Dedico
questo capitolo a CioccolatinoAlLatte, il mio adorato zio Mason <3
Ringrazio tutti voi che
leggete e commentate (scusate sono di fretta e pubblico adesso
altrimenti _Bri mi uccide xD)
Spero che il capitolo vi
piaccia, ma in ogni caso mi piacerebbe sapere la vostra opinione!
Un bacione
Evie
For Those Bloody
Blue Eyes
One love,
don't you chase it
One life,
don't you waste it
One trust,
one trust
You knew
just how to break it
Trust
me, Damon
Damon
Salvatore passeggiava nervosamente per il grande soggiorno della
pensione, rigirandosi in un mano un bicchiere ormai quasi vuoto.
Erano trascorse circa due ore da quando Melissa aveva lasciato quella
stanza, ma ancora si poteva assaporare, forte e decisa, la scia del suo
profumo sui cuscini della poltrona dove si era seduta.
Damon spalancò un finestra. Quell’odore aveva uno
strano effetto su di lui.
In quel momento Stefan rincasò raggiungendo meccanicamente
il soggiorno, vedendo suo fratello spalancare la seconda finestra.
Divertito, si appoggiò all’anta della porta per
osservare la scena.
“Che hai da guardare?”, ruggì Damon
senza voltarsi.
“Da quando ami così tanto l’aria
notturna?”, rispose il fratello con un’altra
domanda, avvicinandosi al tavolo dei liquori ed esaminando alcune
bottiglie.
“Si può sempre cambiare idea, no? E’ un
sintomo di intelligenza”, rispose Damon avvicinandosi a lui.
Stefan versò del cognac nel suo bicchiere e si
avvicinò con la bottiglia per riempire quello del fratello.
“Cos’è successo mentre ero
via?”
“Ah, nulla di eccitante”
“Damon…”, cantilenò Stefan
riponendo la bottiglia. “Lo sento anche io questo strano
odore..”, annusò l’aria.
“ma che cos’è?”,
storse il naso portando il bicchiere alle labbra.
Damon buttò giù un sorso prima di rispondere.
“Melissa Lockwood è venuta a farmi
visita”, disse semplicemente guardando in direzione delle due
finestre aperte.
Stefan sgranò gli occhi allontanando il bicchiere dalla
bocca, deglutendo.
“Però… e a cosa dobbiamo questa
cortesia?”
“Vuole fare un patto di civile convivenza a quanto dice.
Vuole aiutarci a sbarazzarci di Jules e compagnia bella”
“E tu cosa le hai detto?”
Con un cenno del capo Damon gli indicò i vetri del bicchiere
rotto ancora per terra.
Stefan si avvicinò incuriosito, chinandosi e intingendo il
dito nel liquido sparso sul pavimento. Lo portò al naso
lanciando un’occhiata fulminante a Damon e guardandosi
intorno.
“Strozza lupo? L’hai avvelenata con lo strozza
lupo? Adesso dov’è?”, chiese allibito
avvicinandosi alla porta della stanza accanto.
“Stai tranquillo, lei non è qui. A
quanto pare è immune a quella roba”.
“COSA?”, strillò la voce allibita e
stranamente scomposta di Jonas Martin, da dietro la scrivania di legno
grezzo.
“Ti avevo avvertita di stare lontana dai Salvatore,
Melissa!”, la rimproverò sbattendo un pugno sulla
scrivania, facendo cadere rumorosamente il portapenne per terra.
Melissa accennò una risata, seduta sul divano.
“Andiamo Doc! Come vedi non è mi successo
niente!”, si scostò i capelli dalle spalle.
“Non basterà di certo una misera dose di strozza
lupo per mettermi ko”.
“Devi fare attenzione! Damon è
pericoloso..”
“Ma mai quanto me”, la ragazza gli
lanciò un’occhiata di sfida appoggiando un braccio
sullo schienale del divano.
“Rilassati Doc. So badare bene a me stessa e so quello che
faccio.”
Nei suoi occhi apparve improvvisamente una scintilla di eccitazione,
accompagnata da un sorriso appena accennato.
“Mel, per me sei come una figlia…permettimi di
temere per la tua vita”, disse il dottore togliendosi gli
occhiali e massaggiandosi le tempie.
Melissa inclinò la testa di lato guardandolo strizzando gli
occhi.
“Ti preoccupa la mia vita, Jo?”, domandò
con un candido stupore che obbligò Jonas a risollevare lo
sguardo e ad incrociare il suo.
“Si”
“Non dovresti. Sarò la delusione più
grande che tu abbia mai avuto”.
La scintilla nei suoi occhi mutò di intensità:
non era più eccitazione, ma Jonas fu sicuro di avervi visto
un pizzico di pura follia.
L’indomani mattina Stefan aveva appuntamento con Elena al
Grill.
Damon uscì di buonora con la scusa di accompagnare il
fratello. In realtà entrambi sapevano che lui stava pensando
ancora a quello che era successo il giorno prima.
“Io faccio due passi. Ci vediamo più
tardi”, disse a Stefan avviandosi verso il parco e
incamminandosi pensieroso, cercando di ignorare gli umani che correvano
ed il loro stupido battito del cuore.
C’era da fidarsi di Melissa? Poteva pur sempre essere una
trappola.
E se lui avesse abbassato la guardia? Sarebbe sicuramente stata la fine.
Quella ragazza aveva qualcosa di strano, ma cosa?
Damon stava pensando a tutto questo quando qualcosa attirò
la sua attenzione: era un cuore che batteva, ma non era come gli altri.
Sbatteva forte contro le pareti della piccola gabbia toracica
all’interno della quale era prigioniero, come se volesse
uscire da un momento all’altro.
Non era un cuore umano.
Damon si voltò in direzione del rumore, che solo lui poteva
percepire, e vide poco distante da lì, una ragazza intenta a
riprendere fiato all’ombra di un albero: Melissa.
La osservò attentamente: fisico snello accentuato dai
pantaloncini viola e dal top azzurro che le valorizzava il punto vita
sottile e le forme proporzionate.
I capelli castani erano stretti in una coda di cavallo, che le
solleticava la schiena semiscoperta ogni volta che muoveva la testa.
La ragazza si sentì osservata e si voltò verso
Damon. Sorrise scuotendo la testa, salutandolo muovendo lentamente le
dita di una mano, mentre con l’altra cambiava la traccia
audio del suo mp3 e riprendeva la corsa.
Era una persecuzione!
Damon guardò l’orologio e si incamminò
verso il Grill.
“Ma dov’è?”,
sospirò esasperata Andie controllando l’orologio e
lanciando continue occhiate alla porta di ingresso del locale.
Era ora di pranzo e lei, Damon e Alaric avevano appuntamento al Grill
per parlare.
“Arriverà”, disse tranquillo Alaric
bevendo la sua acqua tonica, mantenendo le spalle alla porta.
Mentre Andie tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo, la porta
del pub si aprì e Damon li raggiunse al tavolo che avevano
riservato.
“Scusate il ritardo”, esordì baciando
Andie e salutando con un cenno della testa Rick.
“Mi stavo preoccupando”, miagolò Andie
sistemandogli il colletto della camicia, ma lui non le badò
guardando Alaric.
“Avanti cosa ci devi dire”, chiese Rick serio.
“Mi serve un parere su una cosa…”.
Damon spiegò loro la situazione, ma più ne
parlava e più si sentiva un’idiota per
l’importanza che le stava dando.
Rise sollevando gli occhi al cielo.
“Sto impazzendo!”
Alaric gli lanciò un’occhiata preoccupata.
“Bè forse è sincera..anche se non
possiamo fidarci di un licantropo, visto i precedenti che abbiamo con i
Lockwood”, affermò guardandolo.
“Già quello che pensavo anche io. Problema
risolto!”, sospirò sorridendo ad Andie.
Lei ricambiò il sorriso.
“Com’è questa Melissa?”,
chiese Andie con una punta di gelosia nella voce.
Alaric e Damon si scambiarono una veloce occhiata.
“Io non l’ho mai vista”, alzò
le mani il primo distogliendo lo sguardo.
“Come vuoi che sia?”, sbuffò Damon,
“è una..ragazza normale..due occhi, un naso, una
bocca e così via”.
Andie arricciò il naso guardandolo di sbieco.
“Ti piace”, sentenziò osservando le
persone che entrarono nel pub.
“Cosa? Ma mandiamo! Alaric smettila di ridere!”,
disse aggrottando la fronte e seguendo la traiettoria dello sguardo di
Andie, quando riconobbe i pantaloncini viola di Melissa.
Rick si voltò di scatto, mentre Melissa si diresse spedita
verso la zona del biliardo. Sembrava infastidita e reggeva
l’mp3 in una mano.
“E’ lei vero?”, chiese Alaric
osservandola.
Damon annuì, mentre Andie deglutiva rumorosamente.
“E’ davvero bella.”, disse a malincuore.
“Ma che diamine..?”
Luka Martin smise di giocare a biliardo quando lei gli si
parò davanti.
“Cosa c’è?”, chiese
spazientita lei.
“Mel, ho saputo del tuo incontro con quel
Salvatore”, Damon avvertì il suo tono di disprezzo
quando pronunciò quelle parole.
“E allora? Non mi sembrano affari tuoi”
“Melissa sono pericolosi. Devi fare attenzione noi non
potemmo proteggerti in ogni momento”
“Sai la novità? Non dovete farlo! Sono
sopravvissuta anni senza la vostra protezione. Non credo
morirò proprio adesso!”, la ragazza strinse le
dita sottili attorno al suo mp3, nonostante il suo primo istinto fosse
stato quello di lanciarglielo contro.
Luka abbandonò la stecca che aveva in mano, poggiando
entrambe le mani sulle spalle dell’amica.
“Ha tentato di ucciderti. Come puoi fidarti di lui”
“Non sono affari tuoi”, sibilò facendo
per allontanarsi, quando lui la prese per un braccio, bloccandola.
“Non ti permetterò di mettere la tua vita in
pericolo”, ringhiò lui stringendo le dita attorno
al suo braccio nudo.
“Ci sono problemi?”, la voce di Damon
tuonò minacciosa alle spalle di Melissa.
In confronto a Luka sembrava un gigante.
“Va tutto bene”, disse Melissa, liberandosi con uno
strattone dalla sua presa.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere”, Luka riprese la
stecca lanciando un’occhiata fulminante al vampiro.
“Ne riparliamo più tardi”
“Non ne riparleremo mai più”.
Melissa si allontanò furiosa, cercando di trattenere la
rabbia.
“Non mi avevi detto che i Martin facevano parte
dell’accordo”
“Perché non è
così”, affermò esasperata,
“ma a quanto pare loro non l’hanno capito”
Damon rise e lei si fermò di scatto.
“Senti non ho voglia di litigare anche con te oggi quindi
dimmi cosa vuoi e facciamola finita”
Damon la guardò arricciando le labbra pensieroso.
“Ho dei dubbi riguardo quello che ci siamo detti
ieri…”
“Fidati di me, Damon. Per una volta nella tua vita, fidati di
qualcuno”.
Prima che lui potesse risponderle, aprì la porta e
uscì di corsa.
Arrivò davanti la grande casa bianca dei Lockwood che erano
appena passate le 21.00.
Decise di non ricorrere all’entrata tradizionale, preferendo
l’effetto sorpresa.
Badando a non far rumore, corse sul retro entrando dalla porta finestra
dello studio, che trovò stranamente socchiusa.
Il silenzio regnava in quella casa.
Tutti stavano dormendo, o almeno quasi tutti.
Seguendo il rumore del suo respiro, arrivò in cucina e vide
Melissa intenta ad osservare un pentolino con dell’acqua, che
ribolliva sul fornello.
Pochi secondi e spense l’acqua, voltandosi verso la porta.
“Ti stavo aspettando”, disse sorridendo appena.
Damon si avvicinò alla penisola della grande cucina spiando
il contenuto di quel pentolino.
“Come facevi a sapere che sarei venuto?”
“Hai trovato la finestra aperta?”, chiese sviando
la sua domanda, mentre filtrava lo strano liquido giallognolo, molto
simile alla camomilla, in un tazzone bianco.
Lo annusò attentamente; quella non era decisamente camomilla.
“Strozza lupo, se te lo stai chiedendo. E lo stai
facendo”, ghignò lei posando il pentolino ormai
vuoto ed il filtro nel lavandino.
Si muoveva lentamente, avvolta in un cardigan grigio, come le nuvole
che quella sera coprivano il cielo di Mystic.
Prese la tazza tra le mani e ci soffiò dentro.
“Posso offrire?”, chiese sarcastica, guardando
Damon da dietro le lunghe ciglia nere.
“Passo..”, rispose secco lui “provi
piacere nella tortura?”, disse appoggiandosi con i gomiti al
piano di marmo rosa.
“Te l’ho detto.. se lo zuccheri non è
poi così male”, sorrise prima di iniziare a
sorseggiare con cautela la mistura. Deglutì e distorse la
bocca in una smorfia di disgusto; ma facendo più attenzione,
Damon si accorse che il suo non era disgusto, ma dolore ben celato.
“E’ un trucco che mi ha insegnato una strega in
Francia. Mi è servito per immunizzarmi da questo e
trasformare un punto debole, in un punto di forza”
Non sapeva perché gli stesse parlando così, si
stesse confidando con lui. Eppure lo stava facendo.
Fidati di me.
Le su parole gli tornarono in mente.
“Veniamo al sodo. Avrai di certo intuito il motivo della mia
visita, e come ti dicevo al Grill, vorrei altre spiegazioni”
“Senti, chiariamoci bene una volta per tutte”,
deglutì nuovamente appoggiando la tazza sul marmo gelido.
“A me non serve un’amichetta con cui confidarmi o
vedere dei vecchi film mangiando pizza e patatine fritte il
mercoledì sera! Quelle volendo ce l’ho!
Io sono venuta da te perché cerco un alleato di cui potermi
fidare”
“E come sai che io non ti tradirò, usandoti per i
miei scopi?”, la sfidò con aria strafottente.
“Se gli scopi per cui mi userai saranno anche i miei,
bè non dovrai farti problemi. Quel che importa è
il fine. I mezzi che si useranno saranno solo dettagli”,
ribatté lei con una determinazione che colpì
sinceramente l’ego di Damon.
Quella ragazzina stava guadagnando punti.
“Fidati di me”, lo inchiodò con i suoi
occhi, quella sera, di un azzurro quasi impossibile.
Dopo tutto aveva ragione; aveva solo da guadagnarci
dall’alleanza con Melissa.
Avrebbe fatto lei il lavoro sporco al posto suo.
“Solo di te”, sospirò Damon distendendo
la fronte e sollevando gli occhi al cielo. “Sperando che non
me ne debba pentire”.
Melissa rise riprendendo la tazza e avviandosi verso le scale che
conducevano al piano di sopra.
Salì due gradini e si voltò.
“Non avrai nulla di cui pentirti. Sarà un
lavoretto veloce e poi non dovrai avere più nulla a che fare
con me”
“Lo spero proprio. Non mi sono mai piaciuti i cani”.
Celò un sorriso dietro una smorfia e lasciò
quella casa.
|