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Autore: Yuuki_Shinsengumi    31/01/2011    1 recensioni
[Hakuouki Shinsengumi Kitan]
Sapeva che sarebbe accaduto in quel posto, lo aveva visto.
Ed aveva deciso che avrebbe fatto di tutto per salvargli la vita.
Sapeva che suo fratello lo avrebbe raggiunto: aveva ricevuto l'ordine di uccidere tutti i Rasetsu di quel pazzo di Koudou-san.
E lei aveva deciso di seguirlo.
Si erano separati solo per far sì che lei rimanesse al di fuori dello scontro, seduta sul ramo più alto dell'albero più alto, sotto cui sapeva che si sarebbe conclusa la vita di Harada.
Ma lei era intenzionata a cambiarne il destino.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Anche gli Oni hanno sentimenti umani cap 9
CAPITOLO 9

Virginie era nella sala grande quando vide arrivare Shinpachi che correva come se avesse il diavolo alle calcagna. Le passò dinanzi in velocità, senza neanche vederla, la qual cose le fece arricciolare deliziosamente il nasino: insomma, era l'unica persona che potesse dire di conoscere veramente, l'unica con cui si sentisse un minimo a proprio agio, e lui che faceva? La ignorava bellamente.
Lo sbuffo che accompagnò questa constatazione le morì quasi immediatamente sulla bocca a causa dell'intervento di un soggetto a lei poco simpatico.
- Chibi-chan... delusa perché vi ha ignorata?
- Serpe velenosa – sussurrò, certa di non essere sentita.
Due secondi e si ritrovò la schiena schiacciata alla parete, la gola stretta nella morsa, seppur gentile, della mano di Okita.
- Volete accertarvene? - le chiese calando il volto nell'incavo del collo della ragazza, simulando un morso vampiresco, mentre con il pollice le carezzava lievemente la pelle serica e profumata della gola.
La giovane rimase immobile, paralizzata dalla sorpresa.  Nessuno aveva mai osato prendersi tanta libertà con lei.
- A quanto pare il serpente incantatore ha ipnotizzato la mangusta, Chibi-chan – le sibilò sul collo, sfiorandole la pelle con le labbra, increspate da un lieve sorriso soddisfatto.
La sentì tremare lievemente ed approfittò del momento per baciarla dietro l'orecchio.
La ginocchiata all'inguine lo costrinse a piegarsi in due, le mani sulla parte dolorante, mentre Virginie scivolava via dall'angusto spazio in cui l'uomo l'aveva costretta, tra la parete ed il suo corpo.
- La mangusta sa quando e come contrattaccare. - gli disse, puntandogli un piede sul sedere e spingendolo contro la parete, facendovelo sbattere, per poi ritirarsi ad una distanza di sicurezza.
- Vi ho sottovalutata, Chibi-chan – le disse, le mani ancora strette sulla parte colpita – ma state certa che non accadrà più.
- Se oserete mettermi nuovamente le mani addosso... anzi, se oserete sfiorarmi anche con un solo dito... al posto del ginocchio utilizzerò un coltello. - gli disse tremando vistosamente.
Souji la guardò sorpreso: il tremore ne tradiva lo spavento, ma l'espressione risoluta, nonostante il pallore, gli fece comprendere di avere esagerato.
- Chiedo scusa, lady Virginie. Non volevo spaventarvi. Il mio gioco idiota si è spinto troppo oltre. - le disse, fissandola negli occhi, sperando ardentemente che credesse alle sue parole.
La giovane europea ne sostenne lo sguardo, sospirando infine di sollievo.
- Credo di aver esagerato anche io. Non avrei dovuto colpirvi. Non in quel modo, almeno. Vi chiedo perdono.
- E' colpa mia: non avrei dovuto prendermi certe libertà. Non accadrà mai più.
La giovane abbassò lo sguardo, chiedendosi perché quelle ultime parole le facessero così male. Non era forse ciò che auspicava?
Souji, da parte sua, si dette dell'idiota. Ci aveva provato, lo riconosceva. In fin dei conti era molto che non stringeva un morbido corpo femminile tra le braccia e lei... era carina....  Si era semplicemente dimenticato che, per alleviare certi bisogni, c'erano donne che lo facevano di lavoro.
L'uomo si passò una mano sul volto, attirando su di sé l'attenzione della giovane.
- Okita-san...?
- Ditemi...
- Ritenete possibile che potremo mai parlare senza saltarci al collo?
- Lo spero con tutto me stesso. Ma ho dei seri problemi a fornirvi garanzie in tal senso.
- Perché? - le chiese, accorata, mentre lo afferrava per una manica della camicia.
Ne incatenò lo sguardo per un attimo che parve ad entrambi interminabile.
- Perché quando sono con voi sono combattuto tra ciò che desidero e ciò che devo fare – le rispose, afferrandole la mano con cui lo tratteneva, stringendola nella propria.
- Che volete dire?
Souji, per tutta risposta, le sollevo la mano che teneva imprigionata nella sua, portandosela poi alle labbra per baciarne il palmo.
- Ecco... ho appena assecondato un mio desiderio. Ma non avrei dovuto farlo – le disse, sorridendo amaramente.
- Perché no? - gli chiese, la voce incerta.
L'uomo ne catturò nuovamente gli occhi, passando la mano libera tra i capelli della ragazza, sulla nuca, calando il volto verso quello di lei. Virginie era certa che l'avrebbe baciata e socchiuse gli occhi, tutt'altro che contraria all'idea. Quando sentì le labbra dell'uomo sulla propria fronte, spalancò gli occhi, sorpresa e delusa.
- Perché? - tornò a chiedere.
- Stavolta non ho assecondato il mio desiderio; ho lasciato prevalere la ragione. - le rispose, scostandosi lievemente da lei per poterla guardare in volto.
- Perché? - chiese ancora, palesemente delusa e ferita.
Souji le sorrise scompigliandole i capelli; un sorriso triste.
- Siete disarmante nella vostra ingenuità, Chibi-chan. - le rispose, in tono scherzoso, prima di votarle le spalle ed uscire dalla stanza, lasciandola sola, a sfiorarsi con le dita la pelle del collo, dietro l'orecchio, nel punto in cui l'aveva baciata.
Perché aveva desiderato quel bacio?
Perché si era rammaricata di averlo colpito?
Quegli occhi, quei maledetti e magnifici occhi verdi la ipnotizzavano, così come il suo profumo la stordiva.
Ma non era accettabile.
E solo allora ammise che tutto sommato Souji, rifiutandola, le aveva fatto un favore.
Ma allora perché le bruciava? Perché la faceva stare male?
Perché?
Stava ancora fissando il punto in cui si trovava l'uomo quando l'aveva guardata con quei suoi meravigliosi occhi verdi, sentendosi improvvisamente sola, per la prima volta, da quando i suoi genitori l'avevano allontanata dall'ambasciata. Si lasciò scivolare a terra, lo sguardo perso nel vuoto mentre le lacrime le inondavano occhi a volto.
Fu così che la trovarono Sano e Gin. Quest'ultima si affrettò verso di lei, comprendendo in parte il suo dolore.
- Virginie-san – la chiamò dolcemente, un braccio attorno alle sue spalle, mentre la ragazza la guardava con sguardo assente.
- Vi chiedo scusa, Gin-kun... io... - non concluse la frase esplodendo in lacrime.
- Va tutto bene... - le rispose Gin, stringendola a sé con una dolcezza disarmante, tanto che Virginie si chiese come un ragazzo, guerriero, potesse essere tanto delicato e sensibile, senza potersi impedire di rispondere all'abbraccio.
C'era qualcosa in quel bishounen che l'attirava al di là del suo aspetto. Era bello, niente da eccepire... ma il suo modo di fare, la sua gentilezza, la sua premura erano disarmanti: le veniva voglia di lasciarsi cullare, coccolare da quel ragazzo.
Il volto di Okita le invase la mente, lasciandola senza fiato: lo detestava, lo trovava insopportabilmente superficiale ed irrispettoso; prova ne era il fatto che avesse cercato di baciarla.
No. Non era vero.
Lei aveva desiderato che la baciasse... come un uomo bacia una donna. Ma lui le aveva sfiorato la fronte come un fratello maggiore fa con una sorellina.
Idiota.
E non si riferiva a Souji.
Si strinse maggiormente a Gin, sentendosi riscaldare dentro, per poi sorridergli in imbarazzo.
- Vi chiedo scusa.... mi sono presa libertà che non si addicono ad una signorina. Vi ho messo in imbarazzo, mi spiace Gin-kun.
Il giovane la guardò incerto.
- Insomma, abbracciarvi così... - la frase le morì in bocca mentre arrossiva.
Gin si voltò verso Harada a cui riservò uno sguardo interrogativo. Ricevendo in risposta un cenno di assenso, Gin la strinse a sé, facendole poggiare la testa nell'incavo del  proprio collo: la superava infatti di tutta la testa.
- State tranquilla. Né io ne Harada-san abbiamo frainteso il vostro gesto.
Virginie nascose il volto contro il torace di Gin.
- Grazie.
- Prego, lady Virginie.
- Ginny... chiamatemi Ginny. - gli disse,  scostandosi dal ragazzo per guardarlo negli occhi, di un incredibile color argento.
- Solo se voi mi chiamerete Gin... niente titolo onorifico, tra di noi. Siete d'accordo? - le chiese sorridendole.
- Molto volentieri – rispose, ricambiando il sorriso, mentre un delicato rossore le colorava le guance.
- Adesso che avete fatto amicizia, proporrei di andare nel salone. A breve arriveranno anche Shinpa e Souji, che ormai dovrebbero aver terminato il bagno. E dal momento che sono certo avranno molta fame, ritengo opportuno affrettarsi. Altrimenti non ci lasceranno neanche un chicco di riso.
- In quel caso, Sano, considerali carne morta. - fu la replica di Gin mentre aiutava Virginie a rialzarsi.
Quando i tre giunsero nel salone, Gin e Sano andarono a sedersi ai loro posti, uno di fronte all'altro, facendo sistemare la giovane europea tra Sano e Shinpachi, sotto lo sguardo contrariato di Kazama.
- Che ci fa una femmina umana qui? - chiese infatti senza tanti giri di parole, il tono pacato da cui traspariva, tuttavia, indignazione per quella presenza inopportuna.
- E' stata affidata a Nagakura – gli rispose Sano.
- Pertanto lei viene dove vado io – fu la risposta secca di Shinpachi.
- Gin... è già difficile tenere qui lo shinsengumi ancora umano. E so che è questione di poche ore... ma come pensi di poter garantire l'incolumità di questa femmina? - continuò il biondo, ignorando Shinpachi.
- Ehi, biondo, ho un nome... e me ne occuperò io – gli sibilò Shinpachi.
- Shinpa, per favore – intervenne Sano, invitandolo a non continuare.
- Kazama, lei rimane qui. Per quanto riguarda la sua incolumità, sarà sotto la mia responsabilità.
- Tua e mia, Gin. Ti aiuterò io. - intervenne nuovamente Sano.
Virginie, intanto si guardava attorno, studiando gli uomini presenti. Gin, Harada, Okita e Nagakura già li conosceva. Erano gli altri tre ad incuriosirla.
Il moro, Kyo, era fratello di Gin: sembrava prendere in giro il mondo intero, con quell'espressione strafottente che gli illuminava lo sguardo; il gigante dagli occhi azzurri, Amagiri, era taciturno e decisamente minaccioso, per quanto non le incutesse un eccessivo timore; almeno non quanto il biondo, Kazama, i cui occhi vermigli lo rendevano inquietante, tanto quanto il suo atteggiamento lasciava intendere l'arroganza che traspariva da tutta la sua persona.
Gli occhi di Virginie si soffermarono su ognuno dei presenti e quando incrociò lo sguardo verde foresta di Okita sentì le guance andarle a fuoco, attirando su di sé l'attenzione di Kazama.
- Se arrossisce così, sarà difficile resistere anche per noi – sbuffò Kazama – è estremamente invitante – concluse, accennando ad alzarsi.
Con un movimento rapido Shinpachi si avvicinò a Virginie.
- Sta' lontano da lei, Oni.
- Non sei ancora in condizioni di uscire vivo da uno scontro con me umano.
- Kazama, smettila. - intervenne Gin.
- Se non sarò io, sarà uno dei nostri qui fuori.
- Osa solo avvicinarti a lei, ed io...
- Tu cosa, Nagakura? - lo provocò Kazama, pregustando già il sangue dell'uomo che a breve, ne era certo, avrebbe lordato la lama della sua katana.
- Sei solo un povero, piccolo insetto. Posso schiacciarti come una mosca. Sei solo un umano. - continuò il biondo Oni, alzandosi con una mossa fulminea, la katana sguainata, pronto a colpire Nagakura.
Ma la sua katana si scontrò con quella di Okita.
- Io non più. E se vuoi arrivare a lei e a Nagakura dovrai vedertela con me.
Amagiri intervenne afferrando Kazama per un braccio e riportandolo seduto, mentre Okita si spostava affianco a Shinpachi, sedendovisi.
- Kazama... osa ancora una volta puntare un arma contro uno di loro e potrai dire addio alla nostra amicizia. - furono le dure parole di Gin, mentre ne catturava gli occhi con i propri.
- Capito. - fu la sola parola che uscì dalle labbra tirate del biondo.
- Bene. Adesso ceniamo.

Il resto della cena trascorse stranamente in tranquillità.
Subito dopo aver rassettato, Gin invitò Sano, Souji e Shinpa a seguirla, estendendo l'invito a Virginie, non sentendosela di lasciarla sola con Kazama in giro. Kyo si unì al gruppo, desideroso di stare vicino alla sorella nel momento in cui avesse avuto bisogno di aiuto dopo aver dato il via alla trasformazione di Shinpachi.
Sano si incaricò di spiegare a Shinpachi perché si trovasse lì con loro, senza tralasciare niente, il tutto mentre stringeva la mano di Gin nella propria.
Virginie guardava quelle mani intrecciate con estremo imbarazzo, certa che tra i due uomini ci fosse del tenero, la qualcosa, data la fisicità di Sano, aveva dell'incredibile.
La sua attenzione fu attirata dal sorriso con cui Kyo guardava i due e dalla naturalezza con cui Okita e Nagakura avevano accettato quella strana relazione. Si trovò ad arrossire, imbarazzata al pensiero di quei due che si scambiavano effusioni.
- A cosa pensate, Chibi-chan? Siete arrossita improvvisamente... pensieri impuri? - la stuzzicò Okita, sorridendole divertito.
- Stupido. - sussurrò la ragazza, mentre si scostava dall'uomo che, nel frattempo le si era avvicinato.
- Quell'Oni ha ragione... avete un odore irresistibile – le disse, sentendo la bocca farglisi improvvisamente asciutta.
- Merda... - sibilò, mentre sprofondava il naso nella pelle delicata del collo della giovane, sotto lo sguardo sbalordito di Sano e Gin.
- Souji... - lo richiamo Sano, mettendogli una mano sulla spalla.
- Sto bene, tranquillo. L'ho fatto solo per abituarmi al suo odore – sussurrò Okita a fatica, mentre con una carezza al volto di Virginie cercava di tranquillizzare la ragazza.
- Ma cosa...? - chiese Virginie, mentre la presa rassicurante e ferma di Gin la faceva spostare alle sue stesse spalle.
- Avete capito cosa siamo? - le chiese Gin, senza togliere gli occhi da Okita, che stava riprendendosi rapidamente.
- Oni...?
- Demoni... e la fonte primaria del nostro potere è il sangue umano... ed il vostro è estremamente invitante. - le disse, voltandosi verso di lei.
- Adesso comprendo le obiezioni di Kazama....- fu il commento della ragazza dopo un attimo di sbalordimento.
- Non mi sembrate spaventata – le disse Kyo, sorpreso.
- Dopo essere stata attaccata da quei cosi... Rasetsu, mi sembra che Nagakura gli abbia chiamati così... Tutti voi non mi sembrate così aggressivi e spaventosi. E poi Okita-san ha detto che voleva abituarsi al mio odore, non uccidermi.
Souji la guardò stupito da tanta cieca fiducia.
- Grazie della fiducia, Chibi-chan – le sussurrò, sorridendo, mentre con la mano le scompigliava i capelli, sotto lo sguardo divertito di Gin, la quale tornò a concentrarsi su Nagakura.
- Che mi dite, allora? Accettate?
L'uomo guardò lei e poi Sano.
- Ho fiducia in Sano. E se lui si fida talmente tanto di voi da scegliervi come compagna, allora mi fiderò di voi anche io. - fu la risposta dell'uomo – Che devo fare?
Sotto lo sguardo sorpreso di Virginie, che aveva scoperto la sua vera natura, e quello deciso di Nagakura, Gin sollevò fin sopra al gomito la manica della camicia che indossava, afferrò la katana portale da Sano e si procurò un lieve taglio sul braccio, da cui iniziò a sgorgare il sangue.
- Bere – fu la risposta di Gin, mentre portava il polso alla bocca di Shinpachi.
Tre giorni dopo, Nagakura era diventato un Oni impuro, mentre Okita abbandonò il tempio per andare ad incontrare Saitou che sapeva attenderlo in compagnia di una giovane Oni messagli alle spalle da Gin.

***

- Dannazione, quanto ancora dovrò attendere prima di liberarmi di voi? - si chiese Raiseki esasperata dall'atteggiamento che Saitou aveva tenuto in quei giorni. La convivenza stava divenendo estremamente difficile per lei. L'uomo, invece, la ignorava, limitandosi a rivolgerle la parola solo quando lo ritenesse strettamente necessario.
Saitou si sollevò dal giaciglio improvvisato, mettendosi seduto per scrutarla meglio in volto.
- Che c'è che non va? Non vi siete mai lamentata sino ad ora.
- C'è che se avessi voluto coabitare con un uomo dall'energia di un cadavere, mi sarei trasferita presso  le tombe fuori città.
La verità era che trovava frustante stargli accanto senza che lui prendesse la minima iniziativa nei suoi confronti. E' vero, gli aveva detto che non gli avrebbe più permesso di baciarla, ma quel primo ed unico bacio continuava a tormentarla, giorno e notte, facendole desiderare il bis. E spingendola a chiedersi come sarebbe stato andare oltre. L'espressione felice di Gin le si presentò alla mente. Anche lei si sarebbe sentita così dopo essersi concessa all'uomo di cui era innamorata?
Portò lo sguardo su Saitou, arrossendo vistosamente non appena ne incrociò lo sguardo indagatore.
Merda.
Ed anche quella notte non avrebbe chiuso occhio.
Un rumore improvviso fece scattare entrambi in piedi, la katana sguainata.
- Dov'è? - chiese l'uomo in un sussurro.
La ragazza gli rispose accennando con il capo in direzione dello shoji, mentre socchiudeva gli occhi, concentrata sui rumori che provenivano da fuori, per poi mostrare all'uomo cinque dita, il numero delle persone appostate all'esterno della stanza.
- Sono qua dentro... non dobbiamo svegliarli: lui è pericolosissimo.
- Questo significa che non posso farmi un giretto con la ragazza...
La mano di Raiseki si serrò ulteriormente sull'arma, mentre le immagini di Gin subito dopo lo stupro le affollavano la mente. Si rilassò lievemente solo quando Saitou le sfiorò le nocche bianche.
- Sei sicuro che stiano dormendo?
- Con una gatta come quella nel letto, sicuramente avranno fatto baldoria fino a tardi.
- Già. Fortunato lui.
Saitou riportò gli occhi su Raiseki che, il capo chino, cercava di nascondere il rossore del volto facendovi scivolare sopra i capelli.
- Quante monete avranno?
- Per mantenere quella gatta ce ne vogliono molti, garantito.
Le guance di Raiseki iniziarono a fremere per la rabbia, lasciando chiaramente intendere a Saitou che la giovane era sul punto di esplodere.
Fu così che, sotto lo sguardo sbalordito di Raiseki, Saitou si diresse alla porta, spalancandola improvvisamente, slanciandosi contro il malvivente a lui più vicino.
- Temo che qui troverete solo il modo di indebitare le vostre famiglie per la vostra cerimonia funebre. - disse con tono calmo e minaccioso al contempo.
I quattro che erano sfuggiti alla minaccia della katana dell'uomo, arretrarono lentamente, fino a che la schiena di uno di loro non andò a pungersi contro la punta della katana di Raiseki, che si era materializzata alle loro spalle, guadagnandosi un'occhiata inintelligibile da Saitou.
- Dove credete di andare? Avete intenzione di lasciarmi così? Dopo tante promesse... Potrei sentirmi trascurata... - disse loro, la bocca atteggiata in un poco rassicurante sorriso di scherno, mentre assumeva la posizione di attacco.
- Sei solo una donna... cosa credi di poter fare contro noi quattro? - le disse uno degli uomini, facendole scivolare addosso lo sguardo con lascivia.
- Ti consiglio di riflettere prima di parlare. Lei NON è SOLO una donna, ma una guerriera. E comunque, prima che uno solo di voi quattro riesca anche solo a sfiorarla, il vostro amico qui con me si troverà con la gola recisa. Ed allora saremo due contro quattro. Ma se siete certi di riuscire a ucciderci...
Raiseki abbassò la katana, gli occhi gialli brillanti di scherno, spostandosi di lato.
Tempo zero, i cinque si dettero alla fuga, sotto lo sguardo soddisfatto della ragazza e quello freddo ed inespressivo dell'uomo, che poco dopo si rivolse alla compagna,  afferrandola per un braccio e trascinandola nella loro stanza.
- E adesso voglio sapere ciò che non mi hai detto, Oni.


***


 Gin tornò a rileggere il rapporto arrivatole quella mattina dagli uomini che aveva messo alle costole di Keisuke Yamanami, più noto come Sannan-san.
C'era qualcosa che non andava. Dal rapporto risaltava il fatto che avesse stretto rapporti con Koudou-san, quel pazzo scatenato. Ma qualcosa le diceva che un uomo che aveva assunto l'ochimizu, trasformandosi in Rasetsu, solo per continuare a far parte della shinsengumi, difficilmente avrebbe rinnegato la shinsengumi stessa alleandosi con il nemico allo scopo di dimostrare la propria acquisita superiorità.  Certo era che, se la sua impressione si fosse rivelata essere vera, avrebbe dovuto fare di tutto per non tradire l'uomo che, sicuramente, era mosso da motivi ben precisi, di non difficile intuizione. Ma dal momento che non lo conosceva, che lo aveva sempre visto come il più schivo tra tutti i compagni di Sano, e non ultimo il fatto che non lo aveva ancora “visto” morire, non potendo così sapere se sarebbe morto da traditore o meno, aveva ritenuto opportuno mettergli alle spalle una persona di sua fiducia, una persona che, per il proprio aspetto, non sarebbe stata identificata come Oni, ma che anzi si sarebbe facilmente “mimetizzata” con il resto delle persone che circondavano Sannan-san, potendo così arrivare  a tenere d'occhio anche Hijikata-san.
Decisa a non rendere pubblico quel rapporto che, certamente, avrebbe influenzato negativamente i tre shinsengumi presso il tempio, a cui si sarebbe presto unito Saitou come quarto, si ripromise di tacere su quanto scoperto e sul fatto che aveva assegnato Skiri alla sorveglianza di Sannan-san, Heisuke Toudo ed Hijikata-san. Era infatti certa che quei tre si sarebbero riuniti e qualcosa le diceva che se Skiri avesse seguito i primi due, sarebbe stata in grado di consentirgli di prevedere le mosse di Kazama.
Già... Kazama. Non si era dato per vinto. Aveva solo momentaneamente accettato quanto Gin stava facendo, ma la ragazza sapeva benissimo che, nonostante avesse lasciato correre con i tre che già si trovavano presso il tempio, così come avrebbe lasciato correre con Saitou, Yamanami e Toudo, difficilmente si sarebbe mostrato altrettanto benevolo verso Hijikata. Ed era consapevole che la cosa non si riducesse ad una mera questione di onore: Kazama voleva Chizuru; Hijikata era intervenuto impedendogli di farne ciò che voleva. E non poteva perdonarglielo. Probabilmente lo vedeva come un rivale. Ma non di spada.


***


In piedi, gli stivali infilati nelle staffe, Skiri scrutava dall'alto della sua postazione l'edificio in cui si era ritirato Hijikata-san insieme alla giovane Oni che lo accompagnava. Gli occhi verde muschio, talmente scuri da sembrare neri, si spostarono in alto, soffermandosi su un punto ben preciso. Un braccio lungo e sottile si stese morbidamente nell'aria, mentre un sorriso lieve incurvava le labbra della giovane, che con un gesto aggraziato scostò i lunghi capelli nero ramati dal volto. Pochi secondi dopo il falco si posò sul guanto che rivestiva la mano e l'avambraccio della giovane, la quale sprofondò gli occhi in quelli del rapace, sorridendogli rassicurante.
- Ottimo lavoro, piccolo mio – sussurrò al falco, sul cui capo ripose il cappuccio, sfiorandoglielo poi con le labbra.

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Nuovo personaggio femminile... chissà con chi interagirà?

Skiri... ti dedico Skiri
Questa era la sorpresa ^__^

Virgi, Ayako... mi scuso per avervi fatto attendere così tanto. Spero che il capitolo fiume mi faccia perdonare.

Chiedo venia per gli eventuali errori e vi invito a segnalarli.
Grazie. ^^
   
 
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