«In All but Blood»
Una svolta
- Capitolo 31° -
Achille
sospirò lievemente quando sentì la luce del sole
in faccia. Mentre
cercava di scacciare via gli ultimi residui di sonno, si accorse che
il peso sul suo fianco non era un sogno. I suoi occhi si
spalancarono. Patroclo gli stava dormendo accanto, con un braccio
intorno a lui. Achille si sforzò di mantenere la calma,
aveva paura
che il suo amico si potesse svegliare.
Si
chiese da quanto tempo non vedesse il volto di Patroclo così
da
vicino. Doveva avere otto, forse nove anni. Sicuramente non era
grande abbastanza da poterlo apprezzare come faceva adesso. A quei
tempi era geloso di Patroclo perchè cresceva ed era bello.
Quando
era piccolo non vedeva l'ora di svegliarlo per andare a caccia o cose
simili.
Ora si
sentiva come se potesse rimanere a guardare Patroclo dormire tutto il
giorno. Voleva avvicinarsi e sfiorare il volto di Patroclo con le
labbra, affondare il proprio naso tra i suoi capelli e sentirne il
profumo. Un Achille di otto anni avrebbe riso pensando a queste cose.
Con molta attenzione si
avvicinò ed era sul punto di posare le labbra su quelle di
Patroclo
quando le vide contrarsi in un sorriso minimo. Achille si
tirò su di
scatto.
"Stronzo!" si
vergognò un po' per l'urlo che aveva tirato. "Eri sveglio?"
Patroclo aprì gli occhi e
non trattenne più le risate. "Volevo sapere cosa avresti
fatto."
Achille si sentì la faccia
in fiamme, si maledì per essere arrossito così
facilmente. Evitò
di guardare Patroclo. Sentì il materasso muoversi, poi
Patroclo si
tirò su. Achille alzò lo sguardo e vide Patroclo
che lo guardava
con un paio di occhi verdi taglienti. Le risa se n'erano andate dal
suo volto, lasciando un'espressione di serietà impassibile
che
Achille non vedeva da anni.
"Achille," la voce
di Patroclo era bassa, Achille sentì il suo cuore
sussultare. "Dimmi
cosa volevi."
"Io non--"
"Tu sai perfettamente
di cosa sto parlando. Come puoi aspettarti di ottenere qualcosa senza
dire niente?"
"Patroclo—"
"Sono stufo di tutto
questo." Ora il viso di Patroclo era a pochi centimetri dalla
sua, Achille sentiva il suo respiro scomparire tra le sue labbra. La
voce di Patroclo stava diventando sempre più calma ad ogni
parola.
"Abbiamo passato il tempo ad evitarci. Adesso basta."
Il bacio fu delicato, ma
appena Achille iniziò a rispondergli sembrò che
una porta fosse
stata aperta. Patroclo lo afferrò e premette forte la sua
bocca
contro quella di Achille, tutto quello che poteva fare Achille era
aggrapparsi a lui. Fu spinto all'indietro, poi Patroclo si
posizionò
tra le sue gambe, che Achille avviluppò intorno a lui mentre
le
labbra di Patroclo passavano dal suo viso al suo collo. Il respiro
iniziava a scarseggiare mentre affondava la faccia tra i capelli di
Patroclo.
Qualcuno bussò alla porta,
ma se Patroclo l'aveva sentito non ci aveva fatto caso. Achille
sperò
solo che chiunque fosse se ne andasse via. La sua vita era diventata
perfetta in un solo istante, e non voleva che nessuno gli rovinasse
questo momento.
"Achille...mio
principe..." la voce dietro la porta era esitante, ma il colpo
alla porta fu più forte questa volta.
Patroclo si era fermato, le
labbra erano ancora sulla clavicola di Achille. Quando, una volta
ancora, l'uomo bussò, alzò la testa e
urlò, "É occupato!"
Achille rise sommessamente e lo baciò di nuovo.
"Per favore, il re
vuole vedervi."
Patroclo sollevò di nuovo
la testa, gli occhi chiusi. Li riaprì quando Achille
sfiorò col
pollice la sua guancia. Si guardarono per qualche momento mentre la
mano di Achille vagava giù dal collo fino al petto di
Patroclo, che
la catturò e ne baciò le punta delle dita.
"Arriva subito,"
urlò all'uomo. Quando Achille fece un verso di protesta
Patroclo
posò le dita sulle labbra del più piccolo. "Prima
di tutto sei
un principe," disse, con tranquillità. "Se è una
cosa
così importante da svegliarti, allora così sia.
Non andrò da
nessuna parte."
"Me
lo prometti?"
Patroclo
si alzò i piedi e disse, "Ti
ricordi quando eravamo bambini? Mi seguivi ovunque e ti appendevi al
mio chitone finchè non ti prendevo la mano. Immagino che tra
poco
sentirai la stessa frustrazione che provavo io a quei tempi."
"Non
mi stancherei mai della tua
presenza."
"Lascia
passare un po' di tempo,"
disse Patroclo.
I
colpi alla porta si fecero più
forti. "Achille!"
"Ti
ho sentito," gridò
Achille. "Abbi un po' di pazienza."
Patroclo
rimase in piedi, facendo
scorrere le mani tra i suoi capelli per districare i nodi con le
dita. Quando si sentì di nuovo bussare, in modo
più persistente, si
accigliò e camminò verso la porta e la
spalancò con violenza.
"Per
gli dei," lo aggredì.
"Ci siamo appena svegliati. Dacci un po' di tempo."
Achille
sogghignò dopo aver visto la
faccia terrorizzata e sorpresa del servitore nel vedere Patroclo
così
di cattivo umore. Quell'uomo era decisamente più basso del
principe,
e tutto pelle ossa. Questo, unito alla sua bellezza, faceva sembrare
Patroclo un dio infuriato pronto a colpire l'agitatore,
pensò
Achille. Il servitore girò i tacchi e se ne andò
il più
velocemente possibile.
Quando
erano ormai pronti—si erano
lavati in fretta e furia, e Patroclo dovette tornare nella sua stanza
per mettersi dei vestiti puliti—si diressero verso il cortile
dove
Peleo li stava aspettando. Il re fece loro un cenno, sorridendo come
se avesse un meraviglioso segreto.
"Ho
qualcosa per te," disse
ad Achille. "Bè, un po' di cose. Stai per andare in guerra,
dopotutto, e io sto diventando troppo vecchio per loro."
Fece
un cenno con la testa e un servo
si avvicinò, portando un fagotto comperto di lana. Peleo lo
scoprì
e svelò uno splendido corsaletto in bronzo, un elmo e un
paio di
gambiere. L'elmo non aveva la cresta in crine di cavallo, ma per il
resto l'armatura era ben tenuta e brillava nella luce del mattino.
Peleo tirò su il corsaletto e guardò come stava
ad Achille.
"È
ancora un po' grande, ma
crescerai," disse, sorridendo. "Me l'hanno data come regalo
di matrimonio, quando ho sposato tua madre. Non troverai mai un'
altra armatura così."
Achille
si sporse per toccarla, ma
ritirò la mano. Poi cambiò di nuovo idea e prese
l'elmo dalle
braccia del servitore, esaminandolo attentamente. Lentamente,
sorridendo, se lo mise in testa. Quando lo tolse, guardò
verso suo
padre e poi verso Patroclo, che gli sorrideva dolcemente.
"Ti
ci vedrei bene un pennacchio
da mettere lì sopra," disse Patroclo. Passando la mano sopra
l'elmo che Achille teneva in mano. "Sarai certamente il più
bello di tutti quando saremo là."
Per
qualche attimo si guardarono l'un
l'altro. Achille fu il primo a distogliere lo sguardo, consegnando
l'elmo nelle mani del servitore. Peleo guardava Patroclo e Achille
con un sopracciglio sollevato. Achille era sicuro, però, che
non
c'era del dispiacere nei suoi occhi. Sembrava più che altro
che suo
padre gli stesse dicendo Lo sapevo. Era questione di tempo.
"Vieni,"
disse Peleo. "C'è
dell'altro."
Mentre
seguivano Peleo verso le stalle,
Achille e Patroclo si scambiarono un altro sguardo. Patroclo prese la
mano dell'altro e la strinse piano prima di lasciarla di nuovo.
Achille sapeva di essere probabilmente arrossito a dismisura per la
felicità, ma non gli interessava. Patroclo era suo, e voleva
che
tutti lo sapessero.
Dentro
le stalle, Peleo andò sul retro
e tirò fuori un altra cosa coperta da un telo, era un carro
d'argento. L'uomo guardò verso Achille, che non fu in grado
di
trattenere un sorriso, nè di credere a quale svolta aveva
preso la
sua vita. Peleo poi uscì fuori nel recinto. Lì,
un paio di cavalli
stavano galoppando, ma si fermarono quando videro il loro padrone.
Peleo
montò sul baio del colore
dell'oro. "Questo è Xanto," disse. "E lui--"
indicò l'altro, con la criniera argentea. "--è
Balio. Anche
questi li ho ricevuti insieme al carro per il nostro matrimonio. Non
ti tradiranno mai."
Achille
tutto eccitato si voltò verso
Patroclo, che stava guardando i cavalli con un'espressione scettica.
"Patroclo," disse, prendendolo per mano. "Tu sarai il
mio cocchiere, vero? Per favore?"
Patroclo
si voltò verso di lui e
sorrise, dicendo, "Certo. Immagino che mi sarei dovuto ritenere
oltraggiato se non me lo avessi chiesto."
Il
sorriso non se
ne sarebbe andato dal volto di Achille neanche se ci avesse messo
tutta la buona volontà, malgrado gli stesse iniziando a far
male la
faccia. Non sapeva se buttare le braccia intorno a suo padre o al suo
amante, così si avvicinò a Xanto e
abbracciò il suo collo. Il
cavallo girò il muso e sbuffò tra i suoi capelli.
Achille poteva
sentire i due uomini dietro di lui ridere.
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