2- Tre in una
Tre in una
- Hotaru, hai portato la tua falce? - chiese la bambina, carezzando
dolcemente il muso del cavallo bianco al proprio fianco.
- Certo – come se potesse separarsene.
- Ma tuo nonno non se ne accorgerà, se continui a prenderla
di nascosto? - domandò preoccupata l'altra.
- Non preoccuparti, Chibiusa – bugia per bugia, tanto valeva
raccontarne un'altra – La pulisco bene ogni volta che la
rimetto
a posto, non se ne accorgerà sicuramente -.
Chibiusa annuì, contenta che l'amica non sarebbe stata
sgridata
per colpa sua. Si misero al lavoro, in silenzio, nel loro mondo di
fruscii che si ricreava ogni notte.
- Sai, oggi ho visto la mamma – disse ad un certo punto
Chibiusa.
Assunse un'espressione preoccupata, sospirando piano – Non...
non
sta bene -.
Hotaru non rispose, tagliando con mossa esperta un altro fascio d'erba
luccicante della rugiada della notte.
- Però sono sicura che per la luna piena ne avremo raccolta
abbastanza – aggiunse l'amica, leggermente più
fiduciosa
– E allora la mamma guarirà, ne sono sicura! -.
Hotaru le sorrise, guardando poi verso la luna sospesa sopra di loro.
- Chibiusa, perché non mi racconti ancora la storia del
coniglio? Quello della luna, intendo -.
- Certo, la mamma me l'ha raccontata così tante volte che
non
potrei mai dimenticarmela! - la bambina annuì, e i codini di
quel colore così strano- che sotto la luce della luna
sembravano
avere riflessi rosa-
si mossero seguendo il suo movimento.
- Lassù vive il Coniglio Lunare, che ogni notte osserva la
Terra
dalla sua postazione nel cielo, seduto sulle zampe posteriori
–
parlava continuando a raccogliere trifoglio profumato e fiori sbocciati
nel buio, mentre il suo cavallo non la perdeva d'occhio un istante
– La sua figura è visibile dalle macchie presenti
sulla
superficie della luna; tiene in mano un pestello da cucina, e secondo
le leggende cinesi lo usa per produrre un elisir di lunga vita
-.
(¹)
Accarezzò un fascio d'erba appena raccolto, ammirandone le
gocce
di rugiada che sotto la luna sembravano rifulgere d'argento.
- È per questo che l'unico modo per salvare la mamma
è
raccogliere quest'erba sotto la luce della luna. È solo
così che riusciremo a preparare l'erba curativa per mandare
via
la morte dal fianco della mamma -.
Si voltò verso l'amica, che aveva ascoltato in silenzio.
- Sai, Hotaru, non so come ringraziarti per tutto l'aiuto che mi dai.
Senza di te non avrei mai raccolto così tanta erba in poco
tempo; non ce l'avrei fatta a finire per la luna piena -.
Hotaru sorrise di rimando, dicendosi ancora una volta che quella doveva
essere davvero una bambina dall'animo sognatore per non essersi ancora
accorta- dopo tutte quelle notti passate a falciare e raccogliere erbe
di ogni tipo sotto la luce della luna- che il suo vestito bianco non si
sporcava minimamente. Rimaneva sempre immacolato, senza mai una
macchiolina verde.
Ed era così concentrata in quel suo incantesimo per salvare
la
madre, da non aver ancora notato che dai fianchi del suo cavallo- notte
dopo notte- erano spuntati altri due arti, ormai quasi completamente
ricoperti di piume, e che sulla fronte gli era cresciuto un
forte
corno dorato.
Hotaru mosse abilmente la falce, la cui lama d'argento
brillò
per un istante della stessa luce della luna, per tagliare un altro
ciuffo d'erba. Chibiusa non l'aveva ancora capito, dove la stava
portando tutto quel loro lavoro. Ma, senza saperlo, si stava lentamente
avvicinando alla meta che da tempo era destinata a raggiungere.
Kerochan aveva insistito per andare con Sakura e gli altri alla lezione
di orientamento nel bosco, nascosto nello zainetto della sua padrona.
Tuttavia, all'ennesimo sospiro del leoncino, Sakura si
ritrovò finalmente a chiedere:
- Si può sapere che cos'hai? Sembri un'anima in pena -.
La testolina tonda di Kerochan spuntò dallo zaino, rivelando
la sua espressione pensierosa.
- Sai, Sakura, ho come l'impressione che mi sfugga qualcosa –
le confessò.
Sakura lanciò a Tomoyo uno sguardo talmente rassegnato da
far sorridere l'amica.
- Kerochan – stavolta toccò a lei sospirare
– Possibile che ti sfugga sempre qualcosa? -.
- Non essere ingiusta! - ribatté lui – Ti ho
già
detto che quelle Carte erano più legate a Yue che a me,
è
naturale che non riesca a ricordarmi tutto -.
Guardò verso l'alto, mentre i raggi di sole che penetravano
tra
le fronde producevano strani giochi di luce nel sottobosco.
- Senti, io vado a fare un giro. Chissà che non mi venga in
mente qualcosa – detto questo, uscì dallo zaino e
si
alzò in volo.
- Ehi, Kerochan! Aspetta un attim... -.
- Sakura, qualche problema? - Chiharu, una decina di metri avanti a
loro, si voltò non appena sentì l'amica rompere
il
silenzio che si respirava fra gli alberi.
- Eh? No, no... mi sembrava solo di aver visto qualcosa... -.
- Davvero? Un cervo, magari? O un unicorno? - esclamò Naoko
entusiasta.
- Ma no, gli unicorni compaiono soltanto di notte –
puntualizzò Yamazaki.
- Oh sì, hai ragione! - annuì Naoko.
- Forse dovremmo continuare il percorso, che ne dite? - propose
dolcemente Tomoyo.
Gli altri annuirono e anche Sakura, dopo un'occhiata al punto in cui
era sparito Kerochan, seguì gli amici.
- Beh, quando avrà fame tornerà sicuramente
– si disse.
Kerochan, dal canto suo, si era sistemato su un ramo a guardare il
sole. Non capiva perché Sakura se la prendesse tanto: in
fondo
quella Carta non era pericolosa, e poi era vero che era più
legata a Yue. A ben guardare, non era mai stata una sua
responsabilità.
Eppure... era sicuro di averla conosciuta, al tempo in cui Clow Reed
era ancora il suo signore. Di ricordare che quella Carta aveva qualcosa
di particolare, perché il Signore delle Carte l'aveva creata
con
un significato
particolare. Ma non ricordava quale.
Forse era davvero il caso che provassero a parlare con Yue per telef...
Un baluginio improvviso lo distolse dai suoi pensieri.
Guardò
meglio, tra quei rami scuri dove il brillio di qualcosa aveva attratto
il suo sguardo. Ma non c'era più niente, solo il buio.
Stava quasi per convincersi di esserselo immaginato, in quei giochi di
luce tra foglie e rami, quando ricomparve. Una specie di strano simbolo
che brillava, galleggiando nell'aria.
Guardò meglio, e gli parve che attorno ad esso si andasse
formando qualcosa. Qualcuno. Un'ombra che sembrò guardare un
attimo nella sua direzione, per poi ammiccare e scomparire.
L'unica cosa che impedì a Kerochan di urlare il nome di
Sakura,
nell'improvvisa consapevolezza del momento, fu la presenza di tutti i
suoi compagni di scuola. Ma l'aveva riconosciuta.
Una mezzaluna. Il simbolo sulla fronte di uno dei tre spiriti.
- Come sarebbe, "uno
dei tre spiriti"? Quanti ce ne sono? - gridò
Sakura, sbigottita.
- Te l'ho detto, sono tre! Me ne sono ricordato quando l'ho vista! -
esclamò Kerochan.
- Questa suona nuova anche a me. Tre spiriti? Per una Carta soltanto? -
chiese dubbioso Shaoran.
Kerochan annuì.
- Sì, credo che c'entri qualcosa con la magia occidentale,
non
ricordo bene... - si grattò la testa, nel tentativo di
spremerne
qualcosa – E quella era Luna, ne sono sicuro! -.
- Luna? - Sakura era sempre più sconcertata – Non
era la Carta della Morte? -.
- Hanno anche dei nomi, adesso? - le diede manforte Shaoran, stralunato
quanto lei.
- Insomma, quante volte ve lo devo ripetere? Non è
una delle Carte che avete conosciuto finora. È completamente
diversa! - sbraitò Kerochan.
- Ehi, non urlare! - esclamò Sakura.
- Adesso calmatevi – intervenne Tomoyo – Allora,
ricapitoliamo: questa Carta si differenzia dalle altre
perché
non è pericolosa ed è costituita da tre spiriti
in uno,
ciascuno con un nome diverso. È esatto? -.
Kerochan annuì.
- Sì. Clow Reed usava questi nomi perché ognuno
dei tre
spiriti era una specie di entità a sé, con un
carattere
diverso, e bisognava pur distinguerli. Anche se sono legati fra loro e
alla Carta dal filo nero della morte -.
Ci fu un momento di silenzio, dopo il quale Sakura disse sconsolata:
- Sarà. Ma non è che adesso le cose risultino
più chiare -.
- Forse capiremo meglio quando li troveremo –
tentò Shaoran – Intendo dire i tre... -.
- Ehi, ragazzi! Di cosa parlate? - esclamò Chiharu,
arrivando
assieme a Rika, Naoko e Yamazaki. Sakura fu lesta ad infilare Kerochan
dentro lo zainetto, nascondendolo alla vista, mentre gli amici si
sistemavano attorno a loro.
- Oh, niente di... -.
- Senti, Naoko – intervenne improvvisamente Tomoyo
– Cosa sai della mitologia occidentale? -.
- Oh, un sacco di cose! - rispose entusiasta la ragazza, sistemandosi
gli occhiali – Ho appena finito di leggere un libro al
riguardo.
Davvero interessante! -.
- E dimmi: per caso hai letto anche delle figure di tre spiriti legati
alla morte? - continuò Tomoyo.
Sakura la guardò sbigottita, chiedendosi dove volesse
arrivare l'amica, mentre Shaoran sembrò capire al volo.
- Già, tre spiriti distinti ma indivisibili, o qualcosa del
genere... - aggiunse.
- Legati dal filo nero della morte? - concluse Naoko – Certo
-.
La ragazza prese fiato e si sistemò di nuovo gli occhiali,
pronta a lanciarsi in una spiegazione appassionata.
- Nella mitologia greca si parla delle tre Moire, che decidevano il
destino degli uomini: una dipanava il filo della vita, un'altra ne
decideva la lunghezza e l'altra... - mimò nell'aria il
movimento
di un paio di forbici - ...zac! Lo tagliava -.
- Capisco... -.
- Ah, ma non è solo un mito greco! - esclamò
Yamazaki
– Tre figure legate alla morte compaiono anche nella
mitologia
nordica! Si chiamano Norne... ahi! -.
- Non dire sciocchezze! - lo ammonì Chiharu, che come al
solito lo aveva afferrato per un orecchio.
- No, ha ragione – lo difese Naoko – C'erano anche
queste
Norne, che allo stesso modo recidevano il filo della vita -.
- Ma allora... - intervenne Sakura, ancora dubbiosa – Sono
tre o soltanto una? -.
- Tre e una allo stesso tempo – ribadì Naoko con
fare
misterioso – Come i fantasmi del Natale passato, presente e
futuro -.
- Che? - fece Sakura, che ormai non la seguiva più.
- Oh sì, l'ho letto anch'io! Bel libro – convenne
Tomoyo.
- Ma... cosa... - mentre le altre chiacchieravano di libri e lei non ci
capiva più niente, Sakura sentì Shaoran tirarla
piano per
un braccio.
- Beh, direi che adesso sappiamo, no? - disse sottovoce.
Sakura annuì, immediatamente seria.
- Ma abbiamo un altro problema... - aggiunse il ragazzo.
- E quale? -.
Shaoran le lanciò un'occhiata penetrante.
- Uno sappiamo che è nel bosco. E gli altri due? -.
Quando Hotaru l'aveva incontrata, qualche tempo prima, aveva notato
subito che l'espressione di quella bambina era velata da
un'incontenibile preoccupazione.
Dopo averci fatto amicizia, le aveva infatti rivelato di essere
terribilmente in ansia per la madre, che da tempo non accennava ad
alzarsi dal letto, rifiutava di mangiare e deperiva sempre di
più.
- Nessuno me l'ha detto, ma io lo so che sta male. Forse è
gravemente malata – aveva sospirato, guardando negli occhi la
sua
nuova amica con lo struggente volto della sincerità
– Io
l'ho vista, accanto a lei. È Comare Morte, ne sono sicura -.
- Comare Morte? - aveva chiesto Hotaru, senza mettere in dubbio le sue
parole nemmeno per un istante.
Quella bambina- Chibiusa, come aveva detto di chiamarsi- aveva annuito
gravemente.
- Sì, Comare Morte. Come quella della fiaba -.
(¹) In Occidente, nelle macchie lunari si riconosce la figura
di un uomo- il famoso "uomo della luna".
In Oriente, invece, si vede la figura di un coniglio. Tra l'altro
"Tsukino Usagi", nome originale di Sailor Moon, significa per l'appunto
"Coniglio della Luna".
Di quale fiaba si
tratterà mai? La conoscete?
|