Anche gli Oni hanno sentimenti umani cap 9
CAPITOLO 9
Virginie era nella sala grande quando vide arrivare Shinpachi che
correva come se avesse il diavolo alle calcagna. Le passò
dinanzi in velocità, senza neanche vederla, la qual cose le fece
arricciolare deliziosamente il nasino: insomma, era l'unica persona che
potesse dire di conoscere veramente, l'unica con cui si sentisse un
minimo a proprio agio, e lui che faceva? La ignorava bellamente.
Lo sbuffo che accompagnò questa constatazione le morì
quasi immediatamente sulla bocca a causa dell'intervento di un soggetto
a lei poco simpatico.
- Chibi-chan... delusa perché vi ha ignorata?
- Serpe velenosa – sussurrò, certa di non essere sentita.
Due secondi e si ritrovò la schiena schiacciata alla parete, la
gola stretta nella morsa, seppur gentile, della mano di Okita.
- Volete accertarvene? - le chiese calando il volto nell'incavo del
collo della ragazza, simulando un morso vampiresco, mentre con il
pollice le carezzava lievemente la pelle serica e profumata della gola.
La giovane rimase immobile, paralizzata dalla sorpresa. Nessuno aveva mai osato prendersi tanta libertà con lei.
- A quanto pare il serpente incantatore ha ipnotizzato la mangusta,
Chibi-chan – le sibilò sul collo, sfiorandole la pelle con
le labbra, increspate da un lieve sorriso soddisfatto.
La sentì tremare lievemente ed approfittò del momento per baciarla dietro l'orecchio.
La ginocchiata all'inguine lo costrinse a piegarsi in due, le mani
sulla parte dolorante, mentre Virginie scivolava via dall'angusto
spazio in cui l'uomo l'aveva costretta, tra la parete ed il suo corpo.
- La mangusta sa quando e come contrattaccare. - gli disse, puntandogli
un piede sul sedere e spingendolo contro la parete, facendovelo
sbattere, per poi ritirarsi ad una distanza di sicurezza.
- Vi ho sottovalutata, Chibi-chan – le disse, le mani ancora
strette sulla parte colpita – ma state certa che non
accadrà più.
- Se oserete mettermi nuovamente le mani addosso... anzi, se oserete
sfiorarmi anche con un solo dito... al posto del ginocchio
utilizzerò un coltello. - gli disse tremando vistosamente.
Souji la guardò sorpreso: il tremore ne tradiva lo spavento, ma
l'espressione risoluta, nonostante il pallore, gli fece comprendere di
avere esagerato.
- Chiedo scusa, lady Virginie. Non volevo spaventarvi. Il mio gioco
idiota si è spinto troppo oltre. - le disse, fissandola negli
occhi, sperando ardentemente che credesse alle sue parole.
La giovane europea ne sostenne lo sguardo, sospirando infine di sollievo.
- Credo di aver esagerato anche io. Non avrei dovuto colpirvi. Non in quel modo, almeno. Vi chiedo perdono.
- E' colpa mia: non avrei dovuto prendermi certe libertà. Non accadrà mai più.
La giovane abbassò lo sguardo, chiedendosi perché quelle
ultime parole le facessero così male. Non era forse ciò
che auspicava?
Souji, da parte sua, si dette dell'idiota. Ci aveva provato, lo
riconosceva. In fin dei conti era molto che non stringeva un morbido
corpo femminile tra le braccia e lei... era carina.... Si era
semplicemente dimenticato che, per alleviare certi bisogni, c'erano
donne che lo facevano di lavoro.
L'uomo si passò una mano sul volto, attirando su di sé l'attenzione della giovane.
- Okita-san...?
- Ditemi...
- Ritenete possibile che potremo mai parlare senza saltarci al collo?
- Lo spero con tutto me stesso. Ma ho dei seri problemi a fornirvi garanzie in tal senso.
- Perché? - le chiese, accorata, mentre lo afferrava per una manica della camicia.
Ne incatenò lo sguardo per un attimo che parve ad entrambi interminabile.
- Perché quando sono con voi sono combattuto tra ciò che
desidero e ciò che devo fare – le rispose, afferrandole la
mano con cui lo tratteneva, stringendola nella propria.
- Che volete dire?
Souji, per tutta risposta, le sollevo la mano che teneva imprigionata
nella sua, portandosela poi alle labbra per baciarne il palmo.
- Ecco... ho appena assecondato un mio desiderio. Ma non avrei dovuto farlo – le disse, sorridendo amaramente.
- Perché no? - gli chiese, la voce incerta.
L'uomo ne catturò nuovamente gli occhi, passando la mano libera
tra i capelli della ragazza, sulla nuca, calando il volto verso quello
di lei. Virginie era certa che l'avrebbe baciata e socchiuse gli occhi,
tutt'altro che contraria all'idea. Quando sentì le labbra
dell'uomo sulla propria fronte, spalancò gli occhi, sorpresa e
delusa.
- Perché? - tornò a chiedere.
- Stavolta non ho assecondato il mio desiderio; ho lasciato prevalere
la ragione. - le rispose, scostandosi lievemente da lei per poterla
guardare in volto.
- Perché? - chiese ancora, palesemente delusa e ferita.
Souji le sorrise scompigliandole i capelli; un sorriso triste.
- Siete disarmante nella vostra ingenuità, Chibi-chan. - le
rispose, in tono scherzoso, prima di votarle le spalle ed uscire dalla
stanza, lasciandola sola, a sfiorarsi con le dita la pelle del collo,
dietro l'orecchio, nel punto in cui l'aveva baciata.
Perché aveva desiderato quel bacio?
Perché si era rammaricata di averlo colpito?
Quegli occhi, quei maledetti e magnifici occhi verdi la ipnotizzavano, così come il suo profumo la stordiva.
Ma non era accettabile.
E solo allora ammise che tutto sommato Souji, rifiutandola, le aveva fatto un favore.
Ma allora perché le bruciava? Perché la faceva stare male?
Perché?
Stava ancora fissando il punto in cui si trovava l'uomo quando l'aveva
guardata con quei suoi meravigliosi occhi verdi, sentendosi
improvvisamente sola, per la prima volta, da quando i suoi genitori
l'avevano allontanata dall'ambasciata. Si lasciò scivolare a
terra, lo sguardo perso nel vuoto mentre le lacrime le inondavano occhi
a volto.
Fu così che la trovarono Sano e Gin. Quest'ultima si affrettò verso di lei, comprendendo in parte il suo dolore.
- Virginie-san – la chiamò dolcemente, un braccio attorno
alle sue spalle, mentre la ragazza la guardava con sguardo assente.
- Vi chiedo scusa, Gin-kun... io... - non concluse la frase esplodendo in lacrime.
- Va tutto bene... - le rispose Gin, stringendola a sé con una
dolcezza disarmante, tanto che Virginie si chiese come un ragazzo,
guerriero, potesse essere tanto delicato e sensibile, senza potersi
impedire di rispondere all'abbraccio.
C'era qualcosa in quel bishounen che l'attirava al di là del suo
aspetto. Era bello, niente da eccepire... ma il suo modo di fare, la
sua gentilezza, la sua premura erano disarmanti: le veniva voglia di
lasciarsi cullare, coccolare da quel ragazzo.
Il volto di Okita le invase la mente, lasciandola senza fiato: lo
detestava, lo trovava insopportabilmente superficiale ed irrispettoso;
prova ne era il fatto che avesse cercato di baciarla.
No. Non era vero.
Lei aveva desiderato che la baciasse... come un uomo bacia una donna.
Ma lui le aveva sfiorato la fronte come un fratello maggiore fa con una
sorellina.
Idiota.
E non si riferiva a Souji.
Si strinse maggiormente a Gin, sentendosi riscaldare dentro, per poi sorridergli in imbarazzo.
- Vi chiedo scusa.... mi sono presa libertà che non si addicono
ad una signorina. Vi ho messo in imbarazzo, mi spiace Gin-kun.
Il giovane la guardò incerto.
- Insomma, abbracciarvi così... - la frase le morì in bocca mentre arrossiva.
Gin si voltò verso Harada a cui riservò uno sguardo
interrogativo. Ricevendo in risposta un cenno di assenso, Gin la
strinse a sé, facendole poggiare la testa nell'incavo del
proprio collo: la superava infatti di tutta la testa.
- State tranquilla. Né io ne Harada-san abbiamo frainteso il vostro gesto.
Virginie nascose il volto contro il torace di Gin.
- Grazie.
- Prego, lady Virginie.
- Ginny... chiamatemi Ginny. - gli disse, scostandosi dal ragazzo
per guardarlo negli occhi, di un incredibile color argento.
- Solo se voi mi chiamerete Gin... niente titolo onorifico, tra di noi. Siete d'accordo? - le chiese sorridendole.
- Molto volentieri – rispose, ricambiando il sorriso, mentre un delicato rossore le colorava le guance.
- Adesso che avete fatto amicizia, proporrei di andare nel salone. A
breve arriveranno anche Shinpa e Souji, che ormai dovrebbero aver
terminato il bagno. E dal momento che sono certo avranno molta fame,
ritengo opportuno affrettarsi. Altrimenti non ci lasceranno neanche un
chicco di riso.
- In quel caso, Sano, considerali carne morta. - fu la replica di Gin mentre aiutava Virginie a rialzarsi.
Quando i tre giunsero nel salone, Gin e Sano andarono a sedersi ai loro
posti, uno di fronte all'altro, facendo sistemare la giovane europea
tra Sano e Shinpachi, sotto lo sguardo contrariato di Kazama.
- Che ci fa una femmina umana qui? - chiese infatti senza tanti giri di
parole, il tono pacato da cui traspariva, tuttavia, indignazione per
quella presenza inopportuna.
- E' stata affidata a Nagakura – gli rispose Sano.
- Pertanto lei viene dove vado io – fu la risposta secca di Shinpachi.
- Gin... è già difficile tenere qui lo shinsengumi ancora
umano. E so che è questione di poche ore... ma come pensi di
poter garantire l'incolumità di questa femmina? -
continuò il biondo, ignorando Shinpachi.
- Ehi, biondo, ho un nome... e me ne occuperò io – gli sibilò Shinpachi.
- Shinpa, per favore – intervenne Sano, invitandolo a non continuare.
- Kazama, lei rimane qui. Per quanto riguarda la sua incolumità, sarà sotto la mia responsabilità.
- Tua e mia, Gin. Ti aiuterò io. - intervenne nuovamente Sano.
Virginie, intanto si guardava attorno, studiando gli uomini presenti.
Gin, Harada, Okita e Nagakura già li conosceva. Erano gli altri
tre ad incuriosirla.
Il moro, Kyo, era fratello di Gin: sembrava prendere in giro il mondo
intero, con quell'espressione strafottente che gli illuminava lo
sguardo; il gigante dagli occhi azzurri, Amagiri, era taciturno e
decisamente minaccioso, per quanto non le incutesse un eccessivo
timore; almeno non quanto il biondo, Kazama, i cui occhi vermigli lo
rendevano inquietante, tanto quanto il suo atteggiamento lasciava
intendere l'arroganza che traspariva da tutta la sua persona.
Gli occhi di Virginie si soffermarono su ognuno dei presenti e quando
incrociò lo sguardo verde foresta di Okita sentì le
guance andarle a fuoco, attirando su di sé l'attenzione di
Kazama.
- Se arrossisce così, sarà difficile resistere anche per
noi – sbuffò Kazama – è estremamente
invitante – concluse, accennando ad alzarsi.
Con un movimento rapido Shinpachi si avvicinò a Virginie.
- Sta' lontano da lei, Oni.
- Non sei ancora in condizioni di uscire vivo da uno scontro con me umano.
- Kazama, smettila. - intervenne Gin.
- Se non sarò io, sarà uno dei nostri qui fuori.
- Osa solo avvicinarti a lei, ed io...
- Tu cosa, Nagakura? - lo provocò Kazama, pregustando già
il sangue dell'uomo che a breve, ne era certo, avrebbe lordato la lama
della sua katana.
- Sei solo un povero, piccolo insetto. Posso schiacciarti come una
mosca. Sei solo un umano. - continuò il biondo Oni, alzandosi
con una mossa fulminea, la katana sguainata, pronto a colpire Nagakura.
Ma la sua katana si scontrò con quella di Okita.
- Io non più. E se vuoi arrivare a lei e a Nagakura dovrai vedertela con me.
Amagiri intervenne afferrando Kazama per un braccio e riportandolo
seduto, mentre Okita si spostava affianco a Shinpachi, sedendovisi.
- Kazama... osa ancora una volta puntare un arma contro uno di loro e
potrai dire addio alla nostra amicizia. - furono le dure parole di Gin,
mentre ne catturava gli occhi con i propri.
- Capito. - fu la sola parola che uscì dalle labbra tirate del biondo.
- Bene. Adesso ceniamo.
Il resto della cena trascorse stranamente in tranquillità.
Subito dopo aver rassettato, Gin invitò Sano, Souji e Shinpa a
seguirla, estendendo l'invito a Virginie, non sentendosela di lasciarla
sola con Kazama in giro. Kyo si unì al gruppo, desideroso di
stare vicino alla sorella nel momento in cui avesse avuto bisogno di
aiuto dopo aver dato il via alla trasformazione di Shinpachi.
Sano si incaricò di spiegare a Shinpachi perché si
trovasse lì con loro, senza tralasciare niente, il tutto mentre
stringeva la mano di Gin nella propria.
Virginie guardava quelle mani intrecciate con estremo imbarazzo, certa
che tra i due uomini ci fosse del tenero, la qualcosa, data la
fisicità di Sano, aveva dell'incredibile.
La sua attenzione fu attirata dal sorriso con cui Kyo guardava i due e
dalla naturalezza con cui Okita e Nagakura avevano accettato quella
strana relazione. Si trovò ad arrossire, imbarazzata al pensiero
di quei due che si scambiavano effusioni.
- A cosa pensate, Chibi-chan? Siete arrossita improvvisamente...
pensieri impuri? - la stuzzicò Okita, sorridendole divertito.
- Stupido. - sussurrò la ragazza, mentre si scostava dall'uomo che, nel frattempo le si era avvicinato.
- Quell'Oni ha ragione... avete un odore irresistibile – le disse, sentendo la bocca farglisi improvvisamente asciutta.
- Merda... - sibilò, mentre sprofondava il naso nella pelle
delicata del collo della giovane, sotto lo sguardo sbalordito di Sano e
Gin.
- Souji... - lo richiamo Sano, mettendogli una mano sulla spalla.
- Sto bene, tranquillo. L'ho fatto solo per abituarmi al suo odore
– sussurrò Okita a fatica, mentre con una carezza al volto
di Virginie cercava di tranquillizzare la ragazza.
- Ma cosa...? - chiese Virginie, mentre la presa rassicurante e ferma di Gin la faceva spostare alle sue stesse spalle.
- Avete capito cosa siamo? - le chiese Gin, senza togliere gli occhi da Okita, che stava riprendendosi rapidamente.
- Oni...?
- Demoni... e la fonte primaria del nostro potere è il sangue
umano... ed il vostro è estremamente invitante. - le disse,
voltandosi verso di lei.
- Adesso comprendo le obiezioni di Kazama....- fu il commento della ragazza dopo un attimo di sbalordimento.
- Non mi sembrate spaventata – le disse Kyo, sorpreso.
- Dopo essere stata attaccata da quei cosi... Rasetsu, mi sembra che
Nagakura gli abbia chiamati così... Tutti voi non mi sembrate
così aggressivi e spaventosi. E poi Okita-san ha detto che
voleva abituarsi al mio odore, non uccidermi.
Souji la guardò stupito da tanta cieca fiducia.
- Grazie della fiducia, Chibi-chan – le sussurrò,
sorridendo, mentre con la mano le scompigliava i capelli, sotto lo
sguardo divertito di Gin, la quale tornò a concentrarsi su
Nagakura.
- Che mi dite, allora? Accettate?
L'uomo guardò lei e poi Sano.
- Ho fiducia in Sano. E se lui si fida talmente tanto di voi da
scegliervi come compagna, allora mi fiderò di voi anche io. - fu
la risposta dell'uomo – Che devo fare?
Sotto lo sguardo sorpreso di Virginie, che aveva scoperto la sua vera
natura, e quello deciso di Nagakura, Gin sollevò fin sopra al
gomito la manica della camicia che indossava, afferrò la katana
portale da Sano e si procurò un lieve taglio sul braccio, da cui
iniziò a sgorgare il sangue.
- Bere – fu la risposta di Gin, mentre portava il polso alla bocca di Shinpachi.
Tre giorni dopo, Nagakura era diventato un Oni impuro, mentre Okita
abbandonò il tempio per andare ad incontrare Saitou che sapeva
attenderlo in compagnia di una giovane Oni messagli alle spalle da Gin.
***
- Dannazione, quanto ancora dovrò attendere prima di liberarmi
di voi? - si chiese Raiseki esasperata dall'atteggiamento che Saitou
aveva tenuto in quei giorni. La convivenza stava divenendo estremamente
difficile per lei. L'uomo, invece, la ignorava, limitandosi a
rivolgerle la parola solo quando lo ritenesse strettamente necessario.
Saitou si sollevò dal giaciglio improvvisato, mettendosi seduto per scrutarla meglio in volto.
- Che c'è che non va? Non vi siete mai lamentata sino ad ora.
- C'è che se avessi voluto coabitare con un uomo dall'energia di
un cadavere, mi sarei trasferita presso le tombe fuori
città.
La verità era che trovava frustante stargli accanto senza che
lui prendesse la minima iniziativa nei suoi confronti. E' vero, gli
aveva detto che non gli avrebbe più permesso di baciarla, ma
quel primo ed unico bacio continuava a tormentarla, giorno e notte,
facendole desiderare il bis. E spingendola a chiedersi come sarebbe
stato andare oltre. L'espressione felice di Gin le si presentò
alla mente. Anche lei si sarebbe sentita così dopo essersi
concessa all'uomo di cui era innamorata?
Portò lo sguardo su Saitou, arrossendo vistosamente non appena ne incrociò lo sguardo indagatore.
Merda.
Ed anche quella notte non avrebbe chiuso occhio.
Un rumore improvviso fece scattare entrambi in piedi, la katana sguainata.
- Dov'è? - chiese l'uomo in un sussurro.
La ragazza gli rispose accennando con il capo in direzione dello shoji,
mentre socchiudeva gli occhi, concentrata sui rumori che provenivano da
fuori, per poi mostrare all'uomo cinque dita, il numero delle persone
appostate all'esterno della stanza.
- Sono qua dentro... non dobbiamo svegliarli: lui è pericolosissimo.
- Questo significa che non posso farmi un giretto con la ragazza...
La mano di Raiseki si serrò ulteriormente sull'arma, mentre le
immagini di Gin subito dopo lo stupro le affollavano la mente. Si
rilassò lievemente solo quando Saitou le sfiorò le nocche
bianche.
- Sei sicuro che stiano dormendo?
- Con una gatta come quella nel letto, sicuramente avranno fatto baldoria fino a tardi.
- Già. Fortunato lui.
Saitou riportò gli occhi su Raiseki che, il capo chino, cercava
di nascondere il rossore del volto facendovi scivolare sopra i capelli.
- Quante monete avranno?
- Per mantenere quella gatta ce ne vogliono molti, garantito.
Le guance di Raiseki iniziarono a fremere per la rabbia, lasciando
chiaramente intendere a Saitou che la giovane era sul punto di
esplodere.
Fu così che, sotto lo sguardo sbalordito di Raiseki, Saitou si
diresse alla porta, spalancandola improvvisamente, slanciandosi contro
il malvivente a lui più vicino.
- Temo che qui troverete solo il modo di indebitare le vostre famiglie
per la vostra cerimonia funebre. - disse con tono calmo e minaccioso al
contempo.
I quattro che erano sfuggiti alla minaccia della katana dell'uomo,
arretrarono lentamente, fino a che la schiena di uno di loro non
andò a pungersi contro la punta della katana di Raiseki, che si
era materializzata alle loro spalle, guadagnandosi un'occhiata
inintelligibile da Saitou.
- Dove credete di andare? Avete intenzione di lasciarmi così?
Dopo tante promesse... Potrei sentirmi trascurata... - disse loro, la
bocca atteggiata in un poco rassicurante sorriso di scherno, mentre
assumeva la posizione di attacco.
- Sei solo una donna... cosa credi di poter fare contro noi quattro? -
le disse uno degli uomini, facendole scivolare addosso lo sguardo con
lascivia.
- Ti consiglio di riflettere prima di parlare. Lei NON è SOLO
una donna, ma una guerriera. E comunque, prima che uno solo di voi
quattro riesca anche solo a sfiorarla, il vostro amico qui con me si
troverà con la gola recisa. Ed allora saremo due contro quattro.
Ma se siete certi di riuscire a ucciderci...
Raiseki abbassò la katana, gli occhi gialli brillanti di scherno, spostandosi di lato.
Tempo zero, i cinque si dettero alla fuga, sotto lo sguardo soddisfatto
della ragazza e quello freddo ed inespressivo dell'uomo, che poco dopo
si rivolse alla compagna, afferrandola per un braccio e
trascinandola nella loro stanza.
- E adesso voglio sapere ciò che non mi hai detto, Oni.
***
Gin tornò a rileggere il rapporto arrivatole quella
mattina dagli uomini che aveva messo alle costole di Keisuke Yamanami,
più noto come Sannan-san.
C'era qualcosa che non andava. Dal rapporto risaltava il fatto che
avesse stretto rapporti con Koudou-san, quel pazzo scatenato. Ma
qualcosa le diceva che un uomo che aveva assunto l'ochimizu,
trasformandosi in Rasetsu, solo per continuare a far parte della
shinsengumi, difficilmente avrebbe rinnegato la shinsengumi stessa
alleandosi con il nemico allo scopo di dimostrare la propria acquisita
superiorità. Certo era che, se la sua impressione si fosse
rivelata essere vera, avrebbe dovuto fare di tutto per non tradire
l'uomo che, sicuramente, era mosso da motivi ben precisi, di non
difficile intuizione. Ma dal momento che non lo conosceva, che lo aveva
sempre visto come il più schivo tra tutti i compagni di Sano, e
non ultimo il fatto che non lo aveva ancora “visto” morire,
non potendo così sapere se sarebbe morto da traditore o meno,
aveva ritenuto opportuno mettergli alle spalle una persona di sua
fiducia, una persona che, per il proprio aspetto, non sarebbe stata
identificata come Oni, ma che anzi si sarebbe facilmente
“mimetizzata” con il resto delle persone che circondavano
Sannan-san, potendo così arrivare a tenere d'occhio anche
Hijikata-san.
Decisa a non rendere pubblico quel rapporto che, certamente, avrebbe
influenzato negativamente i tre shinsengumi presso il tempio, a cui si
sarebbe presto unito Saitou come quarto, si ripromise di tacere su
quanto scoperto e sul fatto che aveva assegnato Skiri alla sorveglianza
di Sannan-san, Heisuke Toudo ed Hijikata-san. Era infatti certa che
quei tre si sarebbero riuniti e qualcosa le diceva che se Skiri avesse
seguito i primi due, sarebbe stata in grado di consentirgli di
prevedere le mosse di Kazama.
Già... Kazama. Non si era dato per vinto. Aveva solo
momentaneamente accettato quanto Gin stava facendo, ma la ragazza
sapeva benissimo che, nonostante avesse lasciato correre con i tre che
già si trovavano presso il tempio, così come avrebbe
lasciato correre con Saitou, Yamanami e Toudo, difficilmente si sarebbe
mostrato altrettanto benevolo verso Hijikata. Ed era consapevole che la
cosa non si riducesse ad una mera questione di onore: Kazama voleva
Chizuru; Hijikata era intervenuto impedendogli di farne ciò che
voleva. E non poteva perdonarglielo. Probabilmente lo vedeva come un
rivale. Ma non di spada.
***
In piedi, gli stivali infilati nelle staffe, Skiri scrutava dall'alto
della sua postazione l'edificio in cui si era ritirato Hijikata-san
insieme alla giovane Oni che lo accompagnava. Gli occhi verde muschio,
talmente scuri da sembrare neri, si spostarono in alto, soffermandosi
su un punto ben preciso. Un braccio lungo e sottile si stese
morbidamente nell'aria, mentre un sorriso lieve incurvava le labbra
della giovane, che con un gesto aggraziato scostò i lunghi
capelli nero ramati dal volto. Pochi secondi dopo il falco si
posò sul guanto che rivestiva la mano e l'avambraccio della
giovane, la quale sprofondò gli occhi in quelli del rapace,
sorridendogli rassicurante.
- Ottimo lavoro, piccolo mio – sussurrò al falco, sul cui
capo ripose il cappuccio, sfiorandoglielo poi con le labbra.
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Nuovo personaggio femminile... chissà con chi interagirà?
Skiri... ti dedico Skiri
Questa era la sorpresa ^__^
Virgi, Ayako... mi scuso per avervi fatto attendere così tanto. Spero che il capitolo fiume mi faccia perdonare.
Chiedo venia per gli eventuali errori e vi invito a segnalarli.
Grazie. ^^
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