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Autore: Scarcy90    07/11/2010    24 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Il Figlio Della Prof- Capitolo 10 (new)
Quando Si Fa Quel Che Si Può,
Si Fa Quel Che Si Deve
Marcel Proust
 
 
 

 Capitolo 10: (S)Piacevoli Notizie

 
 Il lunedì mattina mi alzai più presto del solito. In genere ero abituata a dormire fino all’ultimo secondo utile ma da quando ero tornata a casa dalla festa di Giacomo si era creato una specie di disfacimento interiore nella mia mente che non mi aveva permesso di chiudere occhio per due intere notti di fila.
 Sentivo di essere arrivata al punto di rottura: prima o poi mi sarei davvero stancata di tutto e avrei mandato ogni cosa a quel paese, a partire da Massi e dalla sua incazzite.
 Avevo tanti di quei pensieri per la testa che a stento mi rendevo conto del fatto che quel giorno avrei dovuto affrontare un compito d’italiano. Se avessi preso un’insufficienza per colpa di tutta quella situazione sarei uscita fuori di testa sul serio.
 Passai a prendere Amy che era finalmente guarita e arrivammo a scuola diversi minuti prima che suonasse la campanella.
 Come di consueto ci sedemmo su una panchina in cortile.
 Amy mi fece il terzo grado riguardo alla festa e non potevo neanche rifiutarmi di parlare visto che l’e-mail da me promessa non era stata scritta e spedita.
 Le raccontai velocemente il nostro arrivo al Living e la presentazione con Giacomo; le parlai, tralasciando i dettagli, di Delia e del sorteggio che aveva stabilito le coppie per il lento. A quel punto, inevitabilmente, Amy mi bloccò.
 -Hai ballato un lento con Massimiliano Draco?- chiese incredula.
 Sbuffai contrariata.
 -Sì, ma non è questa la cosa importante…-
  Con una certa maestria consolidata negli anni, cercai di deviare tutta la sua attenzione su qualcosa che non riguardasse me, e cosa c’era di meglio se non dirle che Marti aveva ballato con Christian?
 La reazione di Amy non fu diversa da quella che avevo immaginato.
 -Christian Corradi? Quel Christian Corradi? L’altezzoso, egocentrico, narcisista Christian Corradi? Il manichino firmato e deficiente che è in classe con noi? Quello che ha la carta di credito al posto del cuore?-
 -Ti sta simpatico, eh…- risi alzando un sopracciglio.
 -Vale non scherzare-, mi rimproverò lei. –Christian Corradi potrebbe tranquillamente entrare a far parte di una delle dieci piaghe d’Egitto. Sai perfettamente anche tu che concezione ha delle ragazze e quante nostre conoscenti sono state ferite da lui: Marti non può assolutamente dare confidenza a Christian, ne uscirebbe distrutta. Si può sapere perché non hai fatto niente per impedirle di parlare con lui?-
 Eh, bella domanda… Forse perché ero impegnata a fare da investigatrice sul conto di tuo fratello, razza di babbea?
 -Non mi sembrava un fatto tanto grave-, risposi, celando il vero motivo della mia negligenza come amica.
 -Non ti sembrava un fatto grave?!- chiese incredula. –Scommetto che eri troppo occupata a piangerti addosso per aver litigato con Massi da poter pensare anche a Marti.-
 Accidenti! Non era andata così lontana dalla verità, anche se mancava suo fratello in tutta la spiegazione.
 -Prima di tutto mi conosci e sai perfettamente che io non mi piango addosso, e cosa diavolo me ne importa poi di aver litigato con Draco? Discutiamo in continuazione e questo fatto non mi hai mai toccata più di tanto.-
 -Continui a negare l’evidenza?- chiese lei indispettita.
 -Ma quale evidenza?- cercai di buttarla sull’impossibilità dell’evento in questione ma ero consapevole di non poter tenere i miei sentimenti nascosti ancora a lungo, non a qualcuno come Amy.
 -Lasciamo perdere-, rispose con aria stanca.
 -Buongiorno ragazze-, disse una voce sopra di noi.
 -Ciao Marco-, mormorai, mentre Amy al mio fianco fece un cenno con la mano.
 -Quanta allegria-, continuò lui. –State bene?-
 -Benissimo-, risposi alzando lo sguardo. –E’ solo un po’ di depressione pre-compito.-
 -Capisco-, disse sospettoso.
 Rimanemmo in silenzio qualche secondo quando all’improvviso sentii Amy esclamare: -Oh mio Dio!-
 -Che succede?- chiesi preoccupata.
 -Guarda là-, indicò il portone della scuola.
 Mi voltai immediatamente a guardare e l’unica cosa che riuscii a mormorare fu: -Oh mio Dio!-
 Martina stava scendendo da un’auto… No, non da un’auto qualsiasi ma dall’auto di Christian.
 Sbattei le palpebre diverse volte per assicurarmi di non essere un’innocente vittima di qualche allucinazione dovuta alla mancanza di sonno.
 Riaprii gli occhi e Marti era ancora vicino all’auto di Christian con il ragazzo che le parlava sorridendo e lei che ricambiava felice.
 Ma cosa diavolo stava succedendo?
 -Vale dobbiamo fare qualcosa-, la voce preoccupata di Amy mi riportò alla realtà.
 -E cosa vorresti fare?- chiesi curiosa e scettica allo stesso tempo. –E’ da una vita che discutiamo con Marti sul fatto che la volevamo più aperta verso i ragazzi, adesso non possiamo andare da lei a dirle che non deve dare confidenza a Christian.-
 -Be’ devi ammettere che ha scelto il ragazzo sbagliato con cui cominciare ad aprirsi.-
 Sospirai inquieta.
 Conoscevo Christian e sapevo perfettamente che avrebbe fatto soffrire Marti ma ora come ora non potevo fare nulla. Marti poteva anche essere timida e ritrosa ma era di una cocciutaggine unica, se aveva deciso di frequentare Christian non sarebbero bastate le mie parole o quelle di Amy a dissuaderla.
 Amy doveva pensarla come me perché sbuffò contrariata e incrociò le braccia innervosita.
 -Voi due oggi siete davvero strane-, osservò Marco confuso.
 -Sta zitto!- esclamò Amy fulminandolo con lo sguardo. –Tu non puoi capire.-
 Marco la fissò irritato e fino al suono della campanella nessuno aprì più bocca.
 Il compito d’italiano era più facile di quanto mi aspettassi, si trattava semplicemente di scrivere un saggio breve sull’Umorismo in Pirandello, uno dei miei autori preferiti, quindi non impiegai molto tempo a finirlo.
 Il professor Salerno, il nostro prof d’italiano da ormai quattro anni, era una specie di padre affettuoso per noi. Ci voleva bene e cercava sempre di aiutarci ogni volta che poteva.
 Per quel compito ci aveva concesso quattro ore ma io lo consegnai all’inizio della terza.
 Così rimasi seduta al mio posto guardando fuori dalla finestra con la testa tra le nuvole.
 Non riuscivo a togliermi dalla mente il discorso che mi aveva fatto Massimiliano la sera della festa. Come potevo fargli venire voglia di litigare? Le nostre conversazioni non erano mai abbastanza lunghe perché io dicessi qualcosa di veramente offensivo, allora perché mi odiava così tanto?
 Probabilmente era solo una questione di pelle, gli stavo antipatica solo a guardarmi… Ecco qual era la verità.
 Con la coda dell’occhio osservai Marti ancora totalmente impegnata nello scrivere il suo saggio. I compiti d’italiano erano il suo tallone d’Achille insieme a quelli di matematica. Non che non fosse brava a scrivere ma non le piaceva, diceva di non esserci portata.
 Molte volte durante i compiti chiedeva a me qualche suggerimento su come scrivere un periodo o su quale parola fosse meglio utilizzare, ma quel giorno non lo fece. Da quando eravamo entrate in classe non mi aveva rivolto la parola se non per mormorare un “Buongiorno” per poi concentrarsi completamente sul suo compito.
 Non era difficile immaginare il perché di quel comportamento: non voleva che le ponessi delle domande riguardo Christian ma tanto prima o poi avrebbe dovuto affrontarmi, e se non fossi stata io a farla parlare ci avrebbe pensato senza alcuna ombra di dubbio Amy, e lei era molto più persuasiva di me.
 La osservavo di sottecchi e d’un tratto mi accorsi che il suo sguardo si era soffermato per qualche secondo sulla schiena di Christian come se sperasse che lui si girasse a parlarle. I suoi occhi brillavano ed era anche arrossita: non l’avevo mai vista in quelle condizioni.
 Sarei stata davvero felice per lei se solo il ragazzo di cui si stava innamorando non fosse stato Christian Corradi, in fatto di distruzione lui si trovava tra uno tsunami alto trenta metri e un uragano di proporzioni devastanti.
 Amy, come al solito, aveva pienamente ragione: dovevamo assolutamente fare qualcosa, non sapevo ancora cosa ma c’era bisogno di un nostro intervento, e subito anche.
 Qualcuno bussò alla porta e tutti alzarono lo sguardo dal loro foglio per vedere chi fosse.
 -Avanti-, disse il professore.
 La porta si aprì ed entro una ragazza alta e molto carina, l’avevo vista qualche volta e se non andavo errata era in classe con Marco.
 -Buongiorno professore-, cominciò con tono educato. –La preside vorrebbe i due rappresentanti di classe in presidenza, ha detto che è una questione urgente.-
 -Non possono muoversi, stanno svolgendo un compito in classe-, rispose il professore con calma.
 -Neanche per pochi minuti? La preside ha detto che devono proprio scendere-, ci riprovò la ragazza cercando di trovare un modo per convincerlo.
 A quel punto il professore ci pensò un attimo su e poi puntò gli occhi su di me.
 -Vai tu, Ferrari.-
 -Ma…-, non avevo alcuna voglia di andare, chissà quanto tempo avrei dovuto aspettare fuori dalla presidenza per poi sentire i soliti discorsi su assemblee di classe chieste senza un vero motivo e su manifestazioni prive di senso.
 -Hai già consegnato il compito, Ferrari-, mi interruppe Salerno. –Quindi ci devi andare.-
 Alzai gli occhi al cielo scocciata, sapevo che Salerno non era un professore che se la sarebbe presa per un gesto del genere.
 Mi alzai controvoglia e seguii la ragazza fuori dall’aula.
 -Sai cosa sta succedendo?- le chiesi dopo che ebbi chiuso la porta dietro di noi.
 -No-, rispose lei tranquilla. –Ha fatto chiamare i rappresentanti della tua classe e della mia ma non credo che sia nulla di grave, oggi sembra di buon umore.-
 -Meglio così-, mormorai sollevata. –Dopo un compito la mia povera testa non avrebbe sopportato una delle sfuriate della preside.-
 La ragazza mi guardò sorridendo, con molta probabilità capiva quello che volevo dire. Tutti gli studenti del Virgilio sapevano che la nostra preside era molto affezionata ad ognuno di noi e che agiva sempre per il nostro bene ma a volte era davvero insopportabile, soprattutto quando si arrabbiava per stupidaggini. Le sue urla si sentivano da un chilometro di distanza e persino i professori giravano a largo dalla presidenza quando la sentivano sbraitare.
 Appena entrata in presidenza notai qualcosa di familiare, o per meglio dire una persona conosciuta: avevo completamente dimenticato che Marco era il rappresentante della sua classe, quindi, ovviamente, era stato convocato anche lui.
 Mi fermai al suo fianco, proprio di fronte alla preside.
 Gabriella Lombardi era una donna di mezza età, bassa, rotonda e con lunghi capelli neri alla Mortisia Addams che ad un primo sguardo le conferivano l’aria della regina dei morti viventi dopo un cenone di Natale dove probabilmente aveva divorato lo stesso Babbo Natale con renne e slitta al seguito. Nonostante questo, conoscendola e imparando a comprenderla, si scopriva che poteva essere una donna amabile e con un grande senso dell’umorismo- tolti i giorni in cui le girava storto naturalmente.
 -Che ci fai qui?- bisbiglio Marco sorpreso.
 -I rappresentanti stanno ancora svolgendo il compito, io ero l’unica ad aver consegnato quindi Salerno mi ha mandata al posto loro-, risposi con un filo di voce appena udibile, la preside era famosa per il suo orecchio fine e preferivo che non sentisse quello che stavo bisbigliando.
 Stava leggendo alcuni documenti senza degnarci neanche di uno sguardo. Me lo sentivo che avrei dovuto aspettare un’eternità.
 -Da quanto sei qui?-
 Marco controllò che la preside fosse ancora concentrata su quello che stava leggendo e poi rispose: -Ormai saranno più di dieci minuti.-
 Si prospettava una lunga attesa, in genere la preside non aveva un gran senso del tempo.
 -Signora Giovanna-, chiamò la preside dopo aver firmato i fogli che aveva appena finito di leggere.
 La signora Giovanna entrò all’istante in presidenza. Era snella e bassina, forse all’apparenza gracile ma era una santa donna: ufficialmente nella scuola aveva il ruolo di bidella ma in realtà era la collaboratrice della preside che si affidava a lei per qualunque faccenda burocratica.
 -Dia queste circolari al segretario, una è solo per i docenti e le altre due sono da far girare in tutte le classi.-
 -Sì, preside-, rispose la signora Giovanna prendendo i fogli e uscendo alla stessa velocità con cui era entrata pochi istanti prima.
 La preside si tolse gli occhiali e con un sorriso divertito si rivolse finalmente verso di noi; fortunatamente l’attesa non era stata troppo lunga.
 -Allora, veniamo a noi-, indossò di nuovo gli occhiali e aprì una cartellina che stava alla sua destra tirandone fuori un bel mucchio di fogli. –Voi dovreste essere i rappresentanti della III F, Iovine Marco e De Giorgi Sabrina.-
 -Sì-, risposero Marco e la ragazza che era venuta a chiamarmi in classe.
 -E tu sei la rappresentante della III C, Corallo Ilaria?-
 -Ehm, veramente no, preside-, dissi con calma.
 Mi fissò con sguardo confuso.
 -I rappresentanti della mia classe sono impegnati con il compito d’italiano, così il professor Salerno ha mandato me dato che avevo terminato-, parlai più velocemente di quanto avessi voluto, ogni volta che mi trovavo davanti a quella donna mi sentivo stranamente in soggezione, forse era l’unica persona al mondo che riuscisse a farmi quell’effetto.
 -Ah, va bene-, continuò tranquilla tornando a leggere i fogli che aveva tra le mani.
 Scese di nuovo un silenzio pesante, cominciavo ad essere stanca di quelle interruzioni senza senso, perché non ci diceva quello che voleva e basta?
 Alzò di nuovo lo sguardo e si tolse ancora una volta gli occhiali.
 Cominciavo ad irritarmi sul serio.
 -La Protezione Civile ci ha inviato il programma di un progetto del Ministero della Pubblica Istruzione in unione con il Ministero della Salute. Parteciperanno le scuole di Roma, Milano, Padova, Napoli, Palermo ed altre città, inclusa Lecce. Ogni scuola avrà un programma diverso ma tutti sono accomunati dall’esercizio fisico all’aria aperta. Per la nostra scuola è stata scelta come attività sportiva il trekking e come meta la Valnerina, in Umbria.-
 Ascoltavo il discorso della preside con quei pochi neuroni che non avevano deciso di suicidarsi non appena avevano appreso quella notizia.
 Trekking nella Valnerina?
 Per me equivaleva ad una condanna a morte. Non che non fossi portata per gli sport ma riuscivo a praticare solo quelli che prevedevano di non doversi allontanare dalla zona di gioco come la pallavolo e la pallacanestro. Il trekking era tutto un altro mondo e per una ragazza come me che non aveva il minimo senso dell’orientamento- riuscivo a ricordare solo le strade che frequentavo spesso, mi bastava cambiare una volta per rischiare di arrivare in Birmania senza neanche accorgermene- e che era in grado di inciampare anche in un sassolino era addirittura una tortura.
 -I posti per l’escursione sono di al massimo sessanta per questo ho deciso di mandare solo le vostre classi perché so che siete dei ragazzi seri e che non creerete problemi troppo gravi. I vostri accompagnatori saranno i due docenti di educazione fisica e tutte le spese saranno sostenute del Governo quindi le vostre famiglie non dovranno versare alcuna quota. Proprio per questo, a meno che non ci siano gravi problemi di salute, l’adesione al progetto è obbligatoria e vi comunico che farà credito per il voto finale.-
 Un grave problema di salute… Dovevo assolutamente inventarmi un grave problema di salute, era il solo modo che avevo per non rischiare di perdere la vita in quell’assurda trovata ministeriale.
 Chissà se la carie che avevo tolto la settimana prima poteva fare testo. Non era probabile. Forse potevo provare dicendo che ero allergica agli alberi, o al muschio, di certo i boschi umbri pullulavano di muschio. Per il certificato medico avrei trovato il modo di procurarmene uno.
 Intanto la preside stava continuando il suo resoconto.
 Ci porse i fogli con il programma dell’escursione e ci invitò- ordinò anzi- di andare a comunicare ogni cosa ai nostri compagni.
 Marco e Sabrina andarono spediti verso la loro classe mentre io rimasi un attimo impalata a dare un’occhiata al programma.
 Mi venne quasi da piangere leggendolo.
 
 Partenza per Cascia (Perugia) alle ore 5,30 di mercoledì.
 
 Cominciavamo male non mi ero mai svegliata alle cinque del mattino, non sapevo neanche come erano fatte le cinque del mattino! Per non parlare del fatto che in quei giorni non avevo dormito granché riuscendo a prendere sonno sempre dopo le tre. Fino a mercoledì sarei esplosa per autodistruzione.
 
 Viaggio in pullman e arrivo previsto per le 12,30.
 Sistemazione presso l’Hotel Delle Rose (Cascia) e pranzo.
 
 Allora avremmo dormito in un hotel ed era anche a tre stelle, forse non sarebbe stato tanto male.
 
 Pomeriggio libero, con la possibilità di visitare autonomamente Cascia.
 
 A quanto ne sapevo Cascia non era un paese molto grande ma di certo doveva avere il suo fascino e immaginavo che sarebbe stato piacevole de visitare.
 Stavo cominciando a pensare che quella piccola gita si stesse rivelando meno terribile del previsto quando lessi il resto del programma.
 
 Giovedì- Sveglia alle ore 6,00.
 Colazione alle ore 7,00 e partenza per i boschi intorno a Cascia.
 Mattinata dedicata al trekking. Dopo il pranzo a sacco, è prevista la messa su del campeggio con le tende date in dotazione dalla Protezione Civile.
 
 Avevo letto le tre parole più terrorizzanti che temevo di veder usate in una stessa frase: trekking, campeggio, tende.
 Non ero assolutamente portata per nessuna di queste cose: io odiavo loro e loro odiavano me, perciò era un sentimento reciproco e senza possibilità di cambiamento.
 Il trekking era il modo più veloce che avevo per uccidermi o perdermi, il campeggio lo detestavo dal più profondo del cuore con i suoi falò affumicanti e la totale assenza di una toilette, e le tende… come diavolo si poteva dormire in una tenda in mezzo al nulla! Sentivo già la mancanza del mio letto.
 Per la prima volta in tutta la mia vita avevo la forte tentazione di trasferirmi in un’altra classe, magari una classe di delinquenti così la preside non si sarebbe sentita tanto sicura nel mandarci in giro per l’Italia a fare escursioni e campeggi del cavolo!
 Continuavo a camminare con lo sguardo fisso sul programma.
 
 Venerdì- Sveglia alle ore 7,00.
 Colazione a sacco e partenza per l’Hotel Delle Rose.
 Pranzo in Hotel e partenza per Lecce. Arrivo previsto per le ore 21,00 presso il Liceo Virgilio.
 
 L’unica cosa positiva di tutta quella storia, almeno per me, erano i quattro giorni senza scuola. Saremmo tornati venerdì sera quindi il giorno dopo nessuno avrebbe messo piede a scuola, tantomeno io che non ero neanche sicura di riuscire a tornare a casa tutta intera.
 Pensai il più intensamente possibile al fatto che avrei avuto un pomeriggio tranquillo per visitare Cascia, e che mi sarei divertita con Amy e Marti, rimuovendo qualsiasi riferimento a trekking, campeggi o tende.
 Mi sarei divertita.
 Dovevo pensare positivo ma proprio mentre i miei pensieri cominciavano a rasserenarsi vidi una chioma bionda entrare nel bagno dei ragazzi.
 Massimiliano!
 Lui era nella stessa classe di Marco e questo significava che… avremmo passato tre interi giorni sempre insieme.
 Sentii una fitta dolorosa allo stomaco mentre il mio cervello sembrò scollegarsi completamente.
 Tre giorni, settantadue ore di pura agonia, sia per me ma soprattutto per lui visto che il solo incontrare il mio sguardo gli provocava una scarica di rabbia.
 Il ricordo delle sue parole riguardo al fatto che scatenavo la sua voglia di litigare prosciugò immediatamente ogni preoccupazione che avessi potuto provare nei suoi confronti in quei pochi secondi. Peggio per lui, non era affar mio se la mia presenza lo infastidiva tanto, non potevo mica farmi tanti problemi.
 Lanciai un’occhiata di traverso alla porta del bagno sperando che trapassasse il legno e raggiungesse il diretto interessato, dopodiché mi incamminai verso le scale per tornare in classe a dare la buona notizia agli altri.
 Immaginavo già la reazione esagerata dei miei compagni appena avessero saputo che avremmo perso tutti quei giorni di scuola.
 Ero quasi arrivata di fronte alla porta della classe quando con la coda dell’occhio vidi un movimento alla mia sinistra. Mi voltai e notai Amy entrare nel bagno delle ragazze e chiudersi la porta alle spalle.
 Avevo la sensazione di sapere cosa stesse succedendo e non avevo intenzione di starmene con le mani in mano.
 Mi diressi velocemente verso il bagno e aprii la porta infilandomi dentro con scatto felino per poi chiuderla alle mie spalle.
 -Lo sapevo-, esclamai fissando lo spettacolo che avevo davanti.
 Marti era in piedi vicino a uno dei lavandini ed Amy le stava di fronte con le braccia incrociate e un cipiglio irritato: era nel bel mezzo di uno dei suoi interrogatori stile CSI.
 -Volevo solo farle qualche domanda-, disse Amy con aria innocente.
 -Amy sei sempre la solita-, ribattei seria. –Marti è adulta e vaccinata, non ha bisogno della baby-sitter né tantomeno di qualcuno che le dica cosa fare. Anche se… Marti, sul serio, ti stai comportando proprio da stupida.-
 Accidenti! Il mio discorso era cominciato così bene ma alla fine non ero riuscita a resistere dal dire veramente quello che pensavo e la diplomazia era svanita nel nulla.
 Amy sbuffò per non ridere mentre Marti mi fissò indispettita.
 -Mi starò anche comportando da stupida ma almeno io il coraggio di ammettere che qualcuno mi piace ce l’ho-, sibilò avvicinandosi a me.
 -Che cosa vorresti insinuare?- le chiesi alzando un sopracciglio.
 -A me Christian piace e nonostante abbia una reputazione da ragazzo spietato con le donne voglio frequentarlo, tu invece sei innamorata di Massimiliano e non hai neanche il fegato di dirlo alle tue migliori amiche per paura di affrontare una situazione che ti terrorizza.-
 Amy se ne stava in silenzio fissandomi, probabilmente in attesa di una confessione in piena regola ma non avevo alcuna intenzione di dar loro corda.
 -Di chi sarei innamorata?- la mia voce era acuta e non suonava credibile neanche a me.
 Marti mi fissò incredula mentre Amy scuoteva la testa delusa.
 -Ma fammi il piacere-, esclamò Marti quando si fu ripresa. –Continui a negarlo… Sei patetica.-
 Da quando eravamo passate dal “Facciamo cantare Marti come un canarino” al “Mettiamo Vale alla gogna per la sua codardia”. Non eravamo lì per parlare di me ma di Marti e della sua testa bacata.
 -Senti, è inutile che cerchi di cambiare argomento-, continuai con calma. –Il problema di te che frequenti quell’idiota di Christian resta.-
 -Non chiamarlo idiota, sempre meglio di quel mollaccione di Massimiliano-, ribatté con rabbia. –E poi non sono io quella che sta cercando di cambiare argomento, almeno io ho ammesso tutto quindi il discorso su Christian si può considerare chiuso.-
 Stavamo litigando? Ormai era palese ma non sapevo come comportarmi; Amy ed io qualche volta avevamo discusso quindi sapevo come prenderla ma per Marti il discorso era totalmente diverso. In tanti anni d’amicizia eravamo sempre andate d’amore d’accordo, la pensavamo allo stesso modo su tutto e anche se non eravamo concordi alla fine trovavamo un punto d’incontro. Non avevo mai litigato con lei e davvero non avevo idea di cosa dire.
 -Marti sai di che stai parlando?- le chiesi cercando di calmarmi. –Christian Corradi non è il ragazzo giusto per te, non voglio immischiarmi nella tua vita sentimentale ma ti voglio bene e non posso sopportare l’idea che quell’individuo ti faccia del male.-
 -So badare a me stessa-, rispose lei fissandomi negli occhi.
 -Non stiamo dicendo che stai sbagliando-, intervenne Amy per allentare la tensione. –Ma almeno promettici che starai attenta.-
 -Voi non lo conoscete-, sbuffò Marti.
 -Perché, tu lo conosci?- chiesi scettica.
 -Meglio di quanto crediate. Sembra un ragazzo freddo e calcolatore, e magari viziato ma in realtà è molto dolce e gentile.-
 Non dissi nulla su quella breve descrizione. Forse era vero, forse Christian non ci aveva mai mostrato il suo vero carattere e lo aveva fatto invece con Marti.
 Più ci riflettevo e meno credevo che una cosa del genere fosse possibile. In quasi cinque anni lo avevo osservato bene e sentivo di avere ragione: era pericoloso per una ragazza come Marti avere a che fare con un tipo come lui.
 Avevo il brutto presentimento che presto Christian avrebbe rivelato la sua vera natura distruggendo Marti; altro che ragazzo dolce e gentile.
 La mia amica mi lanciò un altro sguardo di fuoco. Sbagliava nel considerare Christian una persona di cui fidarsi ma su una cosa aveva ragione: ero una codarda.
 -Marti-, cominciai abbandonando le braccia lungo il corpo. –Non approvo quello che stai facendo, voglio che tu questo lo sappia, ma non riesco a litigare con te, non ce la faccio proprio.-
 Mi guardò un secondo sorpresa poi il suo sguardo cominciò a rasserenarsi.
 -Se è per questo neanche io voglio litigare con te-, disse incrociando le braccia. –Ma questa volta stai proprio esagerando, Vale. Sia con la storia di Christian sia nel nascondere i tuoi sentimenti. Siamo amiche da otto anni e ancora non ti fidi di me.-
 Il suo tono era deluso e lasciava poco spazio alla fantasia: era amareggiata per il mio comportamento e stanca del mio modo di evitare la verità.
 -Non è di te o tantomeno di Amy che non mi fido ma di me stessa-, risposi abbassando lo sguardo. –Il mio carattere è imprevedibile e a volte non lo capisco neanche io, non so perché rivelare i miei sentimenti mi risulti così difficile. Suppongo sia perché una volta che lo ammetterò anche con voi si concretizzerà fino in fondo e per me sarà ancora più complicato affrontare il dolore che ne deriverà.-
 Marti ed Amy ascoltarono le mie parole in silenzio, mentre nella mia mente si stava svolgendo una battaglia epica tra lo scegliere di confessare e il continuare imperterrita a tacere, nonostante le mie amiche non avrebbero accettato la seconda opzione.
 Quello che m’impediva davvero di rivelare loro ciò che provavo era la paura di soffrire. Massi non mi amava né mi avrebbe mai amata, stavo cercando in tutti i modi di dimenticarlo e ammettere di essere totalmente cotta di lui con Marti ed Amy sarebbe stato un altro ostacolo al mio progetto di cancellare per sempre quei sentimenti. Confessare tutto significava ammettere che non potevo fare a meno di pensare a lui e di desiderare di toccarlo e baciarlo, nonostante mi odiasse così tanto.
 Alzai lentamente lo sguardo e vidi gli occhi delle mie amiche colmi di sorpresa. Non capii subito il motivo di quel comportamento poi avvertì qualcosa di umido che mi scivolava lungo la guancia: senza accorgermene avevo cominciato a piangere. Mai in tutta la mia vita avevo pianto davanti a qualcuno, tantomeno davanti alle mie amiche, non sapevo perché, ma avevo sempre pensato che piangere in presenza di altre persone fosse un segno troppo evidente di debolezza, e per carattere io volevo essere tutto meno che debole e fragile.
 Questa volta, però, non ero stata in grado di bloccare quelle maledette lacrime che continuavano a scendere lungo il mio viso mentre gli sguardi di Amy e Marti si facevano sempre più increduli.
 Arrivata a quel punto non avevo più nulla da perdere: Massimiliano Draco mi aveva privata della felicità, della sanità mentale e della dignità che avevo cercato sempre di mantenere. Ormai era davvero inutile continuare a tenere i miei sentimenti chiusi a doppia mandata nel mio cuore dato che anche se li avessi mostrati alle mie amiche dubitavo di poter soffrire e di potermi umiliare più di così.
 -Vale…-, mormorò Amy a voce bassa.
 -Sono innamorata di lui-, dissi a un certo punto stringendo i pugni.
 Le mie amiche mi guardarono senza fare una piega.
 -So che ho sbagliato nel tenervelo nascosto, e so che vi ho deluso perché non sono stata completamente sincera ma vi assicuro che l’ho fatto solo perché non volevo ammetterlo neanche con me stessa. Ho sempre detestato Massimiliano Draco e scoprire che quell’odio si era trasformato in amore non è stato semplice da comprendere e accettare. Vi prego, perdonatemi.-
 Abbassai nuovamente lo sguardo in segno di sconfitta come se avessi appena perso una guerra portata avanti per secoli.
 Le lacrime continuavano a scendere e nonostante cercassi di bloccarle non ci fu verso di smettere. Mi sentivo patetica e vulnerabile, nuda nell’anima.
 Singhiozzavo in modo imbarazzante e proprio mentre nella mia mente prendevo in considerazione la possibilità di scappare via, magari in un’altra nazione o meglio ancora su un altro pianeta, sentii il corpo caldo di Amy avvinghiarsi al mio.
 Mi abbracciò con dolcezza e mi posò una mano sulla testa accarezzandomi i capelli.
 -Calmati-, sussurrò con voce comprensiva.
 I singhiozzi cominciarono a diminuire mentre la consapevolezza di quello che era appena successo prendeva possesso dei miei pensieri.
 Avevo rivelato i miei sentimenti ed ero cosciente del fatto che d’ora in poi sarebbe stato tutto molto più complicato, quando c’erano di mezzo i sentimenti ogni cosa tendeva ad ingarbugliarsi e a diventare meno chiara.
 Piansi per diversi minuti cercando di fare meno rumore possibile ringraziando non so quale santo che nessun’altra ragazza della scuola avesse sentito il bisogno di andare in bagno proprio in quel momento.
 Quando sembrò che le cascate del Niagara avessero smesso di buttare acqua mi staccai da Amy e la guardai negli occhi. Lei mi sorrise serena e cercai di ricambiare anche se non mi risultava semplice sorridere.
 -Scusa-, era stata Marti a pronunciare quella semplice parola. –Non volevo renderti le cose ancora più difficili.-
 La fissai per un secondo sbattendo le palpebre poi con calma mi avvicinai a lei e l’abbracciai.
 -Hai fatto bene a costringermi a confessare.-
 Lei rispose all’abbraccio.
 -Era ora che la verità venisse a galla-, continuai con una nota divertita nella voce.
 Asciugai le lacrime rimaste e provai a ridarmi un contegno: avevo ancora un annuncio da fare ai nostri compagni e di certo non potevo presentarmi con gli occhi pieni di lacrime.
 Uscimmo dal bagno e andammo lentamente verso la classe.
  Ovviamente gli altri furono estasiati nel sapere di quel piccolo viaggio, poco importava se ci si doveva svegliare all’alba, fare sfacchinate attraverso i boschi e dormire in delle tende.
 Ascoltavo le loro voci visibilmente scocciata: erano davvero contenti.
 Ma io cominciavo a chiedermi da uno a cento quanto quell’escursione sarebbe stata letale per me, tra radici di alberi appostate per rendermi vittima di improvvisi attentati, sentieri invisibili pronti a farmi perdere nei meandri del bosco, e gli sguardi assassini di Draco che sarebbero stati più dolorosi di qualsiasi altra cosa.
 La risposta mi sovvenne immediatamente: da uno a cento? Di certo mille.







***L'Autrice***
Ebbene sì, sono tornata con un altro capitolo. xD Lo so che in questo capitolo Massi non si è visto per niente ma vi garantisco che mi rifarò con il prossimo, eccome se mi rifarò con il prossimo... xD L'unico consiglio che vi do e di non perderlo se volete conoscere un altro lato del nostro Massi, e vi posso assicurare che anche il suo carattere è bello complicato... xD
 Comunque parlando un attimo di questo capitolo appena pubblicato, come avrete visto finalmente Vale si è trovata costretta ad ammettere anche con le sue amiche quello che prova per Massi, e loro non si sono di certo risparmiate in questo interrogatorio... xD La gita a Cascia sarà molto istruttiva per tutti quanti, e non mi riferisco di certo ad un'istruzione culturale. Diciamo che accadranno un paio di cosette interessante... ^^ Non dico altro.
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^


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 Ringraziamenti:
 Vi dispiace se solo per questa volta pubblico le risposte alle recensioni più tardi o al massimo domani...? Sono veramente distrutta e non ce la faccio a stare con gli occhi incollati al pc.
 Perdonatemi... ^^
 Sappiate però che come sempre ho adorato tutte le vostre parole e che mi ringrazio dal più profondo del cuore... Un bacio!





 
 
   
 
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