Salve a tutti,
miei cari!
Che dire ho deciso questa
settimana di cercare di riportare attive tutte le mie storie,
concludendo quelle più vicine alla conclusione, quindi ho
optato per scrivere l’ultimo capitolo di questa storia
speciale. Questo capitolo in particolare è per la tatina,
aoede, che mi è sempre stata vicina e che ha un folle amore
per questa coppia. Mi spiace per coloro che hanno tanto atteso, ma non
è mica semplice avere l’ispirazione e quando avevo
l’ispirazione ero stanca per scrivere, quindi questa storia
è durata più del previsto. Ora, visto che ho
finito di parlarvi dei fatti miei, posso dirvi che ci vedremo in fondo
alla pagina ed augurarvi una buona lettura. Kissoni!!
Era una notte piacevole e stellata. In ogni loco vi era silenzio. Non
vi era neppure un sussurro di vento, come se Eolo in persona stesse
riposando lontano dalle calde strade di Athene. In un loco nascosto ad
occhio umano, regnava il silenzio. Tredici uomini riposavano ed alcuni
eran impegnati in ben altre attività, concilianti al sonno
per la stanchezza che da esse dipanava. Nella prima di codeste Case vi
regnava quasi un silenzio surreale. Shaka era nella camera da letto di
Mu, ma il suo padrone era assente. Aveva portato via Kiki, in modo tale
da poter restare solo con il biondo guerriero. Tornò il
ragazzo dai capelli color biondo paglierino nella sua stanza ed ivi
trovò Shaka nel medesimo punto ove l’aveva
lasciato per portare Kiki da Shiryu. Era fermo, in piedi, bello come
solo l’aurora poteva essere, perfetto come una statua,
luminoso come la Luna, le Stelle ed il firmamento intero, dolce come
l’ambrosia. Non vi era per Mu figura più perfetta
di Shaka. Gli occhi dolci, di smeraldo, illuminati da una luce di puro
amore per quel Saint percorsero la magra figura. Shaka era bellissimo,
benché possedesse un corpo snello, affusolato. Era il
più magro tra i Gold Saint e i suoi muscoli erano appena
accennati. Mu sapeva il motivo per cui, nonostante anche Shaka si fosse
allenato, lui non possedesse sicuramente un fisico robusto. Shaka
combatteva con attacchi psichici, con ogni genere di attacco a
distanza. Non vi era bisogno che si avvicinasse al nemico, in quanto
comunque non era suo intimo desiderio avere un contatto maggiore con un
avversario. Shaka non era persona da amare ed apprezzare il contatto
fisico. Era, anzi, qualcuno che lo evitava in ogni modo. Cercava sempre
di sfuggire a quel bisogno di toccare. Tutta la sua persona era atta ad
evitare lo scontro diretto in ogni situazione. Mu lo sapeva bene, ma
non poteva resistere. Troppe volte aveva sognato la presenza di Shaka
nella sua camera da letto. Troppe volte aveva anelato ad averlo a
disposizione per una notte intera. Erano anni che a Mu piaceva Shaka ed
ora aveva la giusta occasione di averlo, di amarlo con la passione che
contraddistingueva un segno di fuoco, qual’era
l’Ariete. Si avvicinò di un passo e Shaka
compì il medesimo movimento impercettibile e facendo finta
di niente dalla parte opposta. Si era allontanato di un passo. Fu
così che Mu sorrise divertito. Compì un altro
passo e la medesima cosa fece nuovamente Shaka, suscitando nuovamente
l’ilarità nello sguardo dolce
dell’Ariete. Non poteva scappare. Solo l’Ariete
poteva far comparire la porta che conduceva all’esterno ed in
quel mentre non ne aveva punto bisogno, senza contare che in caso di
scontro prettamente fisico Shaka gli era inferiore. Lui era
più robusto, più veloce, in quanto lui era
semplicemente più allenato dal punto di vista fisico. Shaka
aveva allenato perfettamente la propria mente, rendendo essa il suo
“muscolo” per eccellenza, ma Mu era colui che era
più forte. Nuovamente un passo da parte
dell’Ariete spinse Shaka ad arretrare. Non comprendeva il
biondo guerriero, perché Mu gli fosse tanto vicino.
Tuttavia, ben presto non ebbe occasione di muoversi. Era attaccato al
muro. Aveva indietreggiato fino al muro e Mu lo aveva infine raggiunto.
Ironicamente Mu ebbe il fugace pensiero che Shaka poteva fuggire,
poteva tentare di scappare da lui, ma prima o poi lui lo avrebbe sempre
raggiunto, come aveva fatto in quel mentre. Vi era sempre stato un muro
ad impedire che Shaka si allontanasse da lui in modo eccessivo, anche
nell’Inferno un muro aveva impedito che Shaka proseguisse
oltre e scappasse a lui. Mu ora era davanti a Shaka che lo guardava
come un coniglio candido dinnanzi al lupo feroce. Era tenero in quel
momento. Allungò una mano e la posò sulla guancia
candida del ragazzo. Finalmente avvertiva la consistenza della pelle di
Shaka. Quella pelle morbidissima al tatto, che si sentiva mai una volta
era stata colpita, mai una volta era stata messa sotto al Sole cocente
per allenarsi ed effettivamente mai una volta vi era stato il bisogno
di allenare il fisico di Shaka. Il suo potere era nella mente, indi per
cui il corpo era stato palesemente ignorato e continuava ad essere poco
considerato, vista l’eccessiva magrezza del giovane. Mu
poté distintamente sentire Shaka trattenere il fiato per
quella carezza. La sua mano carezzava la guancia candida, beandosi ogni
secondo che passava di quel contatto. La sua mano tanto grande rispetto
al viso dolce del ragazzo che era dinnanzi a lui. Un nuovo passo avanti
e Shaka provò ad attraversare il muro con il corpo, tanto si
era attaccato al duro e freddo muro. Mu compì due passi e si
strinse quel corpo caldo addosso. Non era più il momento dei
giuochi infantili, che facevano di quando in quando. Un ricordo felice
passò per la mente di entrambi.
Shaka era appena
arrivato al Grande Tempio. Si isolò facilmente. Bastava non
considerare tutti coloro che andavano a salutarlo o dirgli cose del
tutto futili. Lui non aveva bisogno di nessuno. Lui era già
forte all’epoca. Un giorno, era sul letto a meditare e
sentì una presenza vicino a lui. Aprì gli occhi
azzurri, tanto insoliti per un piccolo indiano e si trovò
davanti un viso sorridente di bambino. Capelli lisci, lunghi fino alle
spalle, di un delicato color paglierino incorniciavano un viso dolce e
delicato, che era reso ancora più dolce dalla presenza di un
tenero sorriso. Gli occhi di smeraldo del bambino lo fissavano. Shaka
arrossì un momento e si girò, dandogli le spalle.
Non voleva stare con qualcuno. A lui non serviva. L’altro
bambino fece una faccia un pochino delusa, ma si spostò di
nuovo davanti all’altro bambino.
*Non essere antipatico,
Shaka.*
Il bambino biondo non si
chiese come l’altro sapesse il suo nome, anche lui sapeva
come si chiamava l’altro: era Mu. Era normale sapessero i
reciproci nomi, visto che vivevano assieme. Shaka non disse una parola.
Mu sbuffò leggermente e gli mise le mani sulle guancie,
facendolo sussultare e facendogli spalancare gli occhi. Non si
fermò lì Mu. Poco dopo, Shaka era sul letto con
il corpo di Mu sopra. Lo aveva atterrato. Shaka lo guardò
mortalmente offeso per quel trattamento a cui non era abituato.
*Perché?*
Domandò
solamente. L’altro lo guardò con una
semplicità disarmante e lo strinse in un tenero abbraccio.
Shaka non era abituato a simili contatti. Si mosse, provò ad
allontanare l’altro, cominciò a tremare, ma niente
servì a staccargli di dosso il bambino biondo. Rimase allora
fermo e Mu lo guardò un momento.
*Perché siamo
bambini e dobbiamo stare insieme. Perché tu ti isoli sempre
ed impedisci a chiunque di raggiungerti. Io ti raggiungo, Shaka. Io e
te siamo amici e lo siamo da ora.*
Disse il bambino in
risposta alla domanda di poco prima.
Era da allora che Mu non obbligava Shaka ad un contatto diretto. Piano
piano il ragazzo indiano aveva iniziato a chiedergli favori, ad
aiutarlo quando poteva o a toccarlo, come aveva fatto quando aveva
ripreso il suo Rosario, la Corona dei 108 Specter. Ora Shaka era
bloccato tra il corpo robusto, dall’odore dolce e virile
nell’insieme di Mu. Era abbracciato al ragazzo e tremava,
come quando era piccolo. Gli veniva spontaneo irrigidirsi per un
contatto troppo diretto. Era qualcosa che non faceva neppure di
proposito. Era qualcosa che oramai compiva appena veniva sfiorato da un
qualsiasi essere umano. Mu sorrise e lo strinse nuovamente a
sé con ancora più forza. Lo afferrò
per un braccio in una presa forte e salda e con un rapido
volteggio Shaka finì sopra al suo letto. I lunghi capelli
color del Sole eran sparsi sul suo materasso, come i raggi
dell’Astro, come una delicata aureola che rendevano Shaka
ancora più Santo di quanto non fosse. Era giunto il momento
di rendere Shaka meno puro e meno innocente. Era quello il pensiero di
Mu. Si mise su di lui, come quel giorno in quel lontano passato. La
prima volta che i due si erano parlati. Mu, però, non lo
abbracciò come aveva fatto quel giorno. Chinò il
viso e carezzò con le proprie labbra quelle di Shaka. I
denti mordicchiarono quella carne tenera, la lingua la
stuzzicò fino al momento in cui Shaka non dovette per forza
gemere. Solo allora la sua lingua entrò di straforo e di
prepotenza in quella bocca ancora vergine, come tutto il resto di quel
corpo. Era normale per lui. Vergine era la sua Costellazione, Vergine
era lui. Tutto il suo corpo era inesplorato ed era il simbolo della
purezza. Mu assaggiò per la prima volta la lingua di Shaka,
succhiando le labbra, giocando con la dolce lingua di Shaka, la cui
saliva aveva il medesimo sapore di dolce ambrosia. Fu veloce come
movimento. Shaka si ritrovò denudato nella sua interezza,
senza potersi opporre. Le mani eran bloccate con quelle di Mu, mentre
gli occhi di quest’ultimo osservavano ogni sottile fascio di
muscoli di quel giovane corpo candido come una nuvola ed altrettanto
fugace. Non vi era alcun segno di imperfezione. Poteva vedere i segni
del costato ed avvicinò le labbra alle costole,
percorrendole nella loro interezza e scuotendo il loro proprietario.
Arrivò ai candidi capezzoli. Ogni cosa in Shaka era bianca e
pura, come un giglio e del giglio emanava il delicato profumo o forse
era loto. La lingua di Mu si posò su di essi, scatenando una
reazione in Shaka, che si inarcò. Non poté
spostarsi Shaka. Le mani di Mu ancora lo bloccavano. Solo
poté gemere nel sentire quel contatto così intimo
e così piacevole. I denti di Mu tormentarono con delicatezza
quella pelle candida. Continuò la discesa, esplorando ogni
singola zona, arrivando a quello che cercava. Il membro turgido di
Shaka svettava sull’intero corpo, richiamando Mu, come se
esso fosse stata una candida sirena. Non lasciò tempo
materiale a Shaka per dire o fare alcunché. Semplicemente lo
prese in bocca nella sua interezza, succhiandone la punta, sorbendo e
leccando. Sentiva le contrazioni dei muscoli di Shaka, lo vedeva
tremare e lo sentiva gemere. Shaka era eccitante nella sua dolcezza ed
inesperienza. Nessuno, neppure lui stesso in verità, gli
aveva mai fatto provare simili sensazioni. Chi mai poteva dire di aver
compiuto simili gesti nei confronti di Shaka di Virgo, l’uomo
più lontano del Grande Tempio? Alcuna persona lo aveva mai
visto nudo, figurarsi se qualcuno aveva mai osato toccarlo in modo
tanto intimo. Non aveva mai provato nulla di quello che Mu gli faceva
provare e fu così che si svuotò inesorabile nella
bocca del suo amico, riempiendolo di seme caldo. Mu non poté
che deglutire quella meravigliosa sostanza, quella rara sostanza,
simbolo inequivocabile del piacere che aveva scosso Shaka. Mu lo
guardò. Le gote erano arrossate, gli occhi socchiusi, le
labbra dischiuse. Era l’immagine più dolce ed
innocente ed al contempo provocante che avesse mai visto. Si
chinò su quelle labbra dal sapore di fragola e le
baciò. Shaka guardò Mu con occhi lucidi, forse di
qualche lacrima inespressa o del timore di non poter piangere e
mostrarsi umano.
*Perché?*
Domandò solamente Shaka, guardando Mu. Non capiva. Il suo
amore era un amore di tipo platonico, quello era amore di tipo carnale.
Mu lo guardò un momento gli sorrise. *Perché ogni
definizione di quanto provo per te è inadeguata. Lo stesso
vale per te. Non può esservi una definizione che descriva al
meglio i nostri sentimenti. Solo noi possiamo sapere quanto essi siano
intensi, ma non per questo è necessario rinunciare ai nostri
corpi, Shaka. Tu hai sempre vissuto con la consapevolezza che il corpo
fosse solo un addobbo dell’anima, ma io, Shaka, ho la
certezza che possiamo unire le nostre anime, oltre ai nostri corpi.
Essere un’unica entità. Noi possiamo fonderci
nella nostra interezza, divenire una sola anima ed un solo corpo. Non
devi temere questa unione, Shaka. Noi siamo sacri e quanto proviamo
è ancor più sacro. Non vi è nulla di
sbagliato. Questo è molto più che banale amore,
è sacro. Shaka, permettimi di insegnarti ad essere
completamente mio.*
Disse in risposta Mu. Lo carezzò a lungo ed infine sorrise.
Lo strinse al suo corpo. Sentì Shaka, le sue ultime riserve
abbandonarlo e perdersi in quell’abbraccio. Portò
solo allora due dita alla sottile e stretta fessura del corpo di Shaka.
Mai nella vita avrebbe potuto fargli del male, data la
sacralità di tale atto. Sentì il corpo di Shaka
irrigidirsi. Parlò nel suo orecchio Mu, parlò per
farlo rilassare. Doveva rilassarsi, altrimenti il dolore sarebbe stato
ancora peggiore. Doveva stare tranquillo. Doveva abbandonare
sé stesso e fidarsi di lui. Queste cose disse Mu
nell’orecchio di Shaka, lambendolo piano con la lingua,
facendolo sentire ricolmo di fiato caldo. Era dolcissimo il suo Shaka.
Lo sentì stringersi, aggrapparsi a lui. Continuò
a prepararlo per evitare di fargli sentire eccessivo il dolore di
quello che stava per compiere. Entrò lento in lui,
facendogli sentire tutta la sua dolcezza. I lunghi capelli biondo
paglierino solleticarono Shaka in ogni angolo del suo corpo. Mu era
ovunque, fuori e dentro di lui, nel dolore e nel piacere,
nell’aria e nella terra. Era dappertutto. Regnava in quella
stanza e lui era parte di quel tutto. Si disperdevano in quel Nirvana
dei sensi. Era sì incredibile. Sembrava che tutto il Mondo
fosse immerso in ovatta morbida e candida. Lo sentì iniziare
a muoversi nel suo corpo, delicato e dolce come un fiocco di neve che
inesorabile cade al suolo. Gemeva Shaka ed i suoi gemiti erano le
soglie del Paradiso Terrestre. Mu poteva avvertire attorno a
sé la devastante unione con tutto. Lui e Shaka erano tutto e
finalmente erano assieme, uniti da quello che era un atto carnale. Era
qualcosa che le loro sole anime non avrebbero mai potuto donare. Quella
era completezza. Si muoveva Mu e vedeva negli occhi cerulei di Shaka
ora umidi il cielo di primavera. Vedeva nei suoi capelli sparsi il
Sole, l’Alba. Vedeva nel corpo arrossato di piacere il
Tramonto. Shaka era il quadro più bello che avesse mai
visto. Shaka era semplicemente l’arte della Natura che per la
prima volta si era unita per creare qualcosa di perfetto. Era Shaka
stesso il Paradiso, almeno secondo Mu. Mu lo avvertiva nella sua
interezza. Continuò a muoversi con dolcezza e delicatezza.
Era fantastico. Continuò a muoversi in lui con sempre
più forza ed ogni spinta era un movimento in Shaka, era un
gemito di Shaka, che alto si infrangeva nel silenzio della camera da
letto, come le onde si infrangono sulla battigia. Era morbida spuma
Shaka e finalmente Mu lo aveva preso e poteva avvertirne tutto il
potere completante. Si mossero assieme fino a venire nel medesimo
istante. Eppure, benché Mu fosse ora fuori da Shaka,
entrambi potevano avvertire ancora ogni singola parte
dell’Universo. Era sufficiente lo stare l’uno
accanto dell’altro. Shaka non poteva vivere senza Mu e
viceversa. Mu lo strinse a sé. Senza, poi, dire una parola,
si addormentarono. Che senso poteva mai avere rimarcare il semplice
concetto di amore, quando loro due sapevano il vero. Il loro non era
amore, era qualcosa di più forte e duraturo.
L’amore era per altri, loro avevano ben altro sentimento
più profondo anche del banale amore tra loro. Entrambi
chiusero gli occhi, continuando a tenersi stretti. L’alba gli
svegliò ore dopo e ripresero il loro ritmo di vita. Nulla
poteva, però, più separarli e dividerli, in
quanto l’uno era parte dell’altro in modo
indissolubile.
Note
dell’Autrice:
È finita qui.
Questa storia termina qui. Spero che vi sia piaciuta. Personalmente a
me è piaciuto scriverla, mostrando quanto questi due
personaggi possano essere perfetti. Perché alla fine sembra
che nella loro unione ci sia l’unione con qualunque cosa?
Perché loro son tutto e niente. Ecco tutto. Spero che vi
piaccia e spero di ricevere qualche commento. Vi ringrazio per la
vostra pazienza e la vostra fedeltà, se siete arrivati fin
qui. Fatemi sapere se secondo voi ho reso bene i due personaggi, se
avete dubbi o perplessità ditemelo senza problemi. Io
risponderò alle vostre recensioni il prima possibile. Vi
ringrazio ancora.
Ringrazio coloro che
hanno messo la storia tra le Preferite, le Ricordate o le Seguite:
aoede, cb4ever, Lady Koishan, Lady Uruha; aiolia91, aoede, JackoSaint,
koln1750, MaryMary, Siberian Wolf, Tifawow, Yami Hihara. Vi ringrazio
ragazze e scusate per l’attesa^^!
Risposte alle recensioni:
JackoSaint: Ciao
cara-e! Dunque..beh che dire del dialogo tra Shaka e
Camus…io ho semplicemente pensato come rendere i due
personaggi nel modo migliore possibile, perché alla fine son
proprio Shaka e Camus coloro che hanno un modo di esprimersi complesso,
specie Shaka. Spero sempre di rendere al meglio quella sua favella
particolarmente edulcorata, come direbbe lui XD! Sisi loro due si
somigliano proprio molto e non solo per ruoli che ricoprono, ma anche
per il modo di fare che hanno: entrambi timidi, entrambi introversi,
entrambi che hanno bisogno del loro Seme per spiegare i loro
comportamenti, perché non tutti ci arriverebbero. Son
contenta che i due ti siano piaciuti, perché lo ammetto ci
ho impiegato un pochino a scrivere, perché dovevano dire
cose importanti e comunque era sempre un farsi gli affari non suoi, nel
caso di Camus.
Beh fortunatamente la sua è solo la Sesta
Casa…sisi Death aveva dei boxer osceni..o meglio che su
“qualcun altro” non starebbero male, ma su di
lui…ehm stendiamo un pietoso velo. Shaka poteva muoversi
anche in altro modo: ricordiamo che durante la battaglia è
stato teletrasportato da Mu nella sua Dimora, ma volevo dargli la
possibilità di tornare indietro e poi sinceramente non era
molto educato piombare in Casa di Mu in quel modo! Mai disturbare Kanon
che attende di poter entrare nel suo letto, quando il fratello ha
visite importanti sisi!!!
*Si inchina all’applauso* Spero che anche questo discorso
sull’amore, la versione che ne da Mu sia di tuo gradimento.
Son d’accordo, ma una nota di merito va a Shakino che si
è impegnato per dare una risposta. Mu stava anche
pensando…sisi aspetta che entriamo e ti faccio capire
cos’è l’amore non platonico sisi XDXD!
Infatti, Mu ha l’espressione da “Quanto mi fa
tenerezza” *_*! Grazie Grazie Grazie! Spero ti piaccia anche
questo capitolo, che è l’ultimo e che conclude la
trillogia.
È passato un pochino di tempo e quindi ti rispondo anche
alla prima, perché non ricordo se ti ho risposto oppure no.
Anche io mi chiamo Federica, comunque e va tranquilla..anche nel mio
caso le presentazioni non sono il mio forte. Teoricamente Mu
può usare il teletrasporto, lo mostra quando riporta Shaka e
Ikki tra le mura della Sesta Casa e dice anche che Shaka è
in grado di tornare da solo, segno evidente che almeno loro due possono
usare il teletrasporto all’interno delle Case. Son contenta
che le ripetizione, volte a dare enfasi ad un concetto non ti siano
state di peso. Milo è mio u.u! *Veramente Milo è
solo mio! NdCamus* e non ha tutti i torti sisi u.u! XDXD! Temo che
tutte noi fan abbiamo idea che siano nostri*_*! Ma son contenta di
averli resi nel miglior modo possibile. Lo so e neppure a me piacciono
le parolacce o non mi piace scriverle, ma insomma Death senza parolacce
è come Aph senza vanità..non esiste u.u! XD!
Arrivederci
alla prossima storia! Un bacio a tutti!
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