Il Figlio Della Prof- Capitolo 15 (new)
Non
Puoi Vincere
Senza Aver Prima Imparato A Perdere
Kareem Abdul Jabbar
Capitolo 15: La
Filosofia Delle Tre Scimmiette
Una volta in ospedale la
diagnosi fu piuttosto
chiara: rottura della caviglia. A quanto pareva, nel giocare la
partita, la
distorsione si era acutizzata e nel momento in cui ero atterrata dopo
aver
murato la schiacciata di Massi, c’era stata la rottura a
causa di tutto il peso
del mio corpo arrivato improvvisamente sull’osso. Non era
necessario
intervenire chirurgicamente ma sarei stata costretta a due giorni di
ricovero e
a tredici di gesso, e questa volta non avrei potuto sgarrare- anche
perché i
miei genitori mi controllavano a vista.
Durante i due giorni di
ricovero Amy, Marco,
Marti e Sabrina vennero a trovarmi. Nessuno di loro accennò
a Massi e
fortunatamente non sembravano al corrente di quello che era successo. O
almeno
così credevo.
La sera del mio secondo
giorno di ricovero non
aspettavo nessuno. I miei amici se n'erano andati da poco e anche mamma
e papà
erano tornati a casa. In più l’orario per le
visite era quasi finito perciò
quando vidi Sabrina entrare nella mia stanza rimasi sorpresa, e anche
parecchio.
-Ciao-, disse lei con il suo
solito sorriso
dolce e comprensivo.
-C-ciao-, risposi titubante.
–Ma non eri
andata via con gli altri?-
-Ero venuta con la mia
macchina, quindi ho
fatto finta di andar via e poi sono tornata indietro.-
-Capisco-, esitai un attimo
nel continuare.
Stavo cominciando a conoscere Sabrina e avevo come la sensazione di
sapere che
cosa volesse da me. –E come mai sei tornata?-
-Voglio solo sapere cosa
è successo tra te e
Massi nell’ascensore.-
Lo sapevo che avrebbe tirato
fuori quella
storia, me lo sentivo che lei si era resa conto di tutto.
-Non inventarti scuse
inutili, perché capisco
perfettamente quando stai mentendo.-
Accidenti
all’intuito di quella ragazza! Ma
chi me l’aveva detto di diventare sua amica?! Era come fare
amicizia con un
agente della CIA.
Sospirai in un gesto di resa
e la invitai a
sedersi sul letto accanto al mio, mentre io mi tiravo su lottando con
quel
maledetto gesso che rendeva ogni mio movimento goffo e impacciato.
-Come hai fatto a capirlo?-
-Conosco Massi da una vita,
pensi che non mi
sarei accorta che, da quando siete usciti da quell’ascensore,
non è più lui. Si
comporta come se avesse visto un fantasma e appena ho provato a
nominarti ha
dato in escandescenze, per non parlare di quando gli ho proposto di
venire qua
con me per farti visita. Sembrava un leone a cui avevano strappato la
criniera
con la ceretta. Come potevo non insospettirmi?-
Era inutile negare. Alla
fine dei conti
probabilmente mi avrebbe fatto anche bene parlare con qualcuno di
quella
storia, non era semplice convivere con quei ricordi, nonostante fossero
piuttosto
piacevoli in alcuni punti.
-Lo ha capito anche Marco?-
chiesi abbassando
lo sguardo.
-Tranquilla, credo di
essermene accorta solo
io. Marco è troppo occupato a rendersi conto dei suoi
sentimenti per notare
cambiamenti in Massi. Allora, me lo dici che cosa è
successo?-
-Abbiamo litigato-, risposi
semplicemente ma
Sabrina aveva compreso subito che non era solo lì la
questione, per lei era
ovvio che ci fosse dell’altro.
-E poi lui mi ha messo alle
strette,
chiedendomi come mai il mio comportamento fosse sempre così
incoerente.-
Alzai un attimo gli occhi e
vidi l’interesse
di Sabrina per le mie parole. Pendeva letteralmente dalle mie labbra in
attesa
che io portassi a termine quella mia sofferta confessione.
-Senza volerlo mi sono
lasciata sfuggire che
il problema di tutto era Delia e il fatto che fosse la sua fidanzata.
Ovviamente
lui non ha capito cosa volessi dire e così…Ecco,
io… L’ho baciato.-
Quasi certamente se avessi
rivelato di avere
un ordigno nucleare sotto il letto, la faccia della mia amica avrebbe
avuto
un’espressione migliore. Persino l’aggettivo
incredula era riduttivo nel suo
caso.
-Tu hai fatto cosa?!-
-L’ho
baciato…-, risposi cambiando diverse
tonalità di rosso, tra cui un paio che forse non erano
neanche mai state
classificate dagli esperti d’arte.
-Quando dici baciato-,
riprese lei continuando
a fissarmi. –Intendi baciato baciato?-
-Quanti modi conosci per
baciare un ragazzo?
Sì, l’ho baciato baciato. E’ stato un
gesto istintivo, mi sentivo così arrabbiata
e frustrata però allo stesso tempo così attratta
da lui che non sapevo che fare
e alla fine…-
-Hai pensato bene di
baciarlo-, concluse lei
con un sorriso divertito.
-Già-, il mio
tono era talmente scoraggiato
che neanche una talpa sarebbe riuscita a ritrovare il mio umore tanto
era
sprofondato nelle viscere del pianeta.
-Fammi indovinare-
cominciò lei con un sorriso
sempre più ampio, -il caro Massi ha risposto al bacio, e
anche con parecchio
trasporto magari.-
La mia testa si
sollevò di scatto come se
fosse stata collegata a un meccanismo a molla.
-Come hai fatto ad
indovinare?- a volte mi
chiedevo se per caso Sabrina non avesse nascosto qualche microcamera
addosso a
me o a Massi, non era possibile che capisse sempre tutto. O
sì?
-Ti ripeto che conosco
Massi, e anche tu non
sei difficile da comprendere. Adesso il tuo problema è
probabilmente il non
sapere che cosa quel bacio abbia significato per lui.-
Annuì
scoraggiata. Il punto era proprio
quello: Massi aveva risposto al bacio, ma perché? La teoria
che andava più in
voga tra i miei neuroni era sicuramente quella dell’istinto
animale, si era solo
trovato a rispondere in modo automatico ad un mio gesto improvviso che
evidentemente,
da maschio qual era, non aveva esitato a ricambiare approfittando del
primo
essere sessualmente compatibile che si era trovato davanti, senza
soffermarsi
troppo a pensare che quell’essere ero io.
-Posso dirti cose ne penso
con tutta
sincerità?- mi chiese Sabrina sfoderando il suo sguardo
più dolce e comprensivo.
-Se ti dicessi di no, tu
esiteresti a
parlare?- la mia era una domanda retorica dato che la risposta era
piuttosto
ovvia per entrambe.
-Cercherò di
essere il più concisa possibile
poi sta a te decidere di darmi ragione o meno-, già quella
premessa non mi
piaceva per niente. –Tu hai baciato Massi e lui ha risposto
al tuo bacio in
modo piuttosto chiaro. Il problema sta nel capire se ha ricambiato solo
preso
dalla foga del momento o se sotto c’è
dell’altro. La mia modesta opinione è una
sola: Massi è innamorato, su questo non ho alcun dubbio,
è proprio cotto.-
-So perfettamente che
è innamorato, e ci sta
anche con la ragazza che ama.-
-Sei davvero certa che lui
sia innamorato di
Delia? Io non ci metterei la mano sul fuoco.-
Sorrisi, ma il mio era un
sorriso amaro come
un limone acerbo.
-Stai per caso cercando di
dirmi che secondo
te Massimiliano Draco, che sta con una bellezza come Delia Barton,
è innamorato
di me?-
-L’idea era
più o meno questa, sì-, rispose
lei scrutandomi con attenzione.
-Scusa, Sabri. Io ti voglio
bene e sono
contenta di essere tua amica ma devi sottoporre i tuoi super poteri ad
una
revisione accurata perché mi sa che questa volta non ci hai
preso proprio. So
che faccia ha un ragazzo innamorato e Massi non ha occhi che per Delia.
Quando
guarda me sembra che abbia davanti un bidone dell’immondizia.-
Era così, me lo
sentivo fin dentro l’anima.
All’inizio il suo rapporto con Delia mi era sembrato freddo e
privo di
sentimento ma con il tempo avevo imparato a cogliere i segni dei suoi
veri sentimenti
verso quella ragazza. Lui la amava e su questo non c’era
nulla da discutere.
-Come ho detto prima, sta
solo a te decidere a
cosa credere. Se pensi che lui ami Delia non cercherò di
contraddirti, il tempo
darà ragione ad una di noi due-, il tono di Sabrina era
sempre così calmo, però
conservava sempre quella nota saccente. Si capiva che era assolutamente
certa
di avere ragione ma questa volta stava sbagliando e doveva accettarlo
per
quanto potesse essere scocciante.
-L’orario di
visite è quasi finito-, annunciò
gentilmente un’infermiera infilando velocemente la testa
nella stanza per poi
sparire con la stessa velocità con cui era arrivata.
Sabrina si alzò
dal letto e si rimise la
sciarpa al collo, per ripararsi dal freddo che la attendeva una volta
uscita
dall’ospedale.
-Cos’hai
intenzione di fare adesso? Lunedì
tornerai a scuola e credimi quando ti dico che Massi
cercherà in tutti i modi
di chiarire con te. Vorrà parlarti per capire il tuo gesto.-
Sospirai preoccupata. Sapevo
perfettamente che
Massi avrebbe voluto avere un confronto con me per rendersi conto di
come
stavano le cose, ma io non avevo alcuna voglia di sentirmi dire proprio
da lui,
con quella voce che mi faceva battere tanto il cuore, che quel bacio lo
aveva
infastidito o che magari i miei sentimenti lo facevano ridere. Non lo
avrei sopportato!
Perciò c’era una sola cosa da fare…
-Lo eviterò-,
risposi sicura. –Non so come ma,
in un modo o nell’altro, lo eviterò. Devo
resistere solo fino alla settimana
prima delle vacanze di Natale.-
-Non ci sarà
autogestione in quella
settimana?- mi chiese Sabrina confusa.
-Sì ma io quella
settimana non verrò a scuola.
Andrò a Padova da mia zia Lucia, lei lavora nella segreteria
dell’Università e
ha detto che in quella settimana non ci sarà molta gente
perciò dovrei avere la
possibilità di assistere a qualche lezione. Almeno
così potrei capire che cosa
fare dopo il diploma.-
-Quindi dovrai resistere
solo per pochi
giorni… -, asserì lei pensierosa.
-Credi che non ce la
farò?- le chiesi
sorridendo.
-Non so. , però
Massi sa essere molto
insistente quando vuole.-
-Ho imparato a difendermi
dai suoi attacchi,
so perfettamente come gestirlo-, risposi con una certa sicurezza, che
non
pensavo proprio di possedere in un momento come quello.
Sabrina andò via
quando l’infermiera ripassò rimproverandola
con un tono molto meno gentile rispetto a quello che aveva usato la
prima
volta.
Rimasta sola spensi la luce
e posai la guancia
sul cuscino.
Speravo che il buio mi
avvolgesse ma la luna
piena creava un cono di luce che quasi risplendeva sulle lenzuola
bianchissime
del mio letto. Infilai una mano sotto il cuscino e trovai
immediatamente quello
che stavo cercando, l’unico oggetto che in quelle notti
passate in ospedale era
riuscito a darmi un po’ di conforto. Una foto, la foto
più preziosa che avessi
mai stretto tra le mani. L’unica foto che ritraeva Massi in
un momento di
fragilità e calma, mentre dormiva sul sedile del pullman. I
suoi occhi chiusi e
quelle ciglia così lunghe. I capelli biondi spettinati e una
strana aria di
pace che regnava sovrana sul suo volto. Io, appoggiata a lui,
profondamente
addormentata, con una mano posata sul suo petto. Il suo braccio che mi
avvolgeva
la spalla quasi come se in quel momento avesse voluto proteggermi da
qualcosa,
o forse dal mondo intero.
Se qualcuno di estraneo alla
mia vita avesse
visto quella foto, avrebbe subito pensato che quei due ragazzi ritratti
in
quell’istante così intimo fossero innamorati,
magari una coppia felice. Ma io sapevo
qual era la realtà, e anche se quella foto creava delle
piccole illusioni dentro
il mio cuore, il cervello non si lasciava ingannare.
“Questa
è l’ultima volta che permetto alle mie
fantasie di prendere il sopravvento. Dopo questa notte non
guarderò mai più questa
foto.”
La fissai con le lacrime
agli occhi.
Forse avrei dovuto
distruggerla e basta ma non
ne avevo la forza. Proprio non ce la facevo a sopprimere completamente
i miei
sentimenti. Magari un giorno sarei riuscita a dimenticarmi di Massi ma
quella
sera avevo ancora bisogno di pensare a lui e di immaginare noi due
insieme,
uniti dall’amore… Anche se era solo una mia
stupida fantasia…
I giorni volarono senza che
neanche me ne
rendessi conto. Domenica mattina mi dimisero dall’ospedale
con quel maledetto
gesso che avrei dovuto togliere la settimana successiva, proprio il
giorno
prima della mia partenza. Il lunedì non c’era
scuola visto che era l’8
dicembre, quindi rimasi in casa a leggere, a guardare la televisione e
ad annoiarmi
in mille modi diversi.
Nel pomeriggio
fortunatamente Marco e le mie
amiche passarono a trovarmi e questo mi risollevò il morale
visto che nelle
ultime ore i miei pensieri non erano stati per niente allegri. Ero
totalmente
imprigionata nel ricordo di quel bacio, era come se la sensazione di
avere le
labbra di Massi sulle mie non volesse abbandonarmi e questo mi rendeva
inquieta
e mi portava alla soglia della disperazione.
-Io proprio non lo capisco!-
esclamò a un
certo punto Marco mentre noialtre eravamo impegnate in una discussione
sul
compito di latino che avremmo dovuto affrontare mercoledì
con Sabrina che
cercava di darci qualche consiglio dato che i suoi voti erano
più in alto della
luna.
-A chi ti riferisci?- chiese
Sabri guardandolo
confusa.
-A quell’idiota di
Massi.-
Spalancai gli occhi sorpresa
e una fitta
dolorosa mi trapassò il cuore. Ero riuscita a non pensare a
lui per qualche
minuto e subito il mio caro amico
Marco non aveva esitato a ricordarmelo. Quanto avrei voluto prenderlo a
schiaffi!
Sabrina mi guardò
preoccupata, ma io le
sorrisi per rassicurarla sperando di riuscire a convincerla della mia
indifferenza verso le parole di Marco, anche se sapevo che
difficilmente ci
sarebbe cascata. Gli altri non si erano accorti della mia reazione e
continuavano a discutere su l’argomento che Marco aveva
tirato fuori con mio
sommo disappunto.
-Ho sempre pensato che ti
mancasse qualche
rotella-, iniziò Amy rivolta a Marco, -ma non pensavo che
fossi totalmente
fuori di testa, Iovine.-
-Perché dovrei
essere fuori testa?- chiese lui
irritato.
Amy gli lanciò
uno sguardo che avrebbe potuto incenerire
un albero mentre Marco rispondeva alla sua occhiataccia con occhi colmi
di energia
negativa.
-Credo che Amy si riferisse
al fatto che Massi
non ha nulla di strano-, intervenne Marti cercando di raffreddare gli
animi.
–Almeno per quanto mi riguarda non ho notato niente di
diverso in lui, quindi
come mai prima hai detto che non lo capisci?-
-E’ semplice-, il
tono di Marco era molto
sicuro, e questo mi portò a pensare che forse stesse
cominciando ad intuire
qualcosa riguardo a quello che era successo in ascensore. –A
voi non sembra
strano che non sia venuto a trovare Vale neanche una volta?-
Lo sapevo che mi avrebbe
tirato in ballo.
Accidenti!
-Non lo trovo strano per
niente-, Sabri stava
cercando di deviare l’attenzione di Marco non dandogli spago
ma ormai conoscevo
quel ragazzo, se aveva una teoria che gli ronzava per la testa, nessuno
lo
avrebbe mai convinto a demordere.
-Sei rimbambita, per caso?
Conosci Massi
quanto me e sai che non si tira mai indietro quando si tratta di
aiutare
qualcuno, l'ha dimostrato portando Vale fino all’ascensore. E
sai anche che per
lui è normale assicurarsi che alla fine la persona in
questione stia meglio,
per cui, anche se odiasse Vale a morte, in un modo o
nell’altro s'informerebbe
sul suo stato di salute. Invece non vuole neanche sentirla nominare.-
Grazie Marco, sapere che il
ragazzo che amavo
non voleva neanche sentirmi nominare mi, riduceva letteralmente a
pezzi. Tanto
valeva lasciare che un tir mi mettesse sotto una volta per tutte,
almeno le mie
sofferenze sarebbero cessate con una dignitosa fine.
-Sono sicuro che
c’è qualcosa di strano-,
sentenziò lui alzandosi dal divano dove eravamo seduti lui,
io ed Amy. Cominciò
ad andare da una parte all’altra della stanza cercando di
venire a capo di quel
mistero.
-Marco-, cominciai con calma
con la speranza
di avere modo di spiegarmi o almeno di trovare una scusa plausibile per
confutare
le sue teorie.
-Lasciami pensare!-
esclamò lui con tono
serio.
-Ma guarda che…-
-Ho detto di lasciarmi
pensare-, il suo tono
era davvero scocciato, evidentemente non stava proprio riuscendo a
raccapezzarsi in quella storia.
-Collegando tutto quello che
può essere
accaduto-, sembrava quasi un detective che passava in rassegna i fatti
di un
omicidio mettendo a confronto prove e testimonianze. –Massi
ha cominciato a
comportarsi così dopo la storia dell’ascensore
quindi sarebbe logico pensare
che sia successo qualcosa mentre eravate bloccati insieme. Ma cosa?-
Mi chiedevo
perché caspita non si girasse
verso di me domandandomi direttamente cosa fosse accaduto. A volte si
comportava
davvero come un cretino! Anzi era un cretino!
-Marco la smetti con queste
assurde
supposizioni?! Non c’è proprio nulla da scoprire!-
esclamò Sabrina irritata.
-Sta zitta! Sto cercando di
pensare!- rispose
lui irritato.
-A volte mi chiedo cosa
diavolo ci trovassi in
te quando stavamo insieme-, mormorò Sabri scocciata
incrociando le braccia.
Amy la guardò
sorridendo. Aveva saputo che
Marco e Sabrina erano stati insieme, a quanto pareva, mentre io ero
costretta
in ospedale, le mie due migliori amiche avevano parlato molto con la
mia nuova
amica e, come immaginavo, avevano scoperto di avere molto in comune.
-Ci sono!- esordì
Marco con occhi scintillanti
di emozione. –Avete litigato e gli hai tirato uno schiaffo.
Per questo ce l’ha
a morte con te…-
Ce l’aveva
addirittura a morte con me… La mia
depressione mi faceva sprofondare sempre di più
nell’oblio della tristezza.
-No-, sospirai.
-Allora… Gli hai
pestato un piede, e di certo
non in modo accidentale.-
Alzai un sopracciglio
sorpresa.
-No.-
-Gli hai tirato i capelli.-
-No.-
-Lo hai morso.-
-Non sono mica un cane!-,
anche se dovevo
ammettere che la mia bocca aveva avuto un ruolo da protagonista mentre
eravamo
chiusi in ascensore.
-Ho capito! Gli hai tirato
un calcio nelle…-
-L’ho baciato, va
bene!- esclamai senza
rendermene conto. Le teorie di Marco mi avevano talmente esaurita e la
mia
pazienza era stata così torturata che alla fine ero
scoppiata, e la verità mi
era scivolata via dalla bocca prima che avessi potuto impedirlo, o
meglio prima
che i miei neuroni tornassero a funzionare per fermare la mia
confessione.
Il silenzio scese su di noi
e l’atmosfera si
fece piuttosto pesante.
-Tu…hai…-,
cominciò Amy incredula.
-…hai
baciato…Massi?- terminò Marti con la
stessa espressione stranita di Amy.
Marco se ne stava in piedi a
fissarmi con
sguardo vitreo, aveva l’aria di uno che si era appena trovato
davanti ad un
cavallo color rosa shocking.
-Non ci posso credere-,
mormorò alla fine con
un sorriso che piano piano si stava allargando sul suo volto.
Un momento! Stava
sorridendo?!
-Marc…-
-Hai avuto il coraggio di
baciarlo?! Ma questa
è una notizia meravigliosa! Finalmente ci libereremo di
quell’oca di Delia per
sempre! Ora che Massi sa come stanno le cose, non tarderà a
scaricarla.-
Sbattei le palpebre confusa.
-Tu non sei normale-, gli
dissi in tutta
sincerità. –Poco fa hai detto che Massi ha
l’aria di uno che mi odia a morte e
pensi ancora che io possa prendere il posto di Delia al suo fianco.
Soffri di
personalità multiple, per caso?-
-No, mi sa che qui sono
l’unico sano di mente-,
rispose lui sempre sorridendo. –Credimi, vedrai che le cose
si sistemeranno da
sole adesso.-
Lo guardai come si
può fissare un pazzo durante
una delle sue crisi. Forse era meglio assecondarlo prima che
cominciasse a
parlare con le tende e i soprammobili.
Mi voltai verso Sabrina, lei
sembrava
tranquilla. Evidentemente trovava il comportamento di Marco normale ma
per me
era stato deleterio. Ora ero più confusa, più
depressa e soprattutto ancora più
sicura che l’unica soluzione a tutto quel gran casino era evitare Massi.
La mattina dopo mio padre mi
accompagnò a
scuola. Quel maledetto gesso m'impediva di compiere i gesti
più semplici e di
certo l’uso dello scooter era assolutamente fuori
discussione.
Amy scroccò un
passaggio, visto che i suoi
avevano il turno di notte senza il mio aiuto probabilmente sarebbe
stata
costretta a restare a casa- i mezzi pubblici non erano esattamente il
suo forte.
Quando mio padre
fermò la macchina davanti
all’ingresso della scuola, gli schioccai un bacio sulla
guancia per salutarlo dopodiché
Amy mi aiutò a scendere dall’auto, con notevoli
difficoltà.
Per fortuna avevamo deciso
di recarci a scuola
più presto del solito per evitare il branco d'individui che
si riversava tutto
di seguito nell’edificio al suono della campanella. Non
volevo rischiare di
essere buttata a terra da qualche spintone per poi essere trattare come
un
soffice pavimento su cui camminare con ogni genere di calzatura, come
stivali
con tacco alto o scarpe da ginnastica vecchie e sporche. Ci mancava
solo
quello!
Non avevo più
sentito Marco dal pomeriggio
precedente, eppure con un’occhiata veloce mi accorsi che era
lì, vicino al
cancello d’entrata, e salutava me ed Amy con la mano; il suo
solito sorriso
diabetico stampato in faccia e gli occhi colmi di felicità.
Saltellando con le mie
stampelle e con Amy al
seguito mi avvicinai a quello che in teoria avrebbe dovuto essere il
mio fedele
migliore amico ma che in quel momento mi sembrava più
sospetto di un indiziato
della polizia trovato al cospetto di un cadavere e con in mano
l’arma del
delitto completamente insanguinata.
-Che ci fai qui
così presto?- gli chiesi
scocciata.
-Non lo immagini?- il suo
sorriso si allargò
ancora, andava letteralmente da un orecchio all’altro.
-Soffri d'insonnia?- provai
spaesata e con un
pizzico di sarcasmo
Lui alzò gli
occhi al cielo seccato.
-Secondo te potevo perdermi
l’incontro del
secolo?! Te e Massi dopo che tu,
Valeria Ferrari, la codarda Valeria
Ferrari, l’hai baciato? Piuttosto mi farei asportare il
cervello!-
Su quello non
c’era pericolo, per asportare il
cervello di Marco era necessario che ci fosse un cervello in quel
cranio vuoto!
-Tu non sei per niente
normale. L’ho detto
ieri ma oggi ne ho avuto la conferma e lo ribadisco.-
Marco stava per rispondere
quando vidi
apparire dietro di lui Marti e Sabrina.
Le guardai a dir poco
sconvolta. Che anche
loro fossero lì per lo stesso motivo idiota di Marco?
-Ehm…-,
cominciò Sabrina imbarazzata. –Scusa,
Vale, ma eravamo curiose come Marco di vedere il tuo incontro con Massi
dopo
quello che è accaduto in ascensore.-
Perfetto! La mia vita
sentimentale andava a
rotoli, però almeno avevo un pubblico che seguiva la
catastrofe con enorme
interesse. Che fortuna!
-Chi vi ha detto che io e
Massi ci
incontreremo?- chiesi scocciata. –A causa di questa cosa-
indicai il gesso- non
mi potrò muovere dalla classe e non mi risulta che lui sia
solito arrivare
presto a scuola perciò adesso mi andrò a
barricare dentro e non lo vedrò fino
al giorno della mia partenza.-
Mi guardarono tutti con
un’espressione di
superiorità, come se sapessero qualcosa che io ignoravo. Non
era difficile
immaginare di cosa si trattasse.
-Lui è
già arrivato-, non si trattava di una
domanda ma di una semplice e dolorosa constatazione che
trovò conferma negli
sguardi divertiti di quelli che avrebbero dovuto essere miei amici.
-E’ seduto su una
panchina insieme a Delia-,
rispose Marco senza che gli chiedessi niente.
-Non m'interessa!- esclamai
irritata. –Non lo
voglio vedere e soprattutto non ci voglio parlare, quindi, per quanto
mi
riguarda, lo potrebbero anche rapire gli alieni ed io non farei neanche
una
piega.-
-Rimane il fatto che, per
entrare a scuola,
dovrai passare dal cortile dove ci sono Massi e Delia, e a quanto mi
risulta
non hai il dono di renderti invisibile-, disse Marco divertito.
Ma perché tutte a
me!? Che cosa diavolo avevo
fatto di male!? L’ascensore difettoso, il bacio, il gesso,
Massi, Delia… la
prossima sarebbe stata la perdita della ragione!
Presi un respiro profondo
per darmi coraggio e
con calma mi diressi verso il cortile puntando il mio sguardo a terra
per
evitare di incontrare gli occhi di Massi. Avevo programmato di non
attirare
troppo l’attenzione ma tra il grosso affare bianco che avevo
ancora al piede e
il corteo formato dai miei amici che mi ritrovavo dietro, era
un’impresa
assolutamente irrealizzabile.
Non mancava molto
all’entrata, si trattava
solo di pochi metri ma ovviamente ero troppo idiota per non alzare lo
sguardo e
fu allora che lo vidi: Massi era seduto su una panchina molto distante
dall’entrata e parlava amabilmente con Delia, ridendo e
accarezzandole ogni
tanto il viso. Non aveva dato alcun segno di avermi vista arrivare o di
accorgersi di una qualsiasi cosa che gli stava accadendo intorno: aveva
l’aria
di un ragazzo innamorato che s'intratteneva con la sua fidanzata, e
ormai ero
certa che fosse proprio quella la verità.
La mia intenzione fin da
quando avevo messo
piede fuori dall’ascensore dopo l’incidente era
stata sempre quella di evitare
accuratamente Massi dato che ero troppo codarda per affrontare un suo
netto
rifiuto ma non avevo mai messo in conto che potesse essere lui stesso a
decidere di evitarmi. Be’ meglio così! Almeno un
po’ di fatica mi era stata
risparmiata.
Lo fissai per un altro
secondo e capii che non
avrebbe distolto lo sguardo da Delia per parecchio tempo
perciò decisi di
lasciarmi quei due alle spalle- in tutti i sensi- ed entrai a scuola
con il cuore
a pezzi ma conservando un briciolo di quella poca dignità
che mi era rimasta.
I giorni passarono
velocemente senza che Massi
mi rivolgesse mai la parola. Marco era sempre più sorpreso
dal suo
comportamento, inizialmente aveva ipotizzato che il suo amico non
volesse
ammettere con se stesso di provare qualcosa per me, poi aveva
cominciato a
pensare che Delia avesse scoperto tutto e che gli avesse vietato di
parlarmi,
alla fine era arrivato alla conclusione che in quella storia
c’era qualcosa che
non lo convinceva, un qualcosa che Massi ci stava nascondendo e che
probabilmente era la chiave per capire il suo strano comportamento.
Ripeteva in
continuazione che voleva trovare un modo per far uscire Massi allo
scoperto,
per costringerlo a confessare quello che stava tramando, e questo lo
rendeva
sempre più simile ad un pazzo furioso con un urgente bisogno
di cure specialistiche.
Dal canto mio non mi feci
neanche la metà dei
problemi che continuava a porsi Marco. Stavo male perché
vedevo Massi sempre
appiccicato a Delia e soprattutto perché
m’ignorava, ma la convinzione che
quella fosse la maniera perfetta per guarire
dai miei sentimenti verso di lui mi dava la forza e il coraggio per non
pensare
al suo comportamento.
La settimana successiva, il
lunedì pomeriggio,
mi recai in ospedale dove, con mio grande sollievo, liberarono il mio
piede da
quell'odiosa trappola restituendomi finalmente la mia
libertà e ogni mia
capacità motoria.
Ero guarita del tutto.
L’osso si era risaldato
in fretta e in modo perfetto, e ciò mi rese assolutamente
euforica dopo quasi
dieci giorni in cui non avevo provato niente che si potesse neanche
avvicinare
ad una definizione decente di buonumore.
Il giorno dopo arrivai a
scuola con lo scooter
ed ovviamente con me c’era Amy che mi seguiva come un
cagnolino fin dal mio
primo incontro con Massi dopo lo sfortunato
“incidente” dell’ascensore. Sapevo
che voleva solo assicurarsi che stessi bene ma stava cominciando a
diventare
davvero pesante. Mi fissava in continuazione con uno sguardo
pietoso-comprensivo che mi faceva venire da vomitare.
Era ovvio che non stessi
bene ma non avevo
bisogno che lei me lo ricordasse in continuazione con quegli occhi
pieni di
compassione. E che cavolo!
-Ehi Vale!- Marco, altra
piaga che non
smetteva di torturarmi. Ci credevo che quei due fossero fatti per stare
insieme,
non avevo mai visto due persone più simili e più
pazze di loro in tutta la mia
vita.
-Che
c’è?- risposi con quella che non era
proprio delicatezza.
-Sabrina mi ha detto che
domani parti. Vai a
Padova per dare un’occhiata
all’Università, giusto?-
Le sue domande non erano mai
prive di un
doppio fine perciò cominciai ad insospettirmi.
-Sì,
perché?-
-E’ da un
po’ di tempo che stavo prendendo in
considerazione quell’Università per quando
uscirò da questa prigione di Liceo
perciò mi domandavo se per caso non potessi venire con
te…-
-Non penso che ci siano,
devo solo avvertire
mia zia ma a lei piace avere gente in giro per casa quindi non credo
che avrà
nulla da obiettare-, per una volta il secondo fine di Marco era
accettabile,
almeno non aveva niente a che vedere con la mia vita sentimentale.
-Evvai! Grazie mille!- disse
tutto contento
mentre entrava nell’edificio scolastico.
-Spesso mi chiedo
perché diavolo sono diventata
amica di un tipo del genere-, mormorai irritata.
Presi un respiro per cercare
di calmarmi e
solo in quel momento mi ricordai della presenza di Amy. Quando mi girai
verso
di lei, aveva lo sguardo fisso nel punto in cui poco prima
c’era Marco e
sembrava piuttosto sovrappensiero. Che avesse timore del fatto che
Marco ed io
saremmo partiti insieme il giorno dopo?
-Amy?- la chiamai con voce
divertita.
-Cosa?- mi chiese
ridestandosi dal suo coma
temporaneo.
-Ti dà fastidio?-
-Di cosa stai parlando?- la
sua voce appariva
sorpresa ma a me non la dava a bere, sapeva perfettamente a cosa mi
stava
riferendo.
-Sta tranquilla-, risposi
eludendo il suo
tentativo di deviare il discorso. –Tra me e Marco non
c’è mai stato niente,
sarà come partire con un fratello più piccolo e
più stupido.-
Lei mi sorrise divertita, di
sicuro rincuorata
dalle mie parole.
La campanella
suonò e per l’ultima volta prima
delle vacanze di Natale percorsi i pochi metri che mi separavano
dall’ingresso.
Era il primo giorno di
autogestione e questo
significava niente lezioni, ma soprattutto cinque ore di pura noia! I
rappresentanti d’istituto, come ogni anno, avevano creato dei
corsi per dare
una parvenza di attività culturale
all’autogestione però non c’era mai
nulla di
davvero interessante, almeno per me. Corso di teatro? Una rapa recitava
meglio
di me. Corso di canto? Avrei rotto qualche vetro per quanto ero
stonata. Corso
di disegno e pittura? Erano campi in cui me la cavavo, ma il materiale
scarseggiava e così rischiavo di passare cinque ore ad
aspettare che si liberassero
pennelli e colori. Corso di storia e politica? Forse in
un’altra vita. Corso di
attualità? Era solo un nome ingegnoso per camuffare il corso
“il fumo è nostro
amico”, quindi non se ne parlava proprio, vi tenevo ai miei
polmoni.
Fortunatamente Marco era
amico dei
rappresentanti d’istituto- e questo ci dava un potere
illimitato- per cui ci fu
concessa un’aula vuota dove poter fare quello che ci pareva
senza che il servizio
d’ordine ci intimasse di trovare un corso e di entrarci. Se
non altro per una
volta la popolarità di Marco era stata utile.
Quella mattina avevo messo
nello zaino Orgoglio e Pregiudizio,
e quando fummo
al sicuro nella classe che ci avevano riservato, cominciai a leggerlo
per
quella che forse era la cinquantesima volta.
Marco, Amy e Sabrina avevano
deciso di fare
una partita a carte, mentre Marti e quel figlio di papà di
Christian si erano
sistemati in un angolo a studiare, o meglio, siccome Christian stava
rischiando
seriamente si essere bocciato visto che i suoi voti erano
più bassi della
temperatura a Mosca in pieno inverno, Marti gli stava dando delle
ripetizioni
praticamente in tutte le materie.
Avevo pensato più
di una volta che Christian
avesse abbordato la mia amica solo per risollevare la sua media
scolastica ma
c’erano un paio di elementi che mi avevano fatto cambiare
idea. Prima di tutto
mi sembrava troppo pigro perché mettesse su tutta quella
storia solo a causa
dei suoi voti pessimi, e poi Marti lo avrebbe capito che la stava solo
usando,
anche se aveva completamente perso il senno da quando si era innamorata
di lui.
Ripresi a leggere il mio
amato libro ed ero
giusto arrivata all’ingresso in scena
dell’affascinante ed enigmatico Mr Darcy,
quando la porta si aprì facendomi trovare davanti agli occhi
l’ultima persona
che avrei voluto vedere in quel momento.
-Ah, sei qui-, disse Massi
rivolto a Marco.
-Ciao Massi, come va?- gli
chiese Marco mentre
pescava una carta dal mazzo.
-Ti ho cercato per tutta la
scuola-, la voce
di Massi era piuttosto scocciata ma Marco era sereno e ci mancava poco
che
ignorasse completamente il suo amico. –Prima mi riempi di
messaggi e telefonate
per dirmi che devi parlarmi con urgenza e poi sparisci. Si
può sapere che hai
nel cervello a parte quei due criceti rinsecchiti?-
-Ragazze-, esordì
Marco sempre con una strana
calma, -devo spostarmi un attimo, mi raccomando non sbirciate le mie
carte.-
L’atteggiamento di
Marco era più che sospetto
ma ero troppo impegnata a guardare Massi che non mi aveva neanche
degnato di
uno sguardo- come accadeva da più di una settimana- per
riuscire ad
interessarmi di qualcos’altro. Ormai avevo
l’impressione che Massi avesse
adottato nei miei confronti la filosofia delle “Tre
Scimmiette- non vedo, non
sento, non parlo”.
Marco posò le
carte sul banco e si alzò in
piedi.
-Vedo che hai tolto il
gesso-, quella frase e
la voce di chi l’aveva pronunciata mi sorpresero talmente che
per poco non
caddi dal banco dove mi ero appollaiata per leggere indisturbata.
-Sì-, risposi
voltandomi lentamente verso
Massi e i suoi occhi verdi che mi facevano sempre perdere la ragione.
-Sono contento che tu stia
meglio-, le parole
erano gentili ma il tono era talmente freddo che probabilmente quello
di un
navigatore satellitare sarebbe risultato più piacevole.
Non feci in tempo a
rispondere a quella sua
osservazione che Marco lo afferrò per un braccio e con calma
lo portò fuori
dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
-Okay, adesso voglio sapere
cos’ha in mente
quell’idiota combina guai di Iovine-, disse Amy.
-Non lo so-, rispose Sabrina
pensierosa.
–Conoscendolo non credo che sia niente di buono.-
Aveva ragione. Marco stava
architettando
qualcosa e non sapevo se il fatto che volesse venire a Padova con me
c’entrasse
niente, però speravo con tutto il cuore che non mi
coinvolgesse in qualche suo
assurdo piano. Ero troppo triste e spaesata per tenere a bada
quell’uragano del
mio migliore amico!
Quando Marco
tornò nell’aula, non disse una
parola ma aveva un’aria piuttosto soddisfatta, come se avesse
portato a termine
una missione di vitale importanza. Non gli chiesi nulla, avevo in
programma di
tartassarlo di domande la mattina successiva durante le dieci ore di
treno che
ci aspettavano. Almeno avevo la certezza che non avrebbe avuto alcuna
possibilità
di fuggire proprio nel bel mezzo dell’interrogatorio.
Quella notte non dormii come
al solito. Avevo
uno strano presentimento che mi attanagliava l’anima,
qualcosa mi diceva che il
viaggio che stavo per fare avrebbe cambiato per sempre la mia vita.
Forse
perché si trattava di andare a vedere
un’Università mi rendeva così
irrequieta
facendomi apparire il futuro molto più imminente e vicino di
quanto non lo
avessi mai considerato prima.
Grazie alla nottata insonne
che avevo
trascorso, al mio risveglio sembravo uscita da un orrendo film di
zombie.
Occhiaie visibile che provai a coprire con il correttore, occhi rossi e
stanchi
a cui tentai di dare una parvenza umana con un velo di ombretto e un
tocco di
matita, e per finire capelli tipo “balla di fieno durante una
tempesta” che
legai in una coda di cavallo cercando di disciplinarli, o almeno di
renderli decenti.
Mio padre mi
accompagnò in stazione e mi diede
una mano a caricare il bagaglio all’interno del mio vagone.
Per fortuna
viaggiavo su un Euro star, così avrei provato a dormire un
po’ durante il
tragitto che per lo meno si prospettava comodo e silenzioso, tolto il
vociare
degli altri passeggeri.
Salutai mio padre che mi
sorrise riprendendo
la strada per l’interno della stazione e mi sedetti sul
sedile morbido e
confortevole. L’intero vagone era pieno tranne che per il
posto accanto a mio,
riservato a Marco. Davanti a me c’era un’anziana
signora intenta a leggere un
romanzo dalla copertina consunta e un uomo sulla trentina vestito in
giacca e
cravatta che stava scrivendo qualcosa sul suo portatile, probabilmente
era
qualche uomo d’affari.
Scrissi un messaggio a Marco
con il numero del
vagone sul quale mi trovavo, come avevamo concordato la sera precedente
ma,
prima che lo mandassi, il cellulare cominciò a squillare.
Era Marco.
-Che succede?- chiesi non
appena accettata la
chiamata.
-Scusa Vale-, la voce di
Marco non era per
niente normale, sembrava quella di uno in punto di morte.
-Che hai?- ero preoccupata.
-Febbre alta e laringite
improvvisa-, rispose
tra un colpo di tosse e l’altro. –Volevo provare a
raggiungerti lo stesso ma
mia madre mi ha praticamente legato a letto. Mi dispiace ma non posso
più venire
con te.-
-Tranquillo-, risposi
cercando di
rinfrancarlo. –Ci mancherebbe altro. Tu riposa e non ti
muovere da casa, dalla
voce non mi sembri uno che se la sta passando bene.-
-Grazie. Scusa ancora e fai
buon viaggio-, mi
disse prima di riattaccare.
Guardai per un attimo il
cellulare. Certo che
era stato davvero veloce ad ammalarsi, fino alla sera prima era sano
come un
pesce visto che mi aveva tenuto al telefono per ore elencandomi tutto
quello
che aveva intenzione di mettere in valigia.
Decisi di lasciar perdere
Marco e le sue
stranezze, presi lo zaino che avevo poggiato sul sedile accanto al mio
e ne
tirai fuori Orgoglio e Pregiudizio
giusto per passare il tempo, dopotutto era un viaggio lungo. Aprii il
libro
alla pagina dove ero rimasta e iniziai a leggere. Ero al punto in cui
Mr Darcy
faceva la sua prima penosa proposta di matrimonio ad una maldisposta
Elizabeth
Bennet quando le porte alle mie spalle si aprirono e una voce
attirò la mia attenzione.
-No, capisco. Tranquillo
Marco, si sente che
stai da schifo. Quindi sei sicuro che tua zia ospiterà anche
me da solo, non ho
proprio i soldi necessari per fermarmi in albergo.-
La voce era più
vicina ed io mi sentivo sempre
più inquieta.
-Qui è tutto
pieno, sei sicuro che questo sia il
vagone del tuo biglietto? Okay, va bene… Cerco
meglio… Marco dovresti proprio
tornare a dormire la tua voce è davvero orrenda, sembri in
punto di morte sul
serio. Sì, ci sentiamo più tardi così
mi dai l’indirizzo di tua zia. Ciao, e
grazie ancora.-
Il cuore mi batteva forte
mentre il mio
cervello lavorava febbrilmente in cerca di una spiegazione plausibile
per farmi
capire cosa potesse essere successo.
Proprio in quel momento un
ragazzo alto e con scompigliati
capelli biondi sorpassò il posto dove ero seduta e si
voltò per vedere se ci
fossero sedili liberi. Certo che ce n’era uno libero! Marco
aveva pianificato
tutto alla perfezione e adesso io mi ritrovavo a fissare gli occhi che
amavo di
più al mondo mentre mi guardavano colmi di stupore.
Il treno stava partendo e di
una cosa ero
certa: al mio ritorno Marco Iovine sarebbe stato solo il nome inciso su
una lapide
di granito in un cimitero!
***L'Autrice***
Quante
di voi in questo momento stanno adorando Marco e vorrebbero riempirlo
di baci per il suo brillante piano (anche se qualcuna di voi lo
riempirebbe di baci a prescindere...XD)? Ebbene sì, il
nostro
Marco ha messo su un bel treatrino per fare in modo che alla fine Massi
e Vale partissero insieme. Ho creato un genio! XD Non perdetevi
assolutamente i prossimi due o tre capitoli perchè saranno
fondamentali per capire
tutta la storia di Delia e del suo fidanzamento con Massi.
Ovviamente
ricordo che potete trovare altre informazioni su questa
storia visitando il forum,
il gruppo su
facebook, la pagina
su
Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta)
aggiungetemi se volete...^^
P.S. Mancano le risposte ad una decina di recensioni del capitolo
precedente... Ho avuto un impegno e non ho fatto in tempo a rispondere,
prometto di farlo stasera appena tornerò a casa... ^^
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