IlRitornodi-QuandoTmmTiDaAllaTesta2
TEMA N°2:
Le idee di una
maggiore giustizia sociale si stanno diffondendo. Alcuni operai e operaie di una
filanda vicino a Lione, stanchi delle condizioni inumane nelle quali sono
costretti a vivere e a lavorare, si riuniscono e decidono di organizzare uno
sciopero per chiedere miglioramenti salariali e per diminuire l’orario di lavoro
da 15 a 13 ore giornaliere.
°~°
Ichigo
scivolò silenziosamente lungo uno degli stretti e sudici vicoli di uno dei
quartieri operai di Lione, avvolta da un lungo mantello e nascosta dall’oscurità
della notte. Dopo pochi metri due figure si unirono a lei.
“Ciao
Minto, ciao Zakuro…” le salutò a bassa voce mentre insieme si dirigevano verso
una porticina tarlata che si apriva sulla facciata del basso caseggiato
antistante.
La
ragazza bussò tre volte e poco dopo all’uscio si affacciò una ragazzina dai
capelli biondi.
“Non vi
ha seguite nessuno, vero? Sapete che queste riunioni sono proibite: se ci
scoprissero le autorità penserebbero che siamo dei criminali sovversivi ed io
non posso permettermi di venire arrestata!” disse la ragazzina.
“Tranquilla, non ci ha seguito nessuno, Purin!” le rispose Ichigo, entrando
nella casa assieme alle altre.
Dentro al
locale, composto da un’unica stanza, faceva quasi più freddo che all’esterno e
cinque bambini giocavano chiassosamente sul pavimento di terra battuta. Seduta
al piccolo tavolino di legno c’era invece una quinta ragazza che, con gli occhi
lucidi, si stringeva la mano fasciata.
“Come va,
Retasu?” le chiese Zakuro.
“La
ferita non è grave, ma non riuscirò a lavorare bene per almeno una settimana!”
sospirò la ragazza.
“Io non
ho ancora capito come hai fatto!” sbottò Minto.
“Mi è
scivolata la mano e mi sono tagliata con il filo.” Spiegò mestamente Retasu. “Il
problema è che quei fili sono così sottili e vanno tanto veloci che non riesco a
tenerli d’occhio!”
“Avresti
bisogno di un paio di occhiali…” osservò Purin.
“N-non ho
abbastanza soldi per comprarli!” ribatté la ragazza.
“BASTA!
Non può andare avanti così!” sbottò Ichigo, catturando l’attenzione di tutti.
“Quel Shirogane ci tratta come delle schiave! Ci fa lavorare tutto il giorno in
piedi, senza darci nemmeno una pausa, con quei ritmi così frenetici che non
abbiamo nemmeno il tempo per respirare! E per cosa poi? Per una paga da fame!”
“Non dire
così Ichigo… è uguale da tutte le parti, qua a Lione! E poi Shirogane ci da
almeno queste case in cui abitare…” mormorò Retasu.
“Queste
non sono case! Guarda: una stanza sola per Purin e i suoi cinque fratellini,
neanche una finestra, un pavimento gelido, i muri che cadono a pezzi… come puoi
chiamarle case, se pensi che quel pomposo capitalista vive nella sua lussuosa
villa di campagna!” strillò rabbiosa la ragazza.
“E
quindi, cosa pensi di fare?” domandò fredda, Zakuro.
“Sciopero!” esordì Ichigo, con impeto. “Ho sentito parlare dello sciopero che
hanno fatto due mesi fa alla filanda Wesley… hanno smesso tutti di lavorare per
dieci giorni ed alla fine il padrone dalla fabbrica ha ceduto!”
“E cosa è
successo?” chiese timidamente Retasu.
“Hanno
ottenuto una riduzione dell’orario di lavoro da quindici a tredici ore!” spiegò
con enfasi la ragazza.
“Veramente?” fece Minto, incredula. “Pensa che bello se potessimo rincasare due
ore prima! Almeno non sarebbe già buio quando usciamo dal lavoro!”
“Potremmo
anche chiedere un aumento…” propose Purin, pensierosa. “Con quello che Shirogane
ci da ora, riesco a malapena a sfamare i miei fratellini.”
“Perfetto
ragazze!” esclamò Ichigo. “Se siete tutte d’accordo, non ci resta che convincere
le altre operaie ed organizzare lo sciopero!”
“Non sarà
così facile…” osservò piattamente Zakuro. “Se qualcuno va a spifferare tutto a
Shirogane, ti licenzierà!”
“Non
m’interessa! Un altro lavoro lo posso sempre trovare, ma la soddisfazione di
fargliela pagare a quello spocchioso miliardario non me la voglio perdere!”
ruggì Ichigo, mentre l’ira combattiva bruciava nei suoi occhi.
“Io ci
sto!” esclamò Purin, seguita dalle altre.
Poi la
biondina si diresse verso una cassapanca e tirò fuori un sacchetto con del pane,
un vasetto di burro ed una bottiglia di vino scuro.
“Forza
ragazze! Bisogna festeggiare l’occasione!” esultò, dividendo il pane tra le
colleghe, mentre queste si passavano allegramente la bottiglia di vino…
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Stavolta i nomi per la
versione "scolastica" sono:
Ichigo: Mariarosa
Minto: Antonietta
Retasu: Costanza
Purin: Carmela
Zakuro: Concetta
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