It Was Just A Dream
Ora
posso baciare la
sposa.
Tomo
aprì gli occhi di scatto, togliendosi i capelli dalla fronte
sudata. Scostò le
coperte, sentendo l’aria ancora pungente d’inizio
Marzo sfiorargli la pelle
accaldata. Pian, piano riprese coscienza di quello che lo circondava.
Si
allungò verso il comodino, afferrando il cellulare. 04:23. 9
Marzo 2011. era un
sogno, si disse fra sé e sé ricadendo indietro
sul materasso. Gli era sembrato
così reale, così… vivo. Si
coprì gli occhi con un braccio, sospirando stancamente.
Poco dopo decise di alzarsi, stufo di restare sdraiato. Andò
in bagno,
fronteggiandosi con la sua copia riflessa nello specchio.
I capelli erano
scompigliati e potevano quasi sembrare steppa. La barba incolta,
nonostante
l’avesse sistemata solo la mattina precedente. Gli occhi
stanchi, vuoti e
privati del barlume di speranza che Tomo era sicuro avessero anche se
celati
dalle palpebre chiuse, mentre viveva quel sogno. Si diede mentalmente
dell’idiota, e con un gesto secco distolse lo sguardo dalle
specchio. Si vuotò
la vescica, tornando in stanza. si sedette nuovamente sul materasso,
posando lo
sguardo sulla scatola che faceva bella mostra di se appoggiata sul
tavolo. Il
regalo per Shannon, le bacchette che portavano inciso sopra di loro il
nome del
batterista. Voleva chiedere a Jared di fare il pacchetto, come nel suo
sogno.
Eppure Tomo era certo di sentire ancora il leggero dolore causato dalla
testata
data alla rete del letto di Shannon. Si toccò la parte lesa
e, forse per
suggestione, sentì un leggero rigonfiamento sotto le dita.
Prese
l’elastico e si legò i capelli, lasciando cadere
la coda alle sue spalle.
Guardò di nuovo l’orologio. Le 5:10.
Sbuffò ancora, decidendo che fosse meglio
riprovare a dormire. Tuttavia, ogni volta che chiudeva gli occhi le
stesse
scene gli annebbiavano la mente. La valigia di Shan distrutta, e tutti
i suoi
vestiti sparsi. Il tremolio che aveva scosso le sue dita, quando aveva
tirato
fuori le bacchette dalla scatola. Il tono quasi non curante quando gli
aveva
chiesto “mi vuoi sposare?”. Il bacio che ne era
seguito. Basta, decise Tomo,
era troppo. Si alzò, prendendo la scatola dal tavolo ed
uscendo dalla sua
stanza. Attraversò a piedi nudi il corridoio, fermandosi
davanti alla stanza
del batterista. Batté due colpi alla porta, convinto che
sarebbero stati
sufficienti a far destare l’altro dal sonno. Infatti, dopo
pochi minuti, la
porta di aprì. Shannon si stropicciò gli occhi
imbottiti di sonno, cercando di
metterlo a fuoco al meglio.
-Tomo?-
chiese –Che succede?-
-Auguri-
gli rispose il croato, allungando il braccio di fronte a lui e
porgendogli la
scatola. Shan aggrottò le sopracciglia.
-Grazie…
ma mi hai svegliato per darmi il tuo regalo? Potevi darmelo
domani…-
-Dovevo dartelo adesso- replicò Tomo,
tormentandosi le dita. Shannon lo guardò confuso,
prima di scostarsi per farlo passare. Entrò, sentendo la
porta chiudersi alle
sue spalle. Sbatté qualche volta gli occhi scuri,
così da abituarsi
all’oscurità che lo circondava.
-Aspetta,
accendo la luce… scusa per il disordine- Shannon accese la
lampada di fianco al
letto sfatto, ed una tenue luce gialla riempì
l’ambiente. La valigia di Shan
era poggiata sul tavolo, ed i vestiti piegati sulla sedia che gli stava
di
fronte. Per niente paragonabile al disordine del suo sogno. Tomo si
voltò verso
il batterista, che si era seduto sul materasso ed aveva aperto la
scatola. Lo
vide spalancare gli occhi e tirare fuori una delle bacchette con mano
tremante.
Lesse l’incisione, e poi si voltò verso di lui.
-Tomo
ma… grazie amico! Sono bellissime!- gli disse alzandosi dal
divano e
stringendolo a sé brevemente donandogli
un’amichevole pacca sulla spalla. Tomo
sorrise brevemente, mentre la consapevolezza, che gli eventi vissuti
poco prima
fossero realmente un sogno, si faceva strada in lui.
-Sono
contento che ti piacciono. Mi sembrava giusto che anche tu avessi
qualcosa di
personalizzato quando suoni- Shannon gli sorrise ancora, riponendo le
bacchette
con estrema cura nella scatola.
-Grazie
davvero, sei stato gentile a regalarmele-
-Di
niente, in fondo quarant’anni si compiono una volta sola-
un’imbarazzante
silenzio riempì la stanza, tanto che Tomo non vedeva
l’ora di uscire da lì. –Va
bene, allora io…- un rumore proveniente dal bagno lo
interruppe. Shannon si
morse le labbra, voltandosi prima verso la fonte del rumore, e poi
tornando a
guardare Tomo. La porta della stanza attigua si aprì
lentamente, come se
volesse passare inosservata ai due uomini. Un’alta ragazza
bionda ne uscì, i
lunghi capelli scompigliati ed una delle canottiere di Shannon a
coprirle il
corpo che, Tomo ne era sicuro, era nudo. La stessa canottiera che Tomo
nel suo
sogno raccoglieva da sotto il letto. Il croato notò anche un
particolare che
aveva ignorato fino a quel momento. Shannon indossava solo un paio di
boxer. Al
contrario. Il chitarrista aprì e chiuse la bocca
più volte, capendo quello che
doveva aver interrotto poco prima.
-Oh…
ehm… scusatemi io… ciao- Tomo si
voltò, uscendo dalla camera dell’altro che
inutilmente lo richiamava. Attraversò nuovamente il
corridoio, chiudendosi a
chiave nella sua stanza. Si gettò di nuovo sul letto,
nascondendo il viso nel
cuscino. Piangere non sarebbe servito a nulla. Né a lui,
né al resto del mondo.
Chiuse gli occhi, mente una singola lacrima silenziosa si infrangeva
sulla federa
del guanciale sotto di lui. Respirò profondamente un paio di
volte, mentre
piano, piano perdeva conoscenza, tornando nel mondo dei sogni ben
più gradito.
Si
svegliò di nuovo, sobbalzando. Aveva il respiro corto, e le
coperte lo
opprimevano. Le scansò, vedendo che non indossava niente
sotto. Chiuse gli
occhi, cercando di tornare sveglio e lucido. Un braccio gli strinse
affettuosamente la vita nuda, e lui sobbalzò ancora.
Qualcuno gli era sdraiato
accanto, ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Il primo
pensiero volò a
Shannon, poi si diede dell’idiota. Probabilmente era Vicky.
Alzò lentamente le
palpebre, voltando la testa verso destra. dovette stropicciarseli
più volte per
essere sicuro di non aver perso la testa. Shannon si
stiracchiò cercando di
muoversi il meno possibile, probabilmente pensando che lui dormisse
ancora.
Quando gli posò gli occhi addosso, gli sorrise dolcemente
posandogli un bacio
casto sulle labbra tremolanti.
-Già
sveglio?- gli chiese Shan, sdraiandosi nuovamente con la testa sul
petto
dell’altro. Tomo annuì, poi si rese conto che non
poteva vederlo.
-Sì…
ho fatto un sogno strano- disse, cominciando a passare la mano fra i
corti
capelli del batterista.
-Che
sogno?- Tomo sospirò, guardando il piccolo anello che gli
circondava la base
dell’anulare sinistro mentre passava quella stessa mano
ancora una volta sulla
testa dell’altro.
-Niente,
lascia stare. Devo aver mangiato pesante. Dormiamo- Shannon si
alzò,
puntellandosi con un gomito sul materasso per non doversi appoggiare
eccessivamente
a lui.
-Dai,
dimmelo- gli intimò ancora, posandogli un bacio di
incoraggiamento sulla
guancia barbuta.
-Ho
sognato che mi svegliavo la notte del tuo compleanno, però
tutto quello che era
successo era solo un sogno. Anche che tu mi chiedevi di
sposarti… poi quando ti
sono venuto a dare il regalo, nella tua stanza c’era una
spilungona bionda con
addosso una delle tue canotte. È stato orribile, guarda-
Shan gli sorrise,
baciandolo sulle labbra.
-Non
potrei mai fare una cosa del genere. Come ti è venuto in
mente che io potessi
solo provare a fare una cosa come questa?- Tomo scrollò le
spalle, arrossendo
d’imbarazzo.
-Non
lo so Shan, era solo un sogno. Un orrendo sogno- il batterista gli
passò le
mani fra i capelli sciolti, stringendoli leggermente.
-Non
pensarci più. Mai più- lo baciò
ancora, questa volta insinuando la lingua nella
sua bocca, cercando un contatto più profondo. Tomo
mugugnò nel bacio, andando a
stringere le braccia intorno al collo dell’altro. Shan gli
fece aprire le
gambe, così da posizionarcisi in mezzo. Tomo gliele strinse
in vita,
avvicinandolo di più al proprio corpo che pian piano si
stava eccitando sempre
di più. Le labbra dell’americano lasciarono le
sue, andando a lambire il suo
collo niveo, lasciando qua e la qualche segno rosso. Tomo si
inarcò, sentendo
il freddo dell’anello gemello di Shannon sfiorargli un
fianco, e le dita
artigliarsi ad esso. Le mani che fino a quel momento avevano stretto la
nuca
del batterista si spostarono verso le spalle, stringendo forte contro
la pelle.
Shannon entrò in lui con facilità, aspettando
comunque che il ragazzo sotto di
lui si abituasse a quell’intrusione. Tomo mosse i fianchi,
desideroso di più.
Il più grande cominciò a
muoversi, affondando nel suo corpo gemendo. I gemiti
dei due erano molto diverso tra loro. Quelli di Shannon più
rochi, che avevano
un non so che di… animale.
Quelli di
Tomo più acuti, e cercava di trattenersi dal gemere troppo
forte mordendo più
volte la spalla del ragazzo sopra di lui. Quei morsi scatenavano nel
batterista
brividi sempre più intensi, che lo facevano spingere sempre
più in profondità.
Shan cominciò a torturargli il collo, accentuando i segni
che aveva lasciato
poco prima. Ad entrambi fu chiaro quando l’altro stava
arrivando all’apice. Le
spinte di Shannon diventavano irregolari, come se l’uomo
fosse preda di tante
scosse elettriche che gli attraversavano il corpo teso. Tomo aveva
iniziato a
spingersi contro il bacino dell’altro, cercando di
approfondire le sensazioni
che stava provando, finchè l’orgasmo non lo
colpì. Shannon sentì l’apertura del
suo chitarrista avvolgerlo sempre
più
stretto e non resistette, venne dentro di lui con un altro gemito roco.
Gli si
accasciò addosso, mentre entrambi respiravano affannati ma
appagati.
Tomo gli
strinse le braccia al collo, restio a staccarsi dall’altro
nonostante sentisse
il suo stesso seme imbrattare il suo e il ventre si Shan.
Quest’ultimo si alzò
sui gomiti, baciandogli le labbra. Lo guardò con gli occhi
ancora lucidi
dall’orgasmo, spostandogli i capelli dalla fronte sudata. Si
sfilò da lui,
sdraiandosi al suo fianco. Tomo intrecciò il naso, guardando
la macchia
biancastra sul basso ventre dell’uomo al suo fianco, senza
avere il coraggio di
guardare se stesso. Shannon ridacchiò, baciandolo di nuovo
ed alzandosi dal
letto. Gli porse una mano, invitandolo ad alzarsi a sua volta.
Entrarono nel
bagno vicino la stanza, e Shannon aprì l’acqua
della doccia, mentre Tomo si
guardava allo specchio. Lo scintillio che i suoi occhi avevano perso
nel sogno,
era tornato. Gli sembrava illuminare tutto il viso, donandogli
un’espressione
beata. La stessa espressione era visibile sul volto di Shannon che,
mentre
l’acqua raggiungeva la temperatura ideale, gli aveva posato
la testa su una
spalla e lo aveva abbracciato da dietro. Si sorrisero, e Tomo si
portò la mano
sinistra davanti al viso, fissando quel piccolo cerchio dorato.
-La
richiesta di matrimonio più strana che io abbia mai sentito-
mormorò, e Shannon
rise ancora.
-Però
mi hai risposto di sì-
-Certo
che ti ho risposto di sì. Non avrei potuto fare altrimenti-
disse, voltandosi
in quelle forti braccia e baciando il suo uomo, suo marito, mentre
l’acqua
scrosciava dimenticata da entrambi.
But that was just a
dream
Try, cry, why try?
That was just a dream
Just a dream, just a dream
Dream
Losing My Religion
– REM – Glee Cover