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Autore: DeaEris    16/12/2010    2 recensioni
Shaka è malato.
Sembra strano, ma è così.
I Gold Saint si occupano di lui con dedizione, ma solo uno di loro rimane infine a prendersi cura del giovane..ma sarà solo amicizia o è l'epifania (manifestazione) di un sentimento più forte?
La storia comincia con il raiting verde, ma è possibile che io decida di aumentare il raiting a seguito degli altri due capitoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Virgo Shaka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, miei cari!
Che dire ho deciso questa settimana di cercare di riportare attive tutte le mie storie, concludendo quelle più vicine alla conclusione, quindi ho optato per scrivere l’ultimo capitolo di questa storia speciale. Questo capitolo in particolare è per la tatina, aoede, che mi è sempre stata vicina e che ha un folle amore per questa coppia. Mi spiace per coloro che hanno tanto atteso, ma non è mica semplice avere l’ispirazione e quando avevo l’ispirazione ero stanca per scrivere, quindi questa storia è durata più del previsto. Ora, visto che ho finito di parlarvi dei fatti miei, posso dirvi che ci vedremo in fondo alla pagina ed augurarvi una buona lettura. Kissoni!!


Era una notte piacevole e stellata. In ogni loco vi era silenzio. Non vi era neppure un sussurro di vento, come se Eolo in persona stesse riposando lontano dalle calde strade di Athene. In un loco nascosto ad occhio umano, regnava il silenzio. Tredici uomini riposavano ed alcuni eran impegnati in ben altre attività, concilianti al sonno per la stanchezza che da esse dipanava. Nella prima di codeste Case vi regnava quasi un silenzio surreale. Shaka era nella camera da letto di Mu, ma il suo padrone era assente. Aveva portato via Kiki, in modo tale da poter restare solo con il biondo guerriero. Tornò il ragazzo dai capelli color biondo paglierino nella sua stanza ed ivi trovò Shaka nel medesimo punto ove l’aveva lasciato per portare Kiki da Shiryu. Era fermo, in piedi, bello come solo l’aurora poteva essere, perfetto come una statua, luminoso come la Luna, le Stelle ed il firmamento intero, dolce come l’ambrosia. Non vi era per Mu figura più perfetta di Shaka. Gli occhi dolci, di smeraldo, illuminati da una luce di puro amore per quel Saint percorsero la magra figura. Shaka era bellissimo, benché possedesse un corpo snello, affusolato. Era il più magro tra i Gold Saint e i suoi muscoli erano appena accennati. Mu sapeva il motivo per cui, nonostante anche Shaka si fosse allenato, lui non possedesse sicuramente un fisico robusto. Shaka combatteva con attacchi psichici, con ogni genere di attacco a distanza. Non vi era bisogno che si avvicinasse al nemico, in quanto comunque non era suo intimo desiderio avere un contatto maggiore con un avversario. Shaka non era persona da amare ed apprezzare il contatto fisico. Era, anzi, qualcuno che lo evitava in ogni modo. Cercava sempre di sfuggire a quel bisogno di toccare. Tutta la sua persona era atta ad evitare lo scontro diretto in ogni situazione. Mu lo sapeva bene, ma non poteva resistere. Troppe volte aveva sognato la presenza di Shaka nella sua camera da letto. Troppe volte aveva anelato ad averlo a disposizione per una notte intera. Erano anni che a Mu piaceva Shaka ed ora aveva la giusta occasione di averlo, di amarlo con la passione che contraddistingueva un segno di fuoco, qual’era l’Ariete. Si avvicinò di un passo e Shaka compì il medesimo movimento impercettibile e facendo finta di niente dalla parte opposta. Si era allontanato di un passo. Fu così che Mu sorrise divertito. Compì un altro passo e la medesima cosa fece nuovamente Shaka, suscitando nuovamente l’ilarità nello sguardo dolce dell’Ariete. Non poteva scappare. Solo l’Ariete poteva far comparire la porta che conduceva all’esterno ed in quel mentre non ne aveva punto bisogno, senza contare che in caso di scontro prettamente fisico Shaka gli era inferiore. Lui era più robusto, più veloce, in quanto lui era semplicemente più allenato dal punto di vista fisico. Shaka aveva allenato perfettamente la propria mente, rendendo essa il suo “muscolo” per eccellenza, ma Mu era colui che era più forte. Nuovamente un passo da parte dell’Ariete spinse Shaka ad arretrare. Non comprendeva il biondo guerriero, perché Mu gli fosse tanto vicino. Tuttavia, ben presto non ebbe occasione di muoversi. Era attaccato al muro. Aveva indietreggiato fino al muro e Mu lo aveva infine raggiunto. Ironicamente Mu ebbe il fugace pensiero che Shaka poteva fuggire, poteva tentare di scappare da lui, ma prima o poi lui lo avrebbe sempre raggiunto, come aveva fatto in quel mentre. Vi era sempre stato un muro ad impedire che Shaka si allontanasse da lui in modo eccessivo, anche nell’Inferno un muro aveva impedito che Shaka proseguisse oltre e scappasse a lui. Mu ora era davanti a Shaka che lo guardava come un coniglio candido dinnanzi al lupo feroce. Era tenero in quel momento. Allungò una mano e la posò sulla guancia candida del ragazzo. Finalmente avvertiva la consistenza della pelle di Shaka. Quella pelle morbidissima al tatto, che si sentiva mai una volta era stata colpita, mai una volta era stata messa sotto al Sole cocente per allenarsi ed effettivamente mai una volta vi era stato il bisogno di allenare il fisico di Shaka. Il suo potere era nella mente, indi per cui il corpo era stato palesemente ignorato e continuava ad essere poco considerato, vista l’eccessiva magrezza del giovane. Mu poté distintamente sentire Shaka trattenere il fiato per quella carezza. La sua mano carezzava la guancia candida, beandosi ogni secondo che passava di quel contatto. La sua mano tanto grande rispetto al viso dolce del ragazzo che era dinnanzi a lui. Un nuovo passo avanti e Shaka provò ad attraversare il muro con il corpo, tanto si era attaccato al duro e freddo muro. Mu compì due passi e si strinse quel corpo caldo addosso. Non era più il momento dei giuochi infantili, che facevano di quando in quando. Un ricordo felice passò per la mente di entrambi.

Shaka era appena arrivato al Grande Tempio. Si isolò facilmente. Bastava non considerare tutti coloro che andavano a salutarlo o dirgli cose del tutto futili. Lui non aveva bisogno di nessuno. Lui era già forte all’epoca. Un giorno, era sul letto a meditare e sentì una presenza vicino a lui. Aprì gli occhi azzurri, tanto insoliti per un piccolo indiano e si trovò davanti un viso sorridente di bambino. Capelli lisci, lunghi fino alle spalle, di un delicato color paglierino incorniciavano un viso dolce e delicato, che era reso ancora più dolce dalla presenza di un tenero sorriso. Gli occhi di smeraldo del bambino lo fissavano. Shaka arrossì un momento e si girò, dandogli le spalle. Non voleva stare con qualcuno. A lui non serviva. L’altro bambino fece una faccia un pochino delusa, ma si spostò di nuovo davanti all’altro bambino.
*Non essere antipatico, Shaka.*
Il bambino biondo non si chiese come l’altro sapesse il suo nome, anche lui sapeva come si chiamava l’altro: era Mu. Era normale sapessero i reciproci nomi, visto che vivevano assieme. Shaka non disse una parola. Mu sbuffò leggermente e gli mise le mani sulle guancie, facendolo sussultare e facendogli spalancare gli occhi. Non si fermò lì Mu. Poco dopo, Shaka era sul letto con il corpo di Mu sopra. Lo aveva atterrato. Shaka lo guardò mortalmente offeso per quel trattamento a cui non era abituato.
*Perché?*
Domandò solamente. L’altro lo guardò con una semplicità disarmante e lo strinse in un tenero abbraccio. Shaka non era abituato a simili contatti. Si mosse, provò ad allontanare l’altro, cominciò a tremare, ma niente servì a staccargli di dosso il bambino biondo. Rimase allora fermo e Mu lo guardò un momento.
*Perché siamo bambini e dobbiamo stare insieme. Perché tu ti isoli sempre ed impedisci a chiunque di raggiungerti. Io ti raggiungo, Shaka. Io e te siamo amici e lo siamo da ora.*
Disse il bambino in risposta alla domanda di poco prima.

Era da allora che Mu non obbligava Shaka ad un contatto diretto. Piano piano il ragazzo indiano aveva iniziato a chiedergli favori, ad aiutarlo quando poteva o a toccarlo, come aveva fatto quando aveva ripreso il suo Rosario, la Corona dei 108 Specter. Ora Shaka era bloccato tra il corpo robusto, dall’odore dolce e virile nell’insieme di Mu. Era abbracciato al ragazzo e tremava, come quando era piccolo. Gli veniva spontaneo irrigidirsi per un contatto troppo diretto. Era qualcosa che non faceva neppure di proposito. Era qualcosa che oramai compiva appena veniva sfiorato da un qualsiasi essere umano. Mu sorrise e lo strinse nuovamente a sé con ancora più forza. Lo afferrò per un braccio in una  presa forte e salda e con un rapido volteggio Shaka finì sopra al suo letto. I lunghi capelli color del Sole eran sparsi sul suo materasso, come i raggi dell’Astro, come una delicata aureola che rendevano Shaka ancora più Santo di quanto non fosse. Era giunto il momento di rendere Shaka meno puro e meno innocente. Era quello il pensiero di Mu. Si mise su di lui, come quel giorno in quel lontano passato. La prima volta che i due si erano parlati. Mu, però, non lo abbracciò come aveva fatto quel giorno. Chinò il viso e carezzò con le proprie labbra quelle di Shaka. I denti mordicchiarono quella carne tenera, la lingua la stuzzicò fino al momento in cui Shaka non dovette per forza gemere. Solo allora la sua lingua entrò di straforo e di prepotenza in quella bocca ancora vergine, come tutto il resto di quel corpo. Era normale per lui. Vergine era la sua Costellazione, Vergine era lui. Tutto il suo corpo era inesplorato ed era il simbolo della purezza. Mu assaggiò per la prima volta la lingua di Shaka, succhiando le labbra, giocando con la dolce lingua di Shaka, la cui saliva aveva il medesimo sapore di dolce ambrosia. Fu veloce come movimento. Shaka si ritrovò denudato nella sua interezza, senza potersi opporre. Le mani eran bloccate con quelle di Mu, mentre gli occhi di quest’ultimo osservavano ogni sottile fascio di muscoli di quel giovane corpo candido come una nuvola ed altrettanto fugace. Non vi era alcun segno di imperfezione. Poteva vedere i segni del costato ed avvicinò le labbra alle costole, percorrendole nella loro interezza e scuotendo il loro proprietario. Arrivò ai candidi capezzoli. Ogni cosa in Shaka era bianca e pura, come un giglio e del giglio emanava il delicato profumo o forse era loto. La lingua di Mu si posò su di essi, scatenando una reazione in Shaka, che si inarcò. Non poté spostarsi Shaka. Le mani di Mu ancora lo bloccavano. Solo poté gemere nel sentire quel contatto così intimo e così piacevole. I denti di Mu tormentarono con delicatezza quella pelle candida. Continuò la discesa, esplorando ogni singola zona, arrivando a quello che cercava. Il membro turgido di Shaka svettava sull’intero corpo, richiamando Mu, come se esso fosse stata una candida sirena. Non lasciò tempo materiale a Shaka per dire o fare alcunché. Semplicemente lo prese in bocca nella sua interezza, succhiandone la punta, sorbendo e leccando. Sentiva le contrazioni dei muscoli di Shaka, lo vedeva tremare e lo sentiva gemere. Shaka era eccitante nella sua dolcezza ed inesperienza. Nessuno, neppure lui stesso in verità, gli aveva mai fatto provare simili sensazioni. Chi mai poteva dire di aver compiuto simili gesti nei confronti di Shaka di Virgo, l’uomo più lontano del Grande Tempio? Alcuna persona lo aveva mai visto nudo, figurarsi se qualcuno aveva mai osato toccarlo in modo tanto intimo. Non aveva mai provato nulla di quello che Mu gli faceva provare e fu così che si svuotò inesorabile nella bocca del suo amico, riempiendolo di seme caldo. Mu non poté che deglutire quella meravigliosa sostanza, quella rara sostanza, simbolo inequivocabile del piacere che aveva scosso Shaka. Mu lo guardò. Le gote erano arrossate, gli occhi socchiusi, le labbra dischiuse. Era l’immagine più dolce ed innocente ed al contempo provocante che avesse mai visto. Si chinò su quelle labbra dal sapore di fragola e le baciò. Shaka guardò Mu con occhi lucidi, forse di qualche lacrima inespressa o del timore di non poter piangere e mostrarsi umano.
*Perché?*
Domandò solamente Shaka, guardando Mu. Non capiva. Il suo amore era un amore di tipo platonico, quello era amore di tipo carnale. Mu lo guardò un momento gli sorrise. *Perché ogni definizione di quanto provo per te è inadeguata. Lo stesso vale per te. Non può esservi una definizione che descriva al meglio i nostri sentimenti. Solo noi possiamo sapere quanto essi siano intensi, ma non per questo è necessario rinunciare ai nostri corpi, Shaka. Tu hai sempre vissuto con la consapevolezza che il corpo fosse solo un addobbo dell’anima, ma io, Shaka, ho la certezza che possiamo unire le nostre anime, oltre ai nostri corpi. Essere un’unica entità. Noi possiamo fonderci nella nostra interezza, divenire una sola anima ed un solo corpo. Non devi temere questa unione, Shaka. Noi siamo sacri e quanto proviamo è ancor più sacro. Non vi è nulla di sbagliato. Questo è molto più che banale amore, è sacro. Shaka, permettimi di insegnarti ad essere completamente mio.*
Disse in risposta Mu. Lo carezzò a lungo ed infine sorrise. Lo strinse al suo corpo. Sentì Shaka, le sue ultime riserve abbandonarlo e perdersi in quell’abbraccio. Portò solo allora due dita alla sottile e stretta fessura del corpo di Shaka. Mai nella vita avrebbe potuto fargli del male, data la sacralità di tale atto. Sentì il corpo di Shaka irrigidirsi. Parlò nel suo orecchio Mu, parlò per farlo rilassare. Doveva rilassarsi, altrimenti il dolore sarebbe stato ancora peggiore. Doveva stare tranquillo. Doveva abbandonare sé stesso e fidarsi di lui. Queste cose disse Mu nell’orecchio di Shaka, lambendolo piano con la lingua, facendolo sentire ricolmo di fiato caldo. Era dolcissimo il suo Shaka. Lo sentì stringersi, aggrapparsi a lui. Continuò a prepararlo per evitare di fargli sentire eccessivo il dolore di quello che stava per compiere. Entrò lento in lui, facendogli sentire tutta la sua dolcezza. I lunghi capelli biondo paglierino solleticarono Shaka in ogni angolo del suo corpo. Mu era ovunque, fuori e dentro di lui, nel dolore e nel piacere, nell’aria e nella terra. Era dappertutto. Regnava in quella stanza e lui era parte di quel tutto. Si disperdevano in quel Nirvana dei sensi. Era sì incredibile. Sembrava che tutto il Mondo fosse immerso in ovatta morbida e candida. Lo sentì iniziare a muoversi nel suo corpo, delicato e dolce come un fiocco di neve che inesorabile cade al suolo. Gemeva Shaka ed i suoi gemiti erano le soglie del Paradiso Terrestre. Mu poteva avvertire attorno a sé la devastante unione con tutto. Lui e Shaka erano tutto e finalmente erano assieme, uniti da quello che era un atto carnale. Era qualcosa che le loro sole anime non avrebbero mai potuto donare. Quella era completezza. Si muoveva Mu e vedeva negli occhi cerulei di Shaka ora umidi il cielo di primavera. Vedeva nei suoi capelli sparsi il Sole, l’Alba. Vedeva nel corpo arrossato di piacere il Tramonto. Shaka era il quadro più bello che avesse mai visto. Shaka era semplicemente l’arte della Natura che per la prima volta si era unita per creare qualcosa di perfetto. Era Shaka stesso il Paradiso, almeno secondo Mu. Mu lo avvertiva nella sua interezza. Continuò a muoversi con dolcezza e delicatezza. Era fantastico. Continuò a muoversi in lui con sempre più forza ed ogni spinta era un movimento in Shaka, era un gemito di Shaka, che alto si infrangeva nel silenzio della camera da letto, come le onde si infrangono sulla battigia. Era morbida spuma Shaka e finalmente Mu lo aveva preso e poteva avvertirne tutto il potere completante. Si mossero assieme fino a venire nel medesimo istante. Eppure, benché Mu fosse ora fuori da Shaka, entrambi potevano avvertire ancora ogni singola parte dell’Universo. Era sufficiente lo stare l’uno accanto dell’altro. Shaka non poteva vivere senza Mu e viceversa. Mu lo strinse a sé. Senza, poi, dire una parola, si addormentarono. Che senso poteva mai avere rimarcare il semplice concetto di amore, quando loro due sapevano il vero. Il loro non era amore, era qualcosa di più forte e duraturo. L’amore era per altri, loro avevano ben altro sentimento più profondo anche del banale amore tra loro. Entrambi chiusero gli occhi, continuando a tenersi stretti. L’alba gli svegliò ore dopo e ripresero il loro ritmo di vita. Nulla poteva, però, più separarli e dividerli, in quanto l’uno era parte dell’altro in modo indissolubile.

Note dell’Autrice:
È finita qui. Questa storia termina qui. Spero che vi sia piaciuta. Personalmente a me è piaciuto scriverla, mostrando quanto questi due personaggi possano essere perfetti. Perché alla fine sembra che nella loro unione ci sia l’unione con qualunque cosa? Perché loro son tutto e niente. Ecco tutto. Spero che vi piaccia e spero di ricevere qualche commento. Vi ringrazio per la vostra pazienza e la vostra fedeltà, se siete arrivati fin qui. Fatemi sapere se secondo voi ho reso bene i due personaggi, se avete dubbi o perplessità ditemelo senza problemi. Io risponderò alle vostre recensioni il prima possibile. Vi ringrazio ancora.
Ringrazio coloro che hanno messo la storia tra le Preferite, le Ricordate o le Seguite: aoede, cb4ever, Lady Koishan, Lady Uruha; aiolia91, aoede, JackoSaint, koln1750, MaryMary, Siberian Wolf, Tifawow, Yami Hihara. Vi ringrazio ragazze e scusate per l’attesa^^!
Risposte alle recensioni:
JackoSaint:
Ciao cara-e! Dunque..beh che dire del dialogo tra Shaka e Camus…io ho semplicemente pensato come rendere i due personaggi nel modo migliore possibile, perché alla fine son proprio Shaka e Camus coloro che hanno un modo di esprimersi complesso, specie Shaka. Spero sempre di rendere al meglio quella sua favella particolarmente edulcorata, come direbbe lui XD! Sisi loro due si somigliano proprio molto e non solo per ruoli che ricoprono, ma anche per il modo di fare che hanno: entrambi timidi, entrambi introversi, entrambi che hanno bisogno del loro Seme per spiegare i loro comportamenti, perché non tutti ci arriverebbero. Son contenta che i due ti siano piaciuti, perché lo ammetto ci ho impiegato un pochino a scrivere, perché dovevano dire cose importanti e comunque era sempre un farsi gli affari non suoi, nel caso di Camus.
Beh fortunatamente la sua è solo la Sesta Casa…sisi Death aveva dei boxer osceni..o meglio che su “qualcun altro” non starebbero male, ma su di lui…ehm stendiamo un pietoso velo. Shaka poteva muoversi anche in altro modo: ricordiamo che durante la battaglia è stato teletrasportato da Mu nella sua Dimora, ma volevo dargli la possibilità di tornare indietro e poi sinceramente non era molto educato piombare in Casa di Mu in quel modo! Mai disturbare Kanon che attende di poter entrare nel suo letto, quando il fratello ha visite importanti sisi!!!
*Si inchina all’applauso* Spero che anche questo discorso sull’amore, la versione che ne da Mu sia di tuo gradimento. Son d’accordo, ma una nota di merito va a Shakino che si è impegnato per dare una risposta. Mu stava anche pensando…sisi aspetta che entriamo e ti faccio capire cos’è l’amore non platonico sisi XDXD! Infatti, Mu ha l’espressione da “Quanto mi fa tenerezza” *_*! Grazie Grazie Grazie! Spero ti piaccia anche questo capitolo, che è l’ultimo e che conclude la trillogia.
È passato un pochino di tempo e quindi ti rispondo anche alla prima, perché non ricordo se ti ho risposto oppure no.
Anche io mi chiamo Federica, comunque e va tranquilla..anche nel mio caso le presentazioni non sono il mio forte. Teoricamente Mu può usare il teletrasporto, lo mostra quando riporta Shaka e Ikki tra le mura della Sesta Casa e dice anche che Shaka è in grado di tornare da solo, segno evidente che almeno loro due possono usare il teletrasporto all’interno delle Case. Son contenta che le ripetizione, volte a dare enfasi ad un concetto non ti siano state di peso. Milo è mio u.u! *Veramente Milo è solo mio! NdCamus* e non ha tutti i torti sisi u.u! XDXD! Temo che tutte noi fan abbiamo idea che siano nostri*_*! Ma son contenta di averli resi nel miglior modo possibile. Lo so e neppure a me piacciono le parolacce o non mi piace scriverle, ma insomma Death senza parolacce è come Aph senza vanità..non esiste u.u! XD!
Arrivederci alla prossima storia! Un bacio a tutti! 
  
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