Buongiorno ragazze!
La
meledizione del "venerdì" si è abbattuta ancora
su di me, ed eccomi con
un giorno di ritardo. A questo punto, se non riuscirò ad
arrivare
puntuale nemmeno giovedì prossimo, vorrà proprio
dire che dovrò passare
al venerdì per gli aggiornamenti...
Ma
passando al capitolo di oggi,
devo farvi un'importante premessa: non sono laureata. Quindi ho zero
esperienza diretta di lezioni universitarie, esami, tesine, etc., etc.
Quindi sono andata un pò "a spanne" nelle descrizioni,
magari non
proprio tutto sarà realistico al cento per cento (metteteci
pure che
per giunta è all'estero...). Per quanto riguarda la tesina
che
troverete citata, è il frutto di un assemblaggio di nozioni
trovate sul
web, quindi anche lì potrei aver commesso delle castronerie
(se c'è
qualche laureata in economia mi può tranquillamente
bacchettare! XD!).
Che
altro dire... che siete fantastiche,
mi seguite sempre con tanto affetto ed entusiasmo.
E
non avendolo mai fatto prima, permettetimi di ringraziare pubblicamente
le
306 lettrici che mi preferiscono
le
67 lettrici che mi ricordano
le
458 lettrici che mi seguono.
Ad
ogni capitolo questi numeri aumentano, e ogni volta ancora mi stupisco.
Grazie, quindi, anche per questa bellissima sensazione che mi fate
vivere.
Adesso
vi lascio alla lettura, ci sentiamo a fine capitolo.
Un
bacio.
Roberta
Lo
specchio le
stava rimandando l'immagine di una ragazza dall'aria tranquilla e
sicura, come invece lei non si sentiva affato. A pensarci bene,
però, più che insicura si sentiva nervosa.
Per
la terza volta, infatti, aveva cambiato idea sull'abbigliamento da
indossare.
Così si era recata nuovamente nella grande cabina armadio,
dove
i suoi vestiti ancora occupavano solo un quarto dello spazio a
disposizione.
Le
era venuto da ridere, ripensando allo sguardo esterefatto di Kelly:
non si era capacitata del fatto che non possedesse neanche la
metà della sua passione per abiti e scarpe..
Quando
lo aveva raccontato ad Edward, lui si era limitato ad un
commento chiaro e inconfutabile: lei e Kelly erano decisamente due
ragazze dallo stile differente. Probabilmente notando la sua aria
pensierosa, l'aveva stretta tra le braccia, sul viso quell'espressione
sensuale che le faceva accelerare il battiato cardiaco.
"Isabella, i vestiti che indossi
non
hanno nessuna importanza per me. E sai perchè?
Perchè il
mio unico pensiero è quello di toglierteli..."
Alle
parole aveva fatto seguire i fatti: non era passato nemmeno un
secondo da che aveva preso a sfilarle i jeans e la maglietta che
portava in quel momento.
Ma
adesso doveva sforzarsi di tornare al presente e alla scelta su come
vestirsi per la sua prima giornata in università.
Così
si era sfilata la gonna e la camicetta leggera che erano
state il suo terzo cambio, rimanendo in slip e reggiseno. Si era
concentrata, domandandosi per l'ennesima volta come mediare tra il suo
bisogno di sentirsi a proprio agio senza però apparire
troppo
sportiva o addirittura trascurata.
Forse
poteva indossare i pantaloni e la maglia che aveva acquistato
dietro consiglio di Alice. Quando l'aveva accompagnata per
scegliere l'abito da sera, aveva addocchiato anche quel completo,
dicendole che su di lei sarebbe stato perfetto. In effetti quando lo
aveva provato, si era resa conto di quanto le donasse davvero.
Aveva
preso a giocherellare con i capelli raccolti a coda, imponendosi
di decidere entro cinque minuti, altrimenti avrebbe rischiato di
passarci la giornata lì dentro.
Persa
in quella sua indecisione, non aveva sentito sopraggiungere
Edward. Nè aveva percepito il suo sguardo scivolare dal
collo
delicato giù per la schiena, fino ad arrivare alla vita
sottile
e
ai fianchi morbidi. Si era soffermato proprio su questi ultimi,
ripensando a come le sue mani
amavano afferrarli con forza per imporle il giusto ritmo mentre
affondava dentro dentro di lei.
Il
solo ricordarlo gli era costato un'immediata contrazione all'inguine,
dove la sua erezione si era ribellata al tessuto stretto dei boxer. Era
andato avanti nel suo esame, facendosi ancora più male. La
linea dei
fianchi aveva lasciato spazio alle natiche, appena coperte da un paio
di slip. Il completo intimo che indossava Bella, era stato uno dei
pochi acquisti che aveva fatto lì a New York. Era bianco,
piuttosto semplice e proprio per questo ancora più
sensuale su di lei.
A questo punto toccarla,
stringerla a lui, era diventato un bisogno impellente.
Si
era avvicinato silenziosamente, facendole scivolare le braccia intorno
alla vita e attirandola contro il suo torace.
La
sorpresa l'aveva fatta sobbalzare, ma subito dopo si era lasciata
andare, abbandonandosi alla sua stretta in quel modo che lo faceva
impazzire.
Gli dava proprio l'impressione
che Isabella trovasse il suo abbraccio il posto più naturale
dove rifugiarsi.
-
Lo so che detto da me suona strano, ma non so cosa mettermi. Non
è che mi aiuteresti a decidere?
Si
erano alzati dal letto appena un'ora prima, e solo all'idea che
avrebbero potuto
prolungare la loro vicinanza sotto la doccia. Era un'abitudine
diventata
subito piacevole quella di insaponarsi a vicenda, o meglio... un'altra
scusa per non smettere di accarezzarsi.
A
volte le lavava anche i capelli, gli piaceva
massaggiarle la testa, sentendola mugolare soddisfatta sotto il tocco
delle sue dita.
Anche
quella mattina lo aveva fatto, usando quello shampoo che poi donava
alla sua chioma un profumo delicato di fresia.
Lo
aveva inspirato profondamente, appoggiando il mento sulla sua testa.
Gli piaceva da impazzire il modo
in
cui il corpo di Isabella, esile e morbido, si adattava al suo
più grande e solido.
- Edward? Potresti
concentrarti di più sul mio problema?
L'aveva
deliberatamente ignorata, preferendo stringerla
ancora di più a lui e facendo scivolare una mano sul suo
seno,
ricoprendolo.
Anche quello sembrava essere
fatto su misura per lui: le sue mani, infatti, lo contenevano
perfettamente.
- Devo dedurre che
va bene quello che indosso, senza
l'aggiunta di nient'altro? Magari anche in università
apprezzerebbero...
Avrebbe
tanto voluto impegnarsi nel suo gioco preferito, ossia
tramutare il desiderio di parlare, nel solo desiderio di gemere per
il piacere provato.
O al massimo concedere ad
Isabella di invocare solo il suo nome, come spesso faceva quando
raggiungeva l'orgasmo.
Ma solo l'idea che
qualcun altro avrebbe potuto vederla con
indosso quel completo intimo, lo aveva spinto ad uscire dal suo
silenzio.
- Azzardati a
farti vedere così da qualcun altro, e giuro che non rispondo
delle mie azioni...
Per
tutta risposta era scoppiata in una bassa risata che aveva avuto il
potere di eccitarlo ancora di più.
Possibile che il solo sentirla
ridere lo mandasse fuori di testa in quella maniera?
-
Scusa, Edward, ma quando indossavo il costume non ero esattamente
esposta alla stessa maniera? La differenza sta solo nel fatto che
questo è un completo intimo...
Le
aveva posato le labbra sull'orecchio, avvertendo il brivido che le
aveva provocato e sorridendone soddisfatto.
Anche lui esercitava un grande
potere su di lei.
- Ero
già geloso quando gironzolavi in costume, solo
che allora non potevo accampare nessun diritto ufficiale per evitarlo...
-
Diritto?
-
Certo. Non hai ancora capito che sono un uomo molto, molto
possessivo? Ciò che è mio, è solo ed
esclusivamente mio...
-
Io non sono un oggetto da possedere...
Lo
aveva bacchettato semiseria, colpendogli la mano con cui ricopriva
ancora il suo seno.
-
Sul fatto che tu non sia un oggetto
non ci sono dubbi.
Le
aveva stretto di più il seno, pizzicando leggermente il
capezzolo già turgido, per sottolineare come non la
ritenesse
affatto un oggetto inanimato.
-
E nemmeno sul fatto che tu sia soltanto mia...
Aveva cercato di
liberarsi dalla sua stretta, ma glielo aveva impedito facilmente.
Non si sarebbe mai stancato di
giocare così con lei.
- Sul fatto di
possederti... bè, quello dipende da quanto tempo mi
concederai...
Con
la mano che le aveva ricoperto il seno era sceso lungo il ventre,
gustando la sensazione della sua pelle calda e arrivando ad
intrufolarsi
sotto l'elastico degli slip.
-
Non un minuto di più. Non posso fare tardi il mio primo
giorno di
università... e poi... un pò di astinenza ti
aiuterà ad essere meno possessivo!
Con
una mano, infatti, aveva bloccato la sua, impedendogli di raggiungere
il calore della sua intimità.
-
Astinenza?
La
sola parola gli aveva procurato una fitta dolorosa all'inguine.
Bella si era allontanata e voltata verso di lui con un'espressione che
voleva essere seria, ma che non riusciva a nascondere del tutto
un'ombra giocosa.
-
Sì, astinenza. Ho l'impressione, Mr. Cullen, che lei mi
voglia
sempre e solo dentro il suo letto, privandomi della mia
libertà
personale.
-
Non direi, Mrs. Swan. Le sto anche consentendo di frequentare una
prestigiosa università, piena di studenti maschi pronti ad
invaghirsi di lei...
Si
era interrotto, fingendosi preoccupato al solo pensiero.
-
E anche tutti più giovani di lei, Mr. Cullen.
-
Gioca a mia favore, questo. Hanno una ragione in più per
tenersi alla larga da ciò che
è mio.
Potrebbero scoprire come può essere pericoloso
sfidare l'ira di un uomo
maturo e potente come me.
Le
piaceva essere l'origine di quello sguardo possessivo e innamorato.
Come le piaceva quando Edward giocava a fare il duro così,
perchè in realtà sapeva benissimo che non pensava
a lei come a "qualcosa di sua proprietà".
-
Potrebbe risolvere il problema appendendomi un cartello al collo:
"proprietà esclusiva di Edward Cullen".
L'aveva
guardata maliziosamente.
-
Ci sarebbe una soluzione meno ingombrante: un bel marchio. Come si
faceva con gli schiavi.
-
Mr. Cullen, avrei da controbattere con argomentazioni molto
convincenti sul fatto che lei è davvero un maschilista
retrogado
e cavernicolo, ma mi trovo costretta invece a chiederle di andarsene,
visto che
il suo contributo qui non è stato di alcuna
utilità. Mi sta facendo perdere solo altro tempo...
Aveva
accompagnato le parole con i gesti: lo aveva letteralmente spinto oltre
la soglia della cabina armadio.
-
Non penserai davvero di liquidarmi, così, vero?
Lo
sguardo scandalizzato di Edward l'aveva fatta ridere: sapeva cosa gli
stava passando per la testa.
-
Non abbiamo chiarito bene l'argomento "astinenza"... era uno scherzo,
vero?
Per
tutta risposta Bella aveva sfoderato uno sguardo che gli aveva
fatto balenare l'idea di fregarsene se le avrebbe fatto fare tardi al
suo primo giorno di università.
-
Non lo so... dipende. Scherzavi quando dicevi che vanti dei "diritti
ufficiali" su di me?
Dio, quando lo provocava come
stava
facendo anche in quel momento, gli pareva di poter diventare davvero un
cavernicolo e trascinarla con lui in una grotta per non lasciarla
uscire mai più.
Praticamente quasi
nuda, le mani sui fianchi, lo sguardo intenso, Bella non poteva essere
più sensuale e desiderabile.
-
No. Per niente. Tu sei mia, punto.
Sapeva
di averle dato la risposta che si aspettava, lo aveva capito da
come il suo sguardo nocciola si era fatto ancora più acceso.
Ma sapeva altrettanto bene che
Isabella stava imparando la sottile arte di farlo impazzire.
- Allora
nemmeno io scherzavo, quindi sparisci!
Lo
aveva fatto davvero! Gli aveva chiuso la porta scorrevole in faccia!
Sentendola
ridacchiare soddisfatta della sua azione, era stato
nuovamente tentato di fregarsene dei rispettivi impegni e trascinarla
di nuovo a letto.
L'idea era quella di finire quel
gioco possedendola sino a non avere più la forza per farlo,
dimostrandole ancora una volta quanto fosse sua.
Poi
la parte razionale aveva prevalso su quella istintiva, quella che
per dirla tutta lo faceva sentire davvero un uomo delle caverne:
bestiale e primitivo nel suo bisogno di possedere Isabella.
Così,
una piccola parte di lui già proiettata verso
l'incontro che lo attendeva, si era limitato ad accostarsi alla porta
per lanciare un ultimo, inequivocabile messaggio alla sua donna.
- Isabella?
Era
giunto un sì piuttosto soffocato, ma con un chiaro accento
interrogativo.
-
Andrà tutto bene, oggi. Sarai fantastica, lo so.
Perciò non essere nervosa... e ricordati che ti amo.
La
porta si era riaperta di scatto e Bella era apparsa con
indosso
gli slip e una morbida maglia color avorio. Era riuscito a vedere che
le stava d'incanto, prima che gli buttasse le braccia al collo e lo
tirasse verso di lei per baciarlo.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
-
Devo sembrarti molto infantile in questo momento, vero?
L'occhiata
di Rose non era stata falsa, e questo l'aveva spinta ad essere ancora
più sincera.
-
E' che vorrei aver già superato questo momento. Mi ricorda
terribilmente il mio primo giorno al St. Marie. E' stato orribile, io
non conoscevo nessuno, invece gli altri sembravano sapere tutto di me.
Forse
perchè essere arrivata insieme ad Edward Cullen aveva
suscitato un certo interesse negli altri genitori. La notizia che era
diventata la sua pupilla aveva destato molto clamore, anche tanti
pettegolezzi.
-
Se posso fare qualcosa, Bella...
-
In effetti no. Devo solo decidermi a scendere da questa macchina e
rompere il ghiaccio. In realtà non sono più una
bambina
spaesata.
Era vero. Ora non era
più sola, aveva Edward accanto a sè.
-
Decisamente no. Anche se hai dei buoni motivi per sentirti
così. Purtroppo non hai quell'anonimato che garantisce ad
altri
di affrontare una situazione senza sentirsi ancora di più al
centro dell'attenzione.
Già,
purtroppo lei era Isabella Swan, ricca ereditiera e adesso fidanzata
ufficiale di Edward Cullen.
Il ricco magnate che aveva
concluso affari sporchi con i suoi soldi.
Anche
il New York Times di quel giorno aveva dedicato una doppia pagina
all'argomento. Lo avevano letto insieme, lei ed Edward, mentre facevano
colazione.
Ne
avevano parlato a lungo la notte prima, e aveva risposto con
chiarezza e semplicità a tutte le domande che gli aveva
posto,
proprio come le aveva detto che avrebbe fatto.
Era
stato sincero persino sul "modo" in cui stava cercando di scoprire
chi avesse diffuso quel dossier su di lui. Se l'aveva un pò
turbata la cosa, era vero anche che stava iniziando ad accettare che ci
fosse un lato così "spietato" del suo carattere.
Non si arrivava ad amministrare
un impero finanziario senza dover prendere decisioni critiche.
- Bella, se vuoi
posso accompagnarti dentro. Fortunamente non
sono Emmett o Jasper... non glielo dire, mi raccomando, però
loro hanno proprio un pò quell'aria da "ehi, girate al largo
da
lei, altrimenti sono rogne" che di solito attira ancora di
più
l'attenzione su di una persona...
Si
era ritrovata a ridere insieme a Rose, perchè era vero, i
due
uomini apparivano molto più "bodyguard" rispetto a lei.
-
Io posso anche passare per un'amica.
Le
era venuta in mente in Kelly. Le aveva telefonato solo una mezz'ora
prima, proprio perchè immaginava come si sentisse e allora
la
voleva un pò rincuorare.
Di
certo il suo carattere esuberante l'avrebbe portata ad affrontare
diversamente il suo primo giorno di università a Los
Angeles.
Pobabilmente nel giro di mezza giornata, Kelly avrebbe fatto la
conoscenza di mezzo corpo studentesco.
A
lei sarebbe occorso più tempo, ma era certa che sarebbe
riuscita ad inserirsi tranquillamente.
Non era più una
bambina, era molto più sicura delle sue capacità
e di se stessa.
- Sono abbastanza
tentata, ma è meglio di no. Prima mi butto, prima passa la
paura.
-
Okay, come vuoi. Allora, non mi resta che dirti ancora un paio di
cose. La prima: riteniamo che l'università non sia il posto
ideale per arrivare a te, troppa gente per agire indisturbati.
Però, qualsiasi cosa ti faccia sentire a disagio, che sia
una
persona o una situazione, chiami uno di noi immediatamente.
Non
correre rischi inutili, Bella. E' meglio un falso allarme, piuttosto
che rischiare.
Rose
adesso era seria, perchè non avrà avuto
l'atteggiamento del "bodyguard", ma era altrettanto attenta e
scrupolosa come Emmett e Jasper. Il rapimento era un argomento serio e
reale nel suo caso, come lo era in fondo per tutte quelle persone
ricche e famose.
-
La seconda: la stampa. Edward ha contattato personalmente il rettore
Peterson, spiegandogli
la situazione. Si è detto disponibile a collaborare qualora
la
situazione dovesse degenerare. Tipo che si appostino giornalisti
e fotografi qua fuori, notte e giorno, ogni volta che avrai
lezione. Non ci tiene nemmeno lui a dare vita ad un circo mediatico
davanti alla sua prestigiosa università.
Bella
sperava proprio non accadesse, e per il momento era stupita di
essere riuscita ad arrivare sino a lì senza che qualcuno
avesse
tentato di rubare immagini della sua vita.
Anche se, alla lunga, avrebbe
dovuto
imparare a gestire la sua immagine pubblica: la moglie di Edward Cullen
non sarebbe mai passata inosservata.
- Terza cosa:
cerca anche di divertirti.
Adesso
Rose era tornata a sorridere.
-
Questo te lo dico da ex studentessa.
Mi sono divertita da morire con le mie compagne, ho dei ricordi
bellissimi di quel periodo. So che sei molto legata a Kelly, ma non
lasciare che ti impedisca di conoscere altre ragazze.
Ci
aveva pensato anche lei. Nessuna avrebbe potuto prendere il posto di
Kelly, sentiva che con lei c'era un legame troppo speciale,
però
questo non le avrebbe impedito di fare nuove amicizie.
Glielo aveva accennato anche
Edward,
scherzando poi sul fatto che doveva aprirsi un pochino di
più
con le compagne e un pochino di meno coi compagni!
- Scusami, Bella.
Sembro una vecchia zia alle prese con le raccomandozioni.
-
Ma no, anzi. Ti ringrazio per essere sempre così gentile.
Potresti limitarti al tuo lavoro, senza preoccuparti di come mi sento...
Era
vero, Rose si stava rivelando una donna molto sensibile sotto
quell'aria da dura che sfoggiava. Lo testimoniava anche il modo con cui
si prendeva cura di quelle ragazze-madri che ospitavano nella casa
famiglia presso cui prestava volontariato.
-
Se potevo aver avuto qualche dubbio prima di conoscerti, sarebbe
scomparso nel momento in cui ti ho conosciuto: Edward aveva ragione,
sei una ragazza a cui è facile affezionarsi...
Ecco,
di questo passo Rosalie l'avrebbe fatta emozionare ancora di
più. Non era il momento giusto per certe confidenze,
così
aveva deciso che era arrivato davvero il momento di iniziare quella
giornata.
-
Questo mi fa sentire molto meglio, davvero, e pronta ad affrontare il
mio primo giorno da matricola.
-
Allora non mi rimane che augurarti in bocca al lupo!
-
Crepi.
C'era
stato un sorriso sincero tra loro, poi Bella aveva aperto la
portiera della berlina, attirando i primi sguardi: qualcuno che
scendeva da una macchina così elegante e dai vetri oscurati,
non
poteva che attirare l'attenzione dei presenti.
-
Tornerò a prenderti per le tre, come concordato.
-
Benissimo. A dopo, allora. Ciao.
-
Ciao.
Era
scesa, richiudendo lo sportello dietro di sè. Era rimasta un
attimo immobile, prima di dirigersi verso l'ingresso.
Iniziava un nuovo periodo della
sua vita.
L'università,
con impegni ed obiettivi da perseguire e
raggiungere. Dal punto di vista dello studio si sentiva pronta ad
affrontare la sfida, da un punto di vista "sociale" aveva ancora
qualche riserva.
Però ce l'avrebbe
messa tutta per vincere quella timidezza e incertezza che ancora
l'accompagnavano in parte.
XXXXXXXXXXXXX
Non
appena l'avvocato Miller aveva lasciato l'ufficio di Edward, da una
porta laterale era entrato Emmett.
L'interfono
lasciato volutamente aperto, gli aveva permesso di
ascoltare nella stanza accanto la conversazione che si era svolta tra i
due uomini, senza
dover svelare la sua presenza.
-
Allora? Che ne pensi?
Il
tono diretto con cui Edward gli aveva posto la domanda era stato un
chiaro segnale di quanto si fidasse del suo giudizio.
-
Penso che sia una vendetta in piena regola. E studiata anche con
estrema attenzione. Non ti sarà facile dimostrare chi
c'è
dietro a tutta questa situazione e perchè lo ha fatto.
-
Vedo che siamo giunti alla stessa conclusione. Ha giocato bene le sue
carte, ha trovato l'anello debole e l'ha saputo sfruttare facendolo
diventare un ottimo paravento per le sue azioni. Se adesso facessi il
suo nome,
probabilmente ne uscirebbe comunque pulito. Niente porta direttamente a
lui.
Emmett
si era limitato ad annuire, guardandolo con una confidenza che pochi
potevano vantare di avere con Mr. Cullen.
Giocherellando
con una penna, Edward si era fatto pensieroso.
-
Bisogna raccogliere prove inconfutabili del suo coinvolgimento, e
farlo in fretta. E' vero che Miller si sta già occupando di
smontare pezzo per pezzo le accuse che mi sono state rivolte, ma al
momento mancano gli elementi sufficienti per dimostrare che non ero a
conoscenza della situazione.
A
questo punto Emmett si era ritrovato a guardare negli occhi un Edward
che gli aveva ricordato lui quando si era ritrovato a prendere
decisioni drastiche durante le sue missioni.
Non era stato mai facile, ma lo
aveva dovuto fare lo stesso. Si trattava di colpire o
essere colpito, non c'erano altre possibilità.
- Sarò sincero, Emmett. Voglio risolvere questa
situazione il
prima possibile, perchè non voglio che Isabella ne sia
coinvolta. Ho la certezza che presto si diffonderà la voce
che
si è prestata a farmi da copertura, così da
gettare fango
addosso anche a lei.
Aveva
smesso di giocherellare con la penna per guardarlo dritto negli occhi.
- Perciò,
hai carta bianca. Agisci come meglio credi e procurati quelle prove.
Il
fatto che gli stesse chiedendo di occuparsene personalmente, aveva
fornito ad Emmett la certezza di quanto fosse urgente per Edward la
situazione.
Anche se non aveva avuto dubbi
sul
fatto che sarebbe stato così: c'era di mezzo Isabella,
l'unica
persona per cui probabilmente sarebbe arrivato a compiere azioni
di ogni tipo.
Del resto, lo
poteva capire: lui, per Rose, sarebbe arrivato anche ad
uccidere.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
Dopo il primo
momento di smarrimento, coinciso con il suo
ingresso nel campus pieno di ragazzi in attesa di iniziare il nuovo
anno universitario, si era ripetuta la frase che era diventato quasi un
mantra per lei: un
passo alla volta.
Era stato Edward a
dirgliela, quando il rapporto tra loro aveva
assunto risvolti molto più profondi. E aveva funzionato, un
passo alla volta avevano - e stavano ancora - affrontando la loro
relazione.
Il prossimo passo sarebbe stato
sposarsi.
Ma aveva smesso
subito di pensarci, quella mattina non aveva
bisogno di altre emozioni forti... e pensare che tra poco
più di
cinque mesi avrebbe sposato Edward era qualcosa che le procurava sempre
un'emozione violenta!
Così,
aveva affrontato il primo
passo
della sua nuova vita studentesca cercando di orientarsi su dove si
trovasse l'aula magna in cui si sarebbe svolta la sua prima lezione di
Scienze del linguaggio.
Mentre
si districava all'interno dell'edificio, aveva avuto modo di
captare al suo passaggio occhiate indifferenti, altre chiaramente
coscienti di chi fosse, altre ostili, altre neutre, altre
più
amichevoli.
Aveva
mantenuto un atteggiamento riservato con tutti, sperando che
l'attenzione su di lei si limitasse ai primi giorni, per poi diventare
una routine la sua presenza lì.
Bella
si era resa conto che stava sperimentando per la prima volta cosa
volesse dire essere "famosa", e ne sentiva decisamente il peso.
Qualsiasi cosa avesse detto o fatto, sarebbe potuta diventare di
dominio pubblico nel giro di poco tempo.
Apprezzava ancora di
più il
sostegno che le aveva fornito quella mattina Edward, quando le aveva
detto di preoccuparsi solamente di essere se stessa, che il resto
sarebbe venuto da sè.
Quando aveva
finalmente trovato l'aula, dentro c'erano
già stati un centinaio di studenti e ancora molti posti
liberi.
Indecisa per un attimo su dove sedersi, aveva poi optato per un posto
che si trovava più o meno a metà aula, tra altre
ragazze.
Non
appena seduta, aveva sentito molti sguardi su di sè. Era
stato inevitabile domandarsi cosa stessero pensando di lei, come
giudicassero le sue scelte di vita, il suo rapporto con Edward.
Ecco un'altra prima volta: aveva
avuto un assaggio reale della pressione che Edward doveva sempre aver
sostenuto, e che lei sinora non aveva avvertito.
Era
stata una
considerazione che aveva aperto un grande squarcio sul passato, su come
forse avesse cercato davvero con le sue scelte di proteggerla in un
momento già delicatissimo per lei: superare gli anni
dell'adolescenza senza il sostegno dei suoi genitori.
Charlie
e Reneè l'avrebbero sicuramente aiutata ad imparare ad
affrontare i lati negativi di essere una ricca ereditiera, Edward non
si era sentito in grado di poterlo fare subito, anche lui troppo
impreparato a quel nuovo ruolo di "tutore".
Si
era estraniata grazie a quei pensieri profondi, tanto che non aveva
subito realizzato che accanto a lei si era seduta una persona. Solo
quando una voce piuttosto nasale l'aveva salutata, si era accorta della
ragazza che la fissava in attesa.
Patricia Collins era stata la
prima conoscenza ufficiale.
Era stata subito
diretta nel dirle che aveva deciso di sedersi
vicino a lei perchè, in fondo, era un viso più
conosciuto
rispetto agli altri. Originaria del Colorado, era anche lei approdata a
New York solo da una settimana, ritrovandosi completamente sola.
Bella
aveva inevitabilmente provato un'immediata empatia con Patricia,
non fosse altro che sapeva cosa voleva dire ritrovarsi "sola" e
spaesata.
Così avevano rotto il
ghiaccio, iniziando a scambiarsi le prime informazioni basilari.
Patricia non era
proprio timida o imbarazzata, era più
che altro discreta. Questo aveva aiutato Bella a proseguire nella
conversazione, continuando a trarre una prima impressione positiva su
di lei.
Poi
alla sua destra si era seduta un'altra ragazza, Ashley Cox, e si
era subito presentata in maniera diversa. Praticamente era planata sul
banco, rovesciando tutto il contenuto della sua borsa.
Tra
l'ilarità generale di chi aveva osservato la scena, si era
presentata sia a Bella che a Patricia, scusandosi per l'accaduto. Il
viso coperto da un enorme paio di occhiali scuri, Bella non aveva
subito realizzato chi fosse.
Solo
quando aveva scorto un tatuaggio a forma di stella sul collo della
ragazza, qualcosa aveva preso a ronzarle in testa. Nel frattempo,
Ashley si era già lamentata per un sacco di cose: non
potevano
iniziare quella lezione più tardi? C'era proprio bisogno di
tirare le persone giù dal letto alle nove della mattina?
Perchè non c'erano sedie più comode? Non si
poteva alzare
l'aria condizionata? Era proprio necessaria tutta quella luce
artificiale? Le bruciavano lo stesso gli occhi, nonostante le lenti
scure. Come mai quel corso era così affollato? Le avevano
garantito che c'era una certa selezione lì alla NYU.
A
quel punto si era rivolta direttamente a Bella, chiedendole se a lei
non avessa dato fastidio scoprire che quell'aula era così
affollata.
In
quel momento, con quella domanda, aveva realizzato chi si fosse
appena seduta accanto a lei: Ashley Cox, figlia del famoso campione di
baseball Paul Cox e della sua prima moglie. Sapeva chi fosse il padre
perchè riempiva le pagine della cronoca rosa grazie alle sue
numerose avventure. Kelly e Jessica non avevano mai mancato di
commentare che era un figo pazzesco, nonostante i suoi quarantanni
suonati.
Le era stato inevitabile pensare
che anche Edward a quarantanni avrebbe mantenuto ancora il suo fascino.
Anzi, probabilmente
il tempo gli avrebbe regalato quella
maturità che poteva rendere la bellezza di un uomo ancora
più interessante.
Poi
Ashley aveva preteso la sua attenzione, ribadendole il concetto se
anche lei non fosse seccata dal fatto che c'era tutta quella gente.
Era
stata cortese nel rispondere, anche se meno spontanea: sì,
in effetti c'erano molti studenti. Però sinora nessuno le
aveva
rivolto più di tanto l'attenzione, quindi non poteva
lamentarsi.
Anche se aveva
dovuto ammettere che la presenza di Ashley
accanto a lei aveva attirato molta più attenzione rispetto
al
suo ingresso solitario.
Probabilmente
due ragazze "famose" vicine davano vita a molti
più pettegolezzi: si conoscevano già? Chi era
più
bella? Erano fidanzate? Se sì, chi ce l'aveva più
ricco e
bello?
Quel
genere di interesse un pò "morboso" di cui spesso le aveva
parlato Kelly, e di cui era stata oggetto quando qualcuno aveva avuto
l'occasione di avvicinarla e conoscerla.
Poi
non c'era stato più modo di rapportarsi nè con
Patricia, nè con Ashley, perchè era arrivato il
Prof.
Baker e aveva dato il via alla presentazione del corso di
laurea
che avevano scelto tutti loro presenti.
Per
lei era stato automatico concentrarsi sulle parole del professore,
escludendo tutto il resto. Le tre ore successive erano così
volate, proiettandola allo step successivo: il pranzo.
Solo
alle due, infatti, si sarebbe potuta presentare dal Prof. Foster
per confermargli l'iscrizione alle sue lezioni. Sino all'ultima era
stata indecisa se frequentare, o meno, quel corso alternativo di
Filosofia generale.
A
farla decidere era stata la scoperta che le avrebbe fruttato un
ulteriore bonus cumulabile con il risultato finale.
Si
era ritrovata fuori dall'aula magna in compagnia delle sue due nuove
conoscenze: Patricia ed Ashley. Non potevano essere più
diverse
tra di loro, ed era ovvio che in quel momento a fare da "collante" era
lei.
Era
ritornata col pensiero al gruppetto affiatato che avevano formato
lei, Kelly, Angela e Jessica. Sicuramente non sarebbe riuscita a
ricreare un gruppo così, dal momento che non avrebbe
condiviso
tanto tempo come aveva fatto con le vecchie compagne. Però
si
augurava di poter trovare delle presenze "stabili" con cui condividere
quel percorso.
Se
era più propensa verso Patricia, era molto più
scettica su Ashley. Sembrava averla cercata solo per il fatto che
avevano in comune il tratto di essere "note", quindi già
sulla
stessa lunghezza d'onda.
Prima,
però, di decidere se pranzare da sola, o chiedere la
compagnia delle due ragazze, era comparsa una terza opzione: Andrea
Aristarchi. Se lo era visto sbucare di fianco, salutandola
calorosamente.
Si
era guadagnato un'occhiata indifferente da parte di Ashley e una
più interessata da parte di Patricia.
Aveva
avuto appena il tempo di presentargliele, prima che Andrea
praticamente la sequestrasse per pranzare loro due soli. La scusa che
aveva addotto con le due ragazze per non estendere l'invito,
preoccupandosi così di essere sempre affabile come era nel
suo
stile, era stata quella che come ex- compagni di scuola avrebbero avuto
un sacco di cose da raccontarsi e loro si sarebbero sicuramente
annoiate.
Bella
di fatto non aveva avuto molta scelta: Andrea aveva mostrato lo
stesso entusiasmo del loro primo incontro nel rivederla, tanto che
iniziando immediatamente a parlarle, non aveva di fatto atteso nemmeno
una sua vera risposta per quell'invito.
Se
le prime domande erano state un pò vaghe, tipo chiederle le
sue prime
impressioni sulla NYU, se era come se l'era immaginata e
così via, una
volta che avevano preso posto in un angolo del capiente self-service
posto all'ultimo piano dello stabile, le domande si erano fatte molto
più personali e mirate.
Infatti
l'aveva guardata dritta negli occhi, senza più mascherare un
certo stupore.
-
Devo essere sincero, Bella. Non mi sarei mai aspettato un risvolto
simile nel tuo rapporto con Edward. Dopo che me ne sono andato dal St.
Marie, non ho più avuto modo di sapere come procedessero le
cose tra
voi, è vero. Ma dopo quello che è successo quel
pomeriggio...
Bella
si era resa conto che adesso quel ricordo faceva molto meno male.
Parlarne con Edward l'aveva liberata di quella confusione che aveva
sempre provato nei confronti di quell'episodio.
-
Posso capire il tuo stupore.
Le
era venuto da sorridere un pò amaramente.
-
In realtà, credo che lo stupore sia di tutti, anche di chi
non ha avuto
modo di conoscere dettagli più intimi del mio rapporto con
Edward come
è stato per te.
-
Credo che le ultime notizie abbiano contribuito a rendere ancora
più... stuzzicante la vostra storia.
Ovviamente
era subito saltata fuori la questione che dominava le prime pagine di
tutti i giornali. Lo scandalo che minacciava di travolgere il magnate
Edward Cullen.
Bella
ancora si stupiva di non aver trovato la stampa
ad attenderla quella mattina, sia fuori casa che lì
all'università.
Forse erano più concentrati su Edward in questo momento,
visto che da
lei avevano ricavato solo dei "no comment".
Sapeva
che oggi Edward
avrebbe discusso la possibilità di rilasciare un'intervista
a Shepard,
il giornalista che aveva pubblicato per primo la notizia.
-
Già. I giornali si sono buttati a pesce su tutta la
faccenda...
-
Ma tu, come stai veramente?
Andrea
si era mostrato preoccupato. Poteva essere sincero? Si era resa conto
che non le interessava più di tanto.
-
Bene, perchè non ho dubbi sull'innocenza di Edward. Come
vedi, sono
qui, alla luce del sole e non rintanata da qualche parte per paura di
affrontare il giudizio degli altri.
Aveva
risposto con la sicurezza
che provava. Avrebbe voluto rispondere così anche a tutti
quelli che le
avevano rivolto quella domanda, ma aveva rispettato la richiesta di
Edward che la voleva silenziosa rispetto a quella storia. Temeva che se
avesse iniziato a parlare con la stampa, non l'avrebbero più
lasciata
in pace.
-
Decisamente ho un ricordo di te più... fragile. Mi fa
piacere vedere che sembri molto più sicura di te.
-
Ma lo sono, Andrea. Sono cambiate tante cose rispetto a sei anni fa, e
tutte in meglio.
-
Sì, qualcosa lo avevo già notato.
Le
aveva rivolto un'occhiata che l'aveva messa leggermente in
difficoltà:
che si fosse riferito al fatto che era "maturata" anche fisicamente era
stato inequivocabile.
-
Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Era solo una
constatazione...
Ad
interromperlo era stato l'avvicinarsi di un uomo che aveva
immediatamente salutato con un tono rispettoso.
-
Mr. Aristarchi, adesso capisco la sua fretta nel lasciare la mia
lezione.
Con
un sorriso cordiale, l'uomo le aveva rivolto un cenno di saluto, in
attesa di una vera e proprio presentazione che Andrea aveva fatto
subito dopo.
-
Bella, lui è il Prof. Ward. Insegna Economia
avanzata. Discuterò con lui la mia tesina conclusiva per il
Master che
sto seguendo.
-
Molto piacere, Isabella Swan.
L'uomo
le aveva stretto la mano.
-
Piacere di conoscerla.
Se
anche aveva avuto un'opinione su di lei, o molto più
probabilmente su
Edward, vista la materia che insegnava, non lo aveva dato a vedere.
Anzi era tornato a rivolgere la sua attenzione ad Andrea, aprendo la
valigetta che aveva con sè.
-
Mr. Aristarchi, credo abbia dimenticato di prendere questa.
Non
appena aveva tirato fuori una cartelletta piena di fogli, Andrea si era
agitato sulla sedia.
-
Credo ne abbia bisogno se vuole ricevere l'approvazione della Sig. na
Swan, per poi presentermela in tempo tra una settimana.
Adesso
si era alzato in piedi, un pò imbarazzato, un pò
grato all'uomo di fronte a lui.
-
La ringrazio moltissimo, ma non doveva disturbarsi. Avrebbe potuto
lasciarla al suo assistente, lo avrei visto domani...
Bella,
di tutto quello che stava succedendo aveva capito una cosa sola: quei
fogli in qualche modo la riguardavano e avevano bisogno della sua
approvazione.
-
E' stato fortunato: mi hanno dato indicazioni che anche lei si sarebbe
recato qui per il pranzo.
Aveva
alzato le spalle in un gesto di ovvietà.
-
Dovendo venirci anch'io, ho pensato di farle recuperare tempo.
-
Bè, non posso che ringraziarla ancora.
-
Non c'è di che. Adesso, però, devo andare. Se non
mi sbrigo finirà che
perdo l'aereo. Ci vediamo tra una settimana, Mr. Aristarchi. Spero
davvero di vedere il suo lavoro ultimato.
Poi
era tornato a guardare lei.
-
Mrs. Swan, spero vorrà aiutare il suo amico. Ha fatto un
ottimo lavoro
con quella tesina. Sono sicuro che riceverebbe l'approvazione anche di
Mr. Cullen.
Quel
chiaro riferimento ad Edward l'aveva fatta
irrigidire, ma non c'era stato altro. Il Prof. Ward li aveva salutati,
lasciandoli di nuovo soli.
-
Bella, prima che tu possa pensare male, sappi che te ne avrei parlato
subito dopo pranzo con calma.
-
Bè, credo che non aspetterò la fine del pranzo.
Di cosa si tratta?
Non
sapeva bene come sentirsi dal momento che non aveva idea come una
tesina potesse riguardarla. Ma stava per colmare quell'ignoranza, dal
momento che Andrea le aveva teso la cartellina.
-
Puoi verificare tu stessa. Credo sia abbastanza chiaro.
Aveva
preso e aperto la cartellina, estraendo il primo foglio.
Executive
Master in Direzione e Strategie d'impresa - NYU
Tesi conclusiva di Andrea Aristarchi
Relatore: Prof. Robert Ward
Data creazione: 02-08-10
Ultimo aggiornamento: 14-09-10
L'impresa familiare: processi di
successione e corporate governance.
Il presente scritto si propone di offrire
un contributo di riflessione con riguardo al significato ed
all’importanza della pianificazione del processo di
successione, e delle strutture di governo e di controllo più
idonee a garantire la continuità ed il successo
dell’impresa familiare.Nel primo capitolo, si effettua una
revisione della letteratura economico-aziendale in tema di impresa
familiare. Dopo aver definito il fenomeno dell’impresa
familiare, attraverso i modelli proposti dalla teoria economica ed
evidenziato la sua rilevanza nei tessuti economici dei Paesi
occidentali, vengono esaminati i principali punti di forza e di
debolezza specifici delle aziende di famiglia. A tal fine, nella parte
finale del capitolo si introducono i due argomenti oggetto di analisi
nel prosieguo di questo studio:
• processo di successione;
• sistemi di corporate
governance.
Nel secondo capitolo si illustrano ed
analizzano studi e ricerche empiriche, riportati nella letteratura
economico manageriale internazionale, che hanno avuto ad oggetto
l’impresa familiare, in differenti paesi e realtà
socio-economiche. Per la raccolta dei diversi studi empirici ed analisi
teoriche, si è ricorso a tre tra le principali riviste
economiche mondiali, in tema di piccola impresa ed
imprenditorialità:
• Journal of Small Business
Management;
• Journal of Business Venturing;
• Entrepreneurship Theory and
Practice.
Il
terzo capitolo, infine, è dedicato all’analisi
diretta dell’impresa
familiare, attraverso un’indagine qualitativa dell'impresa
Swan. La
scelta di tale impresa è riconducibile, in primo luogo, al
ruolo ed
all’importanza che essa ricopre non solo
nell’economia nazionale, ma
anche nell’economia mondiale. In secondo luogo, per la
variante offerta
dalle modalità di successione attraverso la nomina di un
tutore
legale....
Bella
non aveva avuto bisogno di andare avanti nella lettura per capire che
in quei fogli c'era praticamente tutta la sua vita, certo analizzata
con un punto di vista molto "tecnico/teorico", ma pur sempre qualcosa
che parlava di lei.
-
Sono sinceramente sorpresa, Andrea. La prima
cosa che mi viene da chiederti è come mai tu abbia deciso
proprio di
scegliere il mio "caso".
Era
veramente sorpresa in quel momento.
-
Quando mi è stata assegnata questa tesina, ho subito pensato
a te. Il
tuo "caso" mi offriva l'opportunità di trattare l'argomento
introducendo una variante che avrebbe arricchito ulteriormente
l'argomento.
C'era
dell'altro, lo aveva capito da come si era
schiarito la voce, perdendo parte di quella sicurezza che aveva
sfoggiato sinora.
-
Inoltre, dopo aver scoperto che tu eri tornata
qui a New York.... ecco, ho intravisto la possibilità
concreta di
completare il mio lavoro con del materiale che potrebbe fruttarmi un
particolare riconoscimento in sede di discussione.
-
Cioè?
-
Oltre a corredare il lavoro con le informazioni raccolte da fonti
pubbliche, tu potresti rappresentare una fonte diretta da cui attingere
informazioni ancora più specifiche.
-
Non credo di poterti fornire questo tipo di informazioni... il mio
patrimonio è sempre stato amministrato da Edward.
Se
era stato incerto prima, adesso lo era sembrato ancora di
più.
-
Ecco, infatti... era mia intenzione chiederti proprio questo: farmi
ottenere la sua collaborazione.
Edward non sarebbe stato nemmeno
contento di scoprire l'argomento della sua tesina... se poi vi doveva
anche contribuire...
- Bella, credimi,
è una cosa molto importante per me. Altrimenti non te
l'avrei mai chiesto.
-
Andrea, non so...
-
Mi faresti davvero un regalo eccezionale... forse, potresti farlo
pensando che saresti tu, questa volta, a salvarmi...
Il
riferimento a quello che aveva fatto per lei quel giorno era stato
ovviamente un "colpo basso", ma rimaneva il fatto che senza di lui
probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
E forse, ora, non sarebbe stata
in procinto di sposarsi con Edward.
Non
era del tutto sicura di quello che stava per fare, però una
parte di lei sentiva di doverlo ad Andrea.
- Non posso
risponderti adesso, Andrea. Però ti prometto che ci penso e
ti farò avere una risposta entro domani.
Si accettano scomesse su come la
prenderà Edward!
Specie in questo momento che
è così... suscettibile sull'argomento! XD!
Questo
mi dà modo di ricongiungermi ad un passaggio del capitolo:
la
discussione tra Emmett ed Edward. La "carta bianca" di cui parla Edward
non comprende sicuramente l'uccidere qualcuno. Quello che dice Emmett
subito dopo, ossia che per Rose ucciderebbe, va presa per quella che
è:
una metafora per trasmettere l'idea di come sia forte l'amore che i due
provano per le rispettive compagne.
Chi sarà la persona
che si vuole vendicare di Edward?
Avete
indicato come possibili candidati Gwen Vernon (la figlia
dell'ammiraglio), l'ammiraglio stesso, Andrea... non vi viene in mente
nessun altro? Provate ancora a pensarci un attimino... il prossimo
capitolo, comunque, vi fornirà la risposta!
Un'altra piccola nota la
riservo sulla "notorietà" di Bella: non essendo una cantante
o
un'attrice, ho pensato che potesse starci che non si gettassero su di
lei tutti gli studendi della NYU, ma che la osservassero a distanza,
comunque consci di non trovarsi di fronte ad una ragazza qualsiasi.
Vorrei dirvi ancora tanto, ma il
tempo stringe e voglio postare il capitolo.
Diciamo, quindi, che sarete voi a
pormi le domande che vorrete, o che questo capitolo vi avrà
suscitato.
Vi auguro un buon week-end, ci
sentiamo giovedì prossimo.
Un bacione grande.
Robi
PS: ho sempre i miei occhiali
rossi, solo che faccio molta fatica ad indossarli per mancanza di
tempo!
Però non disperate,
non ho gettato la spugna! XD!
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