EPILOGO
Buongiorno/sera/notte vedete voi quando leggete ^^
Sono passati quasi due anni da quando ho iniziato questa storia e ora sono giunta al epilogo.
In questi due anni ho la presunzione di aver imparato qualcosa, ho
imparato che non basta avere delle buone idee per scrive buone cose, ho
imparato che quando ho una buona idea devo mettermi lì e
scrivere tutto quello che mi viene in mente senza distrazioni, senza
leggere altro. Ho imparato forse anzi sicuramente quali sono i miei
limiti. Ho imparato che devo scrivere quello che penso senza farmi
influenzare da altri e devo scrivere tutto finché è
chiaro nella mia testa. Ho imparato tanto e da tante persone diverse in
questo mondo fantastico che è EFP, pieno di gente stupenda e
piena di talento a cui io mi accosto pur senza averne le
capacità.
Vi chiedo scusa se chiudo così. Purtroppo quello che mi aveva
spinto a scrivere questa storia si è esaurito da tempo. CI ho
provato giuro, ma ogni volta che aprivo il pc scrivevo di tutto tranne
che I.N. quindi seguendo un saggio consiglio della Sister preferisco
finirla qui. L'ho tirata troppo per le lunghe ed alla fine mi sono
"esaurita" pure io insieme alla storia.
Vi lascio al epilogo che avevo pensato quando ho iniziato a scrivere
questa storia, spero vi piaccia, magari è troppo buonista, ma
infondo tutta la storia lo è stata.
Per l'Antidoto vale il discorso di cui sopra, non so se
riprenderò mai a scriverlo, mi spiace ma non ce la faccio almeno
non ora.
Ultima, ultimissima informazione. Ho scritto la mia prima Darmione! Ora
è al vaglio della BETA_SISTER, ma conto di iniziarla a postare a
breve. E' già tutta scritta, tranquilli, è solo da
postare seguite il blog per sapere quando si inizia sperando vogliate
seguirmi in questa nuova sfida in una nuova sezione.
IL CAPITOLO è DEDICATO A QUELLA ADORABILE ROMPI PALLE DI MIA SORELLA!
UN BACIO SISTER SEI LA MIA FAN N°1 e la mia nuova Beta, vai così che fai carriera ^^
Grazie a tutti per essere qui, come sempre!!!
Lisa
Vi ricordo il blog: http://acasadilisa.blogspot.com/
Epilogo
Pov Edward
Gli
anni sono passati o come spesso mi ritrovo a pensare sono volati. Dal nostro
trasferimento a New York ne sono passati ben 7 di anni. Ancora stento a
crederci. L’inizio è stato duro, trovare tempo per studiare e per stare
insieme, pur abitando nella stessa casa, è stato difficile. Abbiamo coltivato
amicizie diverse, abbiamo condotto vite in un certo senso diverse. Io immerso
nella mia musica, Bella in mezzo ai suoi pazienti. Ci sono stati momenti di
crisi profonda, non lo nego, ci sono stati addirittura periodi di
allontanamento tra noi ma alla fine ci siamo sempre ritrovati. Parlandone
insieme abbiamo affrontato i nostri problemi, vinto le nostre paure, imparato a
capirci e a conoscerci di nuovo.
Due
anni fa ci siamo sposati. Una cerimonia semplice a Forks. Circondati dalla
nostra famiglia, che in questi anni è diventata sempre più numerosa, e da pochi
cari amici. Tutto è stato semplice e perfetto per noi. Rose era nuovamente
incinta, hanno già tre figli ma Emmet non sembra intenzionato a fermarsi. Alice
stringeva al petto il suo bambino di pochi mesi. I miei due fratelli, si perché
anche gli Swan sono cresciuti ed un altro maschio si è unito noi per la gioia
di papà e la disperazione di Leah, Riley si è nato l’anno dopo il nostro
trasferimento al università. Logan che finalmente ha trovato la ragazza giusta
e sta cominciando a dare un senso alla sua vita. L’intramontabile nonna Lily che
però come ormai abitudine ha interferito il meno possibile con i propositi di
Bella. C’erano perfino Reneè ed il marito, confesso che ne abbiamo discusso
parecchio prima di decidere di invitarli, ma come sempre mia moglie ha avuto la
meglio con la sua caparbia e le sue “perle di saggezza”.
Ed
ora eccoci qui. Venticinque anni e due carriere nel pieno del loro folgore.
Devo ammettere che mi è andata bene. Gli anni della Julliard sono stati duri,
ma hanno dato i loro frutti, sono un concertista affermato. Ho composto molte
cose negli anni, mi hanno perfino assunto per comporre musiche ad Hollywood.
Questo però mi porta a viaggiare parecchio lasciando Bella sola con i suoi
piccoli pazienti.
Anche
Bella ha realizzato i suoi sogni. È a capo del reparto di pedagogia del
Presbyterian Hospital, ha fatto una carriera fulminate, grazie al suo impegno
ed alla sua bravura. Tutti al ospedale la rispettano e le vogliono bene dal
Primario al ultimo infermiere, la Dottoressa Cullen ha un sacco di fan non so
quante volte l’ho presa in giro dicendo che ha sicuramente più seguito lei che
un umile pianista come me. Bella ride e continua a lavorare, incurante del
fatto è proprio questo lato del suo carattere a renderla amata da tutti e a
rendere me geloso marcio. Il mio lavoro mi porta spesso lontano a volte per
mesi, la mancanza di mia moglie si fa insopportabile in certi momenti e la
gelosia si impossessa di me. A nulla servono le rassicurazioni di mia moglie o
le parole di chi mi racconta che quando io non sono in città l’unico posto in
cui si può trovare Bella è l’ospedale.
Ed
io sono proprio qui. Alle 3 del mattino, reduce da 9 ore di volo ed una tournè
in Cina durata quasi quattro mesi. Non ho resistito, dovevo vederla. Al taxista
che mi ha raccolto davanti al “Laguardia Airport” ho dato direttamente
quest’indirizzo, le valigie che mi trascino dietro sono pesanti, ma la voglia
di vedere Bella è troppa.
<<
Maestro! È tornato allora? >> mi accoglie la voce squillante di Beth, una
delle infermiere preferite di mia moglie. È poco più giovane di noi, ma
estremamente competente a detta di Bella, e molto affettuosa con i piccoli
pazienti di questo reparto.
<<
Si Beth, vengo ora dall’aeroporto, Bella? >> chiedo sorridendole. Alla
mia domanda però lei si adombra facendomi preoccupare, nella sua esitazione la
incalzo.
<<
E’ successo qualcosa? Bella è qui vero? A casa non rispondeva nessuno. >>
dico leggermente angosciato.
<<
Si, si è qui e sta bene. È nella stanza di una paziente >> dice lei
fissando lo sguardo oltre le mie spalle. << La dottoressa è rimasta
particolarmente dal caso di una bambina arrivata questa sera. È nella sua
stanza ora, attende gli assistenti sociali. >> mi risponde lei
mestamente.
Mentre
mi giro nella direzione del suo sguardo mi domando cosa possa essere accaduto,
perché Beth dice che Bella è rimasta colpita ? Perché aspetta gli assistenti
sociali alle 3 del mattino? Mentre rifletto su questo vedo avvicinarsi una
persona che forse potrebbe avere le risposte che cerco.
<<
Susan? >> la richiamo, mentre lei si volta verso di me noto la sua
espressione preoccupata.
<<
Edward sei qui, per fortuna >> dice avvicinando e abbracciandomi con
slancio.
Susan
è una persona stupenda. Vecchia amica di Esme con cui ha lavorato per anni, ora
è a capo del servizio di assistenza al infanzia. Spesso, per via della
fondazione di Nonna Lily, io e mia moglie abbiamo contribuito a raccogliere
fondi per il suo dipartimento, e negli anni siamo diventati molto amici.
Il
fatto che sia qui a quest’ora e abbia accolto così con sollievo la mia presenza
qui mi fa subito pensare a qualcosa di brutto. Qualcosa che ha anche a che fare
con mia moglie stando alle parole della sua infermiera. Tutto ciò mi fa dedurre
che quanto sta succedendo in quella stanza abbia a che fare con il passato di
mia moglie. Un passato superato, ma mai dimenticato. Le crisi di Bella con gli
anni si sono diradate, fino quasi a scomparire, ma i ricordi non sbiadiscono
mai, specie quelli dolorosi.
<<
Susan ti prego, dimmi cosa sta succedendo >> le chiedo accorato quando si
stacca dal mio abbraccio. Lei annuisce e mi fa segno di seguirla in un angolo
della deserta sala d’aspetto del reparto. Quando ci sediamo Susan sospira prima
di cominciare a raccontarmi la storia di Marie Elisabeth Moore. Dalle parole
accorate della donna vengo a scoprire che ieri sera, verso le ventidue, il 911
ha ricevuto una richiesta di intervento nel Queens per una lite famigliare. La
piccola Marie ha solo due anni ed è stata colpita da diverse pugnalate mentre
tentava di difendere la madre dal aggressione del fratello tossico dipendente.
Vista la gravità delle sue condizioni i paramedici intervenuti hanno preferito
portarla qui ed affidarla al reparto di mia moglie, che è il migliore della
città. La madre della bambina è morta durante il trasporto, il fratello è già
in carcere e non ne uscirà presto, il padre invece è un ergastolano. Marie non
ha altri parenti al mondo.
Mentre
la sento parlare capisco cosa ha colpito mia moglie, la storia di questa
bambina è così simile alla sua che Bella non poteva non sentirsi coinvolta. È
così che prendo una delle decisioni più importanti della mia vita. Certo che
mia moglie mi appoggerà, ma soprattutto certo che sia ciò che lei più desidera.
Quando
lascio Susan alle sue chiamate che spero saranno fruttuose, mi faccio indicare
da Beth la stanza di Marie. Ormai sono coinvolto anch’io, sono ansioso di
conoscerla davvero in un certo senso.
Quando
mi avvicino intravedo mia moglie seduta accanto al letto, tiene la mano ad una
bambina addormenta. È bella Marie, nonostante sia ricoperta di fasciature e
cerotti. I capelli sono scuri e legati in due treccine che le scendono sulle
spalle. È pallida e gli occhi sono chiusi, non so se stia dormendo se le sue
condizioni siano più gravi di quanto appaiono. Quello che però rapisce il mio
sguardo è l’espressione di Bella. I suoi occhi sembrano persi mentre osserva la
bambina. Come se lei fosse lì, ma la sua mente altrove. Mi faccio coraggio e le
raggiungo.
Quando
apro la porta Bella si riscuote e gira il capo verso di me, riconoscendomi il
sorriso si apre spontaneo sul suo viso.
<<
Sei qui >> mi dice dolcemente e io le sorrido.
<<
A casa non rispondevi, non potevi essere altro che qui >> le dico
raggiungendola e posando un bacio sui suoi capelli. Rimanendo alle spalle della
sua poltrona le poso le mani sulle spalle.
<<
Come sta? >> chiedo senza specificare il soggetto, sarebbe inutile.
<<
E’ fuori pericolo, ora dorme tranquilla. Ma se l’è vista brutta, Ed. Ha tentato
di difendere la sua mamma, così piccola ha tentato di mettersi in mezzo tra la
madre ed il coltello del fratello impazzito in crisi d’astinenza >> mi
racconta Bella con voce rotta e io mi abbasso per abbracciarla da dietro.
<<
Ma ora sta bene, tesoro. >> le dico tentando di rincuorarla e lei
annuisce.
<<
Però è rimasta sola >> risponde mestamente e a me si stringe il cuore
mentre la stringo a me e prego che il giudice non si opponga alla mia
richiesta.
Faccio
alzare Bella e la prendo imbraccio, in modo da averla vicina e permetterle al
tempo stesso di tenere la mano a Marie.
Il
viso di mia moglie è stanco, seppur bellissimo come sempre, appare provato ed
adombrato da pesanti occhiaie.
<<
Da quante ore è finito il tuo turno dottoressa Cullen ? >> le chiedo con
mal celato rimprovero.
Lei
sorride appena spostando lo sguardo prima su Marie poi su di me.
<<
Stavo uscendo quando è arrivata l’ambulanza, non ho potuto lasciarla Ed.
>> mi dice accoccolandosi meglio sul mio petto. Se stava uscendo alle 22
vuol dire che è qui da stamattina o meglio da ieri mattina.
<<
Sempre la solita stacanovista >> la prendo in giro con dolcezza
stringendola a me. Bella ride sommessamente, ma i suoi occhi sono puntati sulla
bambina addormentata accanto a noi.
<<
E’ così piccola Ed, così piccola. Quante cose brutte ha già visto? Quanto la
perseguiteranno questi ricordi? >> chiede senza realmente volere una
risposta, lei lo sa perché lo ha vissuto. Io non posso fare altro che
stringerla forte e baciarle il volto, cercando di darle un effimero conforto.
<<
Ragazzi? >> la voce di Susan rompe la piccola bolla privata che è
diventata questa stanza. Subito cerco i suoi occhi. Lei mi sorride ed annuisce,
a questo punto posso concedermi di rincuorare mia moglie e per la prima volta
da quando sono entrato in questa stanza lo faccio. << Andrà tutto bene,
Bella. Tutto bene >>
Queste
ultime due settimane sono volate. Tra pratiche, udienze dal giudice, incontri
con gli psicologi e gli assistenti sociali. Tutto il tempo che non ho passato
in commissioni l’ho passato nella stanza di Marie, da cui Bella si allontana
solo per svolgere i suoi compiti di medico. Quasi non torna a casa per stare
accanto alla piccola ed io faccio altrettanto. Quando Susan ci ha comunicato
che il giudice era d’accordo nel affidare Marie alle nostre cure gli occhi di
Bella si sono spalancati. Poi mi ha guardato intensamente ed io ho annuito
felice. A quel punto mia moglie è scoppiata in lacrime e mi ha baciato con
passione per alcuni minuti, prima di ricordarsi dove si trovasse. Susan non se
l’è presa, anzi ha riso contenta della felicità che trasmettevamo in quel
momento.
Nei
giorni successivi con l’aiuto di una psicologa del dipartimento abbiamo
informato anche Marie della sua nuova vita. Subito la bambina non è apparsa
turbata, ma continuava a chiedere del fratello e della madre. È stato straziante
assistere al momento in cui le hanno comunicato la morte della sua mamma. Bella
l’ha presa tra le braccia e l’ha cullata allungo, sono stato felice di notare
che la bambina non l’ha respinta come invece aveva fatto con la psicologa e
l’assistente sociale che erano insieme a noi in quella stanza. Piano piano
Marie si è abituata anche a me, con Bella ha costruito un rapporto speciale, ma
anche a me riserva sorrisi e qualche volta si fa prendere in braccio. La
psicologa mi ha detto di non avere fretta, perché Marie un papà non lo ha mai
avuto e probabilmente non sa come comportarsi o cosa aspettarsi da me. Io
aspetto e intanto mi beo del amore che mia moglie riversa su questa bambina. So
che ha chiesto qualche mese di aspettativa per poter prendersi cura di Marie,
io stesso ho annullato tutti i miei impegni per i prossimi mesi. Tra qualche
giorno partiremo per Forks. La nostra famiglia è tutta là e Marie deve
conoscerli, così come loro fremono dalla voglia di conoscere lei.
Mentre
apro la porta di casa e mi sposto per cedere il passo a mia moglie che stringe
per la mano la piccola Marie, ripenso a quello che sognavo la prima volta che
ho visto quest’appartamento. In parte ho avverato i miei sogni, la musica, la
carriera, Bella. Ora con l’ingresso di Marie in questa casa un altro piccolo
tassello va al suo posto. Spero sia solo il primo, da tempo coltivo il
desiderio di diventare padre e magari questa pausa dal lavoro permetterà a me e
Bella non solo di diventare i genitori di Marie, ma anche di ampliare
ulteriormente la famiglia. Un sorriso sfugge alle mie labbra. Mentre richiudo
la porta alle mie spalle e osservo Bella togliere il cappottino a Marie. Quando
Bella ha deciso, di comune accordo con il suo staff e con le assistenti sociali
e la psicologa che segue il nostro caso, che Marie era pronta a lasciare
l’ospedale mi ha praticamente trascinato in ogni negozio di Manhattan. Abbiamo
comprato vestiti, giochi, mobili. Bella ha creato una stanza da sogno per la
piccola ed ora so che è ansiosa di mostrargliela.
Marie
ha sgranato gli occhi alla vista dei vestiti nuovi e quando Bella le ha
infilato le scarpine di vernice nera che le avevo acquistato io, trovandole
deliziose, ha guardato quasi con timore il pavimento. Notando la sua titubanza
mi sono avvicinato a lei e le ho chiesto che cosa non andasse. La bimba mi ha
guardato un attimo prima di rispondere, come se temesse la mia reazione. Poi ha
preso coraggio e mi ha risposto. << Ma si sporcheranno a camminare, sono
così belle. >> mi ha detto con gli occhi grandi e azzurri, che mi hanno
conquistato dal primo momento che li ho visti.
<<
Se si sporcheranno le puliremo, Marie. Non ti preoccupare. Sono contento che ti
piacciano, sai che le ho scelte io? >> le ho chiesto sorridendo e quando
lei mi ha abbracciato per ringraziarmi mi si è aperto il cuore.
Ora
le donne che mi tengono in pugno sono due. Bel affare.
Bella
e Marie confabulano poco lontano da me. So che Bella ha spiegato alla bambina
che saremo i suoi nuovi genitori nei giorni scorsi. Le ha detto che non è
obbligata a chiamarci mamma e papà, che lo farà solo se lo vorrà. Marie però
chiama già Bella mamma, però lo fa mettendo anche il nome, come se la
distinguesse dalla sua vera mamma in quel modo. In sostanza però le ha già
assegnato quel ruolo e so che mia moglie adora sentirsi chiamare così.
<<
Papà? >> la voce di Marie mi riscuote e quando il cervello si collega e
capisco che per la prima volta anch’io ho assunto veramente ai suoi occhi il
ruolo di genitore mi sale un nodo alla gola.
<<
Si piccola? >> dico raggiungendola con poche falcate e accucciandomi di
fronte a lei, la mia voce tradisce la mia emozione e di sicuro a Bella non sono
sfuggiti i miei occhi lucidi.
<<
Vieni con noi? Mamma Bella dice che ho una stanza tutta per me >> mi dice
lei contenta mentre allunga le braccia per farsi prendere in braccio. Io felice
accolgo quel invito.
Mentre
mi rialzo con il mio dolce fardello allungo un braccio per catturare la vita di
Bella che emozionata quanto me si lascia stringere docilmente mentre tenta di
celare le lacrime d’emozione che rischiano di rigarle il viso.
<<
Papà? >> mi sussurra al orecchio Marie e io sorridendo torno a dedicarle
la mia attenzione. Lei indica con la manina i suoi piedi che ha leggermente
sollevato nel mio abbraccio.
<<
Non si sono sporcate, sono ancora belle! >> dice contenta mentre io
annuisco.
<<
Posso tenerle vero? >> mi chiede speranzosa.
<<
Certo Marie, tutto quello che ti diamo io e Bella ti appartiene. Non devi
restituirlo o avere paura di romperlo. È tuo quanto nostro. >> le dico
sorridendole.
Lei
per risposta si guarda attorno prima di riconcentrare lo sguardo su di me.
<<
Starete sempre con me vero? >> chiede guardandoci entrambi con occhi
speranzosi.
<<
Sempre >> ripetiamo al unisono io e Bella per poi stringerla in un
abbraccio comune.
L’abbraccio
di questa nuova famiglia che si è formata e che ha dato nuova speranza, non
solo a questa bambina, ma anche a noi.
Fine.
My space:
Così finisce Incredibilmente Noi e se ne va una parte di me.
Grazie a tutti
di cuore!!!!!
BACIONI LISA
PICCOLO SPAZIO PUBBLICITÀ: L'Antidoto
'Rincontrarsi'
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di Stefhanie Meyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di
lucro.
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