L'inizio
è sempre devastante...
Cap.
3
Avevo
da poco aperto gli occhi, quando la radio sveglia iniziò a
suonare.
Intanto la casa cominciava a svegliarsi lentamente insieme hai suoi
occupanti. Dalla cucina sentivo provenire un odore di cannella,
vaniglia, e cioccolato che scoprii essere dei dolcissimi muffins,
appena sfornati. Mi fiondai sulla ciotola che li conteneva, come un
leone si fionderebbe su una gazzella. I miei intanto continuavano a
parlare tra di loro. Continuando a trangugiare la mia abbondante
colazione, mi apparve Saphy difronte aleggiando come al solito a
qualche dito dal piano del tavolo.
“buongiorno
Fabian” mi disse lui. Senza rispondergli lanciai il coperchio
che
prima ricopriva i muffins sul tavolo e lo coprii totalmente facendo
pressione con il mio corpo per tenerlo saldo sul tavolo. I miei si
girarono, sgranando gli occhi, verso di me.
“amore
è tutto apposto?” mi chiese mia madre
“sì
sì... mamma” le risposi sgranando gli occhi,
poiché vidi Saphy
che era seduto sulla spalla di mio padre. Continuava a sorridermi
“ho
bisogno di... di un po' di thé per mandare giù i
tuoi meravigliosi
m....” non finii la frase poiché quel maledetto
spiritello si
spostò rapidamente e iniziò a ballare sul tavolo
a metà tra me e i
miei genitori.
“che
stai facendo!!!!” gli
sussurrai
“tesoro
è sicuro che vada tutto bene?” adesso era mio
padre a parlare
“sì
certo” mi lanciai sul tavolo tenendo solo i piedi fuori e
finalmente lo afferrai. Poi corsi su per le scale e dritto in camera.
“MA
CHE STAI CERCANDO DI FARE?” gli urlai lanciandolo nel vuoto
“ahahah...
sei uno spasso Fabian!” mi rispose lui continuando a ridermi
in
faccia
“che
hai tanto da ridere? Hai voglia di farti vedere dai miei e mettermi
nei guai!”
“non
ricordi che solo tu puoi vedermi?”
“si
ma questo non è un buon motivo per andartene in giro per
casa e fare
i tuoi comodi!!!”
“sarà...”
e con un gesto della mano mi liquidò.
Incominciai
come mio solito a prepararmi per la scuola presi lo zaino in spalla e
volai giù per le scale senza degnare nessuno di uno sguardo.
Come al
solito in ritardo ed ero, come al solito, tentato di rincorrere
l'autobus oppure prendere la macchina.... rientrai in casa e con un
urlo chiamai mio padre.
“che
fai?” si materializzò davanti al mio naso Saphy
“per
colpa tua ho perso l'autobus e non ho voglia di prendere la macchina
oggi... cercherò di farmi accompagnare da mi
papà!!!” gli risposi
continuando a chiamare mio padre
“aspetta...
tuo padre non serve! teletrasportati a scuola...”
“ma
stai scherzando” gli dissi ridendogli in faccia, vidi la sua
faccina assumere un espressione incattivita, si fece scuro in volto e
senza accorgermene la casa scomparì. I miei piedi erano
sospesi nel
vuoto e con una spinta pari a quella delle montagne russe mi ritrovai
a sfrecciare nel buio più assoluto; fino a quando, con un
assordante
fracasso, la corsa non si arrestò e mi ritrovai
completamente al
buio. Il luogo dove mi trovavo era umido e maleodorante. Rimasi
immobile e cercai, con lo sguardo, un punto di riferimento. Ti
conviene uscire dal bidone dell'immondizia!! quella sua
stupida e
irritante vocina mi diede completamente sui nervi. Mi girai e
rotolandomi per terra, riuscendo ad uscire dal cesto. Mi guardai
intorno e notai con estremo stupore di essere arrivato a scuola. Mi
ritrovai nel cortile interno, dove di solito non c'era mai nessuno
per fortuna mia, perchè non avrei proprio saputo spiegare
quello che
mi era successo.
Smaterializzazione!
Ecco cosa è successo, dovrai fari l'abitudine.... dato che
la dovrai
usare spesso e volentieri d'ora in poi per i tuoi viaggi.
Un
conato di vomito mi salì in gola, ma non so come riuscii a
rigettarlo giù. Mi trovavo nella sala più antica
della scuola, dove
i colonnati che sorreggevano i portici affrescati facevano bella
mostra di sé. Piccoli ciuffi di erbetta selvatica spuntavano
qui e
là dal pavimento. Un grosso pozzo, al centro del cortile,
troneggiava come una maestosa tartaruga dal guscio di metallo. Mi
avvicinai in modo circospetto, aspettandomi da un momento all'altro
un attacco del folletto. Sollevai il coperchio mezzo arrugginito e
notai che il pozzo non aveva acqua al suo interno ma una miriade di
rospi che come lava furono catapultati al di fuori dell'enorme
recipiente.
“è
ora di imparare a combattere Fabian...” mi disse e mi
lanciò uno
strano oggetto “veloce o la tua arma sarà sommersa
dal nemico!”
si
giusto... dov'è? Mi chiesi. A
pochi passi da me la vidi vicino a una delle colonne del portico.
Ormai i rospi mi avevano del tutto circondato strinsi tra le dita la
bacchetta che mi aveva lanciato e sperai in un miracolo. Idiota
di un ragazzino fa qualcosa! Sentivo
che i piccoli anfibi incominciarono a bloccarmi le gambe, e poi
sempre più in alto fino a quando le mie braccia erano salde
lungo i
fianchi e mancava poco alla disfatta. Concentrati
stupido....chiusi
gli occhi e
nella mia mente si materializzò una parola AEGIS.
Tutto ad un tratto mi sentii sollevare: un turbinio di vento,
spazzò
via i rospi nell'immediato istante e io fui sbalzato al piano
superiore, battendo la testa contro il pavimento, ma senza perdere i
sensi per fortuna. Mi affacciai al parapetto e vidi rospi sparsi
ovunque e alcuni erano ancora in giro che svolazzavano portati dal
vento. Un urlo di eccitazione mi partì all'improvviso dalle
labbra.
Mi ritrovai Saphy di fronte a me che fluttuava in aria come un
fantasmino.
“contento
adesso?” mi
chiese
“sì...
ma ti devo
chiedere solo una cosa!”
“ancora?
E cosa sarebbe
di grazia?”
“questa
bacchetta è
una cosa alla Harry Potter?” gli chiesi mostrandogli la
bacchetta
scura nella mia mano
“la
bacchetta uno dei
tantissimi strumenti che potrai utilizzare per evocare o invocare...
quando sarai più esperto potrai anche non usarla e procedere
a mani
nude! Ma per il momento non te lo consiglio...”
La
mattinata a lezione
passò in modo molto lento. Le ore sembravano non passare
mai, ma una
volta che il prof. dell'ultima ora ci congedò, fui il primo
uscire
dall'aula.
Nel
tragitto di ritorno,
non avendo la macchina, feci una lunga ed estenuante camminata.
Continuavo a pensare a quello che era successo nel vecchio cortile.
Non poteva essere vero! Continuavo a ripetermi nella
mente,
presi la bacchetta dalla tracolla e la rigirai tra le mani, stando
attento nel non farmi vedere da qualcuno. La strada era da entrambi i
versi deserta agitai la bacchetta in aria e pronunciai la formula
poco prima imparata. Il silenzio perdurò in strada, nulla si
mosse e
poco ci volle per essere scoperto da un gruppetto di ragazzini in
bicicletta che avevano appena svoltato l'angolo. È
solo una
stupidaggine Fabian! Mi dissi nella mente.
“non
lo è se ci
credi veramente!” mi disse Saphy, entrando nella
mia mente
senza permesso. Mi guardai intorno e riuscii a vedere i suoi occhi
neri, magnetici, che mi osservavano dalle fronde di un albero.
“credici
e ci riuscirai!” continuò
lui. Agitai per la seconda volta la bacchetta e pronunciai la formula
con la massima concentrazione che potevo raggiungere. In men che non
si dica un vento gelido mi sferzò il viso per poi calmarsi
improvvisamente. Dopo pochi secondi i bidoni della spazzatura,
davanti a me, furono scaraventati a un centinaio di metri di
distanza. Per pochi centimetri non urtarono contro un'auto
parcheggiata, l'allarme dell'auto scattò e fu tempo di
correre. Per
fortuna casa mia era a solo due isolati di distanza. Mi chiusi la
porta alle spalle e scivolai sul pavimento, ancora con la bacchetta
in mano.
Quindi
era questo il mio destino fare trucchi di magia come uno stregone
delle favole.
L'idea in un certo
senso mi solleticava, era tanto che volevo sollevarmi dalla massa ed
essere considerato unico.
“Fabian
è tutto
apposto?” la voce di mia madre mi fece trasalire e in men che
non
si dica fui nei guai totali: con lo sguardo di mia madre che
continuava a muoversi dalla bacchetta al mio viso e viceversa.
“e
quella... dove l'hai
presa?” indicò la bacchetta
“posso
spiegarti!”
“noi
due dobbiamo
parlare...” mi disse “raggiungimi in cucina
all'istante” mi
alzai dal pavimento controvoglia e a fatica e la seguii.
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