Titolo: Non voglio perderti
Autore: Goten
Beta: Giusy
Capitoli: Non so proprio dirlo... ^^
Paring: Edward – Bella
Capitolo 14
Non riuscivo a staccare i miei occhi da quella luce verde. Il colore
della speranza aveva riacceso in me la follia della vita.
<< Edward? >> Dovevo solo capire adesso, dove si trovasse
e raggiungerla << Edward? >> per non lasciarla mai più.
<< Edward! >> La voce di Emmett catturò la mia
attenzione.
<< Cosa? >> Solo in quel momento realizzai una cosa
importante, nessuno di loro conosceva la verità su quell'orologio, i
volti di mio fratello, Rosalie, Jacob e gli altri membri del branco
erano tutti puntati sulla mia figura.
<< Edward, cosa è quella luce? >> Rosalie stava
esprimendo a voce il pensiero comune di tutti.
<< Bella. >> Risposi semplicemente. << Aveva
impostato l'orologio con il suo DNA, per poterla trovare nel caso
avessimo avuto ancora bisogno di lei. >> Presi un altro po' di
aria. << Aveva creato un orologio per ognuno di noi, ma i
nostri sono nei pacchi spediti in Italia. >> E in quel momento
ringraziai mentalmente Emmett per averlo indossato. Riposai i miei
occhi sul piccolo strumento.
<< Quindi è viva?! >>La voce bassa di Jacob mi fece
quasi sorridere.
<< Sì, è viva. >> Dio mio come mi sentivo bene nel
pronunciare quelle parole. Fantasticamente bene.
<< Dove si trova? >> Continuò avvicinandosi.
<< Non lo so. >> Ammisi sfilando l'orologio dal polso di
Emmett per osservarlo meglio. Ruotai
nuovamente il quadrante facendo sparire il verde e ricomparire i
puntini gialli. Li osservai con attenzione. << Emmett, corri.
>> Sentenziai.
<< E dove? >>
<< Dove vuoi, ma corri! >> Scattò veloce, in pochi
secondi fu completamente fuori dalla mia vista e dalla mia mente. I
miei occhi erano puntati su quelle lucine e poi... bingo! <<
Eccolo! >> Se quel punto giallo che si stava spostando era mio
fratello avrei dovuto vederlo ricomparire... adesso!
<< È sufficiente? >> Domandò con il suo vocione,
ricomparendo dalla fitta boscaglia.
<< Direi di sì. >> Volevo sorridere ma non lo feci, era
come se fosse divenuto un gesto scaramantico, quando Bella sarebbe
tornata fra le mie braccia, allora mi sarei preso il lusso di
sorridere di nuovo.
Spiegaci. La
voce di Rose nella mia mente mi riportò alla luce il fatto che
fossimo circondati da un branco di licantropi.
Permisi a tutti di osservare l'orologio. << Queste luci gialle,
siamo noi. >> Indicai me e i miei fratelli. << Questa
invece >> Girai il quadrante facendo scomparire le luci gialle
e comparire quella bellissima luce verde. << È Bella. In
questo momento è in mezzo all'oceano Atlantico. >>
Lo sguardo dorato di Rose mi fissò intensamente.
<< Com’è possibile?! >> Scattò Jacob.
Respirai profondamente. << Non lo so, posso solo supporre che
sia su un aereo e che qualcuno l'abbia rapita. >> Lanciai uno
sguardo fulmineo a mia sorella.
I Denali?
Anch'io ero giunto alla stessa conclusione. Non c'era nessun altro
che volesse Bella a tal punto. Non che io sapessi.
<< È una probabilità, per il momento quella più probabile.
>> Sospirai.
<< Beh? Cosa aspettiamo? Andiamo no?! Rivoglio il piccolo genio
con il pancione! >> La voce di Emmett aveva fatto tremolare il
terreno tanto era bassa e minacciosa.
La fiamma dentro il mio petto stava crescendo, anch'io la volevo
indietro e questa volta, per sempre.
<< Cosa possiamo fare noi? >> Jacob e altri cinque membri
del branco si fecero avanti.
Sicuramente ci sarebbero stati d'aiuto.
<< Avete i passaporti? >> Domandai scrutandoli attento,
mentre la concreta possibilità che venissero con noi si stava
facendo largo potentemente nella mia mente.
<< Sì. >> Tutti pensarono la stessa cosa.
Osservai i miei fratelli. << Saranno d'aiuto. >> Rose non
era del tutto convinta, ma non aveva osato fiatare, se la loro
presenza avesse in qualche modo aiutato a riavere Bella con noi, lei
non avrebbe certo ostacolato la loro venuta. Tornai a fissare Jacob.
<< Avete cinque minuti, poi partiremo. Rose, Emmett, andate
all'aeroporto e prenotate otto biglietti, cercate di scoprire che
aereo ha preso Bella e anche chi l'accompagnava. >> Mi sentivo
tanto un capo e il fatto che nessuno osasse discutere le mie parole
mi faceva sentire un po' troppo rude, ma in quel momento quella
sensazione passò in secondo piano.
Non c’era voluto molto, quello stesso giorno eravamo partiti e ora,
eravamo sparsi per tutto l'aereo, non potevo crederci, sembrava quasi
uno strano gioco del destino. Bella era stata portata via da un uomo,
non molto alto, dalla pelle bianca. Rose non aveva saputo scoprire di
più, il suo viso, come il resto di molti altri dettagli era stato
con cura celato dallo sconosciuto. L'unica nota positiva era che
finalmente sapevamo quale fosse la destinazione del volo preso da
Bella e dal suo carceriere: l'Italia.
In un certo senso tornavamo a casa. L'orologio mi mostrava la luce
verde muoversi senza fretta. Probabilmente il volo era atterrato e
ora la stavano trasportando. Speravo solo che avessero cura di lei e
che non le facessero del male, né a lei, né alla mia bambina.
La mia mente si rifiutava di prendere anche solo in considerazione
l'ipotesi che quella piccola nuova vita non fosse parte di me. Io
volevo Bella, la piccolina; volevo il pacchetto completo.
Rilassati, presto Bellina sarà nuovamente
con noi. Il pensiero di Emmett mi
fece ricordare una cosa molto importante, anche loro la volevano
indietro, non ero solo.
Le ore sembravano non passare mai.
Appena scesi dall'aereo, trovammo nostra madre attenderci
all'aeroporto. Il suo abbraccio era come sempre la cura a quasi tutti
i nostri mali. << Mi siete mancati. >> Sospirò finendo
di abbracciare Emmett.
Era strano che fosse sola, ma non mi soffermai più di tanto su
questo particolare, il suo sguardo chiedeva risposte per quei cinque
indiani di La Push che ci avevano seguito nel nostro viaggio.
<< Loro sono Jacob, Quil, Paul, Embry e Leah. Sono mutaforma.
>> Le parole di Rosalie erano state chiare e concise.
<< È un piacere conoscervi. >> Gli occhi dorati di Esme
non erano ancora limpidi, segno che le spiegazioni dovevano
assolutamente arrivare.
<< Ci aiuteranno >> Le dissi. << a trovare Bella.
>> Mi faceva male dire il suo nome. Ancora non riuscivo a
capacitarmi di come avessi potuto comportarmi in quel modo.
Prese un respiro profondo. << Siete i benvenuti. Mio marito ci
sta aspettando a casa. Sarete ospiti da noi. >>
<< La ringrazio a nome di tutti, signora Cullen. >> Parlò
finalmente Jacob, afferrando il suo borsone da spalla, cominciando a
seguirci fino al parcheggio sotterraneo.
<< Come stanno gli altri? >> Domandò Emmett, prendendo
posto accanto a nostra madre.
<< Tutto bene, eravamo in pensiero, Alice ha cercato di tenervi
sempre sotto controllo. >> Sorrise per un attimo. <<
Adesso capisco perché il noleggiatore mi ha detto di aver ricevuto
richiesta per due auto. >> Consegnò le chiavi della seconda
Mercedes nera, uguale in tutto e per tutto a quella che stava
guidando lei a Rosalie. << Ci vediamo a casa. >>
<< Sicuro, stai tranquilla. >> E anche la testa bionda di
Rose sparì nella macchina con i vetri oscurati.
Mentre la strada scivolava veloce sotto le gomme della macchina,
pensavo a quanto mi fosse mancato questo posto, la mia famiglia...
eppure, adesso non riuscivo a focalizzarmi su nient'altro che non
fosse Bella.
Mi scorrevano davanti agli occhi i momenti passati con lei, la sua
risata, le sue mani affusolate, i suoi occhi così luminosi e dolci.
Sì, sarei riuscito a portarla a casa, perché ero follemente
innamorato di lei.
Oh Edward. Sospirò
mentalmente mia madre, potei notare tramite i suoi occhi quanto la
mia espressione fosse mutata, nonostante il mio perenne aspetto di
diciassettenne, i miei occhi e la mia espressione erano veramente
cambiati, non sembravo un ragazzo, ma un uomo, che aveva preso la
decisione più importante della sua vita.
L'ingresso a casa fu un vero toccasana per me e per il mio animo,
allo stesso modo la pensavano anche Rosalie ed Emmett.
I Quileute erano basiti dal nostro modo di vivere, non credevano
possibile che noi “mostri” potessimo essere anche umani.
<< Wow. >> Esclamò a bassa voce Quil.
Mio padre arrivò in quel momento, accompagnato da Alice e Jasper,
quanto mi erano mancati!
Sorrisi abbracciandoli forte.
<< La troveremo. >> Mi sussurrò Jasper, che ben capiva e
sentiva il mio animo.
<< Benvenuti. >> Parlò Carlisle, accogliendo tutto il
folto gruppo. << Sono lieto di avervi qui, mia figlia Rosalie
mi ha già raccontato tutto. Non posso fare altro che ringraziarvi
fin da subito per il vostro aiuto. >> La stretta di mano fra
lui e Jacob stava segnando l'inizio della nostre alleanza, potevamo
farcela.
Fu solo un attimo, tutto divenne nero e la visione di Alice mi
congelò nell'animo. Bella, la mia Bella chiusa in una stanza
anonima, con una finestra a mostrare l'esterno. Stava bene. Era viva.
La visione era stata devastante per me, il sapere che Bella era
ancora viva era stato già un colpo, ma il vederla era stato
distruttivo. Ogni fibra del mio essere bramava di riaverla con me.
Aveva dovuto usare non poca dose del suo potere Jasper per calmarmi.
<< Dov'è?! >> Sibilai mostrando i denti. <<
Dov'è?! >> Ruggii invece la seconda volta.
Gli occhi neri di Alice mi stavano perforando, anche lei come me
stava rivivendo quella visione nella sua mente, cercando ogni singolo
particolare che avrebbe potuto aiutarci anche solo in minima parte.
Calmati Edward, cerca di mantenere la calma.
I pensieri di Jasper accompagnavano
buone dosi del suo potere, sentivo a mala pena la forza della sua
presa sul mio polso.
<< Hai avuto una visione? >> Le parole di Embry ci
riscossero, era chiaro che per loro questo era tutto nuovo.
<< Sì. >> Sospirò mia sorella. << Ho visto Bella,
è in una stanza, c'è una finestra. >> Si voltò verso di me.
<< Sembra che stia bene, adesso dobbiamo solo trovarla. >>
Edward, qui prendo io le redini.
Le parole di Jasper mi colpirono, aveva ragione, lui era l'unico in
grado di gestirci al meglio per ritrovarla.
<< Esme, potresti preparare qualcosa per loro? Dovranno essere
in forma per trovare Bella. >> Indicò i Quileute.
<< Certo. >> Concordò subito Esme, sparendo in cucina a
preparare tutto quello che poteva per rifocillare i ragazzi.
Lo sguardo serio di Jazz si posò su Rosalie. << Rose, tu hai
qualcosa di Bella che non sia stato contaminato da altri odori? >>
<< Sì, vado a prenderli. >> Sparì in salotto, tornando
meno di una manciata di secondi dopo con una valigetta in mano. <<
Ci sono alcuni suoi abiti, hanno ancora il suo odore addosso. >>
<< Ottimo. >> Toccò ad Alice passare sotto lo sguardo di
suo marito. << Alice, cerca di tenere Bella sempre sotto il tuo
potere, dobbiamo cercare di capire dove si trova e chi l'ha rapita.
>> La testa scompigliata di Alice annuì. << Inoltre
vorrei che controllassi anche il clan dei Denali. Se sono loro i
responsabili della sua scomparsa dovremmo riuscire a scovarli in
tempo, prima che le possano fare qualcosa. >>
Trattenni a stento un ringhio.
<< Edward, da te pretendo lucidità. Ci serve la tua velocità,
Carlisle, controlla negli ospedali, Bella è in stato interessante,
magari qualcuno dei suoi rapitori potrebbe farsi vivo. È un’idea
che non mi sento di scartare. >>
<< Bene. >> Acconsentì nostro padre.
<< Emmett, da te pretendo la massima attenzione, starai con
Edward, in caso di bisogno la tua forza ci sarà utile. >>
<< E noi? >> Si fece avanti Jake.
<< Voi sarete i nostri occhi e il nostro olfatto, avrete
accesso a posti, dove noi non possiamo andare. >> Sentenziò
Jasper. << Noi saremo attivi di notte, il giorno è vostro.
Potrete muovervi per la città senza problemi, al contrario di noi.
>>