Capitolo 18
Epilogo: Che fantastica storia è la vita
Non appena
varcò la porta del suo appartamento, l'odore di chiuso e stantio
la invase, ma anche un profumo conosciuto, odore di casa; in qualche
modo era come se il profumo di Draco fosse rimasto sigillato per tutto
il tempo, come monito a non dimenticare quello che era stato.
Era stata via per più
di un mese, in quel tempo aveva avuto modo di riflettere, pensare a
cosa fare della sua vita e soprattutto ponderare sui propri errori.
Non aveva ricevuto neanche
una chiamata di Draco, un sms, una lettera, nulla di nulla, e lei, in
quel silenzio così opprimente, più di una volta aveva
rischiato di cedere alla tentazione di sentire almeno per un momento la
sua voce, anche solo per sapere se stava bene e per dirgli che lei non
l'aveva mai dimenticato, e come avrebbe potuto?
Per quanti chilometri di
distanza potesse mettere tra loro, lui sarebbe stato sempre con lei,
perché in fondo era una parte di se stessa.
Era stata brava, non l'aveva
cercato, l'aveva lasciato andare, perché infondo se una persona
ti appartiene tornerà sempre, e lei sperava che tornasse, lo
sperava con tutta se stessa, ma c'era sempre quella vocina, quel
piccolo tarlo insistente, forse animato proprio da quel silenzio
forzato, che le torturava le meningi, insinuando in lei il dubbio che
forse la sua lontananza aveva portato davvero alla ricostruzione di
quel matrimonio, e se così fosse stato cosa avrebbe fatto?
Per quanto il solo pensiero
le scavasse una voragine nel petto scuotendo ogni fibra del suo essere,
l'avrebbe lasciato andare, non avrebbe insistito, questa volta avrebbe
definitivamente detto addio alla parte più perversa ma anche
viva di se stessa, perché se lui avesse scoperto anche un
briciolo d'amore per Astoria, allora era giusto che stessero insieme.
Poggiò le valigie a
terra e si lasciò andare mollemente sul letto, come un bambola
di pezza, lo sguardo perso sul soffitto, le braccia larghe e le gambe
leggermente piegate, un sospiro incurvò le sue labbra truccate.
Dopo una manciata di secondi
si alzò dal letto, doveva muoversi, aveva promesso a Luna che
avrebbe preso con lei l'aperitivo, si erano date appuntamento in un
noto bar del centro di Londra e nonostante la stanchezza fisica e
mentale, non poteva proprio permettersi di mancare; già Luna era
inviperita per quella partenza improvvisa, se le avesse dato buca
avrebbe avuto una bella gatta da pelare.
Ancora ricordava la prima conversazione telefonica avuta con l'amica dopo la sua partenza.
"Ciao Gin, ti va' più tardi di vederci da qualche parte? Devi aggiornarmi sulle ultime novità!"
Non
appena la voce di Luna le era pervenuta nelle orecchie, si era sentita
un nodo alla gola, nella foga di partire, nella furia di scappare il
più lontano possibile, prima che il suo cuore traditore
decidesse di cambiare idea e cedere per sempre alle lusinghe del suo
serpente, non aveva pensato minimamente alla sua migliore amica.
"Ciao Luna, ecco mi piacerebbe, però vedi, in questo momento non mi trovo nei paraggi!"
Che stupida, idiota, balbuziente.
"Ah no? E dove sei??"
Veloce e indolore, ma forse non per lei.
"A Parigi!"
Seguì un lungo minuto di silenzio, tanto che Ginevra pensò vi fosse un'interferenza telefonica.
"E COME DIAVOLO CI SEI ARRIVATA A PARIGI?"
Bella domanda! Ehm, con l'aereo?!
"E'
complicato Luna, è stata una decisione dell'ultimo minuto, e in
tutta onestà non ho minimamente pensato ad avvertirti!"
Ma Luna conosceva Ginevra come le sue tasche, il suo tono di voce la diceva lunga sul perché di quel viaggio improvviso.
"Capisco! Certo! E quando hai intenzione di tornare?"
Domanda di riserva?
Luna era passata da un tono nettamente irritato a comprensivo e cordiale.
"Non so
veramente, sono partita da una settimana, ma in ogni caso non credo che
tornerò molto presto, ho bisogno di stare un po' per conto mio!"
"Certo,
le persone normali quando hanno bisogno di stare da sole fanno un
ritiro alla natura o robe simili, tu invece vai a stare da sola in una
metropoli, curioso!"
Era tornata la solita, sempre piena di ironia e sarcasmo.
"Sai perfettamente a cosa mi riferisco Luna!"
"Oh
certo, immagino che per questa tua decisione dobbiamo ringraziare il
caro re delle Serpi, cazzo Gin, non puoi andartene solo perché
quel fottuto cretino, infedele per natura, infido per propensione
genetica, ti pressa l'anima fino allo sfinimento, se c'è
qualcuno che deve andarsene quello è lui, dannazione, sono
sicura che metà Londra tirerebbe un sospiro di sollievo!"
Quella
sequela di insulti verso Draco le aveva portato un contrazione nelle
viscere, il solo pensiero di lui, le costava un'enorme fatica.
"Non me
ne sono andata perché mi pressa l'anima, o forse anche, non lo
so, però so che ne avevo un disperato bisogno e sono sicura che
l'altra metà di Londra mi ringrazierà di avergli lasciato
il loro bene e amato damerino in giacca e cravatta!"
"No
zucchero, la prima metà tirerebbe un sospiro di sollievo se
andasse via, la seconda metà farebbe direttamente un festino di
quelli stile rave party! Alla fine non lo può vedere nessuno,
onestamente non so come tu sia riuscito a sopportarlo per tutti questi
anni, i normali mortali ogni tanto passano la patata bollente a qualcun
altro, ma tu no, tu sei sempre rimasta lì, o meglio entrambi
siete sempre rimasti lì in questo circolo di amore e odio
infinito!"
Entrambe scoppiarono a ridere.
"Luna?"
"Si?"
"Se per ipotesi, tra me e Draco nascesse qualcosa di veramente serio, tu credi che sarebbe sbagliato?"
I secondi che precedettero la risposta della bionda, a Ginevra parvero anni, se non secoli.
"Certo
per ipotesi! Ascoltami Gin, io non sono cieca e non lo è nemmeno
il resto del mondo, tutti vedono quello che c'è e c'è
stato sempre tra voi, ora, potrebbe anche essere dannatamente
sbagliato, ma ciò non toglie che è reale, smettila di
fossilizzarti su quello che è giusto e quello che è
sbagliato, smettila di tormentarti con il peccato e la purezza
dell'anima, perché la sai una cosa? Come si suol dire, tu forse
sarai una peccatrice, ma intorno a te non vedo Santi, per cui fai
sempre quello che è giusto per te e fregatene del resto del
mondo, perché il giorno che vedrò che i pensieri altrui
ti influenzano la vita, beh spero per te che quel giorno corrisponda a
quello della tua morte, altrimenti potresti passare una brutta ora!"
"Luna?"
"Si?"
"Si dice un brutto quarto d'ora!"
"So
perfettamente come si dice, ma un quarto d'ora è troppo poco per
quello che ti farei, un'ora dovrebbe essere sufficiente!"
Entrambe scoppiarono a ridere nuovamente.
"Luna?"
"Si?"
"Grazie!"
"Ginevra?"
"Si?"
"Mi devi una bevuta!"
Molte persone sostengono che
l'anima gemella non esiste, che quella persona che ti sostiene e ti
sorregge in ogni momento della vita non ci sarà mai, o forse,
anche ci fosse, sarebbe impossibile trovarla; ma Ginevra, fra milioni
di persone su questa terra, aveva avuto la fortuna di trovarla.
Per quanto avesse sofferto nella sua vita, c'era stata sempre una persona pronta a consolarla e a capirla come nessun altro.
Ginevra Weasley aveva avuto la fortuna nella sua vita di trovare l'anima gemella, e l'aveva trovata in Luna Lovegood.
Alle cinque in punto si
trovava davanti al bar, non appena vide una testa bionda farsi largo
fra la gente, un sorriso spontaneo si allargò sul suo viso.
Le due ragazze si abbracciarono senza riserve.
"Mi sei mancata Luna!"
Era vero. Dannatamente vero.
"Anche tu Gin."
Non c'era altro da dire.
Si sistemarono all'esterno,
per avere la possibilità di fumare liberamente, e ordinarono una
bottiglia di Traminer, l'occasione andava festeggiata in grande.
"Allora zucchero, come è andata questa tua pseudo vacanza?"
Ginevra scrutò la sua amica per qualche secondo bevendo un lungo sorso dal calice di vino.
"Parigi è stupenda, proprio una città magica!"
Luna la guardò scettica.
"So perfettamente che Parigi
è una città splendida, ma più che ad essa sono
interessata ai Parigini, allora spara, hai conosciuto qualcuno di
interessante? Magari qualche artista incompreso, drogato e alcolizzato,
sai ti ci vorrebbe qualcuno dotato di una certa sensibilità dopo
quei zotici dei tuoi fidanzati!"
Gin rise rischiando di strozzarsi col vino.
"A parte che io non ho
fidanzati, e poi di uomini ne ho abbastanza per i prossimi duecento
anni, non ho alcuna intenzione di conoscerne altri!"
E risero ancora.
La compagnia di Luna aveva il
potere di far dimenticare qualsiasi pensiero, forse complice anche
l'alcool, ma purtroppo, Ginevra aveva un piccolo problema con il vino,
in particolar modo quello bianco, ne bastava un solo bicchiere che
immediatamente la vescica reclamava attenzione, morale della favola:
aveva un assoluto bisogno del bagno.
"Luna sai dov'è la toilette?"
L'amica annuì ingurgitando altro vino.
"Vai dentro, dirigiti verso la seconda sala, si trova lì!"
Si alzò allisciando la
gonna dell'abito rosso rubino e cercando di tenersi in equilibrio sulle
scarpe col tacco dodici dello stesso colore.
A passo spedito si diresse verso la seconda sala, ignorando deliberatamente le occhiate languide lanciate da altri clienti.
La seconda sala era delimitata da un arco a volta, la toilette si trovava dritto ad esso, mentre a destra vi erano i tavolini.
Notò immediatamente
che l'abitacolo era già occupato, quindi si appoggiò al
muro in attesa, detestava le file.
Non appena alzò lo
sguardo, un tavolino in particolare attirò la sua attenzione, la
cosa comica era che lei stessa aveva attirato l'attenzione dei suoi
occupanti che ora la fissavano come se avessero visto un morto in
vacanza.
Ad un'altra persona, quel
tavolino, poteva sembrare quanto di più normale si potesse
trovare in un bar del centro di Londra alle sei del pomeriggio, tre
ragazzi, ben vestiti, sicuramente appena usciti dal lavoro, davanti ad
una bella bottiglia di vino e diversi stuzzichini ad accompagnarlo; ma
per Ginevra, quella scena non poteva essere descritta con l'aggettivo
"normale", proprio no.
Blaise Zabini, Draco Malfoy e
Harry Potter che prendevano l'aperitivo insieme come vecchi amici, in
questo, non c'era proprio nulla di normale.
La porta del bagno si aprì e Ginevra vi si infilò dentro alla velocità della luce.
Con le mani appoggiate al
lavandino, rimirava la sua figura allo specchio, era diventata bianca
come un cencio, tra sé e sé maledisse la sorte, possibile
che fra tanti posti, loro dovevano stare proprio lì?
E poi che diavolo ci facevano insieme?
Aveva come la netta sensazione di non volerlo sapere.
Prese la decisione di ignorarli bellamente.
Uscì spedita dalla toilette e a passo di marcia tornò al suo tavolino, senza mai voltarsi.
"Gin ma che è successo? Hai una faccia!"
Ginevra guardò la sua amica con aria veramente incazzata.
"Loro sono qui, tutti e tre,
ora Luna, illuminami, perché diavolo Draco Malfoy, Harry Potter
e Blaise Zabini, sono nel mio stesso locale, seduti allo stesso tavolo,
insieme, come vecchi amici di infanzia? E cerca di darmi una risposta
esauriente, o giuro che non rispondo di me!"
L'amica tirò un sospiro stanco.
"Mi dispiace Gin, non sapevo fossero qui, in genere frequentano altri posti!"
Ginevra la guardò interdetta.
"Frequentano? Vuoi dire tutti e tre? Insieme?"
Luna non rispose, chi tace acconsente.
"Ma....perché?"
La faccia di Ginevra
equivaleva a quella che avrebbe fatto se qualcuno le avesse detto che
un leone aveva deciso di diventare vegetariano e si nutriva solo di
erbe e radici.
"In realtà non so che
dirti, qualche settimana dopo la tua partenza li ho incontrati per la
prima volta insieme, e credimi, ho pensato la stessa identica cosa, ad
ogni modo, poi li ho rivisti spesso, ma non so dirti altro, come sai,
frequento altre compagnie! Lascio a te l'esclusiva!"
Il cameriere si avvicinò al loro tavolo con un'altra bottiglia di vino in mano.
Le due ragazze lo guardarono basite.
"Queste signore è da
parte di tre ragazzi nella sala cocktail, dicono che è per dare
il bentornato alla signorina Ginevra e vi invitano cortesemente a
sedervi al loro tavolo!"
Quello era davvero troppo,
per un secondo lo sguardo di Ginevra si soffermò sul viso di
Luna che le faceva strane smorfie come ad intimarle di stare calma, ma
non fu sufficiente.
La rossa scosse leggermente
il calice di vino prima di svuotarlo del tutto, poi con una calma
glaciale, si portò la sigaretta alla bocca aspirando una bella
boccata, e buttando fuori il fumo accavallò elegantemente le
gambe abbandonandosi sullo schienale della sedia.
"Per cortesia, riferisca ai
signori che quella bottiglia di vino possono anche ficcarsela là
dove non batte il sole e che non sederei al loro tavolo neanche fosse
l'ultimo rimasto libero in tutto il continente, perché la
signorina Ginevra del loro bentornato non se ne fa proprio nulla!"
Il cameriere la guardò basito, probabilmente quella era la prima volta che gli capitava una cosa simile.
"E ci porti il conto per favore, ce ne andiamo!"
Lui annuì impacciato, mentre Luna rideva in sottofondo.
Le due ragazze passarono la
serata insieme, ingurgitando più alcool che cibo, Ginevra
tornò a casa solo a notte inoltrata e stanca e ubriaca si
buttò sul letto senza neanche cambiarsi.
Il suono insistente del
campanello le entrò prepotentemente nel cervello, un vero
disastro per la sua povera testa già tanto provata dalla serata
viziosa.
Svogliatamente si alzò
dal letto, cercò di ravviarsi i capelli alla bene e meglio e di
pizzicarsi la faccia in modo da non risultare un pezzo di carta bianco
fantasma.
Aprì la porta sapendo già chi vi avrebbe trovato.
Draco Malfoy stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte e lo sguardo vacuo.
I suoi occhi percorsero la figura della donna per poi soffermarsi sul suo viso.
"Posso entrare?"
"Te ne andresti se ti dicessi di no?"
Lui scosse il capo con un ghigno.
"Appunto" Disse facendosi da parte per lasciarlo passare.
Lei si diresse in cucina nel disperato bisogno di caffeina e lui la seguì a ruota.
Mentre lei armeggiava con la caffettiera lui si accomodò sul divano.
"Allora quando sei tornata?"
Lei si portò una mano alla testa con fare stizzito, le sembrava che Draco stesse urlando.
"Ieri! E per favore puoi parlare più piano? Mi sta scoppiando la testa!"
Lui ghignò nuovamente e Ginevra avrebbe voluto volentieri strozzarlo all'istante.
"Immagino che per questo devi ringraziare la tua amica, non dovresti bere sai?"
Lei si girò appoggiandosi al bancone della cucina, incrociando le braccia.
"Che ipocrita che sei! Non dovrei bere? Non mi avete mandato voi una bottiglia di vino per darmi il bentornato?"
Lui ghignò ancora.
"L'idea non è stata mia, in realtà ha insistito Harry!"
Ginevra strabuzzò gli occhi, quello doveva essere solo un brutto sogno.
"Harry? E da quando è diventato Harry e non Potter?"
"Harry, Potter, fa lo stesso, sono la stessa persona!"
"No che non fa lo stesso, almeno non per te! Quindi Malfoy illuminami, che diavolo sta succedendo?"
Lui si alzò e in pochi
passi coprì la distanza che li separava, stringendo le braccia
intorno alla vita di lei e schiacciandola ulteriormente contro il
bancone.
Per qualche istante si
fissarono poi lui scese a baciarle il collo, mentre lei era rigida come
un ghiacciolo, voleva delle risposte e le avrebbe avute.
"Draco sto aspettando!"
Lui mugugnò tra un bacio e l'altro.
"Dopo la tua partenza-un
bacio-abbiamo stipulato una specie di tregua-un altro-finché
nessuno ti ha, siamo tutti amici-ancora-e il bello è che
così è molto più facile, abbiamo molto in comune
devo dire!"
Lei sospirò stanca.
"Lo immagino certo."
"E' così-ancora baci-tanto per cominciare ci accomuna una certa stronza che ci ha spezzato il cuore!"
"Simpatico! Ehm Draco?"
Lui mugugnò continuando nella sua opera.
"Non stai infrangendo le regole così?"
Lui si staccò da lei guardandola negli occhi e sospirando.
"Ok, ho lasciato Astoria!"
Lei gli lanciò uno sguardo indecifrabile.
"Io non te l'ho chiesto!"
Draco si portò le mani in tasca con fare nervoso.
"Lo so, l'ho voluto io, e se
l'ho fatto non è per te, cioè almeno non solo, ho capito
cosa volevi dirmi, ma in realtà era così da sempre, io
non volevo stare con Astoria perché semplicemente non è
la donna che amo!"
Ginevra annuì.
"Quindi l'ho lasciata, me ne
sono andato, le ho lasciato la casa ed io ho preso un piccolo
appartamento, lei è e rimarrà sempre la madre di mio
figlio, questo non posso e non voglio cambiarlo, però non
sarà mai la donna che amo!"
Sentì il cuore
esploderle per l'emozione, aveva capito, e sentiva che qualsiasi
ostacolo ci fosse stato tra loro d'ora in avanti probabilmente
l'avrebbero superato insieme.
Si baciarono lentamente e languidamente, solo dopo molto tempo si staccarono per riprendere fiato.
"Ti amo Gin."
Lei sorrise.
"Lo so!"
E poi?
E poi non c'è una finale della serie: vissero tutti felici e contenti.
Perché il seguito deve
essere ancora scritto e vissuto, e quasi sicuramente non ci sarà
un costante "felici e contenti"!" Perché questa non è una
favola per romantici sognatori, questa è la vita, con i suoi
alti e bassi, con attimi di felicità e altri di dolore intenso.
Tutto di questa storia è reale, dall'amore viscerale e contorto che si intreccia a tratti con l'odio profondo.
Ho sofferto, ho pianto, ho riso, ho amato...
Delle volte ho avuto
l'impressione di perdere la strada e di non poterla ritrovare mai
più, semplicemente perché credevo di aver perso me
stessa, ma non era così, perché infondo
all'oscurità c'è sempre la luce ad attenderci.
C'è chi potrebbe darmi
della pazza, e francamente non potrei biasimarli, o chi potrebbe
scendere nel banale e darmi della sgualdrina e anche lì non
potrei appellarmi più di tanto.
A terzi potrebbe sembrare un
capriccio, ho amato un uomo per tanto tempo e l'ho capito solo quando
ormai era troppo tardi, ma non è esattamente così, sapevo
di amarlo, l'ho capito quando il mio cuore sussultava al suo minimo
tocco, oppure quando nonostante tutto quello che faceva non riuscivo ad
odiarlo, e credetemi, quando ci sono arrivata ho tentato con tutta me
stessa di sopprimere questa cosa, a volte ho ferito anche chi non
c'entrava nulla fallendo nell'intento, questo perché lui
è davvero contorto e geneticamente infido (diritti d'autore a
Luna), è perverso fino all'invero simile ed ha uno strano modo
di dimostrare i suoi sentimenti, ed onestamente non me la sono mai
sentita di mettere in gioco me stessa rischiando il tutto per tutto;
perché con lui era davvero un salto nel vuoto.
Qualcuno potrebbe dire che
amare lui è una strana forma di masochismo e per certi versi
è così; lui è dannatamente contorto, sadico,
permaloso, possessivo, subdolo, ha un'intelligenza volta al male, ma
è il mio sadico, bastardo, permaloso, possessivo,
dall'intelligenza volta al male!
E non c'è nulla di più vero!
The end
Bene questa è davvero la fine, (della fic ovviamente).
Vorrei ringraziare tutti
coloro che hanno letto, so che questa fic non ha riscosso un
particolare successo, ma l'ho scritta per me stessa più che per
altri, e riuscire a concluderla mia ha in qualche modo aiutata!
Ringrazio Fannybee che mi ha
accompagnata in questa avventura, sorbendosi le mie mail di sfogo anche
a tarda sera, grazie cara, mi sei stata di enorme aiuto e anche quello
che sputa fuoco ha detto che sei un tipo decente (credimi detto da sua
maestà è un complimento)!!
Invito coloro che stanno leggendo questo capitolo a commentarlo, vi prego almeno alla fine.*.*
Kiss
Gin90
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