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Autore: Rota    30/05/2011    3 recensioni
-Matt! Ehi, Matt! Svegliati! Matt, svegliati!-
Fu la voce di Alfred a rubarlo, con forza e prepotenza, al mondo dei sogni. Dovette stroppicciarsi più volte gli occhi, colpa anche del notevole male al cranio che gli intontiva completamente i sensi e la posizione innaturale che aveva assunto e mai più cambiato nel cadere come un masso sul proprio letto.
Il fratello lo aiutò nel processo, cominciando a scuoterlo come uno straccio sporco. Matt non ebbe neanche la forza di insultarlo o pregarlo, semplicemente, di smetterla.
Alfred aveva la pessima abitudine di trattarlo come gli pareva, senza avere molta cura di qualcosa che fosse al di là della sua persona. Matt aveva sempre pensato a lui come un bambino troppo cresciuto – e per questo impossibile da colpevolizzare – ma c’erano certe volte che avrebbe tanto voluto prendere la propria mazza da hockey e spaccargliela in testa, conservando sempre tutta la ragione possibile.
Quello era uno di quei momenti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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compagnia da gay bar 6
Cap. 6









I tuck you in
walk within
Keep you free from sin
'til the sandman he comes(3)



Matt intese davvero il significato della parola “omosessuale” quando vide, per la prima volta, Feliciano Vargas – fidanzato dalla notte dei tempi con Ludwig.
Era un ragazzo molto magro, slanciato e con un sorriso perenne sulle labbra, un’aria decisamente ebete in viso e i modi di fare di chi non conosce fretta o preoccupazione. Matt, riguardando Ludwig, si chiese davvero come quei due si fossero conosciuti e per quale mistero della fede riuscissero ancora a stare assieme, dopo quelli che – a detta di Gilbert – erano parecchi anni.
Vargas dava tanto l’impressione di essere un contenitore piccolo entro cui ribolliva e scalpitava qualcosa che assolutamente non si poteva trattenere in alcun modo. E scoppiava, tutto d’un botto, solo in quelle situazioni che il tedesco gli aveva descritto come appropriate e poco pericolose.
Per esempio, quando era in compagnia non poteva assolutamente rivolgersi a lui come faceva normalmente quando erano soli – a meno che la compagnia non fosse specifica e ben selezionata, com’era il caso della band.
Dopo aver varcato la soglia di casa Jones e aver ammirato, con qualche verso zuccheroso e smielato praticamente ogni angolo dell’abitazione, ignorando bellamente i due padroni di casa lì a pochi passi, si era buttato tra le braccia vergognose del tedesco e l’aveva riempito di baci, senza troppi preamboli o fronzoli.
Gli altri avevano sorriso – Gilbert aveva fatto un’osservazione poco delicata ad alta voce – mentre Ludwig tentava invano di rimetterlo al proprio posto, rossissimo in volto e balbettante.
-Feliciano, non mi pare proprio il modo di salutare le persone, questo!-
Ma a sentire il tono delle moine dell’altro ragazzo la cosa non sarebbe durata poco. Infatti, dopo almeno cinque minuti e vari tentativi da parte del ragazzo biondo di scrollarselo di dosso o in alternativa di obbligare gli altri a non guardarli, Feliciano fu attratto da un’altra cosa. Per esempio, un settimo elemento nel gruppo che non aveva considerato o non aveva visto prima.
Si avvicinò al ragazzo incuriosito, piegando la testa di lato come un cane.
-Ciao, tu chi sei?-
Matt si fece piccolo ma prima che riuscisse a dire qualcosa in risposta ci pensò Ludwig a riprenderlo, ancora rosso ma ben intento a rimproverarlo per la mancanza di tatto e educazione.
-Lui é il padrone di casa, stupido!-
Il ragazzo gli sorrise, allungando un po’ incerto la mano verso la sua direzione.
Dopotutto, non aveva fatto nulla di male – gli piaceva, quel suo sorriso largo e gioviale, pieno di gioia incondizionata.
-Molto piacere, sono Matthew!-
L’altro gli strinse la mano in una stretta vigorosa, scuotendo il suo braccio forte forte.
-Piacere! Il mio nome è Feliciano! Anche tu fai parte della band di Ludwig?-
Matt si tenne la spalla con la mano libera, nel tentativo di frenare o in qualche modo arginare la vivacità dell’altro. Gli fu difficile, ma non quanto continuare a sorridere.
-Sì, suono la chitarra assieme ad Alfred…-
Feliciano ebbe un guizzo di squillante felicità, più evidente degli altri, tanto che Matt si sentì stritolare da entrambe le sue mani e poté davvero scommettere che le sue dita stessero prendendo un tragico e doloroso color viola prugna.
-Oh, che bello! Quindi sarai anche tu alla festa di Antonio?-
Cercò di ritirare la mano, ma invano e senza successo.
-Sì, pare proprio di sì…-
Vargas gli sorrise – aperto, sereno, gioviale, con un sorriso splendido e luminoso per cui Matt restò incantato e muto per vari secondi.
-Ci divertiremo, tutti assieme!-
E per un momento, Matt si convinse che, dopotutto, sarebbe stato davvero così.

Ivan era sempre stato gentile, con Matt. Educato, tranquillo, civile e rispettoso.
Eppure il giovane non poteva che provare un brivido lungo la schiena ogni volta che l’uomo gli rivolgeva la parola. Nel suo sguardo c’era qualcosa che lo atterriva, davvero.
-Stanno insieme da almeno cinque anni, da quanto so. Si sono conosciuti al conservatorio, dove Ludwig ha imparato a suonare la batteria e le percussioni e Feliciano suonava l’arpa…-
Secondo di pausa, poi Gilbert si intrufolò a forza nella conversazione, rubando la parola a Ivan, e guardò Matt con un’aria decisamente preoccupata e lo ammonì, presagendo quasi una catastrofe apocalittica.
-Non fare domande sul come e sul dove questi due si sono incontrati, te ne potresti seriamente pentire! Lo dico per il tuo bene, non fare domande!-
Poi guardò male il russo.
-Specialmente a questo ubriacone qui!-
Matt sorrise, alzando le mani in alto come in segno di resa mentre Ivan si limitava a sorridere. Che tra i due non scorresse buon sangue lo si poteva intuire subito – in realtà da parte di Gilbert era decisamente più evidente, ma anche Ivan ogni tanto si concedeva battute argute di dubbio gusto e per nulla innocenti. Matt aveva però notato che, tra i due, c’era un elemento che fungeva da pacere assoluto, verso cui entrambi portavano solo tanto rispetto. Francis, probabilmente, era nella band specialmente per compiti simili.
Il giovane si voltò verso la sua direzione, vedendolo trafficare con un amplificatore un poco difettoso. Vide accanto a lui le figure di Feliciano e Ludwig, atte a seguire i movimenti delle sue mani.
Ivan, in qualche modo, parve intuire alcune delle domande che gli si affollavano nella testa. Vi rispose, guardando il trio a sua volta.
-Feliciano è sempre venuto a vedere i nostri spettacoli e ha partecipato a molte nostre prove, come spettatore. È qui essenzialmente per fare da supporto morale, come Francis…-
Matt lo guardò di sottecchi, senza riuscire a tornare a guardarlo in viso. Eppure poteva comprendere la veridicità delle sue parole, anche solo dai pochi gesti che ora Vargas stava compiendo: emanava una vivacità palpabile, qualcosa di contagioso che portava, quasi necessariamente, a sorridere a propria volta. 
Così, si lasciò andare anche Matt.
-Ludwig deve essere molto legato a lui…-
Gilbert asserì con la testa, evidentemente molto preso anch’egli dall’argomento trattato.
-È per questo che ci tiene moltissimo allo spettacolo che stiamo preparando. Perché spera di essere il prossimo che lascia questo schifo per poter andare a vivere in un posto migliore…-
Matt guardò a lungo il biondo, che ora stava discutendo più animatamente con Francis, e questi pareva fargli il verso, come fa un bambino piccolo – era buffo, in quella situazione.
Matt sorrise, pensando a un particolare che fino a quel punto gli era sfuggito.
-Dovreste proprio presentarmi questo Antonio…-
Gilbert asserì di nuovo, con un sorriso grandissimo sul volto.
-La prossima volta, Matt! Te lo prometto!-

Fecero una pausa dopo un bel po’ di tempo, convinti dalla sete e dai propri stomaci brontolanti.
Si avviarono, quindi, tutti assieme, a guisa di piccoli e scuri insetti, verso i piani alti della casa, laddove c’erano cucina e vettovaglie.
Vide Ludwig intrattenersi più a lungo, presso la batteria, sistemando più volte e con estrema lentezza un piatto e un tamburo di quelli che aveva davanti.
Vide Feliciano andare in suo soccorso con un sorriso e venire respinto quasi brutalmente, ma sicuramente non mandato via.
Francis, con una leggera pressione sulla spalla, lo invitò a seguirlo, per lasciare la stanza almeno per cinque minuti.
-Non mi prepari un buon té, Matt?-
Il ragazzo sorrise alla sua gentilezza ma non capì subito – semplicemente non ci arrivò, pensando con semplicità che Francis fosse impazzito e non ricordasse che certe cose in casa Jones non si vedevano da secoli.
Poi ricordò la felicità e la libertà con cui Feliciano era corso dal suo Ludwig, non più di due ore prima. La sua gioia di poterlo riabbracciare a quella maniera, senza far finta di ritrovarsi davanti un estraneo o qualcosa di poco superiore.
Si chiese se ognuno dei componenti della propria band dovessero ricorrere a simili espedienti per poter vivere tranquillamente. Per un solo attimo, pensò a suo fratello – e altre domande, dolorose, gli vennero spontanee.
Che lui dovesse vivere le medesime disavventure? Che si dovesse nascondere come facevano Feliciano e Ludwig? Che si nascondesse, già, persino davanti a lui?
Quando giunse in cucina, sempre sospinto da Francis, lo vide trafficare in un armadietto e lamentarsi apertamente.
-Dov’è la cioccolata? Non trovo la cioccolata! Dov’è finita? Dove si è nascosta?-
Senza più pensare a nulla, si fece avanti, accucciandosi accanto a lui.
-Ora ti trovo io la cioccolata, Alfred…-

-Ehi, Matt, ma non è che tuo fratello è gay?-
Il ragazzo sputò d’un colpo i boccone che aveva ingerito, scusandosi immediatamente con il poveretto a cui era arrivato.
La mensa della sua università non era posto molto elegante, dove gli studenti erano obbligati a rimanere stipati l’uno contro l’altro per farsi spazio assieme ai propri vassoi, col risultato di sembrare, all’apparenza, tante piccole sardine sotto sale.
Rosso in volto, Matt si apprestò con velocità e urgenza a pulire quanto sporcato.
Bruce aveva la capacità innata di metterlo in imbarazzo e totalmente a disagio, con semplici e inopportune domande.
In compenso, di fronte alla sua faccia stupida e in attesa, si costrinse a rispondere qualcosa, onde evitare che l’altro prendesse conclusioni pericolose e affrettate.
Balbettò, senza riuscire a trattenersi.
-Perché ti vengono in mente queste cose, Bruce?-
Il ragazzo gli indicò un punto ben preciso davanti a sé, con quell’aria strafottente di chi crede di aver in mano ogni verità possibile.
Matt, seppur con una paura folle in corpo, seguì la direzione del suo indice.
Vide Alfred, seduto a uno dei tavoli della mensa, in compagnia di altri due ragazzi. Un tizio dalla carnagione appena scura e dai tratti tipicamente mediterranei e un ragazzo serio con gli occhiali, rigido e perfettamente seduto al suo posto.
Nelle sue orecchie, Bruce continuò a parlare.
-Conosco Carrideo. Si è appena laureato in giurisprudenza e ora ha chiesto di poter fare il dottorato in un altro stato. Perché? Lo vedi quello che tiene sotto il braccio?-
Matt asserì, notando solo in quel momento il braccio del mediterraneo attorno al collo dell’altro. Sembrava una presa piacevole, un contatto abbastanza intimo ma non invadente – di sicuro l’altro ragazzo non era proprio avverso a quella discreta manifestazione d’affetto.
-Quello è il suo ragazzo!-
A Matt mancò un colpo al cuore quando Bruce sancì il suo verdetto, con quel tono spregevole con il quale ci si rivolge ai ratti.
-Robe da pazzi! Mica è normale quello! E tuo fratello ci sta parlando! Gli è fin troppo vicino!-
Tentò di balbettare, trovando all’improvviso assai piacevole la poltiglia verdastra che aveva nel proprio piatto. Non riusciva a guardare.
-Guarda che l’omosessualità non è una malattia contagiosa…-
Poté sentire lo sguardo severo e intransigente di Bruce sopra il proprio capo, qualcosa di sgradevole come il rimprovero dei propri genitori in età avanzata. In quel momento, seppe esattamente che verso di lui sapeva provare fin troppo facilmente odio.
-Tu sei strano, Williams! Sai, dovresti trovarti una ragazza, per evitare che sorgano dubbi strani sul tuo conto…-
Poi fu silenzio, e Matt tornò a mangiare masticando lento.
   
 
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