Il Figlio Della Prof- Capitolo 17 (new)
Quando L’Amore
Vuol Parlare,
La Ragione Deve
Tacere
Jean-François
Regnard
Capitolo
17: Solo La Verità, Nient’Altro Che
La Verità
Il profumo dei cornetti
caldi e del caffè
raggiunse il mio naso invitando i miei poveri occhi assonati ad
aprirsi. La
stanza era ancora buia e voltandomi a guardare la sveglia vidi che
erano le sei
e mezzo: mancava ancora qualche minuto prima che suonasse rimbambendomi
più di
quanto non fosse necessario. Perciò allungai una mano con
una lentezza dovuta
ancora al mio cervello mezzo addormentato e disattivai
quell’aggeggio infernale
che odiavo con tutte le mie forze.
Sbattei le palpebre un paio
di volte e
sbadigliai di gusto, raggomitolandomi meglio nel calduccio di quel
letto così
morbido. Detestavo svegliarmi troppo presto la mattina, però
quella notte avevo
dormito tranquilla e serena come una bambina e mi sentivo finalmente
riposata e
senza più un briciolo di stanchezza addosso.
Scostai il soffice piumone
dalle calde
sfumature di un tramonto e misi i piedi e terra avvertendo una
splendida
sensazione al tocco con la moquette. Moquette? Da quando a casa mia
c’era la moquette?
Aggrottai la fronte confusa
e mi alzai, decisa
ad andare in bagno. Feci un passo ma…
-AAAH!- urlai
all’improvviso.
Ero inciampata in qualcosa
che stava sul
pavimento accanto al mio letto, un qualcosa di molto morbido e caldo.
-Ma sei scema?!-
esclamò una voce sotto di me.
M’irrigidii
all’istante, mentre la
consapevolezza cominciava a percorrere le mie fibre nervose fino a
raggiungere
il cervello, che evidentemente appena mi ero svegliata doveva essere
andato
momentaneamente in vacanza alle Hawaii.
-Prima mi costringi a
dormire sul pavimento e
poi cerchi di uccidermi schiacciandomi sotto la tua ciccia?!-
Massi!
Accidenti! Avevo dormito
talmente bene quella
notte da aver completamente dimenticato di trovarmi a casa di mia zia
Lucia e
per di più di essere stata nella stessa stanza con Massi.
-Hai deciso di soffocarmi?-
mi chiese lui
stizzito.
Abbassai lo sguardo e
incontrai i suoi occhi.
Nella stanza così poco illuminata, erano di un verde tanto
cupo ma allo stesso
tempo sembravano poter dare luce a un’intera città
con la loro intensità.
Quegli occhi mi azzittirono senza che io trovassi un modo per reagire.
-Adesso basta!-
esclamò Massi scocciato.
Con un colpo di reni mi
spostò di peso e
invertì la posizione, già imbarazzante in cui
c’eravamo trovati per caso,
in una assolutamente equivoca voluta da lui.
-Ehi!- esclamai tirandogli
un paio di pugni
sul petto cercando di togliermelo di dosso. –Sei pesante!-
-Guarda che sei stata tu a
cominciare, io mi
sto solo vendicando-, disse lui con quel suo sorriso spavaldo che mi
faceva
vedere letteralmente le stelle.
-Sono inciampata-, mormorai
tirandogli un
altro pugno, ovviamente non dovevo avergli fatto neanche il solletico.
-In genere, una persona
normale quando
inciampa si rialza immediatamente non se ne sta imbambolata a fissare
il vuoto
dimenticando di aver quasi ammazzato un altro essere vivente- il suo
tono era
piuttosto irritato forse non gli piaceva essere svegliato in quel modo
e di
certo non lo potevo biasimare, probabilmente io avrei reagito in modo
anche
peggiore. Se però credeva che quando gli ero caduta addosso
mi fossi impietrita
a guardare il vuoto, si sbagliava! Io ero rimasta letteralmente
abbagliata dalla
sua bellezza che nella penombra era ancora più valorizzata.
Accidenti! Accidenti! E
ancora accidenti!
Per fortuna ritrovai da
qualche parte
all’interno del mio subconscio la forza per non arrossire e
per rispondere alla
sua accusa.
-Scusami se appena sveglia
non riesco a
connettere tanto bene. Mi ero scordata che dormivi da questo lato della
stanza-,
distolsi lo sguardo dai suoi occhi con un gesto di stizza.
–Potresti toglierti
di dosso, adesso?-
Lui non si mosse di un solo
millimetro e la
cosa non mi piaceva. Il suo pigiama consisteva solo in un paio di
pantaloncini,
quindi nella parte superiore del corpo era completamente nudo e la
maglietta
smessa di mio padre che indossavo io era troppo sottile per non sentire
il
calore del corpo di Massi così vicino al mio.
Tornai a guardarlo negli
occhi per capire cosa
lo stesse frenando, e mi accorsi subito che era stato un errore di
quelli
madornali. Mi stava fissando, i suoi occhi erano puntati dritti nei
miei e ovviamente
la mia reazione fu immediata: il sangue stava cominciando a confluire
in
quantità industriali verso le guance, il cuore batteva
velocemente come mai
aveva fatto e una strana fitta mi colpì al ventre, come una
pugnalata ma non
era realmente dolorosa, era alquanto piacevole piuttosto.
Quest’ultima
sensazione era qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo mai
sperimentato
eppure ero certa che fosse il corpo di Massi a provocarla.
-Che
c’è?- chiesi con un filo di voce,
domandomi dove cavolo l’avessi trovato quel poco fiato per
riuscire a parlare.
Il suo sguardo si fece
strano molto più
intenso di quanto avessi mai ricordato e poi all’improvviso
sorrise divertito e
puntò gli occhi verso il pavimento.
-Niente-, rispose scuotendo
la testa. –Sono
ancora stanco per il viaggio.-
E si aspettava che ci
credessi? Una persona
stanca per un viaggio non ti guarda in quel modo? Quello era lo sguardo
di
qualcuno che stava cercando di leggerti dentro, o per lo meno erano gli
occhi
di chi voleva capire qualcosa. La faccenda si complicava ancora e
più si andava
avanti meno soluzioni riuscivo a vedere.
Massi fece per alzarsi
quando la porta della
stanza si spalancò all’improvviso.
-Ragazzi, è
pronta la colazi…o…ne…-
-Cristi, non è
come sembra. Ci siamo ritrovati
così per caso-, mi affrettai a spiegare mentre Massi si
toglieva velocemente di
dosso e mi aiutava ad alzarmi.
-Anch’io ho
propinato questa scusa a mio padre
quando ha beccato me e Daniele in una posizione simile
nell’armadio a muro
della mia stanza, ma lui non ci ha creduto. E adesso capisco anche come
mai.
Avete deciso di passare dalla recita alla realtà, per caso?-
chiese lei
divertita.
-Neanche per sogno!-
esclamai indignata.
-Sei una stupida-, disse
squadrando Massi da
cima a fondo. Una macchina per i raggi X sarebbe stata meno precisa e
invadente. –Se fossi al tuo posto approfitterei della
situazione e coglierei al
volo tutte le occasioni che mi si presenterebbero davanti… E
credimi quella che
vedo io in questo momento è un’occasione
davvero notevole. Complimenti, Massi.-
-Grazie-, rispose lui
compiaciuto.
Alzai un sopracciglio
incredula.
-Tu-, dissi puntando il dito
indice verso
Cristi, -smettila di dire sciocchezze! E tu- questa volta lo rivolsi
verso
Massi, -non fare tanto il montato! Mia cugina è incinta e
non sa quello che
dice.-
-Sì, che lo so-,
rispose lei indignata.
–Guarda che qui sei tu quella che non si accorge di cosa si
sta perdendo.
Andiamo, quando pensi che ti potrà ricapitare sottomano uno
schianto del genere?!-
Avrei voluto squartarla con
le mie mani! Non
potevo credere che stesse tirando fuori argomenti del genere proprio
davanti a
Massi! Una buca! Avevo bisogno di una buca per sotterrarmici dentro e
non
uscire fino alla prossima Era Glaciale! Oppure per seppellire viva
Cristi!
-Primo: Massi è
fidanzato, quindi anche
volendo- ed io lo volevo- non potrei neanche immaginare di stare con
lui per
davvero. Secondo: io non voglio stare con lui- balla!-. Terzo: lui non
vuole stare
con me! E con queste semplici ed efficaci argomentazioni dichiaro
chiuso
l’argomento, e giuro che se provi a ritirarlo fuori Cristi,
ti prenderò a calci
nel sedere da qui a Lecce.-
Chiara, incisiva e
soprattutto minacciosa…
Avrei azzittito chiunque con quella sottospecie di arringa, ma
conoscevo mia
cugina e sapevo che non si sarebbe arresa tanto facilmente.
-Uhm… Ci siamo
svegliate dal verso sbagliato
del letto stamattina? Oppure stare così vicina a un ragazzo
bello ed atletico
come Massi ti mette un po’ a disagio, cuginetta?-
Alzai gli occhi al cielo
scocciata e sbuffai
sonoramente. Cristi sarebbe potuta andare avanti all’infinito
ed io non potevo
permettere che mi facesse continuare quella discussione idiota proprio
davanti
a Massi. Anche senza guardarlo lo sapevo che si stava insospettendo,
quindi era
meglio finirla lì prima di combinare qualche assurdo
disastro.
-Senti, pensa quello che
vuoi, io intanto vado
a lavarmi-, dissi scocciata. Afferrai il mio beauty case e i vestiti
che la
sera prima avevo preparato per indossarli quel giorno, e mi chiusi in
bagno con
la speranza che mia cugina si desse una regolata una volta che fossi
uscita da
lì.
Qualche minuto dopo, mentre
mi lavavo i denti,
sentii dei rumori provenienti dalla camera. Non erano voci, quindi
Cristi era
di certo scesa di sotto. Mi asciugai la bocca e iniziai a vestirmi il
più in
fretta possibile per vedere cosa stesse succedendo.
Quando uscii, vidi che Massi
aveva ripiegato
il piumone che aveva usato come materasso e lo aveva rimesso al suo
posto
nell’armadio. Anche il letto era stato rifatto e
l’intera stanza era in ordine,
forse addirittura più in ordine di quando eravamo arrivati
la sera prima.
-Ho pensato che fosse meglio
far sparire le
prove del fatto che abbiamo dormito separati, altrimenti tua zia
potrebbe
cominciare a sospettare qualcosa.-
Sbattei un paio di volte le
palpebre e annuii
senza dire neanche una parola.
-Hai finito con il bagno?-
mi chiese Massi
prendendo i suoi vestiti dal borsone.
-Eh… Ah,
sì…-, risposi avvicinandomi alla mia
valigia e riponendoci dentro la maglietta che usavo come pigiama e il
beautycase.
Massi mi lanciò
una strana occhiata ed entrò
in bagno, chiudendo la porta a chiave.
Fissai quella porta per
diversi secondi, e una
strana sensazione stava cominciando ad impossessarsi di me. Era quel
genere di
presentimento che ti assaliva alcune mattine appena ti svegliavi. Come
quando
aprivi gli occhi e avevi la certezza che quel giorno ti avrebbero
interrogato e
di sicuro ti avrebbero fatto domande su argomenti che non avevi
studiato o
avevi solo letto di sfuggita. Quella che stavo provando in quel momento
era la
stessa identica sensazione. Guardando quella porta appariva chiaro alla
mia
mente e al mio cuore che quella giornata non sarebbe stata come le
altre, che
sarebbe successo qualcosa di talmente sconvolgente da cambiare la mia
vita per
sempre. Non sapevo se in quel processo di rinnovo Massi avrebbe avuto
qualche
ruolo ma ero certa che una volta tornata a Lecce ci sarebbe stato
qualcosa di
diverso in me.
Sospirai scocciata ed uscii
dalla stanza per
scendere a fare colazione.
-Ferma dove sei!-
Mi voltai di scatto e vidi
Cristi ferma
davanti alla porta della sua camera con la spalla poggiata allo stipite
e le
braccia incrociate. Aveva un’espressione che doveva risultare
minacciosa, ma il
suo pancione la rendeva troppo buffa perché avessi paura di
lei.
-Hai bisogno di qualcosa?-
chiesi tranquilla.
-Sì. Ho bisogno
che mia cugina, che con me è sempre
stata sincera e mi ha sempre confessato tutto, mi dica cosa ho visto
prima in
quella stanza.-
Sbattei le palpebre confusa.
-Un incidente…?-
la mia non era
un’affermazione quanto una domanda piuttosto.
-A me sembrava
più un atto volontario.-
Abbassai le spalle in segno
di resa.
-Cosa vuoi che ti dica?-
-Nulla. Se vuoi puoi
limitarti ad annuire-,
continuò lei con calma. –Che tu eri cotta di Massi
lo avevo capito fin da
quando vi ho visto litigare in stazione, ma soprattutto dal tuo
“Sta’ zitto, Draco”.
E poi ti si legge in faccia che sei innamorata di lui.-
Bene. Stava andando proprio
alla grande. Era
anche vero però che mia cugina aveva un fiuto incredibile
per quel genere di
cose, era molto meglio della zia Lucia che non ne azzeccava una.
-L’unica cosa che
non capisco è perché Massi
abbia una fidanzata quando è più che evidente che
ama te.-
Ci misi qualche secondo ad
elaborare i dati
che Cristi aveva appena sciorinato fuori dalla sua boccaccia idiota.
-Dovresti far visionare il
tuo radar perché
credo che sia difettoso, Cristi. Massi non può essere
innamorato di me, se
sapessi tutta la storia dall’inizio, te ne renderesti conto
anche tu.-
Mi stava quasi venendo da
scoppiarle a ridere
in faccia ma per fortuna riuscii ad evitarlo altrimenti mi avrebbe
fatto fuori.
Massi innamorato di me? Non
sarebbe accaduto
neanche in un mondo parallelo!
-Ma…-,
cominciò lei decisa a difendere la sua
tesi.
-Io scendo a fare
colazione-, annunciai con un
tono che non avrebbe accettato repliche. –E dovresti farlo
anche tu perché
credo che il tuo cervello sia fuori uso per mancanza di zuccheri.-
Cominciai a scendere le
scale e pochi attimi
dopo mi ritrovai davanti alla cucina con Cristi che stava qualche passo
dietro
di me.
Come al solito la zia Lucia
aveva preparato da
mangiare per un intero reggimento. Quando aveva ospiti- soprattutto
quando
c’ero io- tirava fuori qualsiasi cosa avesse di commestibile
in casa. Il
frigorifero e la dispensa diventavano come la borsa di Mary Poppins, ne
usciva
di tutto e in quantità assurde. Sul tavolo cereali,
biscotti, fette di pane,
latte, caffè e altri tipi di dolci m’invitavano a
fare festa mentre a malapena
riuscivo a scorgere lo zio Sandro, seduto dietro ad una montagna di
merendine e
cornetti.
-Wow!- esclamò
Massi apparendo al mio fianco
con indosso jeans e maglione. Il suo corpo emanava ancora il profumo
del suo
bagnoschiuma che per un momento mi provocò dei piccoli
capogiri, tanto era
gradevole. –Avete anticipato il cenone di capodanno?-
In effetti, le
quantità di cibo erano simili.
-Spero che sia sufficiente-,
disse la zia
posando sul tavolo un altro barattolo di marmellata.
-E’ una tavola
davvero magnifica-, disse Massi
sorridendo. –A casa mia, la mattina è
già tanto se riesco a prepararmi una
tazza di caffèlatte, andiamo sempre di fretta e mia madre
non si azzarderebbe
mai a perdere tempo a preparare tutto questo.-
-Sono felice che sia di tuo
gradimento. Allora,
che aspettiamo? Meglio sbrigarci prima che il latte e il
caffè si raffreddino.-
Mia zia era davvero al
settimo cielo. Amava
avere gente in casa, una donna attiva come lei non sopportava la
monotonia
della routine familiare. Al contrario dello zio Sandro che dopo pochi
giorni
cominciava a stufarsi di avere attorno gente che minava le sue
abitudini- anche
se quando si trattava di me, faceva un’eccezione e si
mostrava sempre amabile e
gentile.
-A quale lezione vorreste
assistere quando
saremo all’Università, così
potrò vedere quali professori sono disponibili-,
iniziò la zia mettendo i suoi soliti tre cucchiaini e mezzo
nel caffè. Lei
prendeva lo zucchero con il caffè, non il contrario.
-Medicina e Chirurgia-,
rispose subito Massi
addentando un cornetto caldo e fumante.
-Davvero?- chiese mia zia
curiosa. –Sai già
cosa farai da grande Massi?-
Le piaceva un mondo farsi
gli affari degli
altri e Massi era appena diventato il suo giocattolino preferito. Non
sarebbe
stata contenta finché non avesse saputo a quanti anni aveva
avuto la varicella
e qual era stata la sua prima parola.
Massi deglutì e
bevve un po’ di latte per
mandare giù il boccone.
-Voglio diventare un
pediatra-, rispose
sorridendo.
Mi voltai a fissarlo
sorpresa. Non avrei mai
immaginato che Massi volesse fare un lavoro del genere, ma adesso che
lo aveva
detto ce lo vedevo proprio a controllare la gola ad un bambino
capriccioso o a
consolare una bimba dopo averla sottoposta ad un’iniezione.
Era gentile ma allo
stesso tempo deciso, assolutamente perfetto per quel lavoro e per
quella
facoltà!
-E’ una
professione di grande responsabilità,
come mai hai deciso di intraprendere una carriera come questa?- mia zia
era
diventata seria, il discorso la stava interessando davvero e non era
più una
questione di curiosità. Se proprio dovevo dire la
verità, anche la mia
attenzione si era accentuata parecchio, forse perché vedere
Massi parlare di
quell’argomento era qualcosa di nuovo, un lato di lui che non
mi era stato
ancora concesso di conoscere… Una delle tante sfumature che
non ero ancora
riuscita a cogliere e comprendere.
-Ho sempre pensato che i
bambini fossero i primi
a dover ricevere delle cure adeguate. Non è giusto che un
bambino soffra, sono
indifesi e senza alcuna colpa ed è dovere degli adulti
prendersi cura di loro e
assicurarsi che la loro infanzia trascorra il più
serenamente possibile.
Salvare la vita di una persona è una cosa meravigliosa ma
salvare un bambino è
un evento straordinario che non può non lasciarti qualcosa
nel cuore. Sai che
quel bambino ti sarà sempre grato per quello che hai fatto e
che ti vorrà bene
sinceramente e in modo puro, e non c’è niente al
mondo che sia paragonabile al
sorriso di un bambino che è felice di poter avere una vita
normale e spensierata.
E cosa c’è di meglio nell’essere
cosciente del fatto che è merito tuo se quel
bambino ha potuto sorridere ancora e potrà continuare a
farlo?-
Ero rimasta a fissare Massi
durante tutto il
suo breve discorso, e adesso lo guardavo con gli occhi spalancati e con
la mia
fetta biscottata ferma a mezz’aria in attesa che decidessi se
posarla o portarla
alla bocca.
Le sue parole mi avevano
fulminata: erano
belle, pure ma soprattutto sincere. Lui credeva davvero in quello che
aveva
detto, lo si capiva dal suo sguardo sicuro e fiero. Diventare pediatra
era nel
suo destino e nessuno avrebbe mai potuto impedirglielo!
-Però lo sai che
non tutti sopravvivranno-,
era stato mio zio a parlare. –La professione di medico
è la più difficile e
delicata che possa esistere, e i medici non sono il Padre Eterno, non
possono
salvare tutti, quindi non vedrai ogni volta bambini sorridenti pronti a
ringraziarti e non ti troverai sempre davanti genitori che verseranno
lacrime
di gioia. Dovrai affrontare anche altri tipi di lacrime molto
più dolorose, e
altri tipi di epiloghi non sempre positivi.-
-Non sono uno stupido,
signore-, rispose Massi
guardando mio zio negli occhi. –So perfettamente che genere
di conseguenze comporterà
la mia scelta di studi, ma sono pronto ad affrontare tutto
perché sono sicuro
che se ci metterò l’anima in quello che
farò e nel mio lavoro, e davvero avrò
la certezza di aver fatto tutto il possibile per salvare il mio
paziente,
allora indifferentemente dall’epilogo o dalle lacrime che
avrò davanti, il mio
cuore si rivolgerà a qualcun altro che avrà
bisogno del mio aiuto senza
dimenticare mai le mie sconfitte ed imparando dalle situazioni
più difficili.
Diventare pediatra è sempre stato il mio sogno e so che
sarò in grado di adempiere
al mio dovere.-
Prima che qualcuno potesse
notarlo, asciugai
in fretta la lacrima che era sfuggita dall’angolo del mio
occhio. Le parole di
Massi mi avevano commosso a tal punto che non ero riuscita a
trattenermi. Nei
suoi occhi c’era la scintilla della passione, quegli occhi
verdi si erano
animati di una luce che non avevo mai visto. Quello era davvero il suo
sogno!
-Hai carattere, ragazzo-,
disse mio zio
sorridendo. –Spero che il tuo sogno possa diventare
realtà.-
-La ringrazio, signore-,
rispose Massi con un
mezzo sorriso. Poi si voltò a guardarmi e il suo divenne un
sorriso completo
che mi abbagliava. Perché mi stava sorridendo
così? Accidenti a lui, quei sorrisi
mi portavano vicina ad avere un infarto!
-E tu Vale?- la voce di mia
zia mi costrinse a
voltarmi. –Quale lezione vuoi seguire?-
-Ehm…-, cercai di
schiarirmi un attimo le idee
per ritrovare la sanità mentale momentaneamente smarrita.
–Penso facoltà come
Fisica o Matematica.-
-Vuoi scherzare?! Che te ne
fai di facoltà
come quelle, dovresti seguire una lezione di medicina anche tu!-
esclamò mia
zia con decisione.
-Zia, ma a me non interessa
medicina-, dissi
sconvolta. Da quando il mio futuro la interessava tanto? Tolto il mio
futuro
sentimentale non le era mai importato di chiedermi neanche che voti
avessi a
scuola… Tutta questa decisione era sospetta.
-Non essere ingenua, mia
cara-, cominciò lei
imburrandosi una fetta di pane. –Pensi per caso che le
studentesse
universitarie non siano dotate del senso della vista? Massi
è un ragazzo bello
ed affascinante, anche se è più piccolo di loro,
lo noteranno subito e se lo
vedranno tutto solo in un’aula te lo porteranno via in meno
di due secondi.
Perciò devi seguire la lezione alla facoltà di
medicina con lui. Anzi non ti
devi staccare da Massi neanche se stesse per crollare
l’edificio.-
Il bello di tutta quella
storia era che mia
zia aveva l’espressione più seria che le avessi
mai visto in volto. Non stava
per niente scherzando!
-Diciamo che mi fido di
lui-, risposi cercando
di non far capire che non me ne importava un bel niente se delle
studentesse
universitarie provavano ad abbordare Massi: dubitavo che esistesse
un’altra
ragazza che avrebbe potuto interessargli quanto Delia.
-E fai male!-
esclamò mia zia addentando il
suo pane imburrato. –A folte e fisogno i effeve gevosi.-
-Come scusa?- con tutto
quello che aveva in
bocca, non era semplice capirla.
Lei deglutì e
mando giù un bel sorso di latte
tiepido.
-Ho detto che a volte
c’è bisogno di essere
gelosi. Massi è un uomo e come tale tende al tradimento,
è un fattore genetico,
senza offesa caro-, sorrise rivolta al mimo che mi stava di fianco:
quello
stupido non aveva detto una sola parola di protesta contro la storia
del
pedinamento.
-Si figuri, Lucia-, rispose
sorridendo sotto i
baffi. Ah, si stava anche divertendo il signorino! Doveva solo
aspettare che
rimanessimo soli e una sfuriata con i controfiocchi non
gliel’avrebbe tolta
nessuno.
Mi voltai di nuovo verso mia
zia.
-Se ti prometto che
starò appiccicata a Massi,
mi farai finire la colazione in santa pace?- il mio tono era scocciato
e si
capiva perfettamente.
-Non capisco
perché tutto questo risentimento.
Due ragazzi della vostra età che si amano dovrebbero cercare
di passare insieme
quanto più tempo possibile, vorrebbero sfruttare ogni
occasione per stare soli,
e tu lasci che lui segua cinque ore di lezione in un’aula
piena di galline pronte
a mostrare le loro penne lucide e pettinate. Non sei tanto normale,
nipote mia.
Mi domando da chi tu possa aver preso…-
Massi mi guardò
con occhi di rimprovero. Okay,
avevo capito, la dovevo smettere di far insospettire la zia e dovevo
assolutamente assecondarla per evitare che ci organizzasse appuntamenti
su
appuntamenti con tutti i ragazzi veneti che riusciva a racimolare.
-Ma no, zia-, risposi
afferrando il braccio di
Massi e poggiando la testa sulla sua spalla cercando di assumere
l’aria più
felice e innamorata che avevo nel mio repertorio- il che, non avendo
mai avuto
un vero ragazzo, non era per niente semplice, -è chiaro che
voglio passare ogni
secondo della mia giornata con il mio fidanzato, però non ci
posso fare nulla
se i miei interessi non sono uguali ai suoi.-
Zia Lucia
continuò a fissarmi con una certa
durezza e capii che era inutile provare a replicare: quando quella
donna si
metteva in testa qualcosa niente e nessuno riusciva a fermarla.
-Va bene, andrò
alla facoltà di medicina con
Massi.-
Lasciai andare il braccio di
lui e versai i
cereali nell’enorme tazza che avevo davanti. Non avevo
bisogno di guardare mia
zia per sapere che sul suo volto troneggiava un sorriso di
soddisfazione, un
sorriso molto simile a quello che aveva il giorno delle nozze di Cristi
e
Daniele.
Appena finimmo la colazione,
lo zio uscì per
andare in ufficio e Cristina cominciò a preparare il borsone
per il corso
pre-parto che frequentava già da una settimana: da quando
era incinta, era
diventata molto più meticolosa, prima era solo una ragazzina
disordinata che
una volta arrivata a casa lanciava giubbotto e scarpe ovunque capitasse.
Massi ed io raggiungemmo in
macchina
l’Università. Alla guida c’era mia zia,
ed io, come ogni volta, recitavo migliaia
di volte il rosario mentalmente sperando di arrivare a destinazione
tutta intera:
dire che era una pazza scatenata sarebbe troppo poco. Andava talmente
veloce
che quasi ci si teletrasportava nei posti in cui andava e ogni volta
che un
pedone la vedeva arrivare faceva un salto indietro per evitarla visto
che lei
rischiava puntualmente di prenderlo in pieno.
Una volta
all’interno dell’edificio
universitario la zia Lucia ci fece strada verso la segreteria.
Provai una strana sensazione
attraversando
quei corridoi pieni di studenti più grandi di me, alcuni di
molti anni altri magari
solo di qualche mese. Già dall’ingresso si vedeva
che quello era davvero un
mondo a parte completamente diverso dal liceo. L’atmosfera
che si respirava era
talmente particolare, così matura ma allo stesso tempo
leggera, avevo come
l’impressione di essere una bambina che aveva avuto il
permesso di partecipare a
una riunione per soli adulti. Mi sentivo un po’ spaesata e
confusa, camminavo
incerta seguendo mia zia. Per Massi invece sembrava essere il
contrario: i suoi
movimenti erano sicuri, il suo sguardo serio, e i suoi passi decisi. Se
non avessi
saputo che era entrato in quell’edificio con me e che era
ancora uno studente
delle superiori lo avrei scambiato tranquillamente per uno di loro.
Quello era
il suo mondo e si vedeva che ci si trovava a proprio agio. Da questo
punto di
vista lo invidiavo tanto: lui aveva un sogno e un obiettivo da
raggiungere
mentre io navigavo nel mare del dubbio senza riuscire mai ad avvistare
terra.
Arrivammo in segreteria e la
zia ci chiese di
aspettare un attimo lì mentre andava a chiedere quale
professore fosse
disponibile a farci assistere alla lezione.
Una sua collega ci
offrì delle sedie e noi ci
accomodammo nell’attesa che zia Lucia tornasse.
-Non sei costretta-, disse
Massi a un certo
punto usando un tono di voce piuttosto basso, probabilmente per evitare
che la
collega di mia zia lo sentisse.
-A cosa ti riferisci?-
chiesi con un filo di
voce.
-Al fatto di assistere a una
lezione di
medicina. Puoi sempre uscire dall’aula quando tua zia se ne
sarà andata e provare
ad assistere a una lezione che ti possa interessare.-
Lo guardai per un
secondo… Forse era l’aria
diversa o forse la lontananza da Delia ma avevo come la sensazione che
Massi si
stesse preoccupando per me.
-Grazie, farò
così-, risposi quasi automaticamente.
Proprio in quel momento la
zia tornò e ci
informò che l’unico professore disponibile a farci
entrare nella sua aula era
il professor Achille Scanferla, e la sua sarebbe stata una lezione di
ostetricia
sul parto.
-Metti che Cristina dovesse
partorire
prematuramente almeno voi due sapreste quello che le accade mentre
è in sala
parto-, disse mia zia tutta contenta parcheggiandoci davanti alla porta
della
classe del professor Scanferla mentre io cercavo mentalmente un modo
per
squagliarmela da quell’aula il più in fretta
possibile. Non che mi facesse
schifo l’idea di sentire parlare di parto più che
altro mi terrorizzava: avrei
immaginato tutti i dolori della partoriente descritti dal professore e
sarei
morta prima che la lezione fosse giunta al termine.
Massi guardò mia
zia che non accennava a svoltare
l’angolo.
-E’ inutile
aspettare-, sussurrai con un filo
di voce avvicinandomi al suo orecchio per fare in modo che il super
udito di
mia zia non si mettesse in moto. –Non si sposterà
di lì fino a quando non ci
vedrà entrare entrambi nell’aula.-
Lui si voltò a
guardarmi e solo allora mi
accorsi di quanto i nostri volti fossero vicini, molto vicini tanto che
potei
accorgermi delle piccole pagliuzze grigie che c’erano in quei
suoi occhi di
smeraldo: un particolare che non avevo mai notato per quanto mi fossi
persa in
quelle iridi un’infinità di volte.
-Mi dispiace, sembra che
dovrai davvero
sacrificarti ed entrare con me in quest’aula- disse lui con
tono mortificato
mentre poggiava una mano sulla maniglia.
-Non fa niente- risposi
distogliendo lo
sguardo e ad allontanandomi un po’ da lui.
Il cuore mi batteva forte e
d’un tratto non
avevo più tanta voglia di andarmi a cercare
un’altra lezione da seguire, quella
di medicina andava più che bene.
Una volta dentro mi accorsi
subito che
all’interno di quell’aula non c’erano
solo degli studenti ma dei futuri medici.
In tutto potevano essere una cinquantina di ragazzi e ragazze intenti
ad ascoltare
ogni sillaba che il professore Scarfella pronunciava. La loro non era
solo
attenzione dovuta al dovere di studiare ma si scorgeva chiaramente una
passione
insita nel loro comportamento e nella loro voglia di apprendere.
Il professore vide me e
Massi sulla porta e
continuando a parlare sorrise e ci indicò dei posti infondo
da dove avremmo
potuto seguire la lezione senza disturbare. Ci dirigemmo verso il punto
indicato da Scanferla e ci accomodammo cercando di fare il meno rumore
possibile, mi sentivo come se fossi appena entrata in una chiesa.
-Allora, ricapitolando. Non
si sa con certezza
che cosa inneschi il preciso momento del parto. Sembra che alla base di
questo
processo ci sia un ormone ipofisiario, l’ossitocina, capace
di indurre forti
contrazioni uterine, che poche ore prima della nascita diventano sempre
più
forti e ravvicinate, dando inizio alla fase di travaglio…-
Bene, a questo punto il mio
magro tentativo di
prestare attenzione scemò completamente: non avevo alcuna
voglia di ascoltare i
particolari del travaglio, troppo doloroso anche mentalmente.
Il mio sguardo
cominciò a vagare per l’enorme
stanza senza trovare un punto su cui posarsi. Iniziai a contare le
teste degli
studenti presenti nell’aula giusto per essere sicura che le
parole del
professore non trovassero l’attenzione dei miei neuroni, e
scoprii che la
classe era formata da cinquantaquattro ragazzi e ragazze, ansiosi di
apprendere
il modo di far uscire un essere grande quanto un cocomero da una
fessura non
proprio della stessa dimensione.
Mi voltai lentamente verso
Massi e mi sentii
come se un fulmine mi avesse appena attraversato il cervello. Massi era
bellissimo! Il suo sguardo era fisso sul professore e i suoi occhi
erano a dir
poco luminosi pieni di quella passione che quella mattina a colazione
avevo
solo intravisto. Pendeva dalle labbra di Scanferla e sembrava che
stesse
cercando di memorizzare ogni singola parola.
Il suo volto era serio e
tirato in
un’espressione concentrata. Per me il suo viso non era mai
stato così
affascinante.
-Ovviamente sapete tutti che
in alcuni casi è
preferibile facilitare il parto praticando l’episiotomia-, mi
voltai di scatto
verso il professore con il terrore dipinto in faccia. Sapevo cosa
significava
quella parola, mi ci ero imbattuta l’anno prima mentre facevo
una ricerca per
biologia. La sola idea di sentire la definizione di quel termine mi
provocò una
fitta al basso ventre come se me ne stessero praticando una in quel
momento.
–L’episiotomia è un’operazione
chirurgica che consiste nell’effettuare
un’incisione per permettere al feto di uscire con
più facilità allargando il
canale di parto ed evitando altri tipi di lacerazione.-
Un’altra fitta mi
attanagliò e all’improvviso
la stanza iniziò a girare. Non avevo voglia di stare ancora
lì, per quanto essere
così vicina a Massi potesse essere piacevole, stavo
rischiando seriamente di
svenire.
-Molto bene-,
continuò Scanferla. –Ora vedremo
il video di un parto con episiotomia laterale che ho effettuato io
stesso alla
fine dell’anno scorso. Naturalmente la paziente era
consenziente e anzi molto
contenta che un brillante gruppo di studenti apprendesse tramite la sua
esperienza. Il video durerà più o meno sei
minuti, la parte del travaglio non
c’è bisogno di visionarla.-
Video? No, non se ne parlava
neanche! Non
sarei rimasta in quella stanza a vedere quella donna partorire nemmeno
se Massi
mi avesse chiesto di sposarlo! Sarei morta lì, dopo il primo
minuto di quel
video, me lo sentivo.
-Stai bene?- la voce che
arrivò alle mie
orecchie era piuttosto preoccupata. –Sei pallida.-
Mi voltai verso Massi
cercando di sorridere ma
senza ottenere un gran risultato.
-L’ho detto che la
medicina non mi piace.
Scusa, ma devo proprio uscire da qui-, la mia voce era strana come se
avessi
appena urlato e adesso non venisse fuori normale come al solito.
-Vuoi che ti accompagni?-
-No-, risposi subito. Non
volevo che perdesse
neanche un attimo di quella lezione, era nel suo mondo e non era giusto
che un
mio problema lo privasse del suo sogno. –Rimani pure, io vado
a prendere una
boccata d’aria. Ci vediamo fuori.-
Gli sorrisi, questa volta in
modo più
convincente, e mi avviai con calma verso la porta proprio mentre il
professore
Scanferla stava azionando il proiettore per far cominciare il filmato.
Uscii da
quell’aula e mi poggia al muro
adiacente per provare a riportare i miei respiri ad un ritmo regolare.
Mi
sentivo molto meglio, anche se quella sensazione di dolore non mi aveva
ancora abbandonato
del tutto, lasciando come la percezione sgradevole che rimane dopo
essersi procurati
un taglio o un graffio profondo.
-Ehi, tu. Ti senti bene?-
chiese una voce
profonda sopra di me.
Alzai la testa lentamente.
Era un ragazzo,
poteva avere un paio d’anni più di me e aveva sul
viso un'espressione dolce e
gentile. Se non fossi stata cotta di Massi, sarei arrossita alla vista
di quel
ragazzo così carino.
-Mi hai sentito?-
provò ancora guardandomi con
i suoi morbidi occhi grigi.
-Ecco…
Sì, sto bene…-, risposi sbattendo un
paio di volte le palpebre.
-Non ti ho mai visto da
queste parti, presumo
tu sia di qualche liceo o scuola superiore-, disse aprendo la sua borsa
a
tracolla e cominciando a cercare qualcosa.
-Sì, mia zia
lavora in segreteria e mi ha
detto che avrei potuto assistere a qualche lezione ma…- non
riuscivo a
spiegarmi come mai parlare con quel ragazzo mi risultasse
così facile, ma forse
con gli estranei ci risulta più semplice porci meno problemi
e sviscerare tutti
i nostri timori.
-Immagino che la medicina
non sia il tuo
forte-, mi porse un succo di frutta all’ananas.
–Prendilo, ti giuro che non è
contaminato, l’ho appena comprato al distributore qua dietro
ma te lo cedo
volentieri, ne hai più bisogno tu di me.-
Allungai una mano e afferrai
il piccolo
contenitore di tetrapac.
-Grazie-, mormorai staccando
la piccola
cannuccia e ficcandola nel cerchietto argentato.
-Figurati-, lui mi sorrise
ancora ed io cercai
di rispondere a quel sorriso. –Io sono Carlo, studio
informatica, piacere di
conoscerti.-
Mi porse una mano in attesa
che gliela
stringessi.
Stavo per rispondere quando
d’un tratto la
porta al mio fianco si aprì e ne uscii Massi che velocemente
si avvicinò a noi
e stringendo la mano di Carlo disse con tono che di amichevole aveva
ben poco:
-Piacere, sono Massimiliano, il fidanzato della ragazza che hai appena
cercato
di abbordare.-
-Massi!- esclamai incredula.
–Mi stava solo
aiutando!-
Massi lasciò la
presa e continuò a fissare
Carlo come se lo volesse incenerire mentre quello si lasciava andare a
una
piccola risata divertita.
-Ha ragione lui-, rispose
Carlo sorridendomi.
–Ci stavo provando spudoratamente, ma non prendetevela,
è solo che qui non s’incontrano
spesso ragazze così carine e dolci, perciò ho
pensato di prendere la palla al
balzo.-
-Mi dispiace ma questa palla
l’ho già presa
io-, il tono di Massi non era per niente benevolo, aveva uno sguardo
che avrebbe
potuto uccidere Carlo all’istante.
-L’ho capito,
tranquillo. Cerca di non fartela
sfuggire, una ragazza del genere attirerà molti maschietti
soprattutto una
volta che frequenterà l’Università, e
non tutti si faranno da parte come sto
facendo io adesso.-
Alla faccia
dell’impudenza! Carlo non le
mandava proprio a dire le cose, probabilmente se Massi non fosse
arrivato, non
me lo sarei scrollato di dosso neanche se lo avessi preso a calci nel
sedere.
-Ti ringrazio per
l’interessamento- continuò
Massi con il suo sguardo di fuoco. –Ma credo di poter gestire
la situazione,
dopotutto lei ama me.-
Mi voltai di scatto a
fissarlo mentre sul suo viso
non individuavo neanche un’ombra di divertimento o scherno, e
questo mi
preoccupava. In più le ultime tre parole che aveva
pronunciato dimostravano una
sicurezza che mi fece tremare. Sembrava davvero che lui fosse convinto
di
quello che aveva detto e la cosa non mi piaceva per niente
perché avrebbe
significato che lui era a conoscenza dei miei veri sentimenti.
Possibile che
sapesse che ero davvero innamorata di lui?
-Immagino che sia
così-, concluse Carlo con un
sorrisetto. –Arrivederci allora.-
Così quel tipo se
ne andò non prima di avermi
rivolto l’ennesimo sorriso. Quando Carlo fu abbastanza
lontano, mi voltai ancora
verso Massi.
-Potrei sapere cosa ti
è preso?- chiesi
scocciata.
Lui mi guardò per
un attimo prima di
rispondere: -Ah, è così che mi ringrazi? Che cosa
avresti fatto se tua zia
fosse passata di qui mentre tu flirtavi con il primo che capitava
tradendo
palesemente il tuo fidanzato?-
Era per questo allora. Stava
solo cercando di
proteggere la nostra farsa, non c’era alcuna consapevolezza e
nessuna gelosia.
Come al solito mi ero illusa che i sentimenti di Massi verso di me
potessero
andare oltre… quello che eravamo in realtà.
-Ti ho sottovalutato-,
mormorai un po’ delusa.
-Come scusa?- chiese lui
confuso.
-Le tue doti
d’attore intendo. Non pensavo
fossi bravo fino a questo punto, per un attimo mi sei sembrato sul
serio geloso
marcio.-
-Te l’avevo detto
che quando m’impegno riesco
a fare tutto-, rispose lui sorridendo soddisfatto, mentre io avvertivo
una
fitta allo stomaco che questa volta ci avrebbe messo un po’
ad attenuarsi. Per
la centesima volta il mio cuore aveva ricevuto una batosta che avrei
evitato
molto volentieri ma che non ero riuscita a schivare. Eppure non ero una
ragazza
facile da incantare, come poteva Massi essere in grado di imbrogliarmi
ogni
volta a quel modo?
Il resto della mattinata
trascorse in modo
relativamente tranquillo. Assistemmo a un’altra lezione della
facoltà di
medicina (fortunatamente riguardava la genetica perciò la
trovai piuttosto piacevole)
e nel pomeriggio Massi mi accontentò partecipando con me a
una lezione di
fisica sull’elettromagnetismo.
Quando alle quattro passammo
dalla segreteria,
mia zia non aveva ancora finito di lavorare perciò ci disse
di tornare a casa
da soli per aiutare Cristina a preparare la cena- che tradotto
significava di
tornare subito a casa per evitare che la mia cuginetta strampalata
distruggesse
tutto quello che c’era da distruggere.
Prendemmo un paio di autobus
e ci ritrovammo a
camminare per la via che conduceva a casa della zia.
Durante tutto il tragitto
non avevamo
spiccicato parola, né per litigare né per dire
altro: avevo come la sensazione
che di lì a poco sarebbe successo qualcosa, la stessa
sensazione che avevo avvertito
quella mattina in camera.
Alzai lo sguardo e qualcosa
vicino a casa mi
fece rabbrividire. Afferrai immediatamente la mano di Massi e la
strinsi.
-Ma che fai?- chiese lui
sorpreso.
-Lo vedi quello che sta
vicino a casa della
zia?- mormorai con un filo di voce, anche in lontananza avrei
riconosciuto quel
ragazzo tra milioni di altri. Se ne stava appoggiato al cancelletto
d’entrata e
si guardava le scarpe come se stesse aspettando qualcuno…
Sapevo perfettamente
chi stava aspettando purtroppo.
-Sì-, rispose
Massi sempre più confuso.
-E’ Paolo, il
fratello di Daniele. Ha sedici
anni ed è cotto di me da sempre-, sussurrai. Massi si
voltò a guardarmi in modo
che continuassi. –E’ un bel ragazzo e a volte
è anche simpatico ma è troppo
appiccicoso, l’ultima volta che sono stata qui mi ha fatto
una dichiarazione in
piena regola e ha anche tentato di baciarmi, fortunatamente non
c’è riuscito.
Quella volta ho cercato di mettere le cose in chiaro, e gli ho spiegato
che non
potevo ricambiare i suoi sentimenti perché non mi sentivo
pronta a impegnarmi,
non volevo ferirlo dicendogli che proprio non m’interessava.
Ma visto che ora
ai suoi occhi un fidanzato ce l’ho, credo che non
prenderà tanto bene la cosa.-
-Lascia fare a me, sistemo
il moccioso in tre
secondi-, rispose Massi con il suo fare spavaldo.
-Non essere stupido-,
mormorai irritata.
–Anche se è appiccicoso gli voglio bene come ad un
fratello minore quindi non ti
azzardare a minacciarlo solo perché non vuoi che la nostra
copertura salti.-
Il mio tono non ammetteva
repliche e Massi se
n’era accorto visto che distolse lo sguardo scocciato e
strinse di più la mia
mano giusto per farmi capire che non gli piaceva quando le sue ali
venivano
tarpate.
Stare mano nella mano con
Massi mi donava una
sensazione talmente piacevole in tutto il corpo così
piacevole che di nuovo,
per un istante, mi ero illusa che tra noi potesse esserci qualcosa. Ma
ormai
avevo deciso, una volta tornati a Lecce lo avrei lasciato perdere sul
serio e
non gli avrei parlato mai più, neanche come pseudo-amica.
Avrei lasciato
perdere le idee stupide di Marco, e non avrei ascoltato i consigli
idioti di
Amy e Sabrina, e…
-Ciao Vale!-
esclamò Paolo con un sorriso
enorme catapultandosi su di me abbracciandomi e dandomi un bacio sulla
guancia
per salutarmi. Evidentemente non si era nemmeno accorto della presenza
di Massi
al mio fianco, cosa che io non potevo fare a meno di ricordare, sempre.
Be’ in
effetti non avrei potuto dimenticarmi di Massi comunque visto che mi
stava
stritolando la mano.
-Come va Paolo?- chiesi al
ragazzo una volta
che si fu staccato da me. Lo avevo già detto, per carino era
carino, non c’era
che dire: occhi scuri, pelle chiara e capelli neri, ciglia molto lunghe
e quel
pochino di barba che stava cominciando ad uscire. Il tutto completato
da un
paio di centimetri in più di me e qualche muscolo nei punti
giusti messo su con
il basket, sport che Paolo amava.
Da bambini giocavamo sempre
insieme,
probabilmente perché suo fratello era molto più
grande di lui e quindi non era
tanto propenso a dargli retta, più che altro era un secondo
padre per Paolo.
Mentre io e Cristina eravamo come delle sorelle, anche se io lo avevo
capito
piuttosto in fretta che per lui non occupavo proprio un ruolo di
parentela
nella sua vita.
-Tutto bene, grazie. Adesso
che ti vedo mi
sento anche meglio. Ero passato a vedere se servisse qualcosa a Cristi
e lei mi
ha detto che eri già arrivata e che saresti tornata a casa
dall’Università
verso quest’ora, così ho pensato di aspettarti qui
fuori.-
L’entusiasmo di
Paolo era sempre contagioso,
ogni volta che mi rivedeva sembrava di trovarsi davanti ad un bambino
che aveva
avuto la possibilità di incontrare Babbo Natale in carne ed
ossa.
Poi d’un tratto il
suo sguardo da cucciolo si
posò sulla mia mano destra, stretta in quella di Massi.
-Mi sono perso qualcosa?-
chiese indicando
Massi… Finalmente si era accorto di lui.
-Cristi non te
l’ha detto?- come al solito mia
cugina aveva delegato il compito più difficile a me.
-Detto cosa?- Oh, no! Stava
cominciando a
tirare fuori la sua espressione da bambino deluso e amareggiato. Odiavo
rattristare quel ragazzo!
-Be’, lui
è Massimiliano, il mio fidanzato-,
risposi cercando di essere il più gentile possibile.
Paolo mi fissò
incredulo.
-Fidanzato?! Ma…
Ma tu mi avevi detto che…-
-Sai
com’è-, intervenne Massi, -quando il vero
amore chiama non si può far finta di non sentire. Tra noi
è stato un colpo di
fulmine, vero tesoro?-
Mi voltai a fissarlo e lo
fulminai con lo
sguardo. Era quella la sua idea di tatto? Potevo addirittura sentire il
cuore
di Paolo che si stava sbriciolando lentamente.
-Sì,
più o meno è stato così-, risposi a
Paolo
che mi fissava con le palpebre che sbattevano velocemente come se
stesse
cercando di svegliarsi da un incubo. –Mi dispiace, so quali
sono i tuoi sentimenti
ma non potevo corrisponderti allora e adesso a maggior ragione devi
renderti
conto che noi possiamo essere solo amici, nulla di più.-
-Capisco-,
abbassò il capo depresso. –Comunque
se per caso tu e il biondino qui
doveste rompere, io sarò sempre disponibile per te.-
-Come mi hai chiamato?-
chiese Massi irritato
facendo un passo avanti.
Gli strinsi la mano e lo
strattonai indietro
perché si calmasse.
-Certo, se dovessimo
rompere, te le farò
sapere-, dissi sorridendo.
-Ma io non ci conterei
più di tanto, bimbo-
ribatté Massi lasciandomi la mano
e circondandomi con un braccio attirandomi a lui. –Come vedi
siamo molto
presi.-
Ancora una volta il mio
cuore riprese a
battere veloce.
“Smettila, Vale!
Non farti ingannare di nuovo,
sta solo cercando di proteggere la nostra recita. Non
c’è nient’altro!”
Mi ripetei queste parole
però il mio cuore non
ne voleva sapere di rallentare.
-Lo vedo-,
ribatté Paolo con un sorriso.
–Scusate, ma dopo questa batosta ho bisogno di friggermi un
po’ il cervello con
la Play… Credo che farò un centinaio di partite a
PES.- (Per chi non lo sapesse:
trattasi di “Pro Evolution Soccer”, un videogioco
per Playstation. Nda).
Massi allentò la
presa dalla mia spalla appena
sentì quelle parole.
-Per PlayStation3?- chiese
con una strana
voce, quasi da automa.
-Sì-, rispose
Paolo alzando un sopracciglio.
-Anch’io ce
l’ho, ha davvero una grafica
fantastica, il 2009 supera di gran lunga il 2008-, Massi stava
cominciando a
gasarsi. Marco mi aveva detto che Massi adorava i videogame ma non
pensavo che
lo eccitassero fino a quel punto.
-A dire la verità
io non stavo parlando di PES
2009, ma 2010-, rispose Paolo con calma.
Massi impallidì
all’istante.
-Non può essere,
il 2010 non è ancora in
commercio- mormorò incredulo.
-Mio padre è nel
campo dei Software, riesce ad
avere in anteprima molti giochi che ancora non sono in commercio.-
Sembrava che Massi stesse
quasi sbavando, non
potevo credere la sua passione per i videogiochi fosse così
ardente.
-Vuoi venire con me a fare
una partita?-
chiese Paolo sorridendo e diffondendo nell’aria il suo solito
buonumore
contagioso.
Massi si voltò
verso di me e mi fissò con lo
sguardo di un bambino che aveva voglia di andare a giocare con un amico
che non
vedeva da tanto tempo.
Aggrottai la fronte.
-Non
c’è bisogno che mi chiedi il permesso-,
dissi sorpresa. –Se vuoi andare con Paolo, fa pure.-
Gli occhi di Massi
s’illuminarono e sul suo
volto apparve un sorriso che mai avrei pensato di vedere. Amava la
Playstation
molto di più Delia, a quanto vedevo.
-Grazie, tesoro!-
esclamò contento e prima di
seguire Paolo mi schioccò un bacio sulla guancia.
Rimasi impietrita per quel
gesto mentre i due
ragazzi si avviavano verso casa di Paolo parlando della differenza tra
PES 2009
e PES 2010. Uomini! Per loro la Playstation era l’equivalente
della pipa della
pace…
Il mio cuore si era
momentaneamente fermato.
Questa storia di fingermi la fidanzata di Massi mi stava uccidendo
molto più
che vedere Massi con Delia. Ogni volta che Massi mi sfiorava, il mio
cuore
accelerava, e poi se ne usciva con baci sulla guancia e finte scenate
di
gelosia. Tutto questo mi avrebbe ucciso, ormai ne ero certa!
Sospirai e con calma entrai
in casa. Avevo
ancora la testa un po’ tra le nuvole a causa di tutto quello
che era accaduto
pochi minuti prima, ma appena varcai la soglia capii che mia cugina
doveva
averne combinata un’altra delle sue. Si avvertiva un distinto
odore di bruciato.
Mi precipitai in cucina, sperando che fosse tutto a posto.
-Cristi!- esclamai appena mi
trovai nella
stanza.
-Ciao-, disse lei triste
mentre cercava di
staccare da una teglia quella che in teoria avrebbe dovuto essere una
torta ma
che in realtà sembrava un frisbee bruciacchiato.
-Stai bene?- chiesi con
calma mentre il mio
stomaco tornava in postazione dopo che per lo spavento era arrivato
all’altezza
della gola.
-Sì, ma questa
stupida torta si è bruciata-,
rispose raschiando con rabbia la teglia per togliere i resti del dolce.
Mi avvicinai al forno e
controllai: lo aveva
messo al massimo.
-Cristi, la zia non ti ha
detto che i dolci
non si cuociono a certe temperature?-
-Pensavo che con la
temperatura al massimo
sarebbe stata pronta in meno tempo-, mormorò scocciata.
Questo era uno dei motivi
per cui tra loro due
era Daniele quello che cucinava sempre, da uomo previdente qual era non
voleva
rischiare che sua moglie si ammazzasse nel tentativo di cucinare
qualcosa.
-Tranquilla-, esordii
prendendo un grembiule
dal cassetto e indossandolo. –Nel cucinare piatti salati sono
una schiappa ma i
dolci per me non hanno segreti. E’ rimasto qualche
ingrediente?-
Lei mi sorrise rincuorata.
-La mamma compra sempre
tutto doppio.-
Perfetto! Almeno ora avevo
qualcosa con cui
occupare la mente e tentare di deviarla dal pensiero di Massi e del suo
comportamento.
Passammo tutta la restante
parte del
pomeriggio a cucinare. Mentre la torta allo yogurt cuoceva in forno,
preparammo
l’insalata e le cotolette.
Alle otto in punto lo zio e
la zia varcarono
la soglia della porta d’ingresso.
-Che profumino-,
annunciò mia zia
dall’ingresso. –Si vede che ci sei tu in casa,
Vale. Le tue torte sono sempre
meravigliose.-
-Chi ti ha detto che non
l’ho fatta io?-
chiese Cristi indignata.
-L’odore di
bruciato che si sente sotto il
profumo della vera torta-, rispose saccente la zia Lucia. A lei proprio
non
gliela si poteva fare, doveva essere qualche lontana parente della
Signora Fletcher.
Proprio in quel momento
sentii la porta
d’ingresso aprirsi di nuovo e due voci conosciute raggiunsero
le mie orecchie.
-Buonasera a tutti-, disse
Paolo entrando in
cucina.
Io ero di spalle
perché stavo condendo
l’insalata.
-Il bimbo
si ferma a cena da noi-, la voce di Massi arrivò al mio
cuore e come se fosse
stato una specie di telecomando, lo mise in moto tanto che la sua
velocità
aumento pericolosamente.
-La smetti di chiamarmi
bimbo, razza di
biondino privo di cervello- sbottò Paolo divertito.
-Non è colpa mia
se sei un poppante-, rise
Massi. –Ti ho stracciato in tutte le partite, quindi lei
è mia..-
Non capii il senso delle sue
parole fino a
quando non avvertii due braccia cingermi la vita da dietro e a
stringermi
contro un corpo caldo, mentre delle labbra delicate posavano un bacio
sulla mia
testa.
-Fammi capire-, esordii
cercando di mantenere
un tono di voce normale. –Avete scommesso su chi vinceva
più partite ed io ero
la posta!?-
-Più o meno-,
rispose Massi senza lasciarmi
andare. –La scommessa era che se il bimbo vinceva anche solo
una partita gli
avrei concesso di darti un bacio, ma ovviamente non gli ho dato il
tempo
neanche di far scaldare i suoi giocatori.-
-Ah, be’ mi fa
piacere-, dissi acida. –E’
sempre stato il sogno della mia vita essere contesa tra un sedicenne e
il mio
ragazzo tramite una partita alla Playstation.-
Massi posò il
mento sulla mia spalla e
stringendomi ancora di più, sussurro: -Arrabbiata?-
Il mio cuore si
bloccò, ne ero sicura, non
batteva più. La voce di Massi era entrata nella mia testa e
si era messa a
vorticare tra i miei neuroni, mentre il sangue raggiungeva le guance e
le colorava
di un rosso intenso, quasi scandaloso.
-Ma che dolci!-
esclamò la zia Lucia in
estasi.
Approfittai di
quell’istante per sussurrare
con un filo di voce.
-Sì
può sapere che cavolo stai facendo?- il
mio tono era piuttosto incavolato, ma la voce tremava per
l’emozione.
-So che ti scoccia ma lo
devo fare. Non voglio
che tu zia s’insospettisca e adesso c’è
anche Paolo, non credo che sia
realmente convinto che noi due ci amiamo. Quindi resisti.-
-La fai facile tu-, il
problema non era
resistere, il reale problema era che io non
volevo resistere, volevo lasciarmi andare anche se si
trattava solo di una
farsa. –Adesso potresti mollare la presa razza di piovra.-
-Quando
t’imbarazzi sei ancora più buffa-,
sussurrò. Si staccò da me ridendo e disse a voce
più alta: -Mi farò perdonare
in un modo o nell’altro, non rimarrai in collera con me
ancora a lungo.-
Mi voltai e finalmente
incontrai i suoi occhi.
-Fossi in te non ci
giurerei-, gli ficcai in
mano la coppa dell’insalata. –Porta questa in
tavola.-
-Agli ordini!- rispose
sull’attenti e si
allontanò da me dirigendosi in sala da pranzo.
Se solo tutta quella storia
fosse stata vera,
se soltanto lui mi avesse amata davvero, avrei potuto sentirmi
veramente
felice. Ma quella realtà finta che stavamo vivendo non
contribuiva per niente a
farmi stare meglio, stava solo aggravando una malattia che
già di per sé era
quasi mortale.
La cena trascorse
tranquilla. Parlammo di
quello che avevamo visto durante le lezioni
all’università e lo zio ci raccontò
di un suo collega che stava tradendo la moglie con la sua donna delle
pulizie-
ovviamente lo sapevano tutti i dipendenti dell’ufficio tranne
la povera ed
ignara consorte. Poi ci fu una telefonata di Daniele e tutta
l’attenzione si
concentrò su di lui. Con molta probabilità
avrebbe potuto raggiungerci il
giorno seguente visto che il suo superiore era già in ferie.
Avevo proprio voglia
di rivedere Daniele, prima di tutto perché quando
c’era lui in giro sia Cristi
che la zia diventavano un po’ più tranquille, e
poi perché era un ragazzo
davvero simpatico, grazie a lui molti dei miei soggiorni a Padova erano
stati
davvero splendidi.
Paolo se ne andò
che era quasi mezzanotte, per
quasi tutta la cena lui e Massi avevano discusso di PSP, PS3, Xbox e
tutto
quello che avesse a che fare con i videogiochi.
Massi salì in
camera augurando a tutti la
buona notte mentre io aiutavo mia zia a lavare i piatti- cosa che non
facevo
mai, dato che a Lecce diventavo piuttosto refrattaria alle faccende
domestiche.
Mi stavo giusto accingendo a mettere i piatti nel lavandino quando la
zia mi
bloccò togliendomeli di mano con un gesto deciso, quasi
brusco per la verità.
-Lascia stare, qui finisco
io. Tu va da Massi,
i fidanzati non devono mai essere lasciati soli di notte-, mi fece
l’occhiolino
e si voltò a lavare i piatti mentre io la fissavo con il
sopracciglio alzato.
Non avevo proprio voglia di
discutere con lei,
quindi mi tolsi il grembiule poggiandolo sul piano di lavoro e
mormorando un
“grazie” mi diressi verso le scale. Lo zio era
ancora sulla sua poltrona a
leggere e salite le scale sentii Cristi che canticchiava nella sua
stanza: era
sempre al settimo cielo quando Daniele stava per tornare.
Ero quasi davanti alla mia
stanza quando
sentii la voce di Massi: la porta era socchiusa. Non saprei spiegare il
perché,
ma improvvisamente mi bloccai ad ascoltare quello che stava dicendo.
Sembrava
che stesse parlando al telefono con qualcuno.
-Sì, Delia ho
capito-, disse con tono calmo.
Che stupida! Era ovvio che stesse parlando con la sua vera
fidanzata, da quando eravamo arrivati, non lo avevo mai visto
prendere il telefono per chiamarla, probabilmente non voleva che mia
zia s’insospettisse
vedendolo sempre attaccato al cellulare. –Mi dispiace di non
avertelo detto
subito, ora capisco che non ci sarebbero stati problemi se tu avessi
saputo
tutto.- Delia doveva aver scoperto che Massi ed io eravamo insieme, ma
a quanto
pareva non se l’era presa. –Certo, ti giuro che lo
farò.- Di certo gli aveva
ordinato di tenere le mani a posto. –Anch’io, ci
vediamo presto.- Ed ecco il
saluto finale, dimostrazione di tutto il loro amore. Il mio cuore si
spaccò in
due tanto era stato doloroso ascoltare quella stupida telefonata.
Massi chiuse la chiamata, e
sentii il rumore
del cellulare che veniva poggiato sul comodino, poi la porta del bagno
che si
chiudeva e lo scatto della chiave.
Presi un respiro profondo ed
entrai nella
stanza vuota. La luce era spenta ma i raggi della luna piena riuscivano
ad
illuminare la stanza in modo più che sufficiente.
Visto che Massi era chiuso
in bagno decisi di
infilarmi il pigiama. Una volta fatto, chiusi la porta della stanza e
aprii
l’armadio per tirare fuori il piumone che Massi aveva usato
come materasso la
notte precedente. Lo avevo quasi preso quando d’un tratto mi
bloccai. Massi
stava con Delia, Massi amava Delia, Massi desiderava Delia!
Però in quel momento
in una stanza sola con lui c’ero io, non Delia,
perciò potevo approfittare di
quei pochi momenti con lui. Non lo avrei mai istigato al tradimento
però mi
sarei potuta godere l’idea che io e lui dormissimo nello
stesso letto e sentire
il calore del suo corpo non lontano dal mio. Senza accorgermene dovevo
essere
diventata una masochista. Sapevo perfettamente che dormire nello stesso
letto
con lui mi avrebbe resa felice solo per un istante per poi dare via
libera al dolore,
però era quello che volevo, era quello che il mio cuore mi
stava supplicando di
fare.
Tolsi le mani dal piumone e
richiusi
l’armadio. Rimasi ferma davanti a quel mobile per diversi
minuti fino a quando
la porta del bagno non diede uno scatto e la porta del bagno si
aprì mostrando
Massi nella sua tenuta notturna: un semplice paio di pantaloncini,
esattamente
come la sera precedente.
-Non ti avevo sentita
arrivare-, disse
sorpreso mentre mi guardava, da capo a piedi… Sembrava che
mi stesse facendo
una TAC.
Socchiusi gli occhi un
po’ irritata per quello
sguardo così attento che si stava posando un po’
troppo insistentemente sulle
mie gambe scoperte. Lo sapevo che gli stava venendo voglia di prendermi
in
giro, di certo le mie gambe non avevano nulla a che fare con quelle
perfette e
sottili di Delia.
-Sono silenziosa-, risposi
andando verso la
mia valigia per prendere il beauty case.
Massi non rispose e si
avviò deciso verso
l’armadio per prendere il piumone.
-Se vuoi-, cominciai quando
ero già arrivata
alla porta del bagno ed ero voltata di spalle. –Puoi dormire
nel letto stanotte.-
-Davvero?- chiese lui
sorpreso. –Dormirai tu
sul pavimento?-
-Non dire sciocchezze-,
evitai accuratamente
di voltarmi dato che il mio viso sarebbe stato ottimo per cuocere un
uovo tanto
era rosso e accaldato. –Dormiremo entrambi nel letto.-
Detto questo,
m’infilai in bagno e chiusi la
porta a chiave senza aspettare che Massi dicesse anche solo mezza
parola.
Presi un respiro profondo e
con calma
cominciai a lavarmi. Il mio riflesso nello specchio era davvero
orribile: sembravo
la bambina di The Ring, con i capelli castani che
m’incorniciavano il viso
pallido. Questa storia di me e Massi fidanzati per finta mi stava
davvero
uccidendo.
-Sei una stupida-, mormorai
al mio riflesso.
–Lui non ti amerà mai, ha Delia cosa se ne farebbe
di te che sei solo
un’insignificante ragazza qualunque…-
Perfetto! Adesso iniziavo a
parlare da sola,
stavo sul serio rischiando di uscire completamente fuori di testa,
sempre che
non lo fossi già.
Mi lavai in fretta e tornai
in camera.
Ovviamente Massi non si era lasciato sfuggire l’occasione di
poter dormire su
una superficie comoda e si era già steso nel letto. Mi
avviai verso il mio lato
e fissai per un attimo Massi che mi dava le spalle: si era addormentato
già.
Meglio, mi sarebbero state evitate conversazione imbarazzanti.
Scostai il piumone e mi
ficcai sotto le
coperte, dando a mia volta le spalle a colui che dormiva accanto a me e
cercando in tutti i modi di non sfiorare il suo corpo neanche con il
pensiero-
quella era una decisione davvero difficile da portare avanti. Chiusi
gli occhi
e cercai di respirare in modo regolare per riuscire ad addormentarmi
quando…
-Buonanotte-, disse Massi
con voce stanca.
-Buonanotte-, risposi
decisa. Ma come diavolo
faceva a farmi passare sempre per la maleducata di turno? Con quei
pensieri mi
lasciai consolare dalle braccia di Morfeo e scivolai in un sonno
agitato e
senza sogni.
Sentivo perennemente la
vicinanza di Massi ed
era come avere accanto un falò che mi surriscaldava. Sapevo
di essere
addormentata ma ero anche cosciente di trovarmi nello stesso letto con
il mio
Massi mezzo nudo accanto. A quel punto non fu semplice distinguere il
sogno
dalla realtà. Per esempio mi ero mossa davvero o lo avevo
fatto solo nel mio
sogno? Una mano mi stava accarezzando il viso, o era sempre frutto del
sogno
vivido che stavo vivendo?
No, una mano mi stava
davvero accarezzando il
viso. In modo delicato e quasi impercettibile come se lo stesse solo
sfiorando,
ma quella mano era reale. E c’era una sola persona a cui
quella mano poteva
appartenere.
“Calmati”,
pensai. “Probabilmente stai solo
sognando, forse dovresti aprire gli occhi e vedere cosa sta
succedendo.”
Ci provai ma i miei occhi
sembravano chiusi
con un lucchetto. Questa era forse la prova che stavo sognando?
Mentre i miei pensieri
correvano veloci
cercando di capire cosa fare per poter uscire da quella strana
situazione,
accadde qualcosa… Qualcosa che non riuscii a definire
immediatamente. Avevo
avvertito un forte senso di calore che si concentrava sulle mie labbra,
e un
brivido aveva percorso ogni cellula del mio corpo svegliandomi
totalmente. Era
un bacio…
La sensazione
iniziò a svanire ed io aprii
lentamente gli occhi. Avevo paura, tanta paura! Paura di quello che
avrei
visto. Paura della verità. Paura che fosse solo uno
splendido e vivido sogno
destinato a svanire come tutti i sogni che si rispettino.
Quando finalmente i miei
occhi si abituarono
al buio diffuso nella stanza, mi resi conto che poi tanto buio non era:
la luna
piena rischiarava ancora con i suoi raggi la camera. Quindi non doveva
essere
passato molto dal momento in cui mi ero addormentata.
Quasi subito i miei occhi si
posarono su ciò
che avevo davanti: due iridi verdi che mi fissavano con un misto di
sorpresa e
consapevolezza. Non era stato un sogno! Mi ero davvero girata
dall’altra parte,
Massi mi aveva davvero accarezzato dolcemente il viso, e aveva sul
serio
sfiorato le mie labbra con le sue! Ma perché?
Perché lo aveva fatto?! Perché
aveva deciso di infliggermi l’ennesima pugnalata al cuore
comportandosi in
questo modo. Ero davvero arrivata al limite, e le lacrime non ne
volevano
sapere di starsene buone: iniziarono a scendere molto lentamente senza
che io
mi agitassi o potessi fermale. Scendevano, semplicemente…
-Perché piangi?-
mi chiese Massi con calma
senza spostarsi neanche di un millimetro.
-Mi hai baciata, vero?- le
lacrime
continuavano a scendere ma la mia voce non tremava.
-Sì-, rispose lui
senza distogliere lo
sguardo.
-E mi hai accarezzato il
viso?-
-Sì, pensavo
dormissi-, il suo tono era così
calmo.
-Perché lo hai
fatto?- chiesi esasperata.
-E tu perché mi
hai baciato quella volta in
ascensore?- la sua voce era sicura, e di certo si aspettava una
risposta. Una
risposta… Ma davvero volevo dargliela quella risposta?
Davvero volevo
confessare i miei sentimenti per essere messa in ridicolo ancora una
volta?
-Non lo so-, risposi
distogliendo lo sguardo.
-Allora, neanch’io
so perché ti ho baciata
poco fa, contenta?-
-Cos’è…-,
cominciai visibilmente irritata, -se
non confesso io non lo fai neanche tu?!-
-Diciamo di sì.
Tu dimmi perché mi hai baciato
ed io ti dirò perché anch’io
l’ho fatto-, il suo sguardo era… era…
divertito.
Lui si stava divertendo e mi sorrideva aspettando che io facessi la mia
schifosa figura.
Non ne potevo
più! Dovevo chiudere! Non volevo
più soffrire a causa sua, e se per potermi liberare di lui
dovevo confessare i
miei sentimenti lo avrei fatto. Era molto meglio patire per il suo
rifiuto che
continuare in quel modo, ormai a forza di soffrire non ricordavo
più cosa
significasse essere realmente felice.
-Cosa vuoi sentirti dire,
eh?- chiese
puntellandomi sul gomito per poterlo guardare meglio in faccia.
–Che ti ho
baciato perché sono innamorata di te? E’ questo
che vuoi sentire, così potrai
prenderti gioco di me?! Be’, sì è
così. Ti amo, e ti ho baciato perché
desideravo farlo più di qualsiasi altra cosa al
mondo… Mi hai umiliata
abbastanza?! Spero che adesso tu sia contento?!-
Le lacrime scendevano lungo
il mio viso
finendo sul lenzuolo chiaro del letto e allargandosi in piccole macchie
d’acqua. Era finita! Era finito tutto quanto! Adesso non
avrei mai più potuto
essere amica di Massi, lo avrei perso per sempre. Qualunque fosse stato
il
nostro rapporto fino a quel momento, ora non sarebbe esistito
più neanche
quello.
Lui sorrideva e mi guardava,
era pronto con
qualche sua battuta. Ne ero certa!
-Era esattamente quello che
volevo sentire-,
disse sorridendo.
Non feci in tempo a
sorprendermi che anche lui
si era puntellato sul gomito e posandomi una mano sulla guancia aveva
unito le
nostre labbra. Era stata tanta la sorpresa che ricaddi sul cuscino con
Massi
sopra di me che continuava a baciarmi, ed io senza rendermene neanche
conto avevo
già cominciato a rispondere a quel bacio.
Chiusi gli occhi e mi
lasciai trasportare
dalla corrente, assaporando fino in fondo ogni sensazione che quel
bacio mi
stava regalando.
La mano di Massi si
posò sul mio fianco e le
mie finirono automaticamente tra i suoi capelli biondi cercando di
attirare di
più a me il suo viso e la sua bocca.
Se avessi dovuto fare un
confronto, questo
bacio non era neanche lontanamente paragonabile a quello
dell’ascensore. Il
nostro primo bacio sembrava più una specie
d’impeto dato da una passione momentanea,
ma il bacio che ci stavamo scambiando su quel letto era qualcosa di
diverso,
era come andare e tornare dalla luna, come nuotare sottacqua tra le
meraviglie
dal mare, come volare con delle ali fatte di sogni… Era
unico, irripetibile e
pieno di quello che in una parola sola poteva essere definito solo come
Amore.
Eppure la mia mente
contorta, anche in un
momento del genere, aveva trovato il modo di insinuare il dubbio nel
mio
cervello e farlo arrivare alle mie mani, che senza che io lo volessi,
scivolarono
sul petto di Massi e lo spinsero via. Lui mi guardò
sorpreso, mentre entrambi
cercavamo di riprendere a respirare in modo normale.
-Mi devi qualche
spiegazione- sussurrai- non
perché temessi che potessero sentirci, ma più che
altro dato il poco fiato che
avevo a disposizione dopo quello che avevamo appena fatto-, -non puoi
pretendere che io me ne stia qua a farmi baciare da un ragazzo che ha
sempre
detto di odiarmi e che in più è già
fidanzato.-
Massi aggrottò la
fronte confuso ma allo
stesso tempo sembrava anche divertito.
-Prima di tutto io non ho
mai detto di
odiarti- rispose con decisione. –Seconda cosa… Non sono fidanzato.-
Mi stava prendendo per una
cretina?! Forse
stava ancora dormendo e non si era reso conto di chi aveva davanti,
magari credeva
che io fossi quell’oca di Delia.
-Si può sapere
che cavolo stai dicendo? E Delia
cosa sarebbe? Il tuo calzascarpe?-
Lui sorrise e si
allontanò da me lasciandosi
ricadere sul suo lato del letto.
-E io sto ancora qui a
chiedermi il perché…?-
Era una domanda rivolta se stesso visto che non ci vedevo alcun nesso
con il
nostro discorso.
-Ehm, gradirei ricevere una
risposta prima di
Pasqua-, intervenni cercando di ridestarlo dalle sue riflessioni
private tra
lui e se stesso.
-Immagino che convenga
raccontarti tutto
altrimenti non riuscirò più a vivere in modo
sereno.-
L’aveva capito
allora.
-E’ una storia
piuttosto lunga ma cercherò di
fare un riassunto- cominciò Massi poggiando il dorso della
mano destra sulla
fronte e chiudendo gli occhi- se non avessi dovuto stare attenta alle
sue parole,
gli sarei saltata addosso, in quella posizione era bellissimo.
–Mia madre e la
madre di Delia sono amiche di vecchia data, hanno frequentato
l’Università
insieme e sono sempre state inseparabili. Quando Elisa, la madre di
Delia,
conobbe il marito Richard durante un viaggio a Boston
s’innamorò subito di lui
e dopo poco si sposarono. Lei si trasferì in America con il
marito ma continuò
a tornare a Lecce durante le vacanze estive. Fin da bambino le mie
estati le ho
passate in compagnia della famiglia Barton, Michael divenne il mio
migliore amico
e Delia una specie di sorellina.-
-Ma scusa-, lo fermai.
–Se sono tuoi amici
d’infanzia come mai né Marco né Sabrina
sanno di questa storia?-
-Durante l’estate
Marco andava in viaggio con
i suoi genitori o con qualche altro zio ricco sfondato, mentre Sabrina
tornava
in paese dai suoi nonni. Perciò non potevo stare con loro ma
in compenso avevo
Michael e Delia. Penso tu possa capire perché non ho detto
nulla a Marco riguardo
Michael. Già era geloso di Sabrina perché era una
mia amica se gli avessi detto
di avere un altro migliore amico penso che mi avrebbe squartato.-
-Immagino-, sospirai
scocciata. –Marco tende
ad essere possessivo con le persone a cui tiene, è molto
possessivo.-
-Esatto-, annuì
Massi senza aprire gli occhi.
–Comunque un anno fa Elisa e Richard hanno divorziato, e
così Delia è venuta a
stare in Italia con la madre che voleva ritornare nella sua
città. Michael ha
deciso di restare a Boston perché frequenta Legge ad Harvard
e non poteva di
certo abbandonare il College.-
Pendevo letteralmente dalle
sue labbra, volevo
assolutamente scoprire che storia ci fosse sotto.
-Delia e sua madre si sono
trasferite a Lecce
i primi di Giugno. Come avrai notato Delia è una ragazza
molto carina e non ci
ha messo molto a trovare degli idioti che le andassero dietro. Uno in
particolare
aveva attirato l’attenzione di Delia. Lo aveva conosciuto
verso la fine di
Giugno al mare e ne era rimasta talmente affascinata e che appena lui
provò ad
abbordarla lei decise di starci senza fare resistenza. Forse a te Delia
potrà
sembrare una ragazza stupida ma in realtà non è
così, è davvero intelligente e
finge soltanto di non saper parlare l’italiano in modo che i
professori la trattino
con i guanti di velluto. Ti assicuro che sia lei che Michael parlano la
nostra
lingua meglio di noi. Quindi ancora non mi spiego come questo ragazzo
sia
riuscito ad abbindolarla. Le disse di frequentare
l’università, la riempì di
complimenti e regali, e Delia si sentiva al settimo cielo. Il divorzio
dei suoi
era stato difficile da affrontare ma da quando aveva conosciuto quel
ragazzo
tutto le sembrava più bello. Una sera, dopo uno dei loro
soliti appuntamenti,
questo ragazzo l’aveva accompagnata a casa in auto. Aveva
parcheggiato in una
strada chiusa che si trova vicino all’abitazione di Delia e
stava cominciando
ad allungare le mani su di lei…-
Avevo la sensazione di
sapere come sarebbe
andata a finire quella storia.
-All’inizio Delia
non fece una piega perché si
trattava dei soliti baci che si scambiavano ma poi lui
cominciò a calcare un
po’ troppo la mano, svelando le sue vere intenzioni. Delia lo
rifiutò mettendosi
a piangere per lo spavento e lui, senza pensarci due volte, la
costrinse a
scendere dalla macchina buttandole addosso ogni genere
d’insulto e lasciandola
morta di paura sotto casa sua.-
-Che mostro!- mormorai
incavolata.
-Già. Quel
ragazzo le aveva detto di
frequentare l’Università ma in realtà
veniva alla nostra scuola e Delia a
Ottobre se l’è ritrovato davanti
all’improvviso.-
Spalancai gli occhi
incredula. Povera Delia!
Non credevo che avrei mai pensato una cosa del genere, ma Delia era
stata
davvero sfortunata!
-E qui entro in gioco io-,
disse aprendo gli
occhi e guardandomi divertito. –Il pomeriggio stesso in cui
Delia aveva visto
quel ragazzo, venne da me supplicandomi di aiutarla. Non avevo idea di
cosa
fare, volevo chiedere consiglio a Michael ma Delia mi pregò
di non farlo per
evitare che suo fratello si preoccupasse per lei, o peggio ancora,
prendesse il
primo volo per rompere tutte le ossa a quel bastardo
schifoso… Pensammo che
sarebbe bastato qualcuno che la proteggesse nel caso in cui quel tipo
le si fosse
avvicinato ancora e così decisi di fingermi il suo
fidanzato.-
Mi sentivo come se qualcuno
mi avesse buttato
addosso prima dei carboni ardenti e poi un secchio d’acqua
gelata.
Fingersi il fidanzato di
Delia? In tutto quel
tempo Massi aveva finto di stare con lei
e di amarla…
-Delia aveva sentito dire
che a questo ragazzo
piaceva farsela con quelle che non avevano una grande esperienza e
quindi ha
deciso di non dare troppa confidenza a te e alle tue amiche per
proteggervi.
Non voleva coinvolgervi e quindi ho dovuto tenere tutto nascosto. In
realtà a
lei sarebbe piaciuto molto diventare tua amica, ha detto che ti ammira,
infatti,
proprio poco fa al telefono, mi ha praticamente ordinato di raccontarti
tutta
la sua storia in modo che tu potessi vederla come un essere umano e non
come
un’oca senza cervello. E dato che quel tipo sembra non essere
più interessato a
lei, vorrebbe provare sul serio ad essere tua amica…-
-Ma tu e Delia sembravate
innamorati davvero…-,
ormai non ci stavo capendo più nulla. –Quando
siamo usciti dall’ascensore ti è
saltata al collo preoccupata, e quando eravamo a Cascia le sue
telefonate dolci…
ti faceva piacere riceverle e poi… poi tu l’hai
baciata… Come può essere stato
tutto per finta?-
-Delia ed io siamo dei bravi
attori, e avevamo
una ragione seria per esserlo. Lei ha sempre finto di essere
preoccupata per me
o di farmi telefonate affettuose per tenere in piedi il gioco e io le
rispondevo
per lo stesso motivo. Un po’ come abbiamo dovuto fare tu ed
io per tenere a
bada tua zia. Il bacio che le ho dato, che poi neanche si potrebbe
definire un
bacio, è stato mosso dall’intenzione del momento
ma lei non ci ha badato più di
tanto.-
-Intenzione del momento?-
chiese confusa. Ero
talmente stralunata che di certo mancava poco perché
cominciassi a vedere
folletti e gnomi in giro per la stanza.
Lui mi fissò per
un attimo sorpreso e poi con
calma si mise a sedere per guardarmi meglio negli occhi.
-Davvero non hai ancora
capito?- mi chiese
alzando un sopracciglio.
Lo fissai senza dire una
sola parola.
-E poi sarei io quello che
si deve fare due
conti…-, disse scuotendo la testa.
-Che vuoi dire?- chiesi
confusa, ormai non
riuscivo più a ragionare, avevo ricevuto troppo informazioni
tutte in una
volta.
-Forse adesso capirai-, mi
disse
avvicinandosi. Posò le sue labbra sulle mie e con una
lentezza quasi struggente
mi baciò. Delicato come le ali di una farfalla sfiorava le
mie labbra e le
accarezzava trasformando quel bacio in una soffice nuvola dove riuscii
a
trovare un po’ di quiete e tranquillità, sfuggendo
al delirio interiore che mi
stava annientando.
Si separò da me
troppo presto e fissandomi
negli occhi disse: -Se non ti è ancora chiaro, sono
perdutamente innamorato di
te. E il bacio che ho dato a Delia è stata solo una reazione
al litigio che
avevamo avuto io e te, in poche parole era solo un modo per farti
ingelosire.-
Lo fissai incredula mentre i
miei pensieri si
affollavano nella mia mente senza riuscire a prendere una forma. Avevo
desiderato spesso di sentire quelle parole uscire dalla bocca di Massi,
ma era
solo un sogno che credevo irrealizzabile, e ora che stava accadendo non
sapevo
cosa diavolo dire!
-Credo di essermi innamorato
di te subito, fin
da quando avevamo litigato d’avanti alle macchinette. Avevo
capito che tu avevi
qualcosa di speciale, qualcosa che non avrei mai trovato in
nessun’altra
ragazza. Ho realizzato quanto i miei sentimenti fossero forti il giorno
dell’escursione a Cascia quando ti ho visto cadere nel
dirupo. Non volevo
perderti, non lo avrei sopportato, e sapevo che volevo proteggerti per
tutta la
vita da qualunque cosa avrebbe potuto ferirti. Poi tu mi hai baciato e
allora
ho cominciato davvero a sperare che anche tu provassi qualcosa per me,
ma c’era
Delia e dovevo proteggerla, non potevo abbandonarla. Così ho
cominciato a evitarti
per fare in modo che le cose non si complicassero ulteriormente. Un
medico che
lavora al reparto di ortopedia è amico di mio padre quindi
avevo saputo da lui
che la tua caviglia non era poi così grave perciò
la lontananza da te era un
po’ meno difficile da affrontare. E alla fine Marco ha
organizzato tutta la messa
in scena del viaggio per lasciarci da soli in modo che il destino
compisse il
suo corso. Dopo la litigata al Living sapevo che non si sarebbe
arreso…-
Spalancai gli occhi
incredula.
-Sì, avevamo
litigato a causa tua. Lui aveva già
capito che ti amavo, mentre io ancora brancolavo nel buio. Quella sera
mi disse
di lasciar perdere Delia e di concentrarmi su di te ma io lo mandai a
quel
paese dicendo che ero innamorato di Delia, dovevo proteggerla a
qualunque costo
altrimenti Michael mi avrebbe fatto a pezzi se avesse saputo che avevo
abbandonato la sua sorellina nel momento del bisogno.-
Avevo ascoltato le sue
parole, ogni sua
spiegazione ma ancora non potevo credere alle mie orecchie…
Possibile che
Massimiliano Draco fosse davvero innamorato di me? Quel Massimiliano
Draco? Lo
stesso che fino a poco tempo prima mi guardava con disprezzo e mi
derideva? Possibile
che anche questa volta Cristina non si fosse sbagliata?
Lo guardavo stordita mentre
le lacrime
ricominciarono a rigarmi il viso senza che riuscissi a fermarle.
-Sei incredibile! Scommetto
che ancora non ci
credi… Che cosa devo fare per convincerti che ti amo?- mi
chiese attirandomi a
sé e stringendomi.
Rimasi un attimo basita da
quel gesto e poi
cominciai a piangere a dirotto. Sapevo che con lui potevo lasciarmi
andare,
sapevo di poter mostrare la mia fragilità…
Dopotutto era colpa sua se avevo
passato dei mesi d’Inferno che non avrei augurato neanche al
mio peggior
nemico. Però, forse, tutto sommato, alla fine ne era valsa
la pena visto dove
mi trovavo adesso.
Massi mi strinse a
sé ancora più forte e mi
diede qualche bacio tra i capelli per farmi calmare.
-Mi dispiace, perdonami-,
sussurrò con voce
dolce. –Forse in tutto questo tempo hai sofferto a causa
della mia recita con
Delia, scusami. Ti assicuro che da adesso in poi non ti farò
soffrire mai più,
è una promessa.-
La sua voce era calda, dolce
e rassicurante.
Stare tra le sue braccia forti e accoglienti mi dava talmente tante
emozioni
che ormai non riuscivo neanche più a definirle.
Ci addormentammo qualche
tempo più tardi così,
l’una nelle braccia dell’altro. Finalmente insieme,
finalmente sinceri fino in
fondo, finalmente io e lui. Soltanto noi, e questo mi sarebbe potuto
bastare
per tutta la vita, anzi per l’eternità.
***L'Autrice***
Quando l'ho scritto ero convinta che non avrei mai finito
questo capitolo... E' di
una lunghezza assurda... Sono quasi 13,000 parole. Comunque spero
sinceramente che vi sia piaciuto. Massi e Vale sono stati un pochino
lenti (direi parecchio visto che vi e mi hanno fatto penare per 17
capitoli ) ma alla fine si sono decisi a darsi una mossa... xD
Sinceramente ho amato questo capitolo davvero dal più
profondo del mio cuore, scriverlo è stato un vero piacere, e
questo è l'inizio della loro storia... Si potrebbe quasi
dire che "Il Figlio Della Prof" sta iniziando davvero solo ora...xD
Il prossimo
sarà il capitolo scritto dal punto di vista di Amy, quindi
lasceremo Massi e Vale un pochino da soli prima di continuare a puntare
i riflettori su di loro...^^
Ovviamente
ricordo che potete trovare altre informazioni su questa
storia visitando il forum,
il gruppo su
facebook, la pagina
su
Facebook, e anche il mio profilo su Facebook (Scarcy Novanta)
aggiungetemi se volete...^^ Per chi vuole leggere gli spoiler che
pubblico durante l'attesa di nuovo capitolo consiglio la PAGINA su
Facebook oppure il mio profilo... ^^
Mi dispiace di non aver trovato il tempo di rispondere alle
meravigliose recensioni che mi avete lasciato...
ç__ç Vi giuro che le ho lette tutte e che il mio
cuore si è scaldato per ogni vostra singola parola...*-*
Siete tutte fantastiche e io ormai non so più come
ringraziarvi per tutto l'affetto che mi dimostrate... *-* Un bacio a
tutte!
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