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Autore: missteacakes    13/11/2010    1 recensioni
Quando Patroclo uccide accidentalmente un amico in un litigio, lui e suo padre sono costretti a fuggire a Ftia, la cui regina si dice essere una dea. Al ragazzo viene chiesto di prendersi cura del suo figlioletto, non immaginando le conseguenze di quella serie di eventi destinata a cambiare il mondo per sempre. {Patroclo/Achille}
Genere: Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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«In All but Blood»

Una svolta
- Capitolo 31° -

Achille sospirò lievemente quando sentì la luce del sole in faccia. Mentre cercava di scacciare via gli ultimi residui di sonno, si accorse che il peso sul suo fianco non era un sogno. I suoi occhi si spalancarono. Patroclo gli stava dormendo accanto, con un braccio intorno a lui. Achille si sforzò di mantenere la calma, aveva paura che il suo amico si potesse svegliare.

Si chiese da quanto tempo non vedesse il volto di Patroclo così da vicino. Doveva avere otto, forse nove anni. Sicuramente non era grande abbastanza da poterlo apprezzare come faceva adesso. A quei tempi era geloso di Patroclo perchè cresceva ed era bello. Quando era piccolo non vedeva l'ora di svegliarlo per andare a caccia o cose simili.

Ora si sentiva come se potesse rimanere a guardare Patroclo dormire tutto il giorno. Voleva avvicinarsi e sfiorare il volto di Patroclo con le labbra, affondare il proprio naso tra i suoi capelli e sentirne il profumo. Un Achille di otto anni avrebbe riso pensando a queste cose.

Con molta attenzione si avvicinò ed era sul punto di posare le labbra su quelle di Patroclo quando le vide contrarsi in un sorriso minimo. Achille si tirò su di scatto.

"Stronzo!" si vergognò un po' per l'urlo che aveva tirato. "Eri sveglio?"

Patroclo aprì gli occhi e non trattenne più le risate. "Volevo sapere cosa avresti fatto."

Achille si sentì la faccia in fiamme, si maledì per essere arrossito così facilmente. Evitò di guardare Patroclo. Sentì il materasso muoversi, poi Patroclo si tirò su. Achille alzò lo sguardo e vide Patroclo che lo guardava con un paio di occhi verdi taglienti. Le risa se n'erano andate dal suo volto, lasciando un'espressione di serietà impassibile che Achille non vedeva da anni.

"Achille," la voce di Patroclo era bassa, Achille sentì il suo cuore sussultare. "Dimmi cosa volevi."

"Io non--"

"Tu sai perfettamente di cosa sto parlando. Come puoi aspettarti di ottenere qualcosa senza dire niente?"

"Patroclo—"

"Sono stufo di tutto questo." Ora il viso di Patroclo era a pochi centimetri dalla sua, Achille sentiva il suo respiro scomparire tra le sue labbra. La voce di Patroclo stava diventando sempre più calma ad ogni parola. "Abbiamo passato il tempo ad evitarci. Adesso basta."

Il bacio fu delicato, ma appena Achille iniziò a rispondergli sembrò che una porta fosse stata aperta. Patroclo lo afferrò e premette forte la sua bocca contro quella di Achille, tutto quello che poteva fare Achille era aggrapparsi a lui. Fu spinto all'indietro, poi Patroclo si posizionò tra le sue gambe, che Achille avviluppò intorno a lui mentre le labbra di Patroclo passavano dal suo viso al suo collo. Il respiro iniziava a scarseggiare mentre affondava la faccia tra i capelli di Patroclo.

Qualcuno bussò alla porta, ma se Patroclo l'aveva sentito non ci aveva fatto caso. Achille sperò solo che chiunque fosse se ne andasse via. La sua vita era diventata perfetta in un solo istante, e non voleva che nessuno gli rovinasse questo momento.

"Achille...mio principe..." la voce dietro la porta era esitante, ma il colpo alla porta fu più forte questa volta.

Patroclo si era fermato, le labbra erano ancora sulla clavicola di Achille. Quando, una volta ancora, l'uomo bussò, alzò la testa e urlò, "É occupato!" Achille rise sommessamente e lo baciò di nuovo.

"Per favore, il re vuole vedervi."

Patroclo sollevò di nuovo la testa, gli occhi chiusi. Li riaprì quando Achille sfiorò col pollice la sua guancia. Si guardarono per qualche momento mentre la mano di Achille vagava giù dal collo fino al petto di Patroclo, che la catturò e ne baciò le punta delle dita.

"Arriva subito," urlò all'uomo. Quando Achille fece un verso di protesta Patroclo posò le dita sulle labbra del più piccolo. "Prima di tutto sei un principe," disse, con tranquillità. "Se è una cosa così importante da svegliarti, allora così sia. Non andrò da nessuna parte."

"Me lo prometti?"

Patroclo si alzò i piedi e disse, "Ti ricordi quando eravamo bambini? Mi seguivi ovunque e ti appendevi al mio chitone finchè non ti prendevo la mano. Immagino che tra poco sentirai la stessa frustrazione che provavo io a quei tempi."

"Non mi stancherei mai della tua presenza."

"Lascia passare un po' di tempo," disse Patroclo.

I colpi alla porta si fecero più forti. "Achille!"

"Ti ho sentito," gridò Achille. "Abbi un po' di pazienza."

Patroclo rimase in piedi, facendo scorrere le mani tra i suoi capelli per districare i nodi con le dita. Quando si sentì di nuovo bussare, in modo più persistente, si accigliò e camminò verso la porta e la spalancò con violenza.

"Per gli dei," lo aggredì. "Ci siamo appena svegliati. Dacci un po' di tempo."

Achille sogghignò dopo aver visto la faccia terrorizzata e sorpresa del servitore nel vedere Patroclo così di cattivo umore. Quell'uomo era decisamente più basso del principe, e tutto pelle ossa. Questo, unito alla sua bellezza, faceva sembrare Patroclo un dio infuriato pronto a colpire l'agitatore, pensò Achille. Il servitore girò i tacchi e se ne andò il più velocemente possibile.

 Quando erano ormai pronti—si erano lavati in fretta e furia, e Patroclo dovette tornare nella sua stanza per mettersi dei vestiti puliti—si diressero verso il cortile dove Peleo li stava aspettando. Il re fece loro un cenno, sorridendo come se avesse un meraviglioso segreto.

"Ho qualcosa per te," disse ad Achille. "Bè, un po' di cose. Stai per andare in guerra, dopotutto, e io sto diventando troppo vecchio per loro."

Fece un cenno con la testa e un servo si avvicinò, portando un fagotto comperto di lana. Peleo lo scoprì e svelò uno splendido corsaletto in bronzo, un elmo e un paio di gambiere. L'elmo non aveva la cresta in crine di cavallo, ma per il resto l'armatura era ben tenuta e brillava nella luce del mattino. Peleo tirò su il corsaletto e guardò come stava ad Achille.

"È ancora un po' grande, ma crescerai," disse, sorridendo. "Me l'hanno data come regalo di matrimonio, quando ho sposato tua madre. Non troverai mai un' altra armatura così."

Achille si sporse per toccarla, ma ritirò la mano. Poi cambiò di nuovo idea e prese l'elmo dalle braccia del servitore, esaminandolo attentamente. Lentamente, sorridendo, se lo mise in testa. Quando lo tolse, guardò verso suo padre e poi verso Patroclo, che gli sorrideva dolcemente.

"Ti ci vedrei bene un pennacchio da mettere lì sopra," disse Patroclo. Passando la mano sopra l'elmo che Achille teneva in mano. "Sarai certamente il più bello di tutti quando saremo là."

Per qualche attimo si guardarono l'un l'altro. Achille fu il primo a distogliere lo sguardo, consegnando l'elmo nelle mani del servitore. Peleo guardava Patroclo e Achille con un sopracciglio sollevato. Achille era sicuro, però, che non c'era del dispiacere nei suoi occhi. Sembrava più che altro che suo padre gli stesse dicendo Lo sapevo. Era questione di tempo.

"Vieni," disse Peleo. "C'è dell'altro."

Mentre seguivano Peleo verso le stalle, Achille e Patroclo si scambiarono un altro sguardo. Patroclo prese la mano dell'altro e la strinse piano prima di lasciarla di nuovo. Achille sapeva di essere probabilmente arrossito a dismisura per la felicità, ma non gli interessava. Patroclo era suo, e voleva che tutti lo sapessero.

Dentro le stalle, Peleo andò sul retro e tirò fuori un altra cosa coperta da un telo, era un carro d'argento. L'uomo guardò verso Achille, che non fu in grado di trattenere un sorriso, nè di credere a quale svolta aveva preso la sua vita. Peleo poi uscì fuori nel recinto. Lì, un paio di cavalli stavano galoppando, ma si fermarono quando videro il loro padrone.

Peleo montò sul baio del colore dell'oro. "Questo è Xanto," disse. "E lui--" indicò l'altro, con la criniera argentea. "--è Balio. Anche questi li ho ricevuti insieme al carro per il nostro matrimonio. Non ti tradiranno mai."

Achille tutto eccitato si voltò verso Patroclo, che stava guardando i cavalli con un'espressione scettica. "Patroclo," disse, prendendolo per mano. "Tu sarai il mio cocchiere, vero? Per favore?"

Patroclo si voltò verso di lui e sorrise, dicendo, "Certo. Immagino che mi sarei dovuto ritenere oltraggiato se non me lo avessi chiesto."

Il sorriso non se ne sarebbe andato dal volto di Achille neanche se ci avesse messo tutta la buona volontà, malgrado gli stesse iniziando a far male la faccia. Non sapeva se buttare le braccia intorno a suo padre o al suo amante, così si avvicinò a Xanto e abbracciò il suo collo. Il cavallo girò il muso e sbuffò tra i suoi capelli. Achille poteva sentire i due uomini dietro di lui ridere.

   
 
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