Fandom: Supernatural.
Pairing: Dean/Castiel.
Rating: Pg-15.
Genere:
Introspettivo, Romanico.
Warning:
Il
curioso caso di Benjamin Button!AU, Flash-fic,
Slash.
Words:
518 (fiumidiparole).
Summary:
Castiel è un bambino che la sfortuna di nascere con
l’aspetto di un vecchio e ringiovanire col tempo, ma forse non è così male.
Note:
Scritta per il prompt: AU
di neera_pendragon
per la Notte Bianca
di maridichallenge.
DISCLAIMER: Non mi appartengono e non ci guadagno nulla ù_ù
Il Curioso Caso di Castiel Button
La vita sarebbe molto più semplice se si potesse nascere
ottantenni e gradualmente diventare diciottenni. Castiel
lo sapeva per esperienza.
Aveva avuto la singolare sfortuna di nascere con la salute
di un novantenne, sordo, pieno di artrosi e con la cataratta. Il medico che
l’aveva visitato aveva stimato che sarebbe morto di lì a poco. Invece, malgrado
suo padre l’avesse abbandonato sulla soglia di una casa di riposo, non era
stato quello il suo Destino. Joshua, il giardiniere della casa d’accoglienza Garden Heaven, l’aveva adottato e cresciuto lì.
Stare alla casa di riposo non era così male, i suoi
inquilini non badavano alla sua stranezza – forse anche perché non avevano
abbastanza memoria da ricordare i suoi esordi –, lo consideravano uno di loro.
All’età di sette anni, con l’aspetto di un ottantenne
straordinariamente basso, era riuscito per la prima volta ad alzarsi dalla
carrozzella e fare i suoi primi passi. Da lì in poi il mondo era stato una
continua scoperta.
Ma la più grande gioia della sua vita, Castiel
l’aveva incontrata – conosciuta –
proprio a quell’età. Dean Winchester era un bambino suo coetaneo – un bambino normale,
s’intende, di quelli con l’aspetto giusto – che ogni tanto passava di là a
trovare Missouri, una vecchia amica di famiglia.
Ed era… singolare
– e Castiel ne conosceva di persone singolari – aveva
capito subito che lui era diverso. «I tuoi occhi…» lo aveva scrutato
intensamente. «Questi occhioni blu non sono quelli di
un vecchio» aveva asserito convinto, incrociando le braccia al petto.
Era stata la prima volta che Castiel
aveva giocato con un bambino e come
un bambino.
Aveva incontrato Dean diverse
volte, durante il corso della sua vita, osservandolo diventare adulto – perdere
la morbidezza della guance, schiarire le lentiggini, imbrunire i capelli
biondi, mettere su altezza e muscoli – mentre lui ringiovaniva. E sembrava
sempre troppo presto, sempre maledettamente troppo presto per obbligare un
ragazzo di vent’anni a trascorrere del tempo con un sessantenne, o un ragazzo
di trenta con un cinquantenne.
A quarant’anni – be’, trenta in realtà, ma era sempre sembrato
più adulto di ciò che era – magari non era troppo presto per prendere una birra
con un coetaneo. O per assaggiare le sue labbra, o per scoprire la sua pelle
vestito dopo vestito, centimetro dopo centimetro.
«Ti piacerò ancora quando avrò le rughe e i capelli
bianchi?» gli aveva domandato Dean, risalendo con le labbra la linea dei suoi
fianchi.
«Ti piacerò ancora quando avrò l’acne?» aveva ribattuto lui, baciando le sue ciglia dorate,
lasciando che quelle iridi verdissime e penetranti, che non erano mai cambiate,
si nascondessero per un attimo.
«Il vecchio che guarda il mondo con gli occhi di un bambino»
aveva sospirato l’altro «Temo che mi piacerai anche quando sarai un bambino che
guarda il mondo con gli occhi di un vecchio».
E magari sì, un giorno Castiel
avrebbe camminato mano nella mano con un settantenne, guardandolo dall’altezza
delle sue ginocchia, senza ricordare nemmeno chi fossero – chi fosse quel
vecchio, chi fosse lui stesso –, ma
vivere la giovinezza con la saggezza di un adulto era qualcosa di cui non tutti
potevano capire il valore.
FINE.