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#16:
Titolo:
The Queen of Schemes
Autrice: Melanyholland
Summary: Da settimane
passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di
certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
Rating:
arancione
Timeline:
dopo la 4x08 (Juliet Doesn’t Live Here Anymore). SPOILER fino
all’episodio in questione, dunque.
Main
Characters: Altro personaggio, Chuck Bass, Blair
Waldorf.
The Queen of Schemes
Zoey Foster si sentiva molto
fiera di se stessa. Aveva tutto: bellezza, soldi e soprattutto un gusto
infallibile per abiti e accessori. Una ragazza come lei, che per di più
frequentava la Columbia riuscendo a mantenere una media discreta, era
praticamente destinata al successo. Era solo una bambina di undici anni
quando sua madre, davanti allo specchio del comò e intenta ad armeggiare con la
chiusura della collana di perle regalatale dal marito, le aveva assicurato
sorridente che servendosi con astuzia delle carte che le erano state date dalla
natura e dalla sua posizione sociale, avrebbe potuto ottenere tutto ciò che
desiderava senza sforzo. “Tutto tutto?” aveva chiesto Zoey con tanto d’occhi,
presa da un’ingenua e trepidante avidità. Sua madre aveva annuito, sfiorando
distrattamente le perle della collana. “Tutto, tesoro”. E aveva ragione,
naturalmente. Soltanto un mese dopo, Zoey si era ritrovata in sella ad un pony
bianco da far invidia ad una principessa, e tutto ciò che aveva dovuto fare era
stato piangere un po’ di fronte al suo papà. La tecnica infantile era stata
negli anni perfezionata e infine sostituita con stratagemmi più elaborati, ma il
concetto era rimasto invariato nel cuore della ragazza. La sua vita sarebbe
stata invidiabile, perché tutti avrebbero fatto qualunque cosa per compiacere la
ricca e bellissima figlia di Richard Foster.
Tale convinzione era stata
inesorabilmente distrutta nel momento in cui Blair Waldorf le aveva lanciato il
suo primo, calcolato sorriso, per poi spostarle premurosamente il cerchietto
sulla testa con un sussurro dispotico la cui tenerezza non ammetteva repliche:
“Il fiocco va a destra”. Zoey era stata così emozionata dall’incontro che il
pungolo di fastidio provato a quelle parole era passato inosservato, sepolto da
entusiasmo e riverenza. Aveva sempre letto delle vicende e dello stile
impeccabile di Blair su Gossip Girl; sapeva che frequentandola avrebbe attirato
anche lei l’attenzione della blogger, diventando famosa in tutta la New
York che contava. In più, avrebbe avuto modo di partecipare ad eventi glamour
che prima le erano preclusi, come le sfilate di moda di stilisti del calibro di
Dolce e Gabbana e Manolo Blahnik, e magari di finire perfino su Page Six,
fotografata accanto alla straordinaria Serena Van Der Woodsen.
Insomma, quando si era
avvicinata a Blair, aveva pensato di ottenere in cambio solo vantaggi. Ma a
qualche mese dall’avvenimento, aveva scoperto che frequentarla significava
soprattutto obbedire ad ogni suo ordine, per quanto fosse faticoso o degradante,
ed essere trattata in continuazione con sprezzo e sufficienza. Odiava
l’alterigia con cui Blair la guardava, come se lei le fosse superiore. Nessuno
si era mai permesso di guardarla così, né i ragazzi con cui usciva, né le sue
vecchie compagne di liceo. Zoey era la figlia di un facoltoso industriale e di
un’attraente modella, tutti la trattavano con rispetto e deferenza. Blair,
viceversa, la ammoniva arricciando il naso a non spargere la voce che suo padre
si era arricchito grazie al commercio delle sigarette, perché era “talmente
squallido”, e commentava che Zoey avrebbe fatto meglio a seguire l’esempio di
sua madre e puntare tutto sull’aspetto fisico, perché sarebbe stato “poco saggio
contare su qualunque altra presunta qualità”. Ovviamente questo genere di
battute venivano pronunciate in tono squillante e in luoghi pubblici, così
Jessica e Penelope non erano le sole a ridere di lei. Era così umiliante. E Zoey
non aveva dimenticato quella volta che Blair le aveva impedito di andare ad un
party con loro solo perché si era vestita di colori che non le piacevano (“Verde
e arancione? Hai forse deciso di lavorare alla Fabbrica di Cioccolato?”).
Dopo tutte queste esperienze
degradanti, Zoey era sempre più convinta di aver fatto uno sbaglio a decidere di
frequentare Blair Waldorf. Al contrario, era persuasa che accettare la proposta
di Chuck Bass di allearsi con lui, facendo il doppio gioco contro la sua
aguzzina, era stata la scelta migliore che potesse fare. Avrebbe giocato le sue
carte per ottenere tutto, come sua madre le aveva insegnato. Le angherie
sarebbero finite e Zoey avrebbe potuto assistere alla mortificazione e alla
distruzione della ragazza che l’aveva trattata in modo tanto indegno. Inoltre,
quando si fosse saputo in giro che ne era in parte responsabile (e che Chuck
Bass aveva scelto lei, non Penelope, non Jessica, come sua complice),
Zoey era certa che le altre l’avrebbero ammirata, e ben presto sarebbe diventata
lei quella che dettava gli stili, quella a cui obbedire. In fondo, era giusto
che fosse così, dato che Zoey era molto più bella di Blair, e anche più
intelligente: da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck e non
era mai stata scoperta. Se Blair fosse stata davvero così astuta come la sua
fama pretendeva, avrebbe dovuto rendersene conto. E invece niente. Probabilmente
era sempre stata sopravvalutata.
Zoey aveva sudato freddo quando
la notizia del trattato di pace fra Chuck e Blair era comparsa sullo schermo del
suo computer, e aveva pregato con tutto il cuore che fosse una faccenda
temporanea. Infatti, se quei due fossero tornati amici, il suo piano di
rivincita sarebbe finito nella spazzatura insieme al vestito verde e arancione
che le era costato prima un’umiliazione pubblica e poi l’esclusione dal party.
Fortunatamente, la detestabile Blair aveva fatto una sfuriata a Chuck durante il
suo compleanno e lui aveva telefonato in seguito a Zoey per tranquillizzarla,
informandola che l’accordo di pace era stato fatto a pezzi (“letteralmente”,
aveva aggiunto con il sorriso nella voce).
Ora, mentre l’ascensore
dell’Empire saliva a velocità costante verso la suite di Chuck Bass, Zoey
avvertì un fremito di trepidante anticipazione: aveva una notizia parecchio
succulenta da dare al suo alleato e non vedeva l’ora di sapere come lui
l’avrebbe sfruttata. Chuck, al contrario della sua ex, era decisamente
all’altezza delle chiacchiere che aveva sentito su di lui, così scaltro, subdolo
e spietato. E, Zoey doveva ammetterlo, anche molto sexy. Non le sarebbe
dispiaciuto portare la loro coalizione ad un altro livello, soprattutto perché
si sarebbe goduta l’espressione oltraggiata e ferita di Blair nel momento in cui
l’avesse scoperto (e Zoey si sarebbe accertata che ciò accadesse, ovviamente in
luogo pubblico, per ricambiarle il favore). Era già stato esilarante guardarla
disperata dopo la rivelazione su Jenny Humphrey, ma comunicarle che lei e Chuck
erano amanti, oltre che alleati per distruggerla, sarebbe stato impagabile.
Sì, decise risoluta mentre le
porte dell’ascensore si aprivano con uno scampanellio, avrebbe flirtato un po’
con Chuck, e sarebbe stata a guardare che cosa succedeva. Penelope le aveva
detto che al liceo era stata proprio la comune passione per i complotti che
aveva avvicinato Chuck e Blair e, dato che quest’ultima si era rivelata tutt’altro
che insostituibile negli affetti del primo, non era da escludere che Zoey
potesse diventare la sua nuova complice preferita. Chissà, magari Chuck si
sarebbe perfino innamorato di lei. Perché no? Quello sì che avrebbe ucciso
Blair, si era sempre vantata spavalda di essere stata l’unica a far cadere ai
suoi piedi il donnaiolo impenitente dell’Upper East Side (e quando una volta
Penelope aveva alluso maligna a quella ragazza francese con la ricrescita, Blair
ne era stata visibilmente irritata). Per di più, le sarebbe veramente piaciuto
apparire sui giornali e ricevere in regalo un esclusivo orologio di Cartier.
Così, quando Chuck la salutò con
un cenno del capo da dietro il bancone dove stava preparando i loro drink, Zoey
si stampò in viso il più accattivante dei suoi sorrisi:
“Buon pomeriggio, Chuck.”
“Accomodati pure. Arrivo
subito.” la esortò lui mellifluo, mentre tuffava in un bicchiere un’oliva verde.
Zoey annuì e si lasciò cadere sul divano, facendo in modo che la gonna le
risalisse fino a mostrare conturbante la coscia avvolta nella seta nera dei
collant. Il vestito corto era deliziosamente attillato e fasciava le curve del
suo corpo in drappi blu scuro che mettevano in risalto la pienezza del seno e la
sporgenza tondeggiante dei fianchi. I capelli erano arricciati in boccoli molto
più folti e lucenti di quelli di Blair, che ultimamente avevano riflessi
rossicci davvero sgradevoli, e anche se portava ancora il cerchietto, Zoey aveva
già deciso che nel momento in cui fosse diventata lei la leader, avrebbe imposto
alle altre di abbandonare quell’accessorio da bambine in favore dei fermagli a
forma di fiocco, che trovava semplicemente adorabili.
Chuck aggirò il tavolino e si
sedette accanto a lei prima di porgerle il bicchiere di Martini, tenendo per sé
lo scotch. Che le stesse così vicino era un vantaggio, e il sorriso di Zoey si
ampliò.
“Devo dedurre che hai buone
notizie per me?” domandò Chuck, soave. Zoey temporeggiò, portandosi il bicchiere
alle labbra e bevendo un piccolo sorso, mentre con l’altra mano accarezzava
distrattamente l’orlo della gonna. Lui, come previsto, abbassò gli occhi per
godersi la vista delle sue cosce sfiorate in modo allusivo dalle dita leziose,
poi li fece risalire, lentamente, soffermandosi sul seno, sulla scollatura, e
infine sulla bocca socchiusa. Zoey trattenne un ghigno di trionfo e si passò la
punta della lingua sul labbro inferiore, per tentarlo.
“Ottime, in effetti.” confermò,
abbassando il bicchiere ora macchiato di rossetto. “Blair ha messo gli occhi su
qualcos’altro. Il che significa...”
“...che noi abbiamo
qualcos’altro da portarle via.” finì Chuck per lei, e Zoey adorò la complicità
nel finire l’uno le frasi dell’altra, quanto le piacque quel compiaciuto noi.
“Sì.” concordò, con dolcezza.
“Di cosa si tratta,
esattamente?” volle sapere lui, in un sussurro vellutato. Mentre parlava, si era
avvicinato ancora di più, tanto che Zoey poté sentire nelle narici il profumo
del suo dopobarba e il calore del suo corpo. Doveva ammetterlo, Chuck era
attraente e, Blair e orologi a parte, non le sarebbe dispiaciuto scoprire se
anche le sue altre qualità erano all’altezza della fama che gli aveva
dato Gossip Girl. Sorrise sorniona, accavallò le gambe e fece scivolare un dito
lungo il risvolto della giacca elegante che lui indossava.
“Vuole succedere a Anne
Archibald come volto dell’associazione G.I.R.L.S. Inc.” bisbigliò, con uno
sfarfallio seducente delle lunghe ciglia. La sua mano era arrivata al primo
bottone della giacca e lo fece sgusciare agilmente fuori dall’asola, per poi
dedicarsi al secondo. Chuck sorrise, intrigato dalla notizia e dal gesto, e
appoggiò il braccio sullo schienale del divano, dietro di lei.
“Interessante”.
Zoey annuì e, più sicura di sé,
slacciò i restanti bottoni fino a scoprire la camicia di seta rosa a righe
viola. Gli fece scorrere la mano aperta sul ventre, adagio, fino posargli il
palmo sul petto.
“Che hai in mente di fare?”
sussurrò lui roco, e lei sapeva che non era solo ai progetti di Blair che si
stava riferendo. Gli rivolse uno sguardo arguto e un sorriso malizioso,
continuando ad accarezzarlo tentatrice. Era praticamente suo. Poteva
vederlo negli occhi socchiusi che la fissavano, lustri di eccitazione, poteva
sentirlo sotto la mano, nel respiro più secco e breve. Oh sì, Blair si sarebbe
pentita di averla trattata così male.
“Tu che ne dici?” lo stuzzicò
con voce flautata, e si sporse per baciarlo, chiudendo gli occhi. Solo che il
contatto previsto non arrivò, e udì invece la voce che ormai aveva imparato ad
odiare apostrofarla con sdegno:
“Zoey, Zoey, Zoey, prima di fare
la Hannah Baxter con Chuck, avresti almeno dovuto accertarti che il vostro
accordo fosse ancora valido”.
Zoey spalancò gli occhi,
ritrovandosi davanti lo sguardo adorante di Chuck –ma rivolto oltre la sua
spalla, a Blair. Si voltò, sentendo il rossore che le invadeva le guance
e il cuore che le batteva rapido, permettendo all’umiliazione di scorrerle in
tutto il corpo attraverso le vene.
Blair era in piedi vicino al
bancone, occhi scintillanti di derisione, labbra distese in un sorrisetto
maligno, spalle all’indietro e mento sollevato in un atteggiamento fiero e
sicuro di sé. I tratti aristocratici del suo viso erano accentuati dal regale
chignon dietro la testa e la posa già altezzosa era enfatizzata dall’abito
decorato di pizzi e merletti. Suo malgrado, Zoey dovette ammettere che, in quel
momento, Blair sembrava davvero una regina.
“C-cosa?” balbettò, odiandosi
per l’incertezza che le fece tremare la voce. Disorientata, non poté impedirsi
di mormorare, sfiatata: “Chuck ha detto...”
“...che l’accordo di pace fra me
e Blair è stato fatto a pezzi.” concluse Chuck per lei, ma stavolta Zoey non
sentì quel guizzo di piacere al pensiero. Me e Blair. “È la verità. Non è
così, Waldorf?”.
“Certo, Bass.” concordò Blair
con gran cortesia, e Zoey si rese conto in uno slancio di bruciante
consapevolezza che era un gioco fra loro, e che il suo ruolo era quello di farli
divertire. Le parole seguenti di Blair le ferirono le orecchie come un
pungiglione di ape, benché fossero sciolte nel miele più dolce:
“Ma mia cara, questo non
significa che il vostro accordo sia ancora valido. Come ho detto, avresti
dovuto chiederglielo direttamente, invece di darlo scioccamente per scontato”.
Sospirò, plateale. “È così poco stimolante giocare con i principianti, Chuck”.
Zoey lo udì ridere sommessamente
e, insieme alla vergogna, cominciò a insinuarsi nel suo cuore una sferzata
affilata di collera. Chuck l’aveva usata e ora, solo perché Blair se lo portava
di nuovo a letto (non aveva dubbi su questo, era talmente evidente), entrambi
l’avrebbero derisa e poi messa da parte come una borsa della stagione
precedente. I suoi sogni di gloria e rivalsa stavano andando in frantumi,
schiacciati sotto il tacco da dieci centimetri delle Fendi rosa chiaro di
Blair. Arricciò le labbra, furibonda:
“E tu, allora? Vai di nuovo a
letto con lui, dopo che ha cercato di distruggerti, e dici a me che...”
“Quello che accade fra me e
Chuck non sono affari tuoi.” la interruppe Blair, tagliente. Il sorriso beffardo
era scomparso, e Zoey se ne compiacque facendone uno a sua volta. Emozionata
dalla piccola vittoria, proseguì, sull’impeto di un’idea improvvisa e brillante:
“Manterrò il vostro segreto,
comunque. Ma ad un prezzo”.
Blair aprì la bocca con sguardo
furente e oltraggiato, ma la risposta arrivò nel tono languido e vagamente
annoiato di Chuck:
“Quale?”.
Zoey si voltò verso di lui con
un sorrisetto trionfante, che comunque lui non poté ammirare, dato che stava
fissando pigramente lo scotch sul fondo del suo bicchiere.
“Sono stanca di ricevere ordini.
Sarò io la regina, da oggi in poi.” stabilì, algida. Ci pensò su e aggiunse: “E
ovviamente non ci sarà alcuna ritorsione da parte vostra”.
Chuck stirò le labbra in un
sorriso divertito che non le piacque affatto, inghiottì d’un fiato l’ultimo
sorso di scotch e si alzò, allacciandosi il primo bottone della giacca con la
mano libera.
“Un altro Martini, baby?”.
Zoey fece per rispondere di sì,
ma Blair l’anticipò:
“Certo, visto che hai dato il
mio a questo impiastro”.
Chuck annuì, sempre sorridente,
e la raggiunse vicino al bancone. Zoey tacque, decidendo che era la migliore
strategia: aveva già dettato le sue condizioni una volta e ribadirle l’avrebbe
solo fatta sembrare insicura.
Quando Chuck finì di preparare
il drink, lo porse a Blair mentre la baciava sulla guancia con rilassata
indolenza, indugiando più del dovuto. Lei abbassò le palpebre per un istante,
con un piccolo sorriso a fior di labbra.
“Scusa. È arrivata mentre eri di
là e ho dovuto improvvisare.” mormorò Chuck all’orecchio di lei, così piano che
Zoey lo udì a stento.
“Saprai farti perdonare.”
ribatté Blair a voce più alta e gaia, e si sorrisero con dolcezza prima che lui
si spostasse perché fossero fianco a fianco, entrambi rivolti verso Zoey.
“Ti dico cosa succederà,
Suzanne.” esordì Blair, serafica e condiscendente, sorseggiando il suo
Martini. “Quando uscirai da qui, non farai parola a nessuno della mia
rinnovata... alleanza con Chuck. In cambio, noi eviteremo di
distruggerti.”
“Come, scusa?” replicò,
incredula. Era lei ad avere tutti gli assi, non si sarebbe fatta minacciare in
quel modo. “Voi non potete...”
“Non fare la sciocca. Possiamo e
lo faremo, se osi darci fastidio in qualche modo.”
“Credi davvero che ti abbiamo
invitata qui facendoci scoprire, senza avere niente contro di te?”, Chuck scosse
la testa e scoccò un’occhiata a Blair: “Hai ragione, con i principianti non c’è
gusto.”
“Ho sempre ragione, Bass.”
“Sì, fa parte del tuo fascino.”
la lodò lui seducente, passandole un braccio dietro la schiena per accarezzarle
con affetto il fianco coperto di seta candida a pois gialli e rosa.
“Io non ho niente da
nascondere.” ribatté Zoey, ma il disagio le pulsava nel petto e nella voce.
Sentì una vampata di calore assalirle il collo e la faccia. Loro erano là,
uniti, tronfi, a spalleggiarsi e a scherzare l’uno con l’altra a proprio agio, e
lei era sola sull’ampio divano, attirata con l’inganno in una trappola
congegnata perché fosse indifesa e impreparata contro i loro ben studiati
attacchi. Era talmente sleale che dovette trattenersi dal digrignare i
denti e mettersi a piangere dalla frustrazione e dalla rabbia. Ma non avrebbe
dato a quei due meschini opportunisti la soddisfazione di versare lacrime,
questo dettaglio era insindacabile.
“Che mi dici della notte del
ballo di fine anno, al liceo?” la sfidò Blair, e benché avesse appena iniziato,
sfoggiava già il sorriso presuntuoso di chi è certo di vincere.
“Non so di che parli.”
“Oh, è probabile. Dopo tutto
quel punch corretto, devi avere ricordi vaghi della serata. Ma l’ex di Jessica,
Morgan Pratt, ricorda benissimo il balletto che gli hai fatto sul cofano della
sua auto.”
“Conserva ancora il ricordino
che gli hai lanciato, mutandine Victoria’s Secret in pizzo nero. Molto
provocanti, devo ammetterlo.” commentò Chuck lascivo, e Blair gli sferrò una
gomitata alle costole che lo fece protestare, indignato:
“Ahi!”
“Chuck! Te le sei fatte
mostrare?”
“Solo per avere la prova che
quel Pratt non stesse mentendo.” si giustificò con un sorrisetto sfrontato.
Blair roteò gli occhi e sbuffò, incredula e seccata, poi tornò a Zoey, che
cominciava a provare vertigini e una violenta nausea.
“Uno spettacolo del genere è già
degradante da solo, ma farlo a quello che era il ragazzo della tua migliore
amica? Veramente deludente, Suzanne.”
“È una bugia. Non è vero!”
“Forse.” intervenne Chuck, che
aveva posato il bicchiere e smesso di abbracciare Blair per frugare al di là del
bancone. “Ma che tua madre se la faccia con il suo autista... quello
posso dimostrarlo. Ho le foto”.
Zoey raggelò, guardandolo
estrarre da una busta di carta color senape una serie di istantanee in cui sua
madre baciava avidamente Stefan, l’autista di famiglia. In una, lui le aveva
infilato la mano nella camicetta mentre la bloccava contro il muro di un
ascensore e le mordicchiava il collo. Le dita di sua madre erano fra i capelli
biondi di Stefan, e si vedeva chiaramente l’anello di smeraldi che suo padre le
aveva regalato il natale prima.
“No.” soffiò, senza fiato.
Chuck e Blair erano insensibili
al suo disagio, e la guardavano divertiti. La busta venne abbandonata
sbadatamente accanto al bicchiere di scotch, ma Zoey non aveva dubbi sul fatto
che ci fossero altre copie delle fotografie e che quindi fosse inutile cercare
di impossessarsi di quelle. Si sentiva svuotata e inerme, aveva la fronte
sudaticcia e il cuore le rimbombava fastidiosamente nelle orecchie.
“Secondo il contratto
prematrimoniale, in caso di tradimento, tuo padre non le dovrà un centesimo se
divorziano.” proseguì Chuck, accarezzandosi il labbro inferiore con il pollice,
mentre l’altra mano era tornata a stringere protettiva il fianco di Blair.
“Quindi, se le foto entrano in
circolazione, la tua famiglia finirà in uno scandalo e tua madre in miseria.
Vuoi davvero questo?” cinguettò Blair, facendo scorrere l’indice sul bordo
circolare del bicchiere.
Zoey era sull’orlo delle
lacrime. Per trattenersi, strinse i pugni fino a sentire le unghie affilate
dalla manicure pungerle i palmi.
“Io... non...”
“Tu non avresti mai
dovuto metterti contro di me”, la interruppe Blair, abbandonando il tono
zuccheroso. “Non voglio più vederti alla Columbia. Non m’interessa se la
frequenti, ma stammi lontana. Se la riconciliazione fra me e Chuck salta fuori,
e io sospetto che tu c’entri qualcosa, le foto finiscono su Gossip Girl e sulla
scrivania del primo giornalista del Post che mi viene in mente.”
“È Chuck che mi ha proposto di
mettermi contro di te!” protestò Zoey, veemente. Sapeva che era puerile e
inutile, ma non poté impedirsi di dar voce all’ingiustizia straziante che stava
subendo.
“E tu avresti dovuto rifiutare”,
scrollò le spalle Blair, noncurante. “Hai voluto immischiarti e questo è il
risultato.”
“Adesso, se non ti dispiace,
dovresti lasciare la suite.” disse Chuck nella parodia di un invito educato,
facendo un gesto eloquente con la mano. Zoey restò a fissarli con odio cocente
per qualche altro istante, poi si alzò di scatto, raggiungendo a passi veloci
l’ascensore con il viso accartocciato nello sforzo di non mettersi a piangere.
“Peccato. Non era male, aveva
del potenziale.” commentò Chuck, quando Zoey scomparve dietro le porte
metalliche.
“Vuoi che la richiami, così tu e
lei potete finire quello che avevate cominciato sul divano?” ribatté Blair
infastidita, e Chuck si godé la sfumatura gelosa nella sua voce. Usò la presa
sul fianco per attirarla contro di sé con uno strattone, facendola volteggiare
fra le sue braccia.
“Perché avere una pallida
imitazione?” replicò in tono ragionevole, togliendole di mano il bicchiere
affinché non lo intralciasse durante l’assalto alle sue deliziose virtù. Blair
seguì con gli occhi il tragitto del drink fino al bancone, poi li sollevò sulle
sue labbra.
“Mmm... però non aveva tutti i
torti: sei stato tu a convincerla a tradirmi.” bisbigliò con una punta di
biasimo, accarezzandogli leziosa il lato del viso. Chuck piegò la testa di lato,
osservandola rapito.
“Sono stato cattivo con te,
tesoro.” ammise, in un sussurro. Le labbra di Blair erano socchiuse e appena un
po’ protese, come in attesa di un bacio. Quelle labbra lo stavano stuzzicando di
proposito, Chuck lo sapeva, ma era anche ben conscio che se avesse tentato di
porre fine al proprio supplizio unendo le loro bocche, Blair si sarebbe
ritratta, dispettosa e insolente.
“Sì”. Occhioni innocenti ricolmi
di rimprovero, labbra rosse tentatrici.
“Dovrò farmi perdonare.”
“Hai molto da farti
perdonare, a quanto sembra.” lo prese in giro lei, con un sorrisino.
“Beh, meglio per te.” ribatté
lui, e le catturò la bocca d’improvviso, stringendola a sé con entrambe le mani
sulla schiena. Percepì le dita di Blair che s’intrecciavano dietro il suo collo,
mentre lei gli schiacciava addosso il corpo snello e desiderabile e ricambiava
il bacio con altrettanta passione.
“Nate?” gli soffiò contro le
labbra tumide, e Chuck si tirò indietro, le sopracciglia aggrottate in una
smorfia di disappunto. Blair fece un risolino e gli ravviò i capelli con le
dita, spettinandolo giocosa.
“Intendo dire: dov’è? E se
torna?” spiegò, e Chuck si rasserenò.
“È a una partita di calcio.
Abbiamo almeno altri quarantacinque minuti.”
“Mi piace come suona.” rispose
lei civettuola, riprendendo fervente il bacio interrotto.
Chuck sentì la soffice pressione
del suo seno contro il petto e sospirò, per l’eccitazione e per il fastidio di
tutti quegli indumenti che lo separavano dal corpo caldo e accogliente di Blair.
Avrebbe voluto strapparle via il vestito come aveva fatto con le calze e le
mutandine che indossava al suo compleanno, ma Blair si sarebbe infuriata se
avesse rovinato in quel modo il bel Dior nuovo. Per la lingerie
lacerata, lo aveva punito mordendogli la gola fino a lasciargli un segno rosso
ben evidente e graffiandogli avambracci e spalle come una gatta ribelle.
Raggiunsero il divano ancora
abbracciati e vi si lasciarono cadere. Blair gli agganciò i fianchi fra le
cosce, continuando a baciarlo, e ondeggiò seducente su di lui mentre le mani lo
esploravano con impazienza, insinuandosi nella camicia. Chuck gemette e non ce
la fece più. Al diavolo, pensò, mentre afferrava le spalline dell’abito e del
reggiseno insieme e le tirava giù con uno strattone violento. Le avrebbe
ricomprato il vestito. Anzi, ne avrebbe comprati altri mille, se fosse
stato necessario, ma doveva averla nuda, subito. Blair intuì in qualche modo i
suoi pensieri perché interruppe il bacio per scoccargli un sorriso pieno di
orgoglio femminile, gli occhi scintillanti di malizia.
“Tutto okay, Chuck?” bisbigliò
impertinente, e di nuovo mosse languida i fianchi per farlo impazzire.
“Non ancora.” ribatté lui roco,
e per la seconda volta strattonò il vestito, incastrato fra i loro corpi, fino
ad udire il rumore acuto e frastagliato dello strappo.
“Non avresti dovuto farlo.”
dichiarò Blair severa, ma era ancora sorridente e lo stava ancora stuzzicando
con l’ondulazione lenta del bacino. Chuck le mise una mano dietro la testa,
sciolse lo chignon e i capelli le ricaddero morbidamente sulle spalle
nude in seducenti onde color mogano. Così, a cavalcioni su di lui, con le guance
soffuse, gli occhi brillanti, la chioma indomita e i seni scoperti, Blair era da
mozzare il fiato.
“Sei così sexy” mormorò,
estasiato.
“I complimenti non ti serviranno
a nulla, Bass.” ribatté lei, sbottonandogli la camicia. “Papà e Roman mi avevano
spedito l’abito dalla Francia”.
Chuck sorrise impenitente e la
afferrò per baciarla ancora, ma lei resistette serrando le labbra e spingendolo
giù con entrambe le mani sul petto. Chuck sospirò e lasciò ricadere busto e
braccia, docile, e Blair sorrise, compiaciuta per la sua resa. Si sporse verso
di lui, con le lunghe ciocche scure che le pendevano ai lati del bel viso,
solleticandogli le guance, e posò la fronte sulla sua.
“Sei un arrogante bastardo,
Chuck.” sussurrò, amorevole.
“E tu sei una vera rompiscatole,
Blair.” la rimbeccò lui, la voce traboccante di adorazione. “Adesso sta’ zitta
e baciami”.
Blair aggrottò le sopracciglia
offesa, ma subito dopo rise allegra e obbedì. Chuck si godé la sensazione
meravigliosa delle labbra e della lingua di lei, ma non si faceva illusioni per
quella effimera concessione. La punizione sarebbe arrivata, prima o poi.
Perché Blair era davvero una
rompiscatole.
E, per Chuck, assolutamente
irresistibile.
Fine#16
Note dell’Autrice:
[1] “The Queen of Spades”, oltre ad essere una carta da gioco, è
un’opera lirica in tre atti di Pyotr Ilyich Tchaikovsky.
[2] Hannah Baxter è la protagonista di “Diario di una Squillo Perbene”,
una serie televisiva britannica tratta dall’omonimo libro di Brooke Magnanti.
[3] Confesso di aver inventato i nomi delle due nuove minion di
Blair. Ho rivisto gli episodi in cui compaiono ma non mi pare vengano mai
nominate. Se qualcuno di voi è stato più attento, mi scuso per l’inesattezza.
[4] Non è strano che non si sia
più parlato della minion doppiogiochista, dopo la riappacificazione fra
Chuck e Blair? O sono l’unica che si fa certe domande su personaggi del tutto
secondari mentre quelli principali sono impelagati in storyline assurde e
soporifere (Bass Industriezzzzzz), su cui tanto ci sarebbe da
criticare?
Al prossimo aggiornamento,
Melany
EDIT: I veri nomi delle
due minion sono Zoey (la bruna) e Jessica (la bionda). Grazie di cuore a
Tuccin per aver svelato il mistero. :) Siccome sono folle e i nomi
inventati ormai li sentivo stonati, ho modificato la storia divertendomi con la
funzione “sostituisci” di word.
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