2- Nomi insoliti
Nomi insoliti
"Mi sorpassava sempre, correndo come il vento."
(Elsa Gray su Haruka, episodio 106)
La gente che li vedeva insieme, in special modo gli insegnanti, restava
decisamente sorpresa alla vista di un'accoppiata così assortita.
Di solito a quell'età maschi e femmine si evitavano come l'acqua
calda e quella fredda, eccezion fatta per i primi, timidi
innamoramenti; anche se era l'epoca dei "migliori amici", difficilmente
si trattava di qualcuno dell'altro sesso. La pubertà era alle
porte, o per qualcuno era già cominciata, e questo non faceva
che accrescere la distanza tra maschi e femmine: all'improvviso
qualcuno con cui si era bevuto dalla stessa bottiglia fino al giorno
prima sembrava quasi un estraneo.
Tutto ciò non pareva toccare minimamente quei due: anche se
erano in sezioni diverse e le attività sportive di Haruka la
impegnavano parecchio, per il resto del tempo li si poteva vedere
sempre insieme, sia a scuola che fuori.
Sembrava strano anche a lei, così sportiva e dal coraggio fisico
illimitato, trovarsi tanto bene con un ragazzino dall'aria delicata e
amante della musica. Anche se, a conoscerlo meglio, le era molto
più affine dei tanti maschi con cui giocava a calcio nel campo
della scuola o contro cui gareggiava sulla pista di atletica.
Battendone parecchi, a onor del vero.
Si erano conosciuti solamente l'anno prima, quando Kafuu Tsukishiro si
era trasferito in quell'istituto comprensivo, iscrivendosi alla classe
quinta, nella sezione accanto a quella di Haruka Tennō. I due non si
erano nemmeno mai guardati, quando una mattina durante l'intervallo
Haruka sentì qualcuno parlare di lei. Si trovava sul tetto della
scuola a godersi una giornata particolarmente ventosa, e ad un certo
punto aveva udito le voci di due ragazzini che salivano le scale.
- Sul serio si chiama così? Sarebbe perfetto in coppia con
Tennō, no? - a parlare era stato quello che riconobbe come un suo
compagno di classe.
- Sì, con lui? - l'altro, che Haruka non conosceva,
ridacchiò – Ma ce la vedi? Il nuovo arrivato non fa
nemmeno le ore obbligatorie di educazione fisica!
Al che scoppiarono entrambi in una gaia risata, che si smorzò
non appena videro uno dei loro argomenti di conversazione aspettarli
sulla porta del tetto.
Non scapparono solo perché sapevano perfettamente che quella
Tennō era veloce come il vento, e li avrebbe acciuffati in un secondo.
- Ecco noi... non ti stavamo prendendo in giro, sai...
- Già... è solo che è arrivato un ragazzo nuovo e...
- Come si chiama?
- Eh?
- Come si chiama? - ripeté Haruka.
- Ah... Kafuu (¹) Tsukishiro. Adesso hai capito perché stavamo ridendo, no? È buffo, e...
- … e il fatto è che se anche si chiama così non
l'abbiamo mai visto correre. Durante le ore di ginnastica fa sempre
studio individuale, la mammoletta.
- Se l'insegnante gli ha dato permesso di saltare educazione fisica deve avere un motivo serio, no? Che ne sapete voi?
In effetti non ne sapevano niente, quindi non risposero. Haruka scese
le scale, passando in mezzo a loro senza battere ciglio, per poi
tornare in classe.
Tuttavia le era venuta una certa curiosità di conoscere questo
tipo dal nome tanto strano. Visto che non era da lei interessarsi
palesemente ai nuovi arrivati, per qualche giorno fece semplicemente
attenzione agli studenti della classe di fianco alla sua: lanciava loro
qualche indifferente occhiata quando uscivano e rientravano, e le
sembrò di scorgere una faccia mai vista prima. Un ragazzino con
i capelli castano scuro e gli occhi grigi, anche piuttosto pallido.
Alla fine di quella settimana, dopo un allenamento di atletica, lo
aveva visto leggere su una panchina al limitare del campo. Tamponandosi
il sudore con l'asciugamano l'aveva osservato attentamente, decidendo
infine di andarci a parlare. A convincerla definitivamente era stato
anche ciò che le aveva sussurrato qualcuno mentre correva, incurante di tutto e tutti.
- Ehi, salve.
Lui alzò gli occhi dal suo libro, ma quando la vide non si sorprese più di tanto.
- Ciao.
- So che non ci conosciamo, ma sono del tuo stesso anno, sezione accanto alla tua.
- Sì, in effetti ti avevo già visto –
accennò alla pista di atletica, riuscendo a celare malamente
l'ammirazione – Corri veloce.
- Mi piace e mi alleno, ma mi devo esercitare ancora molto.
- A me sembravi una folata di vento.
Quella fu la parolina magica: Haruka dimenticò che doveva andare
a cambiarsi e poi tornare a casa, e si sedette accanto al nuovo
studente.
- Tu sei Tsukishiro, giusto? Tsukishiro Kafuu?
Lui fece una leggera smorfia.
- Chiamami per cognome, per favore.
- Perché? Il tuo nome non ti piace?
Come spiegare a un'estranea appena conosciuta- peraltro così
carina- quanto i suoi genitori avessero avuto la malsana idea di dargli
un nome tanto ingombrante, senza sembrare un piagnucolone?
- Diciamo che è un po'... pesante. Soprattutto quando mi
presento la prima volta con qualcuno: devo sempre mettermi a spiegare
che mio padre è uno studioso di letteratura, eccetera eccetera.
- E lo dici a me? - ribatté Haruka – Ma lo sai come mi chiamo io?
- No.
- Haruka – fece una pausa ad effetto – Haruka Tennō. (²)
Tale rivelazione fu accolta da un secondo di silenzio.
- Stai scherzando.
Al che la ragazzina che gli sedeva accanto scoppiò in una
fragorosa risata, una risata che non aveva nulla da spartire con i
ridacchiamenti scialbi della maggior parte delle sue compagne di
classe, le quali erano solite riunirsi in capannelli e lanciare
occhiate e risatine sceme a tutti i maschi che capitavano loro a tiro.
- Allora esisti davvero – continuò lui.
- Come sarebbe "esisto davvero"? - fece Haruka.
- Niente, è solo che... - si strinse leggermente nelle spalle -
… ho sentito un mio compagno di classe e un altro ragazzo che
non conosco dire che "sarei stato perfetto in coppia con Tennō", ma
pensavo se lo fossero inventato. Suonava un po' assurdo, invece esisti
davvero.
Nome strano per nome strano, esistevano sul serio tutti e due.
- Cosa leggi? - gli chiese Haruka, cambiando discorso.
- Ah, niente... - non le sfuggì come il suo interlocutore stesse
magistralmente nascondendo la copertina del libro, in modo che lei non
riuscisse a leggere il titolo – L'ho trovato nella biblioteca
comunale, nulla di così...
- Se non vuoi dirmelo fa lo stesso, ma guarda che non ho nessuna
intenzione di prenderti in giro per i libri che leggi – mise in
chiaro lei.
- Potresti cominciare adesso. È un libro un po'... particolare.
- No, non sono così banderuola.
Kafuu non avrebbe saputo dirlo: in fondo la conosceva da meno di cinque minuti, ma decise di fidarsi.
- Va bene, guarda – disse, porgendole il libro.
Lei lesse il titolo, corrugando la fronte; poi lo aprì, scorrendo le pagine fino a dov'era inserito il segnalibro.
- Esiste un libro su un argomento del genere? - domandò sorpresa.
- Esistono libri su qualunque argomento – rispose lui – Credi a me che ne ho letti tanti.
- Sarà, ma... qui c'è scritto che bisogna avere nozioni
di falegnameria e un buon orecchio musicale. Pensi di fare tutto da
solo?
Kafuu sorrise, lusingato da tutto quell'interesse: non avrebbe mai
pensato che un giorno avrebbe potuto discuterne con qualcuno che non
fosse suo padre. Con un coetaneo, poi, e per giunta una femmina!
- Non è difficile come sembra: nella scuola in cui ero prima
facevo parte del club di lavori manuali, e abbiamo lavorato moltissimo
con il legno; inoltre prendo lezioni di pianoforte –
lanciò un'occhiata critica alle pagine che stava leggendo
– La parte più dura sarà il meccanismo...
- E pensi di riuscirci davvero?
- Beh... mi è meno impossibile di altre cose – mormorò lui – E comunque non devo farlo entro domani -.
- È un progetto ambizioso – commentò Haruka, ancora piuttosto sorpresa.
- Lo è anche correre come il vento – fece lui, accennando alla pista di atletica.
Haruka ghignò, anche se a Kafuu sembrò che stesse
internamente sorridendo; e allora sorrise anche lui, certo di aver
colto nel segno.
- Adesso devo andare; domani mi spiegherai meglio. Ci si vede, Kafuu.
Lui per un momento non seppe come rispondere, e dopo un momento di incertezza disse:
- A domani... Haruka.
Lei gli fece un ultimo cenno, per poi dirigersi di corsa verso lo spogliatoio.
Era la prima volta che chiamava una ragazza senza alcun suffisso, ma
non gli sembrava certo il tipo che si facesse chiamare "Haru-chan". E
anche lui era rimasto sorpreso che l'avesse chiamato per nome, dato che
le sue compagne di classe si rivolgevano a lui utilizzando un meno
confidenziale "Tsukishiro-kun".
E l'aveva osservata di sottecchi, mentre si allenava: correva davvero
veloce, anche se sembrava che l'unica persona che volesse davvero
battere fosse se stessa.
Dal canto suo Haruka si stava chiedendo quale strano ragazzino di
undici anni potesse essere interessato a costruire carillon-
perché di questo parlava il libro che stava leggendo. E
perché mai qualcuno che era esonerato da educazione fisica
doveva starsene a leggere proprio sul bordo della pista di atletica?
Di solito non era così interessata a gente che non poteva
nemmeno sfidare in una corsa, ma quel ragazzino le era sembrato
piuttosto riservato per quel che lo riguardava e molto intuitivo su
tutto il resto. Un po' come lei.
E poi, pensò mentre respirava l'aria fresca della sera, satura
di profumi e notizie da lontano, uno il cui nome significava "vento" non poteva non essere interessante.
(¹) "Kafuu" significa "vento sul loto" e "Tennō" "sovrano del
cielo". Inoltre Kafuu Nagai era un famoso scrittore giapponese
(1879-1959)
(²) "Tennō" in giapponese significa anche "Imperatore" (sì, quell' Imperatore), malgrado si scriva con caratteri diversi
sailormoon81:
a me l'idea di una Haruka dodicenne stuzzicava molto, perché mi
piace parecchio immaginarmi i personaggi “in divenire”
rispetto a quelli che conosciamo noi. Questa Haruka non è ancora
la Sailor Uranus che vedremo, anche se per certi versi è sempre
lei. XD
Questa fic nasce dall'idea di
“spiegare” in qualche modo un suo atteggiamento tipico
della terza serie, in realtà il motivo principale di scontro con
Sailor Moon... ma si capirà tutto più avanti.
Sono felice che la parte della
giostra ti sia piaciuta: in effetti, dato che dovevo descrivere
un'immagine ben precisa, ho cercato di immedesimarmi il più
possibile... e se questo si trasmette anche a chi legge, ben venga. ^^
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