Esiste
qualcuno capace di spiegare l'irrazionale?
Qualcuno può raccontare
ciò che non è stato ancora predetto?
Per quanto me l'avessero ripetuto,
ancora e ancora, non riuscivo a crederci. Io potevo.
Quando si è Quilite, si ha un
dono. Possiamo conoscere la strada per la felicità. Abbiamo
uno scopo.
Ci innamoriamo, senza ostacoli, senza
paure, niente di niente. A noi basta questo.
Quante volte era capitato un colpo di
fulmine, sulla terra? Mia sorella Rebecca aveva sposato un surfista
hawaiano dopo soli due mesi di conoscenza. Colpo di fulmine, tutto qui.
Mai avrei creduto che potesse accadere a me.
Certo, il mio non era amore in senso
romantico. Fino ad allora, amavo Nessie come si poteva amare una
figlia, più o meno.
L'impriting era difficile da spiegare:
una promessa, un giuramento. Ti
proteggerò. Aspetterò. Sarà una tua
decisione.
Un giuramento fatto
col sangue, impossibile da infrangere.
'Pensa, pensa Jake! Non puoi
dirle la verità, Bells non te lo perdonereb ... Ma Nessie ha
il diritto di sapere, non puoi ..' Mi guardava
ancora, con i suoi occhi color cioccolato. Cosa fare?
"Edward ..." optai per le mezze misure
"Tuo padre ti vuole bene, Nessie. Tantissimo. Moltissimo bene."
"Sai che è così"
replicai, distogliendo lo sguardo dal suo.'E' una bambina,
come ha potuto farle questo? Le ha abbandonate. Ben sapendo che non
potrà tenere tutto nascosto per sempre, le ha abbandonate.
In balia degli eventi, le ha abbandonate.
Ho già visto Bella
soffrire così, non lo sopporto. Perché lei e
Edward si sono accontentati di una vita fatta di fughe, corse contro il
tempo, paure ... Perché? Rimpiango quando la vita
era più semplice. Rimpiango quando i Volturi erano solo
degli sconosciuti. Rimpiango la mia vecchia vita, per quanto so che non
potrei mai fare a meno di Renesmee. Ma non posso stare
comunque qui a guardare, giusto?'
I pensieri si affollavano nella mia
testa, disperati. Lanciai uno sguardo a Nessie, ma lei aveva ripreso a
disegnare.
Disegnava sempre la stessa cosa, ormai
da giorni: Edward Cullen, suo padre. Dopotutto quello che stava
accadendo, chiunque se lo sarebbe aspettato. Eppure c'era qualcosa di
inquietante, in quel disegno.
Gli occhi Edward erano coperti, in
ombra. Come se Nessie stessa fosse spaventata da quegli occhi. In
qualche modo, anche io lo ero.
Sentii il suo odore ancora prima che
arrivassero in giardino. Certo, la neve cancellava un po' di tracce, ma
quell'odore era qualcosa di impossibile da non riconoscere. Vampiro.
Era strano, ma puzzava più
del solito. Come se si fosse fatto il bagno nella spazzatura, o
qualcosa del genere. Come i quaranta Volturi che erano venuti a
prendere Nessie.
Aggrottai le sopracciglia. Si stava
avvicinando. Passi.
Renesmee alzò la testa,
improvvisamente.
Cosa avrebbe fatto? Sarebbe
entrato in casa? Avrebbe messo tutto a posto?
Per quanto fosse stupido, non odiavo
Edward. Lo rispettavo.
Ma quanto ci avrebbe messo a fare la
scelta giusta?
Riusciva a immaginarsi gli
occhi rossi di Nessie? La voce rotta dal pianto? Lo sguardo vuoto? La
tristezza nel suo animo? La sensazione -no, la certezza- di essere
stata abbandonata?
A me non serviva immaginarlo. Ero
abbastanza in sintonia con lei per riuscire a vedere tutto quello,
anche solo standole accanto.
Ma Edward, perché era
così ... Cieco?
Cosa gli aveva impedito di
tornare? Cosa l'aveva costretto ad abbandonarle?
In tutta la mia vita avevo vissuto
troppi addii -Bella, mia madre, le mie sorelle, la mia vita- per non
sapere quanto ci si sentisse da schifo.
E tutto ciò che
volevo era che Nessie non si sentisse così.
Alzò la testa, che era
chinata sul disegno. Non aveva sentito niente. 'Dio, esisti allora! Da
quanto che non ti fai sentire!'
Mi fermai a guardarla per un istante,
alla ricerca di una scintilla di consapevolezza, di una reazione, ma
non li aveva sentiti, non aveva avvertito la voce di Edward e Bella. O
forse, non voleva sentirli. Scansai affettuosamente una ciocca ramata
che le era ricaduta davanti agli occhi, mentre le voci tacevano. Il mio
sguardo scivolò sul tavolo, poi sul suo disegno. Una
farfalla multicolore, splendida.
"A fare cosa?" mormorò,
fissandomi.
"A disegnare le farfalle."
Un cerchio, due, tre, quattro cerchi ...
Il corpo esile, i colori delle ali ... Non mi impegnavo così
dall'asilo. Renesmee continuava a darmi istruzioni, ridendo. Sentivo
ancora le loro voci, per strada, sempre più vicine. A un
tratto Nessie rimase in silenzio, e la paura si impossessò
di me. Edward e Bella camminavano lentamente, era impossibile che li
avesse sentit ...
"Il cellulare!" disse infine. Oh, ora lo
sentivo anche io.
Mi alzai e frugai sul piano della
cucina, seguendo la il vago schiamazzare della suoneria.
Alla fine lo trovai. Un nome lampeggiava
sullo schermo: Leah.
Mi chiesi cosa voleva da me. Poi pensai
che ero troppo lontano da casa. Se avessi sentito qualunque lupo,
presto avrei sentito la mancanza di La Push. Premetti il tasto di
rifiuto.
Però, ora stava succedendo
qualcosa, di
fuori.
Bella. Il suo profumo, sulle scale.
Edward. Il suo odore, quel puzzo di
morte, di sangue ...
Renesmee si voltò verso di
me, gli occhi spalancati. Li sentiva anche lei.
Io dovevo proteggerla da altre
delusioni. Ma non potevo costringerla. La rabbia mi affollava la mente.
Quasi se ne impossessava.
A fatica sorrisi e le sussurrai:
"Andiamo a salutare la mamma!"
Dovevo pensare. Dovevo distrarla. Era
così difficile ...
"La mia farfalla era più
bella!"
"No, la mia lo era di più!"
Ed erano lì. Bella ... e lui.
Lui che le aveva fatto del male.
Provai a calmarmi, provai a non
guardare. Nessie rimaneva in silenzio.
Poi, dopo un secondo che
sembrò un'eternità, si mosse. Lentamente.
Danzando.
Lui la guardò, gli occhi che
brillavano.
Sapevo che le voleva bene, lo sapevo.
"Ora rimarrai per sempre, vero?" chiese
Nessie col suo tono di bambina, gli occhi lucidi.
"Ti prometto che ci proverò
in tutti i modi, amore mio."
Sapevo che le voleva bene. Che era suo
padre.
E c'era stato sempre un problema,
nell'essere Quilite.
Promettevamo di proteggere il nostro
Impriting. A
qualsiasi costo.
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Accadde tutto in un istante. Paura,
calma, e poi, paura. Jacob era diventato di colpo più
rigido. Edward aveva lasciato andare Renesmee.
"Jacob, calmati ..." mormorò
mio marito.
Non ci fu modo di fermarlo.
D'un tratto un lupo enorme era davanti a
me.
"Non potevo dirle una bugia, Jake."
sussurrò ancora Edward.
Il lupo ringhiò in
risposta. Un gioco di sguardi. Un gioco forgiato da
un identico dolore.
Capii perché Jacob era
così infuriato.
Credeva che fosse colpa di
Edward, ma non era colpa sua se Renesmee soffriva ...
Intanto il vampiro accanto a me aveva
assunto una posizione più rigida, come di attacco.
Ero spaventata, tutte le emozioni si
rivoltavano dentro di me, urlavano, smettevano di avere senso. Come le
farfalle. Era come avere le farfalle nello stomaco. E, allo stesso
tempo, era come essere sul ciglio di un burrone. Ricordavo quella
sensazione ...
"Jake!" gridai, ma non mi diede ascolto. Dovevo
dirgli che non era colpa di Edward, dovevo dirgli che era colpa dei
Volturi se lui non era tornato. Ma
lui non mi guardava neanche ...
"Oh, Jacob, fermati!" provai ancora. Non
si girò. Continuava a tenere gli occhi scuri fissi su Edward. Ma
non era colpa sua, eravamo stati tutti imbrogliati. Edward non se ne
era andato, Edward ... Dentro di me il mondo
diventò nero. Tutto aveva sfumature rosse, di sangue, di
dolore. Perché non potevamo smettere di soffrire?
Perché?
"Mamma!" Renesmee urlò e
tutti tacquero. Solo allora mi resi conto di avere gli occhi pieni di
lacrime.
"Vieni qui, amore mio." mormorai, e lei
corse ad abbracciarmi. Jacob mi guardò negli occhi e assunse
di colpo un'espressione rilassata, quasi ... Preoccupata. Mi lascia
cullare dalla sensazione di avere mia figlia tra le braccia e cercai di
mettere fine a tutta quella confusione.
Alzai lo sguardo. Jacob Black mi stava
guardando.
"Non è colpa di Edward, Jake
..."
Ma Jacob non stava guardando davvero me.
Guardava fuori, verso la finestra. Cosa c'era fuori?
Un secondo di silenzio, poi Jake si
buttò su Edward. Urlai, e mio marito si mosse velocemente
verso di me.
"Li hai portati con te!" la voce di
Jacob era disumana "Uno di loro è qua fuori!"
"Loro chi?!" cercai di alzarmi, ma ormai
Edward era davanti a me.
"Jacob, non ..." provò il
vampiro.
Chiusi gli occhi, mentre sentivo Edward
muoversi e fermare Jacob con la sola forza del braccio. Eppure Jake era
così forte ... Non potevano continuare così.
Aprii gli occhi e mi resi conto che
Edward Cullen e Jacob Black avevano smesso di combattere fra loro. Si
fissavano.
"Jacob, non ne avevo idea ..."
mormorò il vampiro.
"Lo so." il mio migliore amico
continuava a tremare.
Poi Jake alzò la testa e
sussurrò: "E' qua fuori."
"Chi, chi è qua fuori?"
esclamai, ma nessuno parlò. Renesmee fissava il padre e,
appena la lasciai andare, corse da lui. Si abbracciarono.
Ma chi era là fuori? Uno dei
Volturi? Chi, chi faceva preoccupare così tanto un
licantropo?
"Sono stati loro, Jake. L'hanno rapito i
Volturi. " dissi istintivamente. Lui mi guardò e poi
fissò Edward. Alla fine annuì. "Lo so" disse
semplicemente.
Eppure c'era qualcosa ...
"Chi c'è fuori?" ripetei.
Edward mi si avvicinò.
"E' ... tutto ok. Sì,
è tutto ok." disse.
"Come diavolo fai a saperlo!"
urlò Jacob, fuori di sé.
"Leggo i suoi pensieri, dimentichi?" era
calmissimo e concentrato. Lo guardai negli occhi e mi stupii per
l'ennesima volta di quanto erano belli e ... verdi.
"E cosa dice?" era stata Renesmee a
parlare.
"Sta ... Non ci vuole fare del male. Lei ... Lei
vuole che io me ne vada, non devo tornare qui, da voi. " disse infine
il vampiro.
"E' una dei Volturi?" chiesi.
"Ah-ah. Più o meno. Ma non ci
vuole fare del male. Vuole solo che io me ne vada ... Perché
..." Edward si fermò per un attimo "... Non vuole che io
metta in pericolo la sua
umanità. E non chiedetemi cosa
significa."
Poi Edward Cullen si alzò, mi
fissò negli occhi e mi baciò come non aveva mai
fatto prima.
E sparì, come era apparso.