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Autore: Melanyholland    07/04/2011    8 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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#16:

Titolo: The Queen of Schemes 

Autrice: Melanyholland

Summary: Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.

Rating: arancione

Timeline: dopo la 4x08 (Juliet Doesn’t Live Here Anymore). SPOILER fino all’episodio in questione, dunque.

Main Characters: Altro personaggio, Chuck Bass, Blair Waldorf.

 

 

The Queen of Schemes

 

  

Zoey Foster si sentiva molto fiera di se stessa. Aveva tutto: bellezza, soldi e soprattutto un gusto infallibile per abiti e accessori. Una ragazza come lei, che per di più frequentava la Columbia riuscendo a mantenere una media discreta, era praticamente destinata al successo. Era solo una bambina di undici anni quando sua madre, davanti allo specchio del comò e intenta ad armeggiare con la chiusura della collana di perle regalatale dal marito, le aveva assicurato sorridente che servendosi con astuzia delle carte che le erano state date dalla natura e dalla sua posizione sociale, avrebbe potuto ottenere tutto ciò che desiderava senza sforzo. “Tutto tutto?” aveva chiesto Zoey con tanto d’occhi, presa da un’ingenua e trepidante avidità. Sua madre aveva annuito, sfiorando distrattamente le perle della collana. “Tutto, tesoro”. E aveva ragione, naturalmente. Soltanto un mese dopo, Zoey si era ritrovata in sella ad un pony bianco da far invidia ad una principessa, e tutto ciò che aveva dovuto fare era stato piangere un po’ di fronte al suo papà. La tecnica infantile era stata negli anni perfezionata e infine sostituita con stratagemmi più elaborati, ma il concetto era rimasto invariato nel cuore della ragazza. La sua vita sarebbe stata invidiabile, perché tutti avrebbero fatto qualunque cosa per compiacere la ricca e bellissima figlia di Richard Foster.

Tale convinzione era stata inesorabilmente distrutta nel momento in cui Blair Waldorf le aveva lanciato il suo primo, calcolato sorriso, per poi spostarle premurosamente il cerchietto sulla testa con un sussurro dispotico la cui tenerezza non ammetteva repliche: “Il fiocco va a destra”. Zoey era stata così emozionata dall’incontro che il pungolo di fastidio provato a quelle parole era passato inosservato, sepolto da entusiasmo e riverenza. Aveva sempre letto delle vicende e dello stile impeccabile di Blair su Gossip Girl; sapeva che frequentandola avrebbe attirato anche lei l’attenzione della blogger, diventando famosa in tutta la New York che contava. In più, avrebbe avuto modo di partecipare ad eventi glamour che prima le erano preclusi, come le sfilate di moda di stilisti del calibro di Dolce e Gabbana e Manolo Blahnik, e magari di finire perfino su Page Six, fotografata accanto alla straordinaria Serena Van Der Woodsen.

Insomma, quando si era avvicinata a Blair, aveva pensato di ottenere in cambio solo vantaggi. Ma a qualche mese dall’avvenimento, aveva scoperto che frequentarla significava soprattutto obbedire ad ogni suo ordine, per quanto fosse faticoso o degradante, ed essere trattata in continuazione con sprezzo e sufficienza. Odiava l’alterigia con cui Blair la guardava, come se lei le fosse superiore. Nessuno si era mai permesso di guardarla così, né i ragazzi con cui usciva, né le sue vecchie compagne di liceo. Zoey era la figlia di un facoltoso industriale e di un’attraente modella, tutti la trattavano con rispetto e deferenza. Blair, viceversa, la ammoniva arricciando il naso a non spargere la voce che suo padre si era arricchito grazie al commercio delle sigarette, perché era “talmente squallido”, e commentava che Zoey avrebbe fatto meglio a seguire l’esempio di sua madre e puntare tutto sull’aspetto fisico, perché sarebbe stato “poco saggio contare su qualunque altra presunta qualità”. Ovviamente questo genere di battute venivano pronunciate in tono squillante e in luoghi pubblici, così Jessica e Penelope non erano le sole a ridere di lei. Era così umiliante. E Zoey non aveva dimenticato quella volta che Blair le aveva impedito di andare ad un party con loro solo perché si era vestita di colori che non le piacevano (“Verde e arancione? Hai forse deciso di lavorare alla Fabbrica di Cioccolato?”).

Dopo tutte queste esperienze degradanti, Zoey era sempre più convinta di aver fatto uno sbaglio a decidere di frequentare Blair Waldorf. Al contrario, era persuasa che accettare la proposta di Chuck Bass di allearsi con lui, facendo il doppio gioco contro la sua aguzzina, era stata la scelta migliore che potesse fare. Avrebbe giocato le sue carte per ottenere tutto, come sua madre le aveva insegnato. Le angherie sarebbero finite e Zoey avrebbe potuto assistere alla mortificazione e alla distruzione della ragazza che l’aveva trattata in modo tanto indegno. Inoltre, quando si fosse saputo in giro che ne era in parte responsabile (e che Chuck Bass aveva scelto lei, non Penelope, non Jessica, come sua complice), Zoey era certa che le altre l’avrebbero ammirata, e ben presto sarebbe diventata lei quella che dettava gli stili, quella a cui obbedire. In fondo, era giusto che fosse così, dato che Zoey era molto più bella di Blair, e anche più intelligente: da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck e non era mai stata scoperta. Se Blair fosse stata davvero così astuta come la sua fama pretendeva, avrebbe dovuto rendersene conto. E invece niente. Probabilmente era sempre stata sopravvalutata.

Zoey aveva sudato freddo quando la notizia del trattato di pace fra Chuck e Blair era comparsa sullo schermo del suo computer, e aveva pregato con tutto il cuore che fosse una faccenda temporanea. Infatti, se quei due fossero tornati amici, il suo piano di rivincita sarebbe finito nella spazzatura insieme al vestito verde e arancione che le era costato prima un’umiliazione pubblica e poi l’esclusione dal party. Fortunatamente, la detestabile Blair aveva fatto una sfuriata a Chuck durante il suo compleanno e lui aveva telefonato in seguito a Zoey per tranquillizzarla, informandola che l’accordo di pace era stato fatto a pezzi (“letteralmente”, aveva aggiunto con il sorriso nella voce).

Ora, mentre l’ascensore dell’Empire saliva a velocità costante verso la suite di Chuck Bass, Zoey avvertì un fremito di trepidante anticipazione: aveva una notizia parecchio succulenta da dare al suo alleato e non vedeva l’ora di sapere come lui l’avrebbe sfruttata. Chuck, al contrario della sua ex, era decisamente all’altezza delle chiacchiere che aveva sentito su di lui, così scaltro, subdolo e spietato. E, Zoey doveva ammetterlo, anche molto sexy. Non le sarebbe dispiaciuto portare la loro coalizione ad un altro livello, soprattutto perché si sarebbe goduta l’espressione oltraggiata e ferita di Blair nel momento in cui l’avesse scoperto (e Zoey si sarebbe accertata che ciò accadesse, ovviamente in luogo pubblico, per ricambiarle il favore). Era già stato esilarante guardarla disperata dopo la rivelazione su Jenny Humphrey, ma comunicarle che lei e Chuck erano amanti, oltre che alleati per distruggerla, sarebbe stato impagabile.

Sì, decise risoluta mentre le porte dell’ascensore si aprivano con uno scampanellio, avrebbe flirtato un po’ con Chuck, e sarebbe stata a guardare che cosa succedeva. Penelope le aveva detto che al liceo era stata proprio la comune passione per i complotti che aveva avvicinato Chuck e Blair e, dato che quest’ultima si era rivelata tutt’altro che insostituibile negli affetti del primo, non era da escludere che Zoey potesse diventare la sua nuova complice preferita. Chissà, magari Chuck si sarebbe perfino innamorato di lei. Perché no? Quello sì che avrebbe ucciso Blair, si era sempre vantata spavalda di essere stata l’unica a far cadere ai suoi piedi il donnaiolo impenitente dell’Upper East Side (e quando una volta Penelope aveva alluso maligna a quella ragazza francese con la ricrescita, Blair ne era stata visibilmente irritata). Per di più, le sarebbe veramente piaciuto apparire sui giornali e ricevere in regalo un esclusivo orologio di Cartier

Così, quando Chuck la salutò con un cenno del capo da dietro il bancone dove stava preparando i loro drink, Zoey si stampò in viso il più accattivante dei suoi sorrisi:

“Buon pomeriggio, Chuck.”

“Accomodati pure. Arrivo subito.” la esortò lui mellifluo, mentre tuffava in un bicchiere un’oliva verde. Zoey annuì e si lasciò cadere sul divano, facendo in modo che la gonna le risalisse fino a mostrare conturbante la coscia avvolta nella seta nera dei collant. Il vestito corto era deliziosamente attillato e fasciava le curve del suo corpo in drappi blu scuro che mettevano in risalto la pienezza del seno e la sporgenza tondeggiante dei fianchi. I capelli erano arricciati in boccoli molto più folti e lucenti di quelli di Blair, che ultimamente avevano riflessi rossicci davvero sgradevoli, e anche se portava ancora il cerchietto, Zoey aveva già deciso che nel momento in cui fosse diventata lei la leader, avrebbe imposto alle altre di abbandonare quell’accessorio da bambine in favore dei fermagli a forma di fiocco, che trovava semplicemente adorabili.

Chuck aggirò il tavolino e si sedette accanto a lei prima di porgerle il bicchiere di Martini, tenendo per sé lo scotch. Che le stesse così vicino era un vantaggio, e il sorriso di Zoey si ampliò.

“Devo dedurre che hai buone notizie per me?” domandò Chuck, soave. Zoey temporeggiò, portandosi il bicchiere alle labbra e bevendo un piccolo sorso, mentre con l’altra mano accarezzava distrattamente l’orlo della gonna. Lui, come previsto, abbassò gli occhi per godersi la vista delle sue cosce sfiorate in modo allusivo dalle dita leziose, poi li fece risalire, lentamente, soffermandosi sul seno, sulla scollatura, e infine sulla bocca socchiusa. Zoey trattenne un ghigno di trionfo e si passò la punta della lingua sul labbro inferiore, per tentarlo.

“Ottime, in effetti.” confermò, abbassando il bicchiere ora macchiato di rossetto. “Blair ha messo gli occhi su qualcos’altro. Il che significa...”

“...che noi abbiamo qualcos’altro da portarle via.” finì Chuck per lei, e Zoey adorò la complicità nel finire l’uno le frasi dell’altra, quanto le piacque quel compiaciuto noi.

“Sì.” concordò, con dolcezza.

“Di cosa si tratta, esattamente?” volle sapere lui, in un sussurro vellutato. Mentre parlava, si era avvicinato ancora di più, tanto che Zoey poté sentire nelle narici il profumo del suo dopobarba e il calore del suo corpo. Doveva ammetterlo, Chuck era attraente e, Blair e orologi a parte, non le sarebbe dispiaciuto scoprire se anche le sue altre qualità erano all’altezza della fama che gli aveva dato Gossip Girl. Sorrise sorniona, accavallò le gambe e fece scivolare un dito lungo il risvolto della giacca elegante che lui indossava.

“Vuole succedere a Anne Archibald come volto dell’associazione G.I.R.L.S. Inc.” bisbigliò, con uno sfarfallio seducente delle lunghe ciglia. La sua mano era arrivata al primo bottone della giacca e lo fece sgusciare agilmente fuori dall’asola, per poi dedicarsi al secondo. Chuck sorrise, intrigato dalla notizia e dal gesto, e appoggiò il braccio sullo schienale del divano, dietro di lei.

“Interessante”.

Zoey annuì e, più sicura di sé, slacciò i restanti bottoni fino a scoprire la camicia di seta rosa a righe viola. Gli fece scorrere la mano aperta sul ventre, adagio, fino posargli il palmo sul petto.

“Che hai in mente di fare?” sussurrò lui roco, e lei sapeva che non era solo ai progetti di Blair che si stava riferendo. Gli rivolse uno sguardo arguto e un sorriso malizioso, continuando ad accarezzarlo tentatrice. Era praticamente suo. Poteva vederlo negli occhi socchiusi che la fissavano, lustri di eccitazione, poteva sentirlo sotto la mano, nel respiro più secco e breve. Oh sì, Blair si sarebbe pentita di averla trattata così male.

“Tu che ne dici?” lo stuzzicò con voce flautata, e si sporse per baciarlo, chiudendo gli occhi. Solo che il contatto previsto non arrivò, e udì invece la voce che ormai aveva imparato ad odiare apostrofarla con sdegno:

“Zoey, Zoey, Zoey, prima di fare la Hannah Baxter con Chuck, avresti almeno dovuto accertarti che il vostro accordo fosse ancora valido”.

Zoey spalancò gli occhi, ritrovandosi davanti lo sguardo adorante di Chuck –ma rivolto oltre la sua spalla, a Blair. Si voltò, sentendo il rossore che le invadeva le guance e il cuore che le batteva rapido, permettendo all’umiliazione di scorrerle in tutto il corpo attraverso le vene.

Blair era in piedi vicino al bancone, occhi scintillanti di derisione, labbra distese in un sorrisetto maligno, spalle all’indietro e mento sollevato in un atteggiamento fiero e sicuro di sé. I tratti aristocratici del suo viso erano accentuati dal regale chignon dietro la testa e la posa già altezzosa era enfatizzata dall’abito decorato di pizzi e merletti. Suo malgrado, Zoey dovette ammettere che, in quel momento, Blair sembrava davvero una regina.

“C-cosa?” balbettò, odiandosi per l’incertezza che le fece tremare la voce. Disorientata, non poté impedirsi di mormorare, sfiatata: “Chuck ha detto...”

“...che l’accordo di pace fra me e Blair è stato fatto a pezzi.” concluse Chuck per lei, ma stavolta Zoey non sentì quel guizzo di piacere al pensiero. Me e Blair. “È la verità. Non è così, Waldorf?”.

“Certo, Bass.” concordò Blair con gran cortesia, e Zoey si rese conto in uno slancio di bruciante consapevolezza che era un gioco fra loro, e che il suo ruolo era quello di farli divertire. Le parole seguenti di Blair le ferirono le orecchie come un pungiglione di ape, benché fossero sciolte nel miele più dolce:

“Ma mia cara, questo non significa che il vostro accordo sia ancora valido. Come ho detto, avresti dovuto chiederglielo direttamente, invece di darlo scioccamente per scontato”. Sospirò, plateale. “È così poco stimolante giocare con i principianti, Chuck”.

Zoey lo udì ridere sommessamente e, insieme alla vergogna, cominciò a insinuarsi nel suo cuore una sferzata affilata di collera. Chuck l’aveva usata e ora, solo perché Blair se lo portava di nuovo a letto (non aveva dubbi su questo, era talmente evidente), entrambi l’avrebbero derisa e poi messa da parte come una borsa della stagione precedente. I suoi sogni di gloria e rivalsa stavano andando in frantumi, schiacciati sotto il tacco da dieci centimetri delle Fendi rosa chiaro di Blair. Arricciò le labbra, furibonda:

“E tu, allora? Vai di nuovo a letto con lui, dopo che ha cercato di distruggerti, e dici a me che...”

“Quello che accade fra me e Chuck non sono affari tuoi.” la interruppe Blair, tagliente. Il sorriso beffardo era scomparso, e Zoey se ne compiacque facendone uno a sua volta. Emozionata dalla piccola vittoria, proseguì, sull’impeto di un’idea improvvisa e brillante:

“Manterrò il vostro segreto, comunque. Ma ad un prezzo”.

Blair aprì la bocca con sguardo furente e oltraggiato, ma la risposta arrivò nel tono languido e vagamente annoiato di Chuck:

“Quale?”.

Zoey si voltò verso di lui con un sorrisetto trionfante, che comunque lui non poté ammirare, dato che stava fissando pigramente lo scotch sul fondo del suo bicchiere.

“Sono stanca di ricevere ordini. Sarò io la regina, da oggi in poi.” stabilì, algida. Ci pensò su e aggiunse: “E ovviamente non ci sarà alcuna ritorsione da parte vostra”.

Chuck stirò le labbra in un sorriso divertito che non le piacque affatto, inghiottì d’un fiato l’ultimo sorso di scotch e si alzò, allacciandosi il primo bottone della giacca con la mano libera.

“Un altro Martini, baby?”.

Zoey fece per rispondere di sì, ma Blair l’anticipò:

“Certo, visto che hai dato il mio a questo impiastro”.

Chuck annuì, sempre sorridente, e la raggiunse vicino al bancone. Zoey tacque, decidendo che era la migliore strategia: aveva già dettato le sue condizioni una volta e ribadirle l’avrebbe solo fatta sembrare insicura.

Quando Chuck finì di preparare il drink, lo porse a Blair mentre la baciava sulla guancia con rilassata indolenza, indugiando più del dovuto. Lei abbassò le palpebre per un istante, con un piccolo sorriso a fior di labbra.

“Scusa. È arrivata mentre eri di là e ho dovuto improvvisare.” mormorò Chuck all’orecchio di lei, così piano che Zoey lo udì a stento.

“Saprai farti perdonare.” ribatté Blair a voce più alta e gaia, e si sorrisero con dolcezza prima che lui si spostasse perché fossero fianco a fianco, entrambi rivolti verso Zoey.

“Ti dico cosa succederà, Suzanne.” esordì Blair, serafica e condiscendente, sorseggiando il suo Martini. “Quando uscirai da qui, non farai parola a nessuno della mia rinnovata... alleanza con Chuck. In cambio, noi eviteremo di distruggerti.”

“Come, scusa?” replicò, incredula. Era lei ad avere tutti gli assi, non si sarebbe fatta minacciare in quel modo. “Voi non potete...”

“Non fare la sciocca. Possiamo e lo faremo, se osi darci fastidio in qualche modo.”

“Credi davvero che ti abbiamo invitata qui facendoci scoprire, senza avere niente contro di te?”, Chuck scosse la testa e scoccò un’occhiata a Blair: “Hai ragione, con i principianti non c’è gusto.”

“Ho sempre ragione, Bass.”

“Sì, fa parte del tuo fascino.” la lodò lui seducente, passandole un braccio dietro la schiena per accarezzarle con affetto il fianco coperto di seta candida a pois gialli e rosa.

“Io non ho niente da nascondere.” ribatté Zoey, ma il disagio le pulsava nel petto e nella voce. Sentì una vampata di calore assalirle il collo e la faccia. Loro erano là, uniti, tronfi, a spalleggiarsi e a scherzare l’uno con l’altra a proprio agio, e lei era sola sull’ampio divano, attirata con l’inganno in una trappola congegnata perché fosse indifesa e impreparata contro i loro ben studiati attacchi. Era talmente sleale che dovette trattenersi dal digrignare i denti e mettersi a piangere dalla frustrazione e dalla rabbia. Ma non avrebbe dato a quei due meschini opportunisti la soddisfazione di versare lacrime, questo dettaglio era insindacabile.

“Che mi dici della notte del ballo di fine anno, al liceo?” la sfidò Blair, e benché avesse appena iniziato, sfoggiava già il sorriso presuntuoso di chi è certo di vincere.

“Non so di che parli.”

“Oh, è probabile. Dopo tutto quel punch corretto, devi avere ricordi vaghi della serata. Ma l’ex di Jessica, Morgan Pratt, ricorda benissimo il balletto che gli hai fatto sul cofano della sua auto.”

“Conserva ancora il ricordino che gli hai lanciato, mutandine Victoria’s Secret in pizzo nero. Molto provocanti, devo ammetterlo.” commentò Chuck lascivo, e Blair gli sferrò una gomitata alle costole che lo fece protestare, indignato:

Ahi!”

“Chuck! Te le sei fatte mostrare?”

“Solo per avere la prova che quel Pratt non stesse mentendo.” si giustificò con un sorrisetto sfrontato. Blair roteò gli occhi e sbuffò, incredula e seccata, poi tornò a Zoey, che cominciava a provare vertigini e una violenta nausea.

“Uno spettacolo del genere è già degradante da solo, ma farlo a quello che era il ragazzo della tua migliore amica? Veramente deludente, Suzanne.”

“È una bugia. Non è vero!”

“Forse.” intervenne Chuck, che aveva posato il bicchiere e smesso di abbracciare Blair per frugare al di là del bancone. “Ma che tua madre se la faccia con il suo autista... quello posso dimostrarlo. Ho le foto”.

Zoey raggelò, guardandolo estrarre da una busta di carta color senape una serie di istantanee in cui sua madre baciava avidamente Stefan, l’autista di famiglia. In una, lui le aveva infilato la mano nella camicetta mentre la bloccava contro il muro di un ascensore e le mordicchiava il collo. Le dita di sua madre erano fra i capelli biondi di Stefan, e si vedeva chiaramente l’anello di smeraldi che suo padre le aveva regalato il natale prima.

“No.” soffiò, senza fiato.

Chuck e Blair erano insensibili al suo disagio, e la guardavano divertiti. La busta venne abbandonata sbadatamente accanto al bicchiere di scotch, ma Zoey non aveva dubbi sul fatto che ci fossero altre copie delle fotografie e che quindi fosse inutile cercare di impossessarsi di quelle. Si sentiva svuotata e inerme, aveva la fronte sudaticcia e il cuore le rimbombava fastidiosamente nelle orecchie.

“Secondo il contratto prematrimoniale, in caso di tradimento, tuo padre non le dovrà un centesimo se divorziano.” proseguì Chuck, accarezzandosi il labbro inferiore con il pollice, mentre l’altra mano era tornata a stringere protettiva il fianco di Blair.

“Quindi, se le foto entrano in circolazione, la tua famiglia finirà in uno scandalo e tua madre in miseria. Vuoi davvero questo?” cinguettò Blair, facendo scorrere l’indice sul bordo circolare del bicchiere.

Zoey era sull’orlo delle lacrime. Per trattenersi, strinse i pugni fino a sentire le unghie affilate dalla manicure pungerle i palmi.

“Io... non...”

“Tu non avresti mai dovuto metterti contro di me”, la interruppe Blair, abbandonando il tono zuccheroso. “Non voglio più vederti alla Columbia. Non m’interessa se la frequenti, ma stammi lontana. Se la riconciliazione fra me e Chuck salta fuori, e io sospetto che tu c’entri qualcosa, le foto finiscono su Gossip Girl e sulla scrivania del primo giornalista del Post che mi viene in mente.”

“È Chuck che mi ha proposto di mettermi contro di te!” protestò Zoey, veemente. Sapeva che era puerile e inutile, ma non poté impedirsi di dar voce all’ingiustizia straziante che stava subendo.

“E tu avresti dovuto rifiutare”, scrollò le spalle Blair, noncurante. “Hai voluto immischiarti e questo è il risultato.”

“Adesso, se non ti dispiace, dovresti lasciare la suite.” disse Chuck nella parodia di un invito educato, facendo un gesto eloquente con la mano. Zoey restò a fissarli con odio cocente per qualche altro istante, poi si alzò di scatto, raggiungendo a passi veloci l’ascensore con il viso accartocciato nello sforzo di non mettersi a piangere.

“Peccato. Non era male, aveva del potenziale.” commentò Chuck, quando Zoey scomparve dietro le porte metalliche.

“Vuoi che la richiami, così tu e lei potete finire quello che avevate cominciato sul divano?” ribatté Blair infastidita, e Chuck si godé la sfumatura gelosa nella sua voce. Usò la presa sul fianco per attirarla contro di sé con uno strattone, facendola volteggiare fra le sue braccia.

“Perché avere una pallida imitazione?” replicò in tono ragionevole, togliendole di mano il bicchiere affinché non lo intralciasse durante l’assalto alle sue deliziose virtù. Blair seguì con gli occhi il tragitto del drink fino al bancone, poi li sollevò sulle sue labbra.

“Mmm... però non aveva tutti i torti: sei stato tu a convincerla a tradirmi.” bisbigliò con una punta di biasimo, accarezzandogli leziosa il lato del viso. Chuck piegò la testa di lato, osservandola rapito.

“Sono stato cattivo con te, tesoro.” ammise, in un sussurro. Le labbra di Blair erano socchiuse e appena un po’ protese, come in attesa di un bacio. Quelle labbra lo stavano stuzzicando di proposito, Chuck lo sapeva, ma era anche ben conscio che se avesse tentato di porre fine al proprio supplizio unendo le loro bocche, Blair si sarebbe ritratta, dispettosa e insolente.

“Sì”. Occhioni innocenti ricolmi di rimprovero, labbra rosse tentatrici. 

“Dovrò farmi perdonare.”

“Hai molto da farti perdonare, a quanto sembra.” lo prese in giro lei, con un sorrisino.

“Beh, meglio per te.” ribatté lui, e le catturò la bocca d’improvviso, stringendola a sé con entrambe le mani sulla schiena. Percepì le dita di Blair che s’intrecciavano dietro il suo collo, mentre lei gli schiacciava addosso il corpo snello e desiderabile e ricambiava il bacio con altrettanta passione.

“Nate?” gli soffiò contro le labbra tumide, e Chuck si tirò indietro, le sopracciglia aggrottate in una smorfia di disappunto. Blair fece un risolino e gli ravviò i capelli con le dita, spettinandolo giocosa.

“Intendo dire: dov’è? E se torna?” spiegò, e Chuck si rasserenò.

“È a una partita di calcio. Abbiamo almeno altri quarantacinque minuti.”

“Mi piace come suona.” rispose lei civettuola, riprendendo fervente il bacio interrotto.

Chuck sentì la soffice pressione del suo seno contro il petto e sospirò, per l’eccitazione e per il fastidio di tutti quegli indumenti che lo separavano dal corpo caldo e accogliente di Blair. Avrebbe voluto strapparle via il vestito come aveva fatto con le calze e le mutandine che indossava al suo compleanno, ma Blair si sarebbe infuriata se avesse rovinato in quel modo il bel Dior nuovo. Per la lingerie lacerata, lo aveva punito mordendogli la gola fino a lasciargli un segno rosso ben evidente e graffiandogli avambracci e spalle come una gatta ribelle.

Raggiunsero il divano ancora abbracciati e vi si lasciarono cadere. Blair gli agganciò i fianchi fra le cosce, continuando a baciarlo, e ondeggiò seducente su di lui mentre le mani lo esploravano con impazienza, insinuandosi nella camicia. Chuck gemette e non ce la fece più. Al diavolo, pensò, mentre afferrava le spalline dell’abito e del reggiseno insieme e le tirava giù con uno strattone violento. Le avrebbe ricomprato il vestito. Anzi, ne avrebbe comprati altri mille, se fosse stato necessario, ma doveva averla nuda, subito. Blair intuì in qualche modo i suoi pensieri perché interruppe il bacio per scoccargli un sorriso pieno di orgoglio femminile, gli occhi scintillanti di malizia.

“Tutto okay, Chuck?” bisbigliò impertinente, e di nuovo mosse languida i fianchi per farlo impazzire.

“Non ancora.” ribatté lui roco, e per la seconda volta strattonò il vestito, incastrato fra i loro corpi, fino ad udire il rumore acuto e frastagliato dello strappo.      

“Non avresti dovuto farlo.” dichiarò Blair severa, ma era ancora sorridente e lo stava ancora stuzzicando con l’ondulazione lenta del bacino. Chuck le mise una mano dietro la testa, sciolse lo chignon e i capelli le ricaddero morbidamente sulle spalle nude in seducenti onde color mogano. Così, a cavalcioni su di lui, con le guance soffuse, gli occhi brillanti, la chioma indomita e i seni scoperti, Blair era da mozzare il fiato.

“Sei così sexy” mormorò, estasiato.

“I complimenti non ti serviranno a nulla, Bass.” ribatté lei, sbottonandogli la camicia. “Papà e Roman mi avevano spedito l’abito dalla Francia”.

Chuck sorrise impenitente e la afferrò per baciarla ancora, ma lei resistette serrando le labbra e spingendolo giù con entrambe le mani sul petto. Chuck sospirò e lasciò ricadere busto e braccia, docile, e Blair sorrise, compiaciuta per la sua resa. Si sporse verso di lui, con le lunghe ciocche scure che le pendevano ai lati del bel viso, solleticandogli le guance, e posò la fronte sulla sua.

“Sei un arrogante bastardo, Chuck.” sussurrò, amorevole.

“E tu sei una vera rompiscatole, Blair.” la rimbeccò lui, la voce traboccante di adorazione. “Adesso  sta’ zitta e baciami”.

Blair aggrottò le sopracciglia offesa, ma subito dopo rise allegra e obbedì. Chuck si godé la sensazione meravigliosa delle labbra e della lingua di lei, ma non si faceva illusioni per quella effimera concessione. La punizione sarebbe arrivata, prima o poi.

Perché Blair era davvero una rompiscatole.

E, per Chuck, assolutamente irresistibile.  

  

 

Fine#16

 

 

Note dell’Autrice:

[1] “The Queen of Spades”, oltre ad essere una carta da gioco, è un’opera lirica in tre atti di Pyotr Ilyich Tchaikovsky.

[2] Hannah Baxter è la protagonista di “Diario di una Squillo Perbene”, una serie televisiva britannica tratta dall’omonimo libro di Brooke Magnanti.

[3] Confesso di aver inventato i nomi delle due nuove minion di Blair. Ho rivisto gli episodi in cui compaiono ma non mi pare vengano mai nominate. Se qualcuno di voi è stato più attento, mi scuso per l’inesattezza. 

[4] Non è strano che non si sia più parlato della minion doppiogiochista, dopo la riappacificazione fra Chuck e Blair? O sono l’unica che si fa certe domande su personaggi del tutto secondari mentre quelli principali sono impelagati in storyline assurde e soporifere (Bass Industriezzzzzz), su cui tanto ci sarebbe da criticare?     

Al prossimo aggiornamento,

Melany

 

EDIT: I veri nomi delle due minion sono Zoey (la bruna) e Jessica (la bionda). Grazie di cuore a Tuccin per aver svelato il mistero. :) Siccome sono folle e i nomi inventati ormai li sentivo stonati, ho modificato la storia divertendomi con la funzione “sostituisci” di word.  

  
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