Una settimana, due giorni, tre ore dopo. Sala Grande, tavolo dei
Serpeverde.
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Sai che ho
già scelto il vestito per il ballo? È davvero meraviglioso, l’ha fatto
importare la mamma dall’Indonesia, figurati che è dello stesso colore dei miei
occhi!
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- Marrone?
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- Verdi
Draco, i miei occhi sono verdi.
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- Peccato.
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- Cosa?
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- Niente
Pansy, niente.
Silenziosamente il ragazzo
dall’aria pensierosa riportò la sua attenzione alle ali di pollo che giacevano
nel suo piatto, chiedendosi dove diamine fosse finita la Granger: non l’aveva
più rivista dopo il loro incontro nella camera del rampollo e, suo malgrado,
quest’ultimo si era ritrovato più volte a cercarla tra i volti dei Grifondoro,
senza successo. Pansy Parkinson continuava a blaterare con la sua vocina
stridula, illustrando quanto fosse bello il vestito, quanto fossero uniche le
scarpe e stupidaggini simili. Certo, il fatto che la ragazza non facesse altro
che pensare alla serata che si prospettava a tutti gli studenti della scuola
permetteva a Draco di passare inosservato e di non doversi sorbire le domande
idiote che spesso la Serpeverde gli faceva, ma qualcosa gli diceva che la
ragazza era convinta che sarebbe stata accompagnata al ballo proprio da lui.
L’aveva sempre fatto, è vero, ma negli ultimi giorni non aveva avuto più la
testa per stare dietro alla Parkinson, né tantomeno alle altre ragazze. Perché,
ammettiamolo, tra tutte le amichette del Serpeverde, Pansy aveva sempre avuto
un ruolo piuttosto rilevante, aveva sempre offuscato tutte le altre, nel bene e
nel male. Draco provava per lei una sorta di ossessione dovuta probabilmente al
fatto che era affascinato da lei esteticamente e dunque non tollerava l’idea
che qualcun altro potesse avere il suo corpo;
per quel che riguardava la sfera emotiva.. bhè, meglio lasciar perdere.
Giocherellava nervosamente con un
tovagliolo poggiato appena accanto al bicchiere quando, d’improvviso, sentì un
paio di occhi su di sé. Non gli fu necessario neanche riflettere per intuire
subito chi fosse: soltanto una persona era in grado di metterlo a disagio in
quel modo.
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- Pensi di
poter evitare di guardarmi così, Daphne?
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- Così come?
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- Come se
stessi cercando di capire quello che penso.
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- Ma io lo
so già cosa pensi caro Draco, non mi è necessario guardarti.
Spiazzato. Draco Malfoy
eternamente spiazzato da quello spettacolo di ragazza, era destino. Sbuffò
appena, senza lasciare intuire quanto quelle parole lo facessero sentire
fragile. Lui non poteva essere fragile per Dio!
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- Ho sentito
dire che la Granger è tornata.
Draco alzò gli occhi, puntandoli
in quelli cristallini della Greengrass. Non fu necessario che nessuno dei due
dicesse altro: era inutile cercare di negare, l’amicizia che esisteva tra i due
impediva l’uno di nascondere qualcosa all’altra, ed era sempre stato così:
forse per questo Daphne Greengrass era stata l’unica ragazza a non essere mai
stata nel letto di Draco Malfoy. Forse.
Una settimana, due giorni, quattro ore dopo. Torre dei Grifondoro, Sala
Comune.
-
- Per quale
assurda ragione ogni anno devono indire un maledettissimo ballo?
- -
Non ne ho
idea, ma non credo sia necessario prenderla così male Ronald.
- -
Non
chiamarmi Ronald! E come mai non stai indicendo una protesta contro lo
sfruttamento di qualche specie sconosciuta al mondo?
-
- Perché sto
pensando a che vestito potrei indossare al ballo.
Il pesante libro in pelle scura
cadde dalle mani di un Harry Potter che, stupefatto, puntò i suoi occhi prima
sull’amico dai capelli rossi e poi sulla ragazza che aveva appena pronunciato
una frase che non le apparteneva. Si grattò appena la testa, chiedendosi se il
suo udito funzionasse ancora come avrebbe dovuto.
-
- Tu cosa?!
Esclamò Ron, alzandosi in piedi
dalla poltrona in pelle scura posta proprio accanto alla finestra.
-
- Pretendi
che vada al ballo nuda?
Esterrefatti dall’improvvisa
superficialità della loro migliore amica i due ragazzi scrollarono le spalle,
decisi a non fare altre domande: perché mai i ragazzi non riescono a
comprendere che davanti ad occasioni fiabesche le ragazze sono tutte uguali?
Leggermente seccata dalle
reazioni dei due, la Granger si alzò, sistemandosi l’uniforme e raccogliendo un
paio di pergamene che aveva precedentemente abbandonato lì vicino. Salutò rapidamente
gli altri Grifi ed uscì dalla Sala Comune senza voltarsi indietro, dirigendosi
rapidamente verso l’aula di Antiche Rune: aveva smarrito i guanti che il padre
le aveva regalato per natale e sospettava di averli lasciati in quell’aula
durante l’ora di lezione. Non era tanto per i guanti in sé, quanto per il
legame affettivo: un regalo del padre era la cosa più importante in assoluto,
li avrebbe custoditi sempre con cura.
Fece il suo ingresso nell’aula
silenziosamente, sebbene conscia del fatto che in quell’ora quasi nessuno si trovasse
lì dentro: il pranzo in Sala Grande doveva essere terminato circa da una
quarantina di minuti, più o meno. Il suo sguardo percorse rapidamente tutti i
tavoli presenti nell’aula e, sorpresa delle sorprese, incontrarono una persona
ben precisa. La Grifa fece finta di niente e si concentrò nuovamente sulla
ricerca dei suoi indumenti, ma quando la voce cristallina e sofisticata dell’altra
risuonò nell’aula, non potè far altro che portare il suo sguardo e la sua
attenzione su di lei.
-
- La tua
assenza ha reso Draco molto pensieroso.
Bum, un colpo in pieno petto.
-
- Solitamente
non si scompone molto quando le sue donne scompaiono, ma a quanto pare la tua
misteriosa uscita di scena ha causato un qualcosa di ben preciso in lui.
Per quanto si sforzasse Hermione
non riusiciva a rispondere ed il tono con cui la ragazza parlava non sembrava
lasciarle comunque molto spazio per intromettersi.
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- Inutile dire
che non ritengo in alcun modo degna di sfiorarlo anche solo con un dito..
La Grifa serrò i pugni.
-
- Ma si dà
il caso che ho tutta l’intenzione di aiutarti ad arrivare dove vuoi. Senza di
me non potrai mai entrare nelle grazie di uno come Draco Malfoy: le attenzioni
che ti ha dato finora svaniranno in poco tempo senza i miei consigli.. e te lo
dice una che sa come prenderlo.
Hermione sapeva che ribattere
sarebbe stato inutile, non sapeva neanche come negare tutte quelle verità che
le venivano gettate addosso da una perfetta estranea.
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- Cosa vuoi
in cambio?
-
- Niente.
Altra risposta, altra volta senza
fiato.
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- Perché lo
fai?
-
- Perché mi
diverte.
Poi la ragazza che si trovava
nella posizione ‘svantaggiata’ fece per aprire bocca e porre una nuova domanda,
ma l’altra – in quell’esatto istante- si alzò e le passò accanto, uscendo dall’aula.
- Non farmi
troppe domande, non avresti comunque risposta. La porta si chiuse ed un’Hermione
Granger totalmente, completamente, assolutamente spiazzata rimase nella
penombra dell’aula, mentre le parole della ragazza appena uscita le
rimbombavano nella mente. Non le sembrava vero, sembrava tutto un incubo. Oh,
dannatissima Daphne Greengrass!
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