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Autore: hotaru    04/01/2011    2 recensioni
- Mercoledì trenta gennaio grandinerà – ripeté lei, scandendo bene ogni singola parola.
- Piantala, Haru...
- Me l'ha detto il vento.
- Eh? - seguì un attimo di silenzio, nel quale Kafuu cercò di capire se aveva sentito bene. Ma Haruka era serissima, anzi sembrava quasi sfidarlo a crederci: come se stesse testando quanto poteva fidarsi di lui.
Prima classificata al contest "Progetto Cinema- prima edizione" di Erena-chan e terza classificata al contest "Il giorno che mi cambiò la vita" di DominoWhite
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Haruka/Heles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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2- Nomi insoliti Nomi insoliti

"Mi sorpassava sempre, correndo come il vento."

(Elsa Gray su Haruka, episodio 106)


La gente che li vedeva insieme, in special modo gli insegnanti, restava decisamente sorpresa alla vista di un'accoppiata così assortita. Di solito a quell'età maschi e femmine si evitavano come l'acqua calda e quella fredda, eccezion fatta per i primi, timidi innamoramenti; anche se era l'epoca dei "migliori amici", difficilmente si trattava di qualcuno dell'altro sesso. La pubertà era alle porte, o per qualcuno era già cominciata, e questo non faceva che accrescere la distanza tra maschi e femmine: all'improvviso qualcuno con cui si era bevuto dalla stessa bottiglia fino al giorno prima sembrava quasi un estraneo.
Tutto ciò non pareva toccare minimamente quei due: anche se erano in sezioni diverse e le attività sportive di Haruka la impegnavano parecchio, per il resto del tempo li si poteva vedere sempre insieme, sia a scuola che fuori.
Sembrava strano anche a lei, così sportiva e dal coraggio fisico illimitato, trovarsi tanto bene con un ragazzino dall'aria delicata e amante della musica. Anche se, a conoscerlo meglio, le era molto più affine dei tanti maschi con cui giocava a calcio nel campo della scuola o contro cui gareggiava sulla pista di atletica. Battendone parecchi, a onor del vero.
Si erano conosciuti solamente l'anno prima, quando Kafuu Tsukishiro si era trasferito in quell'istituto comprensivo, iscrivendosi alla classe quinta, nella sezione accanto a quella di Haruka Tennō. I due non si erano nemmeno mai guardati, quando una mattina durante l'intervallo Haruka sentì qualcuno parlare di lei. Si trovava sul tetto della scuola a godersi una giornata particolarmente ventosa, e ad un certo punto aveva udito le voci di due ragazzini che salivano le scale.
- Sul serio si chiama così? Sarebbe perfetto in coppia con Tennō, no? - a parlare era stato quello che riconobbe come un suo compagno di classe.
- Sì, con lui? - l'altro, che Haruka non conosceva, ridacchiò – Ma ce la vedi? Il nuovo arrivato non fa nemmeno le ore obbligatorie di educazione fisica!
Al che scoppiarono entrambi in una gaia risata, che si smorzò non appena videro uno dei loro argomenti di conversazione aspettarli sulla porta del tetto.
Non scapparono solo perché sapevano perfettamente che quella Tennō era veloce come il vento, e li avrebbe acciuffati in un secondo.
- Ecco noi... non ti stavamo prendendo in giro, sai...
- Già... è solo che è arrivato un ragazzo nuovo e...
- Come si chiama?
- Eh?
- Come si chiama? - ripeté Haruka.
- Ah... Kafuu (¹) Tsukishiro. Adesso hai capito perché stavamo ridendo, no? È buffo, e...
- … e il fatto è che se anche si chiama così non l'abbiamo mai visto correre. Durante le ore di ginnastica fa sempre studio individuale, la mammoletta.
- Se l'insegnante gli ha dato permesso di saltare educazione fisica deve avere un motivo serio, no? Che ne sapete voi?
In effetti non ne sapevano niente, quindi non risposero. Haruka scese le scale, passando in mezzo a loro senza battere ciglio, per poi tornare in classe.   

Tuttavia le era venuta una certa curiosità di conoscere questo tipo dal nome tanto strano. Visto che non era da lei interessarsi palesemente ai nuovi arrivati, per qualche giorno fece semplicemente attenzione agli studenti della classe di fianco alla sua: lanciava loro qualche indifferente occhiata quando uscivano e rientravano, e le sembrò di scorgere una faccia mai vista prima. Un ragazzino con i capelli castano scuro e gli occhi grigi, anche piuttosto pallido.
Alla fine di quella settimana, dopo un allenamento di atletica, lo aveva visto leggere su una panchina al limitare del campo. Tamponandosi il sudore con l'asciugamano l'aveva osservato attentamente, decidendo infine di andarci a parlare. A convincerla definitivamente era stato anche ciò che le aveva sussurrato qualcuno mentre correva, incurante di tutto e tutti.
- Ehi, salve.
Lui alzò gli occhi dal suo libro, ma quando la vide non si sorprese più di tanto.
- Ciao.
- So che non ci conosciamo, ma sono del tuo stesso anno, sezione accanto alla tua.
- Sì, in effetti ti avevo già visto – accennò alla pista di atletica, riuscendo a celare malamente l'ammirazione – Corri veloce.
- Mi piace e mi alleno, ma mi devo esercitare ancora molto.
- A me sembravi una folata di vento.
Quella fu la parolina magica: Haruka dimenticò che doveva andare a cambiarsi e poi tornare a casa, e si sedette accanto al nuovo studente.
- Tu sei Tsukishiro, giusto? Tsukishiro Kafuu?
Lui fece una leggera smorfia.
- Chiamami per cognome, per favore.
- Perché? Il tuo nome non ti piace?
Come spiegare a un'estranea appena conosciuta- peraltro così carina- quanto i suoi genitori avessero avuto la malsana idea di dargli un nome tanto ingombrante, senza sembrare un piagnucolone?
- Diciamo che è un po'... pesante. Soprattutto quando mi presento la prima volta con qualcuno: devo sempre mettermi a spiegare che mio padre è uno studioso di letteratura, eccetera eccetera.
- E lo dici a me? - ribatté Haruka – Ma lo sai come mi chiamo io?
- No.
 - Haruka – fece una pausa ad effetto – Haruka Tennō. (²)
Tale rivelazione fu accolta da un secondo di silenzio.
- Stai scherzando.
Al che la ragazzina che gli sedeva accanto scoppiò in una fragorosa risata, una risata che non aveva nulla da spartire con i ridacchiamenti scialbi della maggior parte delle sue compagne di classe, le quali erano solite riunirsi in capannelli e lanciare occhiate e risatine sceme a tutti i maschi che capitavano loro a tiro.
- Allora esisti davvero – continuò lui.
- Come sarebbe "esisto davvero"? - fece Haruka.
- Niente, è solo che... - si strinse leggermente nelle spalle - … ho sentito un mio compagno di classe e un altro ragazzo che non conosco dire che "sarei stato perfetto in coppia con Tennō", ma pensavo se lo fossero inventato. Suonava un po' assurdo, invece esisti davvero.
Nome strano per nome strano, esistevano sul serio tutti e due.
- Cosa leggi? - gli chiese Haruka, cambiando discorso.
- Ah, niente... - non le sfuggì come il suo interlocutore stesse magistralmente nascondendo la copertina del libro, in modo che lei non riuscisse a leggere il titolo – L'ho trovato nella biblioteca comunale, nulla di così...
- Se non vuoi dirmelo fa lo stesso, ma guarda che non ho nessuna intenzione di prenderti in giro per i libri che leggi – mise in chiaro lei.
- Potresti cominciare adesso. È un libro un po'... particolare.
- No, non sono così banderuola.
Kafuu non avrebbe saputo dirlo: in fondo la conosceva da meno di cinque minuti, ma decise di fidarsi.
- Va bene, guarda – disse, porgendole il libro.
Lei lesse il titolo, corrugando la fronte; poi lo aprì, scorrendo le pagine fino a dov'era inserito il segnalibro.
- Esiste un libro su un argomento del genere? - domandò sorpresa.
- Esistono libri su qualunque argomento – rispose lui – Credi a me che ne ho letti tanti.
- Sarà, ma... qui c'è scritto che bisogna avere nozioni di falegnameria e un buon orecchio musicale. Pensi di fare tutto da solo?
Kafuu sorrise, lusingato da tutto quell'interesse: non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe potuto discuterne con qualcuno che non fosse suo padre. Con un coetaneo, poi, e per giunta una femmina!
- Non è difficile come sembra: nella scuola in cui ero prima facevo parte del club di lavori manuali, e abbiamo lavorato moltissimo con il legno; inoltre prendo lezioni di pianoforte – lanciò un'occhiata critica alle pagine che stava leggendo – La parte più dura sarà il meccanismo... 
- E pensi di riuscirci davvero?
- Beh... mi è meno impossibile di altre cose – mormorò lui – E comunque non devo farlo entro domani -.
- È un progetto ambizioso – commentò Haruka, ancora piuttosto sorpresa.
- Lo è anche correre come il vento – fece lui, accennando alla pista di atletica.
Haruka ghignò, anche se a Kafuu sembrò che stesse internamente sorridendo; e allora sorrise anche lui, certo di aver colto nel segno.
- Adesso devo andare; domani mi spiegherai meglio. Ci si vede, Kafuu.
Lui per un momento non seppe come rispondere, e dopo un momento di incertezza disse:
- A domani... Haruka.
Lei gli fece un ultimo cenno, per poi dirigersi di corsa verso lo spogliatoio.


Era la prima volta che chiamava una ragazza senza alcun suffisso, ma non gli sembrava certo il tipo che si facesse chiamare "Haru-chan". E anche lui era rimasto sorpreso che l'avesse chiamato per nome, dato che le sue compagne di classe si rivolgevano a lui utilizzando un meno confidenziale "Tsukishiro-kun".
E l'aveva osservata di sottecchi, mentre si allenava: correva davvero veloce, anche se sembrava che l'unica persona che volesse davvero battere fosse se stessa.

Dal canto suo Haruka si stava chiedendo quale strano ragazzino di undici anni potesse essere interessato a costruire carillon- perché di questo parlava il libro che stava leggendo. E perché mai qualcuno che era esonerato da educazione fisica doveva starsene a leggere proprio sul bordo della pista di atletica?
Di solito non era così interessata a gente che non poteva nemmeno sfidare in una corsa, ma quel ragazzino le era sembrato piuttosto riservato per quel che lo riguardava e molto intuitivo su tutto il resto. Un po' come lei.
E poi, pensò mentre respirava l'aria fresca della sera, satura di profumi e notizie da lontano, uno il cui nome significava "vento" non poteva non essere interessante.




(¹) "Kafuu" significa "vento sul loto" e "Tennō" "sovrano del cielo". Inoltre Kafuu Nagai era un famoso scrittore giapponese (1879-1959)
(²) "Tennō" in giapponese significa anche "Imperatore" (sì, quell' Imperatore), malgrado si scriva con caratteri diversi


sailormoon81: a me l'idea di una Haruka dodicenne stuzzicava molto, perché mi piace parecchio immaginarmi i personaggi “in divenire” rispetto a quelli che conosciamo noi. Questa Haruka non è ancora la Sailor Uranus che vedremo, anche se per certi versi è sempre lei. XD
Questa fic nasce dall'idea di “spiegare” in qualche modo un suo atteggiamento tipico della terza serie, in realtà il motivo principale di scontro con Sailor Moon... ma si capirà tutto più avanti.
Sono felice che la parte della giostra ti sia piaciuta: in effetti, dato che dovevo descrivere un'immagine ben precisa, ho cercato di immedesimarmi il più possibile... e se questo si trasmette anche a chi legge, ben venga. ^^
   
 
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