Erano trascorsi tre giorni dall'assalto al
tempio,
conclusosi con la decimazione delle file dei Rasetsu.
Kazama e Amagiri, infatti, subito dopo il
ferimento di
Gin non avevano tardato a trasformarsi, seguiti a ruota da Souji e
Sano, quest'ultimo spinto dalla rabbia che lo aveva accecato nel
momento in cui aveva stretto a sé il corpo esanime della
ragazza.
Kyo aveva condotto Sano, ancora con Gin tra
le braccia,
in un posto sicuro, dove aveva prestato le prime cure alla sorella,
mentre Kazama aveva condotto la controffensiva, scagliandosi contro
il nemico con una violenza inaudita: avevano osato ancora una volta
prendere di mira Gin, la sola persona veramente importante nella sua
vita.
Il tempio era adesso nuovamente in
sicurezza, tanto che
donne e bambini erano stati fatti rientrare.
Tutto era tornato alla
normalità. O quasi.
Tre giorni.
Gin non si era ancora svegliata.
Sano non aveva ancora chiuso occhio.
L'uomo era rimasto accanto alla giovane,
affiancato da
Kyo che aveva ormai rinunciato a dirgli di andare a dormire. Le
asciugava la fronte imperlata di sudore; la teneva ferma quando il
dolore alla ferita le provocava le convulsioni; le cambiava la
fasciatura, medicandola con estrema delicatezza, rispettandone
l'intimità, non soffermando lo sguardo sul seno nudo della
giovane;
la rassicurava quando delirava; ne raffreddava la temperatura con
impacchi freddi; ne scaldava il corpo, stringendosela delicatamente
contro, quando era gelata e tremava per il freddo.
Souji aveva più volte cercato di
farlo uscire dalla
stanza della giovane ma c'era riuscito solo quel giorno, con un'
argomentazione inoppugnabile.
L'altro si limitò a guardarlo
con occhi stanchi,
iniettati di sangue, l'aria di chi sembra tentare di comprendere una
frase pronunciata in una lingua straniera.
Quella domanda retorica ebbe la
capacità di farlo
tornare in sé.
Il singhiozzo che ne interruppe la frase lo
costrinse a
passarsi una mano sugli occhi, nel tentativo di celare le lacrime.
Sano lo guardò stupito della
perspicacia del compagno.
Sano guardò Souji senza
comprendere il significato
delle sue parole.
L' uomo guardo Okita indeciso.
-
Il bagno...
dormire no... potrebbe svegliarsi mentre...
-
Ho capito...
allora vada solo per il bagno... resto io con lei. Non preoccuparti, so
quanto tieni a lei. Me ne occuperò come se fosse mia sorella.
L'altro si alzò stancamente, per
poi proseguire fino
allo shoji.
-
Grazie, Souji.
- gli disse, in un mormorio timido, prima di chiudersi la porta
scorrevole dietro le spalle.
-
Prego, Sano. -
rispose in un sussurro inudibile Souji, scostando i capelli dalla
fronte della ragazza.
***
Alcuni minuti dopo aver lasciato la stanza
di Gin,
Harada, le braccia cariche di abiti puliti e dell'occorrente per
sbarbarsi, si stava recando alla pozza termale, deciso a seguire il
consiglio di Okita, senza riuscire a smettere di pensare alle parole
di quest'ultimo.
Cosa provava per Gin?
Questo era l'interrogativo che gli
martellava la mente.
Non sapeva darsi una risposta.
La trovava molto bella, ne era attratto, le
si era
affezionato, ma di lì all'amarla...
Doveva però ammettere che
impedirsi di toccarla stava
divenendo sempre più difficile e che ciò che lo
univa a lei non era
classificabile come amicizia: era amico di Souji e degli altri, ancor
più di costoro lo era di Shinpachi. Ma ogni volta che era
con il suo
migliore amico non veniva afferrato dal desiderio di proteggerlo da
tutti i mali del mondo, od almeno non come gli accadeva per quella
ragazzina. Probabilmente era proprio per questo motivo: era una
ragazzina, esattamente come Chizuru ed esattamente come questa gli
stimolava il senso di protezione. Ma Chizuru gli smuoveva solo
quello. Ragazzina o no, se durante quel bacio non si fosse
controllato, lui e Gin avrebbero fatto l'amore.
Cercò di schiarirsi le idee
immergendosi, per poi
riemergere rabbiosamente, maledicendo Souji per quel tarlo assurdo
che gli aveva messo in testa.
Terminò di rendersi presentabile
e una volta indossato
uno yukata, si recò di gran carriera nella stanza di Gin,
tentando
di ignorare quella domanda di Souji che lo tormentava da quando
l'aveva pronunciata.
“Sano, tu la ami, vero?”
***
Si sentiva sprofondare, con la sensazione
di essere
tenuta sospesa nel vuoto da un cavo che le attraversava il corpo,
trapassandole la spalla da parte a parte, proprio sopra il petto.
Il dolore era insopportabile, tanto che si
sentiva
scossa da brividi di freddo e ardere da vampate di calore improvviso.
Ad intervalli regolari sentiva su di sé delle mani gentili
che
davano sollievo al suo dolore, con gesti calmi e misurati,
accompagnati da una voce tormentata che non le permetteva di
lasciarsi andare al sonno.
Quanto avrebbe voluto dormire...
Quando gelava e quando bruciava... voleva
dormire.
Ma c'era qualcosa che le impediva di
lasciarsi andare.
Un pensiero costante, la consapevolezza di
non aver
portato a termine il proprio compito.
Solo allora avrebbe avuto tutto il tempo
per lasciarsi
andare. E sapeva che allora non ci sarebbe stato quel corpo solido e
caldo ad allontanare il gelo dalle sue membra.
Sapeva che era lui ed inconsciamente lo
aveva cercato
per tutto il tempo, lo aveva chiamato, ma la voce interiore non
funzionava e sebbene fosse certa di aver gridato il suo nome a
squarciagola, anche le parole non uscivano dalla bocca, troppo
pesanti per essere mosse, come imbavagliate strettamente.
Voleva resistere, doveva farlo... ma
lasciarsi andare
era così facile, così liberatorio!
Era lui. Ed era cambiato qualcosa.
Il volto che le sfiorava la mano non era
più ispido.
Voleva vederlo.
Doveva vederlo.
Ne aveva bisogno. Solo così
avrebbe potuto finire ciò
che aveva iniziato. Se avesse aperto gli occhi e si fosse lasciata
andare in quelle pozze dorate, si sarebbe ripresa, lo sapeva. Ne era
certa.
***
Sano stringeva la mano di Gin tra le
proprie, le labbra
posate sopra le sue nocche, in una muta preghiera, in un bacio di
speranza.
La contrazione delle dita gli fece
sollevare gli occhi
sul volto della giovane, assistendo a quello che per lui era un
miracolo.
Le palpebre di Gin vibrarono leggermente,
mentre una
smorfia ne arricciava il nasino.
I movimenti delle palpebre si fecero
più concitati,
fino a sollevarsi a fatica, mentre le dita stringevano la mano
dell'uomo.
Sano si sollevò da lei, versando
velocemente dell'acqua
in una coppa, in cui intinse un angolo di una pezza che andò
a
strizzare contro le labbra della giovane, che prese a leccare quelle
gocce con estrema fatica.
L'uomo, allora, prese l'acqua nella propria
bocca per
poi far bere la ragazza in quel modo.
-
Grazie... - fu
la parola stentata di Gin, mentre con gli occhi ancora lucidi per la
febbre, fissava Sano, sollevando lievemente una mano a carezzargli il
volto.
L'uomo si stupì della reazione
che quel gesto gli aveva
scatenato a livello inconscio: le aveva afferrato la mano,
stringendosela alla guancia, per poi baciarne il palmo.
-
Grazie a te.
Ti devo la vita.
-
Hai... hai
ripagato il … tuo debito... - fu la risposta della giovane,
che chiuse nuovamente gli occhi sprofondando nel primo vero sonno
ristoratore dacché era stata ferita.
Sano la osservò per alcuni
istanti, sentendo il cuore
farglisi più leggero, per poi uscire dalla stanza, ma non
prima di
averle sfiorato le labbra con le proprie.
“Probabilmente Souji ha
ragione”
***
La voce di Kazama lo colse di sorpresa
appena fuori
dalla stanza di Gin.
-
A cosa ti
riferisci?
-
Con Gin...
quali sono le tue intenzioni?
-
Non... non
capisco
-
Ne sei
innamorato?
-
Onestamente...
non lo so... - fu la risposa di Sano, mentre distoglieva lo sguardo da
quello di Kazama per riportarlo sullo shoji che aveva appena chiuso.
-
So solo che le
voglio bene.... che voglio che viva e che per questo sarei disposto a
morire. - aggiunse poi, sfidando l'Oni con gli occhi.
Kazama ne sostenne lo sguardo per alcuni
interminabili
secondi, abbandonandosi poi ad un'azione che Sano mai si sarebbe
aspettato: gli mise una mano sulla spalla, stringendola lievemente,
in segno di approvazione.
-
Tanto mi
basta. Stalle accanto. Ha bisogno di te. - e senza aggiungere altro, si
allontanò lasciando Sano confuso e sollevato al contempo,
tanto che gli furono necessari alcuni minuti per riprendersi dalla
sorpresa.
Si recò quindi nella sala
grande, certo di trovarvi
Kyo.
L'Oni lo abbracciò, mentre
lacrime silenziose gli
bagnavano il volto.
-
Come sta?
-
Si
è assopita – fu la risposta stanca di Harada.
-
Adesso ha solo
bisogno di dormire – fu il commento di Amagiri – Ed
anche tu, Harada. Fatti una sana dormita
-
Quando si
sveglia verrò a chiamarti – aggiunse Souji,
dandogli una pacca sulla schiena.
-
Sì...
avete ragione...
***
Una settimana dopo la quiete del tempio fu
spezzata
dalle grida di Harada e Kyo contro Gin.
-
Non puoi
rischiare. Sei sempre debole! -
-
Dannazione,
Kyo! Sto bene!!!
-
Piantala di
sparare cazzate, principessa. Ti reggi a malapena in piedi.
-
Sano, fatti
gli affari tuoi!
-
Lo sono,
maledizione! Chi credi ti abbia accudita mentre deliravi in preda alla
febbre? Chi pensi ti abbia medicato? Non ho chiuso occhio per tre
giorni di seguito!!!
-
Nessuno te lo
ha chiesto!!! Io non te lo ho chiesto!!! Lo hai deciso da solo, per cui
non rinfacciarmelo!!! - fu la risposta rabbiosa della ragazza mentre lo
spintonava lontano dalla porta da cui voleva uscire.
Lo schiaffo risuonò
all'improvviso. Gin si portò una
mano alla guancia, stupita per la reazione di Sano, di cui
incontrò
gli occhi pieni di rabbia repressa a stento.
-
Sei una
stupida. Ci hai fatto preoccupare tutti quanti. Ed io mi sentivo e mi
sento ancora responsabile per quello che ti è accaduto. E'
per questo che mi sono dannato l'anima per starti accanto. Se non vuoi
che mi comporti in questo modo ancora una volta, evita di salvarmi
nuovamente la vita!
-
Non... posso...
-
Cosa non puoi?
- le gridò contro Sano, mentre Souji lo bloccava tenendogli
una mano sulla spalla.
-
Non posso
lasciarti morire... non posso fermarmi adesso... non... mi rimane...
molto tempo – fu la risposta di Gin, la testa bassa, ad
evitare lo sguardo di tutti i presenti nella stanza.
La presa di
Souji sulla spalla di Sano si fece più forte, mentre
quest'ultimo combatteva con l'impulso di sfasciare la prima cosa che
gli fosse capitata a tiro.
-
Chi
è il prossimo?
Gin
incrociò stupita lo sguardo di Souji, la cui espressione era
risoluta come non mai.
-
Nagakura...
ho... ho pensato che essendo ancora umano... potrei trasformarlo prima
che rimanga ferito... in questo modo avrà bisogno di una
quantità inferiore di sangue...
-
Capisco... in
questo modo ti indebolirai meno...
-
Sì...
-
Bene. Vado a
cercarlo e lo porterò da te. Sano, tu vieni con me.
-
Souji! Ma sei
impazzito?! Sai cosa rischia...
-
Rischiamo? -
lo interruppe Souji, stravolgendo il senso della frase dell'altro.
-
Un bel pugno
in faccia. In pieno stile Nagakura. - fu la risposta dell'altro, il
volto illuminato da un ghigno divertito.
***
La fitta rete di
informatori Oni era molto efficiente: due giorni dopo la decisione di
andare a recuperare Shinpachi, era già noto dove si trovasse.
Avevano già fatto tutti i preparativi per la partenza e Sano
si era trovato talmente tanto impegnato da non riuscire a parlare con
Gin neanche una volta. E questo anche grazie al fatto che la ragazza
sembrava evitarlo.
Ormai rassegnato a chiederle scusa per lo schiaffo che le aveva dato
una volta rientrato al tempio con Shinpachi, aveva deciso di farsi un
buon bagno caldo alle terme, anche per liberarsi della tensione
accumulata in quegli ultimi giorni.
Era talmente perso nei suoi pensieri che solo all'ultimo, quando ormai
era completamente svestito, si accorse della figura di spalle, immersa
nell'acqua fino alla vita.
I lucenti capelli neri-violacei le aderivano alla schiena come un manto
setoso.
La coscienza gli gridò di andarsene da lì il
più velocemente possibile, prima che l'istinto lo inducesse
a fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.
“Sano... la ami?”
-
Accidenti a
te, Souji! - mormorò, mordendosi l'interno del labbro
inferiore, mentre la sua attenzione veniva catturata dal rumore
dell'acqua smossa, ritrovandosi a fissare la schiena nuda di Gin, che
aveva spostato i capelli su una spalla.
Sano si
trovò a deglutire rumorosamente, realizzando di essere
entrato in acqua con solo un telo attorno ai fianchi, nel momento in
cui i suoi occhi furono catturati dalla cicatrice lasciata su quel
corpo, altrimenti perfetto, dal colpo di pistola destinato a lui.
Continuò
ad avanzare lentamente, sino a trovarsi immerso fino ai fianchi, gli
occhi che vagavano sulla figura di spalle.
Gin si accorse
solo all'ultimo della presenza dietro di lui, intuendo immediatamente
di chi si trattasse.
-
S...Sano?! -
mormorò, incrociando le braccia al petto per voltarsi verso
l'uomo.
-
Scusami... non
volevo spaventarti.
Gin si
ritrovò a fissargli il petto, facendo scivolare lo sguardo
verso il basso, lungo gli addominali scolpiti, un tempo attraversati da
una vecchia cicatrice risanata dal suo stesso sangue.
Quando si
chiese cosa nascondesse Sano sotto il pelo dell'acqua,
arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo dal corpo
dell'uomo, di cui aveva ammirato la figura fin sotto all'ombelico, da
cui si dipartiva una scia sottile di peluria scura.
-
Meglio...
meglio che vada – biascicò Gin, sotto lo sguardo
intenso di dell'uomo, senza accennare a mettere in pratica quanto
affermato.
Sussultò
quando la mano dell'uomo le sfiorò una ciocca di capelli
bagnati, facendosela scivolare tra le dita, che ripresero la propria
corsa verso la cicatrice lasciata dal proiettile in uscita, proprio al
di sopra del seno destro.
-
Sa..no?! -
mormorò Gin.
-
Scusa... non
riesco a capire cosa mi sia preso – le rispose, fissandola
negli occhi mentre avanzava di un altro passo, avvicinandolesi tanto da
sentirne il calore del corpo a distanza.
-
No... non
è vero... lo so benissimo. - aggiunse, passandole le mani
tra i capelli dietro la nuca ed attirandola dolcemente a sé.
Gin pur
sapendo cosa stesse per accadere, non era spaventata. Sapeva che Sano
le avrebbe permesso di andarsene in qualsiasi momento, che non
l'avrebbe costretta ad accettare certe “attenzioni”
e che si sarebbe fermato ad un suo semplice NO.
Ma si chiese
se era quello che voleva.
Sentì
le mani dell'uomo tremare mentre si spostavano per stringerle
delicatamente le spalle.
Si
trovò schiacciata contro di lui, le braccia, ancora
sollevate a coprire il seno, imprigionate tra i loro corpi.
-
Posso tenerti
così per un po'...?
Gin gli
rispose semplicemente facendo un cenno affermativo con la testa.
-
Sei
bellissima... - le sussurrò all'orecchio, facendo seguire a
queste parole una scia di baci lievi sul collo e l'attaccatura delle
spalle. Sano interruppe quella dolce tortura solo per un attimo, il
tempo necessario ad abbassare la testa, poggiare il volto contro le
braccia della ragazza e, con le labbra, riuscire a sfiorare la
cicatrice sul petto.
-
E' colpa mia...
-
Guarirà...
-
Gin... - la
domanda rimase in sospeso ma Gin la recepì chiaramente.
Sostenne lo
sguardo dell'uomo con calma, consapevole di ciò a cui
sarebbero andati incontro.
Sano emise un
sospiro tremulo, mentre infilava nuovamente le dita tra i capelli di
lei, per poi calare lentamente il volto su quello della ragazza. Le
sfiorò le labbra con una lentezza esasperante, stando
attento ad ogni minimo mutamento, ad ogni sua minima reazione. E si
sorprese quando sentì le braccia di Gin scivolare verso
l'alto, intorno al proprio collo, il seno ormai scoperto a premergli
contro il torace, mentre rispondeva al bacio con incertezza.
Sentì
le braccia di Sano serrarsi attorno al suo corpo, schiacciandola contro
di sé, mentre il bacio si faceva più esigente,
più profondo.
Fu con uno
sforzo sovrumano che si staccò da lei, stupendosi del
mugolio di protesta che uscì dalla bocca della giovane, che
gli tirò i capelli sulla nuca, costringendolo ad abbassare
nuovamente la testa, il tutto mentre lo fissava negli occhi.
-
Gin...
dobbiamo smetterla, altrimenti... - le disse opponendole resistenza,
mentre ansimavano entrambi.
Gin
arrossì vistosamente, per poi distogliere lo sguardo dal suo
e sprofondargli il volto contro il petto.
-
Eltmn a ne
– gli mormorò contro.
-
Non... non ho
capito...
-
Eltmnt a ene
– ripeté, mentre le sue mani scivolavano sul
torace dell'uomo.
-
Gin... se
parli così, io non...
-
Va bene
– disse allora con un filo di voce, staccando il volto dal
petto dell'uomo – Altrimenti... va... bene...
Sano rimase interdetto per un attimo, fino
a che non
realizzò pienamente il significato di quelle parole,
trovandosi
allora a trattenere il respiro, mentre incredulo fissava la testa
della ragazza.
-
Gin?!
-
Se sei tu...
va bene...
Sano la scostò da sé
quanto bastava per scrutarne il
volto, adesso rivolto verso il basso.
Gin sarebbe voluta sprofondare, ed il
silenzio e
l'immobilità dell'uomo la gettarono nel panico.
-
Scusa... io...
fa finta... fa finta che non abbia detto niente... - gli disse
scostandosi ancora da lui e dandogli le spalle – Niente
– sussurrò ancora, prima di accennare a muoversi
con l'intento evidente di uscire dall'acqua.
-
No. - fu la
sola reazione di Sano, mentre l'afferrava per la vita, attirandosela
contro, abbracciandola da dietro.
-
Non posso fare
finta di niente. Non in questo caso. E comunque – concluse,
voltandola verso di sé – non voglio.
Il bacio colse Gin di sorpresa,
costringendola a
sostenersi a lui per evitare di cadere.
Sentiva le mani di Sano sulle spalle, la
schiena, mentre
con la lingua le torturava le labbra.
Gin prese a
rispondere a quel bacio, che si stava facendo sempre più
sensuale, mentre la respirazione di entrambi si faceva affannosa.
Gli si strinse
contro, in preda al bisogno di sentirsi sempre più vicina a
lui, di fondersi con lui.
La bocca dell'uomo iniziò a
lasciarle una scia di baci,
sul mento, la mandibola, il collo, proseguendo sempre più
giù, fino
a sfiorarne il seno, facendola sussultare.
Il ricordo di un'altra bocca, che mordeva,
e di mani che
stracciavano le vesti la fecero irrigidire, cosa che Sano
notò
immediatamente.
-
Gin... se non
vuoi...
-
Voglio
– rispose con voce tremante – è stato
solo un momento – aggiunse, stringendosi a lui e facendosi
silenziosa.
-
Gin, dico
davvero...
-
Sano...
perché vuoi...?
-
Perché
non dovrei volerlo? – fu la risposta.
-
Per...
quello... quello che mi è successo...
-
Non lo hai
chiesto tu. Sei la vittima della situazione. Non sei sporca ed hai
tanto da offrire.
-
Ma io...
-
Taci
– e le tappò la bocca con l'ennesimo bacio.
E stavolta, a
meno che non glielo avesse chiesto apertamente, non si sarebbe fermato.
Riprese a
carezzarla con calma e gentilezza, beandosi al sentirla abbandonarsi al
tocco delle sue mani, fidandosi di lui totalmente ed
incondizionatamente.
Quello era il
più bel regalo che potesse fargli: sé stessa.
E Sano lo
accettò ricambiando con tutto l'amore di cui un rude
guerriero poteva essere capace.
Gin fu
sopraffatta dalla dolcezza dell'uomo, che la carezzava come se fosse un
fragile cristallo prezioso, che la baciava con adorazione.
E si
sentì amata.
Probabilmente
ciò che provava Sano per lei non era amore, si disse, ma
indubbiamente la faceva sentire come se lo fosse. Ed a lei bastava.
Ciò che provava per lui sarebbe bastato per entrambi.
Ma non sapeva
che Sano aveva ormai trovato la risposta alla domanda di Souji.
“La
ami, vero?”
Sì.
E decise di
dimostrarglielo insegnandole il significato dell'espressione
“fare l'amore”, imparandolo a sua volta.
La prese in
braccio, dirigendosi verso il bordo della pozza, per depositarla a
terra e avvolgerla nel telo portato per asciugarsi, stringendola a
sé.
Pochi istanti
dopo erano a terra, le gambe intrecciate, le bocche che si cercavano,
si staccavano mentre Sano le baciava il seno, l'addome, l'ombelico,
l'interno coscia, per poi tornare sulla sua bocca.
-
Gin... se non
mi fermi adesso... non sarò più in grado...
-
Taci
– fu la risposta di lei, che, afferratolo per i capelli, lo
attirò a sé riprendendo a baciarlo con passione.
Sano tacque.
Gin non lo
fermò.
Si ritrovarono
abbracciati, un telo sotto il loro corpo, lo yukata di Sano a coprire i
corpi nudi di entrambi.
-
Ti ho fatto
male? - le chiese, sfregando il naso contro l'orecchio di Gin.
-
No... -
mormorò lei, accoccolandosi contro di lui. - Non credevo
potesse essere così... così...
-
Principessa...
tra due persone che si amano è e sarà sempre
così.
Lei
sollevò la testa di scatto, ad incrociarne gli occhi, che la
scrutarono sorridenti.
-
Che
c'è? Mi è spuntata una seconda testa?
-
No...
è che...
-
E' che abbiamo
fatto l'amore... due persone che non si amano fanno sesso... ed
è divertente, piacevole... due persone che si amano fanno
l'amore... ed è tutto ad un livello superiore...
è... E'. Punto. E basta. - le disse, voltandosi su un
fianco, verso di lei, per abbracciarla stretta.
-
Sano... io...
-
Anche io
Gin... anche io... - le disse, baciandola dolcemente sulle labbra.
-
Perciò,
da adesso, ricordati che tu sei mia, esattamente come io sono tuo.
-
Ti amo.
-
Ti amo,
ragazzina. - le rispose, zittendola con l'ennesimo bacio, carico di
promesse.
|