Ero
distrutto. Non pensavo di poter stare così male per una persona,
eppure ero lì e mi sentivo veramente uno schifo. Il mio umore
era a pezzi. Non credo di essermi mai ridotto in quelle condizioni. E
tutto per una ragazza. Non era di certo colpa sua, anche perchè
come poteva passarmi per la testa di odiarla? Non ne sarei mai stato in
grado. Per quanto mi avesse ferito, io l'avrei sempre perdonata. Non
ero in grado di dirle di no. Il mio cuore non poteva e non
voleva.
Mi rigirai
e rigirai nel letto, cercando di assumere una posizione che magari
potesse attenuare, anche se minimamente, il dolore che provavo al
petto, esattamente all'altezza del cuore. Una fitta acuta che ogni
volta mi toglieva il respiro. E' come se con i discorsi dell'altra
sera, Kita si fosse portata via una parte di me. Non sapevo se sarei
riuscito a riprendermi e tornare il vecchio Rufy. Ma ce la dovevo fare.
Dovevo andare avanti, anche per i miei compagni. Uno di questi giorni
di sicuro ci saremo ritrovati, e di questo brutto periodo ne rideremo insieme.
Dovevo darmi forza.
Era
pomeriggio e il sole era ancora alto nel cielo, ma non ne volevo sapere
di uscire dalla mia cabina. Naturalmente ero uscito solo per fare
colazione e pranzo. Per fortuna, almeno l'appetito, non era sparito.
Però di Kita non c'era nemmeno la minima traccia. Forse stava
male anche lei per quello che le avevo detto. Al pensiero di averla
ferita o averle provocato dolore, mi sentii uno schifo e in colpa. Ma
non potevo andarla a cercare per consolarla. Non ce l'avrei fatta a
incontrarla e stare di nuovo da solo con lei. Come potevo darle
sostegno se mi fossi sentito male anche io? Non sarei stato affatto di
aiuto, proprio per questo decisi che era meglio oziare tutto il giorno
sul letto. Non volevo nemmeno incontrare Hancock che, come sempre, mi
stava alle calcagna come un cagnolino con il suo osso. Non volevo
risponderle male, mi sarebbe dispiaciuto, e decisi di stare nella mia
stanza.
Fu
così che trascorsi tutto il pomeriggio chiuso in cabina.
Numerose volte Ace e Frensis vennero a chiamarmi, ma la sola vista dei
due piccioncini felici, mi dava la nausea e, anche se volevo uscire,
non ero più in grado. Solo nel tardo pomeriggio, il brontolio
del mio stomaco mi richiamò, svegliandomi dal sonno leggero in
cui ero caduto. Decisi di andare a mettere qualcosa sotto i denti. Mi
diressi verso la mensa, che si stava piano piano affollando di gente.
Entrando, detti un'occhiata veloce in giro, ma nemmeno l'ombra di Kita.
Iniziavo a preoccuparmi.
Richiamato
ancora una volta dallo stomaco, mi sedetti a tavola, il più
lontano possibile da Ace e dai miei amici, prendendo e mettendo nel
piatto quanto più potevo. Non ci volle molto a fare fuori una
buona parte delle portate che si trovavano sul tavolo, e tra
un'imprecazione e l'altra degli altri pirati, una volta sazio me ne
andai a fare un giro sul ponte. Era così rilassante stare
all'aria aperta senza il fracasso della ciurma che lavora e grida.
Fu proprio
allora che vidi, dopo un'intera giornata, Kita che stava parlando con
qualcuno. Non riuscivo a vedere bene chi fosse, perchè la figura
era nascosta dietro l'albero maestro. Anche se sapevo che non dovevo
farlo, la curiosità mi spinse a sbirciare. Mi bastò
vedere i capelli biondi del ragazzo, che fu abbastanza per me. Kita
stava parlando con Marco e, a guardare l'espressione dei due, era
davvero una cosa seria. Non volli trattenermi ancora. Avevo visto
abbastanza. Non sarei riuscito a reggere ancora una delusione. Kita di
sicuro si stava dichiarando e io non potevo farci niente. Lei aveva
fatto la sua scelta e io l'avrei rispettata. Sempre e comunque. Non mi
sarei nemmeno mai messo contro di lui. Non avrei fatto niente che
avesse potuto ferirla o farla stare male. Lei ora era felice e io
dovevo esserlo per lei. Forse era più facile a dirsi che a
farsi. Corsi in camera mia, il luogo dove ormai i miei dolori potevano
sfogarsi e venire fuori. Mi buttai sul letto e chiusi gli occhi
cercando di sgomberare la mente e non pensare a niente. Era proprio
quello che mi ci voleva.
Dovevo
parlare con lui. Quel sogno nella stiva mi aveva davvero aperto gli
occhi. Non mi sarei mai immaginata che fosse stato il mio subconscio ad
indicarmi l'amore della mia vita, colui con il quale avrei trascorso il
resto della mia esistenza. Almeno così mi auguravo.
Uscita di
corsa dalla stiva, procedetti a passo veloce in cerca di Marco. Dovevo
assolutamente parlargli e dirglielo. Non riuscivo più a tenere
questo peso dentro. Mi imbattei in lui dopo qualche minuto. Gridai il
suo nome, per farmi notare e costringerlo a fermarsi. Per fortuna mi
sentì subito e si voltò verso di me.
-Hei Kita!
Finalmente! Ma dove eri finita? E' tutto il giorno che non ti ho
visto.- Mi disse l'ex capitano della prima divisione di Barbabianca,
con un'aria un po' preoccupata in volto.
-Niente di
cui preoccuparsi. Avevo bisogno solo di stare da sola per un po',
giusto per schiarirmi le idee.- Ammisi sinceramente.
-Sicura di stare bene?- Mi chiese dolcemente.
-S..Si io
sto bene.- Balbettai molto impacciatamente. -Ma quello che sto per dire
ti farà stare male. Mi.. mi dispiace. Io non voglio ferirti. Io
non voglio che altre persone stiano male per colpa mia. Tu non te lo
meriti. Non hai fatto niente di male. Cavolo, ma perchè non
posso stare male solo io?- Parlavo a vanvera e ormai le parole mi
uscivano da sole senza che seguissero un nesso logico.
-Hei, hei.
Calma Kita!- Marco mi interruppe, prendendomi per le spalle. -Mi vuoi
dire cosa succede e stare calma?- Mi disse, senza però mollare
la presa su di me.
-Vorrei
dirtelo nel modo più delicato possibile, ma credo che non
esista, perchè la prenderai male comunque. Vedi, io............
Io sono innamorata di Rufy.- Sentii la sua presa su di me stringersi,
fino a farmi male. Ovviamente non dissi nulla. Era il minimo che dovevo
sopportare. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Tenni lo sguardo
basso. Marco, però, fece una cosa che non mi sarei mai
aspettata. Sempre tenendomi per le spalle, mi avvicnò a lui e mi
abbracciò. Era una presa forte e passionale. Ricambiai l'abbraccio nel modo più dolce possibile.
Rimanemmo
in quella posizione senza proferire parola per qualche minuto. Dopo
poco fu Marco a sciogliere l'abbraccio e finalmente riuscii a guardarlo
in faccia. Il suo volto era privo di segni di rabbia o ostilità. Era limpido anche se il suo sguardo trapelava dolore.
-Beh, che
devo dire? Hai fatto la tua scelta e di certo non ti costringerò
a cambiare idea. In fondo siamo persone adulte e ognuno è in
grado di prendersi le proprie responsabilità. Di certo non mi
metterò a fare il bambino e non rivolgerti parola. Anzi, penso
che non ti libererai alla svelta di me e, appena Rufy abbasserà
la guardia e farà una mossa falsa, io sarò lì, per
consolarti e conquistarti. Quindi non ci sperare di mandarmi via
così alla svelta.- Mi disse deciso, con lo sguardo fisso su di
me.
-Hemm..
Certo. Non volevo liberarmi di te, anzi sono contenta che non l'hai
presa così male. Pensavo molto peggio. Comunque scusami lo
stesso.- Dissi sincera con un lieve sorriso dolce sulle labbra. -Ora
devo proprio andare. Ci vediamo in giro.- Conclusi senza prolungare
ancora per molto la mia permanenza con lui. In quel momento dovevo
stare con un'altra persona, dovevo trovare Rufy per dirgli che quello
che lui provava era corrisposto.
Iniziai a
correre, senza sapere però dove andare di preciso. Pensai che,
essendo l'ora di pranzo, fosse in mensa ma non c'era nemmeno l'ombra di
Rufy. Uscendo, capitai di fronte a Frensis ed Ace. Forse quei due
sapevano dove si trovava.
-Oh finalmente! Ma dove ti eri cacciata?- Mi chiese Ace con un'aria curiosa dipinta sul volto.
-Hem, ora
non posso parlare. Ti spiego tutto dopo.- Guardai mia sorella, che
aveva uno sguardo complice. Lei sapeva che mi ero isolata per pensare e
schiarirmi le idee. Ma di sicuro l'aveva capito anche senza leggermi
nel pensiero. Ultimamente non avevo percepito la sua presenza nella mia
testa. Era davvero ammirevole che mi avesse lasciato la mia privacy.
-Sapete dov'è Rufy? Vado di fretta e devo parlargli
assolutamente!- Chiesi impaziente. Dovevo parlargli il prima
possibile.
-Si, dovrebbe essere nella nostra stanza. E' tutto il giorno che se ne sta da solo.- Mi disse Ace.
-Ok,
grazie!- Lo ringraziai mentre già correvo in direzione della
cabina dei due fratelli. Ero così impaziente di dirglielo.
Arrivai di
fronte alla stanza dove si trovava Rufy, o almeno così speravo.
Avevo il fiatone da quanto avevo corso. Tirai un sospiro cercando
di ricompormi un po' e di sembrare con un ritmo respiratorio il
più calmo possibile. Non era proprio il massimo fare una
dichiarazione con il fiato corto. Mio Dio. Stavo per dichirarmi. Ok,
non ci dovevo pensare, altrimenti sarei collassata nel giro di due
secondi.
Bussai alla
porta, e tesi l'orecchio nell'attesa e nella speranza di una risposta.
-Non voglio niente! Andatevene!- Disse una voce un po' masticata che
proveniva dall'interno della stanza. Sembrava che si fosse appena
svegliato o che avesse in bocca qualcosa.
-Rufy sono
io, Kita! Ti devo parlare urgentemente! Ti prego, aprimi!- Lo
supplicai. Contro ogni mia aspettativa, non passò molto prima che
la porta mi si spalancasse di fronte.
-Cosa
è successo? Stai bene? Ti sei ferita?- Mi chiese allarmato.
Inizialmente non ne capii il motivo. Poi ripensai a quello che avevo
detto. Il tono con cui avevo parlato era molto supplichevole e sembrava
che fossi in fin di vita. Forse avevo esagerato un po'.
-No no, stai calmo! Io sto benissimo...- Non feci nemmeno in tempo a terminare la frase che mi interruppe.
-Ma allora che hai fatto?- Mi chiese con gli occhi puntati che stavano aspettando una mia risposta.
Quegli
occhi scuri mi avvolsero in un calore che non avevo mai provato prima. Esitai un po'.
Non sapevo più cosa rispondergli e il mio corpo parlò da
solo. Mi gettai tra le sue braccia, baciandolo.
Lo strinsi più a me, portando le mani al collo. All'inizio lo sentii
distante per la sorpresa, poi mi avvolse a sè, aumentando la passione
del bacio. In quel momento il tempo si era fermato. Non pensavo a
nient'altro che a lui, sicura tra le sue braccia.
Accarezzandolo
mi accorsi che mi stava scendendo una lacrima, ma non di tristezza o
quant'altro, ma di gioia. Finalmente ero con lui e nessuno ci avrebbe
separato tanto facilmente.
Alla fine
ci guardammo negli occhi ma sempre a una distanza ravvicinata. Rufy mi
accarezzò la guancia, asciugandomela dalla goccia salata.
-E ora perchè piangi?- Mi chiese con un leggero sorrisetto dolce.
-Piango
dalla gioia. Sono davvero felicissima di stare con te!- Finalmente mi
ero decisa ad ascoltare il mio cuore ed è stata la cosa migliore
che avessi mai fatto in vita mia.
-Mai quanto
me!- Mi stuzzicò, rivelandomi anche le sue emozioni.
Chissà come si sentiva in quel momento. Il mio cuore batteva
all'impazzata, senza dare cenni di voler rallentare fino ad un battito
decente.
-Si, ma te non hai pianto per il nostro bacio.- Lo avevo in pugno. Non poteva controbattere.
-No, ma
stavo per farlo dato il tuo alito di cipolla!- Ci rimasi di sasso. Non
me lo aspettavo proprio. Oltre ad aver rovinato il momento, come al suo
solito, mi aveva tirato un colpo basso.
-Non è vero!! Non le ho mangiate le cipolle.- Piagnucolai, cercando di difendermi. Mi sentivo davvero in imbarazzo.
-Aspetta,
farmi controllare ancora...- E così dicendo, mi prese il mento
tra le mani, portando le mie labbra ancora schiuse per la sorpresa, a
contatto con le sua. Fu un bacio più intenso e dolce del primo,
che mi lasciò imbambolata come sempre.
-No, non
era vero.- Enunciò il verdetto, staccandosi lentamente da me e
guardandomi negli occhi. Non mi ero ancora ripresa dal bacio e non oso
immaginare con che faccia da ebete lo stavo guardando. Cercai di
rimettermi in sesto e dissi le prime parole che mi vennero in mente.
-Scemo! Era
solo una scusa per baciarmi di nuovo, non è vero?- Cercai di
incastrarlo. Non doveva inventare scuse per baciarmi. Non più.
-Emmm... Si, lo devo ammettere.- Mi fece il suo gran sorriso accarezzandosi dietro la testa.
-Guarda che
ora non devi trovare delle scuse per baciarmi, lo puoi fare quando
vuoi.- Dissi un po' imbarazzata, esternando i miei pensieri.
-Ah si?
Allora posso rifarlo anche ora?- Mi chiese con gli occhi che gli
luccicavano. Non lo avevo mai visto così contento. Era come un
bambino con un caramella. Ma forse non aveva capito bene cosa intendevo
con "quando vuoi".
-Uffaaa!- Mi lamentai. -I
baci non si chiedono! Si danno e basta! Così rovini tutta
l'atmosfera.- Lo rimproverari scherzosamente. Non sapeva proprio
flirtare.
-E va bene,
vuoi entrare per un po'?- Mi propose voltandosi di 90 gradi,
invitandomi con un cenno della mano come un vero gentiluomo. Non lo
vedevo affatto Rufy nelle vesti di un gentleman e mi venne da ridere.
Cercai di soffocare la risata, ma non ce la feci e scoppiai.
-E ora cosa
hai da ridere?- Mi chiese confuso. Era normale che non ci stesse
capendo niente. I miei sbalzi d'umore lo stavano mandando in confusione.
-Niente,
è solo che non ti ci vedo nei panni di un gentiluomo.- Gli
spiegai sinceramente, una volta ripreso fiato e asciugate le lacrime
che mi avevano provocato le risate.
-Sei sempre
a criticarmi, nanerottola.- Mi disse, mostrandomi la lingua. In fondo
me lo meritavo e per questo decisi di non controbattere, ma di
rispondere a mia volta con una semplice linguaccia. -Allora vuoi entrare
o no?- Mi chiese di nuovo, impaziente.
-Ma come? Ora niente più bacio?- Mi lamentai. In fondo dopo aver fatto tutta questa storia me lo poteva anche concedere.
-No, te lo
darò quando meno te lo aspetti!- Mi disse con un sorrisetto
stampato in faccia. Devo ammettere che faceva un po' paura. Sembrava quasi una minaccia.
Intanto ci sdraiammo uno accanto all'altra sul suo letto. Mi teneva la testa con un braccio, come se fosse lui il cuscino.
-Ma mi
spieghi cosa dicevi a Marco prima?- Mi chiese, rompendo il ghiaccio.
Mossa giusta, dato che si era creato troppo silenzio imbarazzante.
-Gli stavo spiegando la situazione, prima di farlo infuriare se ci avesse visto insieme.- Gli spiegai tranquilla.
-Capisco.-
Mi disse un po' distratto, mentre stava fissando il soffitto, un po'
assorto nei suoi pensieri. Fece una breve pausa, per poi continuare.
-Sai prima vi avevo visti e mi era presa una tale rabbia e tristezza
che
avrei rovesciato tutta la nave! Ma
mi sono trattenuto pensando che ti avevo promesso che avrei
accettato qualunque tua scelta, che la avrei rispettata.- Disse
allentando la presa della mano sul materasso. Non oso immaginare quanto
fastidio abbia potuto aver provato, assistendo a quella scena.
-E per
questo Rufy, ti ringrazio. Ma io ora sono qui con te e non voglio più perdere un minuto senza te.- Gli dissi
montandogli quasi sopra e avvolgendolo in un altro abbraccio. Quello
non era un gesto da me dato che, anche se amo farmi notare
nell'aspetto, sono sempre stata una che chiude i suoi sentimenti
dentro, che non li manifesta. Per questo verso io e Rufy eravamo due
poli opposti. Ma si sa, gli opposti si attraggono!
Questa volta fu il corpo di Rufy a parlare. Infatti fu lui a baciarmi di nuovo.
Ma in quel momento la porta si aprì.
-Secondo te
cosa avrà voluto dire tua sorella a Rufy, così tanto
urgentemente?- Mi chiese Ace curioso della mia opinione.
-Non lo so
proprio, prima l'ho vista parlare con Marco, ma me ne sono subito andata
per lasciargli la loro privacy.- Gli spiegai tranquillamente la mia
opinione su queste cose. Non l'avrei tollerato se qualcuno l'avesse
fatto a me, per cui mi facevo tranquillamente i fatti miei.
-Mmm... Hei, perchè non sbirci nei pensieri di Kita?- Mi domandò eccitato, quasi come un bambino al luna park.
-Ma che sei scemo?- Urlai scherzosa contro Ace, dandogli un pugno in testa. -No che non lo faccio! Sai che non voglio!-
-Va bene, ma non c'era bisogno di scaldarsi troppo.- Si lamentò, accarezzandosi il bernoccolo.
-Hai ragione... Come mai mi potrò far perdonare?- Gli dissi avvicinandomi a lui teneramente.
-Vieni qua.-
Mi fece cenno di salirgli sulle gambe. -Eppure lo sai benissimo come si
fa anche ai bambini per fargli passare la bua.- Mi disse con un tono talmente ovvio da farmi passare per scema.
-Certo! Un bacietto sulla bua!- Dissi agendo e baciandolo nel punto preciso della testa in cui si era gonfiato.
-Ma a me
quel bacino non basta... Come la metti?- Mi disse prendendomi le mani e
bloccandomele con una delle sua. Ero bloccata proprio davanti a lui.
-Mmm... Ho
capito cosa vuoi realmente. Ma sappi che non ci casco in questi
trucchetti! Te lo devi guadagnare!! E poi se mi obblighi, che gusto
c'è? Quindi ti consiglio di lasciarmi.- Risposi provocandolo un
po'.
-Vediamo...
Ti va bene se me lo guadagno così?- Senza nemmeno dammi il tempo
di capire le parole che avesse pronunciato, mi ritrovai le sue labbra
incollate alle mie. Non che mi dispiacesse, ma mi aveva incastrata!
Volevo provare a fare la fredda, per vedere la sua reazione, ma a
quanto pareva non gli piacciono proprio le cose fredde. D'altronde lui
era il fuoco, il calore puro, e riusciva sempre a sciogliermi. Come
potevo resistergli?
-Suppongo
che non te lo aspettavi, non è vero?- Mi disse alla fine dato
che ero rimasta lì, ancora ad occhi chiusi, impalata come un'idiota.
Che vergogna!
-Emmm...
Scusa, è solo che ancora mi sembra un sogno: io e te insieme,
non ci posso ancora credere.- Confessai rossa di vergogna.
-In effetti
stiamo vivendo un sogno, da cui spero di non svegliarmi mai, mia cara
bella addormentata!- Mi disse toccandomi la punta del nasino come si
fanno ai bambini.
-Perchè
non andiamo un attimo nella mia cabina per stare un po' da soli?-
Aggiunse poi, dato che eravamo nel ponte davanti a tutti.
-Ma non ci saranno Rufy e Kita?- Chiesi io, ripensando a mia sorella e a dove potesse essere.
-Non credo. E poi dai, anche
se ci fossero andiamo a dare un'occhiata... Non vorrei che mio fratello
ci fosse rimasto male per una cattiva notizia di Kita.- Mi disse un po'
preoccupato per il fratellino. In fondo si volevano un bene dell'anima.
-In effetti
anche io sono un po' preoccupata, però non so perchè ma
penso che lei sia innamorata di Rufy, non di Marco.- Gli dissi di getto
le mie impressioni e il mio parere. Ero più che convinta di
quello che dicevo.
-Perchè lo pensi?- Mi chiese mentre ci eravamo incamminati verso la cabina.
-Non so,
chiamalo sesto senso femminile... Il suo modo di guardarlo, Kita mi
sembra più felice quando è in compagnia di Rufy, ma non
felice come se stesse ridendo di una battuta, ma felice come io lo sono
quando sto con te!- Gli dissi avvicinando il suo braccio, ormai
intrecciato al mio, a me.
-In effetti
hai ragione... Non ci avevo mai fatto caso a questi particolari, ma ora
che ci penso meglio è vero!- Rispose alla fine, senza
però allontanarsi di un centimetro da me.
Maschi. Dissi tra me. Non capiranno mai queste cose, non è nella loro natura.
E tra
supposizioni varie, arrivammo di fronte alla porta della cabina.
Entrambi appoggiammo un orecchio per sentire se c'era nessuno nella
stanza. Silenzio.
-Forse hai ragione tu, e sono andati a fare una passeggiata.- Bisbigliò Ace.
-Credo
anche io. Vedi ho sempre ragione io!- Lo stuzzicai bisbigliando anche
io, anche se non ce n'era il motivo dato che forse dentro non c'era
nessuno.
-Non è detta l'ultima parola!- Mi sfidò Ace.
-E allora
scopriamolo! Ma aumentiamo la posta in gioco. Scommetto 100 berry che
dentro non c'è nessuno!- Lo sfidai offrendogli la mia mano.
-Ok! Scommettiamo.- Rispose stringendola.
-Allora, al tre apriamo insieme la porta...- Gli dissi afferrando il pomello della porta.
-Va bene.... 1.. 2.. 3!!- E insieme spalancammo la porta.
Con mio
grande stupore quei due erano li, sopra il letto, attaccati come
sardine, che tra l'altro si stavano pure baciando!!!! Rimasi a bocca
aperta. Io, che avevo sempre vinto con Ace qualsiasi tipo di scommessa
questa volta avevo perso!! Ma come era possibile?? Lo sfottevo sempre
per il fatto che non ne azzecca mai una e adesso ho perso??? Nooooo!
-Ahahahahah!-
Mi derise Ace con tanto di puntarmi un dito e tenersi la pancia con
l'altro braccio dalle risate. -Questa volta hai perso tu!!!-
-E comunque
non ti devo niente... Con tutte le volte che ho vinto io e ancora non
ho visto nemmeno un berry...- Dissi a braccia conserte, atteggiandomi da
superiore.
-Questo
è vero... Uff, per una volta che avevo vinto.... Però sappi
che non ti darò pace; per questo piccolo errorino ti
tormenterò per tutte le prossime scommesse.- Mi minacciò.
-Emmm.... Scusate...- Si schiarì la voce Kita.
-Si? Che
vuoi??- Rispondemmo insieme io ed Ace con un tono di voce seccato, come
se stesse interrompendo una discussione importantissima.
-No, che volete voi??- Gridò Kita con tanto di denti da squalo.
-Ah
è vero.... Abbiamo interrotto il vostro bacio... Scusateci
tanto, continuate pure, noi andremo da un altra parte.- Dissi spingendo Ace verso la porta. -Aspetta un
momento. Voi vi stavate baciando!- Mi ricordai dell'accaduto, fermandomi di scatto.
Non risposero, ma entrambi diventarono rossi dalla vergogna.
-Hai visto
Ace? Il tuo fratellino e la mia sorellina stanno crescendo! Però forse non un po' troppo in fretta?- Volsi il mio sguardo
indagatorio per darle noia a Kita arrivandole alle spalle.
-Vattene!-
E senza nemmeno accorgemene mi ritrovai un cuscino ben stampato in
faccia. Che dolore! Mi aveva centrato in pieno il naso.
-E tu Rufy?
Che mi dici?? Come è stato il tuo primo bacio??- Mi imitò
Ace avvicinandosi però al fratello con tanto di faccia da pesce
lesso.
-Non era il
mio primo bacio!- Questa volta però ad Ace gli toccò un
pugno, non un cuscino. Poi lo prese di peso e lo scaraventò
fuori dalla stanza.
-Ahahahahah! Ben ti sta!- Lo derisi tenendomi la pancia dal ridere.
-Zitta tu!- E mi arrivò anche a me un pugno da Kita capitandomi la stessa sorte di Ace.
-Ahia! Ma
che modi sono?- Dissi ritrovandomi malconcia sopra qualcosa di morbido.
Era Ace! E per giunta gli caddi precisa precisa sopra i suoi gioielli.
Che vergogna!! Mi ritirai immediatamente seduta (non sopra Ace, ma
accanto) completamente rossa! So che ero stata io a cominciare, ma Kita
non l'avrebbe passata liscia!
Ace
tirò un gemito di dolore soffocato, come se qualcuno gli avesse
tirato un pugno nello stomaco. In effetti era successo ben peggio, per
un uomo!
Notai che
con la coda dell'occio anche Rufy stava sentendo dolore per il
fratello. -Uuhh... Che male!- Disse portandosi anche lui le mani in
quelle prossimità.
Ace ancora era accasciato a terra dal dolore.
-Ace, scusami, perdonami, ma non l'ho fatto apposta! E' stata quella perfida di Kita!- Dissi aiutandolo a rialzarsi.
-Ma no,
scusami, non stavo mirando proprio li. Mi dispiace Ace- Recitò
la furbetta. Intanto, però, Kita se la stava spassando sotto i
baffi.
-In effetti ce lo siamo meritati... Li abbiamo interrotti!- Dissi a Ace cercando di risollevarlo un po'.
-Ti
correggo: ME lo sono meritato. Tu non hai avuto nessun effetto
collaterale!- Sibilò ancora un po' piegato dal dolore ma sempre
con un tono scherzoso.
-Questo lo
dici tu! Guarda il bernoccolo e che naso rosso che ho!- Cercai di
difendere la mia situazione, che in effetti mi era andata di lusso.
-Se
è per questo anche io ho un bernoccolo da parte di Rufy- Ecco,
dovevo rassegnarmi. Quello più malconcio era di sicuro lui.
-Dai, andiamo nella nostra cabina.- Gli suggerii. E per nostra intendevo quella mia e di Kita.
-Si, che ho bisogno di stendermi un attimo.- Si fermò un istante a pensare. -Per caso avete del ghiaccio?-
-Siamo a questo livello di dolore?- Chiesi preoccupata. Per volere del ghiaccio gli dovevano fare moooolto male.
-Già.
Se si parla di prenderti in braccio sei più leggera di una
piuma. Ma in questo caso, senza offesa, mi sei sembrata più
piombo.- Tirò dell'ironia. Vera, ma pur sempre ironia.
-Mi
dispiace così tanto...- Continuava a scusarsi Frensis sempre
più lontana a noi. E poi non ne capisco il perchè dato
che era stata quella perfida che avevo accanto.
-Certo che sei stata spregevole con Ace!- Le dissi ripensando a quanto dolore avesse provato.
-Ma non
l'ho fatto apposta. Ci è caduta per sbaglio, e poi con quel
fondoschiena che si ritrova!- Disse prendendosi gioco della sorella.
-Ma non ce l'ha grosso, anzi, direi che è un bel fondoschiena!- Apprezzai quel ben di Dio.
Non lo avessi mai fatto. Anche io, come i due malcapitati, mi ritrovai un bernoccolo in testa!
-Ma sei
matta?! Stavo per aggiungere che in questo vi assomigliate,
perchè anche tu hai un gran bel sedere.- Non feci in tempo
nemmeno a finire anche questa frase che mi tirò un altro pugno,
creandomi un altro bernoccolo sopra al primo. Sembravo un gelato a due
gusti! Forse ora era il caso di non aggiungere nient'altro.
-Primo: non
devi guardare i sederi delle altre. E secondo: come ti permetti di
guardare il mio popò?- Disse rossa un po' di vergogna e un po'
di rabbia.
-Popò??-
Sgranai gli occhi per la sorpresa. Non sentivo usare quella parola da
quando ero bambino. -E poi se non posso guardare ne il sedere delle
altre, ne il tuo, io quali posso ammirare?-
-Quelli
degli uomini. Anzi no, ti farebbe sembrare gay.- Disse. Forse ci stava
ripensando. Forse almeno il suo... -Mmm... E va bene. Solo quelle delle
donne. In fin dei conti vale sempre la regola: guardare, ma non
toccare! Intesi?-
-Intesi! Ma tanto ora mi interessi solo tu.- Cercai di cambiare discorso. Ero così felice di essere con lei.
-Ti interessa solo il mio sedere?- Mi chiese con un pugno chiuso, minacciando un altro di quei bernoccoli.
-No, no. Ma
che vai a pensare? Mi interessi tutta!- Cercai di cavarmela. Non volevo
diventare a tre gusti. Temevo di aver peggiorato la situazione...
Ma una voce
mi salvò. Era Marco: -Ragazzi! Preparatevi! Stiamo per sbarcare
nell'isola!- Ci urlò da lontano, per evitare un pezzo di stada
inutile, dato che eravamo ancora fuori dalla cabina.
-Hai
sentito? Siamo arrivati. Ora potremo portare il vecchio a casa. E
visitare l'isola dove nostro nonno è morto, ma nella quale si
è anche costruito una famiglia.- Disse un po' giù di
morale.
-Eddai, su
con la vita. Vostro nonno è morto da eroe! C'è solo da
portargli rispetto e ammirazione!- Le dissi sorridendo. Non mi piaceva
quando diventava triste. Amavo il suo bel sorriso!
-Hai ragione!- Mi sorrise. Ecco. Era proprio quello di cui stavo parlando.
CONTINUA