cap8
Buongiorno! sono in ritardo, lo so!
scusate, ma essere puntuale
sarà molto difficile, esami e referendum permettendo, il
prossimo capitolo potrebbe arrivare mercoledì 15, ma non
prometto nulla, ho infatti finito i capitoli pronti.
Ora, avevo sperato di scatenare
un po' di confusione con l'ultima frase del precedente
capitolo....invece nulla, per cui ve la ripropongo.
Alice Cullen uscì dalla stanza 307 estremamente soddisfatta. Questo round sarebbe stato suo.
Nessuna idea? ih ih ih...fatemi sapere...
Basta chiacchiere =) vi lascio a questo capitolo....BUONA LETTURA
CAPITOLO 8 –DIMOSTRAZIONI
“Isabella!” Angela Weber, elegante e impacciata allo
stesso tempo, nell’abito lungo e nei tacchi alti, sventolava la
mano in alto e la chiamava a gran voce, per attirare la sua attenzione.
La ragazza, traballante sui tacchi argentati, si diresse subito verso
l’avvocatessa con cui avrebbe potuto trascorrere persino qualche
momento allegro quella serata. Non appena era entrata nella grande sala
imbandita a festa, infatti, si era sentita un pesciolino fuor
d’acqua, vedere un volto conosciuto e quasi amico, non era per
nulla male.
La trovò in compagnia di un giovane uomo e si sentì
catapultata in una situazione imbarazzante, come tra due linee nemiche
in guerra. Tra Angela e l’uomo c’era una strana tensione,
tanto che le sembrò che la donna la stesse usando come ombrello
contro la tempesta sicura che avrebbe altrimenti animato la serata.
“Isabella, lui è Eric Yorkie, della contabilità. Eric, Isabella Swan...”
“la segretaria di Edward Cullen.” Concluse l’uomo mentre stringeva la mano della ragazza.
“direi che non è un mistero, vista la penosa figura di
questa mattina.” Isabella storse il naso e cercò di
ritirare la mano, ma Eric glielo impedì.
“t’ammiro, sai?” le due donne spalancarono gli occhi.
“stai tendendo testa in modo ammirevole a Edward – the
Shark – Cullen. La tua nota spese per la sua colazione...precisa,
dettagliata, corredata addirittura dagli scontrini! In
contabilità l’hanno vista tutti la tua richiesta di
rimborso.”
“emh, grazie...” il silenzio calò tra di loro.
Isabella guardava Angela, pregandola con lo sguardo di liberarla da
quella stretta e da quegli occhi maschili troppo scintillanti
d’ammirazione per lei. Dopotutto non credeva di aver fatto
chissà che cosa.
Ma Angela era impegnata a fulminare Eric, creando un vero e proprio
triangolo di sguardi. L’angolo della sua bocca, congelata in un
sorriso tirato, si sollevava ritmicamente, in preda a un tic nervoso.
Isabella per sfuggire a quel silenzio troppo pesante e teso, decise di romperlo nel peggiore dei modi.
“vi vedrei bene come coppia.” Gli altri due, imbarazzati, si ridestarono dalla loro trance e abbassarono lo sguardo.
Eric fece roteare il ghiaccio nel bicchiere, per poi sospirare.
“scusate signore, io...vado a prendere da bere...”
alzò il bicchiere ancora pieno.
Isabella se avesse potuto si sarebbe sotterrata, ogni volta si scavava
una bella e confortevole fossa con le proprie mani. Si morse la lingua
complimentandosi con se stessa per le pessime uscite. Allora non era
tutta colpa del suo capo se si ritrovava sempre in certe figuracce,
anche lei ci metteva del suo.
“colpa mia, vero? Mi dispiace Angela...”
“ah, no, ti prego.” L’altra donna sorrise lievemente,
rilassando un po’ i nervi. “non è colpa tua. Io e
Eric ci siamo frequentati dal primo giorno di liceo fino
all’ultimo di college. Poi ognuno ha preso la sua strada. Ma
nessuno dei due ha preso bene la separazione...ci siamo lasciati con
molti rancori. E...” fece spallucce “e non immagini la
sorpresa di vedermelo comparire dopo la colazione di questa mattina.
Erano usciti tutti dalla sala, si è avvicinato e mi ha chiesto
di riprovarci...i suoi sentimenti non sono cambiati e bla bla
bla…” concluse e dopo una breve pausa, riprese. “ma
lo vedi? Fa il cascamorto con tutte.” Lo indicò al tavolo
dei liquori, dove in effetti sembrava filtrare con una donna bionda.
“perdonami Isabella.”
“per cosa?”
“ti ho annoiata e...” la ragazza, rassicurò
l’avvocato. Probabilmente Angela doveva solo parlare con
qualcuno, per capire che volesse fare con Eric.
“andrò...vado a parlargli...scusami...”
Isabella sospirò, se l’era cavata meglio del previsto. Suo
padre glielo ripeteva sempre, lei non aveva peli sulla lingua e questo
poteva essere un problema perché non filtrava mai le cose da
dire. Per fortuna l’avvocato Weber non le aveva chiesto un
consiglio! sempre il buon caro vecchio Charlie più di una volta
l’aveva definita il grizzly di Forks, il suo paese natale,
perché faceva concorrenza ad ogni esemplare maschio in
circolazione, facendo scappare a gambe levate chi tentava di
conquistarla. Anche Jacob, l’unico ad aver scalfito la sua
corazza, ad un certo punto si era arreso...
Scansò signore imbellettate e uomini impettiti nei loro completi
scuri e, senza far danno, raggiunse il buffet, colmo di ogni tipo di
stuzzichino.
“mi fa compagnia?” proprio accanto al tavolo, bello e affascinante, con quell’aria da sono tutto io e sono pure un superfigo, c’era il capo. “champagne?”
“un Martini Dry.”
“due” disse lui al barman. “è davvero elegante
questa sera. Sta benissimo e se posso permettermi mi ha sorpreso,
piacevolmente sorpreso.” La osservò attentamente, i
capelli raccolti dietro la nuca, lasciavano libero il viso delicato e
il trucco lieve lo rendeva luminoso. Il corpo era fantastico e
slanciato, in quell’abito blu scuro, con rifiniture argento,
legato dietro il collo. Semplice ma elegante allo stesso tempo.
“e come, se posso permettermi?” Ma Isabella non ottenne altra risposta che un altro sguardo ammirato al suo corpo.
“venga, le voglio mostrare una cosa.”
Si spostarono, con i cocktail in mano, verso le grandi finestre che
davano sul giardino. Edward Cullen prese una tenda di raffinato lino e
coprì alla vita degli invitati se stesso e Isabella.
“ma che fa?” lei lo guardava sorpresa.
“shh...guardi. da qui possiamo vedere gli altri senza essere
visti.” E in effetti aveva ragione. Sembrava di star sospesi su
una nuvoletta ad osservare il mondo sottostante, lontani anni luce
dalla realtà.
“vede l’avvocato Weber? È in crisi d’amore, il
suo ex ragazzo l’è ricomparso davanti dopo quasi cinque
anni di lontananza.” Sorrise lievemente, la prova della giovane
avvocatessa era appena iniziato.
“come...come lo sa?”
La domanda di Isabella venne ignorata. “ora discuteranno. Faranno pace secondo lei?”
“non sono un’analista.” Ribatté la ragazza, facendolo ridacchiare.
“lei lo perdonerà e riproveranno a frequentarsi per poi
capire che non sono più i ragazzini innamorati del liceo. Gli do
tempo fino a lunedì mattina, quando rientreranno in ufficio.
Sarà Angela stessa a lasciarlo.” Isabella era sconvolta
dalla lucida analisi che il suo capo aveva fatto, senza nessuna
indecisione o tentennamento. Non aveva nemmeno mostrato un briciolo di
sentimento nell’anali fredda della situazione.
“sembra che abbiate vivisezionato una rana e ora nel descriviate
le interiora.” Storse il naso per il disgusto. Intanto Edward se
la rideva per l’azzardato paragone.
“una rana? Angela sarebbe una rana? Oh, andiamo avanti. Vede
quelle due? Sono sorelle, si credono le star della situazione ma
l’una è in competizione con l’altra. Tanya e Irina
Denali. Donne affascinanti ma fredde. E soprattutto non
perdonano.” Indicò due donne bionde, una delle quali era
colei con cui Eric filtrava pocanzi. “non perdonano nulla
né a loro stesse né all’altra. Tanya stava
chiacchierando con Eric Yorkie prima, lo ha notato?” Isabella
annuì, a suo modo incantata dall’analisi della nuova rana
prelevata dallo stagno. “Irina li ha separati e ora tiene
sott’occhio la sorella. Probabilmente le verserà anche il
suo Manhattan sul vestito chiaro, macchiandolo e costringendola
così ad allontanarsi.”
Detto, fatto. Irina Denali verso il suo cocktail scuro sul vestito
chiaro della sorella. O Edward Cullen aveva il dono della preveggenza
oppure era davvero uno squalo che sapeva nuotare con destrezza nel
mondo della finanza, per quello era il più bravo. da parte sua,
Edward era soddisfatto, aveva dimostrato, secondo lui, a Isabella Swan
chi comandava e si stava riprendendo la sua rivincita sulla sorella,
che aveva sicuramente dato l’abito di chiffon blu alla ragazza,
rendendola incantevole. Lui invece aveva previsto un primo cedimento
della sua segretaria.
Edward osservava le sue cavie da laboratorio dalle tende quando il
rintocco della pendola nell’angolo della sala batté le
dieci.
“come Cenerentola mi devo ritirare, Isabella. è
l’ora del mio discorso.” Fece un inchino e uscì dal
nascondiglio. Preso un cucchiaino d’argento lo fece tintinnare
sul bicchiere di champagne che un cameriere gli aveva portato,
invitando gli ospiti al silenzio e a munirsi di alcool per un brindisi.
“signori e signore, una magnifica serata!” gli applausi non
si sprecarono. “e mio immenso piacere annunciare che il governo
degli Stati Uniti d’America ha reso noto il vincitore
dell’appalto per gli armamenti. I nostri soldati al fronte,
saranno equipaggiati con i nostri prodotti.” L’applauso di
prima era poca cosa in confronto allo scrosciante battimani di quel
momento. “l’applauso non è per me o la Guns n’
Cullen. È per voi che avete reso possibile questo traguardo,
facendo ogni giorno un ottimo lavoro.”
Ruffiano, pensò Isabella, sbuffando.
“Mi auguro che possiate continuare a lavorare in questo
modo.” L’ultima frase risuonava come una leggera minaccia.
Isabella, dietro il suo nascondiglio, lo osservò attentamente.
Era il capo, era al centro dell’attenzione, si gloriava del
successo che riscuoteva mentre lui analizzava ogni singolo
comportamento dei suoi dipendenti.
Era questo che voleva dimostrare: lui era il più forte. E lo aveva ampiamente dimostrato.
p.s. dell'autrice: qualcuno ci capisce qualcosa? io sinceramente, no!! ah ah ah =)
vediamo che ne pensate voi =)
GRAZIE A TUTTI
abbiate pazienza, tornerò, non vi abbandono di sicuro con così tanti punti interrogativi!!!
Sara
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