Il Figlio Della Prof- Capitolo 10 (new)
Quando Si Fa Quel Che Si
Può,
Si Fa Quel Che Si Deve
Marcel Proust
Capitolo
10: (S)Piacevoli Notizie
Il lunedì mattina
mi alzai più presto del
solito. In genere ero abituata a dormire fino all’ultimo
secondo utile ma da
quando ero tornata a casa dalla festa di Giacomo si era creato una
specie di
disfacimento interiore nella mia mente che non mi aveva permesso di
chiudere
occhio per due intere notti di fila.
Sentivo di essere arrivata
al punto di
rottura: prima o poi mi sarei davvero stancata di tutto e avrei mandato
ogni
cosa a quel paese, a partire da Massi e dalla sua incazzite.
Avevo tanti di quei pensieri
per la testa che
a stento mi rendevo conto del fatto che quel giorno avrei dovuto
affrontare un
compito d’italiano. Se avessi preso
un’insufficienza per colpa di tutta quella
situazione sarei uscita fuori di testa sul serio.
Passai a prendere Amy che
era finalmente
guarita e arrivammo a scuola diversi minuti prima che suonasse la
campanella.
Come di consueto ci sedemmo
su una panchina in
cortile.
Amy mi fece il terzo grado
riguardo alla festa
e non potevo neanche rifiutarmi di parlare visto che l’e-mail
da me promessa non
era stata scritta e spedita.
Le raccontai velocemente il
nostro arrivo al
Living e la presentazione con Giacomo; le parlai, tralasciando i
dettagli, di
Delia e del sorteggio che aveva stabilito le coppie per il lento. A
quel punto,
inevitabilmente, Amy mi bloccò.
-Hai ballato un lento con
Massimiliano Draco?-
chiese incredula.
Sbuffai contrariata.
-Sì, ma non
è questa la cosa importante…-
Con
una
certa maestria consolidata negli anni, cercai di deviare tutta la sua
attenzione su qualcosa che non riguardasse me, e cosa c’era
di meglio se non
dirle che Marti aveva ballato con Christian?
La reazione di Amy non fu
diversa da quella
che avevo immaginato.
-Christian Corradi? Quel
Christian Corradi?
L’altezzoso, egocentrico, narcisista Christian Corradi? Il
manichino firmato e
deficiente che è in classe con noi? Quello che ha la carta
di credito al posto
del cuore?-
-Ti sta simpatico,
eh…- risi alzando un
sopracciglio.
-Vale non scherzare-, mi
rimproverò lei.
–Christian Corradi potrebbe tranquillamente entrare a far
parte di una delle
dieci piaghe d’Egitto. Sai perfettamente anche tu che
concezione ha delle ragazze
e quante nostre conoscenti sono state ferite da lui: Marti non
può
assolutamente dare confidenza a Christian, ne uscirebbe distrutta. Si
può
sapere perché non hai fatto niente per impedirle di parlare
con lui?-
Eh, bella
domanda… Forse perché ero impegnata
a fare da investigatrice sul conto di tuo fratello, razza di babbea?
-Non mi sembrava un fatto
tanto grave-,
risposi, celando il vero motivo della mia negligenza come amica.
-Non ti sembrava un fatto
grave?!- chiese incredula.
–Scommetto che eri troppo occupata a piangerti addosso per
aver litigato con
Massi da poter pensare anche a Marti.-
Accidenti! Non era andata
così lontana dalla
verità, anche se mancava suo fratello in tutta la
spiegazione.
-Prima di tutto mi conosci e
sai perfettamente
che io non mi piango addosso, e cosa diavolo me ne importa poi di aver
litigato
con Draco? Discutiamo in continuazione e questo fatto non mi hai mai
toccata
più di tanto.-
-Continui a negare
l’evidenza?- chiese lei indispettita.
-Ma quale evidenza?- cercai
di buttarla
sull’impossibilità dell’evento in
questione ma ero consapevole di non poter
tenere i miei sentimenti nascosti ancora a lungo, non a qualcuno come
Amy.
-Lasciamo perdere-, rispose
con aria stanca.
-Buongiorno ragazze-, disse
una voce sopra di
noi.
-Ciao Marco-, mormorai,
mentre Amy al mio
fianco fece un cenno con la mano.
-Quanta allegria-,
continuò lui. –State bene?-
-Benissimo-, risposi alzando
lo sguardo. –E’
solo un po’ di depressione pre-compito.-
-Capisco-, disse sospettoso.
Rimanemmo in silenzio
qualche secondo quando
all’improvviso sentii Amy esclamare: -Oh mio Dio!-
-Che succede?- chiesi
preoccupata.
-Guarda là-,
indicò il portone della scuola.
Mi voltai immediatamente a
guardare e l’unica
cosa che riuscii a mormorare fu: -Oh mio Dio!-
Martina stava scendendo da
un’auto… No, non da
un’auto qualsiasi ma dall’auto di Christian.
Sbattei le palpebre diverse
volte per
assicurarmi di non essere un’innocente vittima di qualche
allucinazione dovuta
alla mancanza di sonno.
Riaprii gli occhi e Marti
era ancora vicino
all’auto di Christian con il ragazzo che le parlava
sorridendo e lei che
ricambiava felice.
Ma cosa diavolo stava
succedendo?
-Vale dobbiamo fare
qualcosa-, la voce preoccupata
di Amy mi riportò alla realtà.
-E cosa vorresti fare?-
chiesi curiosa e
scettica allo stesso tempo. –E’ da una vita che
discutiamo con Marti sul fatto che
la volevamo più aperta verso i ragazzi, adesso non possiamo
andare da lei a
dirle che non deve dare confidenza a Christian.-
-Be’ devi
ammettere che ha scelto il ragazzo
sbagliato con cui cominciare ad aprirsi.-
Sospirai inquieta.
Conoscevo Christian e sapevo
perfettamente che
avrebbe fatto soffrire Marti ma ora come ora non potevo fare nulla.
Marti
poteva anche essere timida e ritrosa ma era di una cocciutaggine unica,
se
aveva deciso di frequentare Christian non sarebbero bastate le mie
parole o
quelle di Amy a dissuaderla.
Amy doveva pensarla come me
perché sbuffò
contrariata e incrociò le braccia innervosita.
-Voi due oggi siete davvero
strane-, osservò
Marco confuso.
-Sta zitto!-
esclamò Amy fulminandolo con lo
sguardo. –Tu non puoi capire.-
Marco la fissò
irritato e fino al suono della
campanella nessuno aprì più bocca.
Il compito
d’italiano era più facile di quanto
mi aspettassi, si trattava semplicemente di scrivere un saggio breve
sull’Umorismo in Pirandello, uno dei miei autori preferiti,
quindi non impiegai
molto tempo a finirlo.
Il professor Salerno, il
nostro prof d’italiano
da ormai quattro anni, era una specie di padre affettuoso per noi. Ci
voleva
bene e cercava sempre di aiutarci ogni volta che poteva.
Per quel compito ci aveva
concesso quattro ore
ma io lo consegnai all’inizio della terza.
Così rimasi
seduta al mio posto guardando
fuori dalla finestra con la testa tra le nuvole.
Non riuscivo a togliermi
dalla mente il
discorso che mi aveva fatto Massimiliano la sera della festa. Come
potevo
fargli venire voglia di litigare? Le nostre conversazioni non erano mai
abbastanza
lunghe perché io dicessi qualcosa di veramente offensivo,
allora perché mi
odiava così tanto?
Probabilmente era solo una
questione di pelle,
gli stavo antipatica solo a guardarmi… Ecco qual era la
verità.
Con la coda
dell’occhio osservai Marti ancora totalmente
impegnata nello scrivere il suo saggio. I compiti d’italiano
erano il suo
tallone d’Achille insieme a quelli di matematica. Non che non
fosse brava a
scrivere ma non le piaceva, diceva di non esserci portata.
Molte volte durante i
compiti chiedeva a me
qualche suggerimento su come scrivere un periodo o su quale parola
fosse meglio
utilizzare, ma quel giorno non lo fece. Da quando eravamo entrate in
classe non
mi aveva rivolto la parola se non per mormorare un
“Buongiorno” per poi concentrarsi
completamente sul suo compito.
Non era difficile immaginare
il perché di quel
comportamento: non voleva che le ponessi delle domande riguardo
Christian ma
tanto prima o poi avrebbe dovuto affrontarmi, e se non fossi stata io a
farla
parlare ci avrebbe pensato senza alcuna ombra di dubbio Amy, e lei era
molto
più persuasiva di me.
La osservavo di sottecchi e
d’un tratto mi accorsi
che il suo sguardo si era soffermato per qualche secondo sulla schiena
di Christian
come se sperasse che lui si girasse a parlarle. I suoi occhi brillavano
ed era
anche arrossita: non l’avevo mai vista in quelle condizioni.
Sarei stata davvero felice
per lei se solo il
ragazzo di cui si stava innamorando non fosse stato Christian Corradi,
in fatto
di distruzione lui si trovava tra uno tsunami alto trenta metri e un
uragano di
proporzioni devastanti.
Amy, come al solito, aveva
pienamente ragione:
dovevamo assolutamente fare qualcosa, non sapevo ancora cosa ma
c’era bisogno
di un nostro intervento, e subito anche.
Qualcuno bussò
alla porta e tutti alzarono lo
sguardo dal loro foglio per vedere chi fosse.
-Avanti-, disse il
professore.
La porta si aprì
ed entro una ragazza alta e
molto carina, l’avevo vista qualche volta e se non andavo
errata era in classe
con Marco.
-Buongiorno professore-,
cominciò con tono
educato. –La preside vorrebbe i due rappresentanti di classe
in presidenza, ha
detto che è una questione urgente.-
-Non possono muoversi,
stanno svolgendo un
compito in classe-, rispose il professore con calma.
-Neanche per pochi minuti?
La preside ha detto
che devono proprio scendere-, ci riprovò la ragazza cercando
di trovare un modo
per convincerlo.
A quel punto il professore
ci pensò un attimo
su e poi puntò gli occhi su di me.
-Vai tu, Ferrari.-
-Ma…-, non avevo
alcuna voglia di andare,
chissà quanto tempo avrei dovuto aspettare fuori dalla
presidenza per poi
sentire i soliti discorsi su assemblee di classe chieste senza un vero
motivo e
su manifestazioni prive di senso.
-Hai già
consegnato il compito, Ferrari-, mi
interruppe Salerno. –Quindi ci devi andare.-
Alzai gli occhi al cielo
scocciata, sapevo che
Salerno non era un professore che se la sarebbe presa per un gesto del
genere.
Mi alzai controvoglia e
seguii la ragazza
fuori dall’aula.
-Sai cosa sta succedendo?-
le chiesi dopo che
ebbi chiuso la porta dietro di noi.
-No-, rispose lei
tranquilla. –Ha fatto
chiamare i rappresentanti della tua classe e della mia ma non credo che
sia nulla
di grave, oggi sembra di buon umore.-
-Meglio così-,
mormorai sollevata. –Dopo un
compito la mia povera testa non avrebbe sopportato una delle sfuriate
della
preside.-
La ragazza mi
guardò sorridendo, con molta
probabilità capiva quello che volevo dire. Tutti gli
studenti del Virgilio
sapevano che la nostra preside era molto affezionata ad ognuno di noi e
che
agiva sempre per il nostro bene ma a volte era davvero insopportabile,
soprattutto quando si arrabbiava per stupidaggini. Le sue urla si
sentivano da
un chilometro di distanza e persino i professori giravano a largo dalla
presidenza quando la sentivano sbraitare.
Appena entrata in presidenza
notai qualcosa di
familiare, o per meglio dire una persona conosciuta: avevo
completamente
dimenticato che Marco era il rappresentante della sua classe, quindi,
ovviamente, era stato convocato anche lui.
Mi fermai al suo fianco,
proprio di fronte
alla preside.
Gabriella Lombardi era una
donna di mezza età,
bassa, rotonda e con lunghi capelli neri alla Mortisia Addams che ad un
primo
sguardo le conferivano l’aria della regina dei morti viventi
dopo un cenone di
Natale dove probabilmente aveva divorato lo stesso Babbo Natale con
renne e slitta
al seguito. Nonostante questo, conoscendola e imparando a comprenderla,
si
scopriva che poteva essere una donna amabile e con un grande senso
dell’umorismo- tolti i giorni in cui le girava storto
naturalmente.
-Che ci fai qui?- bisbiglio
Marco sorpreso.
-I rappresentanti stanno
ancora svolgendo il
compito, io ero l’unica ad aver consegnato quindi Salerno mi
ha mandata al
posto loro-, risposi con un filo di voce appena udibile, la preside era
famosa
per il suo orecchio fine e preferivo che non sentisse quello che stavo
bisbigliando.
Stava leggendo alcuni
documenti senza degnarci
neanche di uno sguardo. Me lo sentivo che avrei dovuto aspettare
un’eternità.
-Da quanto sei qui?-
Marco controllò
che la preside fosse ancora
concentrata su quello che stava leggendo e poi rispose: -Ormai saranno
più di
dieci minuti.-
Si prospettava una lunga
attesa, in genere la
preside non aveva un gran senso del tempo.
-Signora Giovanna-,
chiamò la preside dopo
aver firmato i fogli che aveva appena finito di leggere.
La signora Giovanna
entrò all’istante in
presidenza. Era snella e bassina, forse all’apparenza gracile
ma era una santa
donna: ufficialmente nella scuola aveva il ruolo di bidella ma in
realtà era la
collaboratrice della preside che si affidava a lei per qualunque
faccenda
burocratica.
-Dia queste circolari al
segretario, una è
solo per i docenti e le altre due sono da far girare in tutte le
classi.-
-Sì, preside-,
rispose la signora Giovanna
prendendo i fogli e uscendo alla stessa velocità con cui era
entrata pochi
istanti prima.
La preside si tolse gli
occhiali e con un
sorriso divertito si rivolse finalmente verso di noi; fortunatamente
l’attesa
non era stata troppo lunga.
-Allora, veniamo a noi-,
indossò di nuovo gli
occhiali e aprì una cartellina che stava alla sua destra
tirandone fuori un bel
mucchio di fogli. –Voi dovreste essere i rappresentanti della
III F, Iovine
Marco e De Giorgi Sabrina.-
-Sì-, risposero
Marco e la ragazza che era
venuta a chiamarmi in classe.
-E tu sei la rappresentante
della III C,
Corallo Ilaria?-
-Ehm, veramente no,
preside-, dissi con calma.
Mi fissò con
sguardo confuso.
-I rappresentanti della mia
classe sono
impegnati con il compito d’italiano, così il
professor Salerno ha mandato me
dato che avevo terminato-, parlai più velocemente di quanto
avessi voluto, ogni
volta che mi trovavo davanti a quella donna mi sentivo stranamente in
soggezione, forse era l’unica persona al mondo che riuscisse
a farmi
quell’effetto.
-Ah, va bene-,
continuò tranquilla tornando a
leggere i fogli che aveva tra le mani.
Scese di nuovo un silenzio
pesante, cominciavo
ad essere stanca di quelle interruzioni senza senso, perché
non ci diceva
quello che voleva e basta?
Alzò di nuovo lo
sguardo e si tolse ancora una
volta gli occhiali.
Cominciavo ad irritarmi sul
serio.
-La Protezione
Civile
ci ha inviato il programma di un progetto del Ministero della Pubblica
Istruzione
in unione con il Ministero della Salute. Parteciperanno le scuole di
Roma,
Milano, Padova, Napoli, Palermo ed altre città, inclusa
Lecce. Ogni scuola avrà
un programma diverso ma tutti sono accomunati dall’esercizio
fisico all’aria
aperta. Per la nostra scuola è stata scelta come
attività sportiva il trekking
e come meta la Valnerina,
in Umbria.-
Ascoltavo il discorso della
preside con quei
pochi neuroni che non avevano deciso di suicidarsi non appena avevano
appreso
quella notizia.
Trekking nella Valnerina?
Per me equivaleva ad una
condanna a morte. Non
che non fossi portata per gli sport ma riuscivo a praticare solo quelli
che
prevedevano di non doversi allontanare dalla zona di gioco come la
pallavolo e
la pallacanestro. Il trekking era tutto un altro mondo e per una
ragazza come
me che non aveva il minimo senso dell’orientamento- riuscivo
a ricordare solo
le strade che frequentavo spesso, mi bastava cambiare una volta per
rischiare
di arrivare in Birmania senza neanche accorgermene- e che era in grado
di
inciampare anche in un sassolino era addirittura una tortura.
-I posti per
l’escursione sono di al massimo
sessanta per questo ho deciso di mandare solo le vostre classi
perché so che
siete dei ragazzi seri e che non creerete problemi troppo gravi. I
vostri
accompagnatori saranno i due docenti di educazione fisica e tutte le
spese
saranno sostenute del Governo quindi le vostre famiglie non dovranno
versare
alcuna quota. Proprio per questo, a meno che non ci siano gravi
problemi di
salute, l’adesione al progetto è obbligatoria e vi
comunico che farà credito
per il voto finale.-
Un grave problema di
salute… Dovevo
assolutamente inventarmi un grave problema di salute, era il solo modo
che
avevo per non rischiare di perdere la vita in quell’assurda
trovata ministeriale.
Chissà se la
carie che avevo tolto la
settimana prima poteva fare testo. Non era probabile. Forse potevo
provare
dicendo che ero allergica agli alberi, o al muschio, di certo i boschi
umbri
pullulavano di muschio. Per il certificato medico avrei trovato il modo
di
procurarmene uno.
Intanto la preside stava
continuando il suo
resoconto.
Ci porse i fogli con il
programma
dell’escursione e ci invitò- ordinò
anzi- di andare a comunicare ogni cosa ai
nostri compagni.
Marco e Sabrina andarono
spediti verso la loro
classe mentre io rimasi un attimo impalata a dare un’occhiata
al programma.
Mi venne quasi da piangere
leggendolo.
Partenza
per Cascia (Perugia) alle ore 5,30 di
mercoledì.
Cominciavamo male non mi ero
mai svegliata
alle cinque del mattino, non sapevo neanche come erano fatte le cinque
del
mattino! Per non parlare del fatto che in quei giorni non avevo dormito
granché
riuscendo a prendere sonno sempre dopo le tre. Fino a
mercoledì sarei esplosa
per autodistruzione.
Viaggio
in pullman e arrivo previsto per le
12,30.
Sistemazione
presso l’Hotel Delle Rose
(Cascia) e pranzo.
Allora avremmo dormito in un
hotel ed era
anche a tre stelle, forse non sarebbe stato tanto male.
Pomeriggio
libero, con la possibilità di visitare autonomamente Cascia.
A quanto ne sapevo Cascia
non era un paese
molto grande ma di certo doveva avere il suo fascino e immaginavo che
sarebbe
stato piacevole de visitare.
Stavo cominciando a pensare
che quella piccola
gita si stesse rivelando meno terribile del previsto quando lessi il
resto del
programma.
Giovedì-
Sveglia alle ore 6,00.
Colazione
alle ore 7,00 e partenza per i
boschi intorno a Cascia.
Mattinata
dedicata al trekking. Dopo il pranzo
a sacco, è prevista la messa su del campeggio con le tende
date in dotazione dalla
Protezione Civile.
Avevo letto le tre parole
più terrorizzanti
che temevo di veder usate in una stessa frase: trekking, campeggio,
tende.
Non ero assolutamente
portata per nessuna di
queste cose: io odiavo loro e loro odiavano me, perciò era
un sentimento
reciproco e senza possibilità di cambiamento.
Il trekking era il modo
più veloce che avevo
per uccidermi o perdermi, il campeggio lo detestavo dal più
profondo del cuore
con i suoi falò affumicanti e la totale assenza di una
toilette, e le tende…
come diavolo si poteva dormire in una tenda in mezzo al nulla! Sentivo
già la
mancanza del mio letto.
Per la prima volta in tutta
la mia vita avevo
la forte tentazione di trasferirmi in un’altra classe, magari
una classe di
delinquenti così la preside non si sarebbe sentita tanto
sicura nel mandarci in
giro per l’Italia a fare escursioni e campeggi del cavolo!
Continuavo a camminare con
lo sguardo fisso
sul programma.
Venerdì-
Sveglia alle ore 7,00.
Colazione
a sacco e partenza per l’Hotel Delle
Rose.
Pranzo
in Hotel e partenza per Lecce. Arrivo
previsto per le ore 21,00 presso il Liceo Virgilio.
L’unica cosa
positiva di tutta quella storia,
almeno per me, erano i quattro giorni senza scuola. Saremmo tornati
venerdì
sera quindi il giorno dopo nessuno avrebbe messo piede a scuola,
tantomeno io
che non ero neanche sicura di riuscire a tornare a casa tutta intera.
Pensai il più
intensamente possibile al fatto
che avrei avuto un pomeriggio tranquillo per visitare Cascia, e che mi
sarei
divertita con Amy e Marti, rimuovendo qualsiasi riferimento a trekking,
campeggi o tende.
Mi sarei divertita.
Dovevo pensare positivo ma
proprio mentre i
miei pensieri cominciavano a rasserenarsi vidi una chioma bionda
entrare nel
bagno dei ragazzi.
Massimiliano!
Lui era nella stessa classe
di Marco e questo
significava che… avremmo passato tre interi giorni sempre insieme.
Sentii una fitta dolorosa
allo stomaco mentre
il mio cervello sembrò scollegarsi completamente.
Tre giorni, settantadue ore
di pura agonia,
sia per me ma soprattutto per lui visto che il solo incontrare il mio
sguardo
gli provocava una scarica di rabbia.
Il ricordo delle sue parole
riguardo al fatto
che scatenavo la sua voglia di litigare prosciugò
immediatamente ogni
preoccupazione che avessi potuto provare nei suoi confronti in quei
pochi secondi.
Peggio per lui, non era affar mio se la mia presenza lo infastidiva
tanto, non
potevo mica farmi tanti problemi.
Lanciai
un’occhiata di traverso alla porta del
bagno sperando che trapassasse il legno e raggiungesse il diretto
interessato, dopodiché
mi incamminai verso le scale per tornare in classe a dare la buona notizia agli altri.
Immaginavo già la
reazione esagerata dei miei
compagni appena avessero saputo che avremmo perso tutti quei giorni di
scuola.
Ero quasi arrivata di fronte
alla porta della
classe quando con la coda dell’occhio vidi un movimento alla
mia sinistra. Mi
voltai e notai Amy entrare nel bagno delle ragazze e chiudersi la porta
alle
spalle.
Avevo la sensazione di
sapere cosa stesse
succedendo e non avevo intenzione di starmene con le mani in mano.
Mi diressi velocemente verso
il bagno e aprii
la porta infilandomi dentro con scatto felino per poi chiuderla alle
mie
spalle.
-Lo sapevo-, esclamai
fissando lo spettacolo
che avevo davanti.
Marti era in piedi vicino a
uno dei lavandini
ed Amy le stava di fronte con le braccia incrociate e un cipiglio
irritato: era
nel bel mezzo di uno dei suoi interrogatori stile
CSI.
-Volevo solo farle qualche
domanda-, disse Amy
con aria innocente.
-Amy sei sempre la solita-,
ribattei seria.
–Marti è adulta e vaccinata, non ha bisogno della
baby-sitter né tantomeno di
qualcuno che le dica cosa fare. Anche se… Marti, sul serio,
ti stai comportando
proprio da stupida.-
Accidenti! Il mio discorso
era cominciato così
bene ma alla fine non ero riuscita a resistere dal dire veramente
quello che
pensavo e la diplomazia era svanita nel nulla.
Amy sbuffò per
non ridere mentre Marti mi
fissò indispettita.
-Mi starò anche
comportando da stupida ma
almeno io il coraggio di ammettere che qualcuno mi piace ce
l’ho-, sibilò avvicinandosi
a me.
-Che cosa vorresti
insinuare?- le chiesi
alzando un sopracciglio.
-A me Christian piace e
nonostante abbia una
reputazione da ragazzo spietato con le donne voglio frequentarlo, tu
invece sei
innamorata di Massimiliano e non hai neanche il fegato di dirlo alle
tue
migliori amiche per paura di affrontare una situazione che ti
terrorizza.-
Amy se ne stava in silenzio
fissandomi,
probabilmente in attesa di una confessione in piena regola ma non avevo
alcuna
intenzione di dar loro corda.
-Di chi sarei innamorata?-
la mia voce era
acuta e non suonava credibile neanche a me.
Marti mi fissò
incredula mentre Amy scuoteva
la testa delusa.
-Ma fammi il piacere-,
esclamò Marti quando si
fu ripresa. –Continui a negarlo… Sei patetica.-
Da quando eravamo passate
dal “Facciamo
cantare Marti come un canarino” al “Mettiamo Vale
alla gogna per la sua
codardia”. Non eravamo lì per parlare di me ma di
Marti e della sua testa
bacata.
-Senti, è inutile
che cerchi di cambiare
argomento-, continuai con calma. –Il problema di te che
frequenti quell’idiota
di Christian resta.-
-Non chiamarlo idiota,
sempre meglio di quel
mollaccione di Massimiliano-, ribatté con rabbia.
–E poi non sono io quella che
sta cercando di cambiare argomento, almeno io ho ammesso tutto quindi
il
discorso su Christian si può considerare chiuso.-
Stavamo litigando? Ormai era
palese ma non
sapevo come comportarmi; Amy ed io qualche volta avevamo discusso
quindi sapevo
come prenderla ma per Marti il discorso era totalmente diverso. In
tanti anni
d’amicizia eravamo sempre andate d’amore
d’accordo, la pensavamo allo stesso modo
su tutto e anche se non eravamo concordi alla fine trovavamo un punto
d’incontro. Non avevo mai litigato con lei e davvero non
avevo idea di cosa
dire.
-Marti sai di che stai
parlando?- le chiesi
cercando di calmarmi. –Christian Corradi non è il
ragazzo giusto per te, non
voglio immischiarmi nella tua vita sentimentale ma ti voglio bene e non
posso
sopportare l’idea che quell’individuo ti faccia del
male.-
-So badare a me stessa-,
rispose lei
fissandomi negli occhi.
-Non stiamo dicendo che stai
sbagliando-,
intervenne Amy per allentare la tensione. –Ma almeno
promettici che starai attenta.-
-Voi non lo conoscete-,
sbuffò Marti.
-Perché, tu lo
conosci?- chiesi scettica.
-Meglio di quanto crediate.
Sembra un ragazzo
freddo e calcolatore, e magari viziato ma in realtà
è molto dolce e gentile.-
Non dissi nulla su quella
breve descrizione.
Forse era vero, forse Christian non ci aveva mai mostrato il suo vero
carattere
e lo aveva fatto invece con Marti.
Più ci riflettevo
e meno credevo che una cosa
del genere fosse possibile. In quasi cinque anni lo avevo osservato
bene e
sentivo di avere ragione: era pericoloso per una ragazza come Marti
avere a che
fare con un tipo come lui.
Avevo il brutto
presentimento che presto
Christian avrebbe rivelato la sua vera natura distruggendo Marti; altro
che
ragazzo dolce e gentile.
La mia amica mi
lanciò un altro sguardo di
fuoco. Sbagliava nel considerare Christian una persona di cui fidarsi
ma su una
cosa aveva ragione: ero una codarda.
-Marti-, cominciai
abbandonando le braccia
lungo il corpo. –Non approvo quello che stai facendo, voglio
che tu questo lo
sappia, ma non riesco a litigare con te, non ce la faccio proprio.-
Mi guardò un
secondo sorpresa poi il suo
sguardo cominciò a rasserenarsi.
-Se è per questo
neanche io voglio litigare
con te-, disse incrociando le braccia. –Ma questa volta stai
proprio
esagerando, Vale. Sia con la storia di Christian sia nel nascondere i
tuoi sentimenti.
Siamo amiche da otto anni e ancora non ti fidi di me.-
Il suo tono era deluso e
lasciava poco spazio
alla fantasia: era amareggiata per il mio comportamento e stanca del
mio modo
di evitare la verità.
-Non è di te o
tantomeno di Amy che non mi
fido ma di me stessa-, risposi abbassando lo sguardo. –Il mio
carattere è imprevedibile
e a volte non lo capisco neanche io, non so perché rivelare
i miei sentimenti
mi risulti così difficile. Suppongo sia perché
una volta che lo ammetterò anche
con voi si concretizzerà fino in fondo e per me
sarà ancora più complicato
affrontare il dolore che ne deriverà.-
Marti ed Amy ascoltarono le
mie parole in
silenzio, mentre nella mia mente si stava svolgendo una battaglia epica
tra lo
scegliere di confessare e il continuare imperterrita a tacere,
nonostante le
mie amiche non avrebbero accettato la seconda opzione.
Quello che
m’impediva davvero di rivelare loro
ciò che provavo era la paura di soffrire. Massi non mi amava
né mi avrebbe mai
amata, stavo cercando in tutti i modi di dimenticarlo e ammettere di
essere
totalmente cotta di lui con Marti ed Amy sarebbe stato un altro
ostacolo al mio
progetto di cancellare per sempre quei sentimenti. Confessare tutto
significava
ammettere che non potevo fare a meno di pensare a lui e di desiderare
di
toccarlo e baciarlo, nonostante mi odiasse così tanto.
Alzai lentamente lo sguardo
e vidi gli occhi
delle mie amiche colmi di sorpresa. Non capii subito il motivo di quel
comportamento poi avvertì qualcosa di umido che mi scivolava
lungo la guancia:
senza accorgermene avevo cominciato a piangere. Mai in tutta la mia
vita avevo
pianto davanti a qualcuno, tantomeno davanti alle mie amiche, non
sapevo
perché, ma avevo sempre pensato che piangere in presenza di
altre persone fosse
un segno troppo evidente di debolezza, e per carattere io volevo essere
tutto
meno che debole e fragile.
Questa volta,
però, non ero stata in grado di
bloccare quelle maledette lacrime che continuavano a scendere lungo il
mio viso
mentre gli sguardi di Amy e Marti si facevano sempre più
increduli.
Arrivata a quel punto non
avevo più nulla da
perdere: Massimiliano Draco mi aveva privata della felicità,
della sanità
mentale e della dignità che avevo cercato sempre di
mantenere. Ormai era
davvero inutile continuare a tenere i miei sentimenti chiusi a doppia
mandata
nel mio cuore dato che anche se li avessi mostrati alle mie amiche
dubitavo di
poter soffrire e di potermi umiliare più di così.
-Vale…-,
mormorò Amy a voce bassa.
-Sono innamorata di lui-,
dissi a un certo
punto stringendo i pugni.
Le mie amiche mi guardarono
senza fare una
piega.
-So che ho sbagliato nel
tenervelo nascosto, e
so che vi ho deluso perché non sono stata completamente
sincera ma vi assicuro
che l’ho fatto solo perché non volevo ammetterlo
neanche con me stessa. Ho
sempre detestato Massimiliano Draco e scoprire che quell’odio
si era
trasformato in amore non è stato semplice da comprendere e
accettare. Vi prego,
perdonatemi.-
Abbassai nuovamente lo
sguardo in segno di
sconfitta come se avessi appena perso una guerra portata avanti per
secoli.
Le lacrime continuavano a
scendere e
nonostante cercassi di bloccarle non ci fu verso di smettere. Mi
sentivo
patetica e vulnerabile, nuda nell’anima.
Singhiozzavo in modo
imbarazzante e proprio
mentre nella mia mente prendevo in considerazione la
possibilità di scappare
via, magari in un’altra nazione o meglio ancora su un altro
pianeta, sentii il
corpo caldo di Amy avvinghiarsi al mio.
Mi abbracciò con
dolcezza e mi posò una mano
sulla testa accarezzandomi i capelli.
-Calmati-,
sussurrò con voce comprensiva.
I singhiozzi cominciarono a
diminuire mentre
la consapevolezza di quello che era appena successo prendeva possesso
dei miei
pensieri.
Avevo rivelato i miei
sentimenti ed ero
cosciente del fatto che d’ora in poi sarebbe stato tutto
molto più complicato,
quando c’erano di mezzo i sentimenti ogni cosa tendeva ad
ingarbugliarsi e a
diventare meno chiara.
Piansi per diversi minuti
cercando di fare
meno rumore possibile ringraziando non so quale santo che
nessun’altra ragazza
della scuola avesse sentito il bisogno di andare in bagno proprio in
quel
momento.
Quando sembrò che
le cascate del Niagara
avessero smesso di buttare acqua mi staccai da Amy e la guardai negli
occhi.
Lei mi sorrise serena e cercai di ricambiare anche se non mi risultava
semplice
sorridere.
-Scusa-, era stata Marti a
pronunciare quella
semplice parola. –Non volevo renderti le cose ancora
più difficili.-
La fissai per un secondo
sbattendo le palpebre
poi con calma mi avvicinai a lei e l’abbracciai.
-Hai fatto bene a
costringermi a confessare.-
Lei rispose
all’abbraccio.
-Era ora che la
verità venisse a galla-,
continuai con una nota divertita nella voce.
Asciugai le lacrime rimaste
e provai a ridarmi
un contegno: avevo ancora un annuncio da fare ai nostri compagni e di
certo non
potevo presentarmi con gli occhi pieni di lacrime.
Uscimmo dal bagno e andammo
lentamente verso
la classe.
Ovviamente gli altri
furono estasiati nel
sapere di quel piccolo viaggio, poco importava se ci si doveva
svegliare
all’alba, fare sfacchinate attraverso i boschi e dormire in
delle tende.
Ascoltavo le loro voci
visibilmente scocciata:
erano davvero contenti.
Ma io cominciavo a chiedermi
da uno a cento
quanto quell’escursione sarebbe stata letale per me, tra
radici di alberi
appostate per rendermi vittima di improvvisi attentati, sentieri
invisibili
pronti a farmi perdere nei meandri del bosco, e gli sguardi assassini
di Draco
che sarebbero stati più dolorosi di qualsiasi altra cosa.
La risposta mi sovvenne
immediatamente: da uno
a cento? Di certo mille.
***L'Autrice***
Ebbene sì, sono tornata con un altro capitolo. xD Lo so che
in
questo capitolo Massi non si è visto per niente ma vi
garantisco
che mi rifarò con il prossimo, eccome se mi
rifarò con il
prossimo... xD L'unico consiglio che vi do e di non perderlo se volete
conoscere un altro lato del nostro Massi, e vi posso assicurare che
anche il suo carattere è bello complicato... xD
Comunque parlando un attimo di questo capitolo appena
pubblicato,
come avrete visto finalmente Vale si è trovata costretta ad
ammettere anche con le sue amiche quello che prova per Massi, e loro
non si sono di certo risparmiate in questo interrogatorio... xD La gita
a Cascia sarà molto istruttiva per tutti quanti, e non mi
riferisco di certo ad un'istruzione culturale. Diciamo che accadranno
un paio di cosette interessante... ^^ Non dico altro.
Ovviamente
ricordo che potete trovare altre informazioni su questa
storia visitando il forum,
il gruppo su
facebook, la pagina
su
Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta)
aggiungetemi se volete...^^
Ringraziamenti:
Vi dispiace se solo per questa volta pubblico le risposte
alle recensioni più tardi o al massimo domani...? Sono
veramente distrutta e non ce la faccio a stare con gli occhi incollati
al pc.
Perdonatemi... ^^
Sappiate però che come sempre ho adorato tutte le
vostre parole e che mi ringrazio dal più profondo del
cuore... Un bacio!
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