E alla fine… Remus!
Ci ho messo l’anima nello scriverla, senza correzione, così
come l’ho pensata.
Se ha errori, vi prego di passarci sopra.
Se vi darà qualcosa ne sono contento.
La fic è dedicata a Kate86 e ai preziosi consigli che mi da…
sempre.
La canzone corretta con cui leggere la fic è “You are not
alone” dalla colonna sonora di Final Fantasy 9^^
Remus e i Maradeurs sono della zia Rowling, aspettando la
fine.
E andiamo.
I’m not alone...
Un tiepido sole splende dolcemente sul lago appena fuori le
mura della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Le onde leggere create da
una fresca brezza si increspano sulle rive. Una di quelle giornate primaverili
incantevoli, in cui ti sdrai sull’erba verde, ancora bagnata dall’acquazzone di
qualche ora prima e cominci a fissare il cielo. Ne osservi la bellezza, la
perfezione, l’immensità. In fondo come può non definirsi perfetto lo spettacolo
donato da un’infinita distesa celeste?
Non può.
Tutto in questa giornata sembra fantastico: alberi, nuvole,
sole. I ragazzi che sorridono felici chiacchierando.
E come non potrebbero? Gli esami sono finiti giusto un paio
di ore fa, la tensione nervosa che si era generata si è diradata velocemente
per far spazio alla tranquillità.
Solo io non sono in grado.
Di essere felice, intendo.
Non ora.
Non oggi.
Non stanotte
Che fai tu Luna? Dimmi, in ciel che fai tu Luna?
Dell’uomo regoli l’esistenza, dell’uomo regoli il tempo,
dell’uomo cambi la vita.
Non per tutta l’umana sorte, tuttavia. Solo per coloro che
sono stati maledetti dal fato, maledetti da un morso.
Maledetti come me
Silenziosa, lenta e inesorabile ti stagli in cielo, spesso
mi sei sembrata la nera signora, pronta a condurmi per mano nel reame della
morte.
Credo sia infatti quello che si prova quando si muore: buio,
dolore, rabbia.
Solitudine.
Da solo combattevo le mie crisi, da solo passavo le notti a
dilaniarmi le carni, da solo me ne andavo in cantina, chiudendo la porta dietro
di me per ululare al disco argenteo.
Da solo ascoltavo le lacrime di mia madre scendere. Da
solo ascoltavo il dolore delle botte di mio padre. Dolore che non aveva nulla a
che fare con le ferite che mi procuravo…
E poi?
E poi una lettera.
Ciò che mi ha cambiato la vita.
Risposi a Silente, declinando l’invito, scrivendogli la
causa principe.
Lui rifiutò le mie obiezioni.
Gli dissi che non avevo posto ove sfogare la mia rabbia.
Lui mi diede la Stamberga Strillante.
E accettai, senza accorgermi che quello che mi diede non
bastava.
“Sicuro di non aver bisogno d’altro?” mi scrisse in una
lettera.
Buffo, ciò di cui avevo bisogno e non sapevo l’esistenza era
ciò che non poteva darmi.
Non è facile lottare da soli un nemico invincibile,
immutabile come il tempo che scorre, come la sabbia che cade da una clessidra.
Semplicemente non è facile restare soli.
Fino ad allora era stata una costante.
Fino ad allora.
“Hei Moony! Ci sei?”
Sposto la testa in direzione del sole. Sta tramontando
lentamente. Sento già che sto cambiando.
La bestia si sta impadronendo di me.
Muovo la testa verso la voce.
I
Maradeurs.
Prongs,
Padfoot e Wormtail.
Nomi strani, buffi, inusuali.
Un cervo, un grosso cane nero e un topo.
Erano loro la mia famiglia.
Loro mi avevano salvato dalle tenebre oscure della
solitudine.
Loro mi impedivano di dilaniarmi le carni.
Loro non mi hanno mai rinfacciato nulla. Lo facevano senza
chiedere nulla in cambio, solo perché ero io.
Mi alzo sbattendo la divisa dall’erba e asciugandomi con un
colpo di bacchetta.
Poi li raggiungo.
Da quando ci sono loro non ho più paura della Luna.
Non ho più paura di nulla.
Il platano si stava già scuotendo, loro sfottevano Piton per
qualche motivo.
“Ragazzi…”
si girano, mi guardano. In un sussurro.
“Grazie.”
Peter sorride, James mi manda a quel paese, Sirius scuote la
testa.
“Ringrazieresti i tuoi fratelli solo perché sono tuoi
fratelli?”
Padfoot e le sue domande idiote…
…
non ci avevo mai pensato.
“No, credo di no.”
Sorride, così come James.
“Allora non ci devi ringraziare di nulla.”
E spariscono. Al loro posto vedo tre animali.
Poi mi giro a guardare la Luna.
La nera signora non può più prendermi per mano.
Non sono più solo.