Silente era appena morto, ancora una volta qualcuno a lui caro
era morto per colpa di un traditore. L'angoscia gli attanagliava lo
stomaco e Dora, la sua Dora, ancora una volta le aveva ricordato il
loro amore. Sbuffò spazientito, ora anche la McGranitt gli faceva le
ramanzine.
Passarono molte ore al capezzale di Bill. Ma c'erano molte
cose da fare, la morte di Silente cambiava molte cose. L'ultima
riunione alla luce di quegli eventi suonava come un testamento.
Proteggere gli innocenti, combattere senza sosta le forze
oscure, avere fiducia in Harry.
Era quasi l'alba quando in silenzio si avviò verso il cortile
per andar via prima che si alzassero gli studenti.
Remus intravide vicino al lago Tonks, e per la prima volta era
lui ad andare da lei.
«Hai una nuova alleata» disse piano.
Lei emise un lieve singhiozzo, che era un misto tra risata e
pianto.
«Sai bene che la mia situazione non ha nulla a che vedere con
quella di Bill».
«Oh sì che lo so, solo tu puoi essere così cocciuto da far
finta di nulla» replicò lei con voce triste. «Perché la pensi sempre
allo stesso modo?» chiese.
Era una domanda, era anche una supplica, oltre che
un’affermazione mascherata.
«Non ti capirò mai, Ninfadora Tonks. Perché proprio io, cosa
c’è di sbagliato in te?» chiese lui.
«Il fatto che abbia come mentore Malocchio Moody non ti dice
nulla?» rispose lei con un ghigno.
«In effetti, non hai tutti i torti. Ora si spiegano tante
cose» disse lui sottovoce. «Anche se temo che parte dei geni dei Black
abbiano influito».
«Temo che questo sia quello che ti spaventa di più, signor
Lupin» disse lei. «Ma devi sapere che sono molto più civile di Sirius,
hai un pregiudizio troppo grave nei miei confronti» disse lei con un
sorriso malinconico.
«E tu sei dannatamente testarda» disse lui lasciandosi andare
a un lieve sorriso.
«Mi permetterai mai di dimostrarti che non sono come lui?»
chiese con fare solenne.
«Vorresti davvero convincermi che non lo sei?» chiese
incredulo. «Io non credo, sai?» chiese continuando il gioco.
«Non ci posso credere, tu pensi questo di me!» rispose lei
incredula. «Devi darmi modo di dimostrarti che non è così» disse allora
lei.
«Eccolo qua l’orgoglio Black, mi chiedevo quando sarebbe
spuntato fuori» disse lui ridacchiando.
Silente era appena morto e loro due erano in riva al lago nero
che scherzavano come due ragazzini senza problemi. E improvvisamente
era come avere almeno vent’anni di meno.
«Remus?» chiese lei ad un passo da lui. «Dico sul serio, dammi
almeno una possibilità» disse seria.
Lui non rispose, fissava l’orizzonte e il sole che sorgeva.
«Permettimi di dimostrarti che ti sbagli, e se non funzionerà…
non sarò certo io a trattenerti. Credo di avertelo dimostrato in questi
mesi, posso accettare di starti lontana, ma devi darmi un’opportunità»
disse prendendogli una mano tra le sue.
Remus non rispose, la strinse a sé e questo bastò a Tonks.
Almeno fino a che lui non la baciò, come non aveva mai fatto. Le
carezzò il viso per la prima volta felice di farlo, le asciugò una
lacrima che scendeva solitaria e lei baciò quella mano che aveva appena
asciugato il suo dolore.
«Dora» mormorò semplicemente lui, aggrappandosi per non morire.
Fine.