Capitolo 6 - Una nuova minaccia
Capitolo 6
Una nuova minaccia
"...E
non è ancora stata stabilita la causa dell''improvvisa
comparsa di mostri al centro di Midgar."
La voce della reporter
del telegiornale del mattino le arrivava alle orecchie nonostante il
chiacchiericcio diffuso nel bar. Concentrata unicamente sulla tazza
fumante di caffè che stringeva tra le mani, Yuna cercava di
ignorarla, conoscendo già la maggior parte delle notizie che
stavano trasmettendo.
"La ShinRa non si esprime al riguardo, come non si esprime sul
decesso del presidente Kaim Sharley, ancora avvolto nel mistero. Alle
domande dei giornalisti, gli addetti all'ufficio stampa hanno risposto
solo con un semplice 'no comment', spiegando che non erano autorizzati
a rilasciare informazioni di alcun genere riguardo gli avvenimenti di
questa movimentata mattinata."
La ragazza affondò lo sguardo nel caffè,
bevendone solo
un piccolo sorso per via del calore ancora eccessivo. Certo che 'non
erano autorizzati a rilasciare informazioni': era un suo ordine...
Sospirando, Yuna non notò i ragazzi che l'avevano affiancata
fin quando uno non le rivolse la parola.
"Ehi!" le disse, facendole alzare lo sguardo nella sua direzione.
Quattro volti conosciuti le stavano davanti, chi sorridendo, chi
sventolando una mano in segno di saluto. "Che coincidenza rivederci
qua...Possiamo sederci?"
Sorpresa, Yuna attese un momento prima di
annuire con calma. Irvine si sedette accanto a lei senza troppi
complimenti, posando subito un braccio sulla spalliera della panca
imbottita su cui stava la ragazza.
"Ahia! Ahia!"
Selphie lo fece subito rialzare, tirandolo su per un orecchio,
incurante degli sguardi degli altri clienti su di loro. "Smettila di
fare lo scemo!" gli disse lasciandolo, mentre portava con decisione i
pugni sui fianchi. Il cecchino si massaggiò l'orecchio
dolorante
con aria innocente, scrollando le spalle con un lieve sorriso. "Ops..."
Quistis stava ancora scuotendo la testa quando si sedette vicino al
soldier, mentre Zell aveva già in mano il menu per la
colazione.
Gli altri due li imitarono dopo un istante, spingendo Zell nell'angolo
sotto la finestra.
"Così...tu e Squall vi conoscete bene, eh?" chiese subito
Irvine, incrociando le braccia sul tavolo e protendendosi verso la
diretta interessata.
Yuna sorrise, scuotendo le spalle mentre sorseggiava nuovamente il
caffè. "Per quanto si possa conoscere uno come lui...A
proposito, sapete dov'è?"
"Con Rinoa." rispose Selphie, rubando il menu dalle mani di Zell per
osservarne attentamente il contenuto. "Dovrebbero essere qui a momenti,
comunque."
"O magari prima..." Irvine sventolò un braccio per farsi
vedere
dalla coppia appena entrata nel bar e le due ragazze che gli stavano
davanti si voltarono a cercarli.
"Ciao!" esclamò Rinoa, raggiante, mentre si sedeva vicino al
ragazzo coi capelli lunghi, seguita un attimo dopo da Squall.
Un coro di saluti le rispose. Approfittando del momento di distrazione,
Zell riprese il menu dalle mani dell'amica, che gli lanciò
un'occhiata gelida.
"Visto chi abbiamo trovato che faceva colazione qui?"
domandò il
ragazzo con fare indifferente, fingendo di non aver visto lo sguardo
assassino che gli era stato rivolto.
Yuna scrollò le spalle, alzandosi in piedi. "Purtroppo
per poco, devo tornare a lavoro. Chiedete di me stasera per le vostre
stanze. Buona giornata." Sorrise, nonostante tutti la fissassero con
aria curiosa. Squall, invece, sembrava perplesso e aveva di nuovo
l'espressione che le riservava quando sapeva che qualcosa non andava.
Ma non importava: in due minuti scarsi sarebbe stata fuori dal locale e
si sarebbe lasciata dietro tutte le domande del ragazzo.
Andò
alla cassa e pagò in fretta il conto, per poi uscire con
passo
spedito e falsamente tranquillo dal locale.
***
La
camminata veloce e
rigida di Yuna tradiva la sua incertezza, anche se né lei,
né tanto meno Squall sapevano a cosa questa fosse
dovuta.
"Ehi!" la voce del SeeD le arrivò dalle spalle, facendola
fermare per voltarsi a guardarlo mentre lui le si avvicinava con calma.
"Va tutto bene?"
La ragazza chinò lo sguardo, prendendosi un po' prima di
rispondere con tono freddo e distaccato, sferzando l'aria con un gesto
della mano. "Senti, non voglio crearti problemi, ok? Torno alla ShinRa,
oggi c'è parecchio da fare."
Senza attendere la sua reazione, lei si voltò e si
allontanò in fretta, ignorando completamente il tentativo di
lui
di fermarla. "Yuna, aspetta!"
***
Nonostante
avesse
davvero parecchio lavoro da svolgere alla ShinRa quel giorno, Yuna non
se la sentiva di andarci davvero. Non subito, se non altro. Si
diresse perciò fuori città, verso le immense
pianure
incolte che circondavano Midgar, premendo il tasto verde sul tastierino
del cellulare e scorrendo gli ultimi numeri chiamati. Trovato
quello che cercava, lo schiacciò di nuovo e attese
che la
ragazza che sapeva esserci dall'altra parte della cornetta le
rispondesse con professionalità. "ShinRa Corporation,
sono Heather, in che cosa posso esserle utile?"
"Heather,
sono Yuna. Rientro nel pomeriggio. Se vi serve chiamatemi sul
cellulare."
"Certo."
"Mi raccomando, però: solo se indispensabile, altrimenti
gradirei non essere disturbata."
"Riferirò, signore."
Yuna attaccò e chiuse con un gesto lo sportellino del
cellulare,
infilandolo poi in una tasca dei pantaloni neri di pelle che si era
messa al posto della divisa da soldier, quasi completamente insozzata
di sangue. Sopra, invece, indossava una semplice canotta bianca
scollata e un unico guanto nero aderente a fasciare la mano destra.
Perfettamente in contrasto con l'aria dura che la pelle le donava,
decine di braccialetti colorati le riempivano l'avambraccio sinistro,
insieme a una piccola fascia gialla che aveva stretto appena sotto la
spalla. Un laccio di cuoio legato al collo senza
però
sorreggere nessun ciondolo le dava sempre fastidio quando si muoveva,
ma lo portava dal giorno in cui aveva deciso di seguire Squall e non
aveva intenzione di toglierselo: ogni volta che se lo sentiva addosso,
ogni volta che provava anche solo un minimo fastidio, la ragazza
ricordava perché era lì e quale fosse il
suo
obiettivo, il motivo per cui si era lasciata tutto alle spalle ed era
diventata...beh, quello che era. Gli anfibi facevano scricchiolare la
terra ed i piccoli sassolini che incontravano ad ogni suo passo,
risuonando nella piana deserta e inospitale come un invito a nozze per
i mostri. Il prurito che aveva alle mani le fece capire che non vedeva
l'ora di trovarsene uno davanti, tanto per rilassarsi un po'. Alle
volte il centro addestramento del garden le mancava proprio...
Continuò ad allontanarsi per molto, completamente delusa da
quei
poveri mostriciattoli che aveva incontrato e sistemato col semplice uso
della magia. Cercava qualcuno con cui impegnarsi, non di certo simili
schiappe! Sospirando, Yuna si guardò per un momento alle
spalle,
osservando la città oltre le carcasse dei mostri che aveva
abbattuto: sembrava così lontana...Un improvviso
ruggito
la fece tornare a voltarsi, sorridendo nel trovarsi davanti una chimera
e qualche piros, anche.
"Finalmente cominciamo a
ragionare!" pensò
felice, allungando le braccia al cielo per stiracchiarsi prima di
cominciare a combattere sul serio. Estrasse l'elsa nera della Death's
Chaos dal borsellino legato alla cintura, mentre la chimera si
abbassava sulle zampe anteriori e alzava la coda a testa di serpente
per lanciarle contro una magia di tuono. Yuna si mise di fianco,
alzando il braccio sinistro a coprirsi il volto. "Cavolo, come si chiamavano
quelle magie per parare gli elementi? Para...para...giusto, parathund!"
Stava per usare la magia, quando una specie di
gabbia luminosa la avvolse per un momento, formando una sfera perfetta.
"Shell? Ma chi...?"
Un istante dopo, una moto nera si frappose tra lei e i mostri e un
ragazzo biondo con in mano una lunga spada dal grigio spento scese a
terra. Yuna rimase immobile a fissarlo mettere k.o. la chimera con
pochi colpi ben assestati, senza neppure rivolgerle uno sguardo mentre
lo faceva. La ragazza sapeva di avere un'espressione a dir poco
inebetita nell'ammirarlo, ma che ci poteva fare se con tanta gente che
poteva incontrare, proprio lui era venuto a mettersi in mezzo? Wow,
trovarsi Brad Pitt nella torta del compleanno doveva avere lo stesso
effetto...
Il ragazzo si occupò anche di un piros, prima che Yuna si
decidesse a reagire, tanto per non fare la figura della "donzella in
pericolo" con un simile schianto davanti. Velocemente,
richiamò
una magia di ghiaccio e in un attimo anche l'altro piros fu sistemato.
Solo allora lui si voltò a guardarla, squadrandola da capo a
piedi con espressione vagamente sorpresa.
Yuna chinò un momento il capo, imbarazzata nel sentirsi
addosso il suo sguardo. "Orlando Bloom gli fa un baffo a
questo qui..." pensò,
nervosa, mentre si spostava una ciocca di capelli dietro un orecchio e
con un sorriso stupendo tornava ad incrociare il suo sguardo. "Grazie
dell'aiuto." disse, cercando di ritrovare la calma "Ma non ce n'era
bisogno, davvero."
"L'ho notato."
"Wow, che bella voce!"
pensò Yuna, cercando di non tornare a
mostrare l'espressione da pesce lesso che sapeva di aver avuto.
"Tutto ok?" le chiese il ragazzo, dopo un po' che se ne stava zitta.
Lei annuì semplicemente, intrecciando le dita dietro la
schiena.
Il ragazzo non poté fare a meno di notare il sorriso che lei
aveva sempre dipinto sulle labbra. Chissà cos'aveva tanto da
essere felice...
"Sono Cloud." si ritrovò a dire dopo un attimo, senza
neppure sapere perché si sentisse tanto socievole.
"Yuna" Ci mancò poco che gli rispondesse "lo so"...Dopo un
attimo di silenzio, Yuna si costrinse a chiedergli la prima cosa che le
era venuta in mente, nonostante ne conoscesse già la
risposta: tutto, pur di farlo parlare ancora! "Sei di Midgar?"
"Ci vivo."
"Laconico peggio di
Squall: ci credo che a Kingdom Hearts facevano sempre comunella..."
Ancora silenzio: Yuna non sapeva che dire,
nonostante fosse
felice come una ragazzina in una gelateria. Era così
difficile
conversare con un tipo del genere...
"Oh, beh...io..." dato che la situazione stagnava, la ragazza
indicò alle sue spalle con un pollice, non trovando altro da
fare se non andarsene. Si voltò, con l'espressione degna di
un
personaggio dei manga tanto era buffa e sofferente. Si fece forza e
mosse qualche passo verso la città, ormai stanca di cercare
mostri, quando Cloud la fermò, esclamando: "Ehi!" Yuna si
voltò di nuovo a guardarlo, pensando che tutto si sarebbe
aspettata, anche che Sephiroth in persona la invitasse a prendere il
tè, ma Cloud che le rivolgeva la parola di sua spontanea
volontà...
"Vai a Midgar?" le chiese.
La ragazza alzò le sopracciglia, restando per un momento
interdetta. "Sì" rispose poi "ci vivo."
Un angolo delle labbra di Cloud si alzò in un lieve
sorriso, spontaneo e inaspettato come solo i suoi sapevano essere.
"Wow" pensò
Yuna nel vederlo "credevo
che la mia possibilità di vedere Cloud sorridere fosse pari
a
quella di diventare presidente della ShinRa! Quante cose si
imparano a questo mondo!"
Lui scosse lievemente la testa,
socchiudendo per un attimo gli occhi mentre l'espressione sul suo viso
tornava quella di sempre. Posò la mano sinistra su un
fianco,
mentre la destra stringeva ancora la spada, piccola solo per i suoi
standard. Con un lieve cenno del capo indicò la moto alle
sue
spalle, lontana qualche passo, e domandò ancora, come fosse
estremamente naturale per lui: "Ti va se ti do un passaggio?"
A Yuna per poco non prese un colpo nel sentirlo. Ma insomma, si
può sapere che diavolo stava succedendo a quel mondo: Squall
ordinava il giapponese, Cloud dispensava passaggi e sorrisetti come
niente fosse...Erano tutti impazziti? Comunque, sarebbe stata una
stupida se avesse sprecato l'occasione che lui le aveva offerto
così annuì, cercando di non sorridere troppo, con
scarsi
risultati però. Cloud sorrise di nuovo e Yuna
pensò che
fosse in fin di vita...o che lei fosse talmente ridicola da riuscire a
smuovere persino uno che un sorriso non lo aveva quasi mai fatto in
vita sua.
Lentamente,
il ragazzo
si voltò verso Fenrir, continuando a tenere lo sguardo fisso
su
di lei finché poté, per poi incamminarsi verso la
moto
nera. Quando lui si fu seduto, Yuna gli si avvicinò con
passo
incerto, chiedendosi se non stesse sognando. Lo vide riporre la spada
nel vano a destra della moto e accendere il motore, per poi voltarsi a
guardarla con aria quasi impaziente. Le fece un cenno col capo a
indicare alle sue spalle, convincendola a sedersi dietro di lui. Quasi
timida nello stringersi a lui, Yuna appoggiò appena le mani
sui
suoi fianchi e Cloud alzò gli occhi al cielo, partendo
all'improvviso per coglierla di sorpresa e sperando che avesse i
riflessi pronti e non cadesse. Quando lo fece, la ragazza mise da parte
tutte le sue
riserve e si aggrappò forte al suo petto, con gli occhi
chiusi e
la testa affondata nella schiena di lui. Incredibile: era andata in
moto per anni, eppure ogni volta aveva sempre quello strano timore che
le impediva di tenere gli occhi aperti o semplicemente di strillare e
godersi il vento tra i capelli come faceva sempre lui...
"Diamine,
perché finisco sempre col pensare a lui?"
Yuna sospirò, senza riuscire a tenere a bada i
ricordi che riaffiorarono ad un tratto.
***
"Se
continui a
stringermi così, finirò col morire soffocato!"
Nonostante
probabilmente dicesse sul serio, la voce di Lee suonava limpida e
serena e, anche se Yuna era alle sue spalle, sapeva perfettamente che
il sorriso gli illuminava il volto.
"Moriremo se non lasci quel cavolo di acceleratore, pazzo
squinternato!" La ragazza si chiedeva come diamine riuscisse ad essere
sempre così bello, sicuro e tranquillo in qualunque
situazione.
In quel momento, per esempio, lei era spaventata a morte e le gambe non
volevano saperne di star ferme, nonostante odiasse l'idea che Lee
avvertisse la sua fragilità. La ragazza sapeva che quello
era
uno dei motivi per cui lui sorrideva tanto beatamente. L'altro,
naturalmente, è che stava guidando la sua moto.
"Non vedo dove sia il problema..."
"...Disse quello che non può morire..."
Lee scosse il capo e si voltò a guardare indietro, i capelli
liberi dal casco che gli svolazzavano davanti agli occhi chiari. "Sai,
proprio non capisco di cosa hai paura..." sussurrò lui,
l'aria
allegra e spensierata stampata in volto nonostante lo sguardo di
terrorizzato rimprovero che gli arrivò in risposta. Yuna gli
girò il capo a forza, facendolo tornare a guardare avanti.
"Ci manca solo che non guardi più la strada, per finire in
bellezza la giornata..."
Il silenzio calò tra i due per qualche minuto, lasciando che
la
mente di ognuno vagasse tra i propri pensieri. Nonostante le braccia le
facessero male e il ragazzo le avesse già detto e ripetuto
di
allentare la presa, Yuna continuava a stringersi a lui con quanta
più forza aveva in corpo, con la testa posata a cercare
riparo
sulla sua schiena e le gambe strette all'inverosimile contro la moto
scura che sfrecciava nel buio della notte. Era piena estate e l'aria
fresca che la velocità faceva battere contro di loro era un
vero
toccasana contro quel caldo afoso che finiva sempre col privarli delle
forze.
Solo qualche ora prima, Yuna era stata svegliata da uno strano rumore,
come di qualcosa che batteva contro un vetro. Si era alzata dal letto,
guardinga, e si era avvicinata alla finestra, scostando di poco le
tende per guardare fuori. Per poco non aveva urlato nel trovarsi di
fronte Lee, accucciato sul ramo della quercia più vicino
alla
finestra della sua stanza, sorridente nel vedere la ragazza. Le aveva
fatto cenno di aprire i vetri e lei aveva obbedito, docile e sorpresa,
convinta com'era che fosse solo un sogno. Con un balzo leggero, Lee era
atterrato sulla morbida moquette della stanza, senza fare il minimo
rumore.
"Ciao." le aveva detto, scoccandole un bacio sulla guancia mentre si
rimetteva in piedi e le regalava un sorriso angelico.
"Che ci fai qui?" gli aveva invece chiesto lei, seguendolo con lo
sguardo mentre lui andava a sdraiarsi sul suo letto, supino e con le
mani dietro la testa.
"Dici che il mastino di là mi avrà sentito?"
aveva
sussurrato Lee, dopo aver risposto con un'alzata di spalle alla domanda
di lei.
"M...mastino?" imbarazzata e sulle spine (oltre che mezza addormentata,
vista l'ora), Yuna non era riuscita a capire di chi stesse parlando e
ripeté quella parola, tentando inutilmente di ragionare. Lee
si
era messo seduto, notando immediatamente il lieve rossore sulle guance
dell'amica.
"Squall, chi altro? I tuoi non si sveglierebbero neanche se arrivassero
gli alieni..."
"Ah, già: Squall..." Di nuovo, a Lee non era sfuggito il
modo
quasi ossessivo con cui Yuna teneva le braccia strette al corpo, lo
sguardo basso che solo raramente guizzava ad incontrare il suo.
Sorridendo malignamente le si era avvicinato, mentre lei indietreggiava
d'istinto, fino ad arrivare con la schiena contro la parete chiara e il
ragazzo che, a pochi centimetri da lei, le impediva di fuggire.
"Non dirmi che ti vergogni!" l'aveva canzonata, sfiorandole la punta
del naso con l'indice della mano destra.
"Eh?"
Senza smettere di sorridere, Lee aveva lottato con la forza della
ragazza e le aveva allontanato le braccia del corpo,
valutando con sguardo critico ed attento il tenero baby-doll bianco
decorato di ibisco lilla che lei indossava...
"Però, non credevo dormissi così...Se l'avessi
saputo, sarei passato prima a farti visita!"
Yuna gli aveva tirato un calcio e lui finalmente, tra una risata
sommessa e un'impertinente tentativo di osservare oltre la scollatura
della ragazza, si era deciso a dirle cos'era venuto a fare
lì
nel cuore della notte.
"C'è una cosa che vorrei farti vedere, ma ti devi sbrigare.
Dai, cambiati che ho la moto qui sotto!"
Così, Yuna si era cambiata, dopo aver pazientemente lottato
con
Lee perché non la guardasse mentre lo faceva, se non voleva
che
il suo bel faccino venisse segnato a vita. Lo aveva seguito fuori dalla
finestra, curiosa e meno assonnata e si era subito stretta a lui,
quando di malavoglia era salita sulla moto del ragazzo.
Fu solo venti minuti più tardi che Lee, finalmente, si
decise a
rallentare e Yuna aprì gli occhi, guardandosi attorno con
interesse: Lee l'aveva portata in spiaggia, col mare scuro piatto come
una tavola per
l'assenza di vento e la luna quasi piena che stava lì
lì
per sparire e lasciare il posto all'alba. Lee parcheggiò e
subito prese lei per mano, correndo sulla spiaggia candida con
l'entusiasmo di un bambino.
"Coraggio, togliti le scarpe!" gridò e la spiaggia deserta
sembrò ancora più vasta quando la sua voce si
perse in
lontananza, unendosi al fruscio delle onde. Velocemente, entrambi si
tolsero le scarpe: lui gli intramontabili anfibi scuri, lei le
irrinunciabili
All Star candide. A piedi nudi e con la mano nella mano, corsero sulla
sabbia fredda, sul bagnasciuga umido, fino ad arrivare a bagnarsi i
piedi nell'acqua tiepida, ridendo di gioia mentre saltavano e si
schizzavano come bambini, finendo subito col bagnarsi del tutto.
Mezz'ora più tardi, dopo che il tempo era volato come
fossero
passati solo pochi minuti, il freddo pungente del mattino sorprese i
due amici, che si ritrovarono a tremare nonostante fosse la fine di
luglio. Stremati, si sedettero in terra, osservando il cielo che
cominciava a schiarirsi e a tingersi dei colori dell'alba. Yuna si
strofinava le braccia nel tentativo di scaldarsi, con le gambe strette
al petto e il mento posato sulle ginocchia, quando Lee le
posò
un caldo asciugamano sulle spalle. Yuna si voltò a guardarlo
sorridere, posandosi contro una sua spalla e lasciandosi abbracciare
per dividere con lui il telo morbido.
"Dove lo hai preso?" gli chiese lei, capendo immediatamente quando il
ragazzo schioccò le dita, mimando con le labbra un ironico
"Puff!"
"Sai, è la prima volta che vedo l'alba..."
sussurrò lei
dopo un po', estasiata dai colori pastello che dipingevano il cielo di
mille sfumature diverse.
"Lo so." rispose Lee con lo stesso tono di voce, basso e dolce da far
svenire.
Yuna distolse lo sguardo dal panorama di fronte a sé,
incrociando quello fisso e sereno del ragazzo accanto a lei, mentre un
identico sorriso si disegnava sulle labbra di entrambi.
***
"Siamo
arrivati." la
voce cupa e profonda di Cloud la riscosse all'improvviso dai suoi
pensieri, riportandola alla realtà. La moto era ferma sotto
casa
sua e il ragazzo teneva un piede a terra per sorreggerla. Yuna ci mise
un po' per ricordare cosa ci faceva lì e che dovesse fare.
Scosse la testa e scese di sella, tentando di dimenticare le dolorose
immagini che continuavano ad affollarle la mente, la voce dolce e
leggera di Lee che la riempiva di parole.
"Grazie" si costrinse a dire, quando si rese conto di avere lo sguardo
del ragazzo biondo addosso. "Grazie del passaggio."
Cloud annuì una volta soltanto, prima di ripartire senza una
parola o il minimo cenno di un sorriso, lasciandosi lei alle spalle.
***
Quella
sera, sommersa
dal lavoro e dalle scartoffie che continuavano ad ammucchiarsi sulla
sua nuova scrivania, Yuna decise di rimanere più a lungo a
lavoro e di aspettare anche l'arrivo dei SeeD per sistemarli di persona
negli alloggi liberi dell'azienda. China sul suo pasto, in mensa, stava
rileggendo per la quarta volta un documento di cui ancora non aveva
afferrato il contenuto, distratta com'era da mille altri pensieri:
Squall che era in città, l'incontro con Cloud, Lee...
"Lee..."
Fu solo mentre si dirigeva verso il suo ufficio che la sua mente
iniziò a sgombrarsi e i crampi della fame a farsi sentire,
visto
che aveva avuto lo stomaco chiuso e in mensa non era riuscita a mandare
giù nulla. Oh, beh: tanto in ufficio teneva sempre qualche
snack...
Stava giusto per premere la maniglia della porta, quando un rumore
dall'interno la frenò, facendole istintivamente portare la
mano
libera ad afferrare una delle due pistole.
***
"Allora,
passiamo in mensa più tardi? Voglio proprio vedere se anche
qui i panini sono buoni come quelli del garden!"
Squall stava lottando con sé stesso per non appendere la
metà dei suoi compagni al primo muro libero, lottando col
solito
mal di testa che gli disturbava i pensieri. "Prima pensiamo a trovare
Yuna, poi andiamo in mensa." rispose lui, secco come sempre mentre
tentava di capire perché
il loro ultimo incontro si fosse interrotto tanto bruscamente e la
ragazza se ne fosse andata così, lasciandolo solo con quella
frase che non riusciva ad afferrare. Creargli problemi? Di che stava
parlando? Gli unici problemi che aveva al momento, oltre a
quell'orribile emicrania, erano Rinoa e la sua missione. Che c'entrava
lei con il "creare problemi"?
I sei ragazzi svoltarono l'ennesimo corridoio, seguendo una carta
dell'edificio che la centralinista che aveva sostituito quella
incontrata la mattina aveva dato loro, segnando con un pennarello verde
la strada fino all'ufficio di Yuna. Ormai non doveva mancare molto: il
piano era quello e, se il suo senso dell'orientamento non lo ingannava,
dovevano mancare solo poche svolte.
"Che bello, ci siamo quasi!" strillò Selphie in un suo
orecchio,
sbirciando oltre la spalla di Squall il percorso segnato sulla mappa e
saltando di gioia quando vide a che punto erano. Il mal di testa di
Squall, intanto, non accennava a diminuire...
***
"Ci
si rivede, finalmente..."
Quando il ragazzo incappucciato parlò di nuovo, Yuna si
accorse
con orrore di essere in trappola, spinta dallo sconosciuto fin contro
la scrivania e stretta tra lui e il mobile. Nonostante la minima
lontananza, quello continuava ad avvicinarsi al suo viso, spingendo lei
istintivamente sempre più indietro, spostando le mani sul
tavolo
e mandando indietro il busto fin quasi a farsi male.
"Quasi non ci speravo più..." sussurrò lui,
posando le
mani guantate di nero di fianco a quelle della ragazza, che tentava di
trattenere il respiro per non mostrare l'affanno e la tensione che in
realtà aveva. Erano bastate due mosse di quello sconosciuto
per
sfilarle di mano la pistola e altrettante erano servite per sbarazzarsi
della gemella e della Death's Chaos, che la ragazza non era neppure
riuscita ad evocare. Per finire, un novox le aveva impedito l'uso delle
magie
ed ora Yuna si sentiva totalmente inerme contro di lui. Comunque,
s'impose di mostrarsi forte e sicura di sé. "Chi sei? Cosa
vuoi?
Hai ucciso tu Kaim Sharley?" domandò con voce dura, mentre
una
lieve risata dell'altro le faceva aggrottare le sopracciglia, mentre
stringeva i denti d'istinto.
"Chi sei?" ripeté lui, mentre la sua risata si faceva
più
libera e la sua voce sempre più alta "Chi sei? Davvero non
immagini chi possa essere?"
Yuna rimase per un momento in silenzio, tentando di ricordare tutti
quelli che aveva conosciuto da quando era arrivata nel futuro. Poi,
d'un tratto, capì che forse doveva guardare ancora
più
indietro per trovare chi aveva davanti...
"...Chris?" domandò, incerta, provocando l'ennesima risata
di lui.
"Se così si può dire..."
Un lampo di speranza attraversò la mente di lei. "Bingo!" Ne
aveva trovato uno!
Il ragazzo le accarezzò lentamente una guancia,
avvicinandosi
fin quasi a baciarla, quando Yuna riuscì finalmente ad
allontanarsi, eseguendo una specie di capriola all'indietro mal
riuscita
sulla scrivania alle sue spalle.
"Mostrami il tuo volto, Chris, cosicché possa ritrovarti e
combatterti, un domani!"
Lui inclinò il capo e sotto l'ombra del cappuccio nero la
ragazza riuscì a scorgere un perfido sorriso.
"No, non ti piacerebbe sapere chi c'è qui sotto." disse lui,
convinto, mentre scuoteva la testa con le braccia incrociate sul petto.
"Perché, non hai trovato nessuno che avesse il faccino
abbastanza carino da soddisfare i tuoi standard?"
"No" ripeté lui "io lo dico per te..."
"Allora togliti quel dannato cappuccio e lascia che sia io a
giudicare!" gridò Yuna, falciando l'aria con un gesto secco
della mano, irritata come sempre quando era con lui.
Chris rise ancora, lasciando cadere le braccia lungo la linea del suo
corpo, prima di sussurrare: "Se proprio ci tieni così
tanto...ti
accontento subito, tesoro!"
Se avesse
potuto
osservare il suo volto sconvolto, probabilmente Yuna avrebbe capito il
perché delle risate ancora più sguaiate di lui.
"Non è possibile!"
***
Quando
svoltarono
l'ultimo angolo, i sei ragazzi del garden giunsero nei pressi
dell'ufficio di Yuna giusto in tempo per sentirla gridare. Qualcosa
schizzò velocemente contro il muro del corridoio,
disintegrando
la parete che comunicava con l'ufficio della ragazza e alzando tanta
polvere da non permettere di vedere a un palmo di distanza da
sé.
"Ma che è stato?" fece Zell a nome di tutti, tossendo la
polvere che aveva respirato.
Poco più avanti, una figura camminava con passo lento verso
la
parete verso cui era scoppiato il muro distrutto, con una calma
straziante e a dir poco inquietante. Lentamente, l'ombra si
chinò a terra, restando immobile per qualche istante, mentre
qualcosa di fronte a lui si muoveva debolmente. Non importava quanta
polvere offuscasse la vista, non importava quanto tutto sembrasse
sconnesso e privo di significato, Squall poteva giurare che la figura a
terra fosse proprio Yuna.
"Povera piccola...avresti dovuto ascoltarmi, una buona volta..." disse
la voce di un uomo. Squall riconobbe di averla già sentita,
quella mattina. Quando l'uomo allungò una mano per
accarezzare
la guancia di Yuna, Squall sentì di non poter più
trattenersi dall'intervenire.
"Ehi!" gridò, sguainando la sua fedele Lionheart e
puntandola
contro di lui. La figura si voltò di scatto e, nel momento
stesso in cui Squall sparò un colpo di avvertimento verso
l'alto, quello sparì, mentre anche la nuvola di polvere
cominciava a calare. "Yuna!" Il SeeD abbandonò il gunblade
in
terra e corse immediatamente verso la ragazza (ora del tutto visibile,
mentre la visuale si faceva più nitida), arrivando da lei
con
una scivolata e inginocchiandosi al suo fianco, preoccupato e col cuore
a mille. "Yuna!" ripeté lui, sollevando il corpo della
ragazza
dalle macerie e posandolo un passo lontano, steso tra le sue braccia.
Squall trattenne istintivamente il fiato, quando la sentì
gemere
di dolore.
"M...ma...le...det...to!" biascicò lei, stringendo
debolmente i pugni per trattenere le lacrime che gridavano di uscire.
"Zitta, non sforzarti di parlare!" sussurrò il ragazzo,
spaventato, cercando con lo sguardo tutte le ferite che lei aveva.
Yuna incrociò il suo sguardo, sorridendo coraggiosamente a
tanta premura. "Cos'è...sto...sto per morire?"
"Certo che non stai per morire!" abbaiò Squall, tentando di
convincersi che doveva ritrovare il sangue freddo. Diamine, dov'erano
finiti tutti quegli anni di gelo, ora che gli serviva un po' di
lucidità? Non si era mai comportato così, dov'era
il suo
buon senso, la sua razionalità?
"Allora...smettila...di pensarlo!"
Il SeeD sorrise, rincuorato dalla forza d'animo dell'amica, annuendo
con convinzione. "Scusa" disse, prendendola delicatamente tra le
braccia e alzandosi lentamente in piedi.
"Selphie!" la ragazza scattò istintivamente sull'attenti al
sentirsi chiamare. "Trova l'infermeria su quella dannata carta!"
La SeeD annuì con vigore, cercando l'infermeria come le era
stato detto, aiutata anche da Quistis e Rinoa.
"Zell, Irvine: date un'occhiata lì dentro e controllate cosa
manca." Squall indicò l'ufficio con un cenno del capo e i
due
ragazzi scattarono immediatamente verso la stanza, saltando agilmente
le macerie per non perdere tempo nell'aggirarle.
"Quistis" la professoressa alzò gli occhi dalla carta che
stava
consultando, fissando il suo ex pupillo in attesa di ordini "informa
chi di dovere dell'accaduto. Selphie, questa carta?" Il tono del
ragazzo era spazientito, ma la risposta arrivò prontamente
"Ce
l'ho!" esclamò lei, raggiante "Seguimi!"
Mentre vedeva la ragazza scattare, Squall si prese un momento per
fissare Yuna, immobile tra le sue braccia: aveva perso i sensi e
probabilmente avrebbe perso molto di più, se non si fosse
dato
una mossa. Incrociò un momento lo sguardo di Rinoa, che gli
annuì in risposta, prima di seguire Selphie di corsa,
pregando
perché non succedesse nulla di brutto.
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