Capitolo I
Giugno 1998
-
DRAAAACUUUUUCCIOOOO!
Groan.
Draco
sospirò, voltandosi verso la figura che gli stava
correndo incontro.
-
Pansy, - esordì, – ti ho detto mille volte di non
chiamarmi
così.
La
ragazza lo raggiunse sfoggiando un sorriso raggiante e si
aggrappò al suo braccio. – Scusa, ma sono
così emozionata: è un sacco di tempo
che non ci vediamo!
-
Un mese, - precisò Draco, alzando gli occhi al cielo.
Lanciò uno sguardo alle finestre di Villa Malfoy, sperando
ardentemente che
nessuno li vedesse.
-
E ti sembra poco? Ora che la scuola è finita, non avremmo
più tante occasioni per stare insieme -. Pansy mise su un
finto broncio,
triste.
-
Mi sembra di ricordare che mi stavi appiccicata anche
durante le vacanze, quindi non credo sia un problema per…
La
ragazza non lo lasciò finire: aveva appena avvistato
Narcissa e si stava incamminando verso di lei, procedendo elegantemente
lungo
il giardino della villa. Teneva molto alla considerazione che la madre
del
“suo” Draco aveva di lei e non le andava di fare
una pessima figura mostrandosi
totalmente dipendente dal figlio.
-
Buonasera, signora Malfoy, - la salutò con un leggero
inchino.
-
Ciao, Pansy, - rispose Narcissa con un sorriso: la ragazza
era praticamente cresciuta lì, a Villa Malfoy, e ormai la
considerava come una
figlia.
-
Che vestito incantevole! Suo marito?
-
Oh, è nello studio. Sta parlando con… Beh, con
Potter.
Pansy
strabuzzò gli occhi, confusa. – Potter?
-
E’ una questione delicata, - mormorò Narcissa,
cercando di
sviare il discorso. - Mentre aspetto che finisca vuoi entrare a bere un
tè?
-
Volentieri!
Draco
guardò Pansy saltellare allegramente al fianco di sua
madre e le sue labbra si incrinarono leggermente verso
l’altro.
Quella ragazza non
cambierà mai.
Ricordava
Pansy a otto anni darsi arie chiedendo a Dobby di
eseguire gli ordini più strani: sedersi a terra con lei e
Draco, fingendo di
essere l’invitata di cui i due bambini sparlavano; pettinarle
i capelli senza
dimenticare di ripetere, ogni tanto, che un giorno sarebbe sicuramente
diventata la signora Malfoy; fare da ancella devota quando la bambina
impersonava un’eroina tragica che si toglieva la vita per
amore. Quest’ultimo
gioco aveva sempre spaventato Dobby, dal momento che – come
Pansy amava
ripetere quando lui si mostrava reticente ad accontentare le sue
richieste –
l’ancella doveva seguire la padrona nella tomba o strapparle
via il pugnale per
uccidere se stessa prima di vedere l’orrenda fine
dell’altra. Dobby in quelle occasioni
indietreggiava, spaventato, e Draco si divertiva un mondo a lanciargli
occhiate
che significavano: “Fallo o dovrai vedertela con mio
padre”; tuttavia era stata
sempre Narcissa a salvare il povero elfo, scherzando sul fatto che, se
Dobby
avesse eseguito alla lettera gli ordini della bambina, i Malfoy
avrebbero
dovuto sostituirlo con l’elfo di Pansy.
-
Maki non si tocca! - urlava allora Pansy, ergendosi in
tutto il suo metro e venti di altezza e gonfiando il petto, imperiosa.
–
Nessuno fa il cavallo meglio di lei!
La
ricordava a undici anni, quando l’aveva stritolato non
appena il Cappello Parlante l’aveva smistata a Serpeverde
insieme al suo amato.
-
Oh, Draco! Questo è destino, staremo insieme per sempre!
Draco
a quelle parole aveva tremato dalla paura, ma non
glielo disse mai.
Non
glielo disse perché avrebbe dovuto ammettere di avere
avvertito anche un sentimento di sicurezza mai provato prima: Pansy, la
sua
migliore amica, gli sarebbe stata accanto per altri sette anni. Certo,
era
ovvio che sarebbero finiti entrambi a Serpeverde, ma ora Draco aveva la
certezza di poterla avere accanto.
Due
anni dopo Asteria Greengrass aveva fatto il suo ingresso
ad Hogwarts; fu smistata a Serpeverde e Draco aveva pensato che sarebbe
stato
l’inizio della rivalità tra le due ragazze,
però non fu così: Asteria non diede
mai segno di averlo riconosciuto o di ricordare le parole che gli aveva
rivolto
quando era solo una bambina.
Quell’anno,
quando fu ricoverato in infermeria per la ferita
di Fierobecco, Pansy aveva passato una settimana intera a piangere sul
suo
cuscino come se Draco stesse patendo le pene dell’Inferno;
cercava di fare
pensare a tutti proprio questo, era vero, ma lei lo sapeva e la sua
reazione
era quantomeno esagerata.
Nemmeno
in quell’occasione Asteria si era fatta viva: aveva
solo firmato un biglietto di buona guarigione insieme alla sorella, che
ormai
era diventata una grande amica di Pansy.
Draco
si era aspettato che, almeno per richiedere un
cavaliere per il Ballo del Ceppo, la più giovane delle
Greengrass si facesse
avanti, ma lei era rimasta un’altra volta
nell’ombra, a vederlo danzare con una
raggiante Pansy.
La
sua migliore amica era salita al settimo cielo quando lui
l’aveva invitata al Ballo. Draco non capiva cosa ci fosse di
tanto sorprendente:
era scontato che la scegliesse, era una brava ballerina e, inoltre, lui
non
avrebbe dovuto preoccuparsi di come portare a termine la serata con
altre
ragazze. Pansy non avrebbe preteso altro, le sarebbe bastato
volteggiare tra le
sue braccia.
Durante
una delle ultime canzoni Draco si era guardato
attorno, quasi per caso, e aveva incontrato gli occhi di Asteria: era
stata
invitata da un ragazzo del quinto anno e stava ballando con lui,
però non
distoglieva lo sguardo dall’erede dei Malfoy.
In
quell’istante Draco si era sentito gelare il sangue:
avrebbe preferito una guerra aperta tra le due ragazze, piuttosto che
sapersi
tallonato in silenzio.
A
sedici anni era crollato, ma certo non a causa di Asteria:
suo padre aveva fallito l’incarico che il Signore Oscuro gli
aveva affidato e
lui stava tentando di vendicarsi togliendogli il figlio. Inizialmente
Draco
aveva ripudiato quest’idea, convinto invece che il suo
Signore volesse fare di
lui un fedele Mangiamorte affidandogli un compito tanto importante, ma
ben
presto aveva dovuto ricredersi.
Non
aveva rivelato niente a Pansy per non farla stare in
ansia, ma sentiva che i bei giorni ad Hogwarts stavano finendo. Lei si
accorse
di come stava deperendo e cominciò a chiedergli la ragione,
senza ottenere mai
una risposta sincera. Draco sapeva che quell’incarico avrebbe
potuto strapparlo
dalla ragazza; tuttavia non osava toglierle la felicità
prima del tempo.
Poi,
al settimo anno, i fatti erano diventati noti a tutti e
Draco non aveva più potuto negare a Pansy la
verità.
Quando
l’aveva cercata per chiederle scusa, per dirle che
non avrebbe voluto mentirle, si era aspettato di trovarla con le
braccia
strette al petto, offesa e infuriata; invece l’aveva scoperta
in lacrime e aveva
dovuto abbracciarla per farla smettere di singhiozzare.
-
Perché… perché non ne hai parlato con
me?
-
Non volevo farti soffrire, credevo di potercela fare da
solo…
-
Ma tu non sei mai stato solo, Draco. Ci… ci sono io, ci
sarò sempre.
Draco
aveva sorriso e in quel momento la ragazza aveva
alzato lo sguardo, piena di determinazione.
-
Voglio seguirti, - aveva annunciato, – anche in capo al
mondo, se dovessi andarci. Prega il Signore Oscuro perché mi
prenda con sé.
Il
ragazzo aveva sussultato a quelle parole. – Non dirlo
neanche per scherzo.
-
No, Draco! Io voglio… -
-
Tu non sei una Mangiamorte! – aveva strillato Draco.
– Tu
non hai un’anima così e io lo so bene! Se vuoi
fare davvero qualcosa per me,
allora… stammi accanto come adesso. Completa gli studi.
Comportati come hai
sempre fatto e mi vedrai sorridere. Non tutti i Serpeverde diventano
necessariamente
dei Mangiamorte -. E
a quel punto
l’aveva stretta più forte, cercando di ricacciare
indietro le lacrime.
-
Ciao.
Draco
aprì gli occhi: per quanto tempo era rimasto lì a
ricordare? Pansy e sua madre dovevano essere entrate in casa, ora nel
giardino
non c’era più nessuno; nessuno, a parte Harry
Potter.
-
Ciao, - rispose cercando di mostrarsi educato: se era vero
ciò che i suoi genitori gli avevano detto, che per
quell’attimo di generosità
di Narcissa che aveva portato alla sconfitta del Signore Oscuro Potter
era
disposto a scendere a patti con loro, allora doveva cercare di fare
“il bravo
bambino”. Sapeva che provocarlo non avrebbe cambiato la
situazione, qualunque
fosse l’accordo che era stato preso, ma preferì
comunque evitare di insultarlo.
-
Bella casa, - affermò Harry, guardando di traverso Villa
Malfoy.
Draco
sbuffò. – Sì, proprio una casa meravigliosa: contando che questo era il
quartier generale del
Signore Oscuro e che non abbiamo più un elfo, direi che
può andare.
Harry
lasciò che le sue labbra si incurvassero in una smorfia.
– Ho parlato con tuo padre, - dichiarò senza giri
di parole.
-
E allora? -. Draco finse di apparire disinteressato, ma
sentiva il cuore battere nel petto.
-
Non andrà ad Azkaban, garantisco io per lui.
Si
guardarono un’ultima volta. Draco stava trattenendo un
“grazie” ed Harry un “prego”:
sapevano entrambi che volevano dirlo, ma che nessuno
dei due l’avrebbe fatto. Draco annuì, poi Harry si
smaterializzò.
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Note Med:
Ciao a tutti! Beh,
sono ottimista a dico "a tutti" invece di "a quei due che mi stanno
leggendo", però vabbè, mi concedo un saluto
più allargato!
Ringrazio chi ha
messo la storia nelle seguite, mi ha fatto tanto piacere
perché tengo molto a questa long ^^ E anche chi ha
commentato, ovviamente!
Volevo fare due
precisazioni riguardo la trama:
- Asteria si chiama
così, e non Astoria, perché Asteria è
il nome originale riportato sul sito della Rowling
- L'accordo tra Harry
e i Malfoy è reale, ne ha parlato la Rowling in un'intervista
Vi saluto, grazie "a
tutti"! ^^
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