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Autore: Scarcy90    25/11/2010    40 recensioni
*Nell'estate 2024 questa storia diventerà un romanzo self su Amazon. Al più presto avrete una data.* Valeria frequenta l'ultimo anno di Liceo. E' sempre stata una studentessa nella media e insieme alle sue due migliori amiche, Amy e Marti, ha trascorso in relativa tranquillità il suo periodo da liceale. Ma proprio all'inizio di quell'ultimo anno accade qualcosa che sconvolgerà il suo mondo di pace. Un litigio, durante la ricreazione, darà la scossa definitiva perché la vita di Vale cambi per sempre. La chiave di volta di questo cambiamento è Massimiliano Draco, il figlio della temuta professoressa D'Arcangelo, acerrima nemica della protagonista. Una storia che ha il solo scopo di raccontare i sentimenti e le traversie di una ragazza come tante.
||Il Sequel di questa storia è Verso La Maturità||
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Figlio Della Prof Serie's '
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Il Figlio Della Prof- Capitolo 15 (new)
Non Puoi Vincere
Senza Aver Prima Imparato A Perdere
Kareem Abdul Jabbar
 


 
 Capitolo 15: La Filosofia Delle Tre Scimmiette

 
 Una volta in ospedale la diagnosi fu piuttosto chiara: rottura della caviglia. A quanto pareva, nel giocare la partita, la distorsione si era acutizzata e nel momento in cui ero atterrata dopo aver murato la schiacciata di Massi, c’era stata la rottura a causa di tutto il peso del mio corpo arrivato improvvisamente sull’osso. Non era necessario intervenire chirurgicamente ma sarei stata costretta a due giorni di ricovero e a tredici di gesso, e questa volta non avrei potuto sgarrare- anche perché i miei genitori mi controllavano a vista.
 Durante i due giorni di ricovero Amy, Marco, Marti e Sabrina vennero a trovarmi. Nessuno di loro accennò a Massi e fortunatamente non sembravano al corrente di quello che era successo. O almeno così credevo.
 La sera del mio secondo giorno di ricovero non aspettavo nessuno. I miei amici se n'erano andati da poco e anche mamma e papà erano tornati a casa. In più l’orario per le visite era quasi finito perciò quando vidi Sabrina entrare nella mia stanza rimasi sorpresa, e anche parecchio.
 -Ciao-, disse lei con il suo solito sorriso dolce e comprensivo.
 -C-ciao-, risposi titubante. –Ma non eri andata via con gli altri?-
 -Ero venuta con la mia macchina, quindi ho fatto finta di andar via e poi sono tornata indietro.-
 -Capisco-, esitai un attimo nel continuare. Stavo cominciando a conoscere Sabrina e avevo come la sensazione di sapere che cosa volesse da me. –E come mai sei tornata?-
 -Voglio solo sapere cosa è successo tra te e Massi nell’ascensore.-
 Lo sapevo che avrebbe tirato fuori quella storia, me lo sentivo che lei si era resa conto di tutto.
 -Non inventarti scuse inutili, perché capisco perfettamente quando stai mentendo.-
 Accidenti all’intuito di quella ragazza! Ma chi me l’aveva detto di diventare sua amica?! Era come fare amicizia con un agente della CIA.
 Sospirai in un gesto di resa e la invitai a sedersi sul letto accanto al mio, mentre io mi tiravo su lottando con quel maledetto gesso che rendeva ogni mio movimento goffo e impacciato.
 -Come hai fatto a capirlo?-
 -Conosco Massi da una vita, pensi che non mi sarei accorta che, da quando siete usciti da quell’ascensore, non è più lui. Si comporta come se avesse visto un fantasma e appena ho provato a nominarti ha dato in escandescenze, per non parlare di quando gli ho proposto di venire qua con me per farti visita. Sembrava un leone a cui avevano strappato la criniera con la ceretta. Come potevo non insospettirmi?-
 Era inutile negare. Alla fine dei conti probabilmente mi avrebbe fatto anche bene parlare con qualcuno di quella storia, non era semplice convivere con quei ricordi, nonostante fossero piuttosto piacevoli in alcuni punti.
 -Lo ha capito anche Marco?- chiesi abbassando lo sguardo.
 -Tranquilla, credo di essermene accorta solo io. Marco è troppo occupato a rendersi conto dei suoi sentimenti per notare cambiamenti in Massi. Allora, me lo dici che cosa è successo?-
 -Abbiamo litigato-, risposi semplicemente ma Sabrina aveva compreso subito che non era solo lì la questione, per lei era ovvio che ci fosse dell’altro.
 -E poi lui mi ha messo alle strette, chiedendomi come mai il mio comportamento fosse sempre così incoerente.-
 Alzai un attimo gli occhi e vidi l’interesse di Sabrina per le mie parole. Pendeva letteralmente dalle mie labbra in attesa che io portassi a termine quella mia sofferta confessione.
 -Senza volerlo mi sono lasciata sfuggire che il problema di tutto era Delia e il fatto che fosse la sua fidanzata. Ovviamente lui non ha capito cosa volessi dire e così…Ecco, io… L’ho baciato.-
 Quasi certamente se avessi rivelato di avere un ordigno nucleare sotto il letto, la faccia della mia amica avrebbe avuto un’espressione migliore. Persino l’aggettivo incredula era riduttivo nel suo caso.
 -Tu hai fatto cosa?!-
 -L’ho baciato…-, risposi cambiando diverse tonalità di rosso, tra cui un paio che forse non erano neanche mai state classificate dagli esperti d’arte.
 -Quando dici baciato-, riprese lei continuando a fissarmi. –Intendi baciato baciato?-
 -Quanti modi conosci per baciare un ragazzo? Sì, l’ho baciato baciato. E’ stato un gesto istintivo, mi sentivo così arrabbiata e frustrata però allo stesso tempo così attratta da lui che non sapevo che fare e alla fine…-
 -Hai pensato bene di baciarlo-, concluse lei con un sorriso divertito.
 -Già-, il mio tono era talmente scoraggiato che neanche una talpa sarebbe riuscita a ritrovare il mio umore tanto era sprofondato nelle viscere del pianeta.
 -Fammi indovinare- cominciò lei con un sorriso sempre più ampio, -il caro Massi ha risposto al bacio, e anche con parecchio trasporto magari.-
 La mia testa si sollevò di scatto come se fosse stata collegata a un meccanismo a molla.
 -Come hai fatto ad indovinare?- a volte mi chiedevo se per caso Sabrina non avesse nascosto qualche microcamera addosso a me o a Massi, non era possibile che capisse sempre tutto. O sì?
 -Ti ripeto che conosco Massi, e anche tu non sei difficile da comprendere. Adesso il tuo problema è probabilmente il non sapere che cosa quel bacio abbia significato per lui.-
 Annuì scoraggiata. Il punto era proprio quello: Massi aveva risposto al bacio, ma perché? La teoria che andava più in voga tra i miei neuroni era sicuramente quella dell’istinto animale, si era solo trovato a rispondere in modo automatico ad un mio gesto improvviso che evidentemente, da maschio qual era, non aveva esitato a ricambiare approfittando del primo essere sessualmente compatibile che si era trovato davanti, senza soffermarsi troppo a pensare che quell’essere ero io.
 -Posso dirti cose ne penso con tutta sincerità?- mi chiese Sabrina sfoderando il suo sguardo più dolce e comprensivo.
 -Se ti dicessi di no, tu esiteresti a parlare?- la mia era una domanda retorica dato che la risposta era piuttosto ovvia per entrambe.
 -Cercherò di essere il più concisa possibile poi sta a te decidere di darmi ragione o meno-, già quella premessa non mi piaceva per niente. –Tu hai baciato Massi e lui ha risposto al tuo bacio in modo piuttosto chiaro. Il problema sta nel capire se ha ricambiato solo preso dalla foga del momento o se sotto c’è dell’altro. La mia modesta opinione è una sola: Massi è innamorato, su questo non ho alcun dubbio, è proprio cotto.-
 -So perfettamente che è innamorato, e ci sta anche con la ragazza che ama.-
 -Sei davvero certa che lui sia innamorato di Delia? Io non ci metterei la mano sul fuoco.-
 Sorrisi, ma il mio era un sorriso amaro come un limone acerbo.
 -Stai per caso cercando di dirmi che secondo te Massimiliano Draco, che sta con una bellezza come Delia Barton, è innamorato di me?-
 -L’idea era più o meno questa, sì-, rispose lei scrutandomi con attenzione.
 -Scusa, Sabri. Io ti voglio bene e sono contenta di essere tua amica ma devi sottoporre i tuoi super poteri ad una revisione accurata perché mi sa che questa volta non ci hai preso proprio. So che faccia ha un ragazzo innamorato e Massi non ha occhi che per Delia. Quando guarda me sembra che abbia davanti un bidone dell’immondizia.-
 Era così, me lo sentivo fin dentro l’anima. All’inizio il suo rapporto con Delia mi era sembrato freddo e privo di sentimento ma con il tempo avevo imparato a cogliere i segni dei suoi veri sentimenti verso quella ragazza. Lui la amava e su questo non c’era nulla da discutere.
 -Come ho detto prima, sta solo a te decidere a cosa credere. Se pensi che lui ami Delia non cercherò di contraddirti, il tempo darà ragione ad una di noi due-, il tono di Sabrina era sempre così calmo, però conservava sempre quella nota saccente. Si capiva che era assolutamente certa di avere ragione ma questa volta stava sbagliando e doveva accettarlo per quanto potesse essere scocciante.
 -L’orario di visite è quasi finito-, annunciò gentilmente un’infermiera infilando velocemente la testa nella stanza per poi sparire con la stessa velocità con cui era arrivata.
 Sabrina si alzò dal letto e si rimise la sciarpa al collo, per ripararsi dal freddo che la attendeva una volta uscita dall’ospedale.
 -Cos’hai intenzione di fare adesso? Lunedì tornerai a scuola e credimi quando ti dico che Massi cercherà in tutti i modi di chiarire con te. Vorrà parlarti per capire il tuo gesto.-
 Sospirai preoccupata. Sapevo perfettamente che Massi avrebbe voluto avere un confronto con me per rendersi conto di come stavano le cose, ma io non avevo alcuna voglia di sentirmi dire proprio da lui, con quella voce che mi faceva battere tanto il cuore, che quel bacio lo aveva infastidito o che magari i miei sentimenti lo facevano ridere. Non lo avrei sopportato! Perciò c’era una sola cosa da fare…
 -Lo eviterò-, risposi sicura. –Non so come ma, in un modo o nell’altro, lo eviterò. Devo resistere solo fino alla settimana prima delle vacanze di Natale.-
 -Non ci sarà autogestione in quella settimana?- mi chiese Sabrina confusa.
 -Sì ma io quella settimana non verrò a scuola. Andrò a Padova da mia zia Lucia, lei lavora nella segreteria dell’Università e ha detto che in quella settimana non ci sarà molta gente perciò dovrei avere la possibilità di assistere a qualche lezione. Almeno così potrei capire che cosa fare dopo il diploma.-
 -Quindi dovrai resistere solo per pochi giorni… -, asserì lei pensierosa.
 -Credi che non ce la farò?- le chiesi sorridendo.
 -Non so. , però Massi sa essere molto insistente quando vuole.-
 -Ho imparato a difendermi dai suoi attacchi, so perfettamente come gestirlo-, risposi con una certa sicurezza, che non pensavo proprio di possedere in un momento come quello.
 Sabrina andò via quando l’infermiera ripassò rimproverandola con un tono molto meno gentile rispetto a quello che aveva usato la prima volta.
 Rimasta sola spensi la luce e posai la guancia sul cuscino.
 Speravo che il buio mi avvolgesse ma la luna piena creava un cono di luce che quasi risplendeva sulle lenzuola bianchissime del mio letto. Infilai una mano sotto il cuscino e trovai immediatamente quello che stavo cercando, l’unico oggetto che in quelle notti passate in ospedale era riuscito a darmi un po’ di conforto. Una foto, la foto più preziosa che avessi mai stretto tra le mani. L’unica foto che ritraeva Massi in un momento di fragilità e calma, mentre dormiva sul sedile del pullman. I suoi occhi chiusi e quelle ciglia così lunghe. I capelli biondi spettinati e una strana aria di pace che regnava sovrana sul suo volto. Io, appoggiata a lui, profondamente addormentata, con una mano posata sul suo petto. Il suo braccio che mi avvolgeva la spalla quasi come se in quel momento avesse voluto proteggermi da qualcosa, o forse dal mondo intero.
 Se qualcuno di estraneo alla mia vita avesse visto quella foto, avrebbe subito pensato che quei due ragazzi ritratti in quell’istante così intimo fossero innamorati, magari una coppia felice. Ma io sapevo qual era la realtà, e anche se quella foto creava delle piccole illusioni dentro il mio cuore, il cervello non si lasciava ingannare.
 “Questa è l’ultima volta che permetto alle mie fantasie di prendere il sopravvento. Dopo questa notte non guarderò mai più questa foto.”
 La fissai con le lacrime agli occhi.
 Forse avrei dovuto distruggerla e basta ma non ne avevo la forza. Proprio non ce la facevo a sopprimere completamente i miei sentimenti. Magari un giorno sarei riuscita a dimenticarmi di Massi ma quella sera avevo ancora bisogno di pensare a lui e di immaginare noi due insieme, uniti dall’amore… Anche se era solo una mia stupida fantasia…
 
 I giorni volarono senza che neanche me ne rendessi conto. Domenica mattina mi dimisero dall’ospedale con quel maledetto gesso che avrei dovuto togliere la settimana successiva, proprio il giorno prima della mia partenza. Il lunedì non c’era scuola visto che era l’8 dicembre, quindi rimasi in casa a leggere, a guardare la televisione e ad annoiarmi in mille modi diversi.
 Nel pomeriggio fortunatamente Marco e le mie amiche passarono a trovarmi e questo mi risollevò il morale visto che nelle ultime ore i miei pensieri non erano stati per niente allegri. Ero totalmente imprigionata nel ricordo di quel bacio, era come se la sensazione di avere le labbra di Massi sulle mie non volesse abbandonarmi e questo mi rendeva inquieta e mi portava alla soglia della disperazione.
 -Io proprio non lo capisco!- esclamò a un certo punto Marco mentre noialtre eravamo impegnate in una discussione sul compito di latino che avremmo dovuto affrontare mercoledì con Sabrina che cercava di darci qualche consiglio dato che i suoi voti erano più in alto della luna.
 -A chi ti riferisci?- chiese Sabri guardandolo confusa.
 -A quell’idiota di Massi.-
 Spalancai gli occhi sorpresa e una fitta dolorosa mi trapassò il cuore. Ero riuscita a non pensare a lui per qualche minuto e subito il mio caro amico Marco non aveva esitato a ricordarmelo. Quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi!
 Sabrina mi guardò preoccupata, ma io le sorrisi per rassicurarla sperando di riuscire a convincerla della mia indifferenza verso le parole di Marco, anche se sapevo che difficilmente ci sarebbe cascata. Gli altri non si erano accorti della mia reazione e continuavano a discutere su l’argomento che Marco aveva tirato fuori con mio sommo disappunto.
 -Ho sempre pensato che ti mancasse qualche rotella-, iniziò Amy rivolta a Marco, -ma non pensavo che fossi totalmente fuori di testa, Iovine.-
 -Perché dovrei essere fuori testa?- chiese lui irritato.
 Amy gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto incenerire un albero mentre Marco rispondeva alla sua occhiataccia con occhi colmi di energia negativa.
 -Credo che Amy si riferisse al fatto che Massi non ha nulla di strano-, intervenne Marti cercando di raffreddare gli animi. –Almeno per quanto mi riguarda non ho notato niente di diverso in lui, quindi come mai prima hai detto che non lo capisci?-
 -E’ semplice-, il tono di Marco era molto sicuro, e questo mi portò a pensare che forse stesse cominciando ad intuire qualcosa riguardo a quello che era successo in ascensore. –A voi non sembra strano che non sia venuto a trovare Vale neanche una volta?-
 Lo sapevo che mi avrebbe tirato in ballo. Accidenti!
 -Non lo trovo strano per niente-, Sabri stava cercando di deviare l’attenzione di Marco non dandogli spago ma ormai conoscevo quel ragazzo, se aveva una teoria che gli ronzava per la testa, nessuno lo avrebbe mai convinto a demordere.
 -Sei rimbambita, per caso? Conosci Massi quanto me e sai che non si tira mai indietro quando si tratta di aiutare qualcuno, l'ha dimostrato portando Vale fino all’ascensore. E sai anche che per lui è normale assicurarsi che alla fine la persona in questione stia meglio, per cui, anche se odiasse Vale a morte, in un modo o nell’altro s'informerebbe sul suo stato di salute. Invece non vuole neanche sentirla nominare.-
 Grazie Marco, sapere che il ragazzo che amavo non voleva neanche sentirmi nominare mi, riduceva letteralmente a pezzi. Tanto valeva lasciare che un tir mi mettesse sotto una volta per tutte, almeno le mie sofferenze sarebbero cessate con una dignitosa fine.
 -Sono sicuro che c’è qualcosa di strano-, sentenziò lui alzandosi dal divano dove eravamo seduti lui, io ed Amy. Cominciò ad andare da una parte all’altra della stanza cercando di venire a capo di quel mistero.
 -Marco-, cominciai con calma con la speranza di avere modo di spiegarmi o almeno di trovare una scusa plausibile per confutare le sue teorie.
 -Lasciami pensare!- esclamò lui con tono serio.
 -Ma guarda che…-
 -Ho detto di lasciarmi pensare-, il suo tono era davvero scocciato, evidentemente non stava proprio riuscendo a raccapezzarsi in quella storia.
 -Collegando tutto quello che può essere accaduto-, sembrava quasi un detective che passava in rassegna i fatti di un omicidio mettendo a confronto prove e testimonianze. –Massi ha cominciato a comportarsi così dopo la storia dell’ascensore quindi sarebbe logico pensare che sia successo qualcosa mentre eravate bloccati insieme. Ma cosa?-
 Mi chiedevo perché caspita non si girasse verso di me domandandomi direttamente cosa fosse accaduto. A volte si comportava davvero come un cretino! Anzi era un cretino!
 -Marco la smetti con queste assurde supposizioni?! Non c’è proprio nulla da scoprire!- esclamò Sabrina irritata.
 -Sta zitta! Sto cercando di pensare!- rispose lui irritato.
 -A volte mi chiedo cosa diavolo ci trovassi in te quando stavamo insieme-, mormorò Sabri scocciata incrociando le braccia.
 Amy la guardò sorridendo. Aveva saputo che Marco e Sabrina erano stati insieme, a quanto pareva, mentre io ero costretta in ospedale, le mie due migliori amiche avevano parlato molto con la mia nuova amica e, come immaginavo, avevano scoperto di avere molto in comune.
 -Ci sono!- esordì Marco con occhi scintillanti di emozione. –Avete litigato e gli hai tirato uno schiaffo. Per questo ce l’ha a morte con te…-
 Ce l’aveva addirittura a morte con me… La mia depressione mi faceva sprofondare sempre di più nell’oblio della tristezza.
 -No-, sospirai.
 -Allora… Gli hai pestato un piede, e di certo non in modo accidentale.-
 Alzai un sopracciglio sorpresa.
 -No.-
 -Gli hai tirato i capelli.-
 -No.-
 -Lo hai morso.-
 -Non sono mica un cane!-, anche se dovevo ammettere che la mia bocca aveva avuto un ruolo da protagonista mentre eravamo chiusi in ascensore.
 -Ho capito! Gli hai tirato un calcio nelle…-
 -L’ho baciato, va bene!- esclamai senza rendermene conto. Le teorie di Marco mi avevano talmente esaurita e la mia pazienza era stata così torturata che alla fine ero scoppiata, e la verità mi era scivolata via dalla bocca prima che avessi potuto impedirlo, o meglio prima che i miei neuroni tornassero a funzionare per fermare la mia confessione.
 Il silenzio scese su di noi e l’atmosfera si fece piuttosto pesante.
 -Tu…hai…-, cominciò Amy incredula.
 -…hai baciato…Massi?- terminò Marti con la stessa espressione stranita di Amy.
 Marco se ne stava in piedi a fissarmi con sguardo vitreo, aveva l’aria di uno che si era appena trovato davanti ad un cavallo color rosa shocking.
 -Non ci posso credere-, mormorò alla fine con un sorriso che piano piano si stava allargando sul suo volto.
 Un momento! Stava sorridendo?!
 -Marc…-
 -Hai avuto il coraggio di baciarlo?! Ma questa è una notizia meravigliosa! Finalmente ci libereremo di quell’oca di Delia per sempre! Ora che Massi sa come stanno le cose, non tarderà a scaricarla.-
 Sbattei le palpebre confusa.
 -Tu non sei normale-, gli dissi in tutta sincerità. –Poco fa hai detto che Massi ha l’aria di uno che mi odia a morte e pensi ancora che io possa prendere il posto di Delia al suo fianco. Soffri di personalità multiple, per caso?-
 -No, mi sa che qui sono l’unico sano di mente-, rispose lui sempre sorridendo. –Credimi, vedrai che le cose si sistemeranno da sole adesso.-
 Lo guardai come si può fissare un pazzo durante una delle sue crisi. Forse era meglio assecondarlo prima che cominciasse a parlare con le tende e i soprammobili.
 Mi voltai verso Sabrina, lei sembrava tranquilla. Evidentemente trovava il comportamento di Marco normale ma per me era stato deleterio. Ora ero più confusa, più depressa e soprattutto ancora più sicura che l’unica soluzione a tutto quel gran casino era evitare Massi.
 
 La mattina dopo mio padre mi accompagnò a scuola. Quel maledetto gesso m'impediva di compiere i gesti più semplici e di certo l’uso dello scooter era assolutamente fuori discussione.
 Amy scroccò un passaggio, visto che i suoi avevano il turno di notte senza il mio aiuto probabilmente sarebbe stata costretta a restare a casa- i mezzi pubblici non erano esattamente il suo forte.
 Quando mio padre fermò la macchina davanti all’ingresso della scuola, gli schioccai un bacio sulla guancia per salutarlo dopodiché Amy mi aiutò a scendere dall’auto, con notevoli difficoltà.
 Per fortuna avevamo deciso di recarci a scuola più presto del solito per evitare il branco d'individui che si riversava tutto di seguito nell’edificio al suono della campanella. Non volevo rischiare di essere buttata a terra da qualche spintone per poi essere trattare come un soffice pavimento su cui camminare con ogni genere di calzatura, come stivali con tacco alto o scarpe da ginnastica vecchie e sporche. Ci mancava solo quello!
 Non avevo più sentito Marco dal pomeriggio precedente, eppure con un’occhiata veloce mi accorsi che era lì, vicino al cancello d’entrata, e salutava me ed Amy con la mano; il suo solito sorriso diabetico stampato in faccia e gli occhi colmi di felicità.
 Saltellando con le mie stampelle e con Amy al seguito mi avvicinai a quello che in teoria avrebbe dovuto essere il mio fedele migliore amico ma che in quel momento mi sembrava più sospetto di un indiziato della polizia trovato al cospetto di un cadavere e con in mano l’arma del delitto completamente insanguinata.
 -Che ci fai qui così presto?- gli chiesi scocciata.
 -Non lo immagini?- il suo sorriso si allargò ancora, andava letteralmente da un orecchio all’altro.
 -Soffri d'insonnia?- provai spaesata e con un pizzico di sarcasmo
 Lui alzò gli occhi al cielo seccato.
 -Secondo te potevo perdermi l’incontro del secolo?! Te e Massi dopo che tu, Valeria Ferrari, la codarda Valeria Ferrari, l’hai baciato? Piuttosto mi farei asportare il cervello!-
 Su quello non c’era pericolo, per asportare il cervello di Marco era necessario che ci fosse un cervello in quel cranio vuoto!
 -Tu non sei per niente normale. L’ho detto ieri ma oggi ne ho avuto la conferma e lo ribadisco.-
 Marco stava per rispondere quando vidi apparire dietro di lui Marti e Sabrina.
 Le guardai a dir poco sconvolta. Che anche loro fossero lì per lo stesso motivo idiota di Marco?
 -Ehm…-, cominciò Sabrina imbarazzata. –Scusa, Vale, ma eravamo curiose come Marco di vedere il tuo incontro con Massi dopo quello che è accaduto in ascensore.-
 Perfetto! La mia vita sentimentale andava a rotoli, però almeno avevo un pubblico che seguiva la catastrofe con enorme interesse. Che fortuna!
 -Chi vi ha detto che io e Massi ci incontreremo?- chiesi scocciata. –A causa di questa cosa- indicai il gesso- non mi potrò muovere dalla classe e non mi risulta che lui sia solito arrivare presto a scuola perciò adesso mi andrò a barricare dentro e non lo vedrò fino al giorno della mia partenza.-
 Mi guardarono tutti con un’espressione di superiorità, come se sapessero qualcosa che io ignoravo. Non era difficile immaginare di cosa si trattasse.
 -Lui è già arrivato-, non si trattava di una domanda ma di una semplice e dolorosa constatazione che trovò conferma negli sguardi divertiti di quelli che avrebbero dovuto essere miei amici.
 -E’ seduto su una panchina insieme a Delia-, rispose Marco senza che gli chiedessi niente.
 -Non m'interessa!- esclamai irritata. –Non lo voglio vedere e soprattutto non ci voglio parlare, quindi, per quanto mi riguarda, lo potrebbero anche rapire gli alieni ed io non farei neanche una piega.-
 -Rimane il fatto che, per entrare a scuola, dovrai passare dal cortile dove ci sono Massi e Delia, e a quanto mi risulta non hai il dono di renderti invisibile-, disse Marco divertito.
 Ma perché tutte a me!? Che cosa diavolo avevo fatto di male!? L’ascensore difettoso, il bacio, il gesso, Massi, Delia… la prossima sarebbe stata la perdita della ragione!
 Presi un respiro profondo per darmi coraggio e con calma mi diressi verso il cortile puntando il mio sguardo a terra per evitare di incontrare gli occhi di Massi. Avevo programmato di non attirare troppo l’attenzione ma tra il grosso affare bianco che avevo ancora al piede e il corteo formato dai miei amici che mi ritrovavo dietro, era un’impresa assolutamente irrealizzabile.
 Non mancava molto all’entrata, si trattava solo di pochi metri ma ovviamente ero troppo idiota per non alzare lo sguardo e fu allora che lo vidi: Massi era seduto su una panchina molto distante dall’entrata e parlava amabilmente con Delia, ridendo e accarezzandole ogni tanto il viso. Non aveva dato alcun segno di avermi vista arrivare o di accorgersi di una qualsiasi cosa che gli stava accadendo intorno: aveva l’aria di un ragazzo innamorato che s'intratteneva con la sua fidanzata, e ormai ero certa che fosse proprio quella la verità.
 La mia intenzione fin da quando avevo messo piede fuori dall’ascensore dopo l’incidente era stata sempre quella di evitare accuratamente Massi dato che ero troppo codarda per affrontare un suo netto rifiuto ma non avevo mai messo in conto che potesse essere lui stesso a decidere di evitarmi. Be’ meglio così! Almeno un po’ di fatica mi era stata risparmiata.
 Lo fissai per un altro secondo e capii che non avrebbe distolto lo sguardo da Delia per parecchio tempo perciò decisi di lasciarmi quei due alle spalle- in tutti i sensi- ed entrai a scuola con il cuore a pezzi ma conservando un briciolo di quella poca dignità che mi era rimasta.
 I giorni passarono velocemente senza che Massi mi rivolgesse mai la parola. Marco era sempre più sorpreso dal suo comportamento, inizialmente aveva ipotizzato che il suo amico non volesse ammettere con se stesso di provare qualcosa per me, poi aveva cominciato a pensare che Delia avesse scoperto tutto e che gli avesse vietato di parlarmi, alla fine era arrivato alla conclusione che in quella storia c’era qualcosa che non lo convinceva, un qualcosa che Massi ci stava nascondendo e che probabilmente era la chiave per capire il suo strano comportamento. Ripeteva in continuazione che voleva trovare un modo per far uscire Massi allo scoperto, per costringerlo a confessare quello che stava tramando, e questo lo rendeva sempre più simile ad un pazzo furioso con un urgente bisogno di cure specialistiche.
 Dal canto mio non mi feci neanche la metà dei problemi che continuava a porsi Marco. Stavo male perché vedevo Massi sempre appiccicato a Delia e soprattutto perché m’ignorava, ma la convinzione che quella fosse la maniera perfetta per guarire dai miei sentimenti verso di lui mi dava la forza e il coraggio per non pensare al suo comportamento.
 La settimana successiva, il lunedì pomeriggio, mi recai in ospedale dove, con mio grande sollievo, liberarono il mio piede da quell'odiosa trappola restituendomi finalmente la mia libertà e ogni mia capacità motoria.
 Ero guarita del tutto. L’osso si era risaldato in fretta e in modo perfetto, e ciò mi rese assolutamente euforica dopo quasi dieci giorni in cui non avevo provato niente che si potesse neanche avvicinare ad una definizione decente di buonumore.
 Il giorno dopo arrivai a scuola con lo scooter ed ovviamente con me c’era Amy che mi seguiva come un cagnolino fin dal mio primo incontro con Massi dopo lo sfortunato “incidente” dell’ascensore. Sapevo che voleva solo assicurarsi che stessi bene ma stava cominciando a diventare davvero pesante. Mi fissava in continuazione con uno sguardo pietoso-comprensivo che mi faceva venire da vomitare.
 Era ovvio che non stessi bene ma non avevo bisogno che lei me lo ricordasse in continuazione con quegli occhi pieni di compassione. E che cavolo!
 -Ehi Vale!- Marco, altra piaga che non smetteva di torturarmi. Ci credevo che quei due fossero fatti per stare insieme, non avevo mai visto due persone più simili e più pazze di loro in tutta la mia vita.
 -Che c’è?- risposi con quella che non era proprio delicatezza.
 -Sabrina mi ha detto che domani parti. Vai a Padova per dare un’occhiata all’Università, giusto?-
 Le sue domande non erano mai prive di un doppio fine perciò cominciai ad insospettirmi.
 -Sì, perché?-
 -E’ da un po’ di tempo che stavo prendendo in considerazione quell’Università per quando uscirò da questa prigione di Liceo perciò mi domandavo se per caso non potessi venire con te…-
 -Non penso che ci siano, devo solo avvertire mia zia ma a lei piace avere gente in giro per casa quindi non credo che avrà nulla da obiettare-, per una volta il secondo fine di Marco era accettabile, almeno non aveva niente a che vedere con la mia vita sentimentale.
 -Evvai! Grazie mille!- disse tutto contento mentre entrava nell’edificio scolastico.
 -Spesso mi chiedo perché diavolo sono diventata amica di un tipo del genere-, mormorai irritata.
 Presi un respiro per cercare di calmarmi e solo in quel momento mi ricordai della presenza di Amy. Quando mi girai verso di lei, aveva lo sguardo fisso nel punto in cui poco prima c’era Marco e sembrava piuttosto sovrappensiero. Che avesse timore del fatto che Marco ed io saremmo partiti insieme il giorno dopo?
 -Amy?- la chiamai con voce divertita.
 -Cosa?- mi chiese ridestandosi dal suo coma temporaneo.
 -Ti dà fastidio?-
 -Di cosa stai parlando?- la sua voce appariva sorpresa ma a me non la dava a bere, sapeva perfettamente a cosa mi stava riferendo.
 -Sta tranquilla-, risposi eludendo il suo tentativo di deviare il discorso. –Tra me e Marco non c’è mai stato niente, sarà come partire con un fratello più piccolo e più stupido.-
 Lei mi sorrise divertita, di sicuro rincuorata dalle mie parole.
 La campanella suonò e per l’ultima volta prima delle vacanze di Natale percorsi i pochi metri che mi separavano dall’ingresso.
 Era il primo giorno di autogestione e questo significava niente lezioni, ma soprattutto cinque ore di pura noia! I rappresentanti d’istituto, come ogni anno, avevano creato dei corsi per dare una parvenza di attività culturale all’autogestione però non c’era mai nulla di davvero interessante, almeno per me. Corso di teatro? Una rapa recitava meglio di me. Corso di canto? Avrei rotto qualche vetro per quanto ero stonata. Corso di disegno e pittura? Erano campi in cui me la cavavo, ma il materiale scarseggiava e così rischiavo di passare cinque ore ad aspettare che si liberassero pennelli e colori. Corso di storia e politica? Forse in un’altra vita. Corso di attualità? Era solo un nome ingegnoso per camuffare il corso “il fumo è nostro amico”, quindi non se ne parlava proprio, vi tenevo ai miei polmoni.
 Fortunatamente Marco era amico dei rappresentanti d’istituto- e questo ci dava un potere illimitato- per cui ci fu concessa un’aula vuota dove poter fare quello che ci pareva senza che il servizio d’ordine ci intimasse di trovare un corso e di entrarci. Se non altro per una volta la popolarità di Marco era stata utile.
 Quella mattina avevo messo nello zaino Orgoglio e Pregiudizio, e quando fummo al sicuro nella classe che ci avevano riservato, cominciai a leggerlo per quella che forse era la cinquantesima volta.
 Marco, Amy e Sabrina avevano deciso di fare una partita a carte, mentre Marti e quel figlio di papà di Christian si erano sistemati in un angolo a studiare, o meglio, siccome Christian stava rischiando seriamente si essere bocciato visto che i suoi voti erano più bassi della temperatura a Mosca in pieno inverno, Marti gli stava dando delle ripetizioni praticamente in tutte le materie.
 Avevo pensato più di una volta che Christian avesse abbordato la mia amica solo per risollevare la sua media scolastica ma c’erano un paio di elementi che mi avevano fatto cambiare idea. Prima di tutto mi sembrava troppo pigro perché mettesse su tutta quella storia solo a causa dei suoi voti pessimi, e poi Marti lo avrebbe capito che la stava solo usando, anche se aveva completamente perso il senno da quando si era innamorata di lui.
 Ripresi a leggere il mio amato libro ed ero giusto arrivata all’ingresso in scena dell’affascinante ed enigmatico Mr Darcy, quando la porta si aprì facendomi trovare davanti agli occhi l’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento.
 -Ah, sei qui-, disse Massi rivolto a Marco.
 -Ciao Massi, come va?- gli chiese Marco mentre pescava una carta dal mazzo.
 -Ti ho cercato per tutta la scuola-, la voce di Massi era piuttosto scocciata ma Marco era sereno e ci mancava poco che ignorasse completamente il suo amico. –Prima mi riempi di messaggi e telefonate per dirmi che devi parlarmi con urgenza e poi sparisci. Si può sapere che hai nel cervello a parte quei due criceti rinsecchiti?-
 -Ragazze-, esordì Marco sempre con una strana calma, -devo spostarmi un attimo, mi raccomando non sbirciate le mie carte.-
 L’atteggiamento di Marco era più che sospetto ma ero troppo impegnata a guardare Massi che non mi aveva neanche degnato di uno sguardo- come accadeva da più di una settimana- per riuscire ad interessarmi di qualcos’altro. Ormai avevo l’impressione che Massi avesse adottato nei miei confronti la filosofia delle “Tre Scimmiette- non vedo, non sento, non parlo”.
 Marco posò le carte sul banco e si alzò in piedi.
 -Vedo che hai tolto il gesso-, quella frase e la voce di chi l’aveva pronunciata mi sorpresero talmente che per poco non caddi dal banco dove mi ero appollaiata per leggere indisturbata.
 -Sì-, risposi voltandomi lentamente verso Massi e i suoi occhi verdi che mi facevano sempre perdere la ragione.
 -Sono contento che tu stia meglio-, le parole erano gentili ma il tono era talmente freddo che probabilmente quello di un navigatore satellitare sarebbe risultato più piacevole.
 Non feci in tempo a rispondere a quella sua osservazione che Marco lo afferrò per un braccio e con calma lo portò fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
 -Okay, adesso voglio sapere cos’ha in mente quell’idiota combina guai di Iovine-, disse Amy.
 -Non lo so-, rispose Sabrina pensierosa. –Conoscendolo non credo che sia niente di buono.-
 Aveva ragione. Marco stava architettando qualcosa e non sapevo se il fatto che volesse venire a Padova con me c’entrasse niente, però speravo con tutto il cuore che non mi coinvolgesse in qualche suo assurdo piano. Ero troppo triste e spaesata per tenere a bada quell’uragano del mio migliore amico!
 Quando Marco tornò nell’aula, non disse una parola ma aveva un’aria piuttosto soddisfatta, come se avesse portato a termine una missione di vitale importanza. Non gli chiesi nulla, avevo in programma di tartassarlo di domande la mattina successiva durante le dieci ore di treno che ci aspettavano. Almeno avevo la certezza che non avrebbe avuto alcuna possibilità di fuggire proprio nel bel mezzo dell’interrogatorio.
 Quella notte non dormii come al solito. Avevo uno strano presentimento che mi attanagliava l’anima, qualcosa mi diceva che il viaggio che stavo per fare avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Forse perché si trattava di andare a vedere un’Università mi rendeva così irrequieta facendomi apparire il futuro molto più imminente e vicino di quanto non lo avessi mai considerato prima.
 Grazie alla nottata insonne che avevo trascorso, al mio risveglio sembravo uscita da un orrendo film di zombie. Occhiaie visibile che provai a coprire con il correttore, occhi rossi e stanchi a cui tentai di dare una parvenza umana con un velo di ombretto e un tocco di matita, e per finire capelli tipo “balla di fieno durante una tempesta” che legai in una coda di cavallo cercando di disciplinarli, o almeno di renderli decenti.
 Mio padre mi accompagnò in stazione e mi diede una mano a caricare il bagaglio all’interno del mio vagone. Per fortuna viaggiavo su un Euro star, così avrei provato a dormire un po’ durante il tragitto che per lo meno si prospettava comodo e silenzioso, tolto il vociare degli altri passeggeri.  
 Salutai mio padre che mi sorrise riprendendo la strada per l’interno della stazione e mi sedetti sul sedile morbido e confortevole. L’intero vagone era pieno tranne che per il posto accanto a mio, riservato a Marco. Davanti a me c’era un’anziana signora intenta a leggere un romanzo dalla copertina consunta e un uomo sulla trentina vestito in giacca e cravatta che stava scrivendo qualcosa sul suo portatile, probabilmente era qualche uomo d’affari.
 Scrissi un messaggio a Marco con il numero del vagone sul quale mi trovavo, come avevamo concordato la sera precedente ma, prima che lo mandassi, il cellulare cominciò a squillare. Era Marco.
 -Che succede?- chiesi non appena accettata la chiamata.
 -Scusa Vale-, la voce di Marco non era per niente normale, sembrava quella di uno in punto di morte.
 -Che hai?- ero preoccupata.
 -Febbre alta e laringite improvvisa-, rispose tra un colpo di tosse e l’altro. –Volevo provare a raggiungerti lo stesso ma mia madre mi ha praticamente legato a letto. Mi dispiace ma non posso più venire con te.-
 -Tranquillo-, risposi cercando di rinfrancarlo. –Ci mancherebbe altro. Tu riposa e non ti muovere da casa, dalla voce non mi sembri uno che se la sta passando bene.-
 -Grazie. Scusa ancora e fai buon viaggio-, mi disse prima di riattaccare.
 Guardai per un attimo il cellulare. Certo che era stato davvero veloce ad ammalarsi, fino alla sera prima era sano come un pesce visto che mi aveva tenuto al telefono per ore elencandomi tutto quello che aveva intenzione di mettere in valigia.
 Decisi di lasciar perdere Marco e le sue stranezze, presi lo zaino che avevo poggiato sul sedile accanto al mio e ne tirai fuori Orgoglio e Pregiudizio giusto per passare il tempo, dopotutto era un viaggio lungo. Aprii il libro alla pagina dove ero rimasta e iniziai a leggere. Ero al punto in cui Mr Darcy faceva la sua prima penosa proposta di matrimonio ad una maldisposta Elizabeth Bennet quando le porte alle mie spalle si aprirono e una voce attirò la mia attenzione.
 -No, capisco. Tranquillo Marco, si sente che stai da schifo. Quindi sei sicuro che tua zia ospiterà anche me da solo, non ho proprio i soldi necessari per fermarmi in albergo.-
 La voce era più vicina ed io mi sentivo sempre più inquieta.
 -Qui è tutto pieno, sei sicuro che questo sia il vagone del tuo biglietto? Okay, va bene… Cerco meglio… Marco dovresti proprio tornare a dormire la tua voce è davvero orrenda, sembri in punto di morte sul serio. Sì, ci sentiamo più tardi così mi dai l’indirizzo di tua zia. Ciao, e grazie ancora.-
 Il cuore mi batteva forte mentre il mio cervello lavorava febbrilmente in cerca di una spiegazione plausibile per farmi capire cosa potesse essere successo.
 Proprio in quel momento un ragazzo alto e con scompigliati capelli biondi sorpassò il posto dove ero seduta e si voltò per vedere se ci fossero sedili liberi. Certo che ce n’era uno libero! Marco aveva pianificato tutto alla perfezione e adesso io mi ritrovavo a fissare gli occhi che amavo di più al mondo mentre mi guardavano colmi di stupore.
 Il treno stava partendo e di una cosa ero certa: al mio ritorno Marco Iovine sarebbe stato solo il nome inciso su una lapide di granito in un cimitero!










***L'Autrice***
 
Quante di voi in questo momento stanno adorando Marco e vorrebbero riempirlo di baci per il suo brillante piano (anche se qualcuna di voi lo riempirebbe di baci a prescindere...XD)? Ebbene sì, il nostro Marco ha messo su un bel treatrino per fare in modo che alla fine Massi e Vale partissero insieme. Ho creato un genio! XD Non perdetevi assolutamente i prossimi due o tre capitoli perchè saranno fondamentali per capire tutta la storia di Delia e del suo fidanzamento con Massi.
 
Ovviamente ricordo che potete trovare altre informazioni su questa storia visitando il forum, il gruppo su facebook, la pagina su Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta) aggiungetemi se volete...^^





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P.S. Mancano le risposte ad una decina di recensioni del capitolo precedente... Ho avuto un impegno e non ho fatto in tempo a rispondere, prometto di farlo stasera appena tornerò a casa... ^^
   
 
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