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Autore: lisa76    02/05/2011    12 recensioni
Allora nessun vampiro in questa storia solo degli umani. Bella è la figlia del Dottor Cullen, insieme ad Alice ed Emmet, e si trasferiscono da New York a Forks durante l'estate. Edward è il figlio dello sceriffo. E' una storia d'amore tra adolescenti. Spero vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO Buongiorno/sera/notte vedete voi quando leggete ^^
Sono passati quasi due anni da quando ho iniziato questa storia e ora sono giunta al epilogo.
In questi due anni ho la presunzione di aver imparato qualcosa, ho imparato che non basta avere delle buone idee per scrive buone cose, ho imparato che quando ho una buona idea devo mettermi lì e scrivere tutto quello che mi viene in mente senza distrazioni, senza leggere altro. Ho imparato forse anzi sicuramente quali sono i miei limiti. Ho imparato che devo scrivere quello che penso senza farmi influenzare da altri e devo scrivere tutto finché è chiaro nella mia testa. Ho imparato tanto e da tante persone diverse in questo mondo fantastico che è EFP, pieno di gente stupenda e piena di talento a cui io mi accosto pur senza averne le capacità.

Vi chiedo scusa se chiudo così. Purtroppo quello che mi aveva spinto a scrivere questa storia si è esaurito da tempo. CI ho provato giuro, ma ogni volta che aprivo il pc scrivevo di tutto tranne che I.N. quindi seguendo un saggio consiglio della Sister preferisco finirla qui. L'ho tirata troppo per le lunghe ed alla fine mi sono "esaurita" pure io insieme alla storia.
Vi lascio al epilogo che avevo pensato quando ho iniziato a scrivere questa storia, spero vi piaccia, magari è troppo buonista, ma infondo tutta la storia lo è stata.

Per l'Antidoto vale il discorso di cui sopra, non so se riprenderò mai a scriverlo, mi spiace ma non ce la faccio almeno non ora.

Ultima, ultimissima informazione. Ho scritto la mia prima Darmione! Ora è al vaglio della BETA_SISTER, ma conto di iniziarla a postare a breve. E' già tutta scritta, tranquilli, è solo da postare seguite il blog per sapere quando si inizia sperando vogliate seguirmi in questa nuova sfida in una nuova sezione.

IL CAPITOLO è DEDICATO A QUELLA ADORABILE ROMPI PALLE DI MIA SORELLA!
UN BACIO SISTER SEI LA MIA FAN N°1 e la mia nuova Beta, vai così che fai carriera ^^

Grazie a tutti per essere qui, come sempre!!!

Lisa

Vi ricordo il blog: http://acasadilisa.blogspot.com/


Epilogo 

 

Pov Edward

Gli anni sono passati o come spesso mi ritrovo a pensare sono volati. Dal nostro trasferimento a New York ne sono passati ben 7 di anni. Ancora stento a crederci. L’inizio è stato duro, trovare tempo per studiare e per stare insieme, pur abitando nella stessa casa, è stato difficile. Abbiamo coltivato amicizie diverse, abbiamo condotto vite in un certo senso diverse. Io immerso nella mia musica, Bella in mezzo ai suoi pazienti. Ci sono stati momenti di crisi profonda, non lo nego, ci sono stati addirittura periodi di allontanamento tra noi ma alla fine ci siamo sempre ritrovati. Parlandone insieme abbiamo affrontato i nostri problemi, vinto le nostre paure, imparato a capirci e a conoscerci di nuovo.

Due anni fa ci siamo sposati. Una cerimonia semplice a Forks. Circondati dalla nostra famiglia, che in questi anni è diventata sempre più numerosa, e da pochi cari amici. Tutto è stato semplice e perfetto per noi. Rose era nuovamente incinta, hanno già tre figli ma Emmet non sembra intenzionato a fermarsi. Alice stringeva al petto il suo bambino di pochi mesi. I miei due fratelli, si perché anche gli Swan sono cresciuti ed un altro maschio si è unito noi per la gioia di papà e la disperazione di Leah, Riley si è nato l’anno dopo il nostro trasferimento al università. Logan che finalmente ha trovato la ragazza giusta e sta cominciando a dare un senso alla sua vita. L’intramontabile nonna Lily che però come ormai abitudine ha interferito il meno possibile con i propositi di Bella. C’erano perfino Reneè ed il marito, confesso che ne abbiamo discusso parecchio prima di decidere di invitarli, ma come sempre mia moglie ha avuto la meglio con la sua caparbia e le sue “perle di saggezza”.

Ed ora eccoci qui. Venticinque anni e due carriere nel pieno del loro folgore. Devo ammettere che mi è andata bene. Gli anni della Julliard sono stati duri, ma hanno dato i loro frutti, sono un concertista affermato. Ho composto molte cose negli anni, mi hanno perfino assunto per comporre musiche ad Hollywood. Questo però mi porta a viaggiare parecchio lasciando Bella sola con i suoi piccoli pazienti.

Anche Bella ha realizzato i suoi sogni. È a capo del reparto di pedagogia del Presbyterian Hospital, ha fatto una carriera fulminate, grazie al suo impegno ed alla sua bravura. Tutti al ospedale la rispettano e le vogliono bene dal Primario al ultimo infermiere, la Dottoressa Cullen ha un sacco di fan non so quante volte l’ho presa in giro dicendo che ha sicuramente più seguito lei che un umile pianista come me. Bella ride e continua a lavorare, incurante del fatto è proprio questo lato del suo carattere a renderla amata da tutti e a rendere me geloso marcio. Il mio lavoro mi porta spesso lontano a volte per mesi, la mancanza di mia moglie si fa insopportabile in certi momenti e la gelosia si impossessa di me. A nulla servono le rassicurazioni di mia moglie o le parole di chi mi racconta che quando io non sono in città l’unico posto in cui si può trovare Bella è l’ospedale.

Ed io sono proprio qui. Alle 3 del mattino, reduce da 9 ore di volo ed una tournè in Cina durata quasi quattro mesi. Non ho resistito, dovevo vederla. Al taxista che mi ha raccolto davanti al “Laguardia Airport” ho dato direttamente quest’indirizzo, le valigie che mi trascino dietro sono pesanti, ma la voglia di vedere Bella è troppa.

<< Maestro! È tornato allora? >> mi accoglie la voce squillante di Beth, una delle infermiere preferite di mia moglie. È poco più giovane di noi, ma estremamente competente a detta di Bella, e molto affettuosa con i piccoli pazienti di questo reparto.

<< Si Beth, vengo ora dall’aeroporto, Bella? >> chiedo sorridendole. Alla mia domanda però lei si adombra facendomi preoccupare, nella sua esitazione la incalzo.

<< E’ successo qualcosa? Bella è qui vero? A casa non rispondeva nessuno. >> dico leggermente angosciato.

<< Si, si è qui e sta bene. È nella stanza di una paziente >> dice lei fissando lo sguardo oltre le mie spalle. << La dottoressa è rimasta particolarmente dal caso di una bambina arrivata questa sera. È nella sua stanza ora, attende gli assistenti sociali. >> mi risponde lei mestamente.

Mentre mi giro nella direzione del suo sguardo mi domando cosa possa essere accaduto, perché Beth dice che Bella è rimasta colpita ? Perché aspetta gli assistenti sociali alle 3 del mattino? Mentre rifletto su questo vedo avvicinarsi una persona che forse potrebbe avere le risposte che cerco.

<< Susan? >> la richiamo, mentre lei si volta verso di me noto la sua espressione preoccupata.

<< Edward sei qui, per fortuna >> dice avvicinando e abbracciandomi con slancio.

Susan è una persona stupenda. Vecchia amica di Esme con cui ha lavorato per anni, ora è a capo del servizio di assistenza al infanzia. Spesso, per via della fondazione di Nonna Lily, io e mia moglie abbiamo contribuito a raccogliere fondi per il suo dipartimento, e negli anni siamo diventati molto amici.

Il fatto che sia qui a quest’ora e abbia accolto così con sollievo la mia presenza qui mi fa subito pensare a qualcosa di brutto. Qualcosa che ha anche a che fare con mia moglie stando alle parole della sua infermiera. Tutto ciò mi fa dedurre che quanto sta succedendo in quella stanza abbia a che fare con il passato di mia moglie. Un passato superato, ma mai dimenticato. Le crisi di Bella con gli anni si sono diradate, fino quasi a scomparire, ma i ricordi non sbiadiscono mai, specie quelli dolorosi.

<< Susan ti prego, dimmi cosa sta succedendo >> le chiedo accorato quando si stacca dal mio abbraccio. Lei annuisce e mi fa segno di seguirla in un angolo della deserta sala d’aspetto del reparto. Quando ci sediamo Susan sospira prima di cominciare a raccontarmi la storia di Marie Elisabeth Moore. Dalle parole accorate della donna vengo a scoprire che ieri sera, verso le ventidue, il 911 ha ricevuto una richiesta di intervento nel Queens per una lite famigliare. La piccola Marie ha solo due anni ed è stata colpita da diverse pugnalate mentre tentava di difendere la madre dal aggressione del fratello tossico dipendente. Vista la gravità delle sue condizioni i paramedici intervenuti hanno preferito portarla qui ed affidarla al reparto di mia moglie, che è il migliore della città. La madre della bambina è morta durante il trasporto, il fratello è già in carcere e non ne uscirà presto, il padre invece è un ergastolano. Marie non ha altri parenti al mondo.

Mentre la sento parlare capisco cosa ha colpito mia moglie, la storia di questa bambina è così simile alla sua che Bella non poteva non sentirsi coinvolta. È così che prendo una delle decisioni più importanti della mia vita. Certo che mia moglie mi appoggerà, ma soprattutto certo che sia ciò che lei più desidera.

 

 

Quando lascio Susan alle sue chiamate che spero saranno fruttuose, mi faccio indicare da Beth la stanza di Marie. Ormai sono coinvolto anch’io, sono ansioso di conoscerla davvero in un certo senso.

Quando mi avvicino intravedo mia moglie seduta accanto al letto, tiene la mano ad una bambina addormenta. È bella Marie, nonostante sia ricoperta di fasciature e cerotti. I capelli sono scuri e legati in due treccine che le scendono sulle spalle. È pallida e gli occhi sono chiusi, non so se stia dormendo se le sue condizioni siano più gravi di quanto appaiono. Quello che però rapisce il mio sguardo è l’espressione di Bella. I suoi occhi sembrano persi mentre osserva la bambina. Come se lei fosse lì, ma la sua mente altrove. Mi faccio coraggio e le raggiungo.

Quando apro la porta Bella si riscuote e gira il capo verso di me, riconoscendomi il sorriso si apre spontaneo sul suo viso.

<< Sei qui >> mi dice dolcemente e io le sorrido.

<< A casa non rispondevi, non potevi essere altro che qui >> le dico raggiungendola e posando un bacio sui suoi capelli. Rimanendo alle spalle della sua poltrona le poso le mani sulle spalle.

<< Come sta? >> chiedo senza specificare il soggetto, sarebbe inutile.

<< E’ fuori pericolo, ora dorme tranquilla. Ma se l’è vista brutta, Ed. Ha tentato di difendere la sua mamma, così piccola ha tentato di mettersi in mezzo tra la madre ed il coltello del fratello impazzito in crisi d’astinenza >> mi racconta Bella con voce rotta e io mi abbasso per abbracciarla da dietro.

<< Ma ora sta bene, tesoro. >> le dico tentando di rincuorarla e lei annuisce.

<< Però è rimasta sola >> risponde mestamente e a me si stringe il cuore mentre la stringo a me e prego che il giudice non si opponga alla mia richiesta.

Faccio alzare Bella e la prendo imbraccio, in modo da averla vicina e permetterle al tempo stesso di tenere la mano a Marie.

Il viso di mia moglie è stanco, seppur bellissimo come sempre, appare provato ed adombrato da pesanti occhiaie.

<< Da quante ore è finito il tuo turno dottoressa Cullen ? >> le chiedo con mal celato rimprovero.

Lei sorride appena spostando lo sguardo prima su Marie poi su di me.

<< Stavo uscendo quando è arrivata l’ambulanza, non ho potuto lasciarla Ed. >> mi dice accoccolandosi meglio sul mio petto. Se stava uscendo alle 22 vuol dire che è qui da stamattina o meglio da ieri mattina.

<< Sempre la solita stacanovista >> la prendo in giro con dolcezza stringendola a me. Bella ride sommessamente, ma i suoi occhi sono puntati sulla bambina addormentata accanto a noi.

<< E’ così piccola Ed, così piccola. Quante cose brutte ha già visto? Quanto la perseguiteranno questi ricordi? >> chiede senza realmente volere una risposta, lei lo sa perché lo ha vissuto. Io non posso fare altro che stringerla forte e baciarle il volto, cercando di darle un effimero conforto.

<< Ragazzi? >> la voce di Susan rompe la piccola bolla privata che è diventata questa stanza. Subito cerco i suoi occhi. Lei mi sorride ed annuisce, a questo punto posso concedermi di rincuorare mia moglie e per la prima volta da quando sono entrato in questa stanza lo faccio. << Andrà tutto bene, Bella. Tutto bene >>

Queste ultime due settimane sono volate. Tra pratiche, udienze dal giudice, incontri con gli psicologi e gli assistenti sociali. Tutto il tempo che non ho passato in commissioni l’ho passato nella stanza di Marie, da cui Bella si allontana solo per svolgere i suoi compiti di medico. Quasi non torna a casa per stare accanto alla piccola ed io faccio altrettanto. Quando Susan ci ha comunicato che il giudice era d’accordo nel affidare Marie alle nostre cure gli occhi di Bella si sono spalancati. Poi mi ha guardato intensamente ed io ho annuito felice. A quel punto mia moglie è scoppiata in lacrime e mi ha baciato con passione per alcuni minuti, prima di ricordarsi dove si trovasse. Susan non se l’è presa, anzi ha riso contenta della felicità che trasmettevamo in quel momento.

Nei giorni successivi con l’aiuto di una psicologa del dipartimento abbiamo informato anche Marie della sua nuova vita. Subito la bambina non è apparsa turbata, ma continuava a chiedere del fratello e della madre. È stato straziante assistere al momento in cui le hanno comunicato la morte della sua mamma. Bella l’ha presa tra le braccia e l’ha cullata allungo, sono stato felice di notare che la bambina non l’ha respinta come invece aveva fatto con la psicologa e l’assistente sociale che erano insieme a noi in quella stanza. Piano piano Marie si è abituata anche a me, con Bella ha costruito un rapporto speciale, ma anche a me riserva sorrisi e qualche volta si fa prendere in braccio. La psicologa mi ha detto di non avere fretta, perché Marie un papà non lo ha mai avuto e probabilmente non sa come comportarsi o cosa aspettarsi da me. Io aspetto e intanto mi beo del amore che mia moglie riversa su questa bambina. So che ha chiesto qualche mese di aspettativa per poter prendersi cura di Marie, io stesso ho annullato tutti i miei impegni per i prossimi mesi. Tra qualche giorno partiremo per Forks. La nostra famiglia è tutta là e Marie deve conoscerli, così come loro fremono dalla voglia di conoscere lei.

 

Mentre apro la porta di casa e mi sposto per cedere il passo a mia moglie che stringe per la mano la piccola Marie, ripenso a quello che sognavo la prima volta che ho visto quest’appartamento. In parte ho avverato i miei sogni, la musica, la carriera, Bella. Ora con l’ingresso di Marie in questa casa un altro piccolo tassello va al suo posto. Spero sia solo il primo, da tempo coltivo il desiderio di diventare padre e magari questa pausa dal lavoro permetterà a me e Bella non solo di diventare i genitori di Marie, ma anche di ampliare ulteriormente la famiglia. Un sorriso sfugge alle mie labbra. Mentre richiudo la porta alle mie spalle e osservo Bella togliere il cappottino a Marie. Quando Bella ha deciso, di comune accordo con il suo staff e con le assistenti sociali e la psicologa che segue il nostro caso, che Marie era pronta a lasciare l’ospedale mi ha praticamente trascinato in ogni negozio di Manhattan. Abbiamo comprato vestiti, giochi, mobili. Bella ha creato una stanza da sogno per la piccola ed ora so che è ansiosa di mostrargliela.

Marie ha sgranato gli occhi alla vista dei vestiti nuovi e quando Bella le ha infilato le scarpine di vernice nera che le avevo acquistato io, trovandole deliziose, ha guardato quasi con timore il pavimento. Notando la sua titubanza mi sono avvicinato a lei e le ho chiesto che cosa non andasse. La bimba mi ha guardato un attimo prima di rispondere, come se temesse la mia reazione. Poi ha preso coraggio e mi ha risposto. << Ma si sporcheranno a camminare, sono così belle. >> mi ha detto con gli occhi grandi e azzurri, che mi hanno conquistato dal primo momento che li ho visti.

<< Se si sporcheranno le puliremo, Marie. Non ti preoccupare. Sono contento che ti piacciano, sai che le ho scelte io? >> le ho chiesto sorridendo e quando lei mi ha abbracciato per ringraziarmi mi si è aperto il cuore.

Ora le donne che mi tengono in pugno sono due. Bel affare.

Bella e Marie confabulano poco lontano da me. So che Bella ha spiegato alla bambina che saremo i suoi nuovi genitori nei giorni scorsi. Le ha detto che non è obbligata a chiamarci mamma e papà, che lo farà solo se lo vorrà. Marie però chiama già Bella mamma, però lo fa mettendo anche il nome, come se la distinguesse dalla sua vera mamma in quel modo. In sostanza però le ha già assegnato quel ruolo e so che mia moglie adora sentirsi chiamare così.

<< Papà? >> la voce di Marie mi riscuote e quando il cervello si collega e capisco che per la prima volta anch’io ho assunto veramente ai suoi occhi il ruolo di genitore mi sale un nodo alla gola.

<< Si piccola? >> dico raggiungendola con poche falcate e accucciandomi di fronte a lei, la mia voce tradisce la mia emozione e di sicuro a Bella non sono sfuggiti i miei occhi lucidi.

<< Vieni con noi? Mamma Bella dice che ho una stanza tutta per me >> mi dice lei contenta mentre allunga le braccia per farsi prendere in braccio. Io felice accolgo quel invito.

Mentre mi rialzo con il mio dolce fardello allungo un braccio per catturare la vita di Bella che emozionata quanto me si lascia stringere docilmente mentre tenta di celare le lacrime d’emozione che rischiano di rigarle il viso.

<< Papà? >> mi sussurra al orecchio Marie e io sorridendo torno a dedicarle la mia attenzione. Lei indica con la manina i suoi piedi che ha leggermente sollevato nel mio abbraccio.

<< Non si sono sporcate, sono ancora belle! >> dice contenta mentre io annuisco.

<< Posso tenerle vero? >> mi chiede speranzosa.

<< Certo Marie, tutto quello che ti diamo io e Bella ti appartiene. Non devi restituirlo o avere paura di romperlo. È tuo quanto nostro. >> le dico sorridendole.

Lei per risposta si guarda attorno prima di riconcentrare lo sguardo su di me.

<< Starete sempre con me vero? >> chiede guardandoci entrambi con occhi speranzosi.

<< Sempre >> ripetiamo al unisono io e Bella per poi stringerla in un abbraccio comune.

L’abbraccio di questa nuova famiglia che si è formata e che ha dato nuova speranza, non solo a questa bambina, ma anche a noi.

 

Fine.  

 

My space:
Così finisce Incredibilmente Noi e se ne va una parte di me. 

Grazie a tutti  di cuore!!!!!

BACIONI LISA

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stefhanie Meyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.

   
 
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