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Autore: Botan    31/12/2010    3 recensioni
“Là dove c’è luce, si annida sempre l’oscurità, nera come pece. Fin dai tempi antichi, gli esseri umani hanno conosciuto la paura dell’oscurità. Ma un giorno, grazie alla spada di un cavaliere capace di fendere le tenebre, gli esseri umani ritrovarono la luce della speranza.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un hotel d lusso, al banco reception c’era un uomo che stava accogliendo dei nuovi clienti

                                 Possessione

                                       #17

 

 

 

 

 

“L’oscurità inghiotte la luce, e piega l’animo impuro dell’uomo.  

Brilla nell’era, così come ordina la canzone del destino, e splende al chiaro di luna la luce di un cavaliere solitario. Una luce nell’oscurità.”

 

 

 

 

 

In un hotel di lusso, al banco reception, un addetto si girò per prendere la chiave di una delle tante camere messe a disposizione dall’enorme struttura, ma nel voltarsi fu afferrato con slancio per il bavero della giacca da uno strano ragazzo. Aveva uno sguardo fermo ed impassibile, indossava un cappotto di pelle interamente bianco.

Non poteva che trattarsi di una sola persona: Kouga Saejima, giunto sul posto per fare il suo lavoro.

Senza perdere tempo, gli puntò in faccia il Madoubi, l’accendino magico capace di rivelare gli Orrori, ma quando scoprì che non era l’addetto alla reception colui a cui dare la caccia, lo lasciò bruscamente andare, ed il povero dipendente, scioccato da tutto ciò, cadde a terra in preda alla paura.

 

- Riesci a percepire qualcosa? – chiese il Cavaliere Mistico a Zarba, ma l’anello apparve da subito titubante.

 

- Ha un’energia molto debole, tuttavia sento che si trova in questa sala. 

 

C’erano persone praticamente ovunque. Un andirivieni continuo, frenetico, degno di un grande albergo.

Gente che arrivava portando con sé le proprie valige, e gente che invece si faceva aiutare dai facchini addetti a quel compito.

Fu nell’osservarli con maggiore attenzione, che Kouga capì. Fece appena in tempo a vedere di sfuggita uno di quegli addetti con la divisa rossa indosso infilarsi di soppiatto nell’ascensore, come per sfuggire appositamente a qualcosa o, per meglio dire, a qualcuno.

Ad un cacciatore, per esempio.

E proprio il cacciatore iniziò a correre, nella speranza di raggiungerlo, tuttavia le porte automatiche dell’ascensore si chiusero non appena lui giunse lì. A quel punto gli restava una sola cosa da fare, per poter raggiungere la bestia: usare le scale.

In aggiunta, Zarba gli fece notare che era diretto al settimo piano. Una bella scarpinata, quindi.

Non si perse d’animo, anzi, ed iniziò la rocambolesca scalata.

 

Salì di corsa, freneticamente, finché non giunse all’ultimo gradino. Quando intravide con la coda dell’occhio il nemico sfrecciare via dall’ascensore, lo inseguì, ma la belva con una mossa astuta prese in ostaggio un’anziana donna che trafficava soprappensiero nei paraggi.

- Non avvicinarti! – ringhiò la bestia al Cavaliere che, vista la situazione, fu costretto malgrado tutto ad obbedire. Kouga si mantenne sulla difensiva. Non poteva permettersi di rischiare. Oltretutto, sul pianerottolo c’erano anche altre persone. Una di loro, accortasi della situazione, si armò di coraggio e, arrivando alle spalle del facchino lo afferrò di soppiatto mettendogli due mani intorno al collo.

La donna poté in questo modo liberarsi, così approfittando della situazione si allontanò di corsa, mentre il suo aggressore, arrabbiato come non mai, con uno scatto furente si voltò verso il coraggioso umano e lo investì con un ruggito famelico. Dopo quel fragore terrificante, il facchino si trasformò nella bestia.

L’umano sbiancò di colpo nel vedere quell’ammasso di viscidume che sembrava essere uscito dal set cinematografico di un film. Spalancò le palpebre e per riflesso iniziò ad indietreggiare, ma il terrore gli aveva procurato la paralisi quasi completa degli arti inferiori. Sembrava ormai spacciato, ma fu a quel punto che intervenne Kouga: afferrò la bestia per la coda e la trattenne sul posto.

- Scappa! – ordinò quasi subito al tizio, e quest’ultimo facendosi ancora coraggio fuggì via in preda al panico. Anche le persone che si trovavano nei paraggi scapparono urlando.

 

Non c’era più nessuno lì. Il Cavaliere e la bestia erano soli.

Senza perdere alcun tempo, Kouga lo tramortì con il fuoco magico per immobilizzarlo. Sfruttò quell’occasione anche per trasformarsi in Garo e portare a termine il suo compito.

L’Orrore con le mani agli occhi gridò, poi come un animale impazzito si lanciò verso il suo cacciatore. Il lupo d’orato dell’Est lo respinse con la spada, e la bestia finì dritta nella cabina dell’ascensore.

Garo lo raggiunse lì dentro, le porte si chiusero alle sue spalle.

    

 

 

Giù nella hall dell’albergo era scoppiato il panico generale. La vecchina aggredita era sotto shock, e anche il tizio che aveva cercato di salvarla stava male.

All’improvviso le porte dell’ascensore si aprirono di colpo. Tutti i presenti si voltarono.

Kouga uscì. Era da solo. Rinfoderò la propria spada, e sotto l’attenzione allibita della gente, percorse la hall ed andò via.

Lo scontro si era concluso ancora una volta a suo favore.

Come sempre.

 

 

Tra un passo e l’altro, nel bel mezzo della strada, qualcosa solleticò il fine udito di Zarba.

- Kouga… - disse, e quando l’umano sollevo il braccio, continuò – C’è un altro Orrore nelle vicinanze.

 

- Ancora? - Sfinito dal combattimento avvenuto nell’hotel, il giovane umano sollevò con accidia lo sguardo verso il cielo. – E’ il terzo da questa mattina.

 

- Evidentemente si saranno messi d’accordo per darti fastidio. – scherzò l’anello, per sdrammatizzare la faccenda.

Nello stesso istante, l’infida creatura si parò d’innanzi a loro. Kouga sbuffò seccato, e per l’ennesima volta si preparò a sguainare la sua spada.

 

 

 

 

 

                                                                                 ***

 

 

 

 

 

Era pomeriggio inoltrato ed il sole ormai si stava preparando a lasciare spazio alla luna.

Kaoru si trovava nel corridoio situato fuori l’aula di disegno. Stava leggendo qualcosa sopra la bacheca attaccata al muro. I risultati di un compito che aveva svolto una settimana prima. Quello legato al concetto dell’eleganza, per essere più precisi.

Ad un tratto le si avvicinò Ikuo Shiota. Avendo partecipato anch’egli all’esame, era curioso di conoscerne l’esito, ma soprattutto di vedere anche quello dell’amica.

- Però! – esclamò entusiasta – Mi hai battuto di ben 5 punti! – disse rivolto alla mora. – La cugina del tuo ragazzo sembra avere avuto un certo effetto. 

 

Lei sorrise.

Grazie a Souka era arrivata terza in quella classifica.

Fu più che felice di vedere quel voto impresso lì, in mezzo a tanti altri.

Nel corridoio ormai non c’era più nessuno. Tutti erano andati via, e tra poco l’istituto avrebbe chiuso i battenti per riaprirli la mattina seguente, come ogni giorno.

Restarono solo Ikuo e Kaoru, che continuavano a commentare i risultati del compito con un certo interesse.

Ad un tratto le luci del posto andarono di colpo via. Tutto cadde preda del buio.

I due si guardarono intorno spaesati.

 

- Forse un cortocircuito. – ipotizzò il giovane Shiota, ma Kaoru, quando apprese con sorpresa la verità, sentì il dovere di correggerlo all’istante.

 

- Non direi proprio. – disse a stento e con un filo di voce, mentre guardava oltre le spalle del ragazzo. Aveva sul viso un’espressione a dir poco terrorizzata, gli occhi spalancati. Lui non capì il perché di tanto sgomento. Così si voltò, e anch’egli ci restò di sasso.

Davanti a lui c’era un Orrore.

Sì, proprio così. Una di quelle creature orripilanti che divoravano senza pietà le persone.

E Kaoru li conosceva benissimo. Sapeva inoltre quanto potessero essere infide e crudeli con le proprie prede.

Non perse tempo. – Corri – disse dapprima, sibilando la parola. Lui stordito non sentì, così l’altra iniziando ad indietreggiare con molta attenzione, di colpo urlò: - Corri!!!

 

A quel punto non ci fu altra scelta.

Se fossero rimasti lì, beh, di sicuro sarebbe andata a finire molto, molto male.

 

Scapparono con il cuore che batteva all’impazzata, fuori controllo. Raggiunsero in un baleno l’uscita sul retro, la più vicina a loro. Non appena Kaoru cercò di spalancare la porta, si accorse che era chiusa. Ikuo le fece cenno di spostarsi da lì, e dopo aver preso una breve rincorsa, buttò giù la porta a spallate. Ce ne vollero ben tre, prima di riuscire a scardinarla del tutto. Afferrò poi la ragazza per una mano, e si lanciarono all’esterno.

 

- Ma che diavolo è quella… cosa?! – trovò il tempo di dire, mentre continuavano a correre a più non posso.

 

Kaoru presa dalla confusione si lasciò scappare una frase: - Sembra che io sia il loro bersaglio preferito!

 

- Come hai detto?!Ikuo era frastornato, e faceva bene ad esserlo. Si sentiva braccato come una preda che fa del tutto per sfuggire al suo cacciatore. – Vuoi forse dirmi che conosci quei… cosi?  - Non sapeva proprio come chiamarli.

 

E Kaoru, trovandosi alle strette, fu costretta a dire qualcosa. – Diciamo che li conosce meglio Kouga.

 

- Ma dove lavora il tuo ragazzo?! In un circo di bestie rare?! – sbottò sconcertato il giovane Shiota. Tutto gli sembrò terribilmente strano. Sperò inoltre di trovarsi sul set cinematografico di un film. Ma purtroppo, quando si rese conto che quell’essere era più vero che mai, dovette in qualche modo farsene una ragione.

 

 

 

A non molti isolati da lì, Kouga stava preparandosi a rientrare. Era stanco, l’aria spossata, sfinito dalla mole di straordinari che non lo avevano lasciato in pace.

Adesso desiderava solo rincasare, farsi sfilare il soprabito da Gonza e sedersi sulla sua poltrona preferita, magari ad osservare di sottecchi la sua Kaoru che dipingeva l’ennesimo quadro.

Ad un certo punto dalla bocca di Zarba fuoriuscì un borbottio. Ne seguì un altro, poi un altro ancora. Il giovane gli gettò con accidia un occhio. Poi quel suono strano si trasformò in parola.  

- Ohi ohi, Kouga… - fece, e quel timbro non lasciava presagire nulla di buono.

 

- Che cosa c’è stavolta? – rispose l’umano, con estrema pazienza.

 

- Una Chimera Mistica.

 

- Dove?! – chiese subito con tono allarmato.

 

E alla risposta del Madougu, tutta la sua stanchezza si dissolse in un colpo: - Sta inseguendo Kaoru.

 

 

 

 

 

                                                                                 ***

 

 

 

 

 

Ikuo e Kaoru si trovarono con le spalle al muro, o meglio, ad una grata.

La loro intenzione era quella di fuggire sì all’aperto, ma l’uscita posteriore dell’istituito era tutta recintata. E nonostante Ikuo avesse cercato di buttare giù per l’ennesima volta a spallate la porta di quello steccato, essendo chiusa da un lucchetto massiccio con tanto di catene, alla fine dovette arrendersi.

La spalla gli doleva, tuttavia se non avesse trovato un’altra via d’uscita, non sarebbe stata solo quella a fargli vedere le stelle, bensì l’intero corpo, dilaniato dalle fauci di quel mostro.

L’essere ormai era a pochi metri da loro. Da un momento all’altro si sarebbe scagliato sui due, senza dargli via di scampo.

La ragazza tremava, iniziò a sudare, e più la bestia si avvicinava a loro, più sentiva il cuore aumentare il suo battito. Chiuse gli occhi per non guardare. Ikuo la strinse a sé nella vana speranza di proteggerla, ma in realtà entrambi sapevano che non c’era molto da fare. Potevano solo sperare in un miracolo improvviso. E per fortuna, quel miracolo avvenne.

Sul posto giunse di corsa l’erede di Taiga Saejima. Il tempo sembrò fermarsi. Lentamente la Chimera si voltò verso egli, lo guardò quasi con ironia, e sorridendo sparì.

Kaoru riaprì gli occhi, vide Kouga con la spada sguainata, era confusa, ma un senso di gioia la portò a rianimarsi. La prima cosa che fece, senza pensarci nemmeno due volte, fu staccarsi dall’amico che finora l’aveva protetta, e correre in direzione del suo Cavaliere.

Gli si gettò tra le braccia. Quasi non desiderava altro.

 

- E’ apparso all’improvviso, non sapevo cosa fare…!– balbettò mentre lo guardava negli occhi. Era spaventata, terrorizzata. Le tremavano ancora le mani, il corpo.

 

 

- Adesso è andato via. E non tornerà più. – disse Kouga, posandole affettuosamente una mano sul capo per cercare di calmarla.

 

A quel punto Ikuo non riuscì a trattenersi, e preso da uno scatto di ira improvvisa scoppiò – Mi spiegate che diavolo era quella cosa?!

 

Il Cavaliere Mistico lo guardò in faccia. – Nulla che ti possa riguardare. – replicò secco. Ma l’altro proprio non riuscì a tollerare una simile risposta.

 

- E invece mi riguarda!  Kaoru mi ha detto che riguardano anche te.

 

La figlia di Yuuji fece scendere lo sguardo verso il basso. In effetti si era lasciata sfuggire quel particolare durante la fuga, solo perché in preda all’agitazione. Ikuo riprese, perché non aveva di certo finito il discorso – Voleva… divorarci! C’è mancato veramente poco! E se fosse successo qualcosa a Kaoru? Se io non fossi stato insieme a lei…? Tu non puoi mettere a repentaglio la vita della tua ragazza in questo modo!    

 

Alterato da quella frase, Kouga si sentì il dovere di ribattere amaramente. – Non lo farei mai. – lo investì con un’occhiata torva. Kaoru li guardò entrambi con sgomento. – Chi parla senza conoscere i fatti, farebbe meglio a tacere.

 

L’altro ricambiò lo sguardo con un’occhiata altrettanto aspra, e si convinse sempre più di una cosa. – Tu non meriti di stare con una ragazza come lei.

 

Quella frase spinse Kouga a fare uno scatto in avanti, deciso più che mai a mettergli le mani addosso, tuttavia la ragazza lo trattenne per evitare che la situazione degenerasse ulteriormente.

Forse Ikuo non aspettava altro. Forse voleva proprio dargli una bella lezione.

I due si fissarono con un’ostilità reciproca, sotto i raggi di un tramonto che stava per scemare.

Ikuo scosse ancora il capo. Guardò Kaoru, e poi se ne andò via, tenendosi con una mano la spalla dolorante.

Quando furono da soli, la ragazza lasciò il braccio di Kouga e gli rivolse uno sguardo.  – Sai… l’ho capito. – disse ad un tratto, mentre lo spadaccino avvertì un lieve tremore. – La prima sera durante il trasloco, quella sul pontile che affacciava sul mare, poi nel Kantai, ed infine questa… Quelle creature non sono Orrori, vero?– Kaoru sembrava sì aver capito, ma fortuna per Kouga non tutto. – Sta succedendo qualcosa, è così? – chiese ancora, sempre con un tono di voce calmo, pacato. Si sforzava di esserlo.

L’unica cosa che il ragazzo riuscì a dire, distrutto da una faticosa giornata come quella, non servì a darle una risposta:

- Sono stanco. Torniamo a casa. - Si avviò per primo verso l‘uscita, mentre la pittrice lo osservava allontanarsi in silenzio. Sentì un velo di tristezza sfiorarle il cuore.

Avrebbe voluto che lui si fosse confidato, avrebbe voluto essergli d’aiuto in qualche modo. Però sapeva che per fargli dire una parola soltanto ci voleva tempo, e soprattutto pazienza.

Un’infinita pazienza.

 

 

 

 

 

                                                                                ***

 

 

 

 

 

Rei si trovava nel Palazzo del Cane da Guardia.

Il sommo sacerdote del Makai gli aveva appena chiesto di recarsi nel continente del Nord, dove lavorava uno dei suoi colleghi nonché detentore del titolo di Garo, Kouga.

Si erano manifestati troppi Orrori, perciò serviva una mano.

Salì in groppa alla moto parcheggiata lì fuori, dopodichè si infilò il casco e partì per la missione.

 

Nello stesso momento, Kaoru correva per raggiungere Asami che l’aveva in precedenza chiamata. La rossina sembrava doverle parlare con una certa urgenza.

Giunse d’innanzi all’amica con il fiatone, così si sedette sulla panchina del parco pubblico a riposare.

 

- Questa volta sei tu ad essere in ritardo e non io. – puntualizzò Asami, e l’altra malgrado tutto fu costretta a darle ragione.

 

- Oggi mi è successo di tutto. – replicò a stento, pensando all’intera giornata.

 

- Hai litigato ancora con il tuo bel cavaliere? – disse ad un tratto, e quell’affermazione portò Kaoru a sorridere di gusto. La Shinohara aveva usato proprio la parola giusta, pensò, senza in realtà sapere che Kouga lo fosse per davvero, un Cavaliere.

 

Sospirò alzando gli occhi in aria. – Non ho proprio litigato, però a volte è così difficile capirlo… Io cerco di fare del mio meglio per essergli d’aiuto, ma lui non me lo permette. – la pittrice confidò all’altra che da un po’ di tempo il ragazzo era strano. Più nervoso del solito.

 

E solo dopo, quando ebbe finito di parlare, Asami storse le labbra dicendo una cosa alquanto inaspettata. – Secondo me faresti meglio a non sprecare altro tempo con lui. Non se lo merita.

 

Guardandola dritta in faccia con fare allibito, Kaoru non poté fare a meno di chiederle: - Sei sicura di stare bene? Al telefono eri un tantino strana.

 

Sorrise educatamente.

- Benissimo, direi. Anzi, mai stata meglio! – le brillavano gli occhi, eppure all’artista quello continuò a parere un comportamento bizzarro. Asami non le avrebbe mai parlato in un simile modo.

La conosceva benissimo, era certa che non lo avrebbe fatto. Forse l’amica era solo stressata dal lavoro? Forse aveva litigato con la sua ennesima fiamma?

Mentre rifletteva su ciò, ad un tratto si sentì afferrare il polso sinistro. Aggrottò la fronte e spalancò gli occhi nel vedere un Asami intenzionata a sfilarle l’anello regalatole da Kouga. Oppose chiaramente resistenza, cercò in tutti i modi di evitare che l’amica riuscisse a levarglielo dal dito, e proprio in quell’attimo l’intervento inaspettato da parte di una persona portò entrambe a distrarsi.

Rei, che fino a quel momento era rimasto nascosto dietro una colonna, adesso si trovava davanti alle due.   

Prima ancora però di intervenire, il Cavaliere d’Argento dell’Ovest aveva chiesto a Silva di mettersi in contatto con Zarba, affinché potesse esporgli il problema.

Già, ma qual’era questo famigerato problema? E perché lui si trovava lì, quando in realtà doveva dare la caccia agli Orrori?

In realtà, lui il suo lavoro lo stava per l’appunto proprio facendo.

 

Asami lo vide e trasalì. Entrambi si scambiarono un’occhiata. Kaoru guardò attentamente la scena con fare perplesso. Era sempre più smarrita.

- Rei… - disse, guardando il giovane in questione. – Come mai qui?

 

- Sto lavorando! – rispose il moretto, e sorrise beatamente. Ma soprattutto sorrise in modo particolare alla giovane Shinohara. Le allungò una mano, per educazione – Molto piacere! Mi chiamo Rei! – esclamò, ma l’altra sembrava titubante. – Cos’è, ti faccio forse paura? – aggiunse, e anche se con tremore, la rossina fu costretta ad allungargli l’arto per non sembrare maleducata. Fu a quel punto che lui anziché scambiare una stretta di mano amichevole, la prese con forza e le puntò il Madoubi dritto in faccia. Le pupille di Asami illuminate dal fuoco guida azzurro si trasformarono, rivelando così che dentro di lei c’era qualcosa di pericolosamente oscuro.

A quel punto fu costretta a darsi una mossa: gettò via l’accendino dalle mani del giovane che distratto da quel gesto improvviso distolse lo sguardo ed abbassò la guardia.

L’errore gli costò caro.

Asami afferrò Kaoru trascinandola via, qualche metro più avanti. - Ma che sta succedendo?! – replicò la giovane Mitsuki in preda alla confusione e adesso anche al panico.

Era sempre più disorientata, sempre più confusa nel vedere la sua migliore amica comportarsi in un simile modo. Perché la teneva stretta come se fosse un ostaggio da utilizzare contro il più pericoloso dei nemici?

 

Rei capì che la situazione non era per nulla semplice. Se avesse deciso di intervenire, avrebbe rischiato di coinvolgere anche Kaoru, per cui sguainare le armi non gli sarebbe servito a niente. Almeno non in quel momento.

 

- Ti ho in pugno, Cavaliere! – sibilò la rossina, con una voce carica di rabbia. Strinse ancora di più il braccio della pittrice, tant’è che Kaoru provò subito un lancinante dolore.

 

- Asami…!? Che stai facendo?! – disse in preda all’esasperazione, mentre faceva del suo meglio per sfuggire a quella serrante morsa.

 

La replica di Rei arrivò senza preamboli inutili: - Non è più la tua amica! – disse apertamente, e dopo quelle parole, proprio come c’era da aspettarselo, Kaoru azzittì.

 

Si girò lentamente verso la Shinohara, vide che i suoi occhi non erano più gli stessi, e fu a quel punto che si rese conto della verità.

Rimase assolutamente immobile. Era terrorizzata non dal fatto di trovarsi in pericolo, bensì ciò che le faceva veramente timore era sapere che quell’amica, la sua migliore amica, di umano adesso aveva ben poco. Si sentì crollare il suolo sotto i piedi. Deglutì, un gelido brivido le attraversò la schiena, poi i pensieri la investirono con violenza.

Asami posseduta da un Orrore?

No. Non poteva crederci. Assolutamente. Non voleva crederci, si rifiutava. Eppure, più Kaoru guardava quella giovane donna ed i suoi occhi ormai privi di luce, più si sentiva sconvolta e confusa. Non c’era nessuna recita in atto, non era un semplice scherzo. Quella era la realtà.

 

Kouga arrivò sul posto all’improvviso.

Si vedeva chiaramente che aveva corso, e anche parecchio.

Con ancora il fiatone si guardò rapidamente intorno. Gli bastò semplicemente vedere la morsa serrata di quella donna che stringeva con pericolosa violenza Kaoru per cadere preda del panico. Mosso dall’istinto fece un passo avanti, ma Asami indietreggiò strattonando bruscamente il suo ostaggio.

Deglutì, poi guardò Rei, come a volere una conferma, e quest’ultimo annuì.

Kouga era spiazzato. Rivolse uno sguardo a Kaoru che lo fissava con aria sconvolta.

Che razza di situazione era mai quella?

Non poteva capitargli di peggio.

- Quanto è infame il destino. – disse Zarba, anch’egli turbato da tutto ciò. – Ma tu sei un Cavaliere Mistico, e devi fare il tuo dovere.

Kouga non rispose. Cosa avrebbe potuto dire?  

 

Successivamente Asami lo investì con un’occhiata sprezzante. – E’ arrivato anche il Cavaliere d’Oro! – sorrise con perfidia, e portò una mano sotto al mento di Kaoru. - Sei addolorato nel vedere che la vita di questa umana è nelle mie mani?

 

- Cosa vuoi in cambio? La libertà? – rispose con fermezza il giovane Saejima, credendo che la creatura volesse proprio quello.

 

- Al contrario… - rispose prontamente l’essere, e con la frase successiva stupì tutti i presenti: - Pur di vederti soffrire, sono disposta a sacrificare la mia stessa vita, e questa ragazza verrà con me!

 

Kouga ebbe un sussulto. Rei lo guardò all’istante, dovevano intervenire alla svelta, e infatti posarono le mani sulle anse delle spade, ma nello stesso attimo la voce dell’artista li trattenne bruscamente dall’intervenire.   

-Fermi! – urlò ad entrambi. Come poteva permettere a loro di fare del male ad Asami? Scosse fortemente il capo.

 

- Hai coraggio, giovane umana. – rispose la rossina. Ma ovviamente non era più lei a parlare. – Perché mi difendi?  

 

Kaoru ribatté seduta stante. – E’ l’affetto che ho nei confronti della mia migliore amica che mi spinge a farlo!

 

L’altra scoppiò a ridere. – Ma la tua amica non esiste più ormai. Devi rassegnarti.

 

- Io so che Asami c’è. La posso ancora sentire attraverso il calore della sua pelle, e non mi rassegnerò mai all’idea di doverla perdere.  

 

- Sei solo una sciocca sognatrice! Tutti gli esseri umani lo sono.

 

Kaoru chinò lo sguardo verso terra, la vista le si annebbiò e con i ricordi tornò indietro nel tempo. – Quand’ero piccola, all’asilo molti bambini mi prendevano continuamente in giro perché non avevo più i genitori. Tutti mi tenevano alla larga, nessuno voleva giocare con me e spesso venivo esclusa e lasciata in disparte. Un giorno uno di loro gettò in una pozzanghera il mio album pieno di disegni, io scoppiai a piangere mentre tutti gli altri ridevano, ma all’improvviso si avvicinò una bambina. Raccolse quel blocco e poi scaraventò il compagno nella stessa pozzanghera. Da quel giorno diventammo subito inseparabili e nessuno osò più trattarmi male. Quella bambina si chiamava Asami. E’ stata per tanto tempo la mia più cara amica, e continuerà ad esserlo perché io ho fiducia in lei e so che non riuscirebbe mai a farmi del male. – Kaoru la guardò con fermezza. Le brillavano gli occhi, ma dentro non aveva più paura. Continuava ad avere fiducia nell’amica, continuava a non perdere la speranza.

Quella convinzione così forte, riuscì in qualche modo a raggiungere il cuore della vera Asami Shinohara. Presa dalla confusione, disorientata da ciò, l’influsso malefico della creatura scemò per un attimo, facendo riemergere la parte buona dell’essere umano.

Asami riuscì a prendere il controllo di stessa, del proprio corpo. Lasciò andare l’amica, la guardò dritta in viso con aria sofferente, dolorante. – via… - disse a stento - Non voglio farti del male, Kaoru… – crollò con le ginocchia al suolo, tenendosi la testa tra le mani.

 

- Sta combattendo contro l’Orrore che è in lei. – spiegò Silva, mentre la giovane Mitsuki nel veder l’amica soffrire in quel modo, provò un forte senso di impotenza.  

Rei intervenne all’istante, con le spade sguainate fece indietreggiare Kaoru, ma questa gli afferrò un braccio.

 

- Ti prego…! – disse a stento, con la gola secca e le lacrime agli occhi.  

 

- E’ stata posseduta.

 

- E questo che significa?

 

- Non possiamo fare nulla… ormai. – rispose ancora una volta il Cavaliere dell’Ovest. E per lui quella risposta aveva un sapore triste ma amaro al tempo stesso.  

 

Kouga era rimasto in assoluto silenzio. Si avvicinò a lei, le posò una mano sulla spalla e la guardò in volto. Non sapeva cosa dirle perché ogni parola sarebbe stata inutile.

 

Che significa che non potete fare nulla? – disse Kaoru, ma stavolta il tono della sua voce era quasi flebile, spento. Guardò ancora l’amica con le ginocchia a terra e la testa tra le mani mentre tentava di opporsi all’essere che l’aveva catturata. Sentì gli occhi bruciarle, divenne calda per via della rabbia, dell’agitazione. Scosse il capo. Non voleva accettare quella realtà. – Ci deve pur essere un modo per salvarla!

 

Rei fu categorico a riguardo. – Il processo è irreversibile.

Quella risposta le spezzò ogni speranza. Guardò istantaneamente Kouga, come a cercare in lui una conferma. E quest’ultimo, con un’espressione sofferta, purtroppo fu obbligato ad annuire. Fare quel gesto gli costò veramente tanto.

 

- Bisogna eliminarla ora, finché è innocua. – propose alla svelta Silva.

 

La mora divenne subito irrequieta. – Eliminarla?! Voi… non potete! – disse, e a quel punto le lacrime presero a bagnarle copiosamente il viso.

Rei aveva già le spade sguainate. Guardò di sottecchi il collega. Vide che era combattuto. D’altronde, come poteva uccidere la migliore amica di Kaoru? Da ciò, il Cavaliere dell’Ovest capì che Kouga non avrebbe mai sfoderato la propria arma verso quell’essere umano.

Quindi decise di farlo lui stesso.

Ormai non c’era scelta. Si avvicinò ad Asami, ma Kaoru tentò di andargli incontro. Pur di fermarlo, era disposta a mettersi in mezzo. Kouga la trattenne.

- Lasciami andare! – strepitò piangendo – Lasciami andare da lei! – ripeté ancora, in preda alla disperazione. – Ti prego… - disse per un’ultima volta, e la tristezza, nel tono della sua voce, più che mai era tangibile.

Nel vederla così, a Kouga gli si strinse irrimediabilmente il cuore. Non potendo fare altro, a quel punto la strinse fortemente a sé.

Se soltanto lui avesse potuto fare propria almeno una piccola parte della sua sofferenza, senza esitare lo avrebbe fatto.

 

Perché Asami?

Perché proprio lei? Un tipo solare ed ottimista, a prova di Orrori.

No, non era giusto che quella ragazza dovesse morire così, in quel modo. Meritava di vivere più di chiunque altro.

Non poteva finire così. Doveva pur esserci un modo per salvarle la vita. E, nell’avere un attimo di esitazione, Rei capì che probabilmente non tutto era perduto.      

 

- Forse… - premise tentennante – si può fare ancora qualcosa.

 

Sia Kaoru sia Kouga lo guardarono con un’espressione a dir poco sconcertata.

Intervenne Silva, allarmata da quelle parole. Temeva già il peggio. – Non vorrai mica provare con la Croce Mistica, spero! – ovviamente anche il suono della sua voce era piuttosto inquieto.

 

Kaoru scosse il capo, senza capire. – Di cosa state parlando?

 

- E’ una sorta di esorcismo – le spiegò Zarba – si può praticare solo quando il soggetto in questione risulta essere ancora cosciente.

 

Rei continuò quel discorso. – La tua amica ha dimostrato di esserlo. Sta lottando con la bestia che dimora in lei, e ciò significa che può essere salvata.

 

Quella frase riaccese in Kaoru un barlume, anche se flebile, di speranza.

- E allora fallo! Che aspetti?!

 

- Non è così semplice. Se la procedura fallisce, quella ragazza morirà seduta stante.

 

- Ma se non fate nulla, lei morirà comunque! – L’artista aveva ragione. Guardò il Cavaliere dell’Ovest, e con quello sguardo così carico di speranza riuscì a colpire il suo cuore. Sospirò, Kouga aveva già capito, così prendendo Kaoru per mano la fece indietreggiare.

A quel punto Rei aveva preso la sua decisione.

E la procedura per la purificazione di Asami, poté cominciare.

 

Per prima cosa prese un talismano mistico dal taschino interno del soprabito nero, successivamente lo adagiò sul petto della giovane umana. Afferrando la propria arma, tracciò una croce in aria, esattamente sul corpo disteso di Asami. Quel simbolo si colorò di rosso, e prese a luccicare come un faro abbagliante in piena notte.

Silva era preoccupata. Sentì il bisogno di ricordargli una cosa legata alla procedura. - Se il talismano dovesse bruciare prima che l’Orrore venga espulso dal corpo, a quel punto dovrai ucciderla subito.

 

- Questo lo so bene. - assentì il ragazzo, sperando che ciò non accadesse.

 

- Sai anche che se non lo farai, l’Orrore si impossesserà di te?

 

A quella domanda Rei non rispose.

Sapeva già tutto, ma nonostante ciò doveva provarci ugualmente perché il compito di un Cavaliere Mistico era quello di salvare le persone anche a costo della propria vita.

 

Asami sentì un dolore lancinante al petto.  

La croce stava cercando di purificare la sua anima ed incenerire l’essere che si trovava nel suo corpo. Nel rituale della Croce Mistica, il talismano serviva a trattenere e a stordire la creatura.

Quello era di sicuro un meccanismo che doveva causare un gran dolore non solo alla creatura, ma anche all’umano che la stava ospitando. E infatti, la giovane Shinohara urlò disperata, arrivando perfino a piangere a causa di quel tremendo spasmo.

Nel vederla in quello stato, Kaoru si sentì male almeno quanto lei. Si strinse a Kouga più forte che poteva, e cercò di soffocare le grida disperate della sua migliore amica affondando il capo tra i drappeggi di pelle di quel soprabito bianco.

Lui non poté fare altro che attendere. Cercò di trasmetterle tutte il coraggio che poteva, abbracciandola con calore.

Sopra quel suo volto sempre imperturbabile adesso c’era solo un velo di tristezza. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di evitare a Kaoru una simile sofferenza.

Proprio in quell’attimo Rei si accorse che gli angoli del talismano stavano iniziando a bruciare.

Pregò affinché la carta magica restasse intatta, affinché quell’incendio di ridotte dimensioni non si espandesse fino a consumarla del tutto.

 

- Rei – disse alla svelta Silva – la carta si sta inesorabilmente consumando! – con quelle parole, gli fece capire che forse avrebbe fatto meglio a preparare le armi.

Lui sospirò soltanto, e posando una mano sull’ansa di uno dei due spadini, si apprestò a tirarlo fuori, ma… in quel preciso istante la luce della croce raggiunse la sua massima intensità, finché non si spense di colpo.

Si udì un boato, poi dal corpo di Asami fu espulsa una nube di polvere scura come il petrolio.

Kaoru assistette alla scena con aria incredula, smarrita. Guardò all’istante KougaCosa è successo?! – chiese in preda al panico, con il cuore che non le sembrava batterle più in petto, bensì in gola.

E quando vide il Cavaliere dell’Est sorridere, allora si rese finalmente conto che Asami, la sua migliore amica di sempre, era finalmente salva.

Sentì subito il desiderio di correre da lei. - Asami..?! Asami?! – pronunciò quel nome a più riprese, ma la giovane Shinohara non riaprì gli occhi.

 

- Credo che sia meglio portarla all’ospedale. – disse Rei.

 

E a quel punto si mobilitarono per darsi da fare, senza perdere altro tempo.

 

 

 

                                                                Fine episodio

 

 

                                                            

 

 

 

 

 

 

 

I VANEGGIAMENTI E LE RISPOSTE DI BOTAN:

 

Finalmente riesco ad aggiornare…

Questo è il link dove potete vedere la fan art legata al capitolo: http://4.bp.blogspot.com/_Y-wLnSbvRkk/TR4G1JONSYI/AAAAAAAABSU/B56nWS6bl_Q/s1600/Botan+91.bmp

 

Oggi non mi divulgherò molto perché a causa di una brutta influenza non mi sento molto bene. *leggete tranquillamente “sfiga”* Non riconosco una A da una B e viceversa, o volendo restare in tema, mentre rileggevo questo capitolo avevo l’impressione che Kouga fosse diventato Rei e Rei Kouga, e che Zarba fosse un Santo…

Nonostante tutto, ci tenevo assolutamente a pubblicarlo oggi per chiudere l’anno in bellezza (per voi… Per me è di sicuro in bruttezza…), perciò, passate tutti un magico capodanno all’insegna di fuochi d’artificio e GARO!

 

Botan

 

 

 

Per DANYDHALIA: Hai ragione, Kaoru doveva curare Kouga per almeno una settimana! E chissà cosa avrebbe combinato, poverina… Però un Cavaliere Mistico non può permettersi una simile “vacanza”, e purtroppo ho dovuto accantonare l’idea per non andare troppo fuori serie. Essendo un tipo molto, ma molto curioso, dammi il tempo di organizzarmi, che una lettura alla tua storia sempre ci scappa!    

 

Per Sho Ryu Ken: Tu cominci a scrivere la tua recensione con un “Gonzaaaa! Dove seiii!” e io rispondo con un altrettanto “Gonzaaa! Dove seiii!” perché avrei proprio bisogno di lui e della sua famigerata brodaglia… Konitan mezzo svestito dici, eh? Vogliamo parlare di Mr. Trampolino? ^__^

In realtà, Zarba una specie di corpo ce l’ha… C’è una foto in uno dei visual book di Garo dove si vede in tutto il suo splendore! Un giorno preparo una scansione e te la faccio vedere! Parlando della vendetta… mah, diciamo tutte e due: l’anello ha agito sia per ripicca che per il bene del suo proprietario!

E beh, la scena della stanza da letto è stata veramente difficile. Non sai quante volte l’ho riletta, ricorretta e modificata perché temevo di finire fuori character e di guastare il tutto. E per quel che riguarda il “riprovarci” di cui tu mi parlavi, aspetta e vedrai! *si bea sogghignando*

Mi cucio la bocca!

 

Per _Elentari_: A quanto pare il mini racconto dedicato a Zarba è piaciuto proprio a tanti! Quell’anello ha il suo fascino, è proprio vero! 

 

To Mitra: Thanks a lot, Mitra! I was very happy to receive your comments! So many…! ^__^ Thanks again, you’re very kind!

 

 

 

ANTICIPAZIONI:

Un incontro voluto, cercato. Kouga finalmente otterrà ciò che più stava tentando di trovare: L’ubicazione esatta del misterioso Shiro Yomoda. Un confronto sarà inevitabile, ma una volta lì, non è detto che i suoi dubbi potrebbero trovare una lauta risposta.

Prossimo episodio: #18 Incontro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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