Ending Lands 4
4
Il piccolo paesino di Leureve era poco distante dal Maniero, nonostante
il paesaggio fosse cambiato radicalmente: dalle lunghe lande verdi che
circondavano le mura di cinta si era rapidamente ritrovata fra grigie
distese di terra morta, con qui e lì qualche eccezione di
qualche campo coltivato. Vi arrivarono due giorni dopo la loro fuga e
Ferona poté così sperimentare per la prima volta
in vita sua cosa volesse dire stare nella folla da mercato; fra
spintonate e strattoni aveva persino incontrato un altro nano, un
mercante di sete pregiate, il quale le aveva rivelato
l’arcano segreto sul come superare la marmaglia, ovvero con
poderosi spintoni e moderate dosi di "vogliate perdonarmi".
Nemetona si era separato da lei prima che entrasse nella zona del
mercato, dicendo di non essere amante dei luoghi affollati e che si
sarebbero rivisti a sera nell’unica locanda del paese. Mentre
la nana si chiedeva perché avesse preferito infilarsi in
vicoletti secondari anziché stare fra gli altri (cosa che
lei trovava assolutamente meravigliosa), sbucò proprio nel
mezzo del perché stesso.
In un grosso spiazzo stava una carovana ridicolmente colorata come
quegli assurdi abiti di Ilena e davanti a questa un crocchio di persone
osservava un nerboruto ed urlante omaccione su di un palchetto
rialzato. Parlava accoratamente di stucchevole beltà e
totale mansuetudine tirando una catena dorata che Ferona non riusciva a
vedere dove fosse attaccata; spostandosi più in avanti con
altre gomitate, "vogliate perdonarmi" e spintoni sbucò
d’un tratto in prima fila, di fronte al palchetto ed
avvertì chiaramente il respiro mozzarsi in gola.
Che quel tipaccio stesse parlando di schiavi le era sembrato quasi
subito ovvio, ma mai avrebbe immaginato che si trattasse di schiavi
Skylean.
Forse umani per la manovalanza, elfi per la grazia, nani come lei per i
lavori più umili, ma non Skylean. Bianchi come fiocchi di
neve erano allineati in un’unica riga, tenuti coi polsi
legati e con un collare attaccato ad uno dei tanti anelli della catena
che tirava l’omone, sbraitando quanto fossero bravi e belli.
Molti piangevano, altri si lamentavano, alcuni tentavano di sciogliersi
i polsi.
Osservò a bocca aperta gli stessi occhi d’oro di
Nemetona, gli stessi capelli bianchi, gli stessi canini appuntiti, le
orecchie affilate, alcuni dipinti sul corpo e sul viso nello stesso
stile del suo mercenario seppur non ne vide neanche uno col rosso.
Molte erano donne di una bellezza strabiliante, che fossero
giovanissime o già adulte, e quando il mercante
terminò il suo discorso fu letteralmente sommersa da gente
che urlava ed alzava la mano proponendo cifre così alte da
lasciarla a bocca aperta.
La più combattuta era una giovane Skylean, bella come nulla
che Ferona avesse mai visto, con delicate decorazioni floreali e color
del cielo limpido sulla parte destra del viso, le quali scendevano poi
sul rispettivo lato del collo, sulla spalla e fin giù
chissà dove nascoste sotto la logora tunica che indossava.
Le parve di udire dall’omone che si chiamasse
Lèleri ma non riuscì ad udire molto altro. Vide
però che lei era l’unica donna a non piangere,
limitandosi a fissare con astio chiunque incrociasse il suo sguardo.
Le diede l’impressione di uno di quei meravigliosi fiori
bianchi di cui aveva letto in un vecchio libro, le Floresirene, che al
minimo soffio di vento attiravano ignari passanti col fruscio dei loro
petali, simile a canto, per poi avvelenarli in pochi istanti qualora
venissero anche solo sfiorate.
"Priccio, vuoi scendere si o no?"
"Ma stanno vendendo gli schiavi, Meheron! Devo fare la guardia si o no?
Inoltre, è divertente!"
"Divertente, come può essere divertente una cosa del genere?"
"Oh, dovresti vedere come diamine si tirano i capelli e le vesti per
sbaragliarsi l’un l’altro!"
Meheron alzò gli occhi al cielo. "Lèleri
è già stata venduta?"
"No, non ancora" saltò giù dall’albero
dal quale stava osservando lo spiazzo affollato "se adesso rimango qui
giù, però, come faremo a sapere chi la
comprerà?"
"Quando si disperderà la folla, allora daremo
un’occhiata. Dubito che Lèleri possa passare
inosservata. Potrebbero persino tentare di assassinare il suo
compratore ed allora il nostro lavoro sarà stato ancora
più facile."
Priccio, una fatina di si e no una decina di centimetri e con trillanti
ali colorate gli guizzò di fronte per osservarlo coi grandi
occhioni rosa e poi parlargli con tono marcatamente ironico "La sai una
cosa? Sei un genio. L’idea di andare in giro a far finta di
vendere Lèleri per poi andarcela a riprendere poteva venire
in mente solo ad un genio."
L’altro, Meheron Erith Shebeniath, un umano con un occhio
sempre chiuso e l’aria sempre arrabbiata sbuffò
così forte da spingere Priccio all’indietro con la
folata del suo respiro.
"Smettila di volare. Mi stai riempiendo le vesti di polvere di fata ed
il trillo mi dà fastidio."
La fatina gli fece una smorfia col facciotto tondissimo e gli si
andò ad accovacciare su di una spalla, mentre Meheron si
dirigeva a passi lenti verso lo spiazzo confusionario, ammantato e
dall’aria cupa come sempre.
Aveva trovato Lèleri in fin di vita sul Passo del Drago, ben
lontana dalla sua Torre Skylean, la roccaforte della sua razza situata
in mezzo al Mare di Filgea, probabilmente abbandonata dal suo
precedente padrone dopo essere rimasta ferita in qualche modo.
L’aveva portata con sé, curata, nutrita, vestita;
Priccio (che era stata con lui sin dalla sua nascita) l’aveva
aiutato per quanto riguardasse gli aspetti più delicati ed
imbarazzanti ma erano insieme riusciti a salvarle la vita.
"Meheron, è proprio necessario..?"
"Che cosa?"
"Tutto questo. La povera Lèleri legata e strattonata
così ogni volta. E’ proprio necessario?"
Lui si morse nervosamente un labbro, stringendo le spalle. "E come
altro vorresti mangiare le tue adorate focaccine di patate, se non con
il denaro che estorciamo o ci prendiamo dai cadaveri dei nuovi
proprietari della Skylean? Te lo sei dimenticato che il mio braccio
sinistro è nello stomaco di un dannato Drago?"
"Pfft.
Antipatico."
"Inoltre, non ha mai protestato al riguardo."
Il tono di Priccio quella volta si addolcì notevolmente.
"Oh, lo sappiamo bene entrambi perché non ha mai protestato."
Già. E lui continuava a non capire perché la
donna più bella che avesse mai visto si ostinasse a seguirlo
come un’ombra, nutrendo sentimenti che lui aveva dimenticato
da tempo. Per giunta portava la pessima nominata di Meheron il
visionario, dato che nessuno aveva voluto credere alla sua versione dei
fatti; Besheuse non era stata rasa al suolo da un’incursione
di orchi, due settimane prima, ma da un maledetto Drago, e nessuno
credeva che lui questo Drago l’avesse visto. Il fatto era che
non l’aveva soltanto visto, ma era stato anche privato di un
braccio e sfregiato in viso da una sferzata della punta uncinata della
sua coda mentre era intento a fuggire disperatamente, cosa che si era
rivelata non del tutto inutile solo ed unicamente grazie al
provvidenziale aiuto di Priccio. Senza di lei probabilmente, anzi
certamente a quell’ora sarebbe stato per intero nello stomaco
del dannato Drago, ne era certo.
Giunti infine allo spiazzo l’unico occhio azzurro rimastogli
funzionante scorse rapidamente la fila di Skylean che ancora giaceva
legata inerme, sebbene molto meno numerosa, nel piazzale, dietro un
grassoccio uomo dall’aria poco pulita ma non
riuscì a scorgere Lèleri.
Ordinò brutalmente a Priccio ancora accovacciata sulla sua
spalla di sorvolare la zona, ma ancora nulla; la fatina
tornò affaticata e con le alucce tremanti. "Non la vedo!"
"Calmati" le rispose l’umano, pizzicandole con due dita la
tunichetta gialla e riconducendola sulla sua spalla sinistra "non
può essere lontana."
"Meheron, senti.. Volando, ho sentito qualcuno dire che gli sembrava di
aver visto Boganaste, qui a Leureve. Forse lui, se fosse davvero qui.."
"Hah!" la interruppe, assumendo un’aria altamente irritata
"Mi credi così disperato? Non affiderei mai
Lèleri a Boganaste, non proprio a lui."
"Perché le vuoi bene?"
"Perché la rovinerebbe."
Priccio gonfiò le guance, incredula. "Tu, brutto orrido..!"
Meheron sbuffò, continuando però a guardarsi
intorno. Attirò la sua attenzione una nana, con lunghi e
lucidi capelli neri e che in quel momento gli dava le spalle,
probabilmente troppo impegnata a fissare gli schiavi; era forse vestita
peggio di alcuni di loro e quando le fu immediatamente dietro dapprima
pensò di parlarle, ma poi con la coda dell’occhio
catturò una lunghissima treccia bianca che conosceva fin
troppo bene.
Nello stesso istante, Priccio si mise a gridare. "Meheron guarda, ecco
Lèleri, la portano via!"
Era ricominciato il trambusto forse causa la vendita di un altro
schiavo, scorse Lèleri gridare mentre due uomini nerboruti e
con facce da delinquenti la spingevano lontano dalla folla e quando si
rese conto che non sarebbe riuscito a raggiungerli prima che
l’avessero seminato, perse il controllo: alzando
l’unico braccio rimastogli e con l’aiuto di Priccio
castò un incantesimo di paralisi elementare, indirizzandolo
verso i "compratori"; una scintillante patina azzurrognola, coma la
pioggia si vede colare giù dai vetri, ricoprì
interamente i due, i quali smisero all’istante di muoversi.
La calca si aprì a metà come se ci fosse stato un
orco fra loro, scappando terrorizzati tutti e gridando che le arti dei
demoni erano lì fra loro.
In realtà erano arti di fata, ma di certo Meheron non si
sarebbe preso la briga di mettersi a spiegare la differenza ad una
folla urlante di contadini ignoranti; si confuse fra la folla,
afferrò un polso della inerme e spaventatissima
Lèleri e corse via, verso dei vicoli secondari, lontano
dalla folla in piena crisi di panico.
Quando furono abbastanza lontani dapprima rallentò,
fermandosi poi qualche passo dopo. Lasciò la presa sulla
Skylean e si voltò verso di lei. "Stai bene?"
Lèleri annuì, respirando pesantemente, quasi
piegata a metà per la fatica. "Si.. Si, sto bene.."
"Perfetto, allora partiamo subito."
"Partiamo!?" sbraitò Priccio in un suo orecchio "E dove
andiamo!?"
"A Sig'Randa."
"La Capitale Lucente?" s’inserì Lèleri,
torturandosi la lunga treccia bianca gettata su di una spalla "Davvero
mi porterete lì, Meheron?"
L’uomo annuì, sebbene non condividesse per nulla
l’entusiasmo che percepì nella sua voce.
"Possediamo al momento abbastanza denaro per un viaggio diretto, ma
dovremo far scorta di diverse cose."
Priccio fece trillare le alucce, emozionata "Non sono mai stata nella
Capitale, è possibile che ci siano altre fatine come me?"
"Ne dubito, Priccio" rispose Meheron "sai bene che le terre della
Capitale sono grigie ed aride come questa oramai, le poche aree ancora
utilizzabili sono strettamente riservate alla coltivazione e non a
fiori ed erbacce. Forse l’unico posto dove potresti trovare
qualche fata è nella ancora rigogliosa foresta di Meiren."
Si incamminarono tutti e tre (per amor del vero, Priccio si
limitò a sedersi nuovamente sulla spalla di Meheron con aria
piuttosto delusa) verso il loro piccolo accampamento improvvisato ai
limiti del villaggio, attirando non pochi sguardi da parte dei passanti.
Il proprietario della locanda era un bell’elfo, con grosse
orecchie allungate e vivaci occhi color nocciola, che le
offrì cordialmente un boccale di birra ed un rialzo in legno
per lo sgabello, informandola poi di quale stanza avesse scelto per la
notte il suo compagno di viaggio.
Salì una rampa di scricchiolanti scalini in legno,
ritrovandosi in un lungo corridoio con diverse porte situate su
entrambi i lati. Si diresse verso la terza porta alla sua destra, la
oltrepassò e la richiuse.
Osservò la stanza: piccola e spoglia, con un tavolinetto
dove Nemetona aveva poggiato i suoi archibugi ed un unico letto. Lui
era lì, sdraiato con le braccia incrociate dietro la nuca,
le gambe accavallate fra loro, gli occhi chiusi ed
un’espressione arrabbiata che la lasciò intristita
e colpevole, con la sensazione di avergli fatto un torto nel vedere
quegli schiavi al mercato, quel pomeriggio.
"Sembra che dovremo dividere il letto" esordì,
accompagnandosi con una nervosa risatina.
"No. Io dormirò per terra, aspettavo solo che rientraste."
rispose lo Skylean, schiudendo gli occhi. Le lanciò quello
che a Ferona parve proprio uno sguardo arrabbiato, prima di alzarsi e
dirigersi verso un angolo della stanza dove in terra era stata stesa
una coperta.
La nana, perplessa, avanzò verso il suo giaciglio
d’improvvisazione anziché il letto,
accovacciandosi sulle ginocchia. Nemetona teneva ostinatamente il viso
corrucciato e voltato altrove.
"Ho.. Fatto o detto qualcosa che non và?"
"I vostri occhi."
"I.. I miei..?"
"Sono colmi di pietà. Per me, per la mia razza, per come
veniamo in genere considerati. E si, per rispondere alla vostra
prossima domanda, so che li avete visti ed è per questo che
non sono venuto con voi al mercato, oggi."
"Io.." iniziò Ferona, mortificata "Mi dispiace tanto, non
volevo di certo offendervi.. Forse la vostra razza non sarà
delle più rispettate, come la mia d’altro canto,
ma voi siete ancora il mio eroe, colui che mi ha salvata da una vita di
servitù che io vedevo come un’occasione ben al di
sopra delle mie possibilità. Non tenetemi il broncio, ve ne
prego."
Nemetona ascoltò in silenzio, esibendosi infine in uno
sbuffo che gli fece sollevare qualche ciocca bianca dalla fronte.
"Perdonatemi, mia Cara. Sono.. Soltanto un po’ stanco, ecco
tutto."
E permaloso come
qualunque altro esponente di una razza sottovalutata.
Anche quello Ferona sapeva bene cosa volesse dire.
Gli sorrise, scuotendo il capo. "Non preoccupatevene più.
Capisco."
"Vi ringrazio."
"Ora, posso farvi una domanda che mi assilla?"
Lui annuì, dirigendo lo sguardo dorato su di lei.
"Naturalmente."
"Beh, vedete.." fece vagare lo sguardo per la stanza ".. Mi piacerebbe
sapere dove siamo diretti, oh e anche che cos è quello a cui
state dando la caccia."
Lo Skylean colse immediatamente il motivo della sua vaga titubanza, ma
le sorrise tornando quello di sempre. "Siamo? Dunque
proseguirete con me. Questo posto non vi piace?"
"N-no, è molto bello!" ci tenne a precisare lei, assumendo
un’aria stupita "davvero molto bello!"
"Allora verrete perché volete restare con me?"
"Ecco, si! V-Voglio dire no! Voglio dire si, anche, principalmente!
I-io, ooh!"
Cadde seduta in terra con un piccolo tonfo, scivolando su di un fianco,
incrociando le braccia al petto rossa in viso ed imbronciata. La regina
delle gaffe, ecco cos’era. La regina indiscussa delle figure
miserine.
La risata che sentì scoppiare da lui al suo fianco non
aiutò di certo la sua già misera autostima, ma
Nemetona non era affatto intenzionato a farsi beffe di lei e della sua
maestria nel relazionarsi con altri.
"Oh, mia Cara mia Cara, sapeste quanto siete adorabile. Dunque, di cosa
stavamo..? Ah si, la nostra destinazione. Domattina proseguiremo per
Sig'Randa, la Capitale Lucente, dove sosteremo per qualche giorno a
caccia di notizie fresche e magari anche di qualche lavoretto semplice
per rimpolpare la mia sacca dei denari. Poi, partiremo per il Passo del
Drago."
"Il Passo del Drago? Nella Gola di Confine? E perché
dovremmo..?"
"Andremo a Besheuse, mia Cara. O quel che ne resta. Questa storia non
mi convince."
Ferona lo osservò con occhi pieni di interesse, anche se
vagamente intimorita "Persino al Maniero è giunta voce di
Besheuse. Un branco d’orchi."
Nemetona sbuffò. "Belama-shagat.
Baggianate, baggianatissime."
"Come fate a dirlo?"
"Ci sono già stato, mia Cara. Partendo da Mégat
non ho potuto farne a meno."
"E dite che non è stato un branco di orchi?" chiese la nana,
facendosi più sotto con la sua solita espressione
incuriosita.
"Affatto."
Un grido dal piano di sotto, seguito a ruota da altri più
lontani ed echeggianti, interruppe la loro conversazione; Ferona
ruotò di scatto il capo verso la porta, impaurita, mentre
Nemetona con un balzo fu in piedi, intento ad allacciare le cinghie dei
suoi archibugi.
"Sotto il letto, svelta."
"Ma..!"
"Presto!"
Obbedì, terrorizzata dalle grida che riecheggiavano oramai
per tutto il paese e l’ultima cosa che vide fu lo Skylean
spegnere la candela della loro stanza, per poi udirlo far le scale di
corsa nell’oscurità più totale.
Quando avvertì un guizzo accanto a lei seppe che la piccola
Viverna Wibbly l'aveva raggiunta, allora la coprì col palmo
di una mano attirandola vicina a sé ed attese.
-
...Whoo!
E siamo al quarto. GIURO che nel prossimo ci sarà azione, un
sacco di azione! xD Ma ci tenevo ad inquadrare prima per bene i
personaggi, caratterizzarli a dovere prima che gli eventi prendano una
piega più ritmica dove ci sarà certamente meno
posto per tanti dialoghi.
Duuuunque,
passiamo ai recensori!
Bryluen:
Sono sempre più contenta che questa storia coi suoi
personaggi (ed il sex-appeal di Nemetona ù_ù) ti
intrighi, come ho detto su prometto che d'ora in poi ci sarà
molta più azione ed un dipanarsi della trama sicuramente
più consistente ù_ù
DreaminOn_felix:
Hey, ti ringrazio delle recensioni e dei consigli solo ora in questo
nuovo capitolo, spero di essere riuscita a stare più attenta
ai benedetti accenti! :) In realtà si, Ilena l'ho presentata
come una pseudo protagonista perché avrà un ruolo
più vasto in futuro, ma per ora l'attenzione volevo
incentrarla proprio su Ferona. Grazie ancora e ci sentiamo al prossimo!
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