Possessione
#17
“L’oscurità inghiotte la luce, e
piega l’animo impuro dell’uomo.
Brilla nell’era, così come ordina la
canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere
solitario. Una luce nell’oscurità.”
In un hotel di lusso, al banco reception,
un addetto si girò per prendere la chiave di una delle tante camere messe a
disposizione dall’enorme struttura, ma nel voltarsi fu afferrato con slancio per
il bavero della giacca da uno strano ragazzo. Aveva uno sguardo fermo ed
impassibile, indossava un cappotto di pelle interamente bianco.
Non poteva che trattarsi di una sola persona: Kouga Saejima, giunto sul posto
per fare il suo lavoro.
Senza perdere tempo, gli puntò in faccia il Madoubi, l’accendino magico capace di rivelare gli Orrori,
ma quando scoprì che non era l’addetto alla reception
colui a cui dare la caccia, lo lasciò bruscamente andare, ed il povero
dipendente, scioccato da tutto ciò, cadde a terra in preda alla paura.
- Riesci a percepire qualcosa? – chiese il Cavaliere Mistico a Zarba, ma
l’anello apparve da subito titubante.
- Ha un’energia molto debole, tuttavia sento che si trova in
questa sala.
C’erano persone praticamente
ovunque. Un andirivieni continuo, frenetico, degno di
un grande albergo.
Gente che arrivava portando con sé le proprie valige, e gente
che invece si faceva aiutare dai facchini addetti a quel compito.
Fu nell’osservarli con maggiore attenzione, che Kouga capì. Fece appena in tempo a vedere di sfuggita uno
di quegli addetti con la divisa rossa indosso infilarsi di soppiatto
nell’ascensore, come per sfuggire appositamente a
qualcosa o, per meglio dire, a qualcuno.
Ad un cacciatore, per esempio.
E proprio il cacciatore iniziò a
correre, nella speranza di raggiungerlo, tuttavia le porte automatiche
dell’ascensore si chiusero non appena lui giunse lì. A quel punto gli restava
una sola cosa da fare, per poter raggiungere la bestia: usare le scale.
In aggiunta, Zarba gli fece notare
che era diretto al settimo piano. Una bella scarpinata, quindi.
Non si perse d’animo, anzi, ed iniziò la rocambolesca
scalata.
Salì di corsa, freneticamente, finché non giunse all’ultimo
gradino. Quando intravide con la coda dell’occhio il
nemico sfrecciare via dall’ascensore, lo inseguì, ma la belva con una mossa
astuta prese in ostaggio un’anziana donna che trafficava soprappensiero nei
paraggi.
- Non avvicinarti! – ringhiò la bestia al Cavaliere che,
vista la situazione, fu costretto malgrado tutto ad
obbedire. Kouga si mantenne sulla difensiva. Non
poteva permettersi di rischiare. Oltretutto, sul pianerottolo c’erano anche
altre persone. Una di loro, accortasi della situazione, si armò di coraggio e, arrivando
alle spalle del facchino lo afferrò di soppiatto mettendogli due mani intorno
al collo.
La donna poté in questo modo liberarsi, così approfittando
della situazione si allontanò di corsa, mentre il suo aggressore, arrabbiato
come non mai, con uno scatto furente si voltò verso il coraggioso umano e lo
investì con un ruggito famelico. Dopo quel fragore terrificante, il facchino si
trasformò nella bestia.
L’umano sbiancò di colpo nel vedere quell’ammasso
di viscidume che sembrava essere uscito dal set cinematografico di un film.
Spalancò le palpebre e per riflesso iniziò ad indietreggiare, ma il terrore gli
aveva procurato la paralisi quasi completa degli arti
inferiori. Sembrava ormai spacciato, ma fu a quel punto che intervenne Kouga: afferrò la bestia per la coda e la trattenne sul
posto.
- Scappa! – ordinò quasi subito al tizio, e quest’ultimo facendosi ancora
coraggio fuggì via in preda al panico. Anche le
persone che si trovavano nei paraggi scapparono urlando.
Non c’era più nessuno lì. Il Cavaliere e la bestia erano
soli.
Senza perdere alcun tempo, Kouga lo
tramortì con il fuoco magico per immobilizzarlo. Sfruttò quell’occasione
anche per trasformarsi in Garo e portare a termine il
suo compito.
L’Orrore con le mani agli occhi gridò, poi come un animale
impazzito si lanciò verso il suo cacciatore. Il lupo d’orato dell’Est lo
respinse con la spada, e la bestia finì dritta nella cabina dell’ascensore.
Garo lo raggiunse
lì dentro, le porte si chiusero alle sue spalle.
Giù nella hall dell’albergo era
scoppiato il panico generale. La vecchina aggredita
era sotto shock, e anche il tizio che aveva cercato di salvarla stava male.
All’improvviso le porte dell’ascensore si aprirono di colpo.
Tutti i presenti si voltarono.
Kouga uscì. Era da solo. Rinfoderò
la propria spada, e sotto l’attenzione allibita della gente, percorse la hall ed andò via.
Lo scontro si era concluso ancora
una volta a suo favore.
Come sempre.
Tra un passo e l’altro, nel bel mezzo della strada, qualcosa
solleticò il fine udito di Zarba.
- Kouga… - disse, e quando l’umano
sollevo il braccio, continuò – C’è un altro Orrore nelle vicinanze.
- Ancora? - Sfinito dal combattimento avvenuto nell’hotel,
il giovane umano sollevò con accidia lo sguardo verso il cielo. – E’ il terzo
da questa mattina.
- Evidentemente si saranno messi d’accordo per darti
fastidio. – scherzò l’anello, per sdrammatizzare la faccenda.
Nello stesso istante, l’infida creatura si parò d’innanzi a
loro. Kouga sbuffò seccato, e per l’ennesima volta si
preparò a sguainare la sua spada.
***
Era pomeriggio inoltrato ed il sole ormai si stava preparando
a lasciare spazio alla luna.
Kaoru si trovava nel corridoio situato
fuori l’aula di disegno. Stava leggendo qualcosa sopra la bacheca attaccata al
muro. I risultati di un compito che aveva svolto una
settimana prima. Quello legato al concetto dell’eleganza,
per essere più precisi.
Ad un tratto le si avvicinò Ikuo Shiota. Avendo partecipato
anch’egli all’esame, era curioso di conoscerne l’esito, ma soprattutto di
vedere anche quello dell’amica.
- Però! – esclamò
entusiasta – Mi hai battuto di ben 5 punti! – disse rivolto alla mora. –
La cugina del tuo ragazzo sembra avere avuto un certo effetto.
Lei sorrise.
Grazie a Souka era arrivata terza
in quella classifica.
Fu più che felice di vedere quel voto impresso lì, in mezzo
a tanti altri.
Nel corridoio ormai non c’era più nessuno. Tutti erano
andati via, e tra poco l’istituto avrebbe chiuso i
battenti per riaprirli la mattina seguente, come ogni giorno.
Restarono solo Ikuo e Kaoru, che continuavano a commentare i risultati del
compito con un certo interesse.
Ad un tratto le luci del posto andarono di colpo via. Tutto
cadde preda del buio.
I due si guardarono intorno spaesati.
- Forse un cortocircuito. – ipotizzò il giovane Shiota, ma
Kaoru, quando apprese con sorpresa la verità, sentì
il dovere di correggerlo all’istante.
- Non direi proprio. – disse a stento e con un filo di voce,
mentre guardava oltre le spalle del ragazzo. Aveva sul viso un’espressione a
dir poco terrorizzata, gli occhi spalancati. Lui non capì il perché di tanto
sgomento. Così si voltò, e anch’egli ci restò di sasso.
Davanti a lui c’era un Orrore.
Sì, proprio così. Una di quelle creature
orripilanti che divoravano senza pietà le persone.
E Kaoru
li conosceva benissimo. Sapeva inoltre quanto potessero
essere infide e crudeli con le proprie prede.
Non perse tempo. – Corri – disse
dapprima, sibilando la parola. Lui stordito non sentì, così l’altra iniziando
ad indietreggiare con molta attenzione, di colpo urlò: - Corri!!!
A quel punto non ci fu altra scelta.
Se fossero rimasti lì, beh, di
sicuro sarebbe andata a finire molto, molto male.
Scapparono con il cuore che batteva all’impazzata, fuori
controllo. Raggiunsero in un baleno l’uscita sul retro, la più vicina a loro.
Non appena Kaoru cercò di spalancare la porta, si
accorse che era chiusa. Ikuo le fece
cenno di spostarsi da lì, e dopo aver preso una breve rincorsa, buttò
giù la porta a spallate. Ce ne vollero ben tre, prima di riuscire a scardinarla
del tutto. Afferrò poi la ragazza per una mano, e si lanciarono all’esterno.
- Ma che diavolo è quella… cosa?! –
trovò il tempo di dire, mentre continuavano a correre a più non posso.
Kaoru presa dalla confusione si
lasciò scappare una frase: - Sembra che io sia il loro bersaglio preferito!
- Come hai detto?! – Ikuo era frastornato, e faceva bene ad esserlo. Si sentiva
braccato come una preda che fa del tutto per sfuggire
al suo cacciatore. – Vuoi forse dirmi che conosci
quei… cosi? - Non sapeva proprio come
chiamarli.
E Kaoru,
trovandosi alle strette, fu costretta a dire qualcosa. – Diciamo
che li conosce meglio Kouga.
- Ma dove lavora il tuo ragazzo?!
In un circo di bestie rare?! – sbottò sconcertato il
giovane Shiota. Tutto gli sembrò terribilmente
strano. Sperò inoltre di trovarsi sul set cinematografico di un film. Ma
purtroppo, quando si rese conto che quell’essere
era più vero che mai, dovette in qualche modo farsene una ragione.
A non molti isolati da lì, Kouga stava
preparandosi a rientrare. Era stanco, l’aria spossata, sfinito dalla mole di
straordinari che non lo avevano lasciato in pace.
Adesso desiderava solo rincasare, farsi sfilare il soprabito
da Gonza e sedersi sulla sua poltrona preferita, magari ad osservare di
sottecchi la sua Kaoru che dipingeva l’ennesimo
quadro.
Ad un certo punto dalla bocca di Zarba
fuoriuscì un borbottio. Ne seguì un altro, poi un altro ancora. Il giovane gli
gettò con accidia un occhio. Poi quel suono strano si trasformò in parola.
- Ohi ohi,
Kouga… - fece, e quel timbro non lasciava presagire
nulla di buono.
- Che cosa c’è stavolta? – rispose
l’umano, con estrema pazienza.
- Una Chimera Mistica.
- Dove?! – chiese subito con tono allarmato.
E alla risposta del Madougu, tutta la sua stanchezza si dissolse in un colpo: -
Sta inseguendo Kaoru.
***
Ikuo e Kaoru
si trovarono con le spalle al muro, o meglio, ad una grata.
La loro intenzione era quella di fuggire sì all’aperto, ma
l’uscita posteriore dell’istituito era tutta recintata. E
nonostante Ikuo avesse cercato di buttare giù per
l’ennesima volta a spallate la porta di quello steccato, essendo chiusa da un
lucchetto massiccio con tanto di catene, alla fine dovette arrendersi.
La spalla gli doleva, tuttavia se non avesse trovato
un’altra via d’uscita, non sarebbe stata solo quella a
fargli vedere le stelle, bensì l’intero corpo, dilaniato dalle fauci di quel
mostro.
L’essere ormai era a pochi metri da loro. Da un momento
all’altro si sarebbe scagliato sui due, senza dargli via di
scampo.
La ragazza tremava, iniziò a sudare, e più la bestia si
avvicinava a loro, più sentiva il cuore aumentare il suo battito. Chiuse gli
occhi per non guardare. Ikuo la strinse a sé nella
vana speranza di proteggerla, ma in realtà entrambi
sapevano che non c’era molto da fare. Potevano solo sperare in un miracolo
improvviso. E per fortuna, quel miracolo avvenne.
Sul posto giunse di corsa l’erede di Taiga Saejima. Il tempo sembrò fermarsi. Lentamente la Chimera si
voltò verso egli, lo guardò quasi con ironia, e sorridendo sparì.
Kaoru riaprì gli occhi, vide Kouga con la spada sguainata, era confusa, ma un senso di gioia
la portò a rianimarsi. La prima cosa che fece, senza pensarci nemmeno due
volte, fu staccarsi dall’amico che finora l’aveva protetta, e correre in
direzione del suo Cavaliere.
Gli si gettò tra le braccia. Quasi non desiderava altro.
- E’ apparso all’improvviso, non sapevo cosa fare…!– balbettò mentre lo guardava negli occhi. Era spaventata,
terrorizzata. Le tremavano ancora le mani, il corpo.
- Adesso è andato via. E non
tornerà più. – disse Kouga, posandole affettuosamente
una mano sul capo per cercare di calmarla.
A quel punto Ikuo non riuscì a
trattenersi, e preso da uno scatto di ira improvvisa scoppiò
– Mi spiegate che diavolo era quella cosa?!
Il Cavaliere Mistico lo guardò in
faccia. – Nulla che ti possa riguardare. – replicò
secco. Ma l’altro proprio non riuscì a tollerare una
simile risposta.
- E invece mi riguarda! Kaoru mi ha detto che riguardano anche te.
La figlia di Yuuji fece scendere
lo sguardo verso il basso. In effetti si era lasciata
sfuggire quel particolare durante la fuga, solo perché in preda all’agitazione.
Ikuo riprese, perché non aveva di certo finito il
discorso – Voleva… divorarci! C’è mancato veramente poco! E
se fosse successo qualcosa a Kaoru? Se io non fossi
stato insieme a lei…? Tu non puoi mettere a repentaglio
la vita della tua ragazza in questo modo!
Alterato da quella frase, Kouga si
sentì il dovere di ribattere amaramente. – Non lo farei mai. – lo investì con
un’occhiata torva. Kaoru li guardò entrambi con
sgomento. – Chi parla senza conoscere i fatti, farebbe meglio a tacere.
L’altro ricambiò lo sguardo con un’occhiata altrettanto
aspra, e si convinse sempre più di una cosa. – Tu non meriti di stare con una
ragazza come lei.
Quella frase spinse Kouga a fare
uno scatto in avanti, deciso più che mai a mettergli le mani addosso, tuttavia
la ragazza lo trattenne per evitare che la situazione degenerasse
ulteriormente.
Forse Ikuo non aspettava altro.
Forse voleva proprio dargli una bella lezione.
I due si fissarono con un’ostilità reciproca, sotto i raggi
di un tramonto che stava per scemare.
Ikuo scosse ancora il capo. Guardò
Kaoru, e poi se ne andò via,
tenendosi con una mano la spalla dolorante.
Quando furono da soli, la ragazza lasciò
il braccio di Kouga e gli rivolse uno sguardo. – Sai… l’ho capito. – disse ad un tratto,
mentre lo spadaccino avvertì un lieve tremore. – La prima sera durante il
trasloco, quella sul pontile che affacciava sul mare, poi nel Kantai, ed infine questa… Quelle creature non sono Orrori,
vero?– Kaoru sembrava sì aver capito, ma fortuna per Kouga non tutto. – Sta succedendo
qualcosa, è così? – chiese ancora, sempre con un tono di voce calmo, pacato. Si sforzava di esserlo.
L’unica cosa che il ragazzo riuscì a dire, distrutto da una
faticosa giornata come quella, non servì a darle una risposta:
- Sono stanco. Torniamo a casa. - Si avviò per primo verso l‘uscita,
mentre la pittrice lo osservava allontanarsi in silenzio. Sentì un velo di
tristezza sfiorarle il cuore.
Avrebbe voluto che lui si fosse confidato,
avrebbe voluto essergli d’aiuto in qualche modo. Però
sapeva che per fargli dire una parola soltanto ci voleva tempo, e soprattutto
pazienza.
Un’infinita pazienza.
***
Rei si trovava nel Palazzo del Cane
da Guardia.
Il sommo sacerdote del Makai gli
aveva appena chiesto di recarsi nel continente del Nord, dove lavorava uno dei
suoi colleghi nonché detentore del titolo di Garo, Kouga.
Si erano manifestati troppi Orrori, perciò serviva una mano.
Salì in groppa alla moto parcheggiata lì fuori, dopodichè si infilò il casco e partì per la missione.
Nello stesso momento, Kaoru correva
per raggiungere Asami che
l’aveva in precedenza chiamata. La rossina sembrava
doverle parlare con una certa urgenza.
Giunse d’innanzi all’amica con il fiatone,
così si sedette sulla panchina del parco pubblico a riposare.
- Questa volta sei tu ad essere in
ritardo e non io. – puntualizzò Asami, e l’altra malgrado tutto fu costretta a darle ragione.
- Oggi mi è successo di tutto. – replicò a stento, pensando
all’intera giornata.
- Hai litigato ancora con il tuo bel cavaliere? – disse ad
un tratto, e quell’affermazione portò Kaoru a sorridere di gusto. La Shinohara
aveva usato proprio la parola giusta, pensò, senza in realtà sapere che Kouga lo fosse per davvero, un
Cavaliere.
Sospirò alzando gli occhi in aria. – Non ho proprio litigato,
però a volte è così difficile capirlo… Io cerco di fare del mio meglio per
essergli d’aiuto, ma lui non me lo permette. – la pittrice confidò all’altra
che da un po’ di tempo il ragazzo era strano. Più nervoso del solito.
E solo dopo, quando ebbe finito di
parlare, Asami storse le labbra dicendo una cosa alquanto
inaspettata. – Secondo me faresti meglio a non sprecare
altro tempo con lui. Non se lo merita.
Guardandola dritta in faccia con fare allibito, Kaoru non poté fare a meno di
chiederle: - Sei sicura di stare bene? Al telefono eri un
tantino strana.
Sorrise educatamente.
- Benissimo, direi. Anzi, mai stata meglio! – le brillavano
gli occhi, eppure all’artista quello continuò a parere un comportamento bizzarro.
Asami non le avrebbe mai
parlato in un simile modo.
La conosceva benissimo, era certa che non lo avrebbe fatto.
Forse l’amica era solo stressata dal lavoro? Forse aveva litigato con la sua
ennesima fiamma?
Mentre rifletteva su ciò, ad un
tratto si sentì afferrare il polso sinistro. Aggrottò la fronte e spalancò gli
occhi nel vedere un Asami intenzionata
a sfilarle l’anello regalatole da Kouga. Oppose chiaramente
resistenza, cercò in tutti i modi di evitare che l’amica riuscisse a levarglielo
dal dito, e proprio in quell’attimo l’intervento
inaspettato da parte di una persona portò entrambe a distrarsi.
Rei, che fino a quel momento era rimasto nascosto dietro una
colonna, adesso si trovava davanti alle due.
Prima ancora però di intervenire, il
Cavaliere d’Argento dell’Ovest aveva chiesto a Silva di mettersi in contatto
con Zarba, affinché potesse esporgli il problema.
Già, ma qual’era
questo famigerato problema? E perché lui si trovava
lì, quando in realtà doveva dare la caccia agli Orrori?
In realtà, lui il suo lavoro lo stava per l’appunto proprio
facendo.
Asami lo vide e trasalì. Entrambi
si scambiarono un’occhiata. Kaoru
guardò attentamente la scena con fare perplesso. Era sempre più smarrita.
- Rei… - disse, guardando il giovane in questione. – Come
mai qui?
- Sto lavorando! – rispose il moretto, e sorrise beatamente.
Ma soprattutto sorrise in modo particolare alla
giovane Shinohara. Le allungò una mano, per
educazione – Molto piacere! Mi chiamo Rei! – esclamò, ma l’altra sembrava
titubante. – Cos’è, ti faccio forse paura? – aggiunse, e anche se con tremore, la rossina
fu costretta ad allungargli l’arto per non sembrare maleducata. Fu a
quel punto che lui anziché scambiare una stretta di mano amichevole, la prese
con forza e le puntò il Madoubi dritto in faccia. Le
pupille di Asami illuminate
dal fuoco guida azzurro si trasformarono, rivelando così che dentro di lei
c’era qualcosa di pericolosamente oscuro.
A quel punto fu costretta a darsi una mossa: gettò via l’accendino
dalle mani del giovane che distratto da quel gesto improvviso distolse lo
sguardo ed abbassò la guardia.
L’errore gli costò caro.
Asami afferrò Kaoru
trascinandola via, qualche metro più avanti. - Ma che sta succedendo?! – replicò la giovane Mitsuki in
preda alla confusione e adesso anche al panico.
Era sempre più disorientata, sempre più confusa nel vedere la
sua migliore amica comportarsi in un simile modo. Perché
la teneva stretta come se fosse un ostaggio da utilizzare contro il più
pericoloso dei nemici?
Rei capì che la situazione non era
per nulla semplice. Se avesse deciso di intervenire, avrebbe rischiato di
coinvolgere anche Kaoru, per cui
sguainare le armi non gli sarebbe servito a niente. Almeno non in quel momento.
- Ti ho in pugno, Cavaliere! – sibilò la rossina,
con una voce carica di rabbia. Strinse ancora di più il braccio della pittrice,
tant’è che Kaoru provò subito un lancinante dolore.
- Asami…!? Che stai facendo?! – disse in preda all’esasperazione, mentre faceva del suo
meglio per sfuggire a quella serrante morsa.
La replica di Rei arrivò senza preamboli inutili: - Non è
più la tua amica! – disse apertamente, e dopo quelle parole, proprio come c’era
da aspettarselo, Kaoru azzittì.
Si girò lentamente verso la Shinohara, vide che i suoi occhi non erano più gli stessi,
e fu a quel punto che si rese conto della verità.
Rimase assolutamente immobile. Era terrorizzata non dal
fatto di trovarsi in pericolo, bensì ciò che le faceva veramente timore era
sapere che quell’amica, la sua migliore amica, di umano adesso aveva ben poco. Si sentì crollare il suolo
sotto i piedi. Deglutì, un gelido brivido le attraversò la schiena, poi i
pensieri la investirono con violenza.
Asami posseduta da un Orrore?
No. Non poteva crederci. Assolutamente. Non voleva crederci, si rifiutava. Eppure,
più Kaoru guardava quella giovane donna ed i suoi
occhi ormai privi di luce, più si sentiva sconvolta e confusa. Non c’era nessuna recita in atto, non era un semplice scherzo.
Quella era la realtà.
Kouga arrivò sul posto
all’improvviso.
Si vedeva chiaramente che aveva corso, e anche parecchio.
Con ancora il fiatone si guardò rapidamente intorno. Gli
bastò semplicemente vedere la morsa serrata di quella donna che stringeva con
pericolosa violenza Kaoru per cadere preda del
panico. Mosso dall’istinto fece un passo avanti, ma Asami
indietreggiò strattonando bruscamente il suo ostaggio.
Deglutì, poi guardò Rei, come a volere una conferma, e quest’ultimo annuì.
Kouga era spiazzato. Rivolse uno
sguardo a Kaoru che lo fissava con aria sconvolta.
Che razza di situazione era mai
quella?
Non poteva capitargli di peggio.
- Quanto è infame il destino. – disse Zarba,
anch’egli turbato da tutto ciò. – Ma tu sei un Cavaliere
Mistico, e devi fare il tuo dovere.
Kouga non rispose. Cosa avrebbe potuto dire?
Successivamente Asami
lo investì con un’occhiata sprezzante. – E’ arrivato anche il Cavaliere d’Oro!
– sorrise con perfidia, e portò una mano sotto al mento
di Kaoru. - Sei addolorato nel vedere che la vita di
questa umana è nelle mie mani?
- Cosa vuoi in cambio? La libertà?
– rispose con fermezza il giovane Saejima, credendo
che la creatura volesse proprio quello.
- Al contrario… - rispose prontamente l’essere, e con la
frase successiva stupì tutti i presenti: - Pur di vederti soffrire, sono
disposta a sacrificare la mia stessa vita, e questa ragazza verrà con me!
Kouga ebbe un sussulto. Rei lo guardò all’istante, dovevano intervenire alla svelta, e infatti
posarono le mani sulle anse delle spade, ma nello stesso attimo la voce
dell’artista li trattenne bruscamente dall’intervenire.
-Fermi! – urlò ad entrambi. Come poteva permettere a loro di
fare del male ad Asami? Scosse fortemente il capo.
- Hai coraggio, giovane umana. – rispose la rossina. Ma ovviamente non era più
lei a parlare. – Perché mi difendi?
Kaoru ribatté seduta stante. – E’
l’affetto che ho nei confronti della mia migliore amica che mi spinge a farlo!
L’altra scoppiò a ridere. – Ma la
tua amica non esiste più ormai. Devi rassegnarti.
- Io so che Asami c’è. La posso
ancora sentire attraverso il calore della sua pelle, e non mi rassegnerò mai
all’idea di doverla perdere.
- Sei solo una sciocca sognatrice! Tutti gli esseri umani lo
sono.
Kaoru chinò lo sguardo verso
terra, la vista le si annebbiò e con i ricordi tornò
indietro nel tempo. – Quand’ero piccola, all’asilo molti bambini mi prendevano
continuamente in giro perché non avevo più i genitori. Tutti mi tenevano alla
larga, nessuno voleva giocare con me e spesso venivo
esclusa e lasciata in disparte. Un giorno uno di loro gettò in una pozzanghera
il mio album pieno di disegni, io scoppiai a piangere mentre
tutti gli altri ridevano, ma all’improvviso si avvicinò una bambina. Raccolse
quel blocco e poi scaraventò il compagno nella stessa pozzanghera. Da quel
giorno diventammo subito inseparabili e nessuno osò più trattarmi male. Quella
bambina si chiamava Asami. E’ stata per tanto tempo
la mia più cara amica, e continuerà ad esserlo perché io ho fiducia in lei e so
che non riuscirebbe mai a farmi del male. – Kaoru la
guardò con fermezza. Le brillavano gli occhi, ma dentro non aveva più paura. Continuava ad avere fiducia nell’amica, continuava a non
perdere la speranza.
Quella convinzione così forte, riuscì in qualche modo a
raggiungere il cuore della vera Asami Shinohara. Presa dalla confusione, disorientata da ciò,
l’influsso malefico della creatura scemò per un attimo, facendo riemergere la
parte buona dell’essere umano.
Asami riuscì a prendere il
controllo di sé stessa, del proprio corpo. Lasciò andare l’amica, la guardò dritta in viso con aria
sofferente, dolorante. – Và via… - disse a stento - Non
voglio farti del male, Kaoru… – crollò con le
ginocchia al suolo, tenendosi la testa tra le mani.
- Sta combattendo contro l’Orrore che è in lei. – spiegò
Silva, mentre la giovane Mitsuki nel veder l’amica
soffrire in quel modo, provò un forte senso di impotenza.
Rei intervenne all’istante, con le
spade sguainate fece indietreggiare Kaoru, ma questa
gli afferrò un braccio.
- Ti prego…! – disse a stento, con la gola secca e le
lacrime agli occhi.
- E’ stata posseduta.
- E questo che significa?
- Non possiamo fare nulla… ormai. – rispose ancora una volta
il Cavaliere dell’Ovest. E per lui quella risposta
aveva un sapore triste ma amaro al tempo stesso.
Kouga era rimasto in assoluto
silenzio. Si avvicinò a lei, le posò una mano sulla spalla e la guardò in
volto. Non sapeva cosa dirle perché ogni parola sarebbe stata inutile.
– Che significa che non potete fare
nulla? – disse Kaoru, ma stavolta il tono della sua
voce era quasi flebile, spento. Guardò ancora l’amica con le ginocchia a terra
e la testa tra le mani mentre tentava di opporsi all’essere che l’aveva
catturata. Sentì gli occhi bruciarle, divenne calda
per via della rabbia, dell’agitazione. Scosse il capo. Non voleva accettare
quella realtà. – Ci deve pur essere un modo per salvarla!
Rei fu categorico a riguardo. – Il
processo è irreversibile.
Quella risposta le spezzò ogni speranza. Guardò
istantaneamente Kouga, come a cercare in lui una
conferma. E quest’ultimo,
con un’espressione sofferta, purtroppo fu obbligato ad annuire. Fare quel gesto
gli costò veramente tanto.
- Bisogna eliminarla ora, finché è innocua. – propose alla
svelta Silva.
La mora divenne subito irrequieta. – Eliminarla?! Voi… non
potete! – disse, e a quel punto le lacrime presero a bagnarle copiosamente il
viso.
Rei aveva già le spade sguainate.
Guardò di sottecchi il collega. Vide che era combattuto. D’altronde, come
poteva uccidere la migliore amica di Kaoru? Da ciò,
il Cavaliere dell’Ovest capì che Kouga non avrebbe
mai sfoderato la propria arma verso quell’essere
umano.
Quindi decise di farlo lui stesso.
Ormai non c’era scelta. Si avvicinò ad Asami, ma Kaoru tentò di andargli incontro. Pur di fermarlo, era
disposta a mettersi in mezzo. Kouga la trattenne.
- Lasciami andare! – strepitò piangendo – Lasciami
andare da lei! – ripeté ancora, in preda alla disperazione. – Ti prego… - disse per un’ultima volta, e la tristezza, nel tono della
sua voce, più che mai era tangibile.
Nel vederla così, a Kouga gli si
strinse irrimediabilmente il cuore. Non potendo fare altro, a quel punto la
strinse fortemente a sé.
Se soltanto lui avesse potuto fare
propria almeno una piccola parte della sua sofferenza, senza esitare lo avrebbe
fatto.
Perché Asami?
Perché proprio lei? Un tipo solare
ed ottimista, a prova di Orrori.
No, non era giusto che quella ragazza dovesse morire così,
in quel modo. Meritava di vivere più di chiunque
altro.
Non poteva finire così. Doveva pur esserci un modo per
salvarle la vita. E, nell’avere un attimo di esitazione,
Rei capì che probabilmente non tutto era perduto.
- Forse… - premise tentennante – si può fare ancora
qualcosa.
Sia Kaoru sia
Kouga lo guardarono con un’espressione a dir poco
sconcertata.
Intervenne Silva, allarmata da quelle parole. Temeva già il
peggio. – Non vorrai mica provare con la Croce Mistica, spero! – ovviamente
anche il suono della sua voce era piuttosto inquieto.
Kaoru scosse il capo, senza
capire. – Di cosa state parlando?
- E’ una sorta di esorcismo – le
spiegò Zarba – si può praticare solo quando il
soggetto in questione risulta essere ancora cosciente.
Rei continuò quel discorso. – La
tua amica ha dimostrato di esserlo. Sta lottando con la bestia che dimora in
lei, e ciò significa che può essere salvata.
Quella frase riaccese in Kaoru un barlume, anche se flebile, di speranza.
- E allora fallo! Che aspetti?!
- Non è così semplice. Se la
procedura fallisce, quella ragazza morirà seduta stante.
- Ma se non fate nulla, lei morirà comunque!
– L’artista aveva ragione. Guardò il Cavaliere dell’Ovest, e con quello sguardo
così carico di speranza riuscì a colpire il suo cuore. Sospirò, Kouga aveva già capito, così prendendo Kaoru
per mano la fece indietreggiare.
A quel punto Rei aveva preso la sua
decisione.
E la procedura per la purificazione di Asami, poté cominciare.
Per prima cosa prese un talismano mistico dal taschino
interno del soprabito nero, successivamente lo adagiò
sul petto della giovane umana. Afferrando la propria arma, tracciò una croce in
aria, esattamente sul corpo disteso di Asami. Quel simbolo si colorò di rosso, e prese a luccicare
come un faro abbagliante in piena notte.
Silva era preoccupata. Sentì il bisogno di ricordargli una
cosa legata alla procedura. - Se il talismano dovesse
bruciare prima che l’Orrore venga espulso dal corpo, a quel punto dovrai
ucciderla subito.
- Questo lo so bene. - assentì il
ragazzo, sperando che ciò non accadesse.
- Sai anche che se non lo farai, l’Orrore si
impossesserà di te?
A quella domanda Rei non rispose.
Sapeva già tutto, ma nonostante ciò doveva provarci
ugualmente perché il compito di un Cavaliere Mistico era
quello di salvare le persone anche a costo della propria vita.
Asami sentì un dolore lancinante
al petto.
La croce stava cercando di purificare la sua anima ed
incenerire l’essere che si trovava nel suo corpo. Nel rituale della Croce
Mistica, il talismano serviva a trattenere e a stordire la creatura.
Quello era di sicuro un meccanismo che doveva causare un
gran dolore non solo alla creatura, ma anche all’umano che la stava ospitando.
E infatti, la giovane Shinohara
urlò disperata, arrivando perfino a piangere a causa di quel tremendo spasmo.
Nel vederla in quello stato, Kaoru
si sentì male almeno quanto lei. Si strinse a Kouga
più forte che poteva, e cercò di soffocare le grida disperate della sua
migliore amica affondando il capo tra i drappeggi di pelle di quel soprabito
bianco.
Lui non poté fare altro che attendere. Cercò di trasmetterle
tutte il coraggio che poteva, abbracciandola con
calore.
Sopra quel suo volto sempre imperturbabile adesso c’era solo
un velo di tristezza. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di evitare a Kaoru una simile sofferenza.
Proprio in quell’attimo
Rei si accorse che gli angoli del talismano stavano iniziando a
bruciare.
Pregò affinché la carta magica restasse intatta, affinché quell’incendio di ridotte dimensioni non si espandesse fino
a consumarla del tutto.
- Rei – disse alla svelta Silva – la carta
si sta inesorabilmente consumando! – con quelle parole, gli fece capire
che forse avrebbe fatto meglio a preparare le armi.
Lui sospirò soltanto, e posando una mano sull’ansa di uno
dei due spadini, si apprestò a tirarlo fuori, ma… in quel preciso istante la
luce della croce raggiunse la sua massima intensità, finché non si spense di
colpo.
Si udì un boato, poi dal corpo di Asami fu espulsa una nube di polvere scura come il
petrolio.
Kaoru assistette alla scena con
aria incredula, smarrita. Guardò all’istante Kouga – Cosa è successo?! – chiese in preda al
panico, con il cuore che non le sembrava batterle più in petto, bensì in gola.
E quando vide il Cavaliere dell’Est
sorridere, allora si rese finalmente conto che Asami,
la sua migliore amica di sempre, era finalmente salva.
Sentì subito il desiderio di correre da lei. - Asami..?! Asami?! – pronunciò
quel nome a più riprese, ma la giovane Shinohara non
riaprì gli occhi.
- Credo che sia meglio portarla all’ospedale. – disse Rei.
E a quel punto si mobilitarono per darsi
da fare, senza perdere altro tempo.
Fine episodio
I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:
Finalmente
riesco ad aggiornare…
Questo è il link dove potete vedere la fan art legata al capitolo: http://4.bp.blogspot.com/_Y-wLnSbvRkk/TR4G1JONSYI/AAAAAAAABSU/B56nWS6bl_Q/s1600/Botan+91.bmp
Oggi non mi
divulgherò molto perché a causa di una brutta influenza non mi sento molto
bene. *leggete tranquillamente “sfiga”* Non riconosco una A da una B e
viceversa, o volendo restare in tema, mentre rileggevo questo capitolo avevo
l’impressione che Kouga fosse diventato Rei e Rei Kouga, e che Zarba fosse un
Santo…
Nonostante
tutto, ci tenevo assolutamente a pubblicarlo oggi per chiudere l’anno in
bellezza (per voi… Per me è di sicuro in bruttezza…), perciò, passate tutti un magico capodanno all’insegna di fuochi
d’artificio e GARO!
Botan
Per DANYDHALIA: Hai ragione, Kaoru
doveva curare Kouga per
almeno una settimana! E chissà cosa avrebbe combinato, poverina…
Però un Cavaliere Mistico non può permettersi una simile “vacanza”, e
purtroppo ho dovuto accantonare l’idea per non andare troppo fuori serie. Essendo
un tipo molto, ma molto curioso, dammi il tempo di organizzarmi, che una
lettura alla tua storia sempre ci scappa!
Per Sho Ryu Ken: Tu
cominci a scrivere la tua recensione con un “Gonzaaaa!
Dove seiii!” e io rispondo
con un altrettanto “Gonzaaa! Dove
seiii!” perché avrei proprio bisogno di lui e della
sua famigerata brodaglia… Konitan mezzo svestito
dici, eh? Vogliamo parlare di Mr. Trampolino? ^__^
In realtà, Zarba una specie di corpo ce l’ha…
C’è una foto in uno dei visual book di Garo dove si
vede in tutto il suo splendore! Un giorno preparo una scansione e te la faccio
vedere! Parlando della vendetta… mah, diciamo tutte e due: l’anello ha agito
sia per ripicca che per il bene del suo proprietario!
E beh, la scena della stanza da letto è
stata veramente difficile. Non sai quante volte l’ho
riletta, ricorretta e modificata perché temevo di finire fuori character e di guastare il tutto. E
per quel che riguarda il “riprovarci” di cui tu mi parlavi, aspetta e vedrai!
*si bea sogghignando*
Mi cucio la
bocca!
Per _Elentari_:
A quanto pare il mini
racconto dedicato a Zarba è
piaciuto proprio a tanti! Quell’anello ha il suo fascino, è proprio vero!
To Mitra: Thanks a lot, Mitra!
I was very happy to receive your comments! So many…! ^__^ Thanks again, you’re
very kind!
ANTICIPAZIONI:
Un incontro voluto, cercato. Kouga finalmente otterrà ciò che più stava
tentando di trovare: L’ubicazione esatta del misterioso Shiro
Yomoda. Un confronto sarà inevitabile, ma una volta
lì, non è detto che i suoi dubbi potrebbero trovare una
lauta risposta.
Prossimo episodio: #18 Incontro