compagnia da gay bar 6
Cap. 6
I tuck you in
walk within
Keep you free from sin
'til the sandman he comes(3)
Matt intese davvero il significato della parola
“omosessuale” quando vide, per la prima volta, Feliciano
Vargas – fidanzato dalla notte dei tempi con Ludwig.
Era un ragazzo molto magro, slanciato e con un sorriso perenne sulle
labbra, un’aria decisamente ebete in viso e i modi di fare di chi
non conosce fretta o preoccupazione. Matt, riguardando Ludwig, si
chiese davvero come quei due si fossero conosciuti e per quale mistero
della fede riuscissero ancora a stare assieme, dopo quelli che –
a detta di Gilbert – erano parecchi anni.
Vargas dava tanto l’impressione di essere un contenitore piccolo
entro cui ribolliva e scalpitava qualcosa che assolutamente non si
poteva trattenere in alcun modo. E scoppiava, tutto d’un botto,
solo in quelle situazioni che il tedesco gli aveva descritto come
appropriate e poco pericolose.
Per esempio, quando era in compagnia non poteva assolutamente
rivolgersi a lui come faceva normalmente quando erano soli – a
meno che la compagnia non fosse specifica e ben selezionata,
com’era il caso della band.
Dopo aver varcato la soglia di casa Jones e aver ammirato, con qualche
verso zuccheroso e smielato praticamente ogni angolo
dell’abitazione, ignorando bellamente i due padroni di casa
lì a pochi passi, si era buttato tra le braccia vergognose del
tedesco e l’aveva riempito di baci, senza troppi preamboli o
fronzoli.
Gli altri avevano sorriso – Gilbert aveva fatto
un’osservazione poco delicata ad alta voce – mentre Ludwig
tentava invano di rimetterlo al proprio posto, rossissimo in volto e
balbettante.
-Feliciano, non mi pare proprio il modo di salutare le persone, questo!-
Ma a sentire il tono delle moine dell’altro ragazzo la cosa non
sarebbe durata poco. Infatti, dopo almeno cinque minuti e vari
tentativi da parte del ragazzo biondo di scrollarselo di dosso o in
alternativa di obbligare gli altri a non guardarli, Feliciano fu
attratto da un’altra cosa. Per esempio, un settimo elemento nel
gruppo che non aveva considerato o non aveva visto prima.
Si avvicinò al ragazzo incuriosito, piegando la testa di lato come un cane.
-Ciao, tu chi sei?-
Matt si fece piccolo ma prima che riuscisse a dire qualcosa in risposta
ci pensò Ludwig a riprenderlo, ancora rosso ma ben intento a
rimproverarlo per la mancanza di tatto e educazione.
-Lui é il padrone di casa, stupido!-
Il ragazzo gli sorrise, allungando un po’ incerto la mano verso la sua direzione.
Dopotutto, non aveva fatto nulla di male – gli piaceva, quel suo sorriso largo e gioviale, pieno di gioia incondizionata.
-Molto piacere, sono Matthew!-
L’altro gli strinse la mano in una stretta vigorosa, scuotendo il suo braccio forte forte.
-Piacere! Il mio nome è Feliciano! Anche tu fai parte della band di Ludwig?-
Matt si tenne la spalla con la mano libera, nel tentativo di frenare o
in qualche modo arginare la vivacità dell’altro. Gli fu
difficile, ma non quanto continuare a sorridere.
-Sì, suono la chitarra assieme ad Alfred…-
Feliciano ebbe un guizzo di squillante felicità, più
evidente degli altri, tanto che Matt si sentì stritolare da
entrambe le sue mani e poté davvero scommettere che le sue
dita stessero prendendo un tragico e doloroso color viola prugna.
-Oh, che bello! Quindi sarai anche tu alla festa di Antonio?-
Cercò di ritirare la mano, ma invano e senza successo.
-Sì, pare proprio di sì…-
Vargas gli sorrise – aperto, sereno, gioviale, con un sorriso
splendido e luminoso per cui Matt restò incantato e muto per
vari secondi.
-Ci divertiremo, tutti assieme!-
E per un momento, Matt si convinse che, dopotutto, sarebbe stato davvero così.
Ivan era sempre stato gentile, con Matt. Educato, tranquillo, civile e rispettoso.
Eppure il giovane non poteva che provare un brivido lungo la schiena
ogni volta che l’uomo gli rivolgeva la parola. Nel suo sguardo
c’era qualcosa che lo atterriva, davvero.
-Stanno insieme da almeno cinque anni, da quanto so. Si sono conosciuti
al conservatorio, dove Ludwig ha imparato a suonare la batteria e le
percussioni e Feliciano suonava l’arpa…-
Secondo di pausa, poi Gilbert si intrufolò a forza nella
conversazione, rubando la parola a Ivan, e guardò Matt con
un’aria decisamente preoccupata e lo ammonì, presagendo
quasi una catastrofe apocalittica.
-Non fare domande sul come e sul dove questi due si sono incontrati, te
ne potresti seriamente pentire! Lo dico per il tuo bene, non fare
domande!-
Poi guardò male il russo.
-Specialmente a questo ubriacone qui!-
Matt sorrise, alzando le mani in alto come in segno di resa mentre Ivan
si limitava a sorridere. Che tra i due non scorresse buon sangue lo si
poteva intuire subito – in realtà da parte di Gilbert era
decisamente più evidente, ma anche Ivan ogni tanto si concedeva
battute argute di dubbio gusto e per nulla innocenti. Matt aveva
però notato che, tra i due, c’era un elemento che fungeva
da pacere assoluto, verso cui entrambi portavano solo tanto rispetto.
Francis, probabilmente, era nella band specialmente per compiti simili.
Il giovane si voltò verso la sua direzione, vedendolo trafficare
con un amplificatore un poco difettoso. Vide accanto a lui le figure di
Feliciano e Ludwig, atte a seguire i movimenti delle sue mani.
Ivan, in qualche modo, parve intuire alcune delle domande che gli si
affollavano nella testa. Vi rispose, guardando il trio a sua volta.
-Feliciano è sempre venuto a vedere i nostri spettacoli e ha
partecipato a molte nostre prove, come spettatore. È qui
essenzialmente per fare da supporto morale, come Francis…-
Matt lo guardò di sottecchi, senza riuscire a tornare a
guardarlo in viso. Eppure poteva comprendere la veridicità delle
sue parole, anche solo dai pochi gesti che ora Vargas stava compiendo:
emanava una vivacità palpabile, qualcosa di contagioso
che portava, quasi necessariamente, a sorridere a propria
volta.
Così, si lasciò andare anche Matt.
-Ludwig deve essere molto legato a lui…-
Gilbert asserì con la testa, evidentemente molto preso anch’egli dall’argomento trattato.
-È per questo che ci tiene moltissimo allo spettacolo che stiamo
preparando. Perché spera di essere il prossimo che lascia questo
schifo per poter andare a vivere in un posto migliore…-
Matt guardò a lungo il biondo, che ora stava discutendo
più animatamente con Francis, e questi pareva fargli il verso,
come fa un bambino piccolo – era buffo, in quella situazione.
Matt sorrise, pensando a un particolare che fino a quel punto gli era sfuggito.
-Dovreste proprio presentarmi questo Antonio…-
Gilbert asserì di nuovo, con un sorriso grandissimo sul volto.
-La prossima volta, Matt! Te lo prometto!-
Fecero una pausa dopo un bel po’ di tempo, convinti dalla sete e dai propri stomaci brontolanti.
Si avviarono, quindi, tutti assieme, a guisa di piccoli e scuri
insetti, verso i piani alti della casa, laddove c’erano cucina e
vettovaglie.
Vide Ludwig intrattenersi più a lungo, presso la batteria,
sistemando più volte e con estrema lentezza un piatto e un
tamburo di quelli che aveva davanti.
Vide Feliciano andare in suo soccorso con un sorriso e venire respinto quasi brutalmente, ma sicuramente non mandato via.
Francis, con una leggera pressione sulla spalla, lo invitò a seguirlo, per lasciare la stanza almeno per cinque minuti.
-Non mi prepari un buon té, Matt?-
Il ragazzo sorrise alla sua gentilezza ma non capì subito
– semplicemente non ci arrivò, pensando con
semplicità che Francis fosse impazzito e non ricordasse che
certe cose in casa Jones non si vedevano da secoli.
Poi ricordò la felicità e la libertà con cui
Feliciano era corso dal suo Ludwig, non più di due ore prima. La
sua gioia di poterlo riabbracciare a quella maniera, senza far finta di
ritrovarsi davanti un estraneo o qualcosa di poco superiore.
Si chiese se ognuno dei componenti della propria band dovessero
ricorrere a simili espedienti per poter vivere tranquillamente. Per un
solo attimo, pensò a suo fratello – e altre domande,
dolorose, gli vennero spontanee.
Che lui dovesse vivere le medesime disavventure? Che si dovesse
nascondere come facevano Feliciano e Ludwig? Che si nascondesse,
già, persino davanti a lui?
Quando giunse in cucina, sempre sospinto da Francis, lo vide trafficare in un armadietto e lamentarsi apertamente.
-Dov’è la cioccolata? Non trovo la cioccolata! Dov’è finita? Dove si è nascosta?-
Senza più pensare a nulla, si fece avanti, accucciandosi accanto a lui.
-Ora ti trovo io la cioccolata, Alfred…-
-Ehi, Matt, ma non è che tuo fratello è gay?-
Il ragazzo sputò d’un colpo i boccone che aveva ingerito,
scusandosi immediatamente con il poveretto a cui era arrivato.
La mensa della sua università non era posto molto elegante, dove
gli studenti erano obbligati a rimanere stipati l’uno contro
l’altro per farsi spazio assieme ai propri vassoi, col risultato
di sembrare, all’apparenza, tante piccole sardine sotto sale.
Rosso in volto, Matt si apprestò con velocità e urgenza a pulire quanto sporcato.
Bruce aveva la capacità innata di metterlo in imbarazzo e totalmente a disagio, con semplici e inopportune domande.
In compenso, di fronte alla sua faccia stupida e in attesa, si
costrinse a rispondere qualcosa, onde evitare che l’altro
prendesse conclusioni pericolose e affrettate.
Balbettò, senza riuscire a trattenersi.
-Perché ti vengono in mente queste cose, Bruce?-
Il ragazzo gli indicò un punto ben preciso davanti a sé,
con quell’aria strafottente di chi crede di aver in mano ogni
verità possibile.
Matt, seppur con una paura folle in corpo, seguì la direzione del suo indice.
Vide Alfred, seduto a uno dei tavoli della mensa, in compagnia di altri
due ragazzi. Un tizio dalla carnagione appena scura e dai tratti
tipicamente mediterranei e un ragazzo serio con gli occhiali, rigido e
perfettamente seduto al suo posto.
Nelle sue orecchie, Bruce continuò a parlare.
-Conosco Carrideo. Si è appena laureato in giurisprudenza e ora
ha chiesto di poter fare il dottorato in un altro stato. Perché?
Lo vedi quello che tiene sotto il braccio?-
Matt asserì, notando solo in quel momento il braccio del
mediterraneo attorno al collo dell’altro. Sembrava una presa
piacevole, un contatto abbastanza intimo ma non invadente – di
sicuro l’altro ragazzo non era proprio avverso a quella discreta
manifestazione d’affetto.
-Quello è il suo ragazzo!-
A Matt mancò un colpo al cuore quando Bruce sancì il suo
verdetto, con quel tono spregevole con il quale ci si rivolge ai ratti.
-Robe da pazzi! Mica è normale quello! E tuo fratello ci sta parlando! Gli è fin troppo vicino!-
Tentò di balbettare, trovando all’improvviso assai
piacevole la poltiglia verdastra che aveva nel proprio piatto. Non
riusciva a guardare.
-Guarda che l’omosessualità non è una malattia contagiosa…-
Poté sentire lo sguardo severo e intransigente di Bruce sopra il
proprio capo, qualcosa di sgradevole come il rimprovero dei propri
genitori in età avanzata. In quel momento, seppe esattamente che
verso di lui sapeva provare fin troppo facilmente odio.
-Tu sei strano, Williams! Sai, dovresti trovarti una ragazza, per evitare che sorgano dubbi strani sul tuo conto…-
Poi fu silenzio, e Matt tornò a mangiare masticando lento.
|