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Autore: Evie08    09/06/2011    4 recensioni
Lui è un assassino.
Lei anche.
Lui è tornato a Mystic per ritrovare il suo grande amore.
Lei per ritrovare la sua famiglia.
Lui è un vampiro.
Lei è un licantropo.
Lui è un suo nemico naturale.
Lei anche.
Entrambi cercano vendetta.
E ciò non significa che non la possano trovare lavorando insieme.
Nuove alleanze si prospettano all’orizzonte e forse non solo quelle…
[Damon x Melissa]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Dedico questo capitolo a CioccolatinoAlLatte, il mio adorato zio Mason <3

Ringrazio tutti voi che leggete e commentate (scusate sono di fretta e pubblico adesso altrimenti _Bri mi uccide xD)
Spero che il capitolo vi piaccia, ma in ogni caso mi piacerebbe sapere la vostra opinione!
Un bacione

Evie



For Those Bloody Blue Eyes







One love, don't you chase it
One life, don't you waste it
One trust, one trust
You knew just how to break it


Trust me, Damon



Damon Salvatore passeggiava nervosamente per il grande soggiorno della pensione, rigirandosi in un mano un bicchiere ormai quasi vuoto.
Erano trascorse circa due ore da quando Melissa aveva lasciato quella stanza, ma ancora si poteva assaporare, forte e decisa, la scia del suo profumo sui cuscini della poltrona dove si era seduta.
Damon spalancò un finestra. Quell’odore aveva uno strano effetto su di lui.
In quel momento Stefan rincasò raggiungendo meccanicamente il soggiorno, vedendo suo fratello spalancare la seconda finestra.
Divertito, si appoggiò all’anta della porta per osservare la scena.
“Che hai da guardare?”, ruggì Damon senza voltarsi.
“Da quando ami così tanto l’aria notturna?”, rispose il fratello con un’altra domanda, avvicinandosi al tavolo dei liquori ed esaminando alcune bottiglie.
“Si può sempre cambiare idea, no? E’ un sintomo di intelligenza”, rispose Damon avvicinandosi a lui.
Stefan versò del cognac nel suo bicchiere e si avvicinò con la bottiglia per riempire quello del fratello.
“Cos’è successo mentre ero via?”
“Ah, nulla di eccitante”
“Damon…”, cantilenò Stefan riponendo la bottiglia. “Lo sento anche io questo strano odore..”, annusò l’aria.
 “ma che cos’è?”, storse il naso portando il bicchiere alle labbra.
Damon buttò giù un sorso prima di rispondere.
“Melissa Lockwood è venuta a farmi visita”, disse semplicemente guardando in direzione delle due finestre aperte.
Stefan sgranò gli occhi allontanando il bicchiere dalla bocca, deglutendo.
“Però… e a cosa dobbiamo questa cortesia?”
“Vuole fare un patto di civile convivenza a quanto dice. Vuole aiutarci a sbarazzarci di Jules e compagnia bella”
“E tu cosa le hai detto?”
Con un cenno del capo Damon gli indicò i vetri del bicchiere rotto ancora per terra.
Stefan si avvicinò incuriosito, chinandosi e intingendo il dito nel liquido sparso sul pavimento. Lo portò al naso lanciando un’occhiata fulminante a Damon e guardandosi intorno.
“Strozza lupo? L’hai avvelenata con lo strozza lupo? Adesso dov’è?”, chiese allibito avvicinandosi alla porta della stanza accanto.
“Stai tranquillo, lei non  è qui. A quanto pare è immune a quella roba”.


“COSA?”, strillò la voce allibita e stranamente scomposta di Jonas Martin, da dietro la scrivania di legno grezzo.
“Ti avevo avvertita di stare lontana dai Salvatore, Melissa!”, la rimproverò sbattendo un pugno sulla scrivania, facendo cadere rumorosamente il portapenne per terra.
Melissa accennò una risata, seduta sul divano.
“Andiamo Doc! Come vedi non è mi successo niente!”, si scostò i capelli dalle spalle.
“Non basterà di certo una misera dose di strozza lupo per mettermi ko”.
“Devi fare attenzione! Damon è pericoloso..”
“Ma mai quanto me”, la ragazza gli lanciò un’occhiata di sfida appoggiando un braccio sullo schienale del divano.
“Rilassati Doc. So badare bene a me stessa e so quello che faccio.”
Nei suoi occhi apparve improvvisamente una scintilla di eccitazione, accompagnata da un sorriso appena accennato.
“Mel, per me sei come una figlia…permettimi di temere per la tua vita”, disse il dottore togliendosi gli occhiali e massaggiandosi le tempie.
Melissa inclinò la testa di lato guardandolo strizzando gli occhi.
“Ti preoccupa la mia vita, Jo?”, domandò con un candido stupore che obbligò Jonas a risollevare lo sguardo e ad incrociare il suo.
“Si”
“Non dovresti. Sarò la delusione più grande che tu abbia mai avuto”.
La scintilla nei suoi occhi mutò di intensità: non era più eccitazione, ma Jonas fu sicuro di avervi visto un pizzico di pura follia.


L’indomani mattina Stefan aveva appuntamento con Elena al Grill.
Damon uscì di buonora con la scusa di accompagnare il fratello. In realtà entrambi sapevano che lui stava pensando ancora a quello che era successo il giorno prima.
“Io faccio due passi. Ci vediamo più tardi”, disse a Stefan avviandosi verso il parco e incamminandosi pensieroso, cercando di ignorare gli umani che correvano ed il loro stupido battito del cuore.
C’era da fidarsi di Melissa? Poteva pur sempre essere una trappola.
E se lui avesse abbassato la guardia? Sarebbe sicuramente stata la fine.
Quella ragazza aveva qualcosa di strano, ma cosa?
Damon stava pensando a tutto questo quando qualcosa attirò la sua attenzione: era un cuore che batteva, ma non era come gli altri. Sbatteva forte contro le pareti della piccola gabbia toracica all’interno della quale era prigioniero, come se volesse uscire da un momento all’altro.
Non era un cuore umano.
Damon si voltò in direzione del rumore, che solo lui poteva percepire, e vide poco distante da lì, una ragazza intenta a riprendere fiato all’ombra di un albero: Melissa.
La osservò attentamente: fisico snello accentuato dai pantaloncini viola e dal top azzurro che le valorizzava il punto vita sottile e le forme proporzionate.
I capelli castani erano stretti in una coda di cavallo, che le solleticava la schiena semiscoperta ogni volta che muoveva la testa.
La ragazza si sentì osservata e si voltò verso Damon. Sorrise scuotendo la testa, salutandolo muovendo lentamente le dita di una mano, mentre con l’altra cambiava la traccia audio del suo mp3 e riprendeva la corsa.
Era una persecuzione!
Damon guardò l’orologio e si incamminò verso il Grill.


“Ma dov’è?”, sospirò esasperata Andie controllando l’orologio e lanciando continue occhiate alla porta di ingresso del locale.
Era ora di pranzo e lei, Damon e Alaric avevano appuntamento al Grill per parlare.
“Arriverà”, disse tranquillo Alaric bevendo la sua acqua tonica, mantenendo le spalle alla porta.
Mentre Andie tamburellava nervosamente con le dita sul tavolo, la porta del pub si aprì e Damon li raggiunse al tavolo che avevano riservato.
“Scusate il ritardo”, esordì baciando Andie e salutando con un cenno della testa Rick.
“Mi stavo preoccupando”, miagolò Andie sistemandogli il colletto della camicia, ma lui non le badò guardando Alaric.
“Avanti cosa ci devi dire”, chiese Rick serio.
“Mi serve un parere su una cosa…”.
Damon spiegò loro la situazione, ma più ne parlava e più si sentiva un’idiota per l’importanza che le stava dando.
Rise sollevando gli occhi al cielo.
“Sto impazzendo!”
Alaric gli lanciò un’occhiata preoccupata.
“Bè forse è sincera..anche se non possiamo fidarci di un licantropo, visto i precedenti che abbiamo con i Lockwood”, affermò guardandolo.
“Già quello che pensavo anche io. Problema risolto!”, sospirò sorridendo ad Andie.
Lei ricambiò il sorriso.
“Com’è questa Melissa?”, chiese Andie con una punta di gelosia nella voce.
Alaric e Damon si scambiarono una veloce occhiata.
“Io non l’ho mai vista”, alzò le mani il primo distogliendo lo sguardo.
“Come vuoi che sia?”, sbuffò Damon, “è una..ragazza normale..due occhi, un naso, una bocca e così via”.
Andie arricciò il naso guardandolo di sbieco.
“Ti piace”, sentenziò osservando le persone che entrarono nel pub.
“Cosa? Ma mandiamo! Alaric smettila di ridere!”, disse aggrottando la fronte e seguendo la traiettoria dello sguardo di Andie, quando riconobbe i pantaloncini viola di Melissa.
Rick si voltò di scatto, mentre Melissa si diresse spedita verso la zona del biliardo. Sembrava infastidita e reggeva l’mp3 in una mano.
“E’ lei vero?”, chiese Alaric osservandola.
Damon annuì, mentre Andie deglutiva rumorosamente.
“E’ davvero bella.”, disse a malincuore.
“Ma che diamine..?”
Luka Martin smise di giocare a biliardo quando lei gli si parò davanti.
“Cosa c’è?”, chiese spazientita lei.
“Mel, ho saputo del tuo incontro con quel Salvatore”, Damon avvertì il suo tono di disprezzo quando pronunciò quelle parole.
“E allora? Non mi sembrano affari tuoi”
“Melissa sono pericolosi. Devi fare attenzione noi non potemmo proteggerti in ogni momento”
“Sai la novità? Non dovete farlo! Sono sopravvissuta anni senza la vostra protezione. Non credo morirò proprio adesso!”, la ragazza strinse le dita sottili attorno al suo mp3, nonostante il suo primo istinto fosse stato quello di lanciarglielo contro.
Luka abbandonò la stecca che aveva in mano, poggiando entrambe le mani sulle spalle dell’amica.
“Ha tentato di ucciderti. Come puoi fidarti di lui”
“Non sono affari tuoi”, sibilò facendo per allontanarsi, quando lui la prese per un braccio, bloccandola.
“Non ti permetterò di mettere la tua vita in pericolo”, ringhiò lui stringendo le dita attorno al suo braccio nudo.
“Ci sono problemi?”, la voce di Damon tuonò minacciosa alle spalle di Melissa.
In confronto a Luka sembrava un gigante.
“Va tutto bene”, disse Melissa, liberandosi con uno strattone dalla sua presa.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere”, Luka riprese la stecca lanciando un’occhiata fulminante al vampiro. “Ne riparliamo più tardi”
“Non ne riparleremo mai più”.
Melissa si allontanò furiosa, cercando di trattenere la rabbia.
“Non mi avevi detto che i Martin facevano parte dell’accordo”
“Perché non è così”, affermò esasperata, “ma a quanto pare loro non l’hanno capito”
Damon rise e lei si fermò di scatto.
“Senti non ho voglia di litigare anche con te oggi quindi dimmi cosa vuoi e facciamola finita”
Damon la guardò arricciando le labbra pensieroso.
“Ho dei dubbi riguardo quello che ci siamo detti ieri…”
“Fidati di me, Damon. Per una volta nella tua vita, fidati di qualcuno”.
Prima che lui potesse risponderle, aprì la porta e uscì di corsa.

Arrivò davanti la grande casa bianca dei Lockwood che erano appena passate le 21.00.
Decise di non ricorrere all’entrata tradizionale, preferendo l’effetto sorpresa.
Badando a non far rumore, corse sul retro entrando dalla porta finestra dello studio, che trovò stranamente socchiusa.
Il silenzio regnava in quella casa.
Tutti stavano dormendo, o almeno quasi tutti.
Seguendo il rumore del suo respiro, arrivò in cucina e vide Melissa intenta ad osservare un pentolino con dell’acqua, che ribolliva sul fornello.
Pochi secondi e spense l’acqua, voltandosi verso la porta.
“Ti stavo aspettando”, disse sorridendo appena.
Damon si avvicinò alla penisola della grande cucina spiando il contenuto di quel pentolino.
“Come facevi a sapere che sarei venuto?”
“Hai trovato la finestra aperta?”, chiese sviando la sua domanda, mentre filtrava lo strano liquido giallognolo, molto simile alla camomilla, in un tazzone bianco.
Lo annusò attentamente; quella non era decisamente camomilla.
“Strozza lupo, se te lo stai chiedendo. E lo stai facendo”, ghignò lei posando il pentolino ormai vuoto ed il filtro nel lavandino.
Si muoveva lentamente, avvolta in un cardigan grigio, come le nuvole che quella sera coprivano il cielo di Mystic.
Prese la tazza tra le mani e ci soffiò dentro.
“Posso offrire?”, chiese sarcastica, guardando Damon da dietro le lunghe ciglia nere.
“Passo..”, rispose secco lui “provi piacere nella tortura?”, disse appoggiandosi con i gomiti al piano di marmo rosa.
“Te l’ho detto.. se lo zuccheri non è poi così male”, sorrise prima di iniziare a sorseggiare con cautela la mistura. Deglutì e distorse la bocca in una smorfia di disgusto; ma facendo più attenzione, Damon si accorse che il suo non era disgusto, ma dolore ben celato.
“E’ un trucco che mi ha insegnato una strega in Francia. Mi è servito per immunizzarmi da questo e trasformare un punto debole, in un punto di forza”
Non sapeva perché gli stesse parlando così, si stesse confidando con lui. Eppure lo stava facendo.
Fidati di me.
Le su parole gli tornarono in mente.
“Veniamo al sodo. Avrai di certo intuito il motivo della mia visita, e come ti dicevo al Grill, vorrei altre spiegazioni”
“Senti, chiariamoci bene una volta per tutte”, deglutì nuovamente appoggiando la tazza sul marmo gelido.
“A me non serve un’amichetta con cui confidarmi o vedere dei vecchi film mangiando pizza e patatine fritte il mercoledì sera! Quelle volendo ce l’ho!
Io sono venuta da te perché cerco un alleato di cui potermi fidare”
“E come sai che io non ti tradirò, usandoti per i miei scopi?”, la sfidò con aria strafottente.
“Se gli scopi per cui mi userai saranno anche i miei, bè non dovrai farti problemi. Quel che importa è il fine. I mezzi che si useranno saranno solo dettagli”, ribatté lei con una determinazione che colpì sinceramente l’ego di Damon.
Quella ragazzina stava guadagnando punti.
“Fidati di me”, lo inchiodò con i suoi occhi, quella sera, di un azzurro quasi impossibile.
Dopo tutto aveva ragione; aveva solo da guadagnarci dall’alleanza con Melissa.
Avrebbe fatto lei il lavoro sporco al posto suo.
“Solo di te”, sospirò Damon distendendo la fronte e sollevando gli occhi al cielo. “Sperando che non me ne debba pentire”.
Melissa rise riprendendo la tazza e avviandosi verso le scale che conducevano al piano di sopra.
Salì due gradini e si voltò.
“Non avrai nulla di cui pentirti. Sarà un lavoretto veloce e poi non dovrai avere più nulla a che fare con me”
“Lo spero proprio. Non mi sono mai piaciuti i cani”.
Celò un sorriso dietro una smorfia e lasciò quella casa.

   
 
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