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Autore: Beatrix Bonnie    16/02/2011    6 recensioni
Questa è la storia di Reg Weasley, un ragazzino allegro e forse troppo chiacchierone che si ritroverà a dover affrontare scelte difficili, più grandi di lui. Ma il suo infinito coraggio lascerà un segno in tutti quelli che gli sono vicini...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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EDIT: Bizzarra novità che mi è venuta in mente: provate a leggere questo capitolo ascoltando questa canzone di Avril Lavigne... è molto indicata! ;-)




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Il cielo plumbeo contribuiva ad incupire l'atmosfera. C'erano una manciata di persone sedute sulle seggioline bianche che erano state predisposte davanti alla bara, ma nel complesso non erano molte. Narcissa riconobbe Arthur Weasley e la moglie Molly, con un bimbetto aggrappato alla sua gonna. C'era una donna piegata in due dal dolore, seduta su una delle sedie in prima fila, che Narcissa ipotizzò essere la madre. Se mai avesse avuto un figlio, era certa che non sarebbe riuscita a sopportare il profondo dolore per la sua morte. Si ripromise che avrebbe fatto di tutto, pur di non ritrovarsi a fissare la sua bara bianca.

Poi riconobbe i lunghi capelli rossi della Weasley, che le dava le spalle. Certo, non si erano mai sopportate, ma Narcissa non poté evitare di sentirsi ferita dal suo dolore, perché in un certo senso l'aveva provato anche lei.

Tra gli altri presenti, individuò il professor Silente, accompagnato dalla McGranit, Vitious, Lumacorno e Sprite, ma di studenti non ce n'era neanche uno. Dove erano finiti gli amici di Mary, i suoi ammiratori, i compagni di squadra? L'avevano abbandonata tutti, non appena lei aveva dimostrato di avere qualche debolezza? Non era più la brillante campionessa di Quidditch, il gioiello di Lumacorno, ora. Era solo una ragazza che aveva perso suo fratello e aveva tentato di vendicarsi. Niente di interessante. Nessuno più aveva motivo di essere suo amico.

Proprio in quel momento Arthur Weasley si girò e li vide. Una smorfia di rabbia gli attraversò il volto e fece per andare loro incontro, quando la moglie, notando l'oggetto del suo sdegno, gli mise una mano sulla spalla con sguardo determinato. Poi prese in braccio il figlioletto di qualche anno e si avvicinò ai due nuovi arrivati.

«Non è gradita la tua presenza qui, Black» sibilò rivolta a Narcissa, riservandole uno sguardo tagliente.

Narcissa si sistemò le pieghe dell'abito nero, per nascondere con un'aria di superiorità il disagio che provava. «Non sono felice nemmeno io di trovarmi qui, ma mio cugino ha insistito perché lo accompagnassi» rispose, cercando di assumere un tono altezzoso.

Gli occhi della Weasley si posarono su Regulus, ma non erano certo bonari né ben disposti. «Che cosa cerchi qui, Black?» lo provocò.

«Io...» cominciò a dire Regulus, ma si interruppe. Già, che cosa stava cercando? Perché era andato a quel funerale? Per fare la scelta giusta, come gli aveva detto Reg nella lettera?

No, non era quello... era che si sentiva in colpa per aver litigato con Reg, senza dargli la possibilità di riappacificarsi. In fin dei conti era un tipo a posto, anche se un po' fuori, e almeno era Purosangue, mentre lui si era intestardito a non volergli parlare, rinchiuso nel suo orgoglio. Gli dispiaceva di non aver fatto pace. Avrebbe voluto dirglielo che gli dispiaceva, ma lui era morto.

«Voglio dare l'ultimo saluto a Reg» rispose Regulus, dopo un attimo di silenzio. «Era mio amico».

A quelle parole Molly Weasley si rabbonì. «Vieni» gli disse con maggiore dolcezza, allungando la sua mano grassottella verso di lui, per condurlo alla bara. Regulus la fissò come se una miriade di tentacoli gli stessero spuntando dalla testa e, pur di non entrare in contatto con quella mano, strinse le sue sotto il mantello.

Molly scosse la testa rassegnata. Tutti uguali, quei Black! Nemmeno quando sono bambini si lasciano sfuggire un gesto di affetto!

Alla fine si rassegnò a condurlo verso la bara, senza offrirgli la mano, ma prima di tornare dal marito, non poté trattenersi dal dargli un tenero buffetto sulla guancia.

Regulus rimase spiazzato e si portò immediatamente la mano al volto, per coprire il punto dove le dita della donna aveano sfiorato la sua pelle. Si sentì avvampare e una piacevole sensazione di tepore lo invase. Nemmeno sua madre si era mai azzardata a fargli una tale dimostrazione di affetto, tanto meno in pubblico, e ora quella signora che nemmeno conosceva si permetteva di dargli un buffetto? Eppure era stato piacevole, si era sentito protetto.

Ma subito i suoi occhi furono rapiti dalla bara bianca davanti a lui. Una delicata corona di fiori era stata poggiata sul coperchio, ma i signori Weasley non l'avevano accompagnata con la fotografia di Reg, come si era soliti fare. Regulus gliene fu grato, perché era certo che non avrebbe sopportato la vista del suo sorriso esaltato, delle sue lentiggini sparse sul volto, dei suoi occhi gioiosi.

Mary Weasley era ritta davanti alla bara, immobile come una statua di marmo. Sembrava che il dolore stesso l'avesse pietrificata. Il suo sguardo ricolmo di sofferenza era posato sulla corona di fiori, una mano sfiorava delicatamente il coperchio. Regulus notò quanto fosse composta la sua desolazione. Non le aveva mai parlato, ma si vedeva che era una vera Purosangue.

Si avvicinò ancora di un passo, timoroso. Non avrebbe voluto disturbare il silenzioso tormento della Weasley, ma lei lo sentì arrivare e si voltò verso di lui. Nel vederlo un angoscioso sorriso le increspò le labbra. «Reg» sussurrò con tanta pena quanta dolcezza. E poi fece una cosa imprevedibile: si avvicinò a lui e lo strinse in un abbraccio.

Regulus reagì pietrificandosi e stringendo i pugni. Sgranò gli occhi sorpreso e fissò il velo nero che copriva i capelli rossi della Weasley. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma non ne ebbe la forza.

Quando finalmente la ragazza si sciolse dall'abbraccio, i suoi occhi erano lucidi. «A lui avrebbe fatto piacere sapere che sei venuto» sussurrò con un sorriso dolce, tenendo le sue mani sulle spalle del ragazzino.

Regulus aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Era ancora troppo scosso da quella dimostrazione di affetto.

«Grazie» concluse la Weasley. Per un attimo lo strazio dei suoi occhi nocciola fu sostituito da un velo di dolcezza e serenità. Accarezzò delicatamente la guancia di Regulus, poi con un ultimo sorriso di gratitudine, tornò a voltarsi verso la bara.

Regulus rimase impietrito ancora per qualche secondo, cercando di realizzare quello che era successo. Un brivido gli percorse la schiena. Era assurdo che la Weasley lo avesse abbracciato! Non si erano mai parlati prima, che le era saltato in mente? Il dolore l'aveva fatta impazzire?

Eppure... aveva visto negli occhi di Mary che quel semplice gesto l'aveva rasserenata, le aveva infuso sicurezza. Possibile che un abbraccio potesse avere quell'effetto?

Era una domanda a cui non sapeva rispondere, ma decise che per quel giorno aveva ricevuto fin troppe dimostrazioni di affetto e quindi si allontanò in fretta, ancora scosso da quello che era accaduto, proprio mentre un ragazzo con un paio di ridicoli pantaloni irlandesi si stava avvicinando alla bara.

Reammon non sapeva bene che cosa l'avesse spinto a presentarsi al funerale di un ragazzino che non aveva mai conosciuto. Però sentiva come la certezza che andarci era la cosa giusta da fare. In fin dei conti la morte di Reg Weasley era stata l'evento scatenante di una cascata di conseguenze che non aveva ancora realizzato appieno. Tanto per cominciare la fine della sua amicizia con Septimius... non poteva crede che dopo tutto quello che avevano passato insieme, gli Extraiures avevano cessato improvvisamente di esistere.

Così, da un giorno con l'altro.

Niente più “noi”, niente più covo, niente più partite a scacchi, niente più chiacchierate all'una di notte, niente più esplorazioni nel bosco, niente più gare di latino. Niente di niente.

Ma non era solo quello che l'aveva sconvolto. Era l'idea di aver ucciso qualcuno, di aver spezzato la giovane vita di una donna, che non avrebbe mai più sorriso, sognato, creduto, vissuto. Per quanto fosse colpevole di terribili delitti, Priscilla non si meritava di morire. Nessuno si meritava di morire. E soprattutto non avrebbe mai voluto essere lui la mano del destino che praticava quella giustizia sommaria.

Il terzo cambiamento che era appena venuto nella sua vita, riguardava una persona in carne e ossa, una persona che ora fissava la bara bianca che conteneva il corpo di suo fratello. Non sapeva perché, ma era certo che ci fosse qualcosa che lo legava a quella ragazza, anche se la conosceva appena. Era come... non sapeva dire esattamente cosa fosse, ma era certo che ci fosse.

Sì, c'era qualcosa.

Non avrebbe dovuto dirlo, e nemmeno pensarlo, in realtà, visto che la sua ragazza Daireen certo non avrebbe apprezzato. Ma, cosa ci poteva fare?

«Reammon» sussurrò Mary proprio in quel momento, strappandolo dai suoi pensieri.

Nel momento esatto in cui la ragazza pronunciò il suo nome, un piacevole senso di calore lo invase da capo a piedi. Le mise una mano sulla spalla, nel tentativo di rincuorarla. Lei rimase un attimo ferma a fissare la bara, poi si sciolse a quel contatto così umano e si voltò verso di lui con un sorriso dolce.

Fu allora, mentre i loro occhi si incrociarono in uno sguardo intenso, che entrambi capirono: c'era davvero un legame indissolubile che li univa. Lentamente Mary scivolò verso Reammon e lasciò che lui la stringesse in un abbraccio. Non sapeva il motivo, ma si sentiva al sicuro solo tra le braccia di quel ragazzo che conosceva appena. Sentiva che la paura, l'angoscia e l'opprimente senso di impotenza venivano sciolti dal calore di quell'abbraccio. Sentiva che il dolore per la morte di Reg si trasformava in dolce ricordo della sua innocente luminosità.

Pianse di nuovo, bagnando di lacrime la giacca del giovane irlandese. Eppure, lì, stretta tra le sue braccia, aveva come l'impressione che quel pianto assumesse un nuovo significato: tutto il resto, il Quidditch, la popolarità, il successo, non avevano più senso ora; glielo aveva insegnato Reg con la sua innocenza e il suo coraggio, glielo aveva insegnato Reammon con la sua determinazione e il suo composto dolore.

Ora voleva fare anche lei la scelta giusta, la scelta di essere se stessa, sempre e comunque.

E sì, lì, stretta tra le braccia di Reammon, capì quello che voleva dire Reg: non è mai troppo tardi per fare la scelta giusta.



Ebbene sì, è arrivato al termine anche questo piccolo racconto. Ho cercato, per quanto possibile, visto l'argomento, di dare un finale se non proprio happy, almeno indirizzato verso la speranza. Spero che vi sia piaciuto! Regulus è tanto tenero in questo capitolo... in fin dei conti è solo un bambino! Ho sempre tanta voglia di abbracciare Regulus, così ho pensato che un po' di affetto dalla famiglia Wealsey non gli facesse affatto male! Il personaggio di Reammon, purtroppo, temo che non dica molto a chi non ha letto le altre storie: è il futuro marito di Mary... capisco che vi possa sembrare un po' campata in aria la sua comparsa, ma ci tenevo ad inserirlo soprattutto per chi lo conosce già. Quanto a Narcissa, tutta questa esperienza le ha lasciato un segno e se mai avrà un figlio suo, farà di tutto per proteggerlo... ;-)

Comunque sia, veniamo a qualche notizia pratica: il primo lunedì di marzo (07-03), con scadenza settimanale, comincerò la pubblicazione dell'altro corollario “Vita da Fuorilegge”, dedicato a Reammon Boenisolius e Septimius Saiminiu (il fratello di Priscilla). Nel frattempo, mi faccio un po' di pubblicità: ho in corso una storia su Grindelwald (pubblicherò il prossimo capitolo venerdì pomeriggio, anche se all'inizio avevo scritto mercoledì!) e un racconto storico ambientato nella Firenze umanistica (con scadenza settimanale il martedì pomeriggio)... se vorrete dare un'occhiata, ne sarò felice! =)

Grazie a tutti quelli che hanno seguito o anche solo letto qualche capitolo di questa storia, e un grazie particolare a chi ha recensito. Alla prossima!

Beatrix


EDIT: si conclude anche per questo racconto l'opera di risistemazione dei dialoghi!

   
 
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