Joyeux
Anniversaire, Camus.
Un'altra doglia, un'altra morsa
che le stringeva reni e
ventre in una stretta dolorosissima.
Il dolore era insopportabile, non
riusciva a
paragonarlo a
nient'altro, non ricordava
niente, nella sua vita, che fosse stato altrettanto doloroso.
Non riusciva più a
controllarlo, come le avevano insegnato
a fare al corso pre-parto -del tutto inutile, a ripensarci- e
francamente, di
sbuffare come una ciminiera nel tentativo di far passare le fitte, non
ne aveva
intenzione, come espediente lo trovava estremamente stupido.
E inutile.
Le avevano assicurato che, dopo la
rottura delle acque,
sarebbe iniziato il travaglio, e di lì a poco, anche il
parto.
Un
accidenti!
Le si erano rotte le acque la
notte prima, e il
travaglio, iniziato poco dopo, non aveva ancora portato a
niente…
"Coraggio, adesso finisce
tutto..."mugolò, a sé
stessa."…coraggio, andrà tutto
bene….coragg- aaaaaaaargh!"
Sua madre, sua nonna, la sua
bisnonna e così via, prima
di lei, avevano partorito, senza
ausilio di anestesie,
né di farmaci antidolorifici. E se
c'erano riuscite loro, senza niente e in casa, bè, ci
sarebbe riuscita anche
lei.
Una fitta le mozzò il
respiro.
Doppio
accidenti!
"Dov'è il
medico?!"sbuffò Shiryu, andando
avanti e indietro per la cucina, nervoso. Sua sorella stava soffrendo
le pene
dell'inferno, e non c'era nessuno ad aiutarla.
"Al telefono ha detto che sia lui,
che la levatrice,
sono rimasti imbottigliati nel traffico…"
spiegò Shunrei,
torcendosi le mani.
"Il capodanno è passato
da un pezzo…"sbottò
Shiryu, ingurgitando un sorso di tè verde.
"Dimentichi che oggi
c'è la Festa delle
Lanterne."
La guardò con tanto
d'occhi.
"Dèi, me n'ero
dimenticato!"esclamò."Cosa facciamo,
se la levatrice non arriva in tempo?"
Shunrei si sciacquò il
viso.
Già. Cos'avrebbero
fatto?
Nessuno di loro due aveva
esperienza nel campo -e perché mai
avrebbero dovuto averne?- uno era un guerriero, l'altra era ancora una
ragazzina,
serviva gente che sapesse il fatto suo.
"Non lo so, Shiryu."rispose,
preoccupata.
Sentirono un lamento, dalla stanza
di Mei.
"Non possiamo di certo lasciare
che si sbrighi da
sola, però."disse Shiryu. Andò a bussare dalla
sorella, ed entrò poco
dopo.
"Non ce la faccio
più."mormorò Mei, arpionando
le lenzuola sotto di sé appena sentì arrivare
un'altra fitta.
"Hai bisogno di qualcosa?"le
domandò Shiryu,
pentendosi subito dopo della domanda stupida che le aveva rivolto.
"…un dottore?"propose
Mei, stanca.
"…a Pechino
c'è la Festa delle Lanterne."disse
Shiryu, a mò di spiegazione."Non so se riuscirà
ad arrivare in tempo…Vado
a chiamare Dokho."
Maledizione.
Dokho entrò qualche
minuto più tardi, lasciando
incustodita la Torre di Hades, proprio mentre il bambino si stava
decidendo,
finalmente, a uscire.
Shiryu non potè far
altro che aspettare, mentre Dokho e Aiolia,
comparso in quel momento, cercavano di aiutare Shunrei a far partorire
Mei.
*
Camus s'affacciò dal
parapetto che delimitava lo spiazzo
antistante l'undicesima casa.
Troppi movimenti, quella sera,
troppi cosmi agitati.
Prima Dokho, solitamente così tranquillo che quasi non si
sentiva, poi Aiolia,
che s'era trasportato fino in Cina.
Che diavolo stava succedendo?
"Il cavaliere del dragone
probabilmente ha ancora
bisogno di cure, per i suoi occhi. Sai, dicono che contro Argo di
Perseo si sia
accecato per sfuggire al suo scudo della Medusa."disse Milo,
appoggiandosi
accanto a lui.
"Tenace come la sorella."aggiunse
Camus, con
una punta di tristezza.
"Non pensare a lei, Cam. Non puoi
andare avanti
così, tutto questo non può farti bene…"
*
"Alla buon'ora, ormai ho fatto
tutto io!"sbottò
Shunrei, preoccupata e spaventata dalla troppa
responsabilità che comportava
far nascere un bambino.
Una rapida occhiata, e Aiolia
prese il
"comando" della situazione.
"Ottimo lavoro, Shunrei. Adesso
pensiamo a come
farlo uscire del tutto."
Altri minuti interminabili,
corredati da uno strappo
molto poco rassicurante, che le strappò un grido.
Insolitamente da quanto si vedeva
in tv, Mei non aveva
gridato, né sbraitato cose senza senso.
Solo all'ultimo, in contemporanea
con il primo vagito del
piccolo, si lasciò andare a un grido liberatorio.
"…cos'è?"domandò
Mei, allungando il collo per
tentare di vedere qualcosa.
Aiolia sorrise, posandole sul
ventre quell'esserino
piccolo, rugoso e rosso.
"Una bellissima bambina."le disse.
Era una sensazione incredibile,
indescrivibile, perfino
il dolore era passato in secondo piano.
Mentre Aiolia pensava a lei,
Shunrei prese la piccola e
l'avvolse in una coperta, porgendoliela di nuovo.
Se la sistemò meglio
addosso, ora che era lavata e
pulita.
Sua figlia era stupenda.
"Perbacco, Mei, che
serata!"esclamò Shunrei,
scostando le tende dalla finestra. Fuori, nevicava.
"Che ore sono?"trovò la
forza di domandare,
guardando rapita la neve, che scendeva copiosa, come se qualcuno,
da Atene, le volesse far capire che le era vicino.
"Mezzanotte e qualche minuto del
sette
febbraio."le rispose Aiolia, abbassando la coperta.
"Camus…"mormorò
Mei. Se avesse atteso ancora
qualche minuto, la piccola sarebbe nata nello stesso giorno di suo
padre.
Ritornò a guardare la bambina, stringendosela al
petto."Ciao, Lixue."sorrise,
tornando a guardare
la neve."Joyeux Anniversaire, Camus".
*
Una strana sensazione al petto lo
costrinse a uscire di casa,
guardando a oriente.
Che fosse successo qualcosa a Mei?
Camus boccheggiò un
paio di volte, mentre la sensazione
spariva, lasciando posto a una strana serenità.
Aiolia ritornò diversi
minuti dopo la mezzanotte, lo
vide, alla prima casa, parlottare con Mu, di qualcosa. Doveva a tutti
costi
sapere cos'era successo, decise.
Non era sua abitudine fare domande
dirette su argomenti che
lo riguardavano troppo da vicino e che lo facevano soffrire. Non voleva
suscitare l'interesse degli altri colleghi, e soprattutto non voleva
scatenare
nessun pettegolezzo intorno a sé.
Stava indagando da due settimane
su quanto accaduto
quella notte, senza aver scoperto niente di niente, e proprio quando
aveva
deciso di lasciar perdere, ascoltò, per sbaglio, una
conversazione tra Mu e
Shiryu.
"...e così l'ha
chiamata Lixue. Mi piace, ha una
bella musicalità."diceva Mu.
"Mi raccomando, che non si sappia
in giro. Mei mi
ucciderebbe."
Si sporse, giusto in tempo per
vedere Mu scrollare la
testa.
"Io rispetto la decisione di Mei,
ma Camus dovrà
sapere che è diventato padre."
Sgranò gli occhi,
incredulo.
Lui, padre? Era diventato padre e
Mei non gli aveva detto
niente?
L'avrebbe sentito. Oh
sì, se l'avrebbe sentito.
**
"Oddèi, grazie per
avermi fatto uscire. Se fossi rimasta
ancora a lungo in quella camera, sarei impazzita."
Era la verità. Non
usciva di casa dal giorno del parto,
la convalescenza si era protratta più del previsto, e i
punti che Aiolia le
aveva applicato facevano ancora male, ma adesso li sopportava
decisamente
meglio.
Shunrei l'aveva convinta a uscire,
così da aiutarla a
fare spesa, e i sacchetti che stava portando erano leggerissimi in
confronto
alla pancia che s'era portata appresso negli ultimi tre mesi di
gestazione.
D'un tratto, lui.
La stava aspettando, non era di
certo arrivato per una
visita di cortesia. Cominciò a capire anche la ragione della
sua presenza.
Anche Shunrei l'aveva visto, e
aveva affrettato il passo,
per lasciarli da soli.
"Bonjour."lo
salutò, facendolo trasalire.
Il suo sguardo blu si focalizzò prima su di lei, poi su
Lixue, che aveva
sistemato in una fascia porta bebè, stretta al seno.
"Ciao."le rispose, nella sua voce gelida, forse, ma sempre
carezzevole, che le provocò un brivido. Non sapeva cosa
fare, non osò muoversi.
"Qual buon vento ti porta? La Siberia è qualche chilometro
più in
su."ridacchiò, cercando di mostrarsi allegra."Hai sbagliato
rotta?"
"No. Era proprio questa la destinazione."
Già. L'aveva
immaginato. Del resto, prima o poi,
l'avrebbe saputo.
"Se ti sei scomodato da Atene per venire qui e non in Siberia, allora
c'è
solo un motivo, e credo di conoscerlo. Seguimi."gli disse, sempre
sorridendo.
Ti prego,
fà che mi
sorrida ancora una volta. Una volta sola e basta.
Avvertiva il suo sguardo su di
sé, lo sentiva,
penetrante, sulla propria schiena.
Rabbrividì, ancora.
"Oh, no, stai tranquillo, sono capace da me di portare un
sacchetto."diniegò,
appena Camus tentò di prenderle il sacchetto di mano."Ho
trasportato cose
ben più pesanti di questo."
E rivide il suo sorriso. Finalmente.
Pensò.
Appena in casa, posò le
borse sul tavolo e slegò la
fascia che tratteneva Lixue, posandogliela delicatamente fra le
braccia. Lo
vide sgranare gli occhi, trattando la piccola come un oggetto di
cristallo sul
punto di infrangersi.
"Puoi stringerla, se vuoi, non si
rompe."gli disse.
Non le rispose, limitandosi ad arrossire e a sedersi su una poltrona,
sentendosi cedere.
"Come si chiama?"le disse, gelido.
"Lixue."gli sorrise, prima di ridere nel vedere
l'espressione
interrogativa di Camus."Significa neve."disse, in
suo
soccorso, godendosi i primi istanti della sua bambina e del suo uomo,
insieme,
e quasi pianse quando lo vide prendere la mano di Lixue nella sua.
"….perchè
non ne sapevo nulla?"si sentì
chiedere, con un tono gelido, carico d'accuse non dette."Ho saputo di
lei
per puro caso, quando ho sentito parlare tuo fratello con Mu."
Come rispondergli? Aveva ragione.
Si sentì tremendamente
in colpa.
"Beh, Camus…potrei dirti che stavo per dirtelo, ma mentirei.
Tu hai la tua
vita, ad Atene, sei un Cavaliere d'Oro. Hai già abbastanza
impegni senza che io
ti aggiunga una figlia all'elenco. E io ho la mia vita, qui. Sto bene.
Stiamo
entrambi bene e nostra figlia sta bene. È questo che
conta."gli rispose,
sentendosi più bugiarda che mai.
Camus tornò a guardare la figlia, accarezzandole la
testolina e la guancia.
"Posso venire a trovarla quando
voglio?"le
chiese.
"Quando vuoi."sorrise.
Lui sollevò lo sguardo
da Lixue, per posare i suoi occhi
blu nei suoi.
"Avrei voluto esserci."le disse,
semplicemente,
appena ebbe abbandonato la sua aria gelida."Non sapevo niente, nemmeno
che
aspettassi un bambino."
Scosse la testa, per ricacciare
indietro le lacrime che
minacciavano di uscir fuori.
"Lo so. Ma non potevo fare
altrimenti. Tu sei stato
chiaro, in proposito, non mi vuoi più."
Camus si alzò, diede un
bacio in fronte a Lixue, e gliela
restituì, prima di posarle un bacio in testa.
"Non sai quanto mi sono pentito di
averlo fatto."le
sussurrò, prima di scomparire, lasciandola sola.
Chissà. Forse non tutto
era perduto.
*****
Lady Aquaria's corner.
E salve! Questa one shot mi
balenava in mente già da un po’,
ed era lì, rincantucciata in un angolo del mio
desktop…
Piccola precisazione: non l'ho mai
precisato prima, ma
non tengo conto delle date nell'anime e del manga, ambientati nel 1986,
visto
che i miei personaggi sono nati in quel periodo.
Mei, ad esempio, è del
1984, e Shiryu è del 1990, Shunrei
è del 1991 e così via.
Il 2004, anno in cui è
ambientata questa piccola one
shot, è, secondo il calendario cinese, l'anno della scimmia,
iniziato il 22
gennaio 2004. Il capodanno, in Cina, è una festa enorme e
piena di simbologia,
e i festeggiamenti durano quindici giorni, al termine dei quali
c'è la
tradizionale festa delle lanterne, che in questa storia cade, appunto,
il 6
febbraio.
La seconda parte, quella dopo i
due asterischi, per
intenderci, è il punto di vista di Mei-Yin riguardo a parte
degli
avvenimenti narrati nel capitolo 5 della roundrobin "Nati
sotto una stella"
di Elena NJ. Anche se il n° 5 è stato scritto da me,
ritengo doveroso citare
lei e la sua roundrobin, per correttezza.
Un abbraccio, Vale^^
Lady Aquaria
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