EDIT: Bizzarra
novità che mi è venuta in mente: provate a leggere
questo capitolo ascoltando questa canzone di Avril Lavigne... è
molto indicata! ;-)
Il
cielo plumbeo contribuiva ad incupire l'atmosfera. C'erano una
manciata di persone sedute sulle seggioline bianche che erano state
predisposte davanti alla bara, ma nel complesso non erano molte.
Narcissa riconobbe Arthur Weasley e la moglie Molly, con un bimbetto
aggrappato alla sua gonna. C'era una donna piegata in due dal dolore,
seduta su una delle sedie in prima fila, che Narcissa ipotizzò
essere la madre. Se mai avesse avuto un figlio, era certa che non
sarebbe riuscita a sopportare il profondo dolore per la sua morte.
Si ripromise che avrebbe fatto di tutto, pur di non ritrovarsi a
fissare la sua bara bianca.
Poi
riconobbe i lunghi capelli rossi della Weasley, che le dava le
spalle. Certo, non si erano mai sopportate, ma Narcissa non poté
evitare di sentirsi ferita dal suo dolore, perché in un certo
senso l'aveva provato anche lei.
Tra
gli altri presenti, individuò il professor Silente,
accompagnato dalla McGranit, Vitious, Lumacorno e Sprite, ma di
studenti non ce n'era neanche uno. Dove erano finiti gli amici di
Mary, i suoi ammiratori, i compagni di squadra? L'avevano abbandonata
tutti, non appena lei aveva dimostrato di avere qualche debolezza?
Non era più la brillante campionessa di Quidditch, il gioiello
di Lumacorno, ora. Era solo una ragazza che aveva perso suo fratello
e aveva tentato di vendicarsi. Niente di interessante. Nessuno più
aveva motivo di essere suo amico.
Proprio
in quel momento Arthur Weasley si girò e li vide. Una smorfia
di rabbia gli attraversò il volto e fece per andare loro
incontro, quando la moglie, notando l'oggetto del suo sdegno, gli
mise una mano sulla spalla con sguardo determinato. Poi prese in
braccio il figlioletto di qualche anno e si avvicinò ai due
nuovi arrivati.
«Non
è gradita la tua presenza qui, Black» sibilò
rivolta a Narcissa, riservandole uno sguardo tagliente.
Narcissa
si sistemò le pieghe dell'abito nero, per nascondere con
un'aria di superiorità il disagio che provava. «Non sono
felice nemmeno io di trovarmi qui, ma mio cugino ha insistito perché
lo accompagnassi» rispose, cercando di assumere un tono
altezzoso.
Gli
occhi della Weasley si posarono su Regulus, ma non erano certo bonari
né ben disposti. «Che cosa cerchi qui, Black?» lo
provocò.
«Io...»
cominciò a dire Regulus, ma si interruppe. Già, che
cosa stava cercando? Perché era andato a quel funerale? Per
fare la scelta giusta, come gli aveva detto Reg nella lettera?
No,
non era quello... era che si sentiva in colpa per aver litigato con
Reg, senza dargli la possibilità di riappacificarsi. In fin
dei conti era un tipo a posto, anche se un po' fuori, e almeno era
Purosangue, mentre lui si era intestardito a non volergli parlare,
rinchiuso nel suo orgoglio. Gli dispiaceva di non aver fatto pace.
Avrebbe voluto dirglielo che gli dispiaceva, ma lui era morto.
«Voglio
dare l'ultimo saluto a Reg» rispose Regulus, dopo un attimo di
silenzio. «Era mio amico».
A
quelle parole Molly Weasley si rabbonì. «Vieni»
gli disse con maggiore dolcezza, allungando la sua mano grassottella
verso di lui, per condurlo alla bara. Regulus la fissò come se
una miriade di tentacoli gli stessero spuntando dalla testa e, pur di
non entrare in contatto con quella mano, strinse le sue sotto il
mantello.
Molly
scosse la testa rassegnata. Tutti uguali, quei Black! Nemmeno quando
sono bambini si lasciano sfuggire un gesto di affetto!
Alla
fine si rassegnò a condurlo verso la bara, senza offrirgli la
mano, ma prima di tornare dal marito, non poté trattenersi dal
dargli un tenero buffetto sulla guancia.
Regulus
rimase spiazzato e si portò immediatamente la mano al volto,
per coprire il punto dove le dita della donna aveano sfiorato la sua
pelle. Si sentì avvampare e una piacevole sensazione di tepore
lo invase. Nemmeno sua madre si era mai azzardata a fargli una tale
dimostrazione di affetto, tanto meno in pubblico, e ora quella
signora che nemmeno conosceva si permetteva di dargli un buffetto?
Eppure era stato piacevole, si era sentito protetto.
Ma
subito i suoi occhi furono rapiti dalla bara bianca davanti a lui.
Una delicata corona di fiori era stata poggiata sul coperchio, ma i
signori Weasley non l'avevano accompagnata con la fotografia di Reg,
come si era soliti fare. Regulus gliene fu grato, perché era
certo che non avrebbe sopportato la vista del suo sorriso esaltato,
delle sue lentiggini sparse sul volto, dei suoi occhi gioiosi.
Mary
Weasley era ritta davanti alla bara, immobile come una statua di
marmo. Sembrava che il dolore stesso l'avesse pietrificata. Il suo
sguardo ricolmo di sofferenza era posato sulla corona di fiori, una
mano sfiorava delicatamente il coperchio. Regulus notò quanto
fosse composta la sua desolazione. Non le aveva mai parlato, ma si
vedeva che era una vera Purosangue.
Si
avvicinò ancora di un passo, timoroso. Non avrebbe voluto
disturbare il silenzioso tormento della Weasley, ma lei lo sentì
arrivare e si voltò verso di lui. Nel vederlo un angoscioso
sorriso le increspò le labbra. «Reg» sussurrò
con tanta pena quanta dolcezza. E poi fece una cosa imprevedibile: si
avvicinò a lui e lo strinse in un abbraccio.
Regulus
reagì pietrificandosi e stringendo i pugni. Sgranò gli
occhi sorpreso e fissò il velo nero che copriva i capelli
rossi della Weasley. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ne ebbe la
forza.
Quando
finalmente la ragazza si sciolse dall'abbraccio, i suoi occhi erano
lucidi. «A lui avrebbe fatto piacere sapere che sei venuto»
sussurrò con un sorriso dolce, tenendo le sue mani sulle
spalle del ragazzino.
Regulus
aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Era ancora
troppo scosso da quella dimostrazione di affetto.
«Grazie»
concluse la Weasley. Per un attimo lo strazio dei suoi occhi nocciola
fu sostituito da un velo di dolcezza e serenità. Accarezzò
delicatamente la guancia di Regulus, poi con un ultimo sorriso di
gratitudine, tornò a voltarsi verso la bara.
Regulus
rimase impietrito ancora per qualche secondo, cercando di realizzare
quello che era successo. Un brivido gli percorse la schiena. Era
assurdo che la Weasley lo avesse abbracciato! Non si erano mai
parlati prima, che le era saltato in mente? Il dolore l'aveva fatta
impazzire?
Eppure...
aveva visto negli occhi di Mary che quel semplice gesto l'aveva
rasserenata, le aveva infuso sicurezza. Possibile che un abbraccio
potesse avere quell'effetto?
Era
una domanda a cui non sapeva rispondere, ma decise che per quel
giorno aveva ricevuto fin troppe dimostrazioni di affetto e quindi si
allontanò in fretta, ancora scosso da quello che era accaduto,
proprio mentre un ragazzo con un paio di ridicoli pantaloni irlandesi
si stava avvicinando alla bara.
Reammon
non sapeva bene che cosa l'avesse spinto a presentarsi al funerale di
un ragazzino che non aveva mai conosciuto. Però sentiva come
la certezza che andarci era la cosa giusta da fare. In fin dei conti
la morte di Reg Weasley era stata l'evento scatenante di una cascata
di conseguenze che non aveva ancora realizzato appieno. Tanto per
cominciare la fine della sua amicizia con Septimius... non poteva
crede che dopo tutto quello che avevano passato insieme, gli
Extraiures avevano cessato improvvisamente di esistere.
Così,
da un giorno con l'altro.
Niente
più “noi”, niente più covo, niente più
partite a scacchi, niente più chiacchierate all'una di notte,
niente più esplorazioni nel bosco, niente più gare di
latino. Niente di niente.
Ma
non era solo quello che l'aveva sconvolto. Era l'idea di aver ucciso
qualcuno, di aver spezzato la giovane vita di una donna, che non
avrebbe mai più sorriso, sognato, creduto, vissuto. Per quanto
fosse colpevole di terribili delitti, Priscilla non si meritava di
morire. Nessuno si meritava di morire. E soprattutto non avrebbe mai
voluto essere lui la mano del destino che praticava quella giustizia
sommaria.
Il
terzo cambiamento che era appena venuto nella sua vita, riguardava
una persona in carne e ossa, una persona che ora fissava la bara
bianca che conteneva il corpo di suo fratello. Non sapeva perché,
ma era certo che ci fosse qualcosa che lo legava a quella ragazza,
anche se la conosceva appena. Era come... non sapeva dire esattamente
cosa fosse, ma era certo che ci fosse.
Sì,
c'era qualcosa.
Non
avrebbe dovuto dirlo, e nemmeno pensarlo, in realtà, visto che
la sua ragazza Daireen certo non avrebbe apprezzato. Ma, cosa ci
poteva fare?
«Reammon»
sussurrò Mary proprio in quel momento, strappandolo dai suoi
pensieri.
Nel
momento esatto in cui la ragazza pronunciò il suo nome, un
piacevole senso di calore lo invase da capo a piedi. Le mise una mano
sulla spalla, nel tentativo di rincuorarla. Lei rimase un attimo
ferma a fissare la bara, poi si sciolse a quel contatto così
umano e si voltò verso di lui con un sorriso dolce.
Fu
allora, mentre i loro occhi si incrociarono in uno sguardo intenso,
che entrambi capirono: c'era davvero un legame indissolubile che li
univa. Lentamente Mary scivolò verso Reammon e lasciò
che lui la stringesse in un abbraccio. Non sapeva il motivo, ma si
sentiva al sicuro solo tra le braccia di quel ragazzo che conosceva
appena. Sentiva che la paura, l'angoscia e l'opprimente senso di
impotenza venivano sciolti dal calore di quell'abbraccio. Sentiva che
il dolore per la morte di Reg si trasformava in dolce ricordo della
sua innocente luminosità.
Pianse
di nuovo, bagnando di lacrime la giacca del giovane irlandese.
Eppure, lì, stretta tra le sue braccia, aveva come
l'impressione che quel pianto assumesse un nuovo significato: tutto
il resto, il Quidditch, la popolarità, il successo, non
avevano più senso ora; glielo aveva insegnato Reg con la sua
innocenza e il suo coraggio, glielo aveva insegnato Reammon con la
sua determinazione e il suo composto dolore.
Ora
voleva fare anche lei la scelta giusta, la scelta di essere se
stessa, sempre e comunque.
E
sì, lì, stretta tra le braccia di Reammon, capì
quello che voleva dire Reg: non è mai troppo tardi per fare la
scelta giusta.
Ebbene
sì, è arrivato al termine anche questo piccolo
racconto. Ho cercato, per quanto possibile, visto l'argomento, di
dare un finale se non proprio happy, almeno indirizzato verso la
speranza. Spero che vi sia piaciuto! Regulus è tanto tenero in
questo capitolo... in fin dei conti è solo un bambino! Ho
sempre tanta voglia di abbracciare Regulus, così ho pensato
che un po' di affetto dalla famiglia Wealsey non gli facesse affatto
male! Il personaggio di Reammon, purtroppo, temo che non dica molto a
chi non ha letto le altre storie: è il futuro marito di
Mary... capisco che vi possa sembrare un po' campata in aria la sua
comparsa, ma ci tenevo ad inserirlo soprattutto per chi lo conosce
già. Quanto a Narcissa, tutta questa esperienza le ha lasciato
un segno e se mai avrà un figlio suo, farà di tutto per
proteggerlo... ;-)
Comunque
sia, veniamo a qualche notizia pratica: il primo lunedì di
marzo (07-03), con scadenza settimanale, comincerò la
pubblicazione dell'altro corollario “Vita da Fuorilegge”,
dedicato a Reammon Boenisolius e Septimius Saiminiu (il fratello di
Priscilla). Nel frattempo, mi faccio un po' di pubblicità: ho
in corso una storia su Grindelwald (pubblicherò il prossimo
capitolo venerdì pomeriggio, anche se all'inizio avevo scritto
mercoledì!) e un racconto storico ambientato nella Firenze
umanistica (con scadenza settimanale il martedì pomeriggio)...
se vorrete dare un'occhiata, ne sarò felice! =)
Grazie
a tutti quelli che hanno seguito o anche solo letto qualche capitolo
di questa storia, e un grazie particolare a chi ha recensito. Alla
prossima!
Beatrix
EDIT:
si conclude anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei
dialoghi!
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