1 capitolo
Capitolo 2
REVENGE
< Dai
ragazzi, ma l’avete vista? Si veste peggio di una
cinquantenne! >
sentii esclamare qualcuno mentre mi dirigevo in aula.
< E
vogliamo parlare di quegli occhiali anni 70? Ma lo sa che non vanno
più
di moda? > disse un’altra voce già
familiare. Forse era la stessa oca di
ieri che mi vide per la prima volta.
<
Isabella… che nome è? Sarà
per caso
di origine italiana?>
Solo quando
sentii pronunciare il mio nome mi accorsi che l’oggetto della
discussione ero io.
Ma come si
permettevano di insultarmi quei babbuini? Nemmeno mi conoscevano!
Presa da un
impulso d’ira decisi di affrontarli fiondandomi direttamente
in
classe.
Potetti assistere
alle loro reazioni; smisero immediatamente di parlare
voltandosi meravigliati nella mia direzione. A quel punto era palese
che
stessero parlando proprio di me.
A testa alta
raggiunsi il mio posto, lo stesso che avevo occupato ieri.
Cambiarono subito
argomento…
********************************
< Oh no!
> esclamai senza rendermene conto.
< Cosa
c’è? >
La voce di Alice
mi fece sobbalzare. Non mi ero accorta della sua presenza.
< Ora ho
lezione di biologia > risposi sospirando.
Avevo sempre
amato quella materia; il problema era un altro, e cioè il
ragazzo
mozzafiato che faceva il mio stesso corso di biologia.
< Non ti
piace la materia? Non sai quanto ti capisco! > rispose traendo
conclusioni sbagliate.
< No Alice
non è quello il problema… E’
che… >
Non sapevo se
parlargliene o meno. Era in grado di mantenere un segreto?
<
E’ che c’è un ragazzo…
>
Non mi diede
nemmeno il tempo di concludere la frase < Ti piace? > mi
chiese sognante.
<
Oh… No… No.. > le risposi chinando il capo
e colorandomi di rosso. Quel
dettaglio purtroppo non le sfuggì.
Non potevo negare
che mi sentivo attratta fisicamente da lui. Peccato fosse un
bastardo.
<
C’è questo ragazzo, ecco, che ieri
ha cominciato ad infastidirmi > spiegai.
< Sono
sicura che basterà ignorarlo. Fino alla fine si
scoccerà di darti
fastidio > mi rassicurò Alice sorridendomi.
< Lo spero
proprio > dissi un po’ rincuorata.
<
Bhè dai fammi andare in classe altrimenti faccio ritardo
come ieri >
dissi in preda al nervosismo.
< Ci
vediamo in giro > sentii la sua voce rispondermi ma era
già in
lontananza.
Il cuore
palpitava a più non posso. Avevo paura. Una maledetta paura
di entrare
in quell’ aula. E insieme alla paura provavo un po’
di nervosismo. Se da una
parte quel ragazzo mi faceva battere il cuore, dall’ altra
era in grado di
farmi diventare rossa per la rabbia.
Non posso
scordare quello sguardo di sfida che mi lanciò ieri.
Come se io ai
suoi occhi non contassi niente e fossi semplicemente una piccola
e fastidiosa mosca da schiacciare.
Quell’
aria di superiorità…
Entrando in
classe mi accorsi che lui non era ancora arrivato. Meglio
così.
Questa volta
l’avrei infastidito io. Si lo so, lo so. Alice aveva ragione
a
lasciarlo perdere ma fu più forte di me. Mi sedetti due
posti più indietro di
lui. Speravo di essermelo ricordato bene il suo posto.
Ecco, ora dovevo
solo aspettare che si sedesse.
I minuti
passavano mentre l’ aula si popolava e mentre escogitavo il
mio piano.
“
Eccolo “
Portava a
tracolla lo stesso zaino di ieri ma non era poi così pieno.
< Hey Ben,
puoi prestarmi il tuo libro? > chiese voltandosi verso il suo
amico il quale sedeva dietro di lui.
Io stavo proprio
dietro Ben ma lui non mi notò.
< Dai
Edward, perché non lo porti come fanno tutti i comuni
mortali? >
replicò Ben.
<
Semplice. Non sono un comune mortale > rispose ovvio.
Quella
precisazione mi fece ghignare. Oh cazzo, si era voltato nella mia
direzione.
Riuscii a
sostenere il suo sguardo per un po’ anche perché
fu lui a distoglierlo per primo.
Si
stupì che riuscii a sostenerlo. Era un povero illuso se mi
riteneva
incapace.
<
Edwardd!! > gridò una biondina avvinghiandosi a lui.
Lui si
scostò un poco.
< Quante
volte te lo devo dire, Mary. Non. Sei. Il. Mio. Tipo. >
scandì
bene le ultime parole.
La ragazza non
parve intenzionata a demordere.
<
E se… > riuscii solo a sentire
poiché la ragazza si era avvicinata al suo orecchio
sussurrando il seguito
delle parole. Dallo sguardo provocante che lei gli fece dedussi
tutto. E così non era solo un coglione ma
anche un puttaniere. Edward annuì appena
sorridendo maliziosamente.
La lezione
incominciò con il professore che spiegava a mitraglietta.
Io, intanto, ero
intenta a creare palline di carta. Doveva a tutti costi subire
il mio stesso trattamento.
Non poteva
cavarsela così.
Lanciai la prima.
Niente.
Nemmeno alla
decima si voltò. Figuriamoci. Era così sicuro di
se da pensare che
tutte le ragazze cadessero ai suoi piedi. Certo, era la
verità ma io no di
certo. Non sarei stata la solita puttanella di turno come tutte le
altre. Ne
lanciai un’ altro po’. Solo Ben mi notò
ma fortunatamente era dalla mia parte.
Mi fece l’occhiolino; infatti. Continuai imperterrita a
lanciarne. Solo dopo un
po’ capii il perché non le avvertisse.
Tutte le palline
attutivano la caduta proprio in mezzo a quei capelli ramati
così perfetti.
La cosa che mi
stava facendo crepare dalle risate era che sulla sua testa si
era formato una specie di nido bianco. Insomma, tutte le palline
avevano
trovato una conca grande quanto la sua testa.
Nemmeno la
ragazza che gli stava appiccicata se ne accorse. Io sorrisi della
mia vendetta.
Quando se ne
fosse accorto sarebbe stato troppo tardi; almeno speravo che avrebbe
mostrato il suo nuovo look di capelli a tutta la scuola.
Il suono della
campanella mi fece rinsavire. Ora che ragionavo a mente fredda
avevo appena fatto un gesto a dir poco infantile nei confronti di
Edward. Mi
consolai pensando che se l’era cercata lui.
Fui
più svelta di lui ad abbandonare l’aula.
< Alice
> la salutai incontrandola per i corridoi.
< Hey
Bella, come è andata? > mi chiese riferendosi alla
conversazione
che avevamo avuto circa un’ora fa.
< Direi
bene > dissi sorridendo.
< Hai
visto? Te l’avevo detto che bastava semplicemente ignorarlo..
> mi
disse serena.
< Oh
certo, certo > mormorai sorridendo.
< Guarda..
> dissi catturando l’attenzione di Alice.
<
E’ lui > dissi facendogli cenno con il capo. Lui
ovviamente non mi
notò. Era intento a fare tutt’altro.
< Scherzi
vero? E’ mio fratello! > esclamò.
< Come..
come si è permesso di darti fastidio. Ah, ma ora mi sente!
>
disse in procinto di raggiungerlo.
Le afferrai il
polso.
< No,
Alice, lascia perdere. Non credevo fosse tuo fratello >
< E
comunque ci ho già pensato io a vendicarmi >
< Cosa hai
combinato? > mi chiese ridendo.
< Guarda i
suoi capelli >
< Oh mio
Dio! > tossì fra una risata e l’altra.
< Quelle sono palline
di carta, vero?>
Annuii ridendo.
Ridevamo entrambe come delle sceme riuscendo addirittura a
catturare la sua attenzione.
Guardò
prima sua sorella e poi squadrò me.
Oh
cavolo… Si stava avvicinando a noi…
< Alice
> la salutò.
<
Hey fratellino. Lei è Bella > ci
presentò trattenendo a stento le risate.
< Piacere
di conoscerti. Io sono Edward > disse lui stringendo la mia
mano.
< Il
piacere non è mio > risposi cercando di non ridergli
in faccia.
Come diamine era
possibile che non si fosse accorto di ciò che popolava sulla
sua testa?
< Siamo un
po’ acidelle stamattina > disse pensando che io stessi
scherzando riguardo quella battuta.
< Ora noi
andiamo > disse prendendomi per mano Alice.
Le fui grata. Non
prevedevo una delle conversazioni più floreali.
< Ma che
ti è saltato in mente? > disse a bassa voce mentre ci
allontanavamo
sempre più velocemente da Edward.
< Mi piace
sfidarlo > risposi semplicemente.
< Aspetta!
> quasi gridai bloccandomi di colpo < Non ci
vorremmo mica perdere la sua reazione
quando scoprirà che cosa ha in testa? > domandai
già pronta a fare retro
front.
< Oh no,
no di certo > rise Alice seguendomi.
Ci nascondemmo ,
o almeno, tentammo di nasconderci alla sua vista.
Era appoggiato
agli armadietti intento a sbaciucchiarsi con quella ragazza di
prima. Mi pare si chiamasse Mary.
< Bleah
> mormorai disgustata.
Nello stesso
istante, però, la mano di Mary finii sui suoi capelli. Si
staccò
perplessa da lui alzando lo sguardo per notare i suoi capelli.
< Cosa..
hai in testa? > mormorò a mezza voce ma noi da quella
distanza
riuscivamo a sentire la conversazione.
Edward,
palesemente sorpreso, si passò una mano tra i capelli.
<
Dannazione > esclamò in preda ad un attacco
d’ira.
quasi gridai ad Alice.
Quando fummo al
sicuro, nel bagno, scoppiamo a ridere a crepapelle.
< Non ci
posso credere! Hai visto la sua faccia?? > disse Alice tra una
risata e l’altra.
< Era
impagabile > risposi io.
Non avrei mai
pensato di divertirmi così tanto con Alice. Il fatto che
Edward
fosse suo fratello era un problema, diciamo che ostacolava un
po’ i miei piani
diabolici; però era come se la sua vitalità la
trasmettesse anche a me.
< Dobbiamo
andare a lezione > disse triste Alice.
<
Già.. > improvvisamente ricordai di essere a scuola.
< Pronta a
fare la seria? > disse scrutandomi in volto.
<
Sì. Andiamo > risposi mentre lei apriva la porta del
bagno, pronta a
non ridere.
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