le gambe, quindi scattò nuovamente avanti.
Erano a pochi metri di
distanza l’uno dall’altro, quando Fiamma, nel riportare lo
sguardo al centro del campo di battaglia, notò una sagoma in
lontananza.
Rimase impietrita ad osservarla: era una donna, ed era bellissima, esotica.
Aveva i capelli di un rosso
intenso, raccolti dietro il capo da un elaborato chignon composto da
una lunghissima treccia che spariva in un fiocco per capelli, oltre il
quale la chioma ricadeva libera sulla schiena e sulla spalla.
Gli occhi erano affusolati,
color nocciola, socchiusi in un’espressione piena
d’infinita regalità. Le ricordavano molto quelli di un
certo professore di Filosofia di sua conoscenza.
Il vestito era lungo, nero, molto semplice, e scendeva in morbide pieghe fino a terra.
Che ci faceva un’altra donna nella scuola?
Era semigirata verso di lei e la fissava con freddezza e compostezza tali da darle i brividi.
Inoltre, era eccessivamente pallida, quasi cerea.
Rimase a contemplarla per
quelle che le parvero ore, prima che un cambiamento, subitaneo ma
radicale, si verificasse nel suo viso: le sue iridi assunsero un
inquietante colore rosso sanguigno e brillarono come braci ardenti,
mentre un sorriso malvagio le increspava le labbra.
La ragazza avvertì
qualcosa dentro di sé muoversi, contorcersi e, infine, emergere
dalle profondità del suo organismo.
Era ormai in piedi, quando una
fitta al ventre la fece cadere in ginocchio. Si piegò in avanti
e diede violentemente di stomaco, rigettando una quantità di
sangue allucinante, tanto da richiamare anche l’attenzione dei
due studenti.
- Fiamma?! - chiamò Oz, orripilato.
Eliot si limitò a fissarla, in silenzio, anche se sul suo viso era apparsa un’ombra di preoccupazione.
La ragazza continuò a rigettare sangue, inondando l’erba.
Poi alzò il viso al cielo, portandosi le mani alla gola, sbarrando gli occhi.
Emise rantolii pieni di
sofferenza, gorgoglii strozzati mentre cercava di parlare, invocare
aiuto, ma non ci riusciva: c’era qualcosa nella sua gola, qualcosa di liquido e vischioso.
Sangue.
La sua vista si appannò, velandosi di rosso, mentre sentiva del liquido bruciarle negli occhi e caderle dalle palpebre.
Sentiva il sapore del sangue
in bocca e il suo odore nel naso. Abbandonata la bottiglietta sul
prato, si portò la mano al viso e impallidì: stava
perdendo sangue anche dal naso e dalla bocca.
- Cosa mi sta succedendo? Cosa succede?!?! - pensò, allarmata.
Riportò brevemente gli
occhi sulla donna: la sua vista era confusa, ma riuscì a
distinguere vagamente il bagliore di un sorriso tra le sue labbra.
Era un vampiro anche lei?!
Protese una mano verso di lei, stringendo gli occhi in un’espressione che sapeva di rabbia e dolore.
Poi, iniziò a tossire e sputare sangue, quel liquido che sentiva ricolmarle perfino i polmoni.
Sarebbe morta soffocata, affogata nel suo stesso sangue.
Non poteva. Non voleva.
Cercò di nuovo di invocare aiuto, ma la sua stessa linfa le impediva di parlare.
- Fiamma!!!! FIAMMA! -.
Oz si inginocchiò
accanto a lei, così come Eliot. Lo guardò: il biondino
era in preda al panico, gli si leggeva negli occhi.
- Stai sanguinando, Fiamma! Sanguini dalla bocca, dal naso... dagli occhi! Fiamma, che cosa sta succedendo? Cosa ti sta succedendo?!?! - gridò.
La rossa non riusciva quasi più a respirare e sentiva le forze abbandonarla.
- No, non voglio andarmene
così! Non ora, non qui! Voglio continuare a combattere, lottare
fino all’ultimo respiro! Non posso permettere che Gilbert... e
Oz... e le mie cugine... muoiano qui. Non voglio. NON VOGLIO!!! -
pensò, disperata.
- Fiamma...! Fiamma! -.
Gli occhi iniziarono a chiudersi e il buio ad inghiottirla.
Voleva piangere, ma la difficoltà respiratoria non glielo permetteva: era troppo dolorosa.
Ricadde all’indietro e
iniziò a dibattersi silenziosamente, come un leone in gabbia,
contro il sangue che le stava travolgendo gli organi, che la stava
uccidendo lentamente e inesorabilmente.
Voglio combattere per il mio ultimo respiro!!! Non voglio arrendermi e abbracciare la morte così!
E inspirò profondamente, inarcando la schiena.
Poi fu tutto buio, e il suo corpo ricadde con un tonfo sordo sul prato, in mezzo al sangue e alle grida isteriche di Oz.
Angolino autrice
Eccomi finalmente ad aggiornare anche questa °-° con uno schifoso ritardo, ma eccomi.
Questo capitolo è
stato una sorta di suicidio da scrivere ç__ç no, un
suicidio in piena regola. Perché? Perché far soffrire la
mia Fiamma è masochismo all'ennesima potenza. Non avete idea
della difficoltà con cui sono riuscita a finire di scrivere
questo capitolo... ma alla fine, ce l'ho fatta.
Comunque, da ora in poi
cercherò - scuola concedendo +___+ - di aggiornare con
più frequenza (anche perché, ormai i capitoli ci son
tutti da tempo v.v).
Ringrazio Sachi Mitsuki e sofia_stella per le recensioni allo scorso capitolo e quanti hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
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