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Autore: Yuuki_Shinsengumi    07/01/2011    2 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano trascorsi tre giorni dall'assalto al tempio, conclusosi con la decimazione delle file dei Rasetsu.

Kazama e Amagiri, infatti, subito dopo il ferimento di Gin non avevano tardato a trasformarsi, seguiti a ruota da Souji e Sano, quest'ultimo spinto dalla rabbia che lo aveva accecato nel momento in cui aveva stretto a sé il corpo esanime della ragazza.

Kyo aveva condotto Sano, ancora con Gin tra le braccia, in un posto sicuro, dove aveva prestato le prime cure alla sorella, mentre Kazama aveva condotto la controffensiva, scagliandosi contro il nemico con una violenza inaudita: avevano osato ancora una volta prendere di mira Gin, la sola persona veramente importante nella sua vita.

Il tempio era adesso nuovamente in sicurezza, tanto che donne e bambini erano stati fatti rientrare.

Tutto era tornato alla normalità. O quasi.

Tre giorni.

Gin non si era ancora svegliata.

Sano non aveva ancora chiuso occhio.

L'uomo era rimasto accanto alla giovane, affiancato da Kyo che aveva ormai rinunciato a dirgli di andare a dormire. Le asciugava la fronte imperlata di sudore; la teneva ferma quando il dolore alla ferita le provocava le convulsioni; le cambiava la fasciatura, medicandola con estrema delicatezza, rispettandone l'intimità, non soffermando lo sguardo sul seno nudo della giovane; la rassicurava quando delirava; ne raffreddava la temperatura con impacchi freddi; ne scaldava il corpo, stringendosela delicatamente contro, quando era gelata e tremava per il freddo.

Souji aveva più volte cercato di farlo uscire dalla stanza della giovane ma c'era riuscito solo quel giorno, con un' argomentazione inoppugnabile.

  • Sano... quando si sveglierà, quale sarà la prima cosa che farai?

L'altro si limitò a guardarlo con occhi stanchi, iniettati di sangue, l'aria di chi sembra tentare di comprendere una frase pronunciata in una lingua straniera.

  • Sano... tu la ami, vero?

Quella domanda retorica ebbe la capacità di farlo tornare in sé.

  • Io... Non lo so. So... so solo che non sopporto vederla così. Lo ha fatto per salvarmi ed io... adesso...

Il singhiozzo che ne interruppe la frase lo costrinse a passarsi una mano sugli occhi, nel tentativo di celare le lacrime.

  • Però... quando si sveglierà... la prima cosa che farai sarà stringerla a te...

Sano lo guardò stupito della perspicacia del compagno.

  • Sano... vuoi farle perdere nuovamente conoscenza?

Sano guardò Souji senza comprendere il significato delle sue parole.

  • Sano... ti vuole bene. Ha fatto quello che ha fatto per salvarti la vita. Come credi si sentirà vedendoti nelle condizioni in cui versi ora? Fatti un bagno ed una bella dormita, altrimenti la farai preoccupare per niente.

L' uomo guardo Okita indeciso.

  • Il bagno... dormire no... potrebbe svegliarsi mentre...

  • Ho capito... allora vada solo per il bagno... resto io con lei. Non preoccuparti, so quanto tieni a lei. Me ne occuperò come se fosse mia sorella.

L'altro si alzò stancamente, per poi proseguire fino allo shoji.

  • Grazie, Souji. - gli disse, in un mormorio timido, prima di chiudersi la porta scorrevole dietro le spalle.

  • Prego, Sano. - rispose in un sussurro inudibile Souji, scostando i capelli dalla fronte della ragazza.

***

Alcuni minuti dopo aver lasciato la stanza di Gin, Harada, le braccia cariche di abiti puliti e dell'occorrente per sbarbarsi, si stava recando alla pozza termale, deciso a seguire il consiglio di Okita, senza riuscire a smettere di pensare alle parole di quest'ultimo.

Cosa provava per Gin?

Questo era l'interrogativo che gli martellava la mente.

Non sapeva darsi una risposta.

La trovava molto bella, ne era attratto, le si era affezionato, ma di lì all'amarla...

Doveva però ammettere che impedirsi di toccarla stava divenendo sempre più difficile e che ciò che lo univa a lei non era classificabile come amicizia: era amico di Souji e degli altri, ancor più di costoro lo era di Shinpachi. Ma ogni volta che era con il suo migliore amico non veniva afferrato dal desiderio di proteggerlo da tutti i mali del mondo, od almeno non come gli accadeva per quella ragazzina. Probabilmente era proprio per questo motivo: era una ragazzina, esattamente come Chizuru ed esattamente come questa gli stimolava il senso di protezione. Ma Chizuru gli smuoveva solo quello. Ragazzina o no, se durante quel bacio non si fosse controllato, lui e Gin avrebbero fatto l'amore.

Cercò di schiarirsi le idee immergendosi, per poi riemergere rabbiosamente, maledicendo Souji per quel tarlo assurdo che gli aveva messo in testa.

Terminò di rendersi presentabile e una volta indossato uno yukata, si recò di gran carriera nella stanza di Gin, tentando di ignorare quella domanda di Souji che lo tormentava da quando l'aveva pronunciata.

Sano, tu la ami, vero?”

***

Si sentiva sprofondare, con la sensazione di essere tenuta sospesa nel vuoto da un cavo che le attraversava il corpo, trapassandole la spalla da parte a parte, proprio sopra il petto.

Il dolore era insopportabile, tanto che si sentiva scossa da brividi di freddo e ardere da vampate di calore improvviso. Ad intervalli regolari sentiva su di sé delle mani gentili che davano sollievo al suo dolore, con gesti calmi e misurati, accompagnati da una voce tormentata che non le permetteva di lasciarsi andare al sonno.

Quanto avrebbe voluto dormire...

Quando gelava e quando bruciava... voleva dormire.

Ma c'era qualcosa che le impediva di lasciarsi andare.

Un pensiero costante, la consapevolezza di non aver portato a termine il proprio compito.

Solo allora avrebbe avuto tutto il tempo per lasciarsi andare. E sapeva che allora non ci sarebbe stato quel corpo solido e caldo ad allontanare il gelo dalle sue membra.

Sapeva che era lui ed inconsciamente lo aveva cercato per tutto il tempo, lo aveva chiamato, ma la voce interiore non funzionava e sebbene fosse certa di aver gridato il suo nome a squarciagola, anche le parole non uscivano dalla bocca, troppo pesanti per essere mosse, come imbavagliate strettamente.

Voleva resistere, doveva farlo... ma lasciarsi andare era così facile, così liberatorio!

  • Non lasciarmi... ragazzina te ne prego... svegliati. Fammi vedere i tuoi magnifici occhi d'argento...

Era lui. Ed era cambiato qualcosa.

Il volto che le sfiorava la mano non era più ispido.

Voleva vederlo.

Doveva vederlo.

Ne aveva bisogno. Solo così avrebbe potuto finire ciò che aveva iniziato. Se avesse aperto gli occhi e si fosse lasciata andare in quelle pozze dorate, si sarebbe ripresa, lo sapeva. Ne era certa.

***

Sano stringeva la mano di Gin tra le proprie, le labbra posate sopra le sue nocche, in una muta preghiera, in un bacio di speranza.

La contrazione delle dita gli fece sollevare gli occhi sul volto della giovane, assistendo a quello che per lui era un miracolo.

Le palpebre di Gin vibrarono leggermente, mentre una smorfia ne arricciava il nasino.

  • Gin... - fu il sussurro dell'uomo, tra l'incredulo e lo speranzoso.

I movimenti delle palpebre si fecero più concitati, fino a sollevarsi a fatica, mentre le dita stringevano la mano dell'uomo.

  • S.. a... no – fu il mormorio indistinto di Gin, che improvvisamente si trovò schiacciata al futon dal corpo di Harada, mentre il viso le veniva bagnato dalle lacrime dell'uomo.

  • Sei viva...

  • ...qua.... acqua....

Sano si sollevò da lei, versando velocemente dell'acqua in una coppa, in cui intinse un angolo di una pezza che andò a strizzare contro le labbra della giovane, che prese a leccare quelle gocce con estrema fatica.

L'uomo, allora, prese l'acqua nella propria bocca per poi far bere la ragazza in quel modo.

  • Grazie... - fu la parola stentata di Gin, mentre con gli occhi ancora lucidi per la febbre, fissava Sano, sollevando lievemente una mano a carezzargli il volto.

L'uomo si stupì della reazione che quel gesto gli aveva scatenato a livello inconscio: le aveva afferrato la mano, stringendosela alla guancia, per poi baciarne il palmo.

  • Grazie a te. Ti devo la vita.

  • Hai... hai ripagato il … tuo debito... - fu la risposta della giovane, che chiuse nuovamente gli occhi sprofondando nel primo vero sonno ristoratore dacché era stata ferita.

Sano la osservò per alcuni istanti, sentendo il cuore farglisi più leggero, per poi uscire dalla stanza, ma non prima di averle sfiorato le labbra con le proprie.

Probabilmente Souji ha ragione”

***

  • Che intenzioni hai, Harada?

La voce di Kazama lo colse di sorpresa appena fuori dalla stanza di Gin.

  • A cosa ti riferisci?

  • Con Gin... quali sono le tue intenzioni?

  • Non... non capisco

  • Ne sei innamorato?

  • Onestamente... non lo so... - fu la risposa di Sano, mentre distoglieva lo sguardo da quello di Kazama per riportarlo sullo shoji che aveva appena chiuso.

  • So solo che le voglio bene.... che voglio che viva e che per questo sarei disposto a morire. - aggiunse poi, sfidando l'Oni con gli occhi.

Kazama ne sostenne lo sguardo per alcuni interminabili secondi, abbandonandosi poi ad un'azione che Sano mai si sarebbe aspettato: gli mise una mano sulla spalla, stringendola lievemente, in segno di approvazione.

  • Tanto mi basta. Stalle accanto. Ha bisogno di te. - e senza aggiungere altro, si allontanò lasciando Sano confuso e sollevato al contempo, tanto che gli furono necessari alcuni minuti per riprendersi dalla sorpresa.

Si recò quindi nella sala grande, certo di trovarvi Kyo.

  • Shiranui... si è svegliata...

L'Oni lo abbracciò, mentre lacrime silenziose gli bagnavano il volto.

  • Come sta?

  • Si è assopita – fu la risposta stanca di Harada.

  • Adesso ha solo bisogno di dormire – fu il commento di Amagiri – Ed anche tu, Harada. Fatti una sana dormita

  • Quando si sveglia verrò a chiamarti – aggiunse Souji, dandogli una pacca sulla schiena.

  • Sì... avete ragione...

***

Una settimana dopo la quiete del tempio fu spezzata dalle grida di Harada e Kyo contro Gin.

  • Non puoi rischiare. Sei sempre debole! -

  • Dannazione, Kyo! Sto bene!!!

  • Piantala di sparare cazzate, principessa. Ti reggi a malapena in piedi.

  • Sano, fatti gli affari tuoi!

  • Lo sono, maledizione! Chi credi ti abbia accudita mentre deliravi in preda alla febbre? Chi pensi ti abbia medicato? Non ho chiuso occhio per tre giorni di seguito!!!

  • Nessuno te lo ha chiesto!!! Io non te lo ho chiesto!!! Lo hai deciso da solo, per cui non rinfacciarmelo!!! - fu la risposta rabbiosa della ragazza mentre lo spintonava lontano dalla porta da cui voleva uscire.

Lo schiaffo risuonò all'improvviso. Gin si portò una mano alla guancia, stupita per la reazione di Sano, di cui incontrò gli occhi pieni di rabbia repressa a stento.

  • Sei una stupida. Ci hai fatto preoccupare tutti quanti. Ed io mi sentivo e mi sento ancora responsabile per quello che ti è accaduto. E' per questo che mi sono dannato l'anima per starti accanto. Se non vuoi che mi comporti in questo modo ancora una volta, evita di salvarmi nuovamente la vita!

  • Non... posso...

  • Cosa non puoi? - le gridò contro Sano, mentre Souji lo bloccava tenendogli una mano sulla spalla.

  • Non posso lasciarti morire... non posso fermarmi adesso... non... mi rimane... molto tempo – fu la risposta di Gin, la testa bassa, ad evitare lo sguardo di tutti i presenti nella stanza.

    La presa di Souji sulla spalla di Sano si fece più forte, mentre quest'ultimo combatteva con l'impulso di sfasciare la prima cosa che gli fosse capitata a tiro.

  • Chi è il prossimo?

    Gin incrociò stupita lo sguardo di Souji, la cui espressione era risoluta come non mai.

  • Nagakura... ho... ho pensato che essendo ancora umano... potrei trasformarlo prima che rimanga ferito... in questo modo avrà bisogno di una quantità inferiore di sangue...

  • Capisco... in questo modo ti indebolirai meno...

  • Sì...

  • Bene. Vado a cercarlo e lo porterò da te. Sano, tu vieni con me.

  • Souji! Ma sei impazzito?! Sai cosa rischia...

  • Rischiamo? - lo interruppe Souji, stravolgendo il senso della frase dell'altro.

  • Un bel pugno in faccia. In pieno stile Nagakura. - fu la risposta dell'altro, il volto illuminato da un ghigno divertito.

    ***

    La fitta rete di informatori Oni era molto efficiente: due giorni dopo la decisione di andare a recuperare Shinpachi, era già noto dove si trovasse.
    Avevano già fatto tutti i preparativi per la partenza e Sano si era trovato talmente tanto impegnato da non riuscire a parlare con Gin neanche una volta. E questo anche grazie al fatto che la ragazza sembrava evitarlo.
    Ormai rassegnato a chiederle scusa per lo schiaffo che le aveva dato una volta rientrato al tempio con Shinpachi, aveva deciso di farsi un buon bagno caldo alle terme, anche per liberarsi della tensione accumulata in quegli ultimi giorni.
    Era talmente perso nei suoi pensieri che solo all'ultimo, quando ormai era completamente svestito, si accorse della figura di spalle, immersa nell'acqua fino alla vita.
    I lucenti capelli neri-violacei le aderivano alla schiena come un manto setoso.
    La coscienza gli gridò di andarsene da lì il più velocemente possibile, prima che l'istinto lo inducesse a fare qualcosa di cui si sarebbe pentito.

    Sano... la ami?”

  • Accidenti a te, Souji! - mormorò, mordendosi l'interno del labbro inferiore, mentre la sua attenzione veniva catturata dal rumore dell'acqua smossa, ritrovandosi a fissare la schiena nuda di Gin, che aveva spostato i capelli su una spalla.

    Sano si trovò a deglutire rumorosamente, realizzando di essere entrato in acqua con solo un telo attorno ai fianchi, nel momento in cui i suoi occhi furono catturati dalla cicatrice lasciata su quel corpo, altrimenti perfetto, dal colpo di pistola destinato a lui.

    Continuò ad avanzare lentamente, sino a trovarsi immerso fino ai fianchi, gli occhi che vagavano sulla figura di spalle.

    Gin si accorse solo all'ultimo della presenza dietro di lui, intuendo immediatamente di chi si trattasse.

  • S...Sano?! - mormorò, incrociando le braccia al petto per voltarsi verso l'uomo.

  • Scusami... non volevo spaventarti.

    Gin si ritrovò a fissargli il petto, facendo scivolare lo sguardo verso il basso, lungo gli addominali scolpiti, un tempo attraversati da una vecchia cicatrice risanata dal suo stesso sangue.

    Quando si chiese cosa nascondesse Sano sotto il pelo dell'acqua, arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo dal corpo dell'uomo, di cui aveva ammirato la figura fin sotto all'ombelico, da cui si dipartiva una scia sottile di peluria scura.

  • Meglio... meglio che vada – biascicò Gin, sotto lo sguardo intenso di dell'uomo, senza accennare a mettere in pratica quanto affermato.

    Sussultò quando la mano dell'uomo le sfiorò una ciocca di capelli bagnati, facendosela scivolare tra le dita, che ripresero la propria corsa verso la cicatrice lasciata dal proiettile in uscita, proprio al di sopra del seno destro.

  • Sa..no?! - mormorò Gin.

  • Scusa... non riesco a capire cosa mi sia preso – le rispose, fissandola negli occhi mentre avanzava di un altro passo, avvicinandolesi tanto da sentirne il calore del corpo a distanza.

  • No... non è vero... lo so benissimo. - aggiunse, passandole le mani tra i capelli dietro la nuca ed attirandola dolcemente a sé.

    Gin pur sapendo cosa stesse per accadere, non era spaventata. Sapeva che Sano le avrebbe permesso di andarsene in qualsiasi momento, che non l'avrebbe costretta ad accettare certe “attenzioni” e che si sarebbe fermato ad un suo semplice NO.

    Ma si chiese se era quello che voleva.

    Sentì le mani dell'uomo tremare mentre si spostavano per stringerle delicatamente le spalle.

    Si trovò schiacciata contro di lui, le braccia, ancora sollevate a coprire il seno, imprigionate tra i loro corpi.

  • Posso tenerti così per un po'...?

    Gin gli rispose semplicemente facendo un cenno affermativo con la testa.

  • Sei bellissima... - le sussurrò all'orecchio, facendo seguire a queste parole una scia di baci lievi sul collo e l'attaccatura delle spalle. Sano interruppe quella dolce tortura solo per un attimo, il tempo necessario ad abbassare la testa, poggiare il volto contro le braccia della ragazza e, con le labbra, riuscire a sfiorare la cicatrice sul petto.

  • E' colpa mia...

  • Guarirà...

  • Gin... - la domanda rimase in sospeso ma Gin la recepì chiaramente.

    Sostenne lo sguardo dell'uomo con calma, consapevole di ciò a cui sarebbero andati incontro.

    Sano emise un sospiro tremulo, mentre infilava nuovamente le dita tra i capelli di lei, per poi calare lentamente il volto su quello della ragazza. Le sfiorò le labbra con una lentezza esasperante, stando attento ad ogni minimo mutamento, ad ogni sua minima reazione. E si sorprese quando sentì le braccia di Gin scivolare verso l'alto, intorno al proprio collo, il seno ormai scoperto a premergli contro il torace, mentre rispondeva al bacio con incertezza.

    Sentì le braccia di Sano serrarsi attorno al suo corpo, schiacciandola contro di sé, mentre il bacio si faceva più esigente, più profondo.

    Fu con uno sforzo sovrumano che si staccò da lei, stupendosi del mugolio di protesta che uscì dalla bocca della giovane, che gli tirò i capelli sulla nuca, costringendolo ad abbassare nuovamente la testa, il tutto mentre lo fissava negli occhi.

  • Gin... dobbiamo smetterla, altrimenti... - le disse opponendole resistenza, mentre ansimavano entrambi.

    Gin arrossì vistosamente, per poi distogliere lo sguardo dal suo e sprofondargli il volto contro il petto.

  • Eltmn a ne – gli mormorò contro.

  • Non... non ho capito...

  • Eltmnt a ene – ripeté, mentre le sue mani scivolavano sul torace dell'uomo.

  • Gin... se parli così, io non...

  • Va bene – disse allora con un filo di voce, staccando il volto dal petto dell'uomo – Altrimenti... va... bene...

Sano rimase interdetto per un attimo, fino a che non realizzò pienamente il significato di quelle parole, trovandosi allora a trattenere il respiro, mentre incredulo fissava la testa della ragazza.

  • Gin?!

  • Se sei tu... va bene...

Sano la scostò da sé quanto bastava per scrutarne il volto, adesso rivolto verso il basso.

Gin sarebbe voluta sprofondare, ed il silenzio e l'immobilità dell'uomo la gettarono nel panico.

  • Scusa... io... fa finta... fa finta che non abbia detto niente... - gli disse scostandosi ancora da lui e dandogli le spalle – Niente – sussurrò ancora, prima di accennare a muoversi con l'intento evidente di uscire dall'acqua.

  • No. - fu la sola reazione di Sano, mentre l'afferrava per la vita, attirandosela contro, abbracciandola da dietro.

  • Non posso fare finta di niente. Non in questo caso. E comunque – concluse, voltandola verso di sé – non voglio.

Il bacio colse Gin di sorpresa, costringendola a sostenersi a lui per evitare di cadere.

Sentiva le mani di Sano sulle spalle, la schiena, mentre con la lingua le torturava le labbra.

    Gin prese a rispondere a quel bacio, che si stava facendo sempre più sensuale, mentre la respirazione di entrambi si faceva affannosa.

    Gli si strinse contro, in preda al bisogno di sentirsi sempre più vicina a lui, di fondersi con lui.

La bocca dell'uomo iniziò a lasciarle una scia di baci, sul mento, la mandibola, il collo, proseguendo sempre più giù, fino a sfiorarne il seno, facendola sussultare.

Il ricordo di un'altra bocca, che mordeva, e di mani che stracciavano le vesti la fecero irrigidire, cosa che Sano notò immediatamente.

  • Gin... se non vuoi...

  • Voglio – rispose con voce tremante – è stato solo un momento – aggiunse, stringendosi a lui e facendosi silenziosa.

  • Gin, dico davvero...

  • Sano... perché vuoi...?

  • Perché non dovrei volerlo? – fu la risposta.

  • Per... quello... quello che mi è successo...

  • Non lo hai chiesto tu. Sei la vittima della situazione. Non sei sporca ed hai tanto da offrire.

  • Ma io...

  • Taci – e le tappò la bocca con l'ennesimo bacio.

    E stavolta, a meno che non glielo avesse chiesto apertamente, non si sarebbe fermato.

    Riprese a carezzarla con calma e gentilezza, beandosi al sentirla abbandonarsi al tocco delle sue mani, fidandosi di lui totalmente ed incondizionatamente.

    Quello era il più bel regalo che potesse fargli: sé stessa.

    E Sano lo accettò ricambiando con tutto l'amore di cui un rude guerriero poteva essere capace.

    Gin fu sopraffatta dalla dolcezza dell'uomo, che la carezzava come se fosse un fragile cristallo prezioso, che la baciava con adorazione.

    E si sentì amata.

    Probabilmente ciò che provava Sano per lei non era amore, si disse, ma indubbiamente la faceva sentire come se lo fosse. Ed a lei bastava. Ciò che provava per lui sarebbe bastato per entrambi.

    Ma non sapeva che Sano aveva ormai trovato la risposta alla domanda di Souji.

    La ami, vero?”

    Sì.

    E decise di dimostrarglielo insegnandole il significato dell'espressione “fare l'amore”, imparandolo a sua volta.

    La prese in braccio, dirigendosi verso il bordo della pozza, per depositarla a terra e avvolgerla nel telo portato per asciugarsi, stringendola a sé.

    Pochi istanti dopo erano a terra, le gambe intrecciate, le bocche che si cercavano, si staccavano mentre Sano le baciava il seno, l'addome, l'ombelico, l'interno coscia, per poi tornare sulla sua bocca.

  • Gin... se non mi fermi adesso... non sarò più in grado...

  • Taci – fu la risposta di lei, che, afferratolo per i capelli, lo attirò a sé riprendendo a baciarlo con passione.

    Sano tacque.

    Gin non lo fermò.

    Si ritrovarono abbracciati, un telo sotto il loro corpo, lo yukata di Sano a coprire i corpi nudi di entrambi.

  • Ti ho fatto male? - le chiese, sfregando il naso contro l'orecchio di Gin.

  • No... - mormorò lei, accoccolandosi contro di lui. - Non credevo potesse essere così... così...

  • Principessa... tra due persone che si amano è e sarà sempre così.

    Lei sollevò la testa di scatto, ad incrociarne gli occhi, che la scrutarono sorridenti.

  • Che c'è? Mi è spuntata una seconda testa?

  • No... è che...

  • E' che abbiamo fatto l'amore... due persone che non si amano fanno sesso... ed è divertente, piacevole... due persone che si amano fanno l'amore... ed è tutto ad un livello superiore... è... E'. Punto. E basta. - le disse, voltandosi su un fianco, verso di lei, per abbracciarla stretta.

  • Sano... io...

  • Anche io Gin... anche io... - le disse, baciandola dolcemente sulle labbra.

  • Perciò, da adesso, ricordati che tu sei mia, esattamente come io sono tuo.

  • Ti amo.

  • Ti amo, ragazzina. - le rispose, zittendola con l'ennesimo bacio, carico di promesse.

   
 
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