Taci, guerriero. Ascolta la pioggia
che scende lenta.
Fra essa, sentirai il battere di una moltitudine di cuori
Lo stesso ritmo che scandisce la battaglia.
Per un legame, che supera la paura dell’inganno
E rimanda ai tempi di vittoria, scandendo tamburi nell’ardito.
Ricorda, guerriero. Ascolta le mie parole.
Ci sono cavalieri, che possono molto più di una spada
Lo stesso sentimento che unisce l’alleanza.
Per la lealtà, che accompagna le risa di chi ama
E accoglie, fra i roseti di un nuovo Apocalisse,
chi, col cuore puro, insegue l’amicizia.
***
Macchie
rosse, su
quel manto giallo, risaltano, mosse da un vento leggero; papaveri e
grano.
Poggio
le dita, sento
scorrere ogni filo che mi solletica il palmo. Accelero il passo, corro.
Corro
in questa distesa infinita senza sentiero, libero.
Libero
di gridare, di
urlare la mia gioia al mondo intero. E sono sopra le nuvole, fra
spiragli di
cielo; sono solitario, fugace pensiero.
Pensiero
che danza,
illuminato da lampi di luce dorata, nel giorno che avanza.
Pensiero.
Un momento,
è immobile. Come in picchiata, ritorno alla
realtà.
Il
clangore delle
armi affilate. I tamburi. Il loro lento e lugubre rullio che mi perfora
i
timpani.
Do’
il segnale. Come
un'unica, enorme creatura, ci avviamo allo stesso ritmo. Un piede
davanti
all’altro, diretti in faccia alla morte. Sento i cavalieri
del cielo
accompagnarci nell’ultimo viaggio, scandire con il battito
delle loro ali di
ferro questa marcia, questo sensazionale e terribile requiem.
Lo
scontro, l’impatto
iniziale si svolge in un silenzio terreo, io che mi getto contro i
nemici. Poi
il caos.
È
finita, mi dico, è
finita. Ora è solo distruzione. Sembrano passati pochi
attimi, eppure è già
scesa la sera. Vedo un mare di corpi. Un mare in bonaccia, dove io sono
l’unica
nave che ancora solca queste acque in lutto.
Vedo
le armi a terra,
conficcate nel terreno fertile intriso di sangue. Sembrano lapidi di un
cimitero.
Ma
so che qualche
anima ancora è viva. Cerco, frugo fra gli ammassi di corpi,
sento il respiro.
Piango.
E
poi realizzo che
sono l’unico.
Ma
ho vinto. No,
abbiamo vinto. Abbiamo vinto! Rido. Piango. Mi dispero e rido. Abbiamo
vinto!
Stavolta
sono
veramente libero di tornare al mio campo di grano. Stavolta,
camminerò creando
nuove strade, nuovi destini per me solo.
Dietro, a seguirmi, i miei vecchi
compagni. Porterò avanti
il loro ricordo con gioia. Porterò avanti ogni loro resto,
sarò lo stendardo
spiegato di questa nuova era.
E
ancora sfioro con
le dita ogni filo, mi solletica il palmo. È come prima, come
il sogno. Ma ora è
vero.
Ora
siamo finalmente
liberi, compagni! Corriamo, le armi in mano, tutti insieme, io per
primo.
Vivrò
per ognuno di
voi. È una promessa. Ogni mio respiro sarà il
battito di una moltitudine di
cuori, finché anch’io non potrò
festeggiare assieme a voi.
Mi
attendono ancora
cento battaglie. Non so se sarò capace di vincerle, o
cadrò. Ma so che ci
sarete sempre voi, compagni, ad attendermi alla fine del mio giorno.
Lì, sul
confine. Il mio battaglione d’assalto.
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