Long time ago
Questa è una storia di tanto, troppo tempo fa... Una storia che
racconta di tre ragazzi alle prese con questo assurdo mondo, che
sognavano, coraggiosamente o forse ingenuamente, di migliorarlo un po',
di risanarlo da tutto il male e la violenza che lo attanagliava. Forse
era solo un'ambizione, un sogno ad occhi aperti di quelli che si fanno
quando si è giovani, ma loro confidavano che un giorno quel loro
piccolo mondo in cui prestavano fede sarebbe diventato senza dubbio
realtà. Vivevano di fantasia, è vero, ma è forse
un peccato credere in qualcosa che all'apparenza è impossibile?
... Noi tre ci credevamo più di ogni altra cosa.
"Pensate a quanto sarebbe bello se fosse vero! Ci si potrebbe fidare l'uno dell'altro, non ci sarebbero più ingiustizie!"
Quando era stato precisamente? Ormai il tempo si era perso nella mia
memoria, ma il ricordo di ogni attimo passato insieme, di ogni singola
volta che rimanevamo a parlare per ore e facevamo tardi durante le sere
d'estate, ecco, quello non sarebbe mai fuggito dal mio cuore. Ogni
notte ci divertivamo a sognare quella dolce utopia di cui facevamo
già parte con l'immaginazione.
"L'hai già detto..."
"E dai G, ripeterlo non mi farà di certo male, né a me, né a te!"
"Ma così farai addormentare Cozart..."
Giotto era quello che spiccava per la sua bontà d'animo, il
più altruista e idealista tra noi. Forse ad occhi esterni poteva
sembrare uno sciocco ed un illuso, ma io pendevo dalle sue labbra, in
tutto e per tutto. Ogni volta che parlava, sentivo quella scintilla
accendersi in me, sentivo che davvero quelle non erano solo parole al
vento, bensì promesse che presto si sarebbero realizzate.
Riusciva a farmi sperare che in fondo questo mondo non era corrotto
fino alla fine, e credevo che lui fosse indubbiamente l'esempio vivente di questo. Mi perdevo in ogni sua frase, pronunciata
con quell'enfasi che solo lui sapeva dare.
"Ma no che non mi addormento!"
"Beh... visto lo sguardo vacuo che avevi, a me sembra proprio di si."
"Ma no, G! Te lo assicuro!"
L'altro era G e, a dir la verità, mi è sempre stato
alquanto difficile raccontare di lui. Ovviamente non significa che
fosse una cattiva persona, anzi, ammiravo la sua fedeltà e la
sua devozione, ma il fatto è che rimaneva sempre serio,
impassibile, il più imperscrutabile tra noi tre. Soltanto quando
Giotto parlava faceva eccezione... in quel momento i suoi occhi
venivano catturati e la sua espressione si apriva in un sorriso
gentile, come se condividesse appieno tutte le idee dell'altro. Se
avessi dovuto riassumerli avrei detto che se Giotto era il giorno, lui
era la notte, così diversi, ma che nonostante tutto si
completavano... opposti, ma bisognosi l'uno dell'altro. Due veri
compagni, insomma, inseparabili.
"Cozart, tu che ne pensi? Non dare ascolto a G!"
"Che ne penso dici?"
L'ultimo del trio ero io, Cozart, il ragazzo pieno di sogni che aveva
trovato la sua guida, un altro di quelli che agli occhi del mondo
veniva trattato come un povero idiota pieno di illusioni, ma che
dopotutto gli piaceva essere considerato tale. Preferivo essere alla
stregua di uno stupido piuttosto che diventare come altri, crudeli e
ingiusti verso tutti. Molti mi dicevano di crescere, che non si poteva
vivere di soli sogni e che la realtà era ben diversa da
ciò che immaginavo, ma a me non importava nulla. Quante volte le
mie orecchie avevano udito le parole impossibile, irrealizzabile...
eppure nessuno mi aveva ancora tolto dalla testa quella convinzione, la
convinzione che, prima o poi, tutto si sarebbe avverato.
"Io penso che finchè ci saranno persone che sperano in qualcosa
di più, queste combatteranno con tutte le loro forze, per
quanto male e dolore ci sia. Alla fine mi rendo conto che è
impensabile che esista il bianco senza il nero, ogni medaglia ha le sue
due facce... ma finchè noi, e quelli che verranno dopo di noi,
avranno fede in questi ideali, non dovremmo preoccuparci.
Chissà, forse il nostro sogno si era già realizzato dal
momento in cui abbiamo iniziato a crederci!"
Aprii gli occhi, cullato dalla brezza che si respirava ogni mattina
sulla spiaggia di quell'isola. La mia mente aveva deciso infine di
svegliarsi da quei ricordi malinconici, di tornare alla realtà
dei fatti così com'era. Memorie di troppo tempo addietro, ecco
cos'erano, ma che mai mi avrebbero abbandonato, sarebbero rimaste
sempre con me, come un tesoro di inestimabile valore. Se ero diventato
l'uomo che ero, lo dovevo a loro, ma soprattutto a Giotto, il quale mi
aveva aiutato a non arrendermi e a credere nei miei sogni. E se in quel
momento mi trovavo esattamente li, in quel luogo, era proprio per lui.
Strinsi in una mano quella lettera che mi era arrivata poche ore prima,
quella richiesta di aiuto all'apparenza firmata da "Vongola Primo" in
persona.
La verità era però ben diversa da quel che sembrava.
"Non permetterò che i nostri sogni vengano infranti... Abbiamo
lottato affinchè diventassero reali e non lascerò che
qualcuno li distrugga! Se necessario combatterò anche fino alla
morte per difenderli! Te lo prometto, il nostro mondo non finirà
così. Lo giuro sulla nostra amicizia."
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